POLITICA

Grimaldi e Ravinale (AVS): “Stellantis continua a disimpegnarsi dal nostro Paese

Grimaldi e Ravinale (AVS): “Stellantis continua a disimpegnarsi dal nostro Paese con una logica unilaterale di massimizzazione dei profitti. Depositata interrogazioni in Parlamento e in Regione”. Oggi è stato comunicato, ma potremmo dire confermato, l’avvio del percorso di spin off di Comau da Stellantis; la decisione, presa infatti già due anni fa con la nascita di Stellantis, non cambia la sostanza di una scelta sbagliata per due ragioni: Stellantis si priva di un pezzo ad alto contenuto tecnologico e innovativo che conta 3.800 lavoratrici e lavoratori; il 50,1% delle quote azionarie di Comau verrà ceduto a One Equity Partners, quindi la maggioranza passa a un fondo di investimento e non a un soggetto industriale. Lo spin off vedrà in una prima fase Stellantis restare con una partecipazione da azionista di minoranza nella compagine societaria di Comau; le dichiarazioni rassicuranti sulle prospettive future di Comau e sui livelli occupazionali da parte di Stellantis si scontrano con un contesto in cui la società continua a disimpegnarsi dal nostro Paese, secondo una logica unilaterale di massimizzazione dei profitti. Contestualmente, si viene a conoscenza del prolungamento degli ammortizzatori sociali per i lavoratori di Mirafiori fino alla fine del 2024. Il tavolo automotive insediato presso il Mimit non ha prodotto al momento alcun accordo. Questa è una delle ragioni per cui Fim, Fiom e Uilm hanno richiesto ormai da tempo una convocazione da parte della Presidente del Consiglio, per affrontare i temi che purtroppo non hanno ancora trovato alcuna risposta positiva. Sono necessarie garanzie per tutti gli stabilimenti, nuovi modelli, volumi produttivi, rilancio occupazionale, della ricerca e dello sviluppo. Sono tematiche fondamentali sulle quali Stellantis non ha dato ancora certezze; il Governo non può assistere immobile all’avvio del percorso di spin off, è necessario che agisca la golden power, così come non è più rinviabile a tempo indefinito la convocazione di un incontro, con le organizzazioni sindacali e la società, presso la Presidenza del Consiglio sul futuro dell’automotive. Auspichiamo che la Presidente del Consiglio dei Ministri e i ministri dell’economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali convochino in tempi brevissimi un tavolo presso la Presidenza con le parti sociali e Stellantis per affrontare le gravi criticità che stanno emergendo in tutti i settori. Marco Grimaldi, Vicecapogruppo di Allenza Verdi Sinistra alla Camera. Alice Ravinale, Consigliera regionale di Alleanza Verdi Sinistra.

È tornato il PSDI

E’ tornato il Psdi. Il Partito socialdemocratico, quello del Sole nascente dal mare, dal 2023 ha un segretario nazionale piemontese, Paolo Preti, Architetto libero professionista, Preti ha un passato politico ed amministrativo di tutto livello: segretario nazionale organizzativo del Psdi Giovani,, assessore a Verbania, sindaco di Brovello Carpugnino per 9 anni nel Verbano Cusio Ossola, assessore ai lavori pubblici e alla pianificazione territoriale della comunità montana Cusio Mottarone. Gli abbiamo rivolto alcune domande su questo nuovo corso socialdemocratico.

 

Il Sole nascente sul mare dunque non è mai tramontato ?

Nel corso degli anni il simbolo era stato gestito da altre situazioni che forse avevano poco a che fare con la nostra storia sino a quando c’è stato il contatto con Carlo Vizzini e con lui e sua figlia Maria Sole si è iniziato un percorso due anni fa che ha portato a questo risultato di ripresa.

 

A che punto è la ricostruzione del Psdi ?

La costruzione è a buon punto, sono state seguite tutte le procedure corrette, soprattutto per il simbolo. Siamo stati presenti all’ultima tornata di elezioni amministrative a Sant’Antimo dove il sindaco che abbiamo appoggiato è stato eletto.

 

Quali saranno i prossimi passi ?

 

A settembre si riaprirà il tesseramento e attraverso la pagina web daremo le indicazioni necessarie. Fino al 2024 si potrà fare il doppio tesseramento che rimarrà esclusivo dal 2025.

 

Quali sono le priorità della sua segreteria ?

 

In assemblea nazionale indicheremo quelli che saranno i punti della nostra azione: ritorno delle preferenze, abrogazione della legge Severino, modifica del Testo Unico degli Enti Locali e della Bassanini con il ritorno al peso del potere politico, ritorno al numero dei parlamentari precedente al referendum costituzionale, depotenziamento delle Regioni e riorganizzazione delle Province

 

Dove vi collocate politicamente ?

 

Siamo nel centro – sinistra, più precisamente nella sua parte moderata

 

 

Come siete posizionati sul territorio nazionale ?

Siamo in quasi tutte le Regioni con un coordinamenti regionali. La segreteria nazionale sarà a Milano. Presidente del Partito è Carlo Vizzini. Ultima cosa vorrei anche sottolineare l’importante contatto con la Fondazione Saragat che porta il nome di colui che del Psdi è stato padre e fondatore.

MASSIMO IARETTI

Sergio Bartoli: “Istituzioni al lavoro insieme per diminuire gli incidenti sulle strade”

“CONFRONTO TRA CITTÀ METROPOLITANA – CHE DEVE ESSERE PIÙ PARTECIPE – E REGIONE PER UN QUADRO TERRITORIALE COMPLESSIVO. SE IL PARAMETRO DI PERICOLOSITÀ È IL NUMERO DI MORTI LAVORIAMO INSIEME PERCHÉ CE NE SIANO DI MENO”

“Il tema della sicurezza sulle nostre strade è strettamente collegato alla manutenzione e miglioramento delle infrastrutture esistenti e alla realizzazione di nuove opere che siano rispondenti alle esigenze della viabilità e dei collegamenti, moderne e fruibili. Ritengo sia opportuno un confronto tra Regione Piemonte, Città Metropolitana, Anas e altri enti su questa materia così delicata che riguarda la sicurezza degli automobilisti messa in pericolo (come dimostrano i tanti incidenti anche mortali) e lo sviluppo economico e sociale territoriale”.
A proporre questo incontro tra le istituzioni è Sergio Bartoli, già sindaco di Ozegna e oggi consigliere regionale eletto nella lista Cirio Presidente.
“Condivido le dichiarazioni di Giosi Boggio sindaca di San Giusto sulla pericolosità della Sp40: caso annoso che necessita risposte, una delle purtroppo numerose realtà stradali critiche presenti nel Torinese. Devo dire che già come sindaco negli anni scorsi ho cercato un confronto con Città Metropolitana, che ha grandi competenze sulle strade, ma non ho sempre trovato una effettiva disponibilità ad affrontare la questione. Se il criterio della pericolosità è dato dal triste numero dei morti, allora facciamo in modo che questo numero non aumenti, lavorando insieme per trovare risposte”, aggiunge Bartoli.
“Per anni come sindaco, confrontandomi con altri primi cittadini del territorio – commenta il consigliere regionale – mi sono preso a cuore il problema della sicurezza stradale. Credo sia importante che i Comuni non si muovano singolarmente ciascuno per i casi che lo riguardano, ma che si faccia un quadro complessivo della situazione in tutta l’area metropolitana”.
“Per questo sono convinto che un incontro tra istituzioni, con la presenza di assessori , sindaci e tecnici possa essere un passo concreto per individuare risposte adeguate che contrastino gli incidenti mortali e diano al Torinese e al Piemonte strade più comode e soprattutto sicure”.

Ravello (Fdi): “Movimento No Tav ostaggio di Askatasuna”

“E’ ormai chiaro come il Movimento No-Tav sia ostaggio, più o meno inconsapevole, degli antagonisti oltranzisti di Askatasuna. Ieri, ben 55 militanti di Askatasuna sono stati denunciati per i recenti blitz al cantiere partiti dal campeggio ai Mulini di Clarea: pur non volendo essere profeti di sventura, ma semplicemente volendo vedere la realtà senza i paraocchi dell’ideologia, la nuova edizione del Festival Alta Felicità, al via domani a Venaus, sarà una nuova e pericolosa occasione di guerriglia. C’è da chiedersi se una simile manifestazione, a fronte di un copione che, visti i precedenti, sembrerebbe già scritto, non debba essere oggetto di serie riflessioni in ambito autorizzativo”. Ad affermarlo Roberto Ravello, Consigliere di Fratelli D’Italia in Regione Piemonte.

Cerutti, (Lega): Azienda Sanitaria Zero valorizza gli infermieri”

“Nella giornata di venerdì 19/7/2024 Azienda Sanitaria Zero ha deliberato e introdotto gli Algoritmi Clinico Assistenziali Infermieristici (A.C.A.I.), uno strumento che consente agli infermieri presenti sulle ambulanze infermieristiche del Sistema di Emergenza Sanitaria Preospedaliera di applicare misure terapeutiche avanzate salvavita in collaborazione con il medico di centrale operativa sanitaria.

Diverse regioni in Italia hanno introdotto sistemi analoghi, fino ad oggi non presenti in Regione Piemonte. Grazie al grande lavoro di Azienda Zero, oggi il Piemonte può contare su uno strumento condiviso, contestualizzato e rispecchiante le migliori pratiche cliniche, che supporterà i professionisti nella cura dei cittadini.

Ancora una volta la figura dell’Infermiere viene valorizzata dalla Regione Piemonte a dimostrazione di quanto questi professionisti insieme ai medici e alle altre figure sanitarie siano fondamentali per garantire la corretta assistenza e in questo caso la miglior risposta in emergenza urgenza preospedaliera. Faccio i miei complimenti ad Azienda Zero per quanto sta introducendo e per come sia riuscita in così breve tempo a portare il Sistema di Emergenza Sanitaria Preospedaliera 118 ad essere pioniere nel panorama nazionale. Grazie alla grande professionalità di Infermieri e Medici operanti nel sistema, ai quali oggi forniamo uno strumento in più per garantire un approccio uniforme e condiviso ai pazienti”, così  Andrea Cerutti, consigliere regionale Lega.

Meglio la storia che un piatto di spaghetti

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Più che mai quest’anno  il 25 luglio 1943 viene commemorato in tutta Italia con le pastasciutte antifasciste sull’ esempio dei fratelli Cervi che così festeggiarono la caduta di Mussolini. Ma i fratelli non si limitarono alla pastasciutta, ma sacrificarono la loro vita in modo eroico. Chi oggi mangia la pastasciutta non rischia nulla se non la propria dieta. Se è vero che oggi c’è un pericolo fascista in Italia, la pastasciutta appare un ricordo po’ fragile. Io non penso che tale pericolo esista e quindi ritengo più che giusta una abbuffata di pasta alla Fabrizi. In effetti la data del 25 luglio andrebbe ricordata in termini storici come un, sia pure tardivo, capolavoro politico per rimuovere Mussolini nel modo meno traumatico in un momento tragico quando il nemico,  poi diventato liberatore, era sbarcato in Sicilia.  Con il voto del Gran Consiglio dell’odg  Grandi iniziò un’ operazione che portò all’immediata rimozione di Mussolini da parte del Re.  Sembrò allora una liberazione che preludeva alla fine della guerra ormai perduta. Il popolo che aveva osannato il fascismo e la stessa guerra, scese in piazza a festeggiare la fine della dittatura inneggiando al Re che commise un grave errore nell’affidare a Badoglio il governo. Badoglio si rivelò subito inadeguato non solo nell’affrontare un armistizio che venne firmato tardivamente nelle condizioni peggiori.  Dal 25 luglio si passò all’8 settembre che rappresentò la liquefazione dell’Italia e pose le basi per l’occupazione tedesca e per la guerra civile. Detto questo, non si può dire che il trasferimento del Re e del Governo al Sud sia stata una semplice fuga, ma una necessità assoluta sia per la situazione eccezionale di Roma sia perché quella fuga consentì di salvare la continuità dello Stato. Un Re fatto prigioniero dei tedeschi come sua figlia Mafalda non sarebbe servito se non a salvare la monarchia. La politica di Badoglio nel periodo dal 25 luglio all’8 settembre si rivelò esiziale per l’incapacità del vecchio maresciallo che fu complice del fascismo come forse nessun altro capo militare. Al Sud comunque fu possibile ricostituire un esercito che partecipò alla guerra di liberazione in modo significativo, secondo alcuni, perfino superiore ai partigiani al Nord.  Poi la storia imboccò  la sua strada e il contributo degli alleati fu determinante per liberare l’ Italia, a partire da Roma, senza voler assolutamente sminuire il ruolo dei partigiani al Nord. Molte di queste riflessioni i commensali della pastasciutta dovrebbero considerarle. Così capirebbero che certa faziosità stucchevole andrebbe evitata. Identificare l’antifascismo con una parte politica resta un grave errore politico, come dimostrano anche alcune reazioni all’aggressione del giornalista torinese di sabato.  La Resistenza fu di esponenti di diversa fede politica o anche di nessuna fede politica come i militari. Monopolizzarla resta anche oggi un errore che porta chi non è comunista a far parte per se’ stesso e a non aderire a certe manifestazioni. Questa elementare verità alcuni non riescono a capirla. I tempi sono cambiati e tutti devono farsene una ragione. Le logiche di piazzale Loreto appartengono ad un nefasto passato ormai archiviato nella storia: una pagina che non fa onore a nessuno.

Migranti, Boldrini (PD) e Grimaldi (AVS): Majidi non deve stare in carcere

“La Procura di Crotone rigetta la richiesta di domiciliari avanzata dagli avvocati di Maysoon Majidi. Per il giudice rimane il pericolo di fuga. Così, Maysoon resterà in custodia cautelare sulla base di testimonianze già smentite dalle stesse persone che l’avevano accusata. Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sta trasformando la salvezza in incubo per tantissime persone in fuga da situazioni terribili. Continuiamo a chiedere la traduzione ai domiciliari per Maysoon, che si trova in una condizione di depressione e debilitazione fisica. E continueremo a chiedere una modifica profonda delle attuali leggi sull’immigrazione e della loro applicazione, a partire da quella dell’art.12 del Testo Unico Immigrazione” – lo dichiarano la deputata del Partito Democratico Laura Boldrini e il Vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi.

Referendum autonomia differenziata, parla Roberto Castelli

Nel 2001 la Sinistra approvava la riforma del Titolo V della costituzione con la quale si statuiva la cosiddetta “Autonomia Differenziata”.
In base a quella riforma, anche l’Emilia-Romagna nell’Aprile 2022, con Bonaccini Presidente e la Schlein Vicepresidente, chiedeva l’Autonomia nelle materie prevista dall’art 117 della Costituzione Bonaccini, in quel contesto, dichiarava: “L’autonomia differenziata è una opportunità prevista dalla nostra Costituzione che noi vogliamo cogliere.”
Oggi con formidabile faccia di bronzo, contando sulla totale incapacità di memoria degli elettori i due definiscono la norma “Spacca-Italia” e ne propongono il referendum abrogativo.
Di fronte ad esso il PPN sente il dovere di prendere posizione, sottolineando che altro è la norma prevista in Costituzione che prevede una rapida e semplice trattativa tra Stato e Regione richiedente con voto finale del Parlamento, altro è la legge Calderoli che detta una serie complessa di regole che sembra fatta apposta per far fallire l’Autonomia, e precisando altresì che i cittadini dovranno esprimersi sulla legge e non sul testo costituzionale che resta ovviamente in vigore.
Ci rendiamo conto che l’argomento è spinoso, in quanto non sarà facile spiegare agli elettori la differenza tra le due questioni.
Prendere posizione e invitare a votare sì o no significa scegliere tra la padella e la brace.
Infatti, se vinceranno i SI’ (padella) verrà abrogata una brutta e complicata legge, il che è positivo, ma si correrà il rischio che passi la convinzione che gli italiani non vogliono l’autonomia in sé. Se ciò accadesse, è facile prevedere che verrà messa una pietra tombale sulla questione e l’Italia resterà per sempre centralista e assistenzialista andando fatalmente alla rovina.
Il paradosso è infatti che tutti gli argomenti che oggi portano avanti gli avversari della legge, denunciando i tanti mali che affliggono soprattutto il Sud, e che hanno, di fatto, diviso il Paese si sono verificati a centralismo vigente e quindi sono loro stessi che denunciano il fatto che il centralismo che loro difendono stia facendo fallire il Paese. D’altro canto, se vincessero i NO resterebbe in vigore una legge bizantina, complessa e per certi versi, truffaldina per il Nord.
Senza entrare in eccessive tecnicalità che già a suo tempo in altra sede avevamo illustrato, il rischio che si corre è che secondo dati pubblicizzati da alcuni centri studi, tutto l’iter rischia di risolversi in un ulteriore flusso di denaro improduttivo verso il Sud senza che poi, in forza di alcuni articoli della legge Calderoli, succeda nulla. Le stime parlano di 80/100 miliardi.
Sulla capacità di spesa in conto capitale del Sud, le cifre parlano chiaro; se consideriamo i fondi di coesione di cui ha beneficiato l’Italia negli ultimi 15 anni, scopriamo che essi ammontano a 206 miliardi di cui il 70 % destinati al Sud.
Soltanto un quarto dei progetti è stato concluso mentre il resto non si sa che fine abbia fatto.
Perché i fondi che legge Calderoli richiama dovrebbero seguire un destino diverso?
Quindi tutto fa prevedere che, poiché in bisogna raggiungere i famosi Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) prima che si possa parlare di Autonomia per importanti materie quali istruzione, infrastrutture, energia, esse non verranno mai devolute e quindi tutto si risolverà in un gigantesco inganno (la brace).
Quindi che fare?
Di certo va avversata l’abrogazione che per i motivi su esposti, poiché, come detto, ciò significherebbe l’ipostatizzazione del Centralismo nel Paese.
Pertanto la legge va difesa, soprattutto nella parte che consente una sia pur magra consolazione.
Infatti L’Art.7 consente che nove materie non siano soggette alla forca caudina dei LEP e potrebbero essere devolute subito.
Alcune quali commercio estero, beni culturali e rapporti internazionali, peraltro già previsti per certi aspetti dalla Costituzione vigente sono interessanti e bene ha fatto Zaia ad attivarsi in tal senso.
Per concludere, alla luce delle considerazioni esposte, pur con un senso di amarezza per una occasione perduta, il PPN dà l’indicazione

di far fallire il Referendum non andando a votare, affinché non venga raggiunto il quorum previsto dalla Costituzione.
Ciò da un punto di vista costituzionale.
Sul piano politico, vanno contrastati l’ipocrisia del Partito Democratico che prima ha voluto l’Autonomia e poi l’ha rinnegata da una parte, e l’antistorico assistenzialismo dei Cinque Stelle esponenti del più retrivo piagnisteo meridionalista dall’altra.

ROBERTO CASTELLI

Regione, Merlo: bene il confronto ma gli avversari non vanno demonizzati

“Alcuni esponenti del Pd piemontese sottolineano la necessità, dopo la straripante vittoria del
Presidente Cirio alla recenti elezioni regionali, di dar vita ad una sorta di ‘costituente” per
affrontare insieme i principali problemi del territorio e che sono sul tappeto: dalla sanità all’
urbanistica, dalla questione demografica ai servizi pubblici per le zone più in difficoltà e marginali.
Ottima idea e un marcato passo in avanti sul terreno del rispetto delle istituzioni e anche nel
rapporto tra la maggioranza e l’opposizione. Ma tutto ciò, come ovvio, è possibile e anche
necessario ad una sola condizione. E cioè che le forze più oltranziste e radicali dell’attuale
coalizione di sinistra non continuino a dipingere il Presidente Cirio e la sua maggioranza come
‘l’espressione della peggior destra mai esistita’ o, peggio ancora, come un nemico politico da
liquidare e annientare al più presto perchè sono un rischio per la stessa democrazia.
E questo per la semplice ragione che una ‘nuova ‘costituente’ per il Piemonte è possibile solo se
si rinuncia definitivamente a slogan e pregiudiziali ideologiche che appartengono al campo della
propaganda ma non hanno nulla a che vedere con una politica seria, credibile e costruttiva.
Altrimenti si tratta solo di proposte sterili, fumose, furbesche e semplicemente irrealizzabili”.

Giorgio Merlo, Dirigente nazionale Tempi Nuovi Popolari uniti.

Un po’ di spirito pannelliano non guasta mai, anche nel dibattito su Casa Pound

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Il dibattito suscitato dall’episodio di violenza di sabato scorso in via  Cellini in una festa di Casa Pound merita di essere ripreso. Mi sono documentato in primis sul circolo – pub – ristorante “Asso dei bastoni” di Casa Pound a Torino  di via Cellini (di cui non conoscevo l’esistenza) su Tripadvisor  con recensioni gastronomiche a partire dal 2015. Solo nel luglio 2024 sono apparse alcune  recensioni negative di natura politica: covo di fascisti, feccia  ecc. Il che vuol dire che il Circolo non aveva suscitato per quasi dieci anni nessuna obiezione politica da parte di nessuno e si immagina che avesse le licenze necessarie a somministrare cibo, birre ecc. Ma l’aggressione al giornalista della “Stampa” ripropone il tema non certo della gastronomia, ma della politica. Va detto per onestà  intellettuale e dovere giornalistico che Casa Pound ha emesso un comunicato stampa in cui, senza scusarsi dell’episodio di sabato scorso, invita, insieme all’on. Salis (condannata più volte per violenze) , il giornalista  aggredito a partecipare ad un dibattito, un modo un po’ ambiguo di porsi perché almeno avrebbero dovuto prendere le distanze dai militanti maneschi che sono quaranta – cinquantenni, neppure dei ragazzini esaltati. Ho letto il dibattito sui giornali relativo a casa Pound e debbo dire che la frase che mi ha colpito di più è la seguente: “E’ bene che non si mescolino indistintamente le violenze politiche neofasciste con altre violenze di cortei ed occupazioni”.
Chi ha detto questa frase non ha vissuto l’epoca in cui si parlava degli opposti estremismi, rossi e neri, e i comunisti dicevano che la violenza era solo quella nera e che persino le Br erano sedicenti ed erano composte da compagni che sbagliavano. Solo più tardi il pci si accorse dell’estremismo rosso diventato terrorismo. Condannare l’episodio di casa Pound –  fortunatamente di per sé poco rilevante ,anche se gravissimo sotto un profilo politico – implica invece  una pari condanna per le violenze gravi dei centri sociali e degli occupanti dell’ Università che pensavano di vivere un nuovo ‘68 . Due pesi e due misure sono inaccettabili. Non meritano invece  neppure un cenno le valchirie della sinistra estrema ossessionate da un estremismo anche verbale che pone in seria discussione il loro essere democratiche. Viene in mente Craxi (e’ ancora  consentito citarlo ?)   quando diceva che tutti i democratici sono antifascisti, ma che non tutti gli antifascisti sono democratici. Siamo tornati a quei punti? È  invece condivisibile la proposta di Paolo Borgna che richiede a Fdi di prendere le distanze da casa Pound come il pci fece con l’estremismo dei gruppuscoli poi degenerato nel terrorismo. Il silenzio di un loquace consigliere comunale già di “Lotta continua” appare significativo e davvero inaspettato. Lui si dice pannelliano, ma in effetti non lo è perché il tema fascismo (a partire da Via Rasella) Marco Pannella seppe affrontarlo in maniera magistrale e più che mai attuale, rifiutando l’antifascismo delle vulgate. E voglio proprio riprendere alcune idee pannelliane, ben più liberali del fragile liberalismo di sinistra di Zanone, spesso succubo dei comunisti , quasi Zanone fosse un nuovo Gobetti.
Va ribadito, ad esempio, che la Costituzione non nomina mai la parola fascismo – grande  scelta lungimirante dei costituenti antifascisti – se non nella norma transitoria. Questo è un dato di fatto da molti ignorato forse per ignoranza storica e giuridica. Forse nessuno si domanda come mai le leggi Scelba e Mancino sono state di difficile applicazione e, se vogliamo, perché non siano state applicate. In ogni caso la libertà di pensare diversamente rispetto agli ideali sanciti dalla Costituzione è garantita dalla stessa Costituzione. Le idee non sono mai dei reati in democrazia , sono reati le azioni volte a violare le leggi, a turbare la convivenza civile attraverso il ricorso alla violenza che in democrazia non può trovare la benché minima giustificazione . Questo è anche il messaggio della non violenza  di Pannella. La tutela del pluralismo è alla base della democrazia che deve sempre coniugarsi con la tolleranza. Quest’ultima deve riguardare tutte le idee, anche quelle che sembrano più intollerabili. Anzi, la vera tolleranza riguarda queste ultime. E in questo caso non si tratta solo di democrazia, ma di democrazia liberale, quella ,ad esempio che in Ungheria, sarebbe sistematicamente calpestata.
Ma la democrazia liberale oggi anche in Italia è un patrimonio ideale di pochi perché siamo preda di giacobini e tricoteuses  del nuovo millennio che mancano totalmente di quello che Omodeo chiamava  il senso della storia, e sanno solo innalzare ghigliottine mediatiche e ululati scomposti a cui Pannella seppe opporsi, malgrado il berretto frigio del partito radicale.