LIFESTYLE- Pagina 4

“La Credenza”, progetto ristorazione nei locali di Fiorshop Coop

Fare la spesa tra le eccellenze gastronomiche piemontesi del Fiorshop Coop,  salire le scale e accomodarsi in una piccola sala accogliente, luminosa, e degustare piatti realizzati, per la maggior parte, proprio con i prodotti d’alta gamma a marchio Fior fiore” dei supermercati Coop, nella storica  Galleria San Federico a Torino.
Il progetto ristorativo Fiorfood by  ” La Credenza“, accanto all’offerta più easy ma al contempo di qualità, del già consolidato Bistrot , è guidato, da poco più di un anno dal già noto e grintoso, sulla piazza della ristorazione torinese,  chef Alessandro Uccheddu.  È l’angolo dedicato alle ” estasi culinarie”, dove l’unione di cibo ed emozioni non può che lasciare a bocca aperta e occhi chiusi.
L’aspetto su cui Novacoop ha voluto focalizzare l’attenzione è stato proprio l’aspetto emozionale che deriva dal gesto del mangiare: desiderio, piacere, soddisfazione, condivisione. Con il quid aggiuntivo del luogo di ritrovo e frequentazione quotidiano per tutti noi, cioè il supermercato, esempio originale che regala l’opportunità al cliente di gustare quegli stessi prodotti visti o acquistati tra gli scaffali del market : ” Nova Coop, ha colto la sfida del tentativo di prendersi cura dei consumatori /clienti in un luogo così carico di storia e significato attraverso un concept store innovativo, dove far crescere la socialità, assistere alla presentazione di libri , fare la spesa a prezzi convenienti e poter degustare cibi sapientemente preparati. Un luogo dove si fa innovazione, si sviluppano emozioni e si tenta di divulgare un approccio al cibo in maniera diversa rispetto all’esperienze tradizionali al ristorante”. 
La cucina ha ripreso vita con un menù che mantiene ed esalta la cucina che caratterizza la mano dello chef, declinata al vegetale, in stretta unione sia con le tipicità regionali che con gli ingredienti in stretta correlazione con i sapori del mare, coi quali lo chef è cresciuto ( Alessandro è nato e cresciuto in Sardegna).
Il menù è davvero curioso e inaspettato:  ideato in collaborazione con il ristorante stellato ” La Credenza” di San Maurizio Canavese, attraverso la personalità chiave di Giovanni Grasso e gli chef de ” La Credenza Group” , contribuiscono tutti insieme alla creazione e allo sviluppo dell’offerta ristorativa.
È suddiviso in un ” menù degustazione del nostro Chef” ,  della “tradizione” e alla carta: tutti i piatti sono realizzati con materie prime eccellenti sia di pesce che di carne, esaltati da abbinamenti audaci con ingredienti di altrettanta qualità,  riusciti alla perfezione e che riescono ad armonizzare e a definire gusti apparentemente ” difficili” da percepire.
Come accade con lo starter, un foie gras di fegato dello scorfano, capperi e lampone: pura scioglievolezza in bocca, dove l’eventuale sentore di salato è smorzato dalla piacevole acidità del lampone. La tartarre di tonno, la vera scoperta del menù primaverile: 80 grammi di morbidezza, marinata con latte di bufala, olio al basilico e accompagnata con fette di pane carasau e uovo di lompo. I contrasti che lasciano il ricordo, insomma.
L’inclinazione di chef Uccheddu per la cura della parte vegetale e il talento nel lavoro della materia prima, consiste, in particolar modo, in questi due piatti: un maestoso e gustoso spaghetto all’estratto di carota, pinoli, olive taggiasche e gel di uvetta e l’anatra pechinese, salsa all’arancia accompagnata da pack choi. Piatti caratterizzati dai sapori ben distinti degli ortaggi utilizzati, condimenti leggeri e facilmente digeribili, attenzione nel dosaggio dei gusti nelle parti croccanti, mantenimento il più possibile del gusto naturale, in questo caso, dell’anatra e del pack choi.
E, a finire,  semplicemente ma non banalmente, un minestrone di frutta e verdura, degno di un ristorante che vuole comunque regalare tocchi di finezza e coraggio, senza dimenticare che mangiare è prima di tutto una coccola che si fa a sè stessi.
Bistrot e Ristorante Fior Food by la Credenza: da Lunedì alla Domenica 12 – 14.30/ 18 – 22.30 
Galleria San Federico 26, Torino 
 
 
Chiara Vannini

La squisita mousse al prosciutto cotto

Eccovi un’idea di sicuro successo, dalla semplice realizzazione, delicata ed elegante.

Ingredienti

300gr. di prosciutto cotto magro
150ml. di gelatina
200ml. di panna fresca da montare
2 cucchiai di Cognac o Marsala
Sale, pepe e limone q.b.

Tritare al mixer il prosciutto cotto privato dal grasso. Preparare la gelatina con qualche goccia di limone, lasciar intiepidire.
Montare la panna con sale e pepe.
Mescolare al prosciutto due cucchiai di Cognac o Marsala, aggiungere 100 ml. di gelatina, incorporare delicatamente la panna. Versare il composto in stampini monodose e raffreddare in frigo per almeno quattro ore.
Servire con crostini di pane tostato.

Paperita Patty

Croccanti spiedini di polpettine di pesce

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Gli spiedini che vi propongo questa settimana sono ideali come finger food per un aperitivo o come antipasto per un menu’ a base di pesce. Le polpettine, croccanti fuori e morbide dentro, si adattano ad essere preparate con diversi tipi di pesce, sono semplici e gustose, ottime servite calde o tiepide.

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Ingredienti

300gr. di filetti di nasello

1 fetta di pancarre’

2 uova

2 cucchiai di pecorino grattugiato

Latte q.b.

Prezzemolo q.b.

Succo di 1/2 limone

Olio per friggere

Sale e pepe q.b.

Pangrattato q.b.

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Cuocere a vapore i filetti di nasello acidulati con il succo del limone poi frullarli con la fetta di pancarre’, precedentemente bagnata nel latte, il pecorino, il sale, il pepe, il prezzemolo tritato e l’uovo intero. Con il composto ottenuto preparare delle piccole polpette che passerete prima nell’uovo sbattuto e poi nel pangrattato. Friggere in abbondante olio caldo, sgocciolare su carta assorbente ed infilzare sullo spiedino. Servire subito. Delicate e deliziose.

Paperita Patty

 

Valle Strona, dal “solletico ai tarli” ai Pinocchi

Un tempo la Valstrona era conosciuta come la Valle dei “gràta gàmul”, i tornitori e lavoratori del legno in grado di “fare il solletico ai tarli”.

Nelle botteghe poste lungo lo Strona, il torrente che dà il nome alla valle,  principale affluente del Toce, si tornivano e lavoravano utensili da cucina, ciotole, mestoli, e piccoli oggetti d’arredo, già molto prima che arrivasse l’energia elettrica, usando la forza motrice dell’acqua.

A onor del vero, quella che oggi in molti chiamano anche la “valle dei Pinocchi”  – da quando gli artigiani si sono specializzati nel dar vita al burattino più amato del mondo – aveva un altro soprannome: la “val di cazzuj”, rammentando la grande quantità di cucchiai di legno che lì venivano prodotti. Questa valle, che da Omegna sale verso il monte Capezzone, è una terra ricca di suggestioni e bellezze. Comprende, nei quattro comuni che la compongono, ben 14 nuclei abitati: Germagno, Loreglia, Chesio, Strona, Luzzogno, Fornero, Inuggio, Piana, Sambughetto, Massiola, Rosarolo, Otra, Forno e Campello Monti. Da sempre è terra di lavoratori e inventori che l’anno resa famosa non solo per il legno ma anche per l’antica tradizione nella lavorazione del ferro e del peltro, tanto che, dal XVII al XIX secolo si può parlare di una scuola di peltrai emigrati dalla Valle strona in varie città d’Italia ed Europa. L’ingegno non è mai mancato. A Sambughetto venne inventata una pala, la “sesula” , che veniva utilizzata in inverno per sgomberare la neve dalle strade , senza che la neve le si attaccasse. Il primo tornio mosso dalla forza dell’acqua fu quello di Gaudenzio Piana, di Fornero. Come e perché Piana poté costruirlo, è questione avvolta in un alone di leggenda. Pare che avendone visto un esemplare nelle prigioni di Genova, dove era stato rinchiuso perché aveva disertato dall’esercito piemontese dopo la sconfitta di Novara del 1849, decise di costruirsene uno uguale, non appena fosse tornato libero. Il tutto in gran segreto, evitando che i compaesani potessero copiare la sua nuova macchina e usufruire anch’essi dei vantaggi che arrecava, visto che il tornio ad acqua consentiva una resa di gran lunga più alta rispetto ai tradizionali torni azionati a pedale. Il segreto durò poco, però e nel giro di pochi decenni la valle si riempì di torni mossi dalle acque dello Strona. Così, producendo senza soste e innovando in base alle richieste di mercato, si è giunti ai Pinocchi di tutte le fogge e grandezze che, insigniti del marchio “Piemonte eccellenza artigiana”, vengono venduti un po’ ovunque, compresa Collodi, la patria toscana del burattino inventato nel 1881. Sono più di cento i passaggi che occorrono per realizzare un Pinocchio snodabile completo e per immaginare sempre dei nuovi modelli occorrono un estro e una fantasia non comuni. “C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno”, si legge nell’incipit di uno dei più famosi libri per l’infanzia al mondo, il Pinocchio, di Carlo Lorenzini, detto il Collodi. Ma andrebbe detto anche, senza offesa per nessuno, che quel mastro Geppetto che ha saputo lavorare il “tronco parlante” regalatogli da mastro Ciliegia, forse era arrivato nel Granducato di Toscana dalla Valle Strona.

 

Marco Travaglini

Gelato, quando la tradizione incontra l’innovazione

SCOPRI – TO  Alla scoperta di Torino e dintorni

Vicino a Torino una famosa gelateria sta facendo parlare di se in tutto il Piemonte, si tratta di “Enrietto il latte a gelato”, un’azienda dolciaria con 50 anni di tradizione alle spalle.
Enrietto si trova a Prascorsano e a Rivarolo Canavese e la sua notorietà è data dalla produzione di un gelato molto particolare, fatto solo con latte e zucchero senza nient’altro, mantecato in una gelatiera creata appositamente per questo prodotto spettacolare.


La famiglia Enrietto entrò nel mondo della ristorazione nel 1950 creando un piccolo ristorante in un delizioso paesino del Piemonte in provincia di Torino, Prascorsano, qui si dedicarono attentamente alla cura del cibo realizzato esclusivamente con materie prime fino agli anni 2000 dove la famiglia iniziò a studiare come poter creare un gelato alternativo. Dopo numerose ricerche e prove nel 2002 iniziarono a creare un gelato con il latte utilizzando un macchinario costruito appositamente e qualche anno dopo il risultato divenne ancora più performante, crearono un gelato morbido e gustoso in poco tempo. Dal 2014 decisero di cessare l’attività di ristorazione e dedicarsi interamente alla gelateria.


Il latte mantecato a gelato ebbe un grande successo fin dalle sue origini, questo permise di aprire un secondo locale nel 2018 a Rivarolo, che oggi ne è la sede.
Entrando da “Enrietto a gelato” ci si sente come a casa, l’ambiente è spazioso con pareti chiare che danno molta luce a tutta la sala e i tavoli più scuri proprio per far risaltare ancora di più il bianco candido delle coppe di gelato.
Quando ci si accomoda si può notare che nel menù ci sono due varianti, la proposta di solo una porzione di latte a gelato senza topping oppure la scelta più allettante che consiste nell’avere il gelato fino a che non si dice “stop” con la guarnizione che si desidera.
Tra i topping da accompagnare al gelato vi sono; la frutta fresca di stagione come le fragole, i frutti di bosco, le banane, le mele, che può essere servita spadellata calda con dello zucchero caramellato. Per i più golosi ecco la crema di nocciole con nocciole fresche del Piemonte, la crema pasticcera o lo zabaione caldo preparati al momento a vista del cliente. Il personale di Enrietto ha infatti una piccola cucina mobile all’interno della sala vicino ai tavoli dove preparano tantissime prelibatezze.


Altre varianti di guarnizioni e accompagnamenti sono ad esempio il torrone con scaglie di fondente, il caramello salato con paste di meliga, la crema di pistacchi, la torta del giorno, il miele, le amarene e moltissime altre.
Il latte a gelato ha per ora un unico gusto, fiordilatte, per poterlo abbinare con tantissimi ingredienti e per non perdere la genuinità delle sue materie prime. Al contrario di molti gelati pur non avendo né conservanti né panna non ha pezzi di ghiaccio per l’attenta lavorazione. Se lasciato sciogliere torna all’origine latte puro con solo un po’ di zucchero.
Questo gelato è quindi molto adatto anche a coloro che vogliono mantenersi in forma proprio per il basso contenuto di zuccheri e grassi.


Come da tradizione la famiglia Enrietto utilizza materie prime di qualità anche per tutti gli accompagnamenti, il cioccolato ad esempio è di Giordano, un’antica cioccolateria piemontese nata nel 1897, il torrone è della nota azienda Barbero lavorato ancora con l’antica ricetta del torrone D’Asti, effettuata interamente a mano e che prevede una lunga cottura a caldaie a vapore per circa 7 ore con nocciole del Piemonte I.G.P e miele Millefiori.


Anche le creme di frutta sono tutte lavorate artigianalmente per offrire la massima esperienza gustativa.
Una nota di merito va sicuramente ai loro mitici biscotti di Meliga creati da loro e alle torte profumate che quando vengono scaldate inebriano di profumo e bontà chiunque le assaggi.
Cosa dire, tradizione e innovazione, un connubio in questo caso, …. tutto da gustare.

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NOEMI GARIANO

 

Io sono io, e voi non siete…

Chi non ricorda questa frase del Marchese del Grillo, magistralmente interpretato da Alberto Sordi, con la quale il Marchese spiega, in modo inequivocabile, come lui possa tutto e gli altri no, come lui sia qualcuno e gli altri poco nulla.

Senza arrivare ad un personaggio così simbolico, quotidianamente siamo circondati da persone che credono di sapere, di essere, di potere mentre è già tanto se la natura ha permesso loro di vivere un tempo sufficientemente lungo da pronunciare queste eresie.

La scienza spiega, in parte, questa deformazione cognitiva con la sindrome di Dunning-Kruger, che ho trattato in un mio articolo su queste colonne il 27 febbraio del 2023; in parte, tuttavia, c’è la presunzione da parte delle persone, ed indipendentemente dal titolo di studio conseguito, di essere meglio degli altri, più potenti, più sapienti, più tutto.

Ce ne accorgiamo nelle cose più banali, come aiutare una persona in difficoltà a caricare la spesa sull’auto, piuttosto che nell’aiutare una persona anziana o con difficoltà motorie ad attraversare la strada e, in generale, aiutare chi a nostro giudizio sia inferiore a noi, momentaneamente o per eventi occorsi.

Il criterio col quale giudichiamo l’altro, la sua presunta inferiorità o diversità, è ovviamente in stretta relazione col nostro carattere, con la nostra cultura (non in senso scolastico) e con le nostre esperienze di vita; in altre parole, non può essere parametrata o misurata in alcun modo, non esistendo per fortuna una scala di valori ai quali rapportarsi.

Mi capita, quindi, di elargire volentieri qualche euro ad un anziano, che vorrebbe aiutarmi a caricare la spesa nell’auto e al quale non permetto di farlo, vista l’età e ipotizzando le sue condizioni di salute, ma di rifiutare qualsiasi aiuto ad un giovane che stia seduto con la birra in mano o il cartoccio del vino al suo fianco che guarda ed aspetta l’obolo, come fosse un diritto acquisito; non perché sia etilista, ma perché sarebbe opportuno imparasse a guadagnarseli e perché, aiutandolo economicamente, lo illudiamo che il suo stile di vita sia corretto e che il suo modus operandi sia accettato.

Salendo nella scala dei possibili casi di egocentrismo, abbiamo il collega che appena arrivato pensa di poter dettare legge, stravolgere le regole dell’ufficio e decidere quali compiti gli siano maggiormente graditi ritenendo che l’esperienza, le capacità ed il ruolo dei colleghi siano poco importanti, se non addirittura inferiori ai propri.

Se queste condotte sono parzialmente accettabili dove la gerarchia sia istituzionalizzata (in ambito militare, per esempio) è pur vero che la dignità umana va sempre preservata: anni or sono i superiori si potevano rivolgere ai subordinati (un sergente al soldato, per esempio) con il “tu” o urlando perché “da che mondo è mondo, il sergente è un persona che urla” come diceva Abatantuono nel film “Mediterraneo”; da alcuni anni è fatto obbligo, salvo concessioni da parte degli interessati, usare il “lei”, trattandosi di un luogo di lavoro a tutti gli effetti e la confidenza va bene se concessa, non estorta.

Allo stesso modo, anche in ambito scolastico si assiste, oggi più che mai, a perfetti deficienti che insultano i docenti ritenendo inutili i loro insegnamenti, non riconoscendo la loro autorità e, ancora peggio, assumendo toni e atteggiamenti pericolosi che, di per sé, impediscono qualsiasi legittimazione del loro comportamento.

Come porre rimedio a questo stato di cose? Iniziando con la consapevolezza che non sappiamo mai chi abbiamo di fronte: mi è capitato di incontrare, al pub di pomeriggio, una persona che sembrava uno scappato di casa e scoprire, in breve tempo, che si trattava di un docente di matematica di un prestigioso politecnico italiano, autore di non ricordo quante pubblicazioni, come pure una persona che, dopo la morte dei genitori, non si curava più di stesso, non si lavava (rendendo impegnativo ogni contattoravvicinato), e scoprire che parlava fluentemente sei lingue edaveva conseguito due lauree.

Analogamente, ho incontrato spesso persone che potevano fare il manifesto animato di diversi brand di moda, vestiti elegantemente, con macchinone da centomila euro, ma che a parlargli insieme dimostravano non solo la loro ignoranza in ogni campo, ma palesavano senza vergognarsene la loro supponenza, l’arroganza e la pochezza dei loro ragionamenti.

Ma la consapevolezza non è sufficiente: se l’umiltà ed il buon senso sono doti innate, l’educazione, l’umiltà sono frutto dell’educazione che i genitori in particolare, e la scuola in aggiunta, devono saper erogare fin dalla più tenera età con le parole e soprattutto con l’esempio.

Quindi, prima di criticare qualcuno, domandatevi se in casa vostra avete fatto tutto il possibile per evitare ciò che vi sta dando fastidio in altri; è più saggio aspirare la polvere anziché raccoglierla sotto il tappeto.

Sergio Motta

Val Chisone e Val Germanasca … itinerari “gustosi”!

 

Un weekend di degustazioni gratuite, con musiche e balli della tradizione, in due luoghi simbolo del Pinerolese

Sabato 6 e domenica 7 aprile

Pinerolo (Torino)

Recita l’invito: “Delizie occitane da gustare e da ascoltare”. Per di più, “a gratis”. E allora come resistere? Lasciatevi tentare. L’appuntamento è per questo fine settimana, sabato 6 e domenica 7 aprile. Due le locations ospitanti, luoghi simbolo delle Valli Chisone e Germanasca, l’“Ecomuseo Scopriminiera” di Prali ed il settecentesco “Forte di Fenestrelle”, il cosiddetto “Gigante Armato”, la più grande fortificazione alpina d’Europa. In generosa offerta (dalle 12,30 alle 18) i “prodotti enogastronomici” del territorio, abbinati alle tradizionali melodie e alle danze della “musica occitana”.

“Prodotti enogastronomici”: i più vari e “gaudiosi”. Prodotti in cui la secolare tradizione, tramandata da generazioni e generazioni, ha saputo saggiamente fare i conti nel tempo con le nuove professionalità arrivando a risultati decisamente ottimali. Mieli, marmellate, tome e altri formaggi, salumi tipici, ma anche succhi di frutta e il celebre “Ramie”, il vino “eroico” prodotto sulle montagne di Pomaretto e Perosa Argentina: sono i prodotti che posseggono il marchio “Terre del Dahu”, rifacendosi all’animale mitologico che, si dice, abitasse aree montane europee, dai Pirenei alle Alpi, e molto citato proprio in queste montagne. Marchio che vantano ben 13 produttori coinvolti nel progetto promosso grazie al sostegno di “Regione Piemonte” e “Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) – L’Europa investe nelle zone rurali”. Sono tutte aziende di montagnadi piccole dimensioni e saranno tutte presenti alle due giornate: oltre alle “degustazioni guidate gratuite”, sarà possibile acquistare anche i loro prodotti.

Il programma di sabato 6 aprile, a Prali, prevede, dalle 14, “musica e balli occitani”con  “Mondo Folk” e la partecipazione di Manuel Lerda.

Sarà, inoltre, possibile visitare, in località “Paola” di Prali, “Scopriminiera” (“Ecomuseo delle Miniere e della Val Germanasca”), riaperto dopo la chiusura invernale, e le gallerie e i cunicoli delle ex gallerie di talco (il “Bianco delle Alpi”), prenotandosi allo 0121/806987 o info@ecomuseominiere.it .

 

Domenica, invece, al “Forte di Fenestrelle”, dalle 15 “musica occitana” con “I Balacanta”. Anche in questo caso, è possibile visitare il “Forte”  prenotandosi allo 0121/83600

Le “degustazioni” e i “concerti” sono gratuiti, previa prenotazione: 366/1802373 o deliziedeldahu@gmail.com

 

Oltre alla due giorni di questo weekend, sempre ad aprile vengono anche organizzate due “Escursioni a km. 0 delle Delizie del Dahu”, due passeggiate gratuite con degustazione, alla scoperta delle Valli Chisone e Germanasca.

 

Sabato 13 aprile, dalle 9,30 alle 13,30, in programma “Vigneti di Primavera e abbinamenti cibo-vino” per andare alla scoperta di pendii terrazzati, vigneti che si risvegliano e concludere con una degustazione al “Ciabot” di Pomaretto.

Domenica 21, stesso orario, “Sapore di latte nei pascoli di Villar Perosa”: tra le borgate di Villar Perosa, una camminata dedicata alla storie delle miniere di grafite e alle particolarità del formaggio del “Dahu”. Entrambe le escursioni sono gratuite previa prenotazione al 329/6954280ylenia@escuriosandotrekking.it.

 

g. m.

 

Nelle foto: Prodotti con marchio “Le Delizie del Dahu” e “Scopriminiera” a Prali

Anteprima Floreal, i migliori vivaisti a Stupinigi

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Da venerdì 5 a domenica 7 aprile torna per il terzo anno Anteprima Floreal presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi.

Si tratta di una vera e propria “Anteprima” primaverile a cui parteciperanno alcuni dei migliori vivaisti italiani selezionati all’interno della “Guida ai Vivai d’Italia” e alcune realtà artigianali specializzate nell’arredo del giardino per un totale di circa 40 espositori.

Spazio anche a momenti di “cultura green” con Flor Academy: appuntamenti che vedranno alcuni dei florovivaisti presenti partecipare a talk o laboratori per conoscere più da vicino i segreti e le curiosità di piante e fiori.

Inoltre, Anteprima FloREAL avrà anche un importante appuntamento solidale, che aprirà idealmente la manifestazione: la sera precedente l’inaugurazione, giovedì 4 aprile a partire dalle 19.30, la Palazzina di Caccia di Stupinigi ospiterà Degustando, lo street-food gastronomico alla presenza di 10 Chef che prepareranno altrettanti piatti gourmet, accompagnati dai grandi vini del territorio. L’intero ricavato della serata di Degustando sarà devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, per sostenere le attività di cura dell’Istituto di Candiolo – IRCCS (maggiori informazioni al link Degustando Palazzina di Caccia di Stupinigi – To Be Events • Shop (tobevents.it)