LIFESTYLE- Pagina 7

Travagliato Cavalli 2025: nel cuore di tutti

Sir Winston Churchill (che servì nel 4to Ussari di Sua Maestà Britannica) scrisse che “c’è nel cavallo qualcosa che fa bene alle persone”.

Questo Qualcosa è anche stato a lungo indagato dalla scienza. La situazione è complessa ma non può essere qui indagata. Il fatto però sussiste ed è largamente dimostrato.

Il Torinese” si è allontanato dal suo territorio, arrivando fino alla provincia di Brescia per vivere una intera giornata insieme a chi subisce il fascino di questo nobile animale, oltre all’interesse per il cosiddetto turismo rurale e ai prodotti tipici del territorio lombardo.

La 43ma edizione di TRAVAGLIATO CAVALLI, svolta durante i primi quattro giorni di maggio, ha felicemente raggiunto l’obiettivo di coinvolgere un pubblico sempre più numeroso, certamente interessato a gare, spettacoli, sport e passione equestre per grandi e piccini, ma anche di grande interesse per visitatori attratti da modi ‘altri’ di contatto con natura, il turismo lento, l’inclusione sociale e attività all’aria aperta.

E’ proprio nello slogan del titolo NEL CUORE DI TUTTI che si esprime la mission di questa fiera, particolarmente pensata per essere accessibile e accogliente per ogni tipo di pubblico, dal neofita al più esigente e esperto.

Questo avvenimento, pur se perfettamente organizzato e gestito, non ha le preteste di fare concorrenza alla notissima (novembrina) Fiera del Cavallo di Verona, anche se una collaborazione fra i due enti è iniziata proprio a partire da Travagliato 2025.

Più raccolta e meno internazionale della secolare manifestazione veneta, Travagliato riesce, però, forse ad essere più vicina al cuore dei visitatori, grandi e piccoli, sia per i numerosissimi spettacoli di ogni genere offerti in strutture luminose, che per la possibilità di vivere meravigliose esperienze a diretto contatto con tanti cavalli semplicemente passeggiando per i viali della Fiera, ormai – per motivi di sicurezza – limitati a Verona Fiere.

Non potendo particolareggiare i tanti aspetti della fiera su un breve articolo, confermiamo di aver incontrato decine di meravigliosi binomi (cavallo e cavaliere/amazzone di ogni età) e ogni genere di attività equestre: dalla monta western (con adrenaliniche gare di rincorsa vitelli con i cavalli al galoppo sfrenato), all’elegantissima monta spagnola, ai nevrili cavalli arabi, alla presentazione al pubblico di razze e soggetti, oltre che a valide strutture di ippoterapia.

Sabato, dopo una emozionante gara di carrozze, molto seguita è stata inoltre l’esibizione della banda musicale ippomontata della Polizia di Stato.

Altro obiettivo raggiunto è stato quello di ampliare l’area Family con aree giochi, laboratori interattivi, fattorie didattiche e un graditissimo ‘battesimo della sella’, con l’offerta per i più piccoli – grazie a pazientissimi ponies – di un’occasione unica per avvicinarsi al mondo del cavallo in modo ludico ed educativo.

La Sintesi, alla base del nostro mestiere di giornalisti, ci impone però severe scelte nell’interesse del Meglio per i nostri lettori. Fra le tante opzioni desideriamo segnalare solo un gruppo sportivo, protagonista di una specialità sportiva veramente originale.

Il centro ippico EPOS di Aosta ha presentato le sue giovanissime speranze (tutte abbondantemente minorenni) le quali, oltre a saper montare a cavallo, vi uniscono la nobile arte dell’arcieria, riuscendo a scagliare in pieno galoppo frecce su paglioni posizionati sul terreno. Da notare che, avendo le mani impegnate da arco e frecce, amazzoni e cavalieri in erba sono in grado di controllare la cavalcatura solo con le gambe e il proprio equilibrio.

Il centro EPOS utilizza solo corti archi mongoli (i migliori per questa specialità sportiva) che riportano alla memoria l’origine di questo antico sport: la conosciutissima arte militare di combattimento a cavallo da sempre praticata in Estremo Oriente.

Per concludere, non possiamo che raccomandare per l’edizione 2026 una gita in Lombardia per un’intera giornata a Travagliato Cavalli, interessante un po’ per tutti i gusti e chiaramente per chi vuole approfondire una passione per il cavallo già consolidata.

Alcuni la chiamano … malattia; molti dei contagiati non ne guariscono infatti (ma allegramente) proprio più!

Sito: www.travagliatocavalli.com

Ferruccio Capra Quarelli

Fresca e leggera: insalata di pollo allo yogurt

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Una ricetta light perfetta. Pollo grigliato arricchito da ingredienti freschi e leggeri, un piatto sfizioso che si prepara in anticipo in breve tempo e con poche calorie, adatto sia a pranzo che a cena.

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Ingredienti

1 petto di pollo/tacchino a fette

2 cucchiai di yogurt greco

1 cucchiaio di maionese

1 cuore di sedano

100gr. di Emmenthal

30gr. di gherigli di noce

1 limone

Erba cipollina, sale, pepe, olio evo

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Grigliare le fette di pollo senza condimento, lasciar raffreddare. Lavare e tagliare l’erba cipollina e il sedano. Ridurre a cubetti il formaggio. In una ciotola mescolare lo yogurt con la maionese, il sale, il pepe, l’erba cipollina, l’olio e poco succo di limone. Tagliare a tocchetti il petto di pollo, metterlo in una insalatiera, aggiungere le noci, il sedano, il formaggio e condire con la salsa allo yogurt. Mescolare bene ed eventualmente aggiustare di sale. Guarnire con fette di limone e servire accompagnato da una fresca insalatina verde.

Paperita Patty

All’Osteria del Crocevia

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All’osteria del Crocevia ci si trovava in compagnia. Soprattutto il sabato sera. Nel locale l’aria era densa come la nebbia di Milano. Solo che non era la fitta bruma che saliva dai Navigli ma il fumo dei sigari toscani e delle “nazionali” senza filtro. Un’aria malsana e spessa, da tagliare con il coltello. Sui tavoli infuriavano discussioni “ a molteplice tema” ( come diceva l’ex agente del dazio, Alfonso Merlone). Sport –  con ciclismo e calcio a far da padroni -, politica, vicende del paese s’intrecciavano in una baraonda dove sfiderei tutti voi a trovare il bandolo della matassa , tant’era intricata. E le partite a carte? Combattutissime, “tirate” allo spasimo tra segni e parole, “liscio e busso” e compiaciute manate sulle spalle tra i soci. Il “campionario umano”, come avrebbe detto il dottor Segù, era di prim’ordine.

Il più vecchio era il “Babbo”, un toscanaccio tutto nervi che aveva superato gli ottant’anni da un pezzo. Quando lo tiravano fuori dai gangheri urlava “Ti sbuccio!”, minacciando l’interlocutore  con un  coltellino che non serviva nemmeno a far schiudere il gheriglio di una noce dal tanto che era piccino. Tutta scena, ovviamente, perché  non sarebbe  mai stato capace di far male ad una mosca. Nemmeno quella volta che Dante Marelli, gli offri una Golia. L’ometto era golosissimo della liquirizia e quelle caramelline lo facevano impazzire. La scartò al volo e se la infilò in bocca …sputandola, disgustato, un attimo dopo. Nella carta della Golia il perfido Dante aveva avvolto una piccola pallina di cacca di capra. A prima vista sembrava proprio una caramella e la golosità aveva tradito l’anziano che diede fondo, in breve, al suo repertorio di parolacce e bestemmie, giocandosi le residue “chance” di poter accedere – se non proprio al paradiso – quantomeno al purgatorio. Una sera entrò tutto trafelato anche Quintino, con il volto e le mani “sgarbellate“, cioè graffiate.  Aveva lasciato da meno di un’ora l’osteria, salutando tutti, ubriaco da far paura, ed insieme a Berto Grada erano partiti alla volta di Oltrefiume. I due, traditi dal vino e dall’asfalto bagnato, erano finiti con la Vespa giù dritti per la scarpata della ferrovia, infilandosi tra i rovi sul greto del torrente. Berto, più per lo spavento che per la botta, era svenuto. E Quintino, dopo averlo cercato al buio, gridando il suo nome, spaventatosi per il silenzio dell’amico, era tornato all’osteria – barcollando – per chiedere aiuto. Erano una coppia di “originali“. Berto lavorava come muratore e a tempo perso dava una mano ad Alfonso che di mestiere faceva il becchino al cimitero di Baveno, in cima al viale dei Partigiani. Lavorava come una ruspa e capitava spesso che bisognava intimargli “l’alt” mentre scavava una fossa perché, se stava per lui, non era mai abbastanza profonda, con il rischio di rimanere lui stesso sepolto vivo se gli franava addosso l’enorme cumulo di terra. All’osteria lo prendevano in giro perché era tanto buono ma anche un pò tontolone. Mario il Milanese l’aveva preso di mira con i suoi scherzi. Quando Berto comandava un piatto di trippa in umido o di minestra di fagioli, lo faceva distrarre per allungargliela con un mestolo d’acqua tiepida. Il Berto continuava a mangiare finché nel piatto restava solo un brodo insipido e leggero come l’acqua. Per fortuna c’era Maria, cuoca dal cuore d’oro, a difenderlo quando s’esagerava. Brandendo il grosso mestolo che serviva per girare la polenta, minacciava i burloni gridando: “Basta adesso. Il gioco è bello se dura poco. Lasciate stare il Berto, altrimenti vi faccio assaggiare questo bastone sulla gobba e vi assicuro che sono di mano pesante”. Maria metteva d’accordo tutti. Aveva un certo stile, deciso e convincente. Ma, essendo d’animo buono, perdonava tutti. A volte capitava che si venisse accolti per una rapida visita alla cucina esterna dell’osteria. Era quello il suo vero “regno“, ricavato dall’antica stalla. Accedervi era un privilegio. Il pavimento era stato ribassato rispetto al resto della costruzione. Il grande camino veniva utilizzato per l’essiccazione delle castagne ed i ganci appesi al soffitto servivano per asciugare i salami, che dopo la macellazione venivano appesi per una decina di giorni  a “sudare”, sgocciolando il grasso. Nella cucina Maria aveva conservato diversi attrezzi che venivano utilizzati in passato: la cassetta per la conservazione della farina per la polenta o per quella di castagne; le terracotte, i tund, cioè i piatti e il paiolo di rame per la polenta; il querc, il coperchio che veniva  utilizzato per servire le portate , come nel caso delle frittate; il putagé, un fornello a braci dove si poteva fondere il lardo. Attorno al camino, vicino alla soglia in pietra c’erano le molle, il barnasc (la paletta per le braci), il frustino in legno di bosso utilizzato per mescolare la polenta. La semplicità e l’accoglienza di quell’ambiente ci ricordava i tempi della nostra gioventù, la sobrietà dell’alimentazione a base di  polenta, consumata tutti i giorni, e di  minestra, preparata la sera, il cui avanzo costituiva la colazione del mattino dopo. I ricordi erano come una bacchetta magica che faceva tornare d’incanto la serenità ed anche Mario il milanese, a quel punto, prendeva sottobraccio Berto, scusandosi in una maniera che il Grada accettava subito – scusate il gioco di parole –  di buon grado : offrendo pane, formaggio e vino buono.

Marco Travaglini

Spaghettoni con fave fresche: un primo saporito e delicato

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Legumi semplici ricchi di proprietà nutritive e fibre. Molto versatili in cucina, consumate sia crude che cotte, hanno un sapore unico

Dalla primavera sulle bancarelle dei nostri mercati arrivano le fave, legumi semplici ricchi di proprieta’ nutritive e fibre. Molto versatili in cucina, consumate sia crude che cotte, hanno un sapore unico e inconfondibile. Provatele cosi’, le apprezzerete in tutta la loro tenerezza.

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Ingredienti per 4 persone:

 

320gr. di spaghettoni

100gr. di salame crudo

1 tazza di fave fresche sgusciate

1 piccola cipolla

1 ciuffo di menta fresca

80gr. di pecorino grattugiato

Olio evo, sale, pepe q.b.

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Sbollentare le fave sgusciate per pochi minuti in acqua bollente, lasciar raffreddare. In una larga padella soffriggere la cipolla affettata con poco olio, aggiungere il salame crudo tritato, le fave private della loro pellicina, mescolare, lasciar insaporire e aggiustare di sale e pepe. Scolare la pasta al dente (conservare un mestolino di acqua di cottura), far saltare in padella per un minuto mescolando bene, cospargere con la menta fresca tritata, il pecorino, nappare con l’acqua di cottura e servire subito.

Paperita Patty 

Ironia e autoironia: una risata ci salverà / 2

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In fondo l’ironia è saper prendere un po’ in giro senza essere offensivi, è riuscire a sdrammatizzare quanto la vita inevitabilmente ci propone, è cercare di alleggerire le situazioni, senza aggiungere reazioni pesanti a momenti difficili, è saper ridere di noi stessi senza perdere il rispetto e la considerazione che per noi abbiamo.

Ed è una delle armi più preziose e potenti a nostra disposizione per affrontare la vita, nonché una delle migliori e più raffinate forme di intelligenza. Stempera l’aggressività, sia nostra che quella dei nostri interlocutori, e rappresenta, a mio avviso, un raggio di elegante civiltà in un mondo che si va imbarbarendo.

È una barriera, morbida e flessibile, nei confronti della moltitudine di invidiosi, arroganti e permalosi che incontriamo pressoché quotidianamente sul nostro cammino. Anche l’ironica capacità di sorridere e ridere sulle nostre difficoltà, sui nostri limiti e sulle nostre disavventure è in grado di aiutarci a vivere nel modo migliore anche gli aspetti meno gradevoli della nostra esistenza.

Per quanto possa a tutta prima sembrare contraddittorio, l’ironia che rivolgiamo a noi stessi rappresenta una forma di amore verso di noi, e finisce con lo spiazzare chi non ci ama più di tanto… Raccontare in modo ironico i nostri limiti e i nostri difetti ci rende più amabili e simpatici e “smonta” chi, per i più svariati motivi, vorrebbe attaccarci.

L’ironia ci permette di essere leggeri in un contesto di persone spesso pesanti, che tendono a prendersi eccessivamente sul serio, e a sentire sulle proprie spalle i problemi del mondo. Possederne l’attitudine può funzionare come un vero e proprio “vaccino” contro il grigiore di queste persone, che fanno fatica a togliersi dal palcoscenico.

Se siamo capaci di dosarla adeguatamente, senza esagerare nell’utilizzarla e senza rischiare che trascenda in sarcasmo, l’ironia ci aiuta ad avere empatia verso le persone, ci avvicina agli altri, genera relazioni e affetti. Finendo così per migliorare lo stare insieme e, di conseguenza, la comunità. La vera ironia è patrimonio delle persone capaci di amare se stesse e il prossimo.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della seconda parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Festa patronale a San Sicario Borgo: una festa di Comunità

CESANA TORINESEUna vera e propria festa di comunità quella che si è vissuta  venerdì 2 maggio, a Sansicario Borgo. La Pro Loco San Sicario 1560, con il patrocinio del Comune di Cesana Torinese, ha infatti organizzato la festa patronale di Sant’Atanasio patrono della frazione Sansicario Borgo.

Dopo la Santa Messa officiata da don Andrea Gallizio presso la Cappella di Sant’Atanasio nel borgo antico della frazione alla presenza del Sindaco Daniele Mazzoleni, accompagnato dalla Consigleira Comunale con delega al turismo Clementina Pansoya e delle donne in costume tipico, c’è stata la benedizione del Pane che poi è stato distribuito ai partecipanti sul sagrato della chiesa.

Dopo il saluto del Sindaco Daniele Mazzoleni e del presidente della Pr Loco SaN Sicario 1560 Emanuele Bruno è partita la distribuzione de “Les Gofres”, i tradizionali Gofri, ma anche pizze e focacce al forno della frazione.

Una batteria di sei gofriere ha sfornato Gofri fumanti per ore, perdendo il conto, ma si parla almeno di 25kg di impasto con oltre 500 Gofri degustati nelle versioni salate e dolci.

Nel pomeriggio musiche e balli occitani con il “Trio Chat-Berton”.

Il Sindaco Daniele Mazzoleni ringrazia gli organizzatori: “Come Amministrazione Comunale ringraziamo di cuore la Pro Loco San Sicario 1560 e tutti i Volontari che si sono messi a disposizione per questa riuscitissima festa. Una festa di comunità in un clima di grande amicizia. Un grazie anche a don Andrea Gallizio per aver celebrato la Santa Messa nella cappella di Sant’Atanasio. Una festa che ha dato un valore aggiunto a questo ponte del Primo Maggio che ha visto tanti turisti venire a Cesana e tanti Villeggianti scegliere di passare i giorni di festa qui sulle nostre montagne. Stiamo lavorando per l’estate e posso già anticipare che stiamo preparando una bella festa per il santo patrono di Cesana San Giovanni con il mercatino dedicato alla fioritura del Maggiociondolo organizzato direttamente dal Comune e di questo ringrazio la consigliera Clementina Pansoya che si sta adoperando”.

Soddisfatto anche il Presidente della Pro Loco San Sicario 1560 Emanuele Bruno: “La festa patronale di Sant’Atanasio è la prima iniziativa che mettiamo in campo come Pro Loco San Sicario 1560 e siamo veramente molto soddisfatti della risposta che abbiamo ricevuto. Un grazie di cuore va a tutti i Volontari che si sono prestati per realizzare la Festa, a don Andrea, alle Sinore in costume e al Sindaco Mazzoleni e all’Amministrazione Comunale che hanno partecipato alla nostra festa del Borgo”.

Partecipazione o relax?

 

Le recenti solennità del 25 aprile e del 1° maggio hanno evidenziato come alcuni valori vengano spesso messi da parte a favore di esigenze molto più umane.

Il 25 aprile, del quale quest’anno ricorreva l’80° anniversario, ed il 1° maggio, seppure per motivi diversi, hanno da sempre attirato attivisti politici e, in generale, chi si sentisse toccato dalle tematiche della Resistenza, del lavoro, ecc.

Non per nulla la Chiesa, almeno fino a qualche anno fa, fissava in quelle date due fra le celebrazioni più importanti: la Prima Comunione e la Cresima, facendo così in modo che almeno parenti ed amici dei “festeggiati”  fossero costretti a recarsi in Chiesa anziché alla manifestazione.  

In analogia ad altri cambiamenti intervenuti nella nostra epoca, anche queste due feste civili hanno subito un diradamento nelle partecipazioni, passando da cortei di migliaia di persone, concerti e manifestazioni di enorme rilievo a eventi che si autocelebrano per dovere di firma.

Il fatto che ora il Governo sia su posizioni non così vicine a quelle due date mostra che i cittadini prendono le distanze se non vengono coinvolti e spinti in alcune manifestazioni ideologiche.

Quest’anno, inoltre, le due date sono cadute in prossimità della Pasqua cristiana e, per giunta, coincidendo con “ponti” che dal 19 aprile sono giunti, con pochi giorni di ferie, fino al 4 maggio, consentendo con 7 giorni tra smart working (che molti posso svolgere ovunque, anche al mare) e ferie di godersi 16 giorni di stacco dalla città.

Due domande sporgono spontanee: quanto è ancora radicato il sentimento di riconoscenza per chi ha liberato l’Italia dal nazifascismo che vede, nel 25 aprile, la logica manifestazione di ricordo? E’ più importante la propria presenza a queste celebrazioni, per mantenere vivo il ricordo e mostrare la propria partecipazione oppure è corretto ogni tanto pensare a sé stessi (ed ai propri cari) e andare a rilassarsi anziché marciare con le bandiere?

A giudicare dai chilometri di cosa sull’autostrada A6 sembrerebbe che le gente sia più propensa al riposo che alla partecipazione civile.

D’altronde quando è stata l’ultima volta che avete visto qualcuno manifestare per l’aumento dell’IVA, per i tagli alla sanità, per il lavoro (diritto sancito, per altro, dall’art, 1 della nostra carta costituzionale) o per i femminicidi?

E l’ultima volta in cui tifoserie sono venute in contatto per problemi (ammesso che ve ne siano) tra le loro squadre?

Benvenuti nel nostro Paese.

Sergio Motta

Sformatini di cavolfiore viola con salsa al parmigiano

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Un’idea deliziosa per gustare il cavolfiore. Ideale come antipasto o contorno, sono facilissimi da preparare e raffinati da presentare.

Ingredienti per 8 sformatini

1 cavolfiore viola
3 uova intere
30gr.di parmigiano grattugiato
100ml di panna liquida fresca
Sale, pepe, burro

per guarnire
Parmigiano grattugiato
Latte
Nocciole tostate

Cuocere a vapore il cavolfiore. Quando cotto, lasciar raffreddare poi frullare in mixer con le uova, il parmigiano, il sale ed il pepe.
Imburrare 8 stampini da creme caramel, versare il composto e cuocere a bagnomaria coperto con un foglio di alluminio per circa 30/40 minuti. Preparare la salsa facendo fondere il parmigiano con poco latte o panna liquida e tritare le nocciole. Servire lo sformatino capovolto nel piatto nappato con la salsa e spolverizzato con il trito di nocciole. Servire tiepido.

Paperita Patty

Le Gru ospita ONE PIECE Action Game

 

Evento ufficiale dedicato alla celebre saga giapponese

Le Gru inaugura il tour italiano del One Piece Action Game, evento ufficiale dedicato alla celebre saga giapponese, in programma dal lunedì al venerdì dalle15 alle 19, e sabato e domenica dalle 11 alle 19.

Da sabato 3 a domenica 11 maggio prossimi il mall di Grugliasco ospiterà la prima imperdibile tappa del tour italiano di ONE PIECE Action Game, esperienza immersiva ufficiale ispirata all’iconica saga giapponese creata da Elichirō Oda, diventata negli anni un fenomeno globale.

Dopo aver incantato milioni di fan in Francia con tredici tappe di successo nei centri del gruppo Klépierre, l’evento, realizzato da Thekom con licenza ufficiale TOEI ANIMATION, approda per la prima volta in Italia e inaugura il suo viaggio proprio da Le Gru, regalando ai visitatori un’occasione unica per vivere le emozioni dell’universo  di ONE PIECE.

Per nove giorni l’area eventi esterna coperta al Primo Piano delle Gru si trasformerà in un  vero concept deck  articolato in quattro aree tematiche ispirate ai celebri personaggi di Nami,  Usopp,  Zoro e Sanji, che accoglieranno grandi e piccoli in sfide interattive pensate per stimolare gioco, avventura e fantasia. L’attività è completamente gratuita.

Con oltre mille episodi animati e milioni di copie del manga vendute nel mondo, ONE PIECE è uno dei franchising più longevi e amati della cultura pop globale. La  sua forza narrativa, fatta di coraggio, amicizia e ricerca della libertà, continua a conquistare generazioni e a creare legami autentici.

“Siamo entusiasti di ospitare in esclusiva l’inizio del tour italiano del ONE PIECE Action Game proprio a Le Gru- afferma Alessia Zuccolo, Shopping Center Manager di Le Gru – Questo evento rappresenta al meglio il nostro desiderio di offrire esperienze nuove, Inclusive e coinvolgenti. ONE PIECE è un universo narrativo che coinvolge le persone, parlando a bambini, ragazzi e adulti; è esattamente questo lo spirito che vogliamo ritrovare ogni giorno nella nostra galleria”.

L’appuntamento a Le Gru è la prima tappa italiana del tour che attraverserà tutta la penisola, coinvolgendo sette Centri Commerciali Klépierre fino al prossimo settembre.

Mara Martellotta