POLITICA- Pagina 591

INCENDI, RUFFINO (FI): REGIONE E GOVERNO SOSTENGANO LE SPESE DEI COMUNI

“In queste ore ho incontrato numerosi sindaci del torinese che hanno fronteggiato o stanno ancora affrontando incendi sul loro territorio. La situazione è ancora drammatica e si contano i danni e le spese sostenute per l’accoglienza delle famiglie presenti nelle zone più colpite. Chiederò in un documento a Regione e Governo che vengano erogate risorse per le spese sostenute dai Comuni in questi giorni”. Ad affermarlo la vicepresidente del Consiglio regionale Daniela Ruffino. Conclude Ruffino: “Un ringraziamento particolare va alle forze dell’ordine e della protezione civile impegnate sul campo. I vigili del fuoco in particolare  stanno facendo un lavoro fondamentale come ho avuto modo di verificare parlando con il Prefetto. C’è sicuramente molta preoccupazione per domani, quando é previsto di novo vento forte, confido che si riesca nel più breve tempo possibile a limitare i danni attraverso l’organizzazione che la Regione Piemonte si è data e che è sempre stata all’avanguardia nell’affrontare le emergenze e calamità naturali. La morte di un giovane a Cantalupa deve farci aumentare gli sforzi per superare questo difficile momento e se fosse necessario diventa fondamentale precettare le componenti non ancora attivate, come l’esercito”.

Magliano: un “appendino” (e non solo) nelle periferie dimenticate

“L’amministrazione comunale torinese purtoppo – afferma il capogruppo dei Moderati in Consiglio comunale Silvio Magliano – nonostante le promesse elettorali avanzate, in particolare, a favore delle periferie, è ferma al palo. E questo capita su tanti fronti. Nelle periferie, appunto, non sono stati avviati i progetti di riqualificazione auspicati e promessi e, anzi, si può veramente affermare che il centro di Torino sia diventato una periferia, piuttosto che queste ultime siano state portate al centro dell’attenzione della giunta”.

 

“Uno degli esempi più evidenti – prosegue Silvio Magliano – già si coglie all’ingresso della città, entrando a Torino da Corso Unità d’Italia, dove il capolavoro architettonico di Nervi, il palazzo del Lavoro, appare come un rudere impresentabile. L’amministrazione ha bocciato diversi progetti di riqualificazione e riconversione dell’edificio e non ha neanche pensato di affidarsi a uno sponsor che potesse ricoprire l’edificio. Anche le sorti del Motovelodromo non appaiono migliori. Non è stato compiuto nessun passo in avanti dal momento della mia interpellanza dello scorso febbraio. Manca un bando e siamo ancora alla fase degli approfondimenti tecnici preliminari. Il bando che aveva pensato di proporre la giunta, lo scorso 31 agosto, appariva piuttosto generico, in quanto rivolto indistintamente a ogni tipo di soggetto e realtà, dalla cultura all’associazionismo fino allo sport. Un progetto velleitario perché prevedeva la ristrutturazione delle due tribune e di altre parti della struttura a carico dell’aggiudicario, senza prendere in considerazione i problemi dell’impianto e i vincoli imposti dalla Sovrintendenza””Purtroppo a Torino – prosegue Silvio Magliano – anche la movida è un fenomeno che si è tristemente trasformato nella cosiddetta “malamovida”, generando incresciosi episodi di violenza, quali la rissa accaduta a metà ottobre in piazza Santa Giulia, che ha coinvolto decine di persone. Si tratta soltanto dell’ ultimo episodio increscioso accaduto in ordine di tempo, e rappresenta l’ennesima prova dell’inadeguatezza dell’Amministrazione di fronte alle sfide di questa città, dopo i gravi fatti di piazza San Carlo del giugno scorso, che hanno provocato una vittima. Ogni mattina residenti, commercianti e operatori del mercato devono fare i conti con i resti delle notti brave e sperare che i violenti e i facinorosi non commettano nessun gesto irreparabile. Il quartiere è abbandonato dall’amministrazione cittadina al suo destino. Noi come Moderati abbiamo proposto per contrastare il disagio, anche attraverso la raccolta di firme, di riaprire la piazza al traffico”.

 

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“Un altro punto dolente del degrado torinese – aggiunge Silvio Magliano – è quello di via Germagnano dove sorge il campo nomadi. La situazione, nonostante un regolamento messo in atto dall’attuale amministrazione (che altro non è che una brutta copia del precedente), è addirittura peggiorata. I fumi da strada Aeroporto a via Germagnano continuano a intossicare gli abitanti della zona e i campi autorizzati sono un disastro. Quelli abusivi continuano a estendersi. L’obiettivo di superamento dei campi nomadi da parte di questa giunta, programmato in cinque anni, appare illusorio”.”Data la totale mancanza della presenza dell’amministrazione nelle periferie – conclude Silvio Magliano – ho deciso di segnalare con un “appendino”, inteso come gruccia, tutti i luoghi in cui sarebbe fortemente necessaria la presenza di questa amministrazione, che, finora, si è dimostrata più attenta a fare selfie che ad occuparsi dei problemi reali dei torinesi. Il primo “appendino” è stato collocato verso I primi giorni di ottobre davanti alla sede della Circoscrizione 5, alla Spina Reale, per denunciare i tanti problemi presenti nel quartiere. E di gruccia in gruccia si andrà, così, in futuro delineando la mappa delle criticità di una città in cui l’amministrazione non vuole investire nella crescita in campo industriale, turistico e delle opportunità di lavoro per i giovani.

 

Mara Martellotta

Infermieri, Grimaldi (SEL-SI): “ASL devono chiarire i termini e i tempi del piano assunzioni”

A un anno dallo sblocco del turn over

 

Oggi l’Assessore Saitta ha risposto all’interrogazione urgente del Capogruppo di SEL Marco Grimaldi sulle nuove assunzioni di infermieri in Piemonte. Venerdì 20 ottobre il Commissario della Città della Salute ha deliberato le prime 51 assunzioni per i quattro ospedali dell’azienda ospedaliera-universitaria (Molinette, Cto, Regina Margherita, Sant’Anna): si tratta di 41 infermieri e 10 infermieri psichiatrici. I 41 infermieri sono vincitori del concorso dalla cui graduatoria dovrebbero essere assunti in 150 entro la fine dell’anno; la graduatoria comprende tuttavia 1700 idonei. NurSind Piemonte, Sindacato delle Professioni Infermieristiche maggiormente rappresentativo a livello Nazionale, in rappresentanza di migliaia di aderenti presenti in tutte le Aziende Sanitarie del Piemonte ha manifestato oggi davanti al Consiglio Regionale, da cui è poi stato audito, e ha firmato una lettera aperta rivolta alle istituzioni. Le ragioni che hanno motivato la mobilitazione sono molteplici e riguardano in particolare il blocco delle assunzioni che negli anni ha generato condizioni di lavoro giunte “ormai al limite”. I dati forniti al Sindacato dalle Aziende, riferiti all’anno 2015, dicono che gli infermieri piemontesi hanno generato in un anno più di un milione di ore straordinarie e accumulato più di 220 mila giornate di ferie residue. Insomma, gli infermieri stanno lavorando anche per 1500 unità che non ci sono. Inoltre, in questi ultimi anni l’età media del popolo infermieristico piemontese ha raggiunto i 50 anni, il che significherebbe che a 60 anni si continua a turnare anche di notte. “È importante che le ASL abbiano recepito dai sindacati l’indicazione di limitare forme precarie di lavoro e stabilizzare il personale, come l’Assessore Saitta ha fatto sapere” – dichiara il Segretario di Sinistra Italiana Grimaldi. – “L’Assessore ha sollecitato le aziende sanitarie a fornire le informazioni necessarie. Ora sappiamo anche che l’ASLTO1 assumerà 85 infermieri entro l’anno e che l’ASLTO5 ne assumerà 25. Tuttavia non è possibile che, a ormai un anno dallo sblocco del turn over, non siano chiari i termini e i tempi del piano assunzioni, né si possa disporre di una mappatura ASL per ASL delle carenze rispetto alle reali esigenze, che possa garantire un rapporto infermiere/paziente ottimale ed evitare il sovraffollamento dei DEA”.

Referendum sull’autonomia: il federalismo è il futuro

“Torino ed il Piemonte sono rimasti indietro, pur avendo tutte le possibilità e le potenzialità per sfruttare, insieme all’opportunità dell’autonomia (vantaggi dal punto di vista delle competenze e dal punto di vista fiscale), anche una opportunità strategica più ampia. Parlo della creazione di una grande area urbana ed industriale…”

I dati relativi al referendum sull’autonomia sono chiari: c’è voglia di autonomia, non di centralismo. Il federalismo, dunque, non è qualcosa  fuori moda, ma è il futuro. Gli effetti della sbornia qualunquistica fatta da lotte di potere travestite da rottamazione del vecchio sono destinate ad essere riassorbiti, rimettendo la politica vera al centro dell’agenda. Detto questo, il Piemonte sta vivendo una obiettiva situazione di stallo. Chiamparino non ha proposto il referendum sull’autonomia, resta a guardare. Per lui , probabilmente, è sufficiente vivere di quella rendita di posizione creata attraverso la costruzione del falso mito del buon amministratore. La pacca sulla spalla, l’articoletto ogni tanto, sempre positivo, scritto con una certa compiacenza. Insomma la costruzione di un’immagine del tutto slegata dall’amministrazione che presiede e persino dal partito che lo sostiene. Il fatto è che Torino ed il Piemonte sono rimasti indietro , pur avendo tutte le possibilità e le potenzialità per sfruttare, insieme all’opportunità dell’autonomia (vantaggi dal punto di vista delle competenze e dal punto di vista fiscale), anche una opportunità strategica più ampia. Parlo della creazione di una grande area urbana ed industriale che può diventare un vero punto di riferimento in Europa. Per fare questo, non bisogna chiudersi, ma aprirsi e smetterla con questa sistema Torino, capace di conservare il potere, ma non di guardare avanti.

 

Roberto Cota

Cannabis terapeutica, Radicali: montagna ha partorito topolino. Salviamo almeno il topolino.

Le dichiarazioni di Igor Boni (Direzione Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Associazione radicale Adelaide Aglietta)

Gli undici striminziti articoli che compongono il progetto di legge sulla cannabis terapeutica approvato ieri dalla Camera dei Deputati sono quanto resta di ben diciassette proposte di legge parlamentari + la pdl di iniziativa popolare promossa da Radicali Italiani (che, però, a differenza delle pdl parlamentari, non decade a fine legislatura ma passa automaticamente a quella successiva).

 

E’ lecito affermare che la montagna ha partorito il topolino. Ciò detto, vediamo quali sono gli aspetti positivi del provvedimento: per la prima volta, l’utilizzo dei farmaci contenenti cannabis è regolato a livello nazionale. Basta con un’Italia vestita da Arlecchino, con venti situazioni diverse a seconda della regione in cui il cittadino risiede, con un’evidente violazione degli art. 3 (uguaglianza dei cittadini davanti alla legge) e 33 (diritto alla salute) della Costituzione.

 

Per la prima volta in Italia, la proposta di legge dispone che il Ministero della salute pubblichi sul proprio sito web i contributi scientifici e le informazioni sull’uso medico della cannabis (art. 7). Per la prima volta in Italia, si dispone l’aggiornamento periodico del personale medico, sanitario e sociosanitario sulle potenzialità terapeutiche delle preparazioni a base di cannabis (art. 8). Per la prima volta in Italia, si promuove la ricerca scientifica in materia da parte di università e società medico-sceintifiche (art. 9).

 

Fra le note dolenti c’è la fissazione in un testo legislativo del “monopolio fiorentino”, che prima era statuito solamente dal “decreto Lorenzin” (decreto Ministro salute 9 novembre 2015): lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze è deputato alla coltivazione e alla trasformazione della cannabis in preparazioni vegetali per la successiva distribuzione alle farmacie (art. 6, comma 1). Se non bastasse la produzione di Firenze, in prima battuta il Ministero della Salute “puo’ autorizzare l’importazione di quote di cannabis” dall’estero (art. 6, comma 2). Solo in seconda battuta, è prevista la possibilità di individuare altri soggetti autorizzati alla coltivazione e trasformazione della cannabis, “in base alle procedure indicate dallo stesso Stabilimento” di Firenze. Il “monopolio fiorentino” è del tutto irragionevole, visto che in tutta Italia ci sono vari soggetti in grado di assicurare quei livelli di produzione che Firenze non puo’ garantire da sola. Inoltre, vi è un’evidente contrasto fra le disposizioni della proposta di legge e il vigente art. 17 del DPR 309/1990 (testo unico sugli stupefacenti), che consente a “chiunque”, debitamente autorizzato, di coltivare e produrre cannabis a fini terapeutici.

Il progetto di legge si rifà per la casistica delle prescrizioni di farmaci cannabinoidi all’allegato tecnico del “decreto Lorenzin”, ma lascia poi una finestra aperta al medico, con il riferimento all’art. 5 del Decreto legge 17 febbraio 1998, n. 23 “Disposizioni urgenti in materia di sperimentazioni cliniche in campo oncologico e altre misure in materia sanitaria”

In conclusione, tirando le somme, meglio un piccolo passo in avanti che buttare al macero tutto il lavoro fatto in Parlamento e nel Paese, anche se per la legalizzazione della cannabis, dopo aver convinto la stragrande maggioranza dei cittadini, occorrerà riuscire a convincere quei partiti che, ancora oggi, preferiscono lasciare il monopolio dello spaccio alla criminalità organizzata.

 

Link a testo approvato dalla Camera dei Deputati

http://www.camera.it/leg17/995?sezione=documenti&tipoDoc=lavori_testo_pdl&idLegislatura=17&codice=17PDL0054650&back_to=http://www.camera.it/leg17/126?tab=2-e-leg=17-e-idDocumento=76-e-sede=-e-tipo=#PD

Ruffino: “Anche la Regione Piemonte si apra alle fabbriche”

“L’iniziativa Fabbriche Aperte è senza alcun dubbio positiva per far conoscere alla cittadinanza l’immenso patrimonio di lavoro, cultura industriale e qualità produttiva di cui il Piemonte dispone. Analoga apertura l’istituzione Regione dovrebbe a sua volta però dimostrare nei confronti delle imprese piemontesi, molte delle quali in crisi o comunque in affanno”. Così Daniela Ruffino, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, commenta l’iniziativa che il 27 e 28 ottobre apre al pubblico numerosi stabilimenti industriali. “È’ vero che i dati più recenti, relativi al secondo semestre 2017, indicano una crescita delle esportazioni a due cifre in tutti i distretti del Piemonte. Ma la vicinanza delle istituzioni al mondo delle imprese non deve esserci solo nei momenti di successo e nemmeno solo quando ormai i licenziamenti sono una minaccia seria”, aggiunge Ruffino. “La Regione si apra dunque alle fabbriche, nel senso di non intervenire solamente in casi di emergenza ma elaborando un piano strutturale che rilanci davvero le imprese del territorio. Al momento – conclude Ruffino – manca una visione strategica che renda competitivo il Piemonte con le altre regioni europee”

Rosso:”Chiappendino funziona, ma solo per Chiamparino”

La Sindaca Appendino ha ricevuto un avviso di garanzia per un falso in bilancio da 5 milioni. Chiappendino funziona, ma solo per Chiamparino. La Sindaca Appendino ha sperato che allinearsi sulle posizioni e sulle promozioni di Chiamparino e del Pd potesse preservare l’Amministrazione dei 5 stelle dagli attacchi della magistratura e dei media. Pia illusione. Appendino ha cercato di coprire gli errori dei Sindaci precedenti e si è ritrovata scaricata proprio da chi cercava di salvare. Non sono state sufficienti le frequentazioni di Evelina Christillin e degli altri protagonisti del sistema Torino. Tutti sorrisi e poi coltellate alle spalle. Ma Torino non sa cosa farsene di un Sindaco ingenuo che copre le malefatte del Pd.

Roberto ROSSO

Consigliere comunale di Torino

PSICHIATRIA- VIGNALE (MNS): GRAZIE A SAITTA E AL PD IN PIEMONTE TORNA UNA CULTURA MANICOMIALE

“Grazie a Saitta in Piemonte saranno realizzati otto nuove strutture paramanicomiali, migliaia di famiglie saranno abbandonate nell’affrontare la malattia mentale dei propri cari e centinaia di operatori perderanno il lavoro. E’ evidente che non si è di fronte ad una riforma ma al tentativo di cancellare tutte le buone pratiche di cura dall’approvazione della Basaglia ad oggi” lo dichiara il capogruppo in Regione del Movimento nazionale per la sovranità Gian Luca Vignale che è stato il richiedente del Consiglio straordinario convocato questa mattina.“La DGR 29 – spiega Vignale – stravolge, in peggio, il sistema psichiatrico piemontese. Un vero e proprio condono psichiatrico che espellerà dal Sistema Sanitario Nazionale più di 1800 pazienti che oggi sono curati all’interno di gruppi appartamento o comunità alloggio. Pazienti che avranno solo più diritto all’assistenza e non più alla cura, ma a carico delle famiglie.”“Qual è stata la differenza fra l’esistenza dei manicomi e la legge Basaglia. Non solo la scomparsa di enormi strutture di tortura, ma soprattutto il concetto fondamentale che una persona malata ha sempre diritto alla cura e non solo all’assistenza. Questa differenza –continua Vignale- oggi viene messa completamente in discussione.”“Chiamparino e Saitta in meno di tre anni – attacca il capogruppo – hanno messo in ginocchio un intero mondo   e presto assesteranno l’ultima raccapricciante decisione di riaprire strutture simil manicomiali in Piemonte. Infatti, per effetto di una delibera approvata lo scorso agosto più di 600 posti letto saranno trasformati da sanitari a residenziali e saranno accorpati in otto strutture. Possono chiamarli come vogliono e continuare a raccontarci le loro favolette preferite ma è evidente che queste nuove strutture   saranno a tutti gli effetti dei nuovi manicomi”.“Dopo aver provato in ogni modo – prosegue Vignale – a far ragionare Giunta e maggioranza, abbiamo chiesto al Consiglio di volere prevedere una dilazione dei termini di adeguamento alle nuove linee di indirizzo previste dalla delibera della Giunta regionale di almeno 12 mesi. Ci saremmo augurati che almeno la maggioranza di centro sinistra capisse le nostre richieste, ed invece, mettendo la tutela della propria parte politica davanti ai diritti dei pazienti, ha preferito sottostare al diktat di Saitta, votando un ordine del giorno che non cambierà nulla”.“ Se la maggioranza e la Giunta avessero utilizzato un minimo di dialogo – conclude Vignale – si sarebbe potuto modificare la DGR 29 senza vinti né vincitori in termini politici, gli unici vincitori sarebbero stati i pazienti e le loro famiglie”.

Marino (PD) Appendino: garantismo è imprescindibile, ma da M5S atteggiamento non accettabile

“Rispetto all’avviso di garanzia ricevuto dalla Sindaca Appendino, e coerentemente con quanto ha sempre sostenuto il Partito Democratico, urge ribadire la necessità di attendere che la procura compia le proprie indagini e giunga ad una conclusione. Sarebbe impensabile e ingiusto, oggi, chiedere un qualsivoglia passo indietro da parte della Sindaca”. Ad affermarlo è Mauro Maria Marino, Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato ed esponente del Partito Democratico “Ciò non toglie che l’atteggiamento da Giano bifronte mantenuto dal Movimento 5 stelle sul tema degli avvisi di garanzia sia, quantomeno, discutibile. Altrettanto discutibile è il tentativo odierno, da parte di Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, di cercare di creare parallelismi tra la situazione finanziaria ereditata dal Comune e l’assenza dell’indicazione, obbligatoria in termini di legge, di un debito da 5 milioni nel bilancio della Città, nella speranza di riuscire a reindirizzare eventuali “colpe” laddove non ne esistono. Il Movimento si conferma, ancora una volta, una perfetta macchina di disinformazione”

Gentiloni e la fiducia sul Rosatellum

foto: Ettore Ferrari

Sulla decisione del governo Gentiloni di porre la fiducia sul Rosatellum ho sentito dire di tutto. Da sempre a sinistra, e nello stesso Pd, si è sostenuto che la questione di fiducia non possa essere posta sulle leggi elettorali, che queste non possono essere scritte con l’obbiettivo di penalizzare questo o quel partito o per favorirne qualcun altro e che, proprio per questo, vanno condivise. Ma da un po’ di tempo a questa parte questa impostazione, che ha rappresentato uno dei capisaldi della cultura politica e istituzionale del Pd è  stata rinnegata. Neppure il centro destra era  mai arrivato a tanto. Il Porcellum venne approvato senza porre la questione di fiducia. Il Pd invece lo ha fatto sia sull’Italicum che sul Rosatellum. Ho provato molta amarezza nell’ assistere alle immagini della Ministra Finocchiaro che annuncia alla Camera che il governo aveva deciso di  porre la questione di fiducia, venendo meno ad un preciso impegno che il premier Gentiloni si prese di fronte al Parlamento. Ma, si sa, gli impegni non hanno più  alcun valore e il più  delle volte vengono disattesi. Come giustamente hanno sottolineato alcuni autorevoli commentatori si è  trattato di un vero e proprio colpo di mano che autorizzera’ i futuri governi   a comportarsi nello stesso modo. A quel punto il Pd non avrà  più alcuna ragione per sollevare questioni di principio perché è  stato lui per primo, e per ben due volte, ad imporre l’approvazione di leggi elettorali con i voti di fiducia e con  l’intento evidente di colpire il M5S ed Mdp come hanno sottolineato insigni costituzionalisti. Sembrano lontani anni luce i tempi in cui Renzi, in corsa per la segreteria Pd, dichiarava che Grillo andava battuto sul terreno politico e non con le leggi elettorali.  Al Parlamento è stato impedito di discutere una legge elettorale che continua a negare ai cittadini il potere di eleggere i propri rappresentanti in Parlamento, che ripropone le pluricadindature, che consentirà la formazione di alleanze ” spurie” che si disintegreranno alla prima occasione. Per non parlare della norma che consentirà a persone residenti in Italia di candidarsi nelle circoscrizioni estere con il chiaro obbiettivo di favorire alcuni ” impresentabili”. Il centro destra è  convinto che il Rosatellum lo favorirà. Berlusconi é  d’ accordo perché per lui le opzioni potranno essere addirittura due: quella di centro-destra o quella dell’ accordo con Renzi. Alfano ha ottenuto quella soglia del 3% contro cui lo stesso Renzi qualche mese fa aveva espresso parole di fuoco. In alcuni dei collegi in cui si voterà con il maggioritario il Pd sosterrà i candidati di Alfano. Salvini è convinto di ottenere un significativo numero di eletti nel proporzionale e di imporre un certo numero di candidati nel maggioritario. Renzi incentrera’ la campagna elettorale sul ” voto utile ” ed è pronto, anzi prontissimo, all’accordo con Berlusconi. Il fatto che lo neghi avvalora semmai  questa ipotesi. Di più : deciderà lui e non gli elettori l’elenco dei deputati e dei senatori da eleggere. La questione di fiducia su un provvedimento  di iniziativa parlamentare e’ stata posta perché il Pd temeva che i suoi parlamentari potessero votare a favore di emendamenti che avrebbero potuto migliorare la legge. Oltre a rappresentare una forzatura gravissima sotto il profilo politico e istituzionale è un atto di sfiducia verso di loro.

 

Wilmer Ronzani