LIFESTYLE

Microturismo, viaggiare sostenibile

Destinazioni vicine, mete poco conosciute, valorizzazione delle economie locali.

Lo praticano in molti per questioni di tempo, per ragioni economiche, ma anche per non seguire le masse: è il microturismo una tendenza decisamente in crescita. È l’espressione di un interesse verso destinazioni vicine, che cambia la relazione tra il turista e le mete che visita e che da’ un nuovo senso al peregrinare per svago. Visitare piccole località, gioielli sconosciuti offre al turismo un nuovo volto che rispecchia il concetto di un ritrovato utilizzo del tempo, più dolce, che consente di annullare la frenesia del dover vedere, per credere di viaggiare veramente, troppe attrazioni e male: vince, dunque, la qualità, la bellezza di ridotte dimensioni e il relax. Ma quali sono le caratteristiche e i vantaggi del micro turismo?

Sicuramente questo e’ un modo di viaggiare sostenibile che promuove un turismo a basso impatto ambientale, rispettoso delle risorse naturali e culturali e sostiene le piccole imprese, agriturismi e artigiani, contribuendo alla crescita economica delle comunità. Un’altra prerogativa è data dalla qualità del viaggio: i visitatori possono vivere momenti unici lontano dalle folle, dalle file e da tutte quelle situazioni che possono trasformare una vacanza in un tormento da cui, talvolta, ci si deve riprendere. Lo scambio culturale ha una dimensione diversa, si possono visitare piccole cantine, ammirare siti non troppo noti ma carichi di significato e di arte, conoscere piccole comunità con tutte le loro tradizioni, dalla enogastronomia all’artigianato, dalle consuetudini d’altri tempi alla conoscenza del folclore, dei miti e delle leggende. I benefici non sono solo socio-culturali o economiche, infatti la pratica di questo tipo di turismo, riparato e lento, consente la crescita personale, sviluppa più facilmente l’empatia nei confronti di realtà ridimensionate dove ogni cosa ha una differente concezione di realta’, meno attuale forse, ma autentica. È certamente meraviglioso andare dall’altra parte del mondo a vedere luoghi esotici, spiagge sconfinate e conoscere culture completamente diverse dalla nostra, a volte rappresenta un sogno, ma l’immersione in luoghi dove si vive e si respira l’aria della ricca semplicità e della meraviglia in scala ridotta è un altro desiderio che in molti hanno riconsiderato e che stanno perseguendo.

Laboratori, corsi di artigianato o enologia, inoltre, sono altre attività che arricchiscono ancora di più il “micro” turismo; e’ come accedere all’interno di un mondo vicino, ma anche lontano dalla routine e dalle abitudini quotidiane, dove lo scambio assume un valore diverso, misurato, appassionato. Questa attività in costante crescita permette poi di preservare e mantenere parte della nostra arte e della nostra cultura altrimenti poco attenzionate e quindi mal curate.

Il microturismo, dunque, affronta e vince diverse sfide; restano da perfezionare le infrastrutture o crearne di nuove e adeguare le strutture alla crescita di questa attività perché’ questa modalità di viaggiare rappresenta una valida alternativa per il futuro del settore turistico. Qualche dato?

Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), nel 2023 l’Italia ha raggiunto un nuovo record storico con oltre 447 milioni di presenze negli esercizi ricettivi, superando i livelli pre-pandemici del 2019. Il Nord-Est dell’Italia si conferma la ripartizione geografica preferita dai turisti, con 176,2 milioni di presenze, pari al 39,4% del totale nazionale. Di queste, oltre 100 milioni sono attribuibili a turisti stranieri.

Maria La Barbera

L’alta sartoria di Ettore Berardi

 

Il sarto dal talento innato riuscì a trasformare in arte raffinata la moda maschile negli ateliers di Casale e Milano per mezzo secolo 

Negli anni ’60 le sue scelte provocanti ed esteticamente trasgressive abbracciarono le tradizioni dell’arte sartoriale italiana e la curiosità di grandi uomini dello spettacolo, politici, giornalisti e industriali. Le stoffe dalle tinte decise tra righe, quadri e fiori si trasformavano in veri capolavori e capi di altissimo profilo che il maestro cuciva loro addosso diventando immortali.

Il grande artigiano accompagnava ad ogni creazione incredibili cravatte e cappelli di spiccata originalità, spesso elaborati su fotografie in mancanza di clienti non sempre disponibili. Nei suoi ateliers passarono Pippo Baudo, Enzo Tortora, Corrado Mantoni, Mike Bongiorno, Fred Bongusto, Gianluigi Marianini, Alberto Lupo, Sergio Endrigo, Claudio Villa, Franco Franchi, Ugo Tognazzi e Vittorio De Sica. Confezionò lo smoking per il presidente degli Usa Richard Nixon e l’abito del presidente italiano Giuseppe Saragat, ricevendo lettera di ringraziamento.


Incontrò Carla Fracci, Ira Furstenberg, Wanda Osiris, Raf Vallone, Adriano Celentano, Ettore Andenna, Renato Pozzetto, Renato Rascel ed Ernesto Calindri. Partecipò a “Portobello”, trasmissione della Tv condotta da Enzo Tortora, ritrovando cappelli papali colorati di Pio XII°. Indubbiamente il promotore del sarto fu il torinese Gianluigi Marianini, autoironico intellettuale snob definito l’ultimo dandy e grande campione di “Lascia o Raddoppia”, il fenomeno mediatico della Tv italiana.


Prestigiosi riconoscimenti arricchirono la carriera del casalese Berardi, diplomi nella moda di successo, nella tecnica ed estetica assegnati ad Alessandria, Milano e San Remo, Forbice d’oro, Ago d’oro, Gesso d’oro e l’importante onorificenza di cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana conferita dal presidente Giovanni Leone. Importanti le sue iniziative, Oscar del Successo, Moda e Casa, Giro d’Italia Gastronomico. A Casale fu fondatore della Pro Loco, della Mostra di San Giuseppe, del Carnevale e della Stracasale, corsa notturna nelle vie della città e dirigente della Commissione Provinciale
dell’Artigianato.
A Sant’Evasio, patrono di Casale, intitolò il premio San Vas e fondò la Banda Musicale casalese “la Mounfrin’a”, confezionando le divise con i colori della città e sostenendo con le proprie stoffe la realizzazione dei costumi delle Majorettes guidate dalla capitana Gianna Sassone proiettata nel 1968 da Berardi a “Settevoci”, programma Tv condotto da Pippo Baudo, creando un risveglio musicale senza precedenti a Casale Monferrato.
Armano Luigi Gozzano

Mammà Isola di Capri porta il profumo di mare alle OGR di Torino

“Il mare dentro”: la nuova rotta gourmet di Raffaele Amitrano tra Capri e Torino

C’è un momento, entrando alle OGR di Torino, in cui si dimentica la città. Forse è l’architettura imponente, forse l’energia creativa che vibra tra queste mura post-industriali. Da poco, a rendere ancora più speciale questa atmosfera, è soprattutto il profumo del mare che conquista chi varca la soglia di SNODO: è l’effetto del nuovo menù estivo firmato dallo chef Raffaele Amitrano per Mammà Isola di Capri, raffinato spin-off torinese dello storico ristorante stellato di Capri.

Il titolo scelto, “Il mare dentro”, non è una metafora. È una dichiarazione d’intenti. Amitrano non si limita a cucinare il mare: lo racconta, lo interpreta, lo porta in tavola con la grazia di chi ne conosce l’anima. E riesce, con sorprendente equilibrio, a far dialogare il respiro salmastro di Capri con la concretezza piemontese, creando un ponte gastronomico tra Sud e Nord che è, prima di tutto, un gesto d’amore.

Il percorso comincia con un benvenuto carico di semplicità e memoria: la pizzetta caprese, friabile e leggera, riporta alla mente l’infanzia, le estati in terrazza, i profumi del forno. Leggermente piccante, la pizzetta caprese è un assaggio studiato per risvegliare le papille gustative e preparale a un viaggio che sa di estate, sole e Mediterraneo.

Segue uno dei piatti più emblematici della nuova carta, “Capri Torino andata e ri-Tonno”, una rivisitazione del carpaccio di tonno alla napoletana, qui arricchito da un gel di cipolla alla genovese cotto per sei ore, e accompagnato da mela annurca. È un piatto stratificato, costruito con intelligenza e memoria, dove l’intensità degli ingredienti si stempera nella dolcezza della frutta, e il risultato è elegante.

“Come un’insalata di mare” è un’idea affascinante: alghe, limone salato, emulsione di ricci racchiusi in una rondella di calamaro. È un boccone che sa di fondali e di fantasia, un gioco di consistenze e iodio. Forse il calamaro, nella sua struttura, avrebbe potuto offrire una morbidezza leggermente più avvolgente, ma l’intuizione rimane forte e stimolante, capace di evocare immagini e sapori di profondità marine.

Tra i primi piatti, il “Vesuvio di Gragnano con scarola, alici marinate, fonduta di Moscione e tarallo” si presenta come un incontro deciso tra terra e mare. La pasta di qualità accoglie la delicata amarezza della scarola e la sapidità delle alici, mentre la fonduta di caciocavallo sorrentino — il Moscione — avvolge il piatto in una nota cremosa e intensa. È una composizione audace, forse con un accostamento — quello tra alici e Moscione — che sorprende più di quanto convinca fino in fondo, ma che proprio per questo apre a una riflessione sulla sperimentazione e sulla ricerca del gusto.

Il “Baccalà alle erbe fini, la sua brandade e peperoni” è invece una piccola sinfonia ben risolta: il baccalà mantecato trova rifugio in un peperoncino verde, in un gioco di dolcezze e sapidità che Amitrano completa con un tocco piemontese – qualche goccia di aceto di Barolo – che dà profondità e sottolinea l’anima ospitale del piatto.

Il “Baccalà alle erbe fini, la sua brandade e peperoni” si rivela il piatto forse più compiuto dell’intero menù. Qui Amitrano orchestra con sensibilità tre elementi che dialogano in modo armonico e preciso: il baccalà mantecato, avvolto in un peperoncino verde; il baccalà alle erbe fini e un carpaccio di baccalà servito con cruditè di peperoni; e una salsa ai peperoni che lega tutto con una dolcezza vellutata e vibrante. È un piatto in cui ogni componente ha una voce distinta, ma contribuisce a un insieme coerente, elegante, profondo. Il tocco di aceto di Barolo, misurato e calibrato, aggiunge un accento locale senza forzature, e completa una composizione che conquista senza alzare la voce, ma lasciando un ricordo nitido e persistente.

E quando si pensa che il percorso stia per concludersi, arriva un pre-dessert sorprendente: una delicata crema al caffè con crumble di mandorla, spuma di limone e una spolverata di polvere di cappero, che gioca sui contrasti e rinfresca il palato. Un piccolo, raffinato intermezzo che rinfresca il palato e lo prepara all’ultimo, goloso atto. Un passaggio armonioso e intrigante esaltato da un Vermouth Superiore Gran Torino.

Il gran finale che lascia il segno è “Melanzana, cioccolato e caffè con nocciola e caramello”. Un omaggio alla melanzana al cioccolato amalfitana, reinterpretata con eleganza e coraggio, dove la dolcezza della nocciola e la nota profonda del caffè si intrecciano in un equilibrio che richiama, con grazia, i sapori autentici del Piemonte.

A completare il percorso, due cocktail a firma Gran Torino raccontano la stessa storia con spirito liquido. “Torino-Capri/esperienza liquida”, servito all’aperitivo, unisce Gran Torino Superiore in purezza e soda al limone della costiera con una sfoglia di mela piemontese in soluzione salina: fresco, preciso, evocativo. Il gran finale arriva con “Espresso”: infuso al Caffè Special Terra di Lavazza e baccello di vaniglia, con fiore di cappero siciliano che gioca con il dolce e il salato e riduzione di Vermouth. Un sorso che è viaggio e sorpresa, e che sigilla il menù come un punto fermo carico di aroma e visione.

Con questa proposta estiva, Mammà Isola di Capri si conferma ben più di un’estensione del ristorante di Capri: è un luogo dove l’identità si rinnova attraverso il dialogo tra territori e culture. E dove il talento di Raffaele Amitrano incontra l’eleganza moderna delle OGR, in un contesto curato con attenzione anche nell’accoglienza, grazie alla direzione discreta e sapiente del restaurant manager Fabio Buratti.

“Il mare dentro non è solo un menù: è un sentimento, un ricordo, un’idea di cucina che parla di radici e di futuro”, racconta lo chef. E ha ragione. Perché questa nuova carta non è semplicemente un viaggio nel gusto, ma un racconto che lascia spazio alla memoria, al territorio e a chi, come Amitrano, sa trasformare una tradizione in qualcosa che ancora non c’era. Un invito a perdersi tra i sapori e ritrovarsi in un’idea nuova di cucina italiana.Ad accompagnare i piatti una selezione di vini pensata per esaltare ogni sfumatura del gusto. Tra le etichette in carta spicca il Bersano Arturo Brut, uno spumante piemontese Metodo Classico dal perlage fine e persistente, perfetto per aprire il pasto con freschezza e delicate note fruttate, ideale accanto ai crudi di mare o a un antipasto leggero.
Proseguendo, la tavola si è impreziosita con un bianco delle Langhe, il Vionié 2020 di Sordo, espressione elegante del vitigno Viognier: profumi di fiori bianchi e frutta a polpa gialla anticipano un sorso morbido e avvolgente, perfetto per accompagnare primi piatti di pesce e ortaggi mediterranei.
E in ultimo il Rosa di Poggio 2023 di Poggiomandorlo, rosato toscano dal bouquet fruttato e agrumato.
A rendere l’esperienza ancora più intensa contribuisce l’ambiente stesso: gli interni del ristorante, firmati dall’architetto Fragomeli, sono stati concepiti come una vera immersione nel blu del mare caprese. Eleganza, raffinatezza e un’attenta ricerca dei materiali definiscono l’ambiente, dove la scelta dei colori – dominata dalle sfumature marine – crea una cornice scenografica unica.

Il menù “Il mare dentro” è disponibile a pranzo e a cena fino alla fine dell’estate presso Mammà Isola di Capri – SNODO, OGR Torino.

📍 Corso Castelfidardo 22, Torino

📅 Lunedì 19.30 – 22.00 | Martedì–Venerdì 12.30–14.30 / 19.30–22.00

GIULIANA PRESTIPINO

Al Solferino tra innovazione e tradizione

D’autunno e inverno non si può mancare di assaporare i bolliti assecondati da mille salsine serviti, come vuole la regola piemontese, dall’apposito carrello. E poi, a seconda delle stagioni, i tartufi, i carciofi o gli asparagi accompagneranno degnamente i piatti che sceglierete

Da decenni è il punto di riferimento della politica torinese, a metà strada com’è tra Palazzo Civico e la Regione. Ma negli ultimi tempi, complice la stagione fiorente del turismo in città, è sempre più frequente vedere ai suoi tavoli allegre comitive di stranieri che, rubicondi, degustano e decantano i piatti e i vini serviti. E’ il ristorante Solferino, nell’omonima piazza con fontana, locale di impronta tradizionale, meta di clientela affezionata.

Affezionata alla sua superba battuta di carne cruda, alla tagliata di fassone e, perchè no, anche ai piatti di pesce fresco che non mancano nel menu. Una cucina piemontese rivisitata così da proporre tra gli antipasti uno sfizioso timballo di melanzane con pomodoro e scaglie di parmigiano un tonno di coniglio tenerissimo e agrodolce e un vitello tonnato – questo sì – davvero antica maniera.

D’autunno e inverno non si può mancare di assaporare i bolliti assecondati da mille salsine serviti, come vuole la regola piemontese, dall’apposito carrello. E poi, a seconda delle stagioni, i tartufi, i carciofi gli asparagi o le sfiziose patatine fritte “a fiammifero” accompagneranno degnamente i piatti che sceglierete. Dulcis in fundo, letteralmente, la vastissima scelta di dolci, tutti fatti in casa: bunet, panna cotta, torta pere e cioccolato, pesche ripiene cioccolato-amaretto, crostate, mille altri dessert e torte per compleanno su richiesta.

Più che dignitosa la carta dei vini che spazia dalle etichette classiche di rossi piemontesi ai bianchi italiani  (bollicine comprese).

Da provare assolutamente.

Ristorante Solferino

Piazza Solferino, 3, 10121 Torino
011 535851

Sempre aperto

 

Paperita Patty

670° anniversario delle nozze tra il “Conte Verde” e Bona di Borbone

Domenica 29 giugno 2025 l’Associazione Internazionale Regina Elena Odv ha organizzato ad Avigliana (TO) la commemorazione del 670° anniversario delle nozze tra il Conte di Savoia Amedeo VI, detto il “Conte Verde” e Bona di Borbone.
Hanno concesso il patrocinio all’evento: il Consiglio Regionale del Piemonte, la Città Metropolitana di Torino, il Comune di Avigliana,  l’Associazione Amici di Avigliana e l’Opera Principessa di Piemonte.
La commemorazione è iniziata alle ore 10 con una Santa Messa celebrata da Don Sergio Vazzaz del Santuario della Madonna dei Laghi nella Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista. Successivamente le autorità e i gruppi storici hanno raggiunto in corteo Piazza Conte Rosso, dedicata al Conte di Savoia Amedeo VII (figlio e successore di Amedeo VI) ed ubicata ai piedi dei ruderi del maniero fatto edificare intorno al 960 d.C. dal Marchese Arduino III detto “il Glabro” e che dal 1046 al XV secolo fu una delle sedi della Corte Sabauda quando essa soggiornava al di qua delle Alpi.
Davanti al Municipio si è tenuta una solenne cerimonia aperta dai saluti di Andrea Archinà, Sindaco di Avigliana e Piero Troielli, Sindaco di Reano.
Dopo i discorsi di Pierangelo Calvo, Vice Presidente dell’Associazione Internazionale Regina Elena Odv e Delegato per il Piemonte e di Milo Ferrua, Presidente del Coordinamento Sabaudo e Vice Presidente del Sodalizio, lo scrivente ha fatto scoprire alle numerose persone presenti la figura del Conte di Savoia Amedeo VI, detto il “Conte Verde”.

Nato al Castello di Chambéry il 4 gennaio 1334, Amedeo era figlio primogenito del Conte di Savoia Aimone e della consorte Violante Paleologa. Salì al trono il 22 giugno 1343 a soli nove anni in seguito alla morte del padre, sotto la reggenza del cugino il Barone Luigi II di Savoia-Vaud e del Conte Amedeo III di Ginevra. Nel 1348, tornato a Chambéry dopo una campagna militare che gli aveva permesso di sottomettere Cherasco, Savigliano, Mondovì e Chieri, organizzò un grande torneo presentandosi in campo vestito di verde, colore che amava. Da quel giorno venne soprannominato il “Conte Verde”. Il 28 settembre 1350 in occasione delle nozze di sua sorella Bianca con Galeazzo Visconti, Co-Signore di Milano, celebrate al Castello di Rivoli, creò l’Ordine del Cigno Nero, onorificenza ripresa dallo stesso sovrano nel 1362 come Ordine del Collare e dedicata nel 1518 dal suo discendente il Duca di Savoia Carlo III alla Santissima Annunziata. Nel 1355 Amedeo VI sposò a Parigi Bona di Borbone, figlia del Duca Pietro I di Borbone, cugino del Re di Francia Giovanni II. Dalla loro unione nacquero tre figli, tra i quali il futuro Conte di Savoia Amedeo VII, che vide la luce nel Castello di Avigliana il 24 febbraio 1360.
Amedeo il 12 maggio 1365 ricevette dall’Imperatore dei Romani Carlo IV di Lussemburgo il titolo di Vicario Imperiale per la Savoia, parte del Piemonte e diverse diocesi dell’attuale Svizzera occidentale; l’anno seguente, per liberare suo cugino l’Imperatore di Bisanzio Giovanni V Paleologo, fatto imprigionare dallo Zar Ivan Alessandro di Bulgaria, indisse  la “Crociata Sabauda” e nel mese di giugno salpò da Venezia. Sulla sua galea veneziana fece issare una bandiera azzurra con raffigurata l’effigie di Nostra Signora in campo seminato di stelle oro. Da questo atto di fede il colore azzurro diventò la tinta ufficiale della Dinastia Sabauda ed è ancora oggi presente sulle maglie delle Nazionali sportive italiane e sulle sciarpe degli ufficiali delle Forze Armate. Nell’autunno del 1382 scese verso Napoli per sostenere le pretese al trono di Luigi I d’Angiò-Valois, fratello del Re di Francia Carlo V, ma il suo esercito venne decimato dalla peste, malattia, che portò alla morte lo stesso Amedeo VI il primo marzo 1383 nel Castello di Santo Stefano di Campobasso. Gli succedette il figlio Amedeo VII, sotto la vigilanza della madre, alla quale il Conte Verde riconobbe il diritto di governare gli Stati di Savoia fin quando sarebbe stata in vita. Amedeo VII, sposato con Bona di Berry, nel settembre 1383 mentre era nelle Fiandre impegnato in una campagna militare a sostegno del Duca di Borgogna, ricevette la notizia della nascita del suo primogenito il futuro Amedeo VIII e per festeggiare vestì abiti rossi. Questo gli valse il soprannome di “Conte Rosso”.
Il Comitato per la tutela del patrimonio e delle tradizioni piemontesi ha quindi conferito uno speciale attestato di benemerenza ai protagonisti della commemorazione: il Conte Amedeo VI e Bona di Borbone, magistralmente impersonati da Giuseppe Raggi, presidente dell’Associazione “La Terra dei Cavalli”, giunto a cavallo accompagnato da uno scudiero e Ivonne Allais, presidente del gruppo storico “La Corte del Conte Rosso”.
Alla commemorazione l’Associazione Internazionale Regina Elena Odv è stata rappresentata dai Vice Presidenti Pierangelo Calvo e Milo Ferrua; dal Vice Segretario Amministrativo Nazionale; dalla Vice Delegata Nazionale Claudia Rusu; dalla Presidente del Centro Studi Principe Oddone Aurelia Mattalia, dalla Dama Maria Vittoria Pelazza e da diversi soci.
Tra i presenti, l’Assessore alla Cultura di Reano Vincenzo Corraro.
La giornata è stata impreziosita dalla presenza dei seguenti gruppi storici: “La Corte del Conte Rosso” di Avigliana, i cui membri hanno impersonato tra gli altri il Conte di Savoia Amedeo VII, la consorte Bona di Berry e Valentina Visconti; “Gruppo Storico di Fénis”, il cui presidente Francesco Canio ha impersonato Aimone di Challant-Fénis, Balivo della Val di Susa e Castellano di Avigliana; “La Gente di Nichilinum del medioevo”, impersonata dal Gruppo Storico Conte Occelli; i “Marchesi Paleologi” di Chivasso, i cui membri hanno vestito i panni, tra gli altri, del Marchese Teodoro I del Monferrato e della consorte Argentina Spinola, nonni materni del Conte di Savoia Amedeo VI.
I gruppi storici sono stati molto apprezzati dal pubblico ed in particolare dai turisti provenienti da Soresina (CR) che casualmente erano in Piazza Conte Rosso con la loro guida.

ANDREA CARNINO

To Dream presenta “Summer Dream. Un’estate da sogno”

Musica, intrattenimento e divertimento per tutta la famiglia nel più grande Urban District del Piemonte

 L’estate torinese si accende con “Summer Dream – Un’estate da sogno”, il nuovo palinsesto di eventi estivi firmato To Dream, il più grande Urban District del Piemonte. Un programma pensato per offrire serate all’insegna della musica, del gusto e del divertimento, pensato per coinvolgere tutta la famiglia e animare il distretto fino al 27 luglio.

Il calendario ha preso ufficialmente il via ufficialmente venerdì 20 giugno con l’inaugurazione della nuova food court musicale: un’area pronta a trasformarsi in un punto d’incontro dove vivere sei serate speciali, ogni venerdì fino al 25 luglio. A partire dalle ore 19.00, l’atmosfera si scalderà con DJ set, karaoke, live music e aperitivi in collaborazione con i principali brand della ristorazione del distretto – Rossopomodoro, Old Wild West, Signorvino, Löwengrube e Caffè Vergnano.
L’ingresso è libero, e per chi si registra tramite Xceed è previsto un 10% di sconto sull’aperitivo durante l’evento.

Ma l’estate di To Dream è pensata anche per i più piccoli: dal 12 al 27 luglio arriva un parco giochi gratuito con tante attrazioni che conquisteranno bambini e famiglie. Tra le attività: un adrenalinico scivolo toboga, un’area gonfiabile dedicata, un paintball estivo con pistole ad acqua, salterelli colorati e una porta da calcio per sfide all’ultimo goal.
L’accesso è gratuito e attivo tutti i giorni dalle 15.30 alle 20.00, con apertura straordinaria fino alle 23.30 nei venerdì del 18 e 25 luglio, in occasione delle serate musicali. I bambini potranno inoltre ricevere uno speciale passaporto del divertimento al desk informazioni e collezionare un timbro per ogni attrazione visitata.

Con “Summer Dream – Un’estate da sogno”, To Dream si conferma il luogo ideale dove vivere il tempo libero tra shopping, intrattenimento, ristorazione e socialità, in un contesto architettonico contemporaneo, green e sostenibile.

cs

“ALAM! Ode alla Natura” al “Museo del Tessile” di Chieri

Mostra e sfilata di creazioni tessili “uniche nel loro genere” di Emin – Giulia Perin

Sabato 5 luglio

Chieri (Torino)

Mestiere e capacità di seguire nei meandri del segno le magiche voci della poesia e della più libera fantasia. Ma soprattutto, i dettami ben noti di un’arte, quella del “tessile”, profondamente legata al rispetto e alla “sacralità” della natura. In tal senso “sbocciano” al “Museo del Tessile” di Chieri, le nuove “collezioni” di abiti “one-of-a-kind” ed accessori in tessuti e colori naturali creati da Giulia Perin, in arte Emina. Antropologa e fashion designer, l’artista sarà ospite, dal prossimo sabato 5 luglio (inaugurazione alle 18) e fino a venerdì 11 luglio, al “Museo” di via Santa Chiara (dove lavora in residenza stabile dal 2019) con una sua personale dal titolo assolutamente emblematico di “ALAM! Ode alla Natura”, dove Oriente e Occidente alzano al cielo un doppio inno al “Mondo”. A madre “Natura”.

Giulia Perin, infatti,  è specializzata in tecniche di tintura e stampa di tradizione europea, asiatica e indonesiana, “declinate nel contemporaneo con lo stile fresco ed evanescente che contraddistinguono i suoi manufatti tessili, così come la sua pratica etica e sostenibile”. Suo intento, “quello di realizzare manufatti tessili che uniscano culture sviluppatesi in tempi e luoghi diversi, e proporre così un modello di produzione a misura dell’essere umano e in armonia con il creato”. Le sue creazioni nascono sempre attraverso un dialogo profondo con la natura. Dalle piante tintorie che coltiva estrae il colorante riscoprendo ricette, materiali e metodi antichi, pur se il suo fare, radicato in tecniche e conoscenze maturate fra Oriente e Occidente, è frutto, sempre e tuttavia, di gesti assolutamente creativi e originali. La tecnica artistica che predilige è il “Batik”, patrimonio immateriale dell’“UNESCO”, che prevede l’uso di cera d’api applicata con speciali pennini per disegnare e proteggere il tessuto durante le varie fasi di tintura. “Ogni lavoro – sostiene la stessa artista – nasce per stratificazione: di colore, di materia, di senso”. Costante fil rouge: la ricerca della “sostenibilità”, parte fondamentale del processo, “che riguarda la filiera, il tempo impiegato, i materiali scelti e la relazione tra chi crea e chi riceve”.

Sarà la mostra a raccontare in toto e con chiarezza il mondo creativo di Emina.

Ma non solo!

Alle ore 19 di sabato 5 luglio, nel Porticato del “Museo del Tessile” si svolgerà, infatti, anche una sfilata delle nuove “Collezioni Emina”, organizzata in collaborazione con l’Agenzia “Fashion Team” di Torino e “Benessere e Capelli” di Chieri.

Al termine, sarà possibile incontrare l’artista, riservare eventuali acquisti e accedere all’“Orto del Tessile” per vedere le piante tessili e tintorie coltivate al “Museo”, dove seguirà un rinfresco a tema.

Ingresso con biglietto ridotto Euro 3Prenotazione obbligatoria, fino a esaurimento posti a: prenotazioni@fmtessilchieri.org

Spiega Melanie Zefferino, presidente della “Fondazione chierese per il Tessile” e del “Museo del Tessile”“Le collezioni presentate in questa sfilata, ed esposte in mostra, sembrano spaziare fra gli elementi di acqua e aria, terra e fuoco: motivi vegetali e astratti si combinano con l’uso dell’ ‘indigo’ (‘indigofera tinctoria’), nei diversi toni di blu e verde, e con la ‘garanza’ (‘rubia tinctorum’) nelle sue nuances rosate. Kimono rivisitati, delicati foulard in seta ma anche top di cotone con delicate cromie e impressioni floreali danno forma e colore al meraviglioso mondo di Emina”.

Gianni Milani

“ALAM! Ode alla Natura”

Museo del Tessile, via Santa Chiara 6, Chieri (Torino); tel. 329/4780542 o www.fmtessilchieri.org

Fino all’11 luglio

Orari: mart. 9/13; merc. 15/18 e sab. 14/18

Nelle foto: Giulia Perin – Emina; Stola in seta e batik indigo (particolare); “Stola Ecoprinting”