LIFESTYLE- Pagina 3

Scaloppine di vitello al limone

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Un secondo piatto di carne amato da tutti, da preparare a pranzo o a cena anche all’ultimo momento. Le scaloppine al limone si preparano con  pochi ingredienti, semplicemente tenere e sottili fettine di vitello avvolte da una fresca e agrumata salsa cremosa e vellutata. Davvero stuzzicanti ed irresistibili.

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Ingredienti

 

6 fettine di carne divitello

1 limone

1 noce di burro

1 rametto di rosmarino

1 spicchio di aglio intero

Poca farina bianca

Mezzo bicchiere di vino bianco secco

Sale, pepe q.b.

Appiattire le fette di carne con il batticarne, incidere i bordi delle fettine per non farle arricciare. Passare le fettine nella farina bianca facendola aderire bene. In una larga padella far spumeggiare il burro con il rosmarino e l’aglio, mettere le fettine e lasciarle rosolare da entrambi i lati, sfumare con il vino bianco, lasciar evaporare, abbassare la fiamma e lasciar cuocere per alcuni minuti. Aromatizzare con il succo di limone e la buccia grattugiata, lasciare insaporire per due minuti poi salare e pepare. Filtrare la salsa per renderla piu’ vellutata e servire subito.

Paperita Patty

Ritratti di un paese che vive

A Carboneri di Montiglio Monferrato, in provincia di Asti, sino a domenica 21 luglio 2024, in occasione della tradizionale “Sagra del Fritto Misto Piemontese”, è possibile visitare, girando per tutto il paese, la mostra all’aperto: “Visagi – Ritratti di un paese che vive”.

Un progetto di Carlo Gloria e Giovanni Bressano con venti gigantografie di ritratti di abitanti esposte sui muri del paese realizzate da Claudio Cravero, a cura della Quasi Fondazione Carlo Gloria, di Rinco, una ridente frazione di Montiglio.

 

Ogni soggetto ritratto dal fotografo torinese Claudio Cravero ha portato con sé un oggetto che lo rappresenta nella vita, per il lavoro che svolge, una sua passione, lo sport che pratica e così via…

Una storia per immagini composta da una carrellata di maxi – ritratti che raccontano i volti, la gente ed il trascorrere del tempo in un posto bellissimo al fine di scoprire la storia di una comunità in cerca di identità tra passato agricolo e nuove visioni.

 

Igino Macagno

Quanto sono buoni i prodotti della Cascina!

Pensieri sparsi  di Didia Bargnani

 

Domenico, agricoltore piemontese doc, mi racconta la storia della sua famiglia le cui origini contadine risalgono al 1810, prima in quel di Carignano e poi col passare del tempo il trasferimento in un’altra cascina a Santena dove si trova tuttora la sua azienda agricola, 20.000 mq con 30 serre, Cascina Broglia.

Fino alla fine degli anni ‘70 l’attività della famiglia di Domenico è rivolta esclusivamente all’allevamento di mucche e vitelli ma poco alla volta lo spazio diventa insufficiente e si cambia rotta, niente più animali, decidono di dedicarsi agli ortaggi, dapprima solo un paio dì varietà e poi un po’ alla volta vengono introdotte tutte le verdure che troviamo sulle nostre tavole.

Il 20 novembre 2013 Domenico e la moglie Michela, che vivono in Cascina , aprono un punto vendita a Torino, in corso Moncalieri 293, ai piedi della collina, in zona Fioccardo, dove proporre ai loro clienti prodotti a km 0, per la maggior parte provenienti dalla Cascina di proprietà. Il negozio è un tripudio di colori: il rosso dei pomodori costoluti di Cambiano, il verde dei carciofi piemontesi, tenerissimi, che avremo fino a giugno, i piselli dolcissimi, le fragole, rosse e dolci che vengono raccolte alle 6.30 del mattino per essere in negozio alle 9.00, le costine colorate, gli asparagi di Santena, gli zucchini con fiori che sembrano dipinti e i famosi fagiolini di Domenico, piccoli e senza il fastidioso “filo”.

 

“I nostri fagiolini – mi spiega Domenico con orgoglio- vengono raccolti a mano, si tratta della varietà Pongo, la migliore, sono piccoli e si differenziano per gusto e consistenza da quelli più grandi raccolti dalle macchine”. Un’altra chicca della produzione della Cascina Broglia sono i cavolfiori di Moncalieri: “ per coltivare un cavolfiore normale ci vogliono circa 60 giorni, i nostri richiedono 160 giorni e si raccolgono dal tardo autunno fino a febbraio, sono originari dell’alta Savoia e siamo in pochissimi a coltivarli”. Meritano di essere citate anche la cipolla di Treschietto, simile ma più dolce di quella di Tropea e la Minestra Nera, un ortaggio proveniente da Favignana i cui semi sono stati portati a Domenico da una cliente. Come difendere frutta e verdura dai fastidiosi parassiti infestanti? “Cerchiamo, per quanto possibile, di usare gli insetticidi il minimo indispensabile e puntiamo da anni sugli insetti “utili” come il bombo impollinatore, fondamentale per la sicurezza alimentare umana che si è rivelato essenziale per l’impollinazione di molti raccolti , come fragole, pomodori, patate, melanzane, lamponi e peperoni”.

“Contro i bruchi, invece, utilizziamo il Bacillus thuringiensis, scoperto in Giappone nel 1910, che deve essere dato su alberi e ortaggi a tarda sera per essere attivo durante il pasto notturno delle larve”. Il negozio ad agosto è chiuso ma il lavoro di Domenico e Michela ovviamente non si ferma, la natura prosegue il suo ciclo e in campagna non si può restare con le mani in mano, inoltre si approfitta del periodo di “riposo”, si fa per dire, per produrre conserve, marmellate e un ottimo dado vegetale in polvere che verranno poi vendute in negozio.

Grazie Domenico e Michela per portare ogni giorno un po’ di bella e buona campagna in città!

Lo fai senza?

Il preservativo non è molto amato dai maschi di tutte le età, e spesso sono le donne a non volere un ostacolo tra il piacere maschile ed il loro corpo.

Nonostante i materiali più naturali e lo spessore ridotto al minimo, questa protezione contro le gravidanze e unica barriera contro le IST (infezioni sessualmente trasmesse) ha perso molti seguaci rispetto ad alcuni anni fa.

A partire dal secondo dopoguerra, anche grazie all’avvento delle terapie antibiotiche, alcune malattie quali blenorragia, sifilide e clamidia sembravano debellate o relegate ai Paesi poveri dove anche acquistare un antibiotico diventa un’impresa.

La scoperta e la diffusione dell’HIV negli anni ’80 pose un ulteriore freno alla diffusione delle IST complice una maggior attenzione ai rapporti occasionali ed all’adozione di mezzi di prevenzione.

Come sempre succede negli esseri umani, trascorso un certo periodo e credendo scongiurato il pericolo, si torna ai comportamenti di sempre e si evitano le precauzioni più elementari.

Da alcuni anni, di conseguenza, si assiste ad un aumento vertiginoso delle IST anche presso i giovani (appena diciottenni); il meccanismo è presumibilmente questo: chi frequenta abitualmente le professioniste del sesso spesso si rivolge a ragazzine poco più che maggiorenni per provare qualcosa di diverso. Queste ragazze hanno, di solito, anche un fidanzato che verrà contagiato dalla ragazzina tanto disponibile; quando la loro relazione termina, il ragazzo, non consapevole di essere sieropositivo, contagerà la nuova fidanzatina ed il giro prosegue.

Anche un rapporto orale, senza ingestione dell’eiaculato, può essere pericoloso perché un virus ha una dimensione infinitesimale (da 20 a 300 milionesimi di millimetro) e può entrare nell’organismo anche attraverso una lesione della bocca, un intervento dentistico, un’infezione otorinolaringoiatrica o gli occhi.

Nel caso del virus HIV poi, l’individuo può non manifestare i sintomi della malattia per anni e anni, restando solo sieropositivo, ma potendo contagiare tutti i partner che incontrerà.

L’ignoranza della maggior parte delle persone, porta a credere che si veda a occhio nudo se una persona sia contagiosa o no; nel film Paprika, l’attrice (Paprika, appunto) che svolgeva la professione di prostituta controllava manualmente i clienti per riscontare l’eventuale “goccia del buongiorno”, cioè la secrezione uretrale che nell’uomo indica chiaramente l’infezione da gonococco. Nel caso della sifilide, poi, si può avere un segnale unicamente se il sifiloma primario è visibile (prepuzio o vulva), mentre se è localizzato all’interno del ricevente (ano, vagina, cavo orofaringeo) è quasi impossibile accorgersene.

Nel caso di HIV, poi, anche una persona che manifesti il Sarcomadi Kaposi, che potrebbe indicare AIDS conclamato, viene spesso scambiato dagli incompetenti per un soggetto affetto da sfogo sulla pelle, lividi conseguenti ad una caduta, problemi circolatori agli arti inferiori e così via.

Qual è dunque la soluzione al problema? Suggerire la castità o la fedeltà sembrerebbe la soluzione più facile, ma è anche la più impraticabile, altrimenti sarebbe stata adottata da tempo, e anche per altre patologie del passato.

L’adozione di mezzi di precauzione, sia con i partner occasionali che, dopo, con il convivente è sicuramente la prevenzione migliore; non dimentichiamo che un numero sempre maggiore di maschi chiede alle prostitute un rapporto senza protezione, arrivando a pagare 4-5 volte la tariffa normale. Considerando che una prostituta, almeno in una grande città, arriva a 15-20 clienti al giorno, si fa in fretta a calcolare a quale rischio ci si sottoponga ad avere con essa un rapporto penetrativo, e lei un rapporto orale con noi, senza precauzioni.

Non dobbiamo pensare soltanto a sifilide, blenorragia, clamidia e HIV, ma anche papillomavirus (che in alcuni casi genera un carcinoma), epatite B e tricomoniasi.

E’ nella natura umana ritenere di essere esenti da rischi (se no la gente non inizierebbe a fumare, non berrebbe quantità pericolose di alcool, non praticherebbe parkour, ecc) per cui sono sempre gli altri a rischiare, non noi.

Consideriamo che negli anni ’80, a partire dagli USA, è nato il bugchasing, cioè la ricerca volontaria del virus, avendo rapporti consapevoli con persone sieropositive, così da contrarre il virus e poter, dopo, avere rapporti non protetti, certi di non rischiare. A parte la stupidità di tale gesto, non si considera che esistono forme di HIV farmaco-resistenti e che molte altre patologie non sono curabili o, se lo sono, possono poi evolvere in altre patologie ben più gravi.

La paura, poi, di scoprire la verità ci porta a non effettuare esami ematochimici o altre indagini che permetterebbero, se effettuatitempestivamente, di intervenire efficacemente contro qualsiasi patologia.

Ma il buon senso dev’essere il motore di ogni comportamento: ospiteremmo in casa una sconosciuta permettendole, mentre dormiamo, di derubarci o ucciderci? Penso di no. Assumeremmo una babysitter senza referenze? Idem come sopra. Perché allora rischiamo una patologia che potrebbe diventare letale o almeno invalidarci per un rapporto sessuale con una sconosciuta?

Sergio Motta

5 app utili per l’estate

LE VACANZE A PORTATA DI CLICK

Prenotare un ombrellone, noleggiare van e furgoni per gli amanti dei viaggi on the road, fare le valigie in base alla meta e sapere se ci sono le meduse prima di fare il bagno, scoprire eventi in zona. Queste sono alcune delle tante applicazioni che si mettono a nostro servizio durante le vacanze, consentono di andare preparati presso le destinazioni che abbiamo scelto di visitare e di trovare i servizi che vogliamo consultando lo smartphone.

Ce lo siamo detti molte volete che i telefoni andrebbero messi un po’ da parte, soprattutto nel tempo libero, per godersi al meglio tutto cio’ che ci circonda o magari per leggere un buon libro, a volte pero’ la tecnologia e’ utile e questo e’ un dato certo.

Tra le applicazioni (gratis e a pagamento) per rendere le nostre vacanze organizzate e quindi anche piu’ rilassanti evitando code e brutte sorprese, ce ne sono alcune molto specifiche e altre piu’ generiche. Vediamone alcune.

Con Spiagge.it e’ possibile prenotare ombrellone e sdraio online, filtrare quelle che accettano i nostri animali e pagare direttamente sull’app. Inoltre e’ possibile sapere quali sono i ristoranti piu’ vicini e richiedere, se prevista, la consegna direttamente in spiaggia.

Gli stabilimenti che aderiscono a questo servizio hanno un’icona colorata.

L’applicazione è scaricabile sia per Android che per iOS.

Yescapa e’ dedicata agli amanti dei viaggi on the road e permette di noleggiare furgoni, van e camper senza problemi, accontentando sia coloro che ne hanno bisogno per i loro viaggi, ma anche i proprietari che li affitteranno in maniera sicura. L’assicurazione per il noleggio e’ multirischi e l’assistenza e’ h/24.

Il catalogo e’ davvero molto ampio e si puo’ anche comunicare con il proprietario per porre quesiti di qualsiasi tipo. Questa app e’ gratuita ed e’ disponibile sia per Android che per iOS.

Fare una lista delle cose da mettere in valigia a seconda della meta? Oggi si puo’ con Packking .Se si fa un viaggio di lavoro si portera’ un tailleur se invece la destinazione e’ un campeggio cambiera’ la proposta di outfit. Questo servizio (molto utile soprattutto per noi donne) e’ utilissimo anche per sapere cosa abbiamo gia’ messo nel bagaglio grazie ad una lista personalizzata che potra’ essere conservata e riutilizzata. L’applicazione, disponibile per Android ed iOS, è gratuita. La versione a pagamento, invece, consente di creare liste di bagagli illimitate, esportare PDF, effettuare il backup dei dati, resettare e copiare liste esistenti, non vedere nessuna pubblicità.

Quante volte siamo arrivati in spiaggia pronti ad immergerci in mare e scoprire che le onde erano popolate da coloratissime meduse? Con Meduseo ci si potra’ salvare da questo fastidioso imprevisto, bastera’, infatti, inserire il nome della destinazione dove siamo diretti e su una mappa comparira’ la percentuale di meduse presenti che saranno rappresentate a forma di bolla colorata: bianca nessuna medusa, gialla qualcuna, arancione diverse meduse, rosso come si puo’ immaginare rappresenta una percentuale alta. Si potra’, inoltre, dare supporto attraverso le nostre segnalazioni; la situazione e’ aggiornata ogni 4 ore e il servizio, attualmente, e’ presente in Italia, Australia, Francia, Spagna e Nuova Zelanda.

Al momento l’applicazione è disponibile solo per Android.

Eventbrite e’ una app che consente di scoprire quali sono gli eventi vicini a noi. Concerti, festival e tutto cio’ che puo’ allietare le nostre giornate estive. Le informazioni sono molto dettagliate e si possono personalizzare in base ai gusti personali: musica, arte, vita notturna, hobby, enogastronomia, ecc. Inoltre e’ possibile acquistare direttamente online i biglietti, fare il check in di ingresso oltre ad inserire le prenotazioni su un calendario e condividerlo con gli amici. L’applicazione, gratuita, è disponibile sia per Android che per iOS.

MARIA LA BARBERA

Polpettine con semi speciali, aperitivo chic e nessuno escluso

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Rubrica a cura de La Cuoca Insolita 

In queste polpettine con semi speciali troverete il buono, prima di tutto (perché questo è il punto di partenza obbligatorio). Ma vediamo il resto: non ci sono ingredienti che possono provocare allergie, piacciono ai bambini ma anche agli adulti, hanno poche calorie e pochi grassi, e sono perfette anche per chi vuole mangiare in modo leggero e attento al benessere… Ve le consiglio come aperitivo, ma anche come secondo piatto in questa stagione dove si cercano sempre di più cose fresche, adatte all’estate. E leggete oltre, per capire come mai vi dico che nessuno è escluso e perchè i semi sono speciali!

Tempi: Preparazione (20 min); Cottura (20 min);
Attrezzatura necessaria: Robot tritatutto per semi, 1 ciotola, teglia da forno antiaderente, coltello a lama liscia e tagliere
Difficoltà (da 1 a 3): 1
Costo totale: 6,25 €/kg

Perché vi consiglio queste polpettine?

  • Valori nutrizionali: queste polpettine con semi speciali, a confronto con le polpette tradizionali (preparate con carne, uova, formaggio e pangrattato) hanno il 20-25% in meno di calorie e grassi e il 73% in meno di grassi saturi.
  • Senza verdure, eppure più ricche di fibre di una carota! Questo grazie ai semi di lino e di chia.
  • Sono gluten free, perché si usa la farina di riso. Per chi non ha problemi con il glutine, potrà usare un’altra farina (anche di grano, meglio se integrale).
  • Adatte anche a chi segue una dieta vegan o vegetariana e per chi ha allergie a latte e uova.
  • Il lievito alimentare in scaglie è un integratore a tutti gli effetti. Ha un sapore intenso che ricorda alcuni formaggi stagionati. Non confondetelo con il lievito normale: non provoca gonfiore addominale (proviene dal lievito di birra ma è stato deattivato).

Polpettine speciali la cuoca insolita

Ingredienti per le polpettine speciali (per 4 persone): 

Per l’impasto delle polpettine: 

  • Lenticchie in umido – 700 g
  • Farina di semi di lino – 60 g
  • Farina di semi di chia – 60 g
  • Lievito alimentare in scaglie – 20 g
  • Erbe aromatiche miste fresche (timo e origano, rosmarino, erba cipollina) – 20 g
  • Olio extra vergine oliva – 20 g
  • Sale fino – 1 cucchiaino (6 g)
  • Pepe

Per la cottura:

  • Farina di riso integrale – 25 g
  • Olio di oliva – 3 cucchiai

Sale a fine cottura

Approfondimenti e i consigli per l’acquisto degli “ingredienti insoliti” a questo link.

In caso di allergie…

Allergeni presenti: Nessun allergene tra quelli indicati nel Reg. 1169/11. 

Preparazione

Fase 1: L’IMPASTO DELLE POLPETTINE

Se siete di fretta, potete usare le lenticchie in scatola, che andranno però scolate, sciacquate e passate in padella con un poco di cipolla, olio di oliva e sale, per insaporirsi bene. Lasciatele raffreddare prima di utilizzarle per preparare le vostre polpettine con semi speciali. Potete macinare voi i semi di lino e i semi di chia e ottenere due farine profumatissime, se avete un robot con una buona potenza. Eliminate i rametti dalle erbe aromatiche e tritatele insieme finemente con il coltello a lama liscia. 

In una ciotola mescolate quindi tutti gli ingredienti: otterrete un impasto un pò appiccicoso. Lasciatelo riposare almeno 20 minuti e vi accorgerete che diventerà compatto al punto giusto per formare delle polpettine che non si incolleranno neanche alle vostre mani. 

FASE 2: LA COTTURA

Infarinate bene le polpettine con la farina di riso integrale e trasferite sulla teglia da forno che avrete già oliato. Agitate la teglia in modo che le polpettine si bagnino di olio su tutta la superficie (non si deve più vedere il bianco della farina) e infornate a 180° C (modalità ventilata) per 20 minuti o poco meno. A metà cottura, date una scossa alla teglia in modo che le polpette di girino e quindi si crei la crosticina di cottura su più lati. Le vedrete sfrigolare leggermente e, a cottura ultimata, dovrete sentire che sono leggermente croccanti. Sfornate e salate leggermente. Lasciate raffreddare almeno mezz’ora prima di mangiarle.

FASE 3: IL MOMENTO DELL’APERITIVO

Queste polpettine diventano compatte al punto giusto raffreddandosi; vanno quindi mangiate a temperatura ambiente. 

Vercelli, il Rotaract Club Sant’Andrea ospita la Distrettuale di Chiusura

Sabato 13 Luglio, il Rotaract Club Sant’Andrea ha accolto, per il secondo anno consecutivo nella città di Vercelli, la Distrettuale di Chiusura dell’anno sociale del Distretto Rotaract 2031. Il salone centrale del Palazzo della Borsa del Riso, cuore nevralgico dell’attività economica risicola vercellese, ha fatto da sfondo alla cena alla quale hanno partecipato i soci di vari club tra cui Umberto Cappa, presidente del Rotaract club Sant’Andrea, padrone di casa che ha egregiamente orchestrato l’evento, Pierfrancesco Bianca, Rappresentante Distrettuale uscente del Distretto Rotaract 2031, e Alessandro Ribetto, suo successore per l’anno 2024-25, tre membri del Direttivo Distrettuale entrante, facenti parte del club ospitante: Serena Cappa (Segretario Distrettuale), Chiara Belvisotti (confermata Tesoriere Distrettuale) e Federico Pizzamiglio (già Delegato di Zona per la zona Nord Ovest nell’anno sociale conclusosi ed ora Consigliere Distrettuale). L’Assemblea è stata indetta per analizzare il lavoro di un anno che è stato impegnativo, ma molto fruttuoso, per i soci rotaractiani che hanno movimentato circa 110.000 Euro in favore dei propri service, dimostrando che, unendo le forze e lavorando in sinergia e a titolo integralmente gratuito, si può fare la differenza nel servire il prossimo al di sopra di ogni interesse personale. Proprio per premiare l’impegno di alcuni soci, durante la serata, sono state consegnate le “Paul Harris Fellow” (la più alta onorificenza della famiglia rotariana), una spilla che è andata ad adornare il petto di Serena Cappa e Monica Brega, Presidenti della Commissione APIN per il progetto distrettuale per l’acquisto di strumentazioni all’avanguardia per il laboratorio di ricerca contro il tumore al pancreas dell’Ospedale Molinette di Torino. Per Umberto Cappa, confermato presidente del Rotaract club Sant’Andrea anche per il prossimo anno, il meritato riconoscimento intitolato al professor Gianfranco Lenti, una spilla che viene consegnata solo ai presidenti di club che si sono distinti per il loro impegno nel Distretto; questo il suo commento: “È stato un onore e un piacere aver organizzato questo evento, ed aver consentito ai partecipanti di ammirare un luogo simbolo della città e della provincia di Vercelli: il palazzo della Borsa del Riso, con la sua storica architettura rigorosa e austera. L’occasione è stata la chiusura del nostro anno sociale, ricco di tante iniziative e grandi successi, festeggiati nel migliore dei modi insieme al Distretto, al quale vanno i miei ringraziamenti, ovviamente estesi a tutto il club Sant’Andrea”. Si uniscono alle sue parole quelle di Pierfrancesco Bianca, uscente Rappresentante Distrettuale: “Non si poteva scegliere un posto più suggestivo per concludere questa annata stupenda all’insegna dei service e all’attenzione per il miglioramento del territorio.

Vercelli è centrale nel Distretto e strategica per essere raggiunta da ogni Club perché – va ricordato – sono i club con i soci il vero motore del Rotaract.
Il 13 luglio alla borsa valori si é quindi concluso quest’anno da record per il Distretto 2031 che ha visto un aumento sostanzioso del suo effettivo e lo svolgersi di tantissimi progetti sul territorio piemontese e valdostano.
Sono innumerevoli i service e le campagne di beneficenza portate avanti quest’anno, troppe per essere riassunte ma abbastanza per dire che abbiamo apportato modifiche al territorio e migliorato la realtà in cui viviamo.
Per ricalcare il motto, abbiamo illuminato.
Come RD uscente desidero ringraziare di cuore il club Sant’Andrea per il supporto dato e per l’immenso impegno dimostrato in ogni occasione dell’anno.
Auguro ad Alessandro Ribetto un anno pieno di gioie affinché possa emulare i successi di quest’anno”.

ILARIA REY

Krumiri Rossi, un dolce pezzo di storia piemontese

Anche un biscotto può aggiungere fama ad una città come Casale Monferrato, già nota per aver dato i natali a grandi pittori e scultori, ad un politico della statura di Giovanni Lanza, a Stefano Guazzo autore della “Civil conversazione” oltre ad una nutrita presenza di chiese e palazzi settecenteschi, della Cattedrale con il magnifico nartece romanico, del castello Paleologo e di tutto quanto la rende la “Siena del Piemonte” come un tempo fu definita.

Ad attirare il turismo allo stesso modo concorrono i KrumiriRossi,  deliziosi biscotti inventati pochi anni dopo l’esito risorgimentale in una tranquilla serata allorché il pasticcere Domenico Rossi li sfornò nel suo laboratorio per farli gustare agli amici.

Ne uscì una prelibatezza dalla forma ricurva simile ai baffi di Re Vittorio Emanuele II di Savoia che con Cavour “Fece l’Italia”.

I dolci, attualmente forniti dagli eredi della famiglia Portinaro, che rilevò l’azienda nel 1953, sono rimasti identici a quelli originali ottocenteschi ottenuti con uova, farina, burro, zucchero, vaniglia a cui si aggiungeva un ingrediente, gelosamente tenuto segreto ancor oggi, al fine di ottenere il gusto inconfondibile ed inimitabile.

KrumiriLe belle scatole di latta rossa litografata contenenti i biscotti sono un ulteriore attrazione e talmente apprezzate da diventare oggetto di collezionismo.

Se l’arte, per essere tale, deve essere invenzione di qualcosa che prima non c’era e creatività, perché non pensare che i Krumiri, inventati e creati dal signor Rossi, non siano essi stessi opere d’arte.

Giuliana Romano Bussola

 

(Nella foto di copertina la latta gigante di Krumiri Rossi che riproduce un’antica confezione dei famosi biscotti)

 

Una fresca insalata di farro

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Il farro e’ un cereale antico dalle elevate proprieta’ nutritive.

L’insalata di farro e’ un’ottima alternativa all’insalata di riso o di pasta, e’ un piatto estivo originale e fresco. Gusto di nocciola, giusta consistenza…una sorpresa di gusto, assolutamente da provare.

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Ingredienti

 

200gr. di farro perlato

80gr. di olive verdi denocciolate

1 confezione di wurstel di pollo

2 uova sode

150gr. di mais e piselli sgocciolati

2 filetti di peperone giallo e rosso in agrodolce

Olio evo

Lavare il farro e metterlo in una pentola con acqua fredda e salata. Cuocere a fuoco lento per 30 minuti dall’ebollizione. A cottura ultimata scolare e lasciar raffreddare. Tagliare i wurstel, le uova sode e i filetti di peperone, unire il mais e i piselli sgocciolati e le olive al farro, condire con un filo di olio evo, mescolare bene, aggiustare di sale e servire fresco.

 

Paperita Patty

“Crossa a sinistra, boia di un mondo…”

Sullo spelacchiato rettangolo  del campo sportivo di Torre Beretti, come ogni inizio d’estate, andava in scena la sfida calcistica tra le formazioni delle sezioni comuniste della Lomellina. Carletto Ramenghini, titolare di una ditta impegnata nell’ecologia  ( “un compagno che si era fatto un nome con il sudore della fronte”), era il principale sponsor della competizione sportiva. Aggiudicarsi il trofeo “Carletto Spurghi”, era l’ ambito obiettivo  di ogni squadra che, per essere più competitiva, cercava di rafforzare la propria “rosa” con i migliori calciatori in circolazione.

 

Se la Dinamo Gambolò e il Rapid Mortara si potevano avvalere dell’apporto del miglior portiere l’una ( Duilio Saracineschi che, sin da piccolo e già dal nome, era un predestinato)  e del più prolifico attaccante l’altra ( l’Azeglio Fromboli, detto anche “Kalashnikov”, ormai quasi quarantenne segretario della locale sezione ma con l’esperienza calcistica di un decennio tra i semiprofessionisti lombardi), la Torpedo di Robbio puntava tutto sui giovani e il “Grido del Popolo” di Vigevano sui fratelli Taccoletti, ex giocatori del Pavia in serie C. Il Sartirana e lo Scaldasole faticarono a mettere in campo due formazioni e non sfuggirono ad un certo anonimato. Le altre due squadre  erano l’Idraulica Bodoni ( Vladimiro “Lenin” Bodoni  era di Groppello Cairoli) nella quale militava Evaristo Trepassi, vecchia gloria del Brescia, e i padroni di casa del Torre Beretti , allenati da Liborio Venticelli, indimenticata mezz’alta del Monza negli anni sessanta che, avendo sposato la signora Clelia Fortini, zia del sindaco comunista, era imparentato con la massima autorità locale. Il Torre Beretti, con la tradizionale divisa giallo-blu, aveva i suoi punti di forza in “mastino” De Rulli, delegato della CGIL, di mestiere carpentiere e mediano di vocazione come del resto l’altro pilastro del centrocampo, Tommaso Sgnaffoli, detto “cagnaccio” per la tenacia e il mordente con cui affrontava gli avversari. Gli altri due degni di nota erano Vincenzo Gasparotti,  terzino in campo e falegname fuori, ribattezzato dal pubblico “il piallatore” poiché tendeva ad applicare al diretto avversario la stessa tecnica riservata nel trattamento del legname, e Leolpoldo Leopoldini ( per tutti Poldo), che di soprannomi ne vantava ben due. La scelta era indotta dalla necessità. essendo difficile riassumere doti e caratteristiche in un solo soprannome: “poiana”, in quanto predatore d’area, e “fondoschiena” per l’incredibile fortuna che accompagnava il più delle volte  le sue prestazioni. Poi, ovviamente, c’era lui, il centrattacco di sfondamento, l’uomo-goal del Torre Beretti, Palmiro Taglietti. Soprannominato dai critici “Il vitellone”, si era fatto ricamare sulla maglia, all’altezza del cuore, un umile e modesto “il Migliore”. Il torneo, ad eliminazione diretta, dimezzati dopo il primo turno i contendenti ( il Torre Beretti “regolò” lo Scaldasole per tre a zero, con una doppietta del “poiana” e un contestatissimo goal del Taglietti che, imitando Maradona contro l’Inghilterra, infilò la sfera alle spalle dell’allibito estremo difensore avversario colpendola con il pugno chiuso), stabilì le semifinaliste. La Dinamo Gambolò travolse sei a zero l’inconsistente Sartirana mentre i padroni di casa faticarono sette camicie per aver ragione con il minimo scarto dei bianco-viola groppellesi dell’Idraulica Bodoni. La sera della finalissima si scatenò il putiferio. Già nel pomeriggio la pioggia, caduta copiosamente, aveva trasformato il campo in un acquitrino. Il pallone rimbalzava a malapena e, di tanto in tanto, incontrando una pozzanghera, s’impantanava tristemente. Il temporale, con uno sfolgorio di saette e grancassa di tuoni, non scoraggiò le due tifoserie che gremirono gli spalti, incuranti della pioggia, in un tripudio di bandiere rosse e slogan. Su quel terreno pesante la tecnica del centrocampo del Gambolò risultava evidentemente penalizzata , lasciando spazio alla foga muscolare di Taglietti e dei suoi. Liborio Venticelli, il trainer del Torre Beretti che non avevano mai vinto il torneo in precedenza, era stato chiaro: “Questa volta non si va in bianco, eh ragazzi?! Bisogna portare palla senza buttarla via, tenere la testa a posto, non far passare la metà campo a quelli là e cercare Palmiro per lo sfondamento. Ci siamo capiti? E tu, cagnaccio,ricordati: crossa a sinistra, boia di un mondo!”. Dopo i primi quarantacinque minuti i quattordici giocatori ( sette per parte) erano delle maschere di fango dopo essersele date di santa ragione, correndo a perdifiato su e giù per le fasce, randellandosi in epici scontri a centrocampo senza quasi mai affacciarsi nelle due aree piccole. Il risultato vedeva in vantaggio il Gambolò di una segnatura, frutto di un missile calciato da venticinque metri dall’ala sinistra dei gambolesi, tal Martinelli Eugenio, detto “Molotov”. La ripresa vide però la riscossa del Torre Beretti con uno scatenato Taglietti che urlava, sotto la pioggia battente, “Compagni, che lotta. Esaltiamoci, attacchiamoli, schiantiamoli. Facciamo venir fuori gli spiriti animali. Siamo come la Guardia Rossa che marcia alla riscossa!!”. Ululava il centrattacco, sbracciandosi per dare la carica. Il pubblico locale sosteneva la sua compagine cantando a squarciagola l’Internazionale..”compagni, avanti il gran partito…”, inanellando una rima dietro l’altra. Quando un lungo lancio del “piallatore” scodellò la sfera sul sinistro del centravanti,Palmiro  fulminò Saracineschi. Sull’uno pari la battaglia in campo divenne durissima e, grazie a un fallo un po’ dubbio in area, i padroni di casa si trovarono tra i piedi un bel rigore per passare in vantaggio. Taglietti ululò che, essendo “il Migliore”, toccava a lui tirare il penalty ma l’allenatore non volle sentir ragioni  e, nonostante la cascata d’insulti che lo investì, ordinò a “poiana” Leopoldini di battere dal dischetto. Detto e fatto, il Torre Beretti rovesciò il risultato e resistette fino allo scadere, non senza fatica , agli assalti all’arma bianca dei furibondi gambolesi. Nel tripudio generale, placati gli animi e accettato da tutti il risultato che assegnava il trofeo “Carletto Spurghi” ai locali, l’unico che brontolava era proprio Palmiro Taglietti: “’Va là che dovevo tirarlo io il rigore. Se segnavo, boia cane, impazzivano tutti per me e potevo fare un po’ il gallo in giro. Ma andate tutti a …..!”. Nessuno si fece intimorire, ovviamente. E nemmeno se la presero più di tanto. In fondo, quello che contava, era vincere il torneo e vedere la notizia pubblicata sulle pagine lombarde de L’Unità. Per tutta onestà, però, va precisata una cosa, a difesa della scelta, rivelatasi comunque vincente, di Liborio Venticelli: nei precedenti tornei, per dieci volte dieci, il Taglietti aveva “ciccato” altrettanti rigori, dimostrando che la sua mira dai sedici metri era oltremodo sciagurata. Tant’è che “cagnaccio”, arrabbiandosi, gli aveva gridato più di una volta: “ Di un po’, Migliore delle balle. Non pensi che sia ora di raddrizzare quelle piantane che hai al posto dei piedi?”.

Marco Travaglini