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Investiti da auto dopo tamponamento: sei feriti

Incidente stradale nell’Alessandrino a Serravalle Scrivia, sabato scorso. Sono rimaste ferite 7 persone:  4 codici gialli e 2 verdi. Dopo un tamponamento tra 2 auto lungo la SS 35 bis dei Giovi, nelle vicinanze dello stabilimento Elah Dufour Novi una  terza macchina avrebbe investito le persone coinvolte nel primo sinistro. Sul posto  i vigili del fuoco di Novi e Alessandria e i Carabinieri.

Notizie dal Piemonte

Le sere torinesi di Gozzano: la malinconica poesia del quotidiano

Solo Gozzano è riuscito a descrivere Torino come in effetti è. Il poeta parla della sua città natale con una splendida ironia malinconica, prendendola un po’ in giro, ma con garbo e con affetto, esaltandone i caratteri sommessi, le cose quotidiane; del nostro capoluogo sottolinea l’anima altezzosa ed elegante, intellettuale e civettuola, riuscendo a far emergere i tratti che ne contraddistinguono la bellezza e l’unicità, nel presente e nei suoi aspetti “d’altri tempi” con un gusto da stampa antica.

Nel componimento “ Le golose”, Gozzano considera un semplice momento di vita quotidiana, elevandolo a situazione poetica: in questo caso Guido, grazie alla sua vena brillante e ironica, gioca a descrivere il comportamento delle “giovani signore” torinesi all’interno di Baratti, uno dei bar storici della città. Le “signore e signorine”, che subito riusciamo ad immaginarci tutte imbellettate, con tanto di cappellino e veletta, non resistono alla tentazione di assaporare un pasticcino, e, davanti alla invitante vetrina dei dolciumi, indicano con il dito affusolato al cameriere quello che hanno scelto, e poi lo “divorano” in un sol boccone.

È un momento qualsiasi, è l’esaltazione del quotidiano che cela l’essenza delle cose. Nella poesia citata l’eleganza torinese è presa alla sprovvista, colta in flagrante mentre si tramuta in semplice golosità. Ma Gozzano sfalsa i piani e costringe il lettore a seguirlo nel suo ironizzare continuo, quasi non prendendo mai niente sul serio, ma facendo riflettere sempre sulla verità di ciò che asserisce. Se con “Le golose” Guido si concentra su una specifica situazione, con la poesia “Torino”, dimostra apertamente tutto il suo amore per il luogo in cui è venuto alla luce.
Guido Gozzano nasce il 19 dicembre 1883 a Torino, in Via Bertolotti 3, vicino a Piazza Solferino. È poeta e scrittore ed il suo nome è associato al Crepuscolarismo – di cui è il massimo esponente – all’interno della corrente letteraria del Decadentismo. Inizialmente si dedica all’emulazione della poesia dannunziana, in seguito, anche per l’influenza della pascoliana predilezione per le piccole cose e l’umile realtà campestre, e soprattutto attratto da poeti stranieri come Maeterlinck e Rodenback, si avvicina alla cerchia dei poeti intimisti, poi denominati “crepuscolari”, amanti di una dizione quasi a mezza voce. Gozzano muore assai giovane, a soli trentadue anni, a causa di quello che una volta era definito “mal sottile”, ossia la tubercolosi polmonare. Per questo motivo Guido alterna alla elegante vita torinese soggiorni al mare, alla ricerca di aria più mite, (“tentare cieli più tersi”), soprattutto in Liguria, Nervi, Rapallo, San Remo, e anche in montagna. Un estremo tentativo di cura di tale malattia porta Guido a intraprendere nel 1912, tra febbraio e aprile, un viaggio in India, nella speranza che il clima di quel Paese possa migliorare la sua situazione, pur nella triste consapevolezza dell’inevitabile fine (“Viaggio per fuggire altro viaggio”): il soggiorno non migliora la sua salute, ma lo porta a scrivere molto.

Al ritorno redige su vari giornali, tra cui La Stampa di Torino, alcuni testi in prosa dedicati al viaggio recente, che verranno poi pubblicati postumi nel volume “Verso la cuna del mondo” (1917). A parte l’ampio poema in endecasillabi sciolti, le “Farfalle”, essenziali per comprendere la nuova poesia di Gozzano sono le raccolte di versi “La via del rifugio” (1907) e “I colloqui” (1911), il suo libro più importante. Questo è composto da ventiquattro componimenti in metri diversi, legati tra loro da una comune tematica e da un ritmo narrativo colloquiale, con, sullo sfondo, un giovanile desiderio di felicità e di amore e una struggente velatura romantica. Intanto il poeta scopre la presenza quotidiana della malattia (“mio cuore monello giocondo che ride pur anco nel pianto”), della incomunicabilità amorosa, della malinconia. Egli ama ormai le vite appartate, le stampe d’altri tempi, gli interni casalinghi, ma, dopo aver esaltato le patetiche suppellettili del “salotto buono” piccolo borghese di nonna Speranza con “i fiori in cornice e le scatole senza confetti, / i frutti di marmo protetti dalla campana di vetro”, non esita a definirle “buone cose di pessimo gusto”. Di contro al poeta vate dannunziano, all’attivismo, alla mitologia dei superuomini e delle donne fatali, egli oppone la banale ovvietà quotidiana, alla donna-dea oppone “cuoche”, “crestaie” (“sognò pel suo martirio attrici e principesse, / ed oggi ha per amante la cuoca diciottenne”), alla donna intellettuale contrappone una donna di campagna (“sei quasi brutta, priva di lusinga/ …e gli occhi fermi e l’iridi sincere/, azzurre d’un azzurro di stoviglia”). Si tratta di Felicita che, con la sua dimessa “faccia buona e casalinga” , gli è parsa, almeno per un momento, l’unico mezzo per riscattarsi dalla complicazione estetizzante.

Eppure non vi è adesione a questo mondo, mondo creato e nel contempo dissolto, visto in controluce con la consapevolezza che a quel rifugio di ingenuità provinciale il poeta non sa ne può aderire e, tra sorriso, affetto e vigile disposizione ironica, si atteggia a “buon sentimentale giovane romantico”, per aggiungere subito dopo: “quello che fingo d’essere e non sono”.
Oltre che per questa nuova e demistificante concezione della poesia, l’importanza di Gozzano è notevole anche sul piano formale: “egli è il primo che abbia dato scintille facendo cozzare l’aulico col prosaico” (osserva Montale), e che, con sorridente ironia, riesca a far rimare “Nietzscke” con “camicie”. Gozzano piega il linguaggio alto a toni solo apparentemente prosastici. In realtà i moduli stilistici sono estremamente raffinati. E la sua implacabile ironia non è altro che una difesa dal rischio del sentimentalismo. La consapevolezza ironica abbraccia tutto il suo mondo poetico, le sue parole, i suoi atteggiamenti, i suoi gesti.

Avviciniamoci ancor di più al letteratissimo poeta torinese disincantato e amabile, e cerchiamo di approfondire il suo contesto familiare. Guido nasce da una buona famiglia borghese.
Il Dottor Carlo Gozzano, nonno di Guido, amico di Massimo D’Azeglio, appassionato di letteratura romantica del suo tempo, presta servizio come medico nella guerra di Crimea. Carlo Gozzano, borghese benestante, possiede ampie terre nel Canavese. Il figlio di Carlo, Fausto, ingegnere, porta avanti la costruzione della ferrovia canavesana che congiunge Torino con le Valli del Canavese. Fausto si sposa due volte, dalla prima moglie ha cinque figli; dopo la morte della prima consorte, Fausto incontra nel 1877 la bella diciannovenne alladiese Diodata Mautino, che sposa e dalla quale ha altri figli, tra cui Guido. La donna ha un temperamento d’artista, ama il teatro e si diletta nella recitazione, ed è altresì la figlia del senatore Massimo, un ricco possidente terriero, proprietario della villa del Meleto, ad Agliè (la villa prediletta dal poeta).

Guido frequenta dapprima la scuola elementare dei Barnabiti, poi la «Cesare Balbo», avvalendosi anche dell’aiuto di un’insegnante privata, poiché il piccolo scolaro è tutt’altro che ligio al dovere.
Da ragazzo viene iscritto nel 1895 al Ginnasio-Liceo Classico Cavour di Torino, ma la sua svogliatezza non lo abbandona, egli viene bocciato e mandato a recuperare in un collegio di Chivasso; ritorna a studiare nella sua Torino nel 1898, poco tempo prima della morte del padre, avvenuta nel 1900 a causa di una polmonite. Le difficoltà scolastiche del futuro poeta lo costringono a cambiare scuola ancora due volte, finché nel 1903 consegue finalmente la maturità al Collegio Nazionale di Savigliano. Le vicissitudini tribolanti degli anni liceali sono ben raccontate da Guido all’amico e compagno di scuola Ettore Colla, scritti in cui si evince che il giovane è decisamente più interessato alle “monellerie” che allo studio.

Nel 1903 vengono anche pubblicati sulla rivista torinese “Il venerdì della Contessa” alcuni versi di Gozzano, di stampo decisamente dannunziano (qualche anno dopo, in un componimento del 1907 “L’altro” il poeta ringrazia Dio che – dichiara – avrebbe potuto “invece che farmi Gozzano /un po’ scimunito ma greggio / farmi gabrieldannunziano /sarebbe stato ben peggio!”). Guido si iscrive poi alla Facoltà di Legge, ma nella realtà dei fatti frequenta quasi esclusivamente i corsi di letteratura di Arturo Graf. Il Professore fa parte del circolo “Società della cultura”, la cui sede si trovava nella Galleria Nazionale di via Roma, (poi spostatosi in via Cesare Battisti); anche il giovane Gozzano entra nel gruppo. Tra i frequentatori di tale Società, nata con lo scopo di far conoscere le pubblicazioni letterarie più recenti, di presentarle in sale di lettura o durante le conferenze, vi sono il critico letterario e direttore della Galleria d’Arte Moderna Enrico Thovez, gli scrittori Massimo Bontempelli, Giovanni Cena, Francesco Pastonchi, Ernesto Ragazzoni, Carola Prosperi, il filologo Gustavo Balsamo Crivelli e i professori Zino Zini e Achille Loria; anche Pirandello vi farà qualche comparsa. Nell’immediato dopoguerra vi parteciperanno Piero Gobetti, Lionello Venturi e Felice Casorati.

Gozzano diviene il capo di una “matta brigada” di giovani, secondo quanto riportato dall’amico e giornalista Mario Bassi, formata tra gli altri dai letterati Carlo Calcaterra, Salvator Gotta, Attilio Momigliano, Carlo Vallini, Mario Dogliotti divenuto poi Padre Silvestro, benedettino a Subiaco e dal giornalista Mario Vugliano.
Va tuttavia ricordato che per Guido quel circolo è soprattutto occasione di conoscenze che gli torneranno utili per la promozione dei suoi versi, egli stesso così dice “La Cultura! quando me ne parli, sento l’odore di certe fogne squartate per i restauri”. Con il passare del tempo, matura lentamente in lui una più attenta considerazione dei valori poetici della scrittura, anche grazie (ma non solo) allo studio dei moderni poeti francesi e belgi, come Francis Jammes, Maurice Maeterlinck, Jules Laforgue, Georges Rodenbach e Sully Prudhomme.
Da ricordare è anche la tormentata vicenda amorosa (1907-1909) tra Gozzano e la nota poetessa Amalia Guglielminetti, una storia destinata alla consunzione, caratterizzata da momenti di estrema tenerezza e molti altri di pena e dolore.

Ma torniamo a Torino, la sua città natale, la amata Torino, che è sempre nei suoi pensieri: “la metà di me stesso in te rimane/ e mi ritrovo ad ogni mio ritorno”. Torino raccoglie tutti i suoi ricordi più mesti, ma è anche l’ambiente concreto ed umano al quale egli sente di appartenere. Accanto alla Torino a lui contemporanea, (“le dritte vie corrusche di rotaie”), appare nei suoi scritti una Torino dei tempi antichi, un po’ polverosa che suscita nel poeta accenti lirici carichi di nostalgia. “Non soffre. Ama quel mondo senza raggio/ di bellezza, ove cosa di trastullo/ è l’Arte. Ama quei modi e quel linguaggio/ e quell’ambiente sconsolato e brullo.” Con tali parole malinconiche Gozzano parla di Torino, e richiama alla memoria “certi salotti/ beoti assai, pettegoli, bigotti” che tuttavia sono cari al per sempre giovane scrittore. “Un po’ vecchiotta, provinciale, fresca/ tuttavia d’un tal garbo parigino”, questa è la Torino di Gozzano, e mentre lui scrive è facile immaginare il Po che scorre, i bei palazzi del Lungo Po che si specchiano nell’acqua in movimento, la Mole che svetta su un cielo che difficilmente è di un azzurro limpido.
Il poeta fa riferimento alle “sere torinesi” e descrive così il momento che lui preferisce, il tramonto, quando la città diventa una “stampa antica bavarese”, il cielo si colora e le montagne si tingono di rosso, (“Da Palazzo Madama al Valentino /ardono l’Alpi tra le nubi accese”), e pare di vederlo il “nostro” poeta, mentre si aggira per le vie affollate di dame con pellicce e cappelli eleganti, e intanto il giorno volge al termine e tutti fanno ritorno a casa.

Gozzano, da buon torinese, conosce bene la “sua” e la “nostra” Torino, di modeste dimensioni per essere una grande metropoli, e troppo caotica per chi è abituato ai paesi della cintura, un po’ barocca, un po’ liberty e un po’ moderna, stupisce sempre gli “stranieri” per i “controviali” e i modi di dire. Torino è un po’ grigia ed elegante, per le vie del centro c’è un costante vociare, ma è più un chiacchiericcio da sala da the che un brusio da centro commerciale, è piccola ma a grandezza d’uomo, Torino è una cartolina antica che prova a modernizzarsi, è un continuo “memorandum” alla grandezza che l’ha contraddistinta un tempo e che, forse, non c’è più. Di Torino è impossibile non innamorarsi ma è altrettanto difficile viverci, e, se uno proprio non se ne vuole andare, c’è solo una cosa che può fare, prestare attenzione alla sua Maschera: “Evviva i bôgianen… Sì, dici bene,/o mio savio Gianduia ridarello!/ Buona è la vita senza foga, bello/ godere di cose piccole e serene…/A l’è questiôn d’ nen piessla… Dici bene/ o mio savio Gianduia ridarello!…”

Alessia Cagnotto

Uncem: “Premio Ostana, la cultura esce dai salotti”

Uncem fa i complimenti a Ostana per il Premio Ostana sulle Lingue Madri che da venerdì anima la Valle Po, all’ombra del Monviso. Il Premio Ostana è la cultura che esce dai salotti e toglie di mezzo salottari e illusorie certezze museali urbane, da ztl e da radical chic, che sono tanti e che i territori tengono lontani. È la condivisione in un paese delle Alpi, con altri cento paesi. Non è una manifestazione miracolosa o miracolata nel paese fortunato. È con altri tanti eventi di altissima qualità lungo Alpi e Appennini una occasione bellissima per essere insieme nel domani e nel cambiamento. Partendo dalle lingue, da noi, dalla storia del dialogo e dei legami. È dunque scambio e passaggio, salvezza di cosa è stato da portare a tutti. Grazie a Ines Cavalcanti, alla Chambra d’Oc, a Giacomo Lombardo, a tutti i docenti universitari, ai giovani, ai volontari e alle volontarie, ai cittadini che lavorano al Premio e tutto l’anno per l’attuazione della legge 482 del 1999 sulle lingue minoritarie. C’è molto di quella legge da attuare ancora, con il Ministero competente, e dobbiamo farlo come Uncem. Per svegliare i Verttici Rai, in primis, a dare concretezza al ruolo del servizio pubblico per le lingue madri. Rai deve fare molto di più per le lingue madri. Non è retorica e non è roba meno importante di altra. Una azione di valorizzazione nazionale, passa dalle geografie dei territori, mostrati con la loro vivacità nel nuovo Rapporto Montagne Italia 2025, realizzato da Uncem con Rubbettino Editore”.
Lo affermano Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, e Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte.

Emergenza caldo, il piano operativo della Città di Torino per gli anziani

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Ogni anno, con l’arrivo del caldo,  la macchina della Città di Torino si mette in moto  per realizzare il Piano Operativo di Emergenza Caldo, un piano di aiuto e supporto per gli anziani nel periodo in cui il caldo li rende più vulnerabili, sia per gli effetti che alte temperature ed afa hanno sulla salute, sia per l’indebolirsi delle reti familiari e di vicinato nel periodo in cui molte persone vanno in vacanza e l’anziano resta in città.

E’ stato avviato anche nel 2025 il “Piano operativo per l’emergenza caldo ”, predisposto e curato dall’assessorato al Welfare, Diritti e Pari Opportunità della Città di Torino con un investimento stimato di circa € 100.000,00 in collaborazione con l’Asl Città di Torino e il Terzo Settore, attivo per tutto il periodo estivo.

Il Piano ha l’obiettivo di creare una rete di protezione per aiutare gli anziani a fronteggiare i disagi provocati dal caldo e sostenerli nel quotidiano, non lasciandoli soli.

Le azioni previste sono:

  • L’attivazione di alcuni interventi domiciliari in favore di anziani ultrasessantacinquenni residenti nel territorio torinese, di norma autosufficienti identificati in sinergia con i distretti sanitari ed individuati dai medici di medicina generale, nonché anziani con fragilità sociale, in particolare persone sole, segnalate dai servizi sociali
  • Risposta telefonica da parte del Servizio Aiuto Anziani, che risponde al numero 011.011.33.333 ed è operativo tutti i giorni feriali dalle ore 08.30 alle 16.00 (dopo le 16.00 e nei fine settimana risponde la Centrale Operativa della Polizia Municipale).

Questo servizio che assolve la funzione di sentinella telefonica tutto l’anno, durante il periodo estivo potenzia ulteriormente le proprie azioni: ascolta, orienta, fornisce informazioni, accoglie richieste di aiuto. In collaborazione con la Polizia Municipale, i Servizi Sociali Distrettuali e  gli uffici Anziani di Corso Casale fungerà da punto di ascolto telefonico di primo livello per accogliere le segnalazioni  e le telefonate anche di persone non conosciute ed orientare la domanda verso il servizio più appropriato.

  • Prestazioni di tipo sanitario o di aiuto domiciliare attivate direttamente dall’ASL in favore degli anziani non autosufficienti e con gravi problemi di salute si affiancano alle iniziative proposte dalla Città

 

Di seguito si ricordano alcuni pratici accorgimenti e consigli per limitare il disagio causato dal calore:

  • Evitare di bere alcolici, caffè, bevande gassate o zuccherate. L’assunzione di bevande alcoliche deprime i centri nervosi e stimola la diuresi, condizioni entrambe sfavorevoli alla dispersione di calore.
  • Evitare di uscire tra le 11 e le 17. Queste non solo sono le ore più calde della giornata ma sono anche quelle caratterizzate dai livelli più elevati di ozono.
  • Usare tende o chiudere le imposte nelle ore più calde; limitare l’uso del forno e dei fornelli, che possono contribuire ad aumentare la temperatura in casa.
  • Non lasciare mai nessuno, neanche per brevi periodi, in macchine parcheggiate al sole.
  • Consultare il proprio medico prima di assumere integratori di sali minerali, se si assumono farmaci in maniera regolare.
  • Se si assiste una persona vittima di un colpo di calore, colpo di sole o collasso, come previsto dal Manuale per la Formazione del Volontario della Croce Rossa Italiana, la prima cosa da fare è chiamare i soccorsi. Nell’attesa, far sdraiare la persona colpita in posizione supina con le gambe sollevate in luogo fresco e ventilato ed eseguire delle spugnature con acqua fredda oppure posizionare confezioni di ghiaccio sintetico a livello delle ascelle, dei polsi, dell’inguine, delle ginocchia, del collo. Solo se la persona è cosciente, somministrare piccole quantità di liquidi non ghiacciati (non alcool o caffè). Fra le conseguenze del colpo di calore ci possono essere anche contrazioni e spasmi incontrollabili: in questo caso bisogna fare in modo che la vittima non si ferisca, e non deve ricevere nulla da bere o da mangiare. In caso di vomito, controllare che la via respiratoria rimanga aperta .

La Ronchiverdi Business alla Torino Fashion Week 

 

Green Pea Lingotto, il 1 luglio dalle 9.30

L’area Business della Ronchiverdi Spa di Torino si inserisce, con i suoi partner e il suo prestigio, nel mondo della moda piemontese nel calendario della Torino Fashion Week, in programma dal 27 giugno al 3 luglio prossimo presso Green Pea al Lingotto, rendendosi protagonista dell’intera giornata di martedì 1 luglio, con due rilevanti eventi.
Si comincerà alle 9.30, per la prima volta fuori dal centro Congressi dei Ronchi Verdi, con la quinta edizione del Business Match, cui parteciperanno i principali partner del Club, eccellenze piemontesi e di fama internazionale quali Mercedes, Vergnano,  Valmora e Rinascente.
Saranno trenta le realtà che si confronteranno a vicenda, divise in tavoli da 4, per trovare insieme nuove strategie di mercato che, nel corso delle edizioni precedenti, hanno dato origine a progetti importanti  e conseguenti investimenti sul territorio.
Gli incontri saranno allietati dal lunch firmato Marco Sacco e Christian Balzo di Piano 35, cui si aggiungono le delizie, molte preparate sul momento con tanto di showcooking, del Cesare Nero, i dolci La Perla e il gelato di Alberto Marchetti.

Tema della giornata la moda e l’arte che saranno celebrati dalle 18.30 con l’attesa sfilata di moda Oronero, marchio di eventi Ronchiverdi Spa.
Durante la kermesse verrà presentata l’ultima collezione di Falconeri, Pisconti, Liberté Concept Store, Giuseppe Fata, creatore dell’head sculture design, Camden, con le sue creazioni legate ai cinque elementi e Cubetto, che porterà l’arte in passerella con le sue sculture di ghiaccio; le sfilate si concluderanno con una Music Experience, a cura del gruppo Bagni di Gong. In passerella anche le spettacolari rose preservate di Flowercube.
Moda e arte si armonizzeranno in maniera splendida, grazie a una scenografia stupenda composta da sculture giganti rappresentanti animali, realizzate da Italgrass di Bergamo.
Le modelle fanno capo all’agenzia  Ds Model, mentre tutti gli allestimenti sono a cura dell’azienda Party Torino.

Mara Martellotta

Lucia Tassinario protagonista al Settecolli

 

Vince la finale B dei 50 farfalla con il primato personale

Renzo Rolando, omaggio alla natura morta

A Casale Monferrato, un singolare omaggio alla natura morta attraverso la personale di Renzo Rolando, versatile artista, pittore, restauratore di affreschi, autore di meridiane e di libri che, con documenti e fotografie del passato, riportano in vita personaggi, artisti, monumenti, chiese, vecchie osterie e botteghe, tutto un mondo suggestivo ormai scomparso ed ancora rimpianto.

GRB

Torino città delle opportunità

Partito un anno fa, giunge ora al traguardo finale il progetto TOp City, la lunga riflessione sul rilancio di Torino proposta alla classe dirigente della città dalle 20 associazioni giovanili di imprenditori e professionisti aderenti a Yes4To.

L’occasione – che giunge a pochi giorni dalle parole dell’arcivescovo di Torino, Roberto Repole, sui trasferimenti di aziende e sull’immobilizzazione dei grandi patrimoni cittadini che non vengono investiti per creare imprese –  è il terzo e ultimo convegno di TOp City, che vedrà riuniti alcuni dei principali attori della città: politici, imprenditori, dirigenti d’azienda, esponenti del mondo della scuola e camerale, protagonisti del volontariato sociale.
L’appuntamento è
“TORINO CITTA’ DELLE OPPORTUNITA'”
MERCOLEDì 2 LUGLIO, ORE 14,15
PRESSO L’ESCP BUSINESS SCHOOL, IN VIA ANDREA DORIA 27, A TORINO
 
Il mondo delle istituzioni sarà rappresentato dall’assessore regionale Andrea Tronzano, dalla sottosegretaria alla Presidenza della Regione Piemonte, Claudia Porchietto, dalla vicesindaca di Torino, Michela Favaro, dall’assessore comunale, Chiara Foglietta. Per il mondo dell’impresa saranno presenti, fra gli altri, il segretario generale della Camera di Commercio di Torino, Guido Bolatto, e il Ceo di Argothec, David Avino.
Il convegno sancirà anche il passaggio di testimone fra l’attuale coordinatrice di Yes4To, Clara Besson, e il nuovo coordinatore, Giuseppe Bonocore.