LIFESTYLE- Pagina 6

La meditazione di Pentecoste di Enzo Bianchi: “lo spirito soffia dove vuole”

Si è da poco concluso il ritiro di Pentecoste, presso la fraternità monastica “Casa della Madia” di Enzo Bianchi, ad Albiano.
Una domenica intensa, alla ricerca dello Spirito e di quello che ne possiamo cogliere, al di là della percezione sensoriale: perché lo Spirito “soffia dove vuole, non sai né di dove viene né dove va” ed è impossibile domarlo o possederlo.
Lo Spirito Santo agisce e, così come il vento lo sentiamo passare ma non possiamo trattenerlo, allo stesso modo lo Spirito può arrivare da noi per poi andarsene altrove, magari laddove non penseremo mai di vederlo soffiare.
Secondo la formula di San Basilio, grazie al quale lo Spirito Santo è stato proclamato Signore all’interno della Santa Vita Trinitaria, Cristo opera sempre con lo Spirito Santo e lo Spirito Santo è compagno inseparabile di Cristo.
La presenza dello Spirito la troviamo all’interno delle Scritture, sebbene velata rispetto a quella di Gesù: accompagna sempre la Parola, perché non vi è Parola di Dio senza Spirito e lo Spirito stesso non si potrebbe esprimere in assenza della Parola di Dio; così come non può esserci Cristo senza Spirito e quest’ultimo non potrebbe manifestarsi nel mondo senza la presenza di Gesù.
Siamo abituati a pensare semplicemente che Dio abbia inviato suo figlio nel mondo, ma ci dimentichiamo di vedere che Egli lo ha mandato nella potenza del Suo Spirito e all’interno della Liturgia, lo Spirito Santo, rappresenta il risveglio dei sensi, perché tutto il corpo partecipa a questo incontro con il Signore.
Pensiamo anche all’Antico Testamento e alle volte in cui lo Spirito fa danzare la sorella di Mosè, le fa suonare i tamburelli e la rende profetessa, vi sono molti di questi esempi di come lo Spirito si manifesti.
Eppure, anche un Cristiano che ha una conoscenza basata sulla catechesi corrente della Chiesa, non saprebbe rispondere correttamente alla domanda: “Come Dio ha creato il mondo?” perché risponderebbe “Con la Parola” anziché “Con la Parola e con lo Spirito”.
Per spiegare come Dio abbia dato forma alla materia, Enzo Bianchi inizia dall’immagine della mamma uccello che cova le uova nel nido e queste uova contengono una materia caotica e informe che solo col calore della madre potrà trasformarsi: allo stesso modo, la massa informe di materia, è stata riscaldata da Dio e infusa di Vita.
Nella prima pagina della Genesi, si legge che Dio prese il Suo soffio, ovvero lo Spirito, lo insufflò nel primo uomo e da quel momento l’uomo iniziò a vivere.
Per approfondire, uscirà ai primi di ottobre, un libro sullo Spirito Santo scritto da Enzo Bianchi.
IRENE CANE

L’amaro gusto dell’acqua

Era sempre la stessa storia. Ogni volta che un gerarca veniva sul lago, in visita alle isole Borromee,  a Stresa o in un’altra località nelle vicinanze, Gino e Lucio finivano ammanettati nella rimessa delle barche, proprio  sotto la passeggiata del  lungolago di Baveno.

Le disposizioni, del resto, erano chiare: tutti coloro sui quali si nutriva anche solo il sospetto d’essere dei  sovversivi andavano controllati e, se necessario, messi a tacere. I due, pur avendo schivato il confino non potevano evitare quella restrizione della loro libertà. E quindi, giù sotto, in riva al lago, al riparo da sguardi indiscreti. Incatenati ai grandi anelli di ferro dove venivano assicurate le cime da ormeggio delle imbarcazioni, non erano in condizione di nuocere. “Anche se si lamentassero, là sotto, nessuno potrà udirli”, sentenziò il maresciallo Rustici. Fascista antemarcia, il graduato dei carabinieri evadeva così la spinosa “pratica” di “quelle due teste calde”. “Oh, Carmelo – disse, rivolgendosi al carabiniere scelto Esposito -; ma ti pare che dovevano proprio capitare tra i piedi a noi questi rompiballe?”. Carmelo, buono come un pezzo di pane, annuì per far piacere al suo superiore ma in cuor suo non li avrebbe costretti a star lì, quasi a mollo nel lago, in quell’antro umido e inospitale. Già l’ultima volta, per un  soffio, non c’era scappato il morto. I due –  ai quali era stato aggregato anche Olimpo Bronzelli – erano finiti ammanettati agli anelli d’ormeggio perché era stata annunciata la visita di un pezzo grosso all’hotel Beau Rivage. L’Hotel era proprio lì, dall’altra parte della strada che attraversava il paese. Olimpo, scalpellino nella cava di granito rosa, era finito ai ferri perché reo di aver canticchiato in un’osteria un motivetto che il Podestà aveva giudicato offensivo nei confronti del regime e del Regno. In realtà, il povero tagliapietre – un po’ brillo – aveva improvvisato un’innocua e vecchia tiritera che più o meno suonava così: “Viva il Re, viva la regina e viva la capra della Bettina”, animale reso famoso dall’eccellente e copiosa produzione di latte. Uno scioglilingua che però era stato mal interpretato e così, ai soliti due reprobi si aggiunse pure il terzo. Il problema derivò dal maltempo. Una forte perturbazione stava imperversando tra il lago e le alture del Mottarone e, in poco tempo, le onde s’ingrossarono trasformandosi in schiumosi cavalloni che s’infrangevano sulla massicciata ricavata dalla passeggiata del lungolago. Immaginarsi che inferno anche là sotto, per i tre prigionieri. A tratti le onde li sommergevano per poi ritirarsi, lasciandoli infreddoliti e in balia di altri, gelidi, schiaffi d’acqua. Tutti e tre furono costretti, loro malgrado, a bere quell’acqua dal cattivo sapore. Soprattutto Lucio che, una volta liberato, giurò di non toccar più una goccia di quel liquido tremendo, limitandosi – pur nelle restrizioni dell’epoca – a sorseggiare soltanto vino, compreso quello aspro e ruvido, che legava in bocca, spillato dalla botte dell’osteria della Miniera, su in  Tranquilla.

Marco Travaglini

Miss Italia a Pianezza, una serata che lascia il segno

Il consigliere regionale Sergio Bartoli, presidente della Commissione Ambiente, ha preso parte come giurato alla serata di Miss Italia a Pianezza. Pubblichiamo un suo commento.
Desidero rivolgere  un ringraziamento sentito e convinto al Sindaco di Pianezza Antonio Castello, a suo fratello, il collega Consigliere Regionale Salvatore Mario Castello, e a tutti gli amministratori comunali per l’invito a far parte della giuria e per l’accoglienza straordinaria. La loro capacità di coniugare visione politica, attenzione al territorio e spirito di squadra rappresenta una delle espressioni migliori di impegno istituzionale al servizio della comunità.
Domenica 22 giugno ho infatti partecipato come giurato alla selezione provinciale di Miss Italia, ospitata nella suggestiva Piazza Giovanni Paolo II a Pianezza, in un clima di grande partecipazione e bellezza.
L’evento è stato un successo sotto ogni punto di vista. Il merito va non solo alla guida politica del territorio, ma anche alla sinergia messa in campo da tutta l’Amministrazione Comunale, dalla Pro Loco, dalle associazioni del territorio e da tutti i volontari, che con impegno e dedizione hanno costruito una serata elegante, ben organizzata e sentita da tutta la cittadinanza.
La giuria – composta da esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo e del sociale – ha avuto il piacere di assistere a una competizione di alto livello, in cui le partecipanti hanno saputo esprimere grazia, determinazione e personalità.
Non è stata soltanto una serata di spettacolo, ma un momento in cui si è respirato lo spirito autentico di una comunità viva, coesa, orgogliosa delle proprie radici e capace di valorizzare il territorio attraverso eventi di qualità.
A Pianezza ho trovato accoglienza, organizzazione e visione: tre ingredienti fondamentali per costruire fiducia, partecipazione e senso di appartenenza.
Grazie di cuore a tutti per avermi reso parte di questa serata speciale.
Sergio Bartoli
Consigliere Regionale del Piemonte
Presidente V Commissione Ambiente

La forza del silenzio / 1

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Per molti, soprattutto in questi nostri tempi nei quali la “cultura” imperante ci vuole aggressivi e pronti a intervenire in ogni occasione e su qualsiasi argomento, saper stare in silenzio è un segno di debolezza o di mancanza di argomenti.

La persona che sa quello che vuole, a detta dei più, deve saper reagire in ogni situazione, rispondere a tono, reagire verbalmente se attaccata o provocata. Quanto più si parla, quante più parole si dicono, più ci si afferma.

E si dà l’impressione di essere forti, in grado di padroneggiare le situazioni. Anche molti di noi si sentono a disagio nel restare in silenzio, e pensano che stare zitti faccia si che il mondo li consideri deboli e fragili. Ma è davvero così?

La capacità di saper tacere quando riteniamo che sia il caso di farlo è una forza che in pochi sono in grado di avere. A ben pensarci il silenzio si rivela una dimostrazione di forza, di solidità, di controllo di se stessi e delle proprie emozioni.

Molte, troppe volte, si viene presi da una irrefrenabile voglia di dire la propria. Alimentando in tal modo l’ego, il bisogno spesso poco controllabile di sentirsi importanti per chi sta attorno, di evitare di essere giudicati poco intelligenti, poco preparati, poco attenti.

Quante volte taluni parlano solo perché sembra loro negativo stare zitti… In questi casi continuare a non dire nulla fa sentire profondamente a disagio. Per assurdo anche quando non si sa cosa dire, quando non si é così sicuri delle conseguenze del parlare, si é spesso spinti a parlare pur di dire comunque qualcosa…

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della prima parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Penne integrali in crema di zucchine: salutari e nutrienti

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Eccovi un primo piatto ricco di sapore, sfizioso ed invitante, perfetto per ogni occasione.

Ingredienti :

380gr. di penne integrali
400gr. di zucchine
80gr. di grana grattugiato
120gr. di dadini di Speck
1/2 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di prezzemolo grattugiato
3 foglie di basilico
Olio evo, sale, pepe.

Dorare i dadini di Speck in padella, tenere da parte.
Lavare e tagliare a metà le zucchine, scavare un poco la polpa e lessare al dente in acqua salata. Raffreddare e conservare l’acqua di cottura nella quale cuocerete poi la pasta.
Frullare grossolanamente le zucchine con olio, aglio, prezzemolo, basilico, grana, sale e pepe. Cuocere la pasta, unire lo speck alla crema di zucchine e servire subito. Se risultasse poco cremosa, aggiungere un mestolino d’acqua di cottura.
Buon appetito.

Paperitapatty

Molto più di una insalata di patate

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Un secondo fresco e sempre adatto

 Una preparazione semplice e sfiziosa che potete personalizzare secondo i vostri gusti per un piatto sempre diverso.
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Ingredienti:
3 grosse patate
1 scatoletta di tonno sott’olio
4 cucchiai di maionese
1 limone
1 pizzico di curcuma (facoltativo)
1 fetta spessa di prosciutto di Praga
Sale, pepe, prezzemolo o basilico
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Pelare le patate, tagliarle a bastoncini e cuocerle a vapore.
Frullare il tonno, mescolare alla maionese, aggiungere il succo del limone, il sale, il pepe, e la curcuma. Tagliare a listarelle il prosciutto privato dell’eventuale grasso, unirlo alle patate, aggiungere la salsa tonnata ed il prezzemolo. Mescolare con cura. Servire freddo guarnito con fette di limone.

Paperita Patty

La Torino delle due ruote: viaggio fra Vespa, moto e paesaggi

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SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO
La Vespa, un’icona intramontabile
A Torino, la Vespa è molto più di un semplice scooter: è un simbolo di italianità, di eleganza senza tempo e di un modo di vivere il viaggio che sa di libertà, leggerezza e storia. Da generazioni accompagna i torinesi nelle loro avventure estive, nelle commissioni quotidiane e nei momenti di svago. In città si vedono ancora modelli d’epoca splendidamente conservati, affiancati alle versioni più moderne, ma sempre con quell’inconfondibile fascino che solo la Vespa sa evocare. Basta un casco, un paio di occhiali da sole e si è pronti per partire, senza fretta, per godersi le strade della città o dirigersi verso i paesaggi collinari appena fuori porta. La Vespa è compagna perfetta per attraversare il centro storico, per arrampicarsi su verso la collina torinese, o per costeggiare il Po in una calda sera d’estate. Le sue linee morbide e il ronzio del motore diventano quasi poesia in movimento, un modo romantico e personale per vivere la mobilità urbana e oltre. Con l’arrivo dell’estate, moltissimi torinesi tirano fuori dal box la loro Vespa, la lucidano e la rimettono in strada per piccoli viaggi, escursioni e fughe improvvisate verso il verde della Val di Susa o i borghi incastonati tra le colline del Canavese. La Vespa non è solo un mezzo: è uno stile di vita, una filosofia del viaggio lento, che mette al centro il piacere di guardarsi intorno, di sentire l’aria calda sul viso e di godersi ogni chilometro.
Il Vespa Club Torino, passione e comunità
C’è chi ama la Vespa in solitaria e chi invece ha trovato nella passione per questo scooter leggendario un’occasione per condividere emozioni, esperienze e percorsi. Il Vespa Club Torino rappresenta da anni un punto fermo per centinaia di appassionati, una vera e propria comunità in cui la Vespa è il trait d’union tra persone di età, background e storie diverse. Il club non è solo un’associazione: è un luogo dell’anima dove si respira amicizia, appartenenza e desiderio di scoperta. Organizzano raduni, viaggi di gruppo, eventi tematici e tour che toccano luoghi suggestivi del Piemonte, dalle risaie del vercellese ai laghi alpini, dai castelli nascosti ai panorami mozzafiato delle Alpi Cozie. Le uscite collettive del club trasformano la strada in una piccola festa itinerante, fatta di Vespa colorate, bandiere, saluti ai passanti e soste gastronomiche nei posti più autentici. Ma dietro ogni viaggio c’è anche una cura maniacale per i dettagli, una passione che si vede nei restauri minuziosi, nei racconti tramandati tra i soci e nell’amore per la tradizione. Il Vespa Club Torino rappresenta un pezzo importante del tessuto sociale cittadino, un esempio di come la mobilità su due ruote possa anche diventare cultura e aggregazione. Partecipare a una loro uscita significa non solo guidare, ma anche ascoltare storie, stringere nuove amicizie, sentirsi parte di qualcosa di più grande. E non mancano i momenti di solidarietà, con eventi organizzati per beneficenza o per promuovere la sicurezza stradale, a dimostrazione che dietro un casco e una marmitta c’è spesso un cuore che batte forte.
Le moto, adrenalina e libertà nei paesaggi piemontesi
Accanto alla Vespa, i torinesi nutrono da sempre una grande passione per le moto. Che siano naked, sportive, custom o touring, le due ruote a motore rappresentano una vera valvola di sfogo per molti cittadini, un modo per fuggire dal traffico, per esplorare nuove strade e per ritrovare il senso più puro della libertà. L’estate è il momento in cui i motociclisti torinesi si rimettono in sella con maggiore frequenza, approfittando delle giornate lunghe e del clima favorevole per organizzare giri spettacolari nei dintorni. Le strade del Piemonte offrono scenari mozzafiato: curve sinuose che attraversano i vigneti delle Langhe, salite panoramiche che portano al Colle della Maddalena, sentieri d’asfalto che costeggiano i laghi di Avigliana o si inoltrano nelle valli meno battute del biellese. La moto diventa il mezzo ideale per esplorare in profondità il territorio, per raggiungere luoghi lontani dal turismo di massa, dove la natura è ancora autentica e il tempo sembra rallentare. I motociclisti torinesi si danno appuntamento in piazze, benzinai e locali storici, pronti a partire all’alba per un giro di centinaia di chilometri, spinti solo dalla voglia di guidare e di scoprire. C’è chi cerca l’adrenalina pura, affrontando i tornanti come in una sfida personale, e chi invece preferisce la dimensione contemplativa del viaggio, quella in cui il paesaggio è parte integrante dell’esperienza. Le moto, a Torino, non sono solo un hobby, ma un vero stile di vita. E in estate, quando la città si svuota e il richiamo delle montagne si fa più forte, non c’è niente di meglio che allacciare il casco, avviare il motore e lasciarsi portare dove porta la strada.
NOEMI GARIANO

Maido di Lima (Perù) incoronato a Torino miglior ristorante del mondo

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La Regione Piemonte ha accolto a Torino dal 17 al 20 giugno «The World’s 50 Best restaurants», l’Oscar mondiale della ristorazione che premia i 50 migliori ristoranti del mondo.

Per quattro giorni sono stati presenti in città e in Piemonte oltre 1.300 ospiti, più di 250 giornalisti specializzati nel settore enogastronomico, 89 ristoranti e più di 100 chef.

Il cuore della manifestazione nel tardo pomeriggio del 19 giugno nell’Auditorium del Lingotto, con il Red Carpet e la proclamazione della classifica del 50 migliori ristoranti del mondo alla presenza del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, promotore della candidatura della cucina italiana a Patrimonio immateriale dell’Umanità Unesco, del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e di  numerose autorità, tra cui gli assessori regionali Marina Chiarelli, Paolo Bongioanni e Marco Gallo. Fuori dalla sala gli stand di sponsor e partner hanno proposto i loro prodotti agli chef, ai giurati e agli oltre 1300 ospiti.

La giuria ha decretato come vincitore il ristorante Maido di Lima (Perù), gestito da Mitsuharu ‘Micha’ Tsumura. Secondo in classifica Asador Extebarri dl Atxondo (Spagna, Paesi Baschi), terzo Quintonil di Città del Messico. Cinque gli italiani in classifica: al 16° Lido 84 di Gardone Riviera (Brescia), al 18° Reale di Castel di Sangro(L’Aquila), al 31° Le Calandre di Rubano (Padova), al 32° Piazza Duomo di Alba (Cuneo) e al 43° Uliassi di Senigallia (Ancona).

Oltre al ricordo dei sapori, la Regione Piemonte consegnerà agli chef alcuni omaggi simbolo del territorio che li ospita: una bottiglia di Barolo del proprio anno di nascita, un barattolo personalizzato di Nutella e un kit da cucina su cui è riprodotta l’Allegoria di Ugo Nespolo, che ritrae tutte le eccellenze del Piemonte.