POLITICA- Pagina 590

Napoli (FI): “Salvezza nazionale anche con il Pd?”

Ogni iniziativa che apra al dialogo è da salutare come benvenuta, e benvenuta è la suggestione salviniana di un comitato di salvezza nazionale. Qual è la traduzione concreta di questa formula? Per governare non basta un comitato, ci vuole un governo “di salvezza nazionale”. Un governo può essere di “salvezza nazionale” senza comprendere il PD e il M5s? E Forza Italia, il mio partito, canta sulla base dello spartito di Salvini, per cui fino a ieri era “mai un governo con il PD” e oggi dobbiamo dire sì a un governo anche con il PD?

Quando si parla dell’identità di un partito si parla della sua capacità di elaborare un’autonoma strategia politica, e su questa base aprirsi al dialogo con gli alleati e al confronto con gli avversari. Senza dover aspettare il permesso di Salvini o di Meloni. Chi volesse ridurre il confronto interno a Forza Italia a un infantile diktat “o dentro o fuori”, sappia che non fa il bene di Forza Italia perché vorrebbe trasformarla in una caserma e le caserme, si sa, non sono fatte per attirare il voto delle persone libere. Stiamo sulle cose: per esempio, l’amico Giorgetti rilanciando la proposta di Salvini non esclude un governo guidato da Draghi. Pensa davvero che l’ex presidente della BCE sia una personalità da bruciare per un governo elettorale che fa poche cose prima di tornare alle urne?

 

Osvaldo Napoli, Forza Italia

Le vignette di Mellana

Spesso l’idea che passa pe’ la mente

è eguale a ‘na gran bolla di sapone.

L’acchiappi, strigni, guardi e nun c’è gnente.

Trilussa

Regione: autonomia differenziata, da martedì la discussione

Da martedì sarà l’Aula di Palazzo Lascaris a occuparsi della proposta di deliberazione sulla richiesta di autonomia differenziata con cui il Piemonte andrà al confronto con il governo, in modo che il provvedimento venga licenziato dal Consiglio regionale entro natale. E’ l’accordo tra maggioranza e minoranza, confermato anche nell’incontro politico avvenuto nei giorni scorsi tra il presidente della Giunta Alberto Cirio e i consiglieri della prima Commissione, in cui si è anche discusso del merito degli emendamenti presentati, oltre una settantina.

Nel suo successivo intervento nella Commissione presieduta da Carlo Riva VercellottiCirio ha parlato di “un confronto improntato al buon senso. Rivendico l’aver deciso di incardinarci su un lavoro già fatto, visto che un pezzo di strada era già stato percorso dalla precedente amministrazione. Ma allo stesso tempo era fondamentale per noi implementarlo, perché l’approccio fino ad allora era stato troppo timido. Per questo è stato importante il gruppo di lavoro, che ha portato a risultati utili in tempi brevi. Una parte degli emendamenti della minoranza sono stati accettati”, ha aggiunto il presidente della Regione, “non escludo che possa avvenire anche per altri emendamenti nei prossimi giorni”.

Il presidente ha ringraziato il M5s per l’emendamento sul benessere animale e ha voluto sottolineare che l’autonomia differenziata vuole comunque garantire “l’unità giuridica ed economica del paese e i livelli essenziali delle prestazioni erogate ai cittadini”. “Se l’autonomia che chiediamo fosse già attiva, di fronte ai recenti eventi calamitosi avremmo potuto intervenire subito con le necessarie azioni sul territorio”, ha aggiunto.

Per Alberto Preioni (Lega) “l’autonomia è un percorso lungo e complesso, ma più si avvicinano i centri di potere ai cittadini e maggiore è l’efficienza, la trasparenza, il controllo. Questo è un dato che viene confermato dalla realtà. Lavoriamo tutti per portare davanti al ministro Boccia una proposta seria e utile per la nostra regione”.

Nel dibattito Pd e M5s hanno ribadito la disponibilità a concludere lunedì i lavori di Commissione, anche ritirando parte o tutti gli emendamenti per poi ripresentarli in aula. A dividere maggioranza e minoranza è soprattutto il tema della scuola, con le funzioni che il documento chiede che vengano trasferite alla Regione sul reclutamento degli insegnanti.

Domenico Ravetti (Pd) ha ricordato che “l’autonomia differenziata è utile, il Piemonte ha bisogno di strumenti e azioni specifici, come per il dissesto idrogeologico, i trasporti o le reti di collegamento. Ma ci sono parti della proposta della maggioranza che non ci convincono, sulla scuola abbiamo posizioni diverse: non vediamo come il problema dei vuoti negli organici del personale possa essere risolto con un reclutamento regionale, in presenza di una normativa anche contrattuale nazionale che lo regola”.

Francesca Frediani (M5s) ha ribadito il ruolo del suo gruppo: “Abbiamo affrontato il tema con serietà e approfondimento, senza pregiudizi. Ad esempio, siamo favorevoli a ciò che aiuta a valorizzare i nostri beni artistici e culturali. Ma non nascondiamo la nostra forte contrarietà sul tema della scuola, non vogliamo mettere in discussione un elemento fondante del nostro Paese”.

A loro ha risposto Riccardo Lanzo (Lega): “La proposta è aperta, non abbiamo problemi a rivederla per migliorarla, ma sul tema dell’istruzione la nostra posizione resta quella: vogliamo il reclutamento su base regionale per renderlo più efficiente, penso si possa fare senza dimenticare il quadro normativo nazionale, vogliamo risolvere un problema.“

Popolare di Bari, Ruffino (FI): “Spettacolo deplorevole”

È uno spettacolo deplorevole quello sulla Banca Popolare di Bari mandato in scena da governo e maggioranza nelle ultime 24 ore. Deplorevole e insieme drammatico perché conferma il livello di irresponsabilità a cui si spingono le forze di maggioranza pronte a imbastire il gioco dello scaricabarile quando in ballo sono i risparmi di decine di migliaia di italiani.

Matteo Renzi cerca la sua vendetta contro i grillini, che lo crocifissero ai tempi della vicenda Banca Etruria. Il ministro degli Esteri Di Maio si improvvisa alter ego di Roberto Gualtieri e chiede la nazionalizzazione della Popolare di Bari come contropartita dell’impegno finanziario dello Stato. Due prese di posizioni frutto di uno spirito di ripicca indegno di chi deve governare la settima potenza industriale al mondo. Il presidente Conte si sbrighi prima che venga giù tutto: il salvataggio della banca pugliese è interesse dell’Italia e non solo dei pugliesi. Un suggerimento a chi strepita ancora contro il Mes: quel meccanismo contiene un Fondo di risoluzione per le crisi bancarie. Banche in difficoltà, come si vede, non sono solo tedesche o francesi. Meglio per tutti e per l’Italia se la politica torna a toni più riflessivi e misurati.

 

Daniela Ruffino deputata di Forza Italia

Radicali contro il crocifisso in Consiglio regionale

Riceviamo e pubblichiamo
“NEL SOLCO DI SCELTE DI QUESTA MAGGIORANZA CHE UTILIZZA ISTITUZIONI A SUO USO E CONSUMO”
Dichiarazione di igor Boni (Presidente nazionale di Radicali Italiani):
“In Piemonte abbiamo una maggioranza consiliare e una Giunta regionale che usano le istituzioni a fini propri. Dopo lo striscione vergognoso su Bibbiano appeso al Palazzo della Giunta, dopo la lettera che chiedeva a Mattarella di sciogliere le Camere contro la nostra Costituzione, dopo l’invito anti-laico alle scuole piemontesi a fare presepe e albero di Natale per favorire l’integrazione, dopo la richiesta di licenziamento di Silvio Viale che annunciava di fare quanto previsto dalla legge  e dalla sentenza dell’Alta Corte, ora dobbiamo sorbirci l’affissione del crocifisso nell’aula del Consiglio.
Sono stati 6 mesi di sfruttamento continuativo delle Istituzioni a proprio uso e consumo, contro i principi di laicità dello Stato e contro la logica. Mentre con una mano si brandiscono i simboli religiosi come armi politiche con l’altra mano, con i decreti sicurezza e il virus venefico dell’odio, si distrugge qualsiasi principio di religiosità, di carità cristiana, di accoglienza, di pietà, di amore e di compassione”.

Sardine: dialogo sì, cappello no

“Aperti al dialogo con la politica? Sì, ma nessuno tenti di metterci il cappello”
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In riferimento all’articolo comparso sulla cronaca cittadina de La Stampa a pag. 41, ci teniamo a dire che, in effetti, abbiamo parlato telefonicamente con Marco Grimaldi che ci ha anticipato il contenuto di un post che avrebbe voluto pubblicare sul gruppo 6000 Sardine Torino.
Il post è poi stato approvato e quindi regolarmente pubblicato in pagina, esattamente come avviene a tutti i messaggi che ci arrivano e che si rivelano costruttivi e utili alla discussione. Nella manifestazione del 10 abbiamo affermato con chiarezza l’esigenza che si torni a una politica costruttiva e di dialogo, in grado di rappresentare effettivamente le persone. Il messaggio di Grimaldi è stato pubblicato in quest’ottica, così come verrà pubblicato e preso nella giusta considerazione qualunque altro segnale che ci giungerà da altre forze politiche che il movimento giudichi democratiche e propositive. Chi vorrà “costruire ponti” ci vedrà disponibili a testarne la serietà e la solidità. Ci teniamo però a chiarire che attualmente non vi è alcun discorso aperto con alcuna forza politica e in nessun caso ci sarà, almeno sin dopo la manifestazione nazionale del 14. Esiste invece, coerentemente con quanto detto sin dall’inizio, la volontà di raccogliere segnali di dialogo da parte della politica, segnali rivolti alle persone e a una buona politica, non alle Sardine in quanto movimento. Siamo strumento e non soggetto.
Per le Sardine
Paolo Ranzani

Sabato 14 dicembre il No Tax Day della Lega

 Riceviamo e pubblichiamo

A Torino e in tutta Italia. Molinari: “Da noi proposte concrete, e no al Governo delle tasse Pd  5Stelle. Lasciamo ad altri gli insulti da piazza”

“Sabato saremo tantissimi, a Torino come in tutta Italia, e daremo voce alla grande maggioranza degli italiani che questo Governo Pd 5 Stelle non lo ha scelto, e che subirà gli effetti di una manovra finanziaria ‘lacrime e sangue’, del tutto inadeguata a rilanciare il paese, basata solo su una logica punitiva: aumentano tasse e balzelli diretti e indiretti, e milioni di cittadini vengono abbandonati al loro destino, a cominciare dai più deboli”.

Riccardo Molinari,  Presidente dei Deputati della Lega e Segretario della Lega Piemonte, ‘suona la carica’, e chiama a raccolta non solo militanti e iscritti della Lega, “ma tutti i torinesi e i piemontesi che vogliono dire basta, e davvero,  ad un Governo espressione di una coalizione sempre più litigiosa al suo interno, e interessata solo a ‘tirare a campare’, per evitare che gli italiani scelgano democraticamente, con il loro voto, da chi vogliono essere governati, e con quali scelte strategiche per il futuro del paese”.

 

L’appuntamento per Torino è sabato mattina dalle 10 alle 13, al Centro Congressi Torino Incontra, Sala Cavour, in via Nino Costa 8.

 

I parlamentari piemontesi della Lega spiegheranno nel dettaglio i contenuti della manovra finanziaria, dal punto di vista dei cittadini e non da quello del ‘Palazzo’.

 

“Parleremo con grande concretezza delle nostre proposte per rilanciare l’Italia – sottolinea Molinari – a partire dalla necessità di stare in Europa da protagonisti, a testa alta e non come comprimari che subiscono scelte e agende dettate da altri. La vicenda del Fondo Salva Stati, che tiene banco da settimane, fra smentite e contraddizioni di diversi esponenti del Governo, e dei partiti di maggioranza, è un esempio di come gli interessi dell’Italia e degli italiani vengano trascurati dal Governo Pd-5 Stelle, e certe scelte volutamente occultate o mistificate. Tutto ciò mentre la grande maggioranza delle persone, nel nostro paese, vive in condizioni di crescente precarietà, di incertezza per il futuro proprio e dei propri figli, tra lavoro che viene meno,  infrastrutture che vanno a pezzi, territorio in abbandono. Questi sono i temi su cui lavoreremo appena tornati al Governo, scelti democraticamente dal popolo italiano. Lasciamo a minoranze rumorose e strumentali l’odio e gli insulti da piazza, o da social: la Lega, alla guida di un centro destra forte e unito, sta con la grande maggioranza del popolo italiano, e dice no, con forza, ad un Governo basato sull’oppressione fiscale, che abbandona imprese e lavoratori al loro destino, incapace di scelte strategiche, e di una visione di futuro per l’Italia”.

 Non manca da parte dell’on. Molinari un riferimento puntuale alla realtà piemontese: “La nostra regione ha subìto negli ultimi due mesi un pesante e reiterato dissesto idrogeologico, e la risposta da parte del Governo è stata fino ad ora assolutamente insufficiente. Servono stanziamenti, ma serve anche un progetto di sviluppo per il Piemonte. Il nostro sistema di imprese, da sempre ‘fiore all’occhiello’ del Nord Ovest,  oggi è costretto a fare i conti con carenze infrastrutturali da terzo mondo, con collegamenti precari con la Liguria, e un territorio bisognoso di fortissimi interventi di manutenzione. Per fortuna esiste in questo momento una solida alleanza e visione di intenti e progetti tra Regione Piemonte e Regione Liguria: Roma però deve darsi una mossa, e fare pienamente la sua parte”.

Fondi dissesto, Ravetti (pd): “Regione faccia la sua parte”

Da Palazzo Lascaris

“SONO D’ACCORDO CON MOLINARI. MA LA REGIONE NON  DEVE RESTARE A GUARDARE”

 “Ho letto l’intervento di Riccardo Molinari e sono d’accordo con lui. Le condizioni del nostro territorio e del territorio ligure meritano un Accordo di Programma con il Governo per definire specifici interventi e adeguate risorse.

Sarebbe necessaria anche una semplificazione normativa per evitare tempi lunghi per opere fondamentali. Ma i primi soggetti Istituzionali che dovrebbero dare priorità a questa vicenda rispetto ad altre sono proprio le Regioni Piemonte e Liguria” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“Mi pare che, già in sede di assestamento di bilancio, il Piemonte avrebbe potuto garantire maggiori risorse. Il nostro emendamento che chiedeva di stanziare 5 milioni di euro sulle urgenze post alluvionali al testo della Giunta che, invece, non ne prevedeva è stato solo in parte accettato con una riduzione a 3 milioni. Inoltre ci pare opportuno aprire una fase nuova sulle competenze legislative regionali su alcuni argomenti che molto hanno a che vedere con la tutela del territorio, quali, per esempio, il consumo del suolo o la gestione dei corsi d’acqua, compresi quelli minori” conclude Ravetti.

Le foto di Falcone e Borsellino nella Sala Morando

Riceviamo e pubblichiamo

MARRONE (FDI): “GRAZIE A NOI A PALAZZO LASCARIS. SIMBOLO DI IDENTITÀ E LEGALITÀ”

“Grazie a noi la celebre foto dei giudici Falcone e Borsellino entrerà in Consiglio Regionale”, ad annunciarlo è il Capogruppo di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone, dopo il voto in aula che ha dato l’ok al posizionamento, nella Sala Morando di Palazzo Lascaris, della foto a ricordo dei giudici uccisi dalla mafia. “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono per noi il simbolo più alto di amore per la Patria e lotta per la Legalità – ha spiegato Marrone -. Per questo motivo abbiamo deciso di raccogliere la proposta giunta dai banchi del M5S. Per loro era una provocazione da contrapporre al crocifisso. Per noi le effigi di Falcone e Borsellino sono invece un simbolo di “identità nazionale” che si sposerà benissimo con le nostre radici cristiane”.

A 50 anni dalla strage di Piazza Fontana

Passati 50 anni dalla strage di piazza Fontana. Sconvolgente, nessuno è stato condannato
nonostante sia  lampante la verità. Colpevoli i fascisti Freda e Ventura coperti da parte dei
servizi segreti di allora.

È passato mezzo secolo, una strage che segna un punto di svolta. Un
passaggio e non sicuramente l’ inizio. Ho ricordi sfocati. Quando fu ucciso Pinelli ed arrestato
Valpreda mio padre sostenne che non era nello stile degli anarchici. Stile ? Cosa c’ entrava lo stile
con il terrorismo? Avrei capito anni dopo. Lo stile differenziava le varie ideologie.

I nazifascisti volevano produrre panico per ristabilire l’ ordine. Colpivano chiunque con obbiettivi precisi. I
terroristi rossi volevano essere precisi uccidendo rappresentanti delle istituzioni e del capitale.
Ideologie all’ opposto, ma proprio perché all’ opposto unificavano i  metodi con l’ obbiettivo di
creare panico e terrore.

In quegli anni impariamo nuovi termini come servizi deviati, depistaggio ,
strategia della tensione. Il terrorismo, il terrore divenne una quotidianità. Attraverso l’ Italia dal
Nord al Sud.  Due episodi (ricordi). Nel 1973 Boia chi molla, Messere fascista dichiarato
inneggia e sollecita scontri di piazza per Reggio capoluogo.

I sindacati indicono una manifestazione nazionale. Da Torino parte un treno in cui c’ ero
anche io. Prima volta nella mia vita. Il treno arriva con 6 ore di ritardo causa allarme bomba: a
manifestazione conclusa un piccolo corteo per la città e poi si riprende il treno. Porte e finestre
chiuse. Canti e slogan. Poi una donna sventolando un drappo rosso , affacciandosi dal suo
balcone urla: sono con voi . Tornando a Torino eravamo convinti di aver fatto il nostro dovere.

Luglio 1980. Stazione di Grosseto.
Litigata tra me e mia moglie che voleva sedersi in sala d’aspetto. È troppo pericoloso. Mi
diede dell’allarmista. Un mese dopo la strage di Bologna. Si doveva convivere con il terrore. A  Torino
dal ’77 in avanti ogni settimana un morto o dei feriti. Qui ( tragicamente ) era tutto chiaro.

Nessun attentato di marca fascista Tutto di marca rossa. Obbiettivi umani. Persino Emanuele
Iurilli e Roberto Crescenzo ammazzati per caso. Non facevano politica. Erano al posto sbagliato al momento sbagliato.
Come le vittime di Milano. Come le vittime di Bologna. Tragico dirlo: casualità era entrata nel
gioco dell vita.

Domanda : i terroristi facevano politica?
Sì. Seconda domanda: erano simili?Assolutamente sì. Unificati da molte cose. Principalmelmente dal considerarsi superiori, poi il totale disprezzo per l’ altro. La democrazia resse. Non era scontato. Una quarantina d anni prima non avvenne. Non scontato perché ( ahimé ) la storia si può ripetere. La democrazia resse perché lo Stato seppe reagire trovando il Generale Dalla
Chiesa.

Resse perché la politica e i politici seppero reagire. A volte con difficoltà nel capire fino in fondo.
Capire che dovevano mettere da parte le divisioni e che il nemico comune erano sia terrorismo
nero che terrorismo rosso. Vinse lo Stato perché supportato da una società civile che aveva
capito la posta in gioco.

Anche qui non subito. I primi attentati a Torino furono indirizzati contro la Fiat ed i suoi
uomini. Terroristi rossi che credevano di nuotare nel mare della classe operaia. Furono isolati ,
individuati, arrestati e condannati. Intanto riforma e cambiamento dei servizi segreti.

Noi come individui e lo Stato attaccati da più parti dall’ estrema destra all’ estrema sinistra. Ci voleva una
risposta corale. Ci fu in parte. La giustizia non è riuscita ad essere giustizia. Ma almeno la
Democrazia resse. Dicevamo che la democrazia non deve diventare un rito. Dobbiamo difenderla.
Anche qui ci si è riusciti in parte. Qualcosa abbiamo fatto.

 

Patrizio Tosetto