LIFESTYLE

I molteplici volti del cibo

Presentato al Salone del Libro il volume di indagine  alla presenza degli autori Vincenzo Gesmundo, Roberto Weber e Felice Adinolfi

 

Il cibo è ancora una volta protagonista non solo della vita quotidiana, ma anche dei dibattiti letterari e pubblici, come ha dimostrato la presentazione del libro dal titolo “Il cibo a pezzi”, con il sottotitolo emblematico “La guerra nel piatto”, edito da Bompiani e uscito in libreria nel febbraio del 2025.

Il volume è stato presentato e dibattuto nella giornata di lunedì 19 maggio presso il Salone Internazionale del Libro di Torino, con la moderazione di Andrea Tramontana, editor Bompiani, e alla presenza degli autori Vincenzo Gesmundo, Segretario generale della Confederazione Nazionale Coldiretti, la più grande organizzazione di rappresentanza agricola italiana ed europea, Roberto Weber, sondaggista e Presidente dell’Istituto Ixè, dedito all’attività di ricerca e consulenza per soggetti pubblici e privati relativa al trend di opinione alla comunicazione editoriale e al marketing politico. Il terzo autore intervenuto alla presentazione è il Professore ordinario di Economia Agraria ed Estimo all’Università di Bologna Felice Adinolfi.

Il libro, che reca anche un importante saggio del filosofo Massimo Cacciari, si presenta come un’analisi e un reportage che tocca, a livello di citazioni letterarie, anche scrittori del calibro di Melville, Orwell e Calvino.

Questo libro rappresenta una narrazione di ciò che Coldiretti ha fatto in questi anni, un segnale d’urgenza verso il mondo della produzione di cibo, oggi minacciata – ha dichiarato Vincenzo Gesmundo – Il cibo tocca anche temi importanti quali la società e la politica, non solo a livello nazionale, ma europeo. Fino agli anni ’99 – 2000 si parlava di cibo semplicemente come materia prima, in cui il produttore si occupava anche di trasformare il prodotto in cibo. Oggi è necessario forse recuperare questo aspetto per ristabilire il fondamentale incontro tra l’aspetto della salute e quello dell’alimentazione. Vale la pena sottolineare quanto gli studi scientifici prevedano un aumento esponenziale delle malattie metaboliche, tra cui il diabete, causate dalla trasformazione, da parte dell’industria alimentare, del prodotto”.

Il cibo svuotato di significato è uno dei grandi temi contenuti nel libro – ha sottolineato Felice Adinolfi – Il suo svuotamento, in considerazione del fatto che in Italia il cibo è sinonimo di grande tradizione e cultura locale, mette a rischio persino il concetto di democrazia creato attorno al cibo. Si può considerare un catalizzatore di socialità, un collante che unisce un popolo”.

Il cibo rischia di ‘andare a pezzi’, e questo è il significato del titolo della nostra opera, a causa della mancanza di volontà d’ascolto nei confronti delle culture differenti dalla nostra – ha commentato Roberto Weber – Il cibo rappresenta sicuramente un grande simbolo identitario, ma è importante ricordare quanto sia anche ‘condivisione’”.

Una politica che vada contro gli interessi degli agricoltori, hanno condiviso i tre autori del volume, fa si che un Paese non possa essere governato.

Fin dai tempi di Socrate, il “Simposio” rappresenta un momento di nutrimento profondo, del corpo come dello spirito, insaziabile di conoscenza. Così, oggi più che mai, il gesto del nutrirsi è al centro non solo delle nostre vite, ma anche dei complessi intrecci economici, strategici, etici, che determineranno le sorti del pianeta in cui viviamo.

Attraverso una trattazione ricca di dati, esempi e punti di vista, le pagine di questo libro ci parlano del cibo, delle nuove frontiere tecnologiche applicate all’alimentazione, come la necessità di proteggere la biodiversità; lo fanno attraverso una tesi forte, vale a dire che il cibo sia oggetto di una vera e propria guerra su cui opposti fronti si confrontano su due modalità di produzione degli alimenti, figlie di due diverse visioni della società, della salute e della democrazia.

 

Mara Martellotta

Carla Milone: viaggiatrice, fotografa e Travel Designer

PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Carla Milone, signora torinese, ex professoressa di Letteratura Inglese, è sinonimo di ‘viaggiare con stile’; chiunque la conosca non può non apprezzare la sua esperienza e la sua bravura nell’organizzare, ormai da molti anni, viaggi meravigliosi in ogni parte del mondo, dall’India al Cile, dai Caraibi al Giappone, dalla Groenlandia all’Europa intera, ma esiste qualche posto nel mondo che Carla non abbia visitato?
“ Certo, qualcosa mi manca – ci racconta Carla- non sono ancora stata in Nuova Zelanda, in Pakistan, Bangladesh, Nicaragua e Uruguay, in compenso credo di essere stata 24 volte in Cina, altrettante in India e poi in tutto il resto del mondo”.
Come e quando nasce questa passione per il viaggio?
“ Da quanto ricordo ho sempre viaggiato, ho iniziato da ragazza con i miei genitori e ho sempre voluto andare oltre i sentieri conosciuti, al di là di quello che c’era da vedere di prestabilito in ogni posto. Mi aveva colpito quanto disse un mio insegnante: “ girate sempre dietro l’angolo, scoprite quello che c’è oltre il sentiero battuto e avrete delle belle sorprese”.
Un’altra sua grande passione è la fotografia che unita all’amore per i viaggi ha dato vita ad una serie di libri e mostre.
“Si, all’inizio giravo film, documentavo i miei viaggi in giro per il mondo, facevo molte riprese anche sott’acqua, quando poi è finita l’epoca del super 8 ho iniziato con la fotografia che mi ha sempre dato soddisfazioni immense. Le mie foto rappresentano la realtà, voglio restituire a chi le guarda esattamente quello che io ho visto in quel momento, nulla di più, nulla di meno, mi interessa cogliere l’attimo fuggente, fermarlo in uno scatto e ricordarlo proprio come lo vedo.  Ho un ricordo preciso di tutti i volti delle persone incontrate che non dimenticherò mai, tante di loro compaiono nei miei libri fotografici come il viso di una bambina indiana, che ho visto girando quel famoso angolo di cui parlavo prima, una scena bellissima che è poi diventata la copertina del mio libro “Intorno al fuoco- Viaggio tra cibi e cucine del mondo”.
 Se andate a vedere le Piramidi in Egitto o il Taj Mahal in India non dimenticate di andare oltre la folla , andate dietro queste meraviglie dell’architettura e osservatele da dove nessuno le guarda”!
Quale è stato il viaggio più bello?
“I viaggi più belli sono quelli che sono stati vissuti ai margini degli itinerari classici, se sai viaggiare non esistono barriere, tantomeno linguistiche. Un viaggio indimenticabile è stato in Siberia, verso lo Stretto di Bering, esattamente in una zona chiamata Chukotka. Eravamo con un autista che ci accompagnava in queste zone e ad un tratto vediamo dei pastori nomadi con un branco di renne, ci fermiamo per fotografare questo spettacolo incredibile, scendiamo dal mezzo per avvicinarci alle renne e quando ci siamo girati l’autista era sparito, andato via. La grande umanità dei pastori ,che ci hanno accolti nelle loro tende per quasi due giorni, ha cancellato subito il nostro sconforto e il nostro senso di abbandono.
Un’altra  esperienza particolare l’ho vissuta in Amazzonia, dove sono stata tre volte, a contatto con le popolazioni locali; ho assistito alle loro ‘Olimpiadi’ che vengono organizzate affinché s’incontrino tra loro e non restino isolate l’una dall’altra”.
Il viaggio che non rifarebbe?
“Non tornerei in alcune parti della Russia meridionale o in Manciuria, nord-est della Cina, perché sono diventate zone troppo ibride, hanno perso totalmente la loro identità, è cambiato il paesaggio, la cultura e i costumi non hanno più alcun fascino. L’atmosfera è importantissima, ci sono posti che l’hanno preservata e sono quelli dove regna un’armonia di paesaggio e architettura ma anche di umanità.  Un esempio di un altro luogo che a mio parere ha perso molto è la Cambogia: io e mio marito Giorgio ci andammo in viaggio di nozze, arrivando a piedi dalla Thailandia, non ci andava nessuno, il turismo non esisteva,  ci siamo tornati dopo 40 anni e non era più la stessa cosa. “
Si è mai trovata in una situazione di pericolo?
“ Una volta ero da sola in Nuova Guinea, dove ero stata invitata per valutare una struttura, un bellissimo hotel, non c’erano altri clienti ma solo il proprietario del resort che però dormiva in una stanza lontana dalla mia. Ad un certo punto, nel cuore della notte, sento che qualcuno è entrato in camera e sta rovistando fra le mie cose, piano,piano, senza far rumore cerco di togliere la zanzariera per garantirmi una via di fuga ma fortunatamente l’intruso se ne va. Il mattino dopo abbiamo scoperto che era riuscito ad entrare dal tetto del bungalow, che paura”!
Che differenza c’è tra un Travel Designer ed un Agente di Viaggio?
“Il primo programma, inventa, studia e crea un itinerario in base agli interessi del cliente, a cosa vuole vedere: c’è chi vuole la natura, chi vuole osservare l’architettura contemporanea inserita nel paesaggio, chi vuole fare un viaggio nel passato , penso ad alcuni villaggi Ming antichi dove regna tuttora una perfetta armonia di stile ed architettura. L’agente di viaggio propone e vende i viaggi organizzati, preconfezionati dagli operatori del settore.
Personalmente ho lavorato con grandi tour operator ed ora collaboro con Viaggi Chiara a Torino che fa parte del gruppo Magia, per loro costruisco viaggi che trasformano le passioni dei clienti in itinerari unici, personalizzati; fortunatamente posso contare su validi corrispondenti in tutto il mondo che mi conoscono e sanno quello che voglio.
Per il 2025 e l’inizio del 2026 abbiamo messo in programma viaggi bellissimi e particolari come quello in Groenlandia ad agosto, le lagune di Arcachon, la Libia a ottobre in concomitanza con il Festival di Ghadames, il Giappone a novembre durante il foliage, una crociera sul mitico Star Clipper in Costarica e Panama a Capodanno e poi ancora una crociera esclusiva sul Nilo a marzo del prossimo anno , un viaggio in Arabia Saudita e tanto altro”.
Quali sono le competenze necessarie per svolgere questa attività?
“Bisogna aver viaggiato tantissimo, in ogni parte del mondo, è importante leggere, studiare, amare l’arte, l’architettura, la natura, capire i desideri delle persone, ascoltarle, frequentare le fiere di settore, fondamentali quelle di Londra e Berlino e poi, non mi stancherò mai di ripeterlo, bisogna girare l’angolo e guardare oltre”.
***

Il mio tempo adesso

LIBRI / L’INTERVISTA 

Sul suo profilo Facebook, Roberta Westmacott si presenta così: ” Scrivo di donne che rinascono. Romanzi per chi ha vissuto, perso, amato. E ricomincia da sè” . 

Una modalità da vera e propria scrittrice da lungo corso: non ha preso parte ad alcun evento al Salone del Libro di Torino, eppure il suo libro ha tutte le potenzialità per attirare attenzione, anche fuori da circuiti canonici dedicato alla promozione libraria
‘ IL MIO TEMPO ADESSO’: un titolo che si rivolge soprattutto al mondo delle femmine sensibile, caparbie, determinate, fragili. ma così attaccate e desiderose di vita.
Noi de IL TORINESE l’abbiamo intervistata:
1. Come nasce l’idea di scrivere un libro dedicato alla rinascita? immagino sua personale… 
Io sono sempre stata una persona molto empatica e, nelle mie diverse vite, ho avuto tante occasioni per entrare in contatto con donne a cui serviva solo una fiammella per rinascere. Pensi che un tempo mi occupavo di una rubrica di posta dedicata alle donne e alle loro problematiche. È stato un momento molto bello ed edificante  nella mia vita.
Come tutti ho vissuto dei grossi drammi e ho scoperto che, anche nelle relazioni più miti, si nasconde il rischio di spegnerci e di perdersi. I miei ultimi anni sono stati complicati e pieni di dolore e di paura. Mi hanno portato a spegnermi e a perdermi e a rendermi conto che non sarei stata utile a nessuno se avessi continuato a mettermi così da parte. Quindi ho ripreso a prendermi cura di me, anche attraverso la scrittura, per me terapeutica. E ho pensato che potesse essere terapeutica anche per chi legge.
2. Ci può fare una breve sinossi ? 
2. Ho scritto di Laura, una donna che ho davvero conosciuto e che stava vivendo una relazione tossica con il marito. Ci siamo conosciute al mare, lei era ligure. Poi non so che fine abbia fatto, ma per lei ho immaginato una rivalsa, esattamente come la Laura de ‘Il mio tempo adesso’ che capisce di essere finita in un vortice di annullamento di sé e prova a tirarsene fuori attraverso la sua più grande passione, la pittura. Poi è un libro d’amore (che penso ce ne sia tanto bisogno) e quindi una parte della rinascita passa attraverso la riscoperta di un sentimento e del suo corpo, per tanto tempo mortificato dall’indifferenza. Ho scelto di inserire un paio di scene d’amore passionale di Laura perché ritengo che anche il sesso sia un modo per riscoprirsi.
3. Cos’ è per lei il tempo che passa? 
Per me il tempo che è passato è un bagaglio di esperienza dal quale attingere, un pozzo senza fondo di vita vissuta, che mi ha resa chi sono. E penso al tempo che mi resta, che non so se sia paragonabile a quello passato in termini di quantità, e che per questo voglio vivere al meglio. Cercando di esaudire i miei desideri, quelli che mi identificano. Come scrivere un libro, e autopubblicarlo.
4. Perchè, scrivendo il libro, secondo lei, sono le donne a subire di più la pressione dello scorrere degli anni che passano? 
Siamo in una società che ci chiede di essere performanti a livello cerebrale, fisico, emotivo, sessuale. In tutti i campi. E gli anni che passano, in quest’ottica, ci rendono insicure.
5. Dove si puà acquistare? 
Il mio tempo adesso è disponibile su Amazon sia in versione kindle che in quella cartacea, ed è addirittura gratis per gli abbonati di Kindle Unlimited. https://www.amazon.it/dp/B0F8J7QY8Z
Chiara Vannini

Gavi World Tour

Il giro del mondo del Gavi fa tappa a Torino.

Presso la Sede Ais Piemonte
in Via Modena 23, 10153 Torino

Lunedì 05 Maggio 2025 dalle

14.30 – 20.00

Banchi d’assaggio con 29 aziende presenti
Disciplinare del Gavi
Il disciplinare di produzione del Gavi o Cortese di Gavi DOCG è il documento ufficiale che stabilisce le regole per la produzione di questo vino bianco piemontese, garantendone qualità e tipicità.
Denominazione e riconoscimenti
• Denominazione: Gavi o Cortese di Gavi
• Classificazione: Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG)
• Riconoscimenti:
• DOC: DPR 26 giugno 1974
• DOCG: DM 29 luglio 1998, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 185 del 10 agosto 1998
• Ultime modifiche: DM 7 marzo 2014
Zona di produzione
La produzione è consentita esclusivamente in 11 comuni della provincia di Alessandria: Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia e Tassarolo.
Vitigno e tipologie
• Vitigno: Cortese 100%
• Tipologie previste:
• Tranquillo
• Frizzante
• Spumante
• Riserva
• Riserva Spumante Metodo Classico

Caratteristiche tecniche

Tipologia
Alcol minimo
Acidità totale min.
Estratto secco min.
Resa uva/ha
Invecchiamento obbligatorio
Tranquillo
10,5% vol.
5,0 g/l
15,0 g/l
95 q.li
Nessuno
Frizzante
10,5% vol.
5,0 g/l
15,0 g/l
95 q.li
Nessuno
Spumante
10,5% vol.
5,0 g/l
15,0 g/l
95 q.li
1 anno (6 mesi in bottiglia)
Riserva
11,0% vol.
6,0 g/l
17,0 g/l
65 q.li
2 anni (18 mesi in bottiglia)
Riserva Spumante Metodo Classico
11,0% vol.
6,0 g/l
17,0 g/l
65 q.li
2 anni (18 mesi in bottiglia)
 
La resa massima dell’uva in vino finito non deve superare il 70%.
Etichettatura e menzioni
• Per le tipologie “tranquillo”, “frizzante” e “spumante”, è obbligatoria l’indicazione dell’annata di produzione delle uve.
• Per lo “spumante metodo classico”, è obbligatoria l’indicazione della data di sboccatura; l’indicazione del millesimo riferito alla vendemmia è facoltativa.
• È consentita la menzione “vigna” seguita dal toponimo, purché la resa massima di uva non superi gli 85 q.li/ha.
Modifiche recenti
Nel 2021, il disciplinare ha subito alcune modifiche significative, tra cui:
• Norme per la frizzantatura e spumantizzazione fuori zona
• Norme sull’indicazione in etichetta “del comune di…”
• Ridefinizione dei confini delle frazioni
• Cancellazione dell’obbligo della menzione “vigna” per le tipologie Riserva
Link Disciplinare https://www.consorziogavi.com/wp-content/uploads/disciplinare-gavi-.pdf?utm_source=chatgpt.com
Ecco i vini che mi hanno particolarmente colpito:

Best Wine Stars 2025

Dal 17 a 19 Maggio torna Best Wine Stars
Giunto alla sua sesta edizione, torna dal 17 al 19 maggio, Palazzo del GhiaccioBest Wine Stars, l’evento riconosciuto Fiera Nazionale da Regione Lombardia e patrocinato dal Comune di Milano, che nel 2025 si conferma come uno dei punti di riferimento più importanti del panorama enogastronomico italiano e internazionale.
Durante le tre giornate di evento il pubblico avrà la possibilità di degustare e oltre 1200 prodotti
provenienti da tutta Italia e dall’estero, grazie ad un format immersivo e articolato che prevede
degustazioni illimitate, momenti di approfondimento culturale, incontri diretti con i produttori, masterclass e tasting guidati, con la possibilità di acquistare direttamente in location i prodotti in esposizione.
La nuova edizione si presenta con un programma rinnovato e ancora più ricco di esperienze, pensato per coinvolgere operatori professionali del settore, stampa specializzata, buyer, sommelier, digital creators e appassionati sempre più attenti alla qualità e alla narrazione del prodotto.
Le aree tematiche della manifestazione, ormai consolidate, includono:
Vino ItaliaVino InternazionaleSpiritsGroup, Bio, Area Food e Area Tasting.
A queste si aggiungono l’Area Media Partner, l’Area dedicata al sake, frutto della collaborazione con la Sake Sommelier Association, e la postazione dell’Agenzia ICE Italian Trade & Investment Agency, focalizzata su internazionalizzazione, sviluppo e innovazione, che arricchirà ulteriormente la dimensione internazionale e culturale dell’evento.
L‘Area Servizi offrirà l’opportunità di conoscere aziende che, con i loro prodotti, apportano
innovazione e nuove tecniche al mondo del vino, tra queste: Sanden, espositorie e Partner Tecnico dell’evento, produttori di cantinette vino professionali, vetrine refrigerate di design, con soluzioni teconologiche pensate per il mondo del beverage dalla ristorazione all’hospitality, dal retail ai winebar, e Caive: ideatori della carta vini digitale con Virtual Sommelier AI, supporta il personale di sala e clienti sui vini e abbinamenti e si aggiorna in tempo reale con le disponibilità di magazzino.
In location saranno inoltre disponibili QR code per scaricare l’innovativa app creata da Telly Wine, sponsor ufficiale dell’evento. Basterà inquadrare un’etichetta con il proprio smartphone per lasciarsi guidare in un viaggio affascinante alla scoperta di informazioni dettagliate, curiosità e contenuti esclusivi
relativi alla bottiglia scansionata: un modo unico e rivoluzionario per colmare la distanza tra
produttore e consumatore.
Best Wine Stars si configura come un vero e proprio villaggio esperienziale, in cui enologia,
cultura, e innovazione si incontrano, offrendo al pubblico un’occasione unica di esplorazione
sensoriale e formativa.
Grande rilievo sarà dato anche quest’anno dal ricco palinsesto di masterclasstasting room e
seminari, a cura di alcune delle voci più autorevoli del settore .
Alla prossima !
LUCA GANDIN

Trasformiamo gli inciampi in occasioni positive

/

Inciampiamo, realmente o in senso figurato, trovando un ostacolo sul nostro cammino, un impedimento, una negatività, qualcosa che ci frena, ci blocca. Anche uno sbaglio, se vogliamo. Oppure una qualsiasi forza esterna, oggettiva o rappresentata da una o più persone, che si frappone ai nostri desideri o che ci impedisce o ci limita nel raggiungere i nostri obiettivi.

E’ un inciampo tutto ciò che ci rallenta, che ci fa cadere, che ci fa deviare dal cammino intrapreso. Quanti inciampi nella vita di ognuno di noi!… Di ogni tipo… Come ci siamo sentiti quando qualche ostacolo si è frapposto tra noi e i nostri obiettivi?

Come abbiamo reagito quando abbiamo commesso errori? O fronte a comportamenti sbagliati nostri o altrui, o ad avvenimenti negativi che ci hanno bloccati o rallentati nel nostro percorso? Probabilmente li abbiamo visti soltanto nella loro negatività. Ma possiamo considerare gli inciampi nella nostra vita da una diversa prospettiva.

Che ci possa permettere di vederli non semplicemente come momenti negativi, magari drammatizzandone la portata e le conseguenze, ma piuttosto come episodi e situazioni che possono favorire i nostri processi di crescita e di sviluppo personale, dandoci l’opportunità di trasformare gli ostacoli in positive opportunità. Le cose accadono, nel bene e nel male.

La differenza la fa il modo in cui noi reagiamo ad esse. Iniziamo a vivere meglio dal momento in cui, anziché imprecare o maledire la sorte, considerandoci vittime predestinate della sfortuna, anziché abbatterci di fronte alla sconfitta, all’errore, alla disavventura, al contrattempo, anche alla tragedia, riusciamo finalmente a mettere in atto un cambiamento di prospettiva.

E a modificare il modo in cui percepiamo gli ostacoli, mettendoci nella condizione di vederli invece anche come occasioni di crescita, di apprendimento, di potenziamento, di miglioramento. E di considerarli anche come possibile strumento per abbandonare vecchi schematismi e aprirci a nuovi percorsi, mentali e comportamentali.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della prima parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Il colore dell’anno 2025 è il Mocha Mousse

La Rubrica dei Colori
a cura di Chiara Prele

 

 

 

 

 

Il colore dell’anno 2025 è il Mocha Mousse, una
tonalità di marrone molto particolare.
Siamo in genere portati ad associare il colore
marrone alla terra, alle radici, a qualcosa di
semplice se non umile. Nell’abbigliamento,
utilizziamo il marrone prevalentemente per capi
sportivi, per il tempo libero, raramente nei
contesti formali.

Il Mocha Mousse stravolge questa idea. Il suo
nome ci porta, come ha osservato il direttore
creativo di Pantone, ai “piaceri quotidiani”:
caffè, cioccolato, cacao. Qualcosa di caldo e
dolce, alla portata di tutti, che allieta la vita di
ogni giorno.

Ritroviamo, dunque, nel Mocha Mousse, un
superamento del rustico connotante il marrone.
Il Mocha Mousse ha una connotazione più
raffinata, che stimola il piacere e dona
benessere. Non è più il benessere ruvido che
viene dalla terra: è il benessere morbido,
delicato dei sensi che dona serenità e piacere.

La maggior parte delle persone apprezza questo
colore. Guardandolo, magari arriviamo a
scoprire che è proprio il colore che mancava, ma
era quasi pronto nella nostra immaginazione.
Perché questo avviene? Ci piace veramente o ci
piace perché è il colore dell’anno? Direi
entrambe le risposte, ma soprattutto la prima.

Infatti, il colore dell’anno viene individuato da un
team di esperti sulla base delle variabili sociali,
economiche, culturali, ambientali, ai contesti,
quindi, che influenzano il mondo e le nostre vite.
Altro è la tendenza: mai, nella scelta dei capi, o
anche solo di un dettaglio, dobbiamo sentire la
tendenza come una imposizione. La tendenza è
un suggerimento che deve superare il vaglio del
nostro gusto, il quale prevale sempre, perché
connota la nostra personalità e unicità.
Proprio quest’ultima ci guida nell’utilizzo del
Mocha Mousse nel nostro abbigliamento. E’ un
colore classico, che ben resisterà alle tendenze;
è adatto a tutte le stagioni dell’anno; è versatile;
è elegante, se ben utilizzato. Solo o con
determinati abbinamenti diventa sofisticato: è
questione di misura.
Splendido in inverno, come è, del resto, il
marrone, ben può essere utilizzato nella
stagione estiva ormai alle porte. Entrano,
dunque, in gioco i diversi abbinamenti: anche in
estate il Mocha Mousse può essere un classico
senza tempo o arricchirsi di una vena giocosa.
Con quali colori possiamo
abbinarlo?….Nella prossima puntata!

CHIARA PRELE

 

Masterchef, cucina piemontese tra innovazione e tradizione

SALONE DEL LIBRO 2025

Il cibo è cultura. Questo il messaggio veicolato dall’evento «Cucine giovani – Il Piemonte enogastronomico, oggi e domani». Un viaggio tra la tradizione piemontese e le innovazioni culinarie con gli chef finalisti di Masterchef Italia. Antonio Colasanto, Monir Eddardary e Simone Grazioso hanno dialogato con l’assessore alla Cultura, Turismo e Sport del Piemonte, Marina Chiarelli, sulle tradizioni culinarie di famiglia, sulle rivisitazioni dei piatti piemontesi e su come l’enogastronomia rappresenti una cultura capace di unire paesi e popoli. A moderare il dibattito è stato il giornalista Danilo Poggio. Nella stessa occasione si è parlato del libro Gli opposti che si attraggono, scritto dagli stessi Colasanto ed Eddardary, che rappresenta lo spirito dell’incontro attraverso il dialogo tra due culture diverse in cucina, capaci di unire tradizione e innovazione per creare ricette contemporanee radicate nel territorio.

«La cultura del cibo è più profonda perché si basa su un bisogno primario, che è quello di nutrirsi – ha affermato l’assessore Chiarelli –. Come Regione stiamo lavorando per creare un riconoscimento del brand piemontese nel cibo e nel vino. Presto ospiteremo il World’s 50 Best Restaurants, che metterà Torino e il Piemonte sotto i riflettori dell’enogastronomia mondiale. Mostreremo agli chef e agli organizzatori le eccellenze del Piemonte».

E sull’evento di oggi ha aggiunto: «È stato un esperimento vincente: ne organizzeremo altri per creare un contatto tra i nostri turisti e gli operatori del settore».

Fantasia Vs logica

Quante volte abbiamo letto commenti o sentito affermazioni risultate palesemente false, impossibili o, semplicemente, figlie dell’ignoranza?

I social ne sono una prova eclatante: si lanciano accuse che, alla prova dei fatti, risultano totalmente infondate.

Lo vedo quotidianamente nella Pubblica Amministrazione dove molta, troppa gente crede che il Consiglio comunale sia il suggerimento che il Sindaco elargisce, non avendo mai partecipato neppure una volta in cinquant’anni ad una seduta pubblica, che scrivono di ciò che l’assessore Pippo o il Sindaco Pluto avrebbe deciso, o avrebbero vietato mentre poi non solo risultano notizie false ma addirittura in contrasto con quanto, in realtà, è strato deliberato.

Sicuramente la noia ha la colpa maggiore: persone ignoranti, nell’accezione originale del termine, che si annoiano ed allora mettono in circolazione notizie a caso solo per sentirsi protagonisti per un giorno; per fortuna i veri malati psichici sono una sparuta minoranza.

Un’altra colpa, anch’essa grande, è quella di aver ritenuto sempre la politica un Cerbero, un mostro dal quale tenere le distanze, salvo poi riappacificarsene quando si resta disoccupati, quando serve la casa popolare, quando si scelgono i Lavori di Pubblica Utilità come alternativa alla detenzione in carcere.

Ed ecco qui che, tra fautori e detrattori, la macchina pubblica arranca faticosamente ogni giorno per costruire il bene pubblico, per gestire la res publica nell’interesse unico del Paese, nel rispetto degli elettori che hanno affidato agli amministratori il mandato e, soprattutto, nel rispetto delle leggi che, nel nostro Paese, sono tante e spesso scritte male.

Quanti italiani conoscono la Costituzione, almeno per averla letta una volta? Quanti sanno che esiste un Codice della navigazione aerea che impone regole precise anche per i droni di cui molti ora fanno sfoggio? O che esiste un Codice degli appalti, che regola l’affidamento degli incarichi da parte della Pubblica amministrazione cosicché il Sindaco non può affidare un appalto al cugino del meccanico della zia dell’onorevole solo perché è bravo e farà spendere poco, perché l’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) poi passerà gli amministratori sulla graticola in versione moderna.

Ecco dunque che se da un lato si prova compassione per certe menti semplici, anche se spesso farcite di cattivi consigli e malvagità, dall’altra occorre essere spietati quando certi suggerimenti, richieste, comportamenti sono non soltanto lesivi del bene pubblico ma pericolosi per la tenuta dell’Amministrazione.

E non è una questione di titoli di studio perché conosco persone con la terza media molto più intelligenti di certi laureati, è questione di umiltà: se non so chiedo, se non conosco non mi vergogno ad ammetterlo. Finché qualcuno crederà di essere meglio degli altri, tutti gli altri saranno danneggiati ma in democrazia uno solo non può, anche se indirettamente, assumere un controllo. Ecco, dunque, che bisogna essere spietati, ma dolcemente così da provocare una eutanasia politica, verso quelle fazioni che non voglio realmente il bene pubblico, non sono interessati a far funzionare correttamente la macchina pubblica ed eventualmente a migliorarla, ma cercano solo di lasciare il loro nome, anche se scritto sul ghiaccio, nel firmamento della politica.

Ma con tutto l’inquinamento attuale il firmamento non è quasi più visibile, meglio cancellarli subito.

Sergio Motta