Magnifica Torino / La città vista dal monte dei Cappuccini
L’isola del libro
RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Joël Dicker “La catastrofica visita allo zoo” -La nave di Teseo- euro 20,00
Non siamo in cima alla vetta del suo strepitoso esordio “La verità sul caso Harry Quebert” che, nel 2013, l’ha catapultato al top delle classifiche, trasformandolo nel re dei best seller; e da cui è stata tratta l’omonima serie interpretata dall’affascinante Patrick Dempsey.
Detto questo e considerato che alla media di un romanzo all’anno non è facile mantenere sempre il medesimo livello, anche in questo ottavo lavoro, la penna dello scrittore di indiscutibile talento c’è sempre.
Meno corposo il volume e più leggera la storia, sempre con mistero, ma adatto a grandi e piccini, tanto più che al centro ci sono proprio dei bambini….e non di quelli qualunque. Il ginevrino Dicker ha pensato il romanzo per lettori dai 7 ai 120 anni, introducendo la voce narrante di Joséphine che, ormai adulta, racconta un fatto accaduto quando era piccola.
Si rivede bambina, molto sveglia e dalla parlantina facile. Sogna di diventare inventrice di parolacce e intanto frequenta la scuola speciale dei Picchi Verdi, con altri 5 coetanei straordinari come lei; ognuno vanta una peculiare caratteristica e una specifica abilità. Una sola classe e l’amata maestra, signorina Jennings.
Un inspiegabile allagamento rende inagibile la loro aula e ad offrirgli ospitalità è il Direttore della scuola normale accanto, così le cose cambiano. Alla vigilia di Natale una visita scolastica allo zoo scivola in catastrofe; ma fino a che punto e perché, lo scopriremo solo alla fine.
Anche in un piacevole e leggero divertissement per tutte le età come questo, Dicker si rivela maestro nel mantenere la suspense. Nel frattempo intrattiene il lettore con lezioni scolastiche tragicomiche, inchieste spassosissime di giovani investigatori coadiuvati da una nonna che si professa una sorta di “Miss Marple”, incidenti paradossali e parecchio esilaranti.
Emergono idiosincrasie e abilità precoci dei bimbi speciali, fragilità degli adulti (del Direttore in primis).
Ma, neanche troppo sotto traccia, ci sono tematiche toste e attualissime come: democrazia, diversità, tolleranza, libertà, censura.
E un quesito su tutti: nell’adulto di oggi quanto è stato smarrito e dimenticato il sentire del bimbo di ieri?
Samantha Harvey “Orbital” -NNE- euro 18,00
La scrittrice inglese Samantha Harvey ha vinto il Booker Prizer 2024 con questo libro che la giuria ha definito: «una lettera d’amore al nostro pianeta…». Racconta la giornata di 6 astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, alla loro ultima missione.
Ogni capitolo si concentra su un’orbita di 90 minuti attorno alla Terra, ma non è una storia di esplorazione spaziale.
Piuttosto, il romanzo induce a riflessioni profonde su: senso della vita, bellezza fragile del pianeta, inutilità dei confini e delle guerre, sperpero di vite e risorse preziose, relatività del tempo, consapevolezza di quanto tutto sia terribilmente precario nel cosmo.
A provare nostalgia per la Terra sono 2 donne e 4 uomini, di nazionalità diverse, che hanno condiviso il viaggio a bordo di una grande H di metallo, formata da 17 moduli collegati, sospesa sopra la Terra. La Stazione -con movimento costante- li ha trasportati in un’orbita perpetua a 28.000 chilometri orari.
Gli astronauti a bordo vivono 16 albe in 24 ore; vuol dire che ogni giorno vedono il sole fuori dagli oblò sorgere e tramontare 16 volte.
Per loro, che osservano la terra dall’alto dello spazio, a 400 km di distanza, dopo un po’ tutto si mescola: fantasie, realtà, e vivono addirittura la sensazione di non essere distinti uno dall’altro.
Per loro il tempo si dilata; perdono il conto di giorni, settimane e mesi, tutto si appiattisce in un presente immobile, in cui ripensano alle loro vite e provano nostalgia per la Terra.
Ed è la Terra, che continua a rotolare sotto di loro, la vera protagonista di queste pagine; meravigliosa anche quando viene spazzata da tifoni devastanti.
Perché da lassù la prospettiva cambia. Si vede la sfera rotante in tutta la sua magica bellezza, in cui l’unica linea di demarcazione è quella tra terraferma e mare; niente barriere, guerre, odio, né stragi.
Pensiamo erroneamente di poter disporre a piacimento della Terra, ma non è un pianeta al sicuro al centro di tutto; è parte di una galassia gremita di infiniti altri corpi celesti… e tutto può improvvisamente esplodere o collassare.
Serena Dandini “C’era la luna” -Einaudi- euro 18,00
Oggi sembra quasi che diritti come divorzio e aborto esistano da sempre, ma chi era adolescente a metà secolo scorso neanche sapeva cosa fossero.
Lo racconta Serena Dandini in queste pagine che narrano come eravamo e ci dicono come non vogliamo tornare ad essere.
Non sono autobiografiche, ma certo parlano anche del suo vissuto.
Protagonista di questo romanzo di formazione è la 14enne Sara Mei, nella Roma tra 1967 e 1969.
Ha iniziato il ginnasio e si trova in quella palude melmosa che sta in mezzo al guado tra una sponda e l’altra di due fasi importanti della vita, in cui è complicato stare a galla e raggiungere la seconda riva nel modo giusto.
Il modello familiare è patriarcale, tipico dell’epoca: il padre porta i soldi a casa, la madre fa funzionare il focolare domestico al meglio ed ha mortificato la sua femminilità con le gravidanze. La scelta proposta a Sara è tra: moglie o donnaccia.
A scuola Sara sperimenta tutta la sua goffaggine ed inadeguatezza; considerata ancora una bambina è incuriosita ed attratta dal gruppo scintillante di studentesse più grandi: spavalde, sicure di sé, femminili in modo provocatorio.
Beba, Violante e Vera sono dapprima inaccessibili, poi diventano amiche di Sara che, in una precisa circostanza, si fa coraggio, butta il cuore oltre l’ostacolo, sfodera simpatia e intelligenza ed entra finalmente a far parte del “cerchio magico”.
E’ con la forza dell’amicizia, della sorellanza e del reciproco aiuto che la protagonista impara poco a poco a definirsi. Lascia da parte le insicurezze insieme al fisico informe e sgraziato; ed ecco realizzarsi una delle metamorfosi tra le più complesse nell’arco di una vita.
Sullo sfondo ci sono poi gli avvenimenti storici, l’epoca di grandi cambiamenti. Dandini ferma volutamente il racconto nel 1969, ovvero il mondo prima che arrivassero le leggi su interruzioni di gravidanza, divorzio e altre conquiste….
“Hammershøi e i pittori del silenzio tra il Nord Europa e l’Italia” -Dario Cimorelli Editore- euro 30,00
Catalogo della Mostra a Rovigo dal 21 febbraio – 29 giugno 2025. Palazzo Roverella.
Si può dipingere il silenzio?
Si, il pittore danese di fine Ottocento, Vilhelm Hammershøi, lo ha fatto divinamente. Ora potete ammirare 14 sue tele, per la prima volta esposte in Italia, a Rovigo fino al 29 giugno.
Hammershøi (1864-1916) è stato il più grande pittore della sua epoca in Danimarca e uno dei geni dell’arte europea tra la fine del XIX e inizi XX secolo. Per decenni però è stato trascurato dai manuali di settore, nonostante il ruolo di spicco nella vita culturale a livello europeo; omaggiato da Rilke che volle incontrarlo ad ogni costo e scriverne.
Dall’incontro emerge il ritratto di un Vilhelm Hammershøi taciturno, a tratti scontroso, restio a rispondere alle domande di Rilke, che rinunciò anche per questa inaspettata ritrosia a proseguire nel progetto di scrittura che aveva inizialmente pensato.
Il silenzio nelle sue tele parla per lui; i suoi quadri non pretendono di inabissarsi nei tormenti dell’anima o della psiche (come invece il suo coetaneo Munch); Hammershøi si tiene a distanza da qualsivoglia psicologismo.
Non produsse moltissimo e nascose le sue scelte estetiche dietro le esigenze di mercato; all’epoca si vendevano bene i quadri raffiguranti gli interni, molto poco invece i paesaggi. Così trasformò le pareti della sua casa austera in un set per le tele da dipingere.
Anche se ritrasse moglie e sorella, erano sempre di spalle e intente a faccende muliebri o lontane; protagonista era sempre e solo l’aria silenziosa che le circondava, mai loro.
I suoi quadri però non rappresentano il vuoto, tutt’altro, la calma è solo apparente, e il silenzio sembra preannunciare arrivi di vita e voci che risuoneranno. E’ solo un tempo di attesa, rischiarato da pennellate di luce soffusa che sono uno dei tratti del pittore danese.
Il corpus di opere lasciato da Hammershøi, purtroppo, non è vastissimo, anche perché è morto a soli 52 anni; e oggi le poche tele sul mercato hanno prezzi record. 2 anni fa Sotheby’s battè “The music Room” alla cifra di 9 milioni di dollari.
Alcuni nascono predisposti e quindi più inclini all’ironia e all’autoironia. Una buona intelligenza emozionale, utile a padroneggiare al meglio le nostre emozioni, si rivela importante, ma, in ogni caso, possiamo migliorare la nostra capacità ironica, partendo da una adeguata dose di autostima, che di sicuro aiuta.
Certo, la vita è una cosa seria, così come lo sono i nostri impegni nei confronti degli altri, della società, del lavoro, ecc. e ci sono molte occasioni in cui è giusto e opportuno essere persone “serie”. Ma uno dei segreti del benessere esistenziale consiste proprio nella capacità di ridere e di vedere il lato ironico della vita. Possiamo ridere spesso senza smettere di essere persone responsabili.
Impariamo dunque a ridere, perché la risata è un elemento fondamentale per avere senso dell’umorismo e dell’ironia. Avete mai avuto la sensazione che ridiamo molto di più quando ci sentiamo in pace con noi stessi e serenamente sicuri di noi? Alleniamoci quindi a ridere ogni giorno di più, anche di noi stessi.
Godiamoci le piccole cose, troviamo il lato divertente nelle situazioni quotidiane e nelle inevitabili sfortune della vita. Sorridiamo anche, ogni volta che possiamo, e cerchiamo di stimolare il sorriso intorno a noi, facciamo del sorriso e della risata una nostra priorità. Anche quando siamo provocati, ridiamo invece di reagire in malo modo.
Può essere davvero spiazzante, e intrigante. Se sapremo prendere un po’ le distanze da noi riusciremo quindi anche ad esser più ironici, e di sonseguenza più gentili, più in grado di reagire adeguatamente all’aggressività altrui, e di gestire la nostra eventuale rabbia.
(Un’emozione inevitabile, che va accettata e gestita). E sapremo stemperare le atmosfere negative con umorismo, con una battuta o con una risata. Mi capita spesso di suggerire ai miei clienti di “togliersi dal loro personale palcoscenico” e di metterci le persone con cui si relazionano. Anche questo può aiutare la nostra sana propensione all’ironia.
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.
(Fine della terza e ultima parte)
Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.
La notizia, lì e nei dintorni, girava già da qualche settimana. A mezza voce, tra ammiccamenti e gomitate, si era sparsa la voce che “La Beccaccia”, un’osteria con locanda, ospitasse una signora dedita alla promozione dell’altrui piacere.
Ovviamente, dietro pagamento di una modica somma perché, com’è noto, il “mestiere più vecchio del mondo”, come tutte le attività che si rispettino, non era gratis. Natalino e Pacifico, un po’ per curiosità, un po’ per l’indole trasgressiva che li accomunava, decisero di andare a vedere se quanto si sentiva dire corrispondesse poi al vero. “Un sopralluogo s’impone”, sentenziò Pacifico, che per mestiere s’occupava a tempo pieno della tutela dei lavoratori ( “di tutti i lavoratori”). Ovviamente Natalino, operaio e pubblico amministratore, non obiettò alcunché, trovandosi d’accordo con l’amico in tutto e per tutto. Quindi, inforcate le bici, partirono. La strada non era molta tra il loro paese e quello dell’osteria. Pedalando di buona gamba, i sette chilometri e mezzo s’accorciarono in un baleno e i due amici, raggiunto il campanile del paese, svoltarono a sinistra, imboccando la strada che saliva verso la stazione ferroviaria, dove – un po’ prima dello spiazzo davanti all’edificio – si scorgeva, sulla facciata di una vecchia casa a due piani, l’insegna de “La Beccaccia”. Lasciate le bici- nell’apposita rastrelliera collocata tra la Stazione e la locanda, i due entrarono. L’oste, tal Tossichini Aristide, detto “Burbero” per il carattere
ruvido e scontroso, in maniche di camicia, era intento ad asciugare dei bicchieri. Vedendo comparire sull’uscio Natalino e Pacifico, non tradì particolare curiosità. Continuando a passare i calici nell’asciugamano, senza dire una sola parola e con un cenno del mento, chiese ragione della loro presenza. Un po’ impacciati, i due esitarono a parlare per qualche istante. Poi, incrociato lo sguardo interrogativo del Tossichini, Natalino prese coraggio e, schiaritasi la voce, chiese: “Si può vederla?”. “Burbero”, senza scomporsi più di tanto, con fare svogliato, indicò la scala in fondo al locale che portava al piano superiore. I due amici, ringraziando, salirono svelti i gradini di legno, trovandosi davanti ad un corridoio dove, da una parte e dall’altra, s’aprivano tre
porte. Due a sinistra e una a destra. Quale delle tre era quella giusta? Tentarono a destra ma la porta era chiusa a chiave. Afferrata la maniglia della prima a sinistra, il risultato fu lo stesso: bloccata. Rimaneva l’ultima porta. E questa s’aprì, con un lieve cigolio. Entrati nella stanza, restarono a bocca aperta, sgranando gli occhi davanti alla scena che si presentò davanti al loro sguardo smarrito. Altro che femmina compiacente e lussuriosa! Nella penombra della stanza, sdraiata sul letto, vestita di nero e con il rosario in mano, s’intravvedeva il cadavere di un’anziana donna. Ai fianchi del letto quattro grossi ceri accesi diffondevano una luce tremolante e fioca da far venire i brividi. Pacifico e Natalino si guardarono in faccia e, quasi di scatto, fecero dietrofront, uscendo dalla stanza, chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle. La scala dalla quale erano saliti con un po’ d’imbarazzo e circospezione, venne ridiscesa in fretta e furia. Quell’impazienza insospettì l’oste che non ci mise molto a capire la situazione, considerando che i due non erano i primi a sbagliare indirizzo e credere che nella sua locanda si praticasse il mercimonio. Rosso in volto, furibondo perché i due avevano scambiato la vecchia zia Giuditta, morta il giorno prima a ottant’anni d’infarto , per una poco di buono, “Burbero” iniziò ad inveire. Brandendo minaccioso una vecchia scopa di saggina, si lanciò all’inseguimento dei malcapitati che, inforcate al volo le biciclette, pedalarono via come due indemoniati. Giunti al paese, trafelati e stanchi, si presentarono ansimando all’osteria dell’Uva Pigiata. Paolino Pianelli, a conoscenza della loro avventura, vedendoli in quello stato, fece l’occhiolino sussurrando: “L’avete vista, eh?”. Pacifico, con un filo di fiato e una buona dose d’ironia, rispose che sì, l’avevano vista. Ma che già al primo sguardo, avevano capito subito che non faceva per loro e se n’erano andati via.
Marco Travaglini
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Mercoledì. All’Oratorio di Santa Pelagia arriva Boosta (il tastierista dei Subsonica), in un doppio concerto alle 18.30 e alle 21. All’Osteria Rabezzana suona il Trio Drumless. Al Jazz Club: The Chicago Blues Jam!.
Al Blah Blah si esibiscono gli MFC Chicken.
Giovedì. Al Circolo della Musica di Rivoli, la cantante Petra Magoni accompagnata al pianoforte da Andrea Dindo, renderà un tributo a Weill, Porter e Gershwin. Alla Cascina Falchera debutta il Festival “Heroes”. Si alterneranno Davide Ambrogio, Paolo Baldini e il Duo Bottasso. Al Vinile si esibiscono i Sandera. All’Hiroshima Mon Amour suonano i C’mon Tigre. Alla Divina Commedia sono di scena i Razza Sospetta. Al Jazz Club si esibiscono i Seasons. Al Magazzino sul Po suonano i Margarita Podridas + Distorsione Armonica Totale. Al Blah Blah è di scena Ben Ottewell.
Venerdì. Per il Festival “Heroes” alla Cascina Falchera, arriva la cantante del Mali Fatoumata Diawara. Allo Spazio 211 suonano i I Boschi Bruciano + Narratore Urbano. Al Folk Club si esibiscono : Charlie Sexton, David Grissom, Calder Allen. Al Jazz Club suonano i De Gruttola Moses. Alla Divina Commedia è di scena la Phoenix Blues Band. Al Vinile per 2 sere consecutive si esibisce il Amar Sundy & The Good G’heddo Trio. Al Blah Blah suonano i Frana + Rope.
Sabato. Alla Divina Commedia sono di scena i The Framer. Al Jazz Club : Bella Mbriana. Al Blah Blah si esibiscono i Damnation. Allo Ziggy suonano i Tons + Feral Forms. Per il Festival “Heroes” alla Cascina Falchera, canta la portoghese Ana Lua Caiano e a seguire La Nina.
Domenica. Al Jazz Club Bennato 3.0. Al Blah Blah si esibiscono i Buzz Kull + Skullstorm. Al Teatro Concordia suonano i Silent Bob & Sick Budd.
Pier Luigi Fuggetta
Un dolce al cucchiaio o una deliziosa e sana crema spalmabile per la merenda dei vostri bambini.
Pochissimi ingredienti golosi, pochissimi minuti di preparazione. Provatela, è perfetta per tutti.
Ingredienti
1 banana matura
1 avocado maturo
50gr. di cioccolato fondente
2 cucchiaini di miele (facoltativi)
Pelare l’avocado e la banana, frullarli nel mixer o schiacciarli bene con una forchetta. Sciogliere il cioccolato con poco latte e unirlo alla frutta. Unire a piacere il miele.
Conservare in frigo e servire fresca.
Paperita Patty
Le mele cotte evocano ricordi e profumi d’infanzia, un comfort food della stagione invernale. Non necessitano di elaborate cotture, sono buone cosi’, nella loro semplicita’, un alimento prezioso per il nostro organismo per le loro spiccate proprieta’ benefiche. Di facile digestione rappresentano un dessert ideale per tutti, sia per un fine pasto che per una dolce merenda.
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Ingredienti
4 grosse mele
La scorza di un limone
Una noce di burro
Poco vino bianco secco
2 chiodi di garofano
2 cucchiai di zucchero di canna
Un pizzico di zenzero in polvere
Un pizzico di cannella
Poca acqua
Lavare e asciugare bene le mele, sistemarle in una pirofila da forno, versare un dito di acqua e il vino bianco, aggiungere la scorza del limone, i chiodi di garofano e cospargere le mele con la cannella, lo zenzero, lo zucchero di canna e un poco burro. Cuocere a 200 gradi per circa 30 minuti o sino a quando il liquido e’ diventato uno sciroppo caramellato.
Paperita Patty
Scopri – To alla scoperta di Torino



Una sera in Corso Cairoli: la bellezza e la suggestione di Torino di notte (nelle foto di Alessandra Macario il Ponte di Corso Vittorio Emanuele – Ponte Umberto I)
Le patate sono tra gli ingredienti piu’ versatili e piu’ amati in cucina. La ricetta che vi propongo questa settimana e’ davvero golosa, scenografica e semplice. Patate farcite con ingredienti a gradimento, cotte al forno con la buccia, tagliate a soffietto per una presentazione originale.
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Ingredienti
4 patate di medie dimensioni
4 fette di prosciutto crudo
Poco burro per spennellare
Sale ed erbe aromatiche a piacere
Parmigiano grattugiato
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Spazzolare e lavare molto bene le patate, asciugarle, tagliare una fetta alla base per renderle stabili e inciderle per circa 3/4 . Sciogliere il burro e spennellare bene le patate, insaporire con erbe aromatiche a piacere e poco sale. Disporle in una teglia foderata con carta forno, cuocerle in forno a 200 gradi per 30 minuti. Estrarre le patate, lasciarle indiepidire, farcire le incisioni con il prosciutto crudo, spolverizzare con il parmigiano e rimettere in forno per circa altri 30 minuti o sino a cottura ultimata. Servire calde.
Paperita Patty