ilTorinese

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

/

SOMMARIO: Il Presidente Napolitano – Lettere

Il Presidente Napolitano

Giorgio Napolitano era nato nel 1925 ed oggi avrebbe 100 anni. A Roma si tiene un importante convegno con studiosi e politici, alcuni dei quali mi lasciano perplesso.  Ho avuto un ottimo rapporto con il presidente Napolitano a Roma, Napoli, Torino. Ne ho anche scritto sul “Corriere” quando è mancato. I centenari più che le celebrazioni debbono essere delle verifiche e mi auguro che il convegno romano possa aprire un nuovo discorso più distaccato e quindi più  storico.

I punti cruciali di Napolitano sono la posizione di sudditanza al partito togliattiano durante l’invasione dell’ Ungheria e il governo tecnico di Monti con la sua preventiva nomina a senatore a vita: una scelta divisiva facilitata da Fini. Per il resto nel 2011 fu presidente di tutti per le celebrazioni nazionali dei 150 anni dell’ Unità e del Regno e anche sulla Resistenza  riconobbe limiti, estremismi  ed esagerazioni. Chissà se a Roma si parlerà di queste cose o l‘isterismo ideologico della Boldrini  che presiede una sessione del convegno lo impedirà? Anche la presidenza di Turco Livia (come si firmava abitualmente prima di essere deputata) non  dà garanzie di imparzialità: è un’attivista catto- comunista come quando viveva a Torino e criticava Fassino per le sue aperture al mondo liberale.

Ps  – Appare una vera e propria indecenza la relazione dell’ex presidente della Camera Fini al convegno su Napolitano. Fini strumentalizza Napolitano che non può più dire la sua, per accreditare una sua immagine politica non veritiera. Non merita ulteriore  attenzione la ricostruzione di Fini che appare sicuramente peggiore di quelle previste di un’altra presidente della Camera e di una ex ministra molto sprovveduta. Napolitano meritava di più .
.

.
LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
.
Libri di storia
C’è un libro di testo di storia edito da Laterza che giunge fino al governo Meloni, giudicato in modo settario con espressioni non accettabili in un libro di testo scolastico. Giusy Guglielmini
.
Non è tanto la stupida faziosità degli autori anche torinesi, ma la loro  mancanza di limite in termini storiografici. Il Governo in carica non è storicizzabile. Bisogna almeno attendere che cada. L’idea di Berlinguer di dedicare tutto l’ultimo anno al 900 è un’idea sbagliata che ha penalizzato lo studio dell’800 e di altri periodi come il Rinascimento, il Medio Evo, la storia greca e romana.  Ma il 900 berlingueriano consente questi  eccessi di faziosità davvero intollerabili.
Luigi Berlinguer
Ci vuole il distacco necessario per poter storicizzare, una vicenda in itinere può solo essere oggetto di giudizi politici che non sono per definizione storici. Lascia ai propagandisti di mettersi le vesti dello storico. Anzi agli attivisti che credono di poter abusare impunemente di allievi ignari a cui si deve rispetto.
.
Israele e l’Europa
Cosa pensa del fatto che l’Unione Europea si sia divisa su Israele, unica democrazia occidentale in Medio Oriente?  Attilio Momigliano
.
Sono sempre stato un sostenitore di Israele e non cambio idea. L’ Unione Europea in passato voleva integrare nell’ Occidente europeo lo stato ebraico non senza ragioni storiche, quelle stesse ragioni che hanno portato Italia e Germania ad opporsi ad eventuali sanzioni europee contro Israele. Il capo del governo israeliano è oggi una  figura discussa e anche molto chiacchierata: impossibile stare con lui.  Appare come il volto demoniaco del potere.
La guerra e il terrorismo sanguinario sono devastanti. Non bisogna essere  necessariamente a favore di palestinesi e Iran per capirlo. Questi sono tempi di ferro e di fuoco e chi non ha letto neppure un rigo di Machiavelli non può capire. Leggo  sui social delle sciocchezze che mi rendono irriconoscibili anche persone che ritenevo di conoscere. Le anime pie che si indignano stando alla tastiera e non sanno cosa subiscono gli israeliani , mi fanno  ribrezzo. L’attuale Europa che non ha nulla a che vedere con quella di Federico Chabod (studioso sommo di Machiavelli) non ha  nessuna autorità per sanzionare Israele sull’ onda della Spagna che ha un premier screditato che cerca di sopravvivere con atteggiamenti demagogici evidenti. Caro Momigliano, io sto con Lei e con il suo grande omonimo che subì la persecuzione delle leggi razziali e fu sommo storico della Letteratura italiana. Sto bene in sua compagnia e detesto chi incendia le bandiere israeliane. L’idea stessa di scendere in piazza mi rende scettico, la parola  “attivista“ mi fa venire l’orticaria. Sono e resto un uomo di studi estraneo alle gazzarre di piazza.

La linea che veglia su chi è stato: il Cimitero Monumentale

Oltre Torino: storie miti e leggende del torinese dimenticato

È l’uomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nell’arte

L’espressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo l’uomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare. Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo. Non furono da meno gli autori delle Avanguardie del Novecento che, con i propri lavori “disperati”, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto “Secolo Breve”. Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di “ricreare” la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i “ghirigori” del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa l’edera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di un’arte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che l’arte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso.

 

Torino Liberty

Il Liberty: la linea che invase l’Europa
Torino, capitale italiana del Liberty
Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
Liberty misterioso: Villa Scott
Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
La Venaria Reale ospita il Liberty: Mucha e Grasset
La linea che veglia su chi è stato: Il Liberty al Cimitero Monumentale
Quando il Liberty va in vacanza: Villa Grock

Articolo 9. La linea che veglia su chi è stato: il Cimitero Monumentale

Il Liberty al Cimitero Monumentale
Il Cimitero Monumentale, un tempo chiamato Cimitero Generale, si trova a Nord della città, in una zona non lontana dalla Dora Riparia, nell’area del Regio Parco. Nel 1827 la città di Torino ne deliberò l’edificazione decidendo di situarlo lontano dal centro abitato, in sostituzione del piccolo cimitero di San Pietro in Vincoli, nel quartiere Aurora. L’opera si poté attuare grazie alla donazione di 300 mila lire piemontesi del marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo. Aperto nel 1828, su progetto dell’architetto Gaetano Lombardi, con disegno a pianta quadrata dagli angoli smussati, il Monumentale fu presto ingrandito con una parte aggiunta a cura dell’architetto Carlo Sada Bellagio, collaboratore di Pelagio Palagi e vincitore del concorso per la realizzazione della chiesa dedicata al primo vescovo torinese, San Massimo. Seguirono poi necessari ampliamenti, e negli anni tra Ottocento e Novecento l’alta società borghese di Torino affidò a celebri scultori il mandato per la costruzione di imponenti edicole funerarie, a solenne affermazione del prestigio raggiunto dalle singole famiglie. Proprio l’estetica Liberty, sintesi raffinata di natura, tecnica e arte, riuscì ad interpretare il compianto pietoso verso il defunto, delineando il triste tema della morte attraverso pure ed efficaci metafore di una grande arte funeraria.

Tra le opere che possiamo visionare in rigoroso e rispettoso silenzio vi è il Monumento Porcheddu, dedicato al grande ingegnere Giovanni Antonio Porcheddu, che ha introdotto in Italia la tecnica delle costruzioni in cemento armato. Figura essenziale per l’imprenditoria torinese, alla sua impresa si devono imponenti opere, quali l’immenso Stadium del 1911 (demolito nel 1946), il progetto dello stabilimento Fiat Lingotto del 1922, il Ponte Risorgimento a Roma. Il monumento, realizzato dallo scultore Edoardo Rubino e dal decoratore Giulio Casanova, è composto da un semplice sacello marmoreo su cui è posto un corpo femminile, lievemente ricoperto da un lenzuolo che ne lascia scoperto il volto e che scivola appena oltre i bordi del sepolcro. Da una parte e dall’altra di questo, quattro figure femminili, due per ciascun lato, vegliano il feretro: quelle che stanno dal lato del capo porgono su questo le mani un poco rialzate come in segno di protezione, dall’altro lato una delle due donne veglia sul corpo con il capo reclino e l’altra alza il braccio sorreggendo una lampada. La compostezza delle figure lascia trasparire una sobrietà di sapore classico, nei gesti, nei panneggi, nella postura, mentre un delicato senso di pietas avvolge con intensità l’intera struttura compositiva. Sullo sfondo compare una particolare croce con tralci stilizzati di rose nella parte verticale e motivi dorati nel lato orizzontale. Al centro della croce una corona di rose bianche è posta intorno all’inquadratura dorata con la scritta “IHS” (sigla intesa come “Gesù salvatore degli uomini”, ma in realtà è la trascrizione latina abbreviata del nome greco di Gesù). Sulla volta del portico che accoglie il gruppo scultoreo, un cielo stellato d’oro mosaicato su fondo blu inquadra una grande croce.

Un’altra opera che richiama la mia attenzione in questo luogo di assordante silenzio è il Monumento Kuster, realizzato da Pietro Canonica nel 1921. Esso mostra una figura femminile con abito succinto che, inarcando la schiena, si solleva con il busto in posa quasi teatrale, ed emerge da un giaciglio posto di fronte ad una croce. I suoi lunghi capelli sono scompigliati dal vento che gonfia anche un drappo posto sulla croce e agita le foglie morbidamente rappresentate sulla bronzea stele verticale. Tra le note di tristezza e di intenso pathos, vi aleggia in primo piano la spettacolarità della scena, la figura si pone come la “divina” del cinema muto, la nuova arte che nei primi anni del Novecento andava affermandosi in città.La protagonista del Monumento Roggeri è una fanciulla inginocchiata e piegata dal dolore, le mani le coprono il volto, e i capelli fluenti e raccolti dietro il capo le scendono fin oltre la schiena. Il lungo abito, movimentato dal panneggio di morbide linee, scende e si posa sul basamento in travertino e in parte lo ricopre. La nota di un patire intenso e irrefrenabile è il messaggio che viene dalla donna che, inginocchiata e chiusa al mondo, sembra pregare, tormentata da un affanno senza fine. Su di un lato, si intravvede appena la firma di O.Tabacchi, allievo di Vincenzo Vela, al quale succederà nella cattedra di scultura presso l’Accademia Albertina di Torino.

È ancora un’altra fanciulla ad essere al centro della composizione funebre del Monumento Maganza, posta tra colonnine in marmo verde Roja, una giovane dal volto delicato, da cui traspare una espressione affranta; una sottile tunica le avvolge lieve il corpo esile, ha un’acconciatura alla moda, con i capelli corti, il volto, appena piegato e reclinato sulla mano sinistra, sembra voler trasmettere un messaggio di triste rimpianto. Alle spalle, marmorei tralci di fiori e, dietro, la croce. Soffermiamoci ancora sull’opera che si trova sulla sinistra, entrando dall’ingresso principale del Cimitero. Si tratta di un gruppo statuario che comprende una figura velata da un ampio panneggio, rappresentata mentre sta per avvolgere in un abbraccio simbolico una giovane figura femminile in piedi, con le braccia abbandonate lungo il corpo e il capo reclinato su una spalla. Dal basamento crescono steli e boccioli di rosa che paiono voler avvolgere i corpi sovrastanti: si tratta di una sintesi di decorazione Art Nouveau, completata dalla dedica dei committenti. L’opera fu eseguita da Cesare Redduzzi, scultore affermato e insegnante di scultura presso l’Accademia Albertina, più noto ai Torinesi come l’autore dei gruppi scultorei allegorici: l’arte, il lavoro, e l’industria, collocati nel 1909 a coronare le testate verso corso Moncalieri del ponte dedicato a Umberto I.
Moltissimi sono i monumenti funebri di squisito gusto Liberty davanti ai quali sarebbe opportuno soffermarsi, e numerose le figure femminili modellate con l’estetica della Nuova Arte, o che, con il loro atteggiamento da “dive” affrante del cinema muto, sorvegliano le anime di chi non c’è più e accompagnano silenziose gli sguardi di chi le va a trovare.

Alessia Cagnotto

No ai progetti politici astratti. La lezione di Bodrato

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo


Guido Bodrato, l’indimenticabile “maestro” del cattolicesimo democratico, nonchè leader e
statista della Democrazia Cristiana, amava ripetere – soprattutto negli ultimi anni della sua vita –
che “il progetto politico è credibile se si può collocare nel tempo in cui si vive”. Una riflessione
che risentiva dell’antica lezione morotea ma che, soprattutto, era fortemente ancorata alla
categoria del realismo che, nella politica come nella vita, non può mai essere un optional. E
Bodrato, forte della sua cultura politica ma soprattutto interprete di un sano realismo, sapeva
bene che “anche il miglior progetto politico” – sono ancora parole sue – “non ha alcuna possibilità
di incidere nella storia politica del momento se è disancorato dalla realtà”.

Ecco, con la consueta lucidità che lo ha sempre caratterizzato in tutta la sua lunga militanza
politica e culturale, Bodrato non ridimensionava affatto l’impegno di tutti quegli amici che
coltivavano l’obiettivo di “ricostruire” la Dc o il Ppi o la Margherita o, comunque sia, un progetto
politico popolare e di ispirazione cristiana. Anzi, intravedeva in questi sforzi molteplici e
disinteressati la scintilla a cui attingere per rinverdire e rinnovare la presenza politica di una cultura
che era stata decisiva e determinante per la crescita della nostra democrazia, per il rafforzamento
delle nostre istituzioni democratiche e per la credibilità di un’azione di governo. Ma, al contempo,
non si stancava di denunciare l’impotenza e la sterilità dei progetti e delle iniziative che,
puntualmente, si scioglievano come neve al sole perchè sbattevano contro gli scogli della realtà
politica del momento. E questa, del resto, era l’unica e vera ragione politica che spiegava il
sostanziale fallimento di tutti quei tentativi che sono stati messi in campo in questi ultimi anni e
che poi, con una precisione quasi scientifica, sono stati sacrificati sull’altare del realismo politico.
Una lezione e un monito, quelli di Guido Bodrato, che conservano una straordinaria modernità ed
attualità anche nell’attuale contesto politico. Anche perché quasi ogni settimana assistiamo ad
innumerevoli tentativi di ricostruire un pezzo dell’esperienza e della storia della Democrazia
Cristiana ma che poi, per svariate ragioni, non reggono di fronte alla complessità e al
cambiamento della società italiana. Questo non significa affatto prendere atto della inattualità di
una cultura politica che era, e resta, fortemente contemporanea anche nell’attuale cittadella
politica italiana. Ma, molto più semplicemente, rendersi conto quando un progetto organizzativo,
e quindi politico, ha le carte in regola per poter continuare a navigare in mare aperto. Anche
perchè, concludeva sempre lo statista democristiano piemontese, “quando un progetto politico
ed organizzativo fallisce ripetutamente si corre il rischio di trasmettere un messaggio di debolezza
della cultura che lo ispira”.

Ecco perchè, a scanso di equivoci e senza alcuna polemica preconcetta, occorre semplicemente
rendersi conto che anche la miglior fonte culturale deve fare i conti con le coordinate concrete che
regolano la politica in un determinato periodo storico. Non comprenderlo, o fingere di non capirlo,
si contribuisce purtroppo, e anche involontariamente, a rendere del tutto marginale ed irrilevante
quella stessa cultura politica. Cioè la tradizione, il pensiero, la cultura e anche lo stile del
cattolicesimo politico italiano, seppur nelle sue multiformi espressioni e diversità. Che, detto tra di
noi, è l’ultima cosa che possiamo fare, o pensare, nell’attuale stagione politica italiana.

Finale di stagione: settanta squadre in corsa per 11 titoli

Emozionante finale di stagione per le formazioni giovanili con circa 900 atleti impegnati sui campi di calcio, basket e volley. Quindici le regioni presenti

Cesenatico 28 giugno 2025 – Cesenatico è ancora per giorni capitale dello sport targato CSI. Dopo aver concluso la stagione dei Kids e dei Giovanissimi con l’assegnazione degli scudettini ciessini, sarà per un’altra intensa ed infuocata settimana di passione la sede delle finali dei Campionati nazionali arancioblu, riservate stavolta alle squadre giovanili (categoria Allievi e Juniores) di calcio a 5, calcio a 7 e a 11, basket e volley. La manifestazione romagnola, realizzata con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e con il sostegno di APT Servizi Emilia-Romagna e SportValley graviterà sempre attorno al villaggio sportivo dell’Eurocamp, quartier generale della grande kermesse giovanile.  Lì oggi vi saranno gli accrediti gli 892 atleti partecipanti a referto nelle 70 squadre complessive, suddivise fra le 12 finaliste nel calcio a 7, le 10 a caccia dei due titoli del calcio a 5 e le sette pretendenti a divenire le reginette del calcio a 11. Saranno più di 250 le ragazze invece protagoniste nelle due categorie del volley, che vedrà impegnate la bellezza di 21 squadre 812 nelle allieve e 9 nelle juniores. Qualificati alle finali di categoria ben 35 comitati in rappresentanza di 15 regioni. Le metropoli Roma, Milano e Napoli vantano più squadre al seguito, mentre a livello regionale la sfida vede impegnate 10 compagini lombarde, 9 emiliane-romagnole, 8 piemontesi e campane. Sono 7 invece le squadre a difendere i colori del Lazio, 6 le sicule e 5 del Veneto, e 4 a testa per Liguria e Puglia. A chiudere la lista delle concorrenti tre finaliste toscane due per il Trentino-Alto Adige/Südtirol ed una sola squadra portabandiera a testa per Abruzzo, Basilicata, Umbria e Sardegna.

Nel litorale romagnolo, da oggi al 3 luglio, sono quindi in palio sei scudetti per le 42 squadre della categoria Allievi e cinque scudetti per le 28 formazioni nella categoria Juniores. Si gioca sui diversi campi ed impianti di gioco sparsi oltre che a Cesenatico nelle località vicine, tra Gatteo a Mare, Cervia, San Mauro Pascoli, Gambettola, Savignano sul Rubicone, San Giorgio, Sant’Angelo e Cesena..

Investita da un’auto: grave ragazza di 19 anni

Si trova in prognosi riservata all’ospedale Maggiore di Novara una giovane di 19 anni gravemente ferita in un incidente stradale avvenuto  a Cameriano di Casalino, nel Novarese. È stata investita da un’auto nel tratto della strada statale 11 Padana Superiore che attraversa il paese. È stata soccorsa dal l’automobilista e dal 118.

La performance di FUJI|||||||||||TA al MAO Museo d’Arte Orientale

Terzo appuntamento del public program Evolving Soundscapes

nell’ambito della mostra Haori

 

A cura di Chiara Lee e freddie Murphy

Martedì 1 luglio ore 18:30

MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

L’edizione di Evolving Soundscapes nell’ambito della mostra Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone chiude con la performance di FUJI|||||||||||TA.

FUJI|||||||||||TA è un sound artist di base in Giappone, la cui ricerca si concentra sull’esplorazione del suono ai limiti di ciò che è udibile.

Il suo lavoro e la sua estetica sono in continua evoluzione: nelle performance, FUJI|||||||||||TA

incorpora suoni sintetici e ambientali per dar vita ad ambienti acustici complessi, in cui le texture si intrecciano e si trasformano come organismi viventi. Corpo, oggetti ed elementi si fondono nella costruzione dello spazio, generando un’esperienza che coinvolge l’ascoltatore a un livello fisico.

Nella sua pratica, l’artista si interfaccia con fenomeni naturali come aria e suoni minimali in risposta al suo interesse nel voler dar voce a rumori inesplorati, ispirandosi alla musica classica giapponese (gagaku).

L’uscita dell’album iki per l’etichetta culto Hallow Ground nel 2020 ha avuto un ottimo successo di critica, che lo ha portato sui palchi di Rewire Festival (NL), Big Ears Festival (US), Bourse de Commerce (FR) tra gli altri.

 

Ingresso incluso nel biglietto di mostra.

“C’è un Parco in Biblioteca”: Rivoli, il 30 serata conclusiva

Dopo mesi di incontri, dialoghi e idee condivise, si conclude il percorso partecipativo “C’è un Parco in Biblioteca”, un progetto che ha visto cittadine e cittadini coinvolti in prima persona nello studio di una nuova veste per due luoghi simbolici della nostra città: il Parco Salvemini e la Biblioteca Civica.

Un’esperienza corale, costruita passo dopo passo grazie all’ascolto attento dei bisogni, dei desideri e dei sogni di chi vive quotidianamente questi spazi. Un percorso di coprogettazione che ha messo al centro la comunità, l’incontro e il futuro, nella convinzione che la città sia davvero educativa quando offre occasioni di partecipazione concreta e consapevole.

Promosso dall’Amministrazione Comunale di Rivoli e dall’Assessora alla Cultura e all’Istruzione Lidia Zanette, “C’è un Parco in Biblioteca” si inserisce nel più ampio impegno della città per valorizzare i beni comuni attraverso processi inclusivi e condivisi.

Al link www.unparcoinbiblioteca.it sono disponibili i materiali che raccontano le tappe salienti del progetto:

  • Il report sintetico della Charette del 17 maggio
  • La sintesi trasversale delle attività emerse
  • Il report dell’Action Planning del 16 giugno

Lunedì 30 giugno, dalle ore 20.00 è in programma la serata conclusiva aperta a tutta la cittadinanza con restituzione finale del progetto. 

60° Anniversario del Gruppo A.N.M.I. “Alberto Banfi” di Cuorgnè

Una cerimonia di valori, memoria e orgoglio italiano. Il saluto istituzionale del Consigliere regionale Bartoli 

Nella mattinata di domenica 29 giugno ho partecipato con grande emozione alla cerimonia per il 60° anniversario di fondazione del Gruppo A.N.M.I. di Cuorgnè, intitolato alla Medaglia d’Oro al Valor Militare Alberto Banfi.
Una ricorrenza importante, organizzata con profonda cura e spirito di comunità dall’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, che da sessant’anni rappresenta sul territorio un presidio di valori, solidarietà e memoria.

Ho portato il mio saluto istituzionale, ringraziando i soci, gli organizzatori, le autorità civili e militari presenti, e tutti coloro che ogni giorno mantengono vivo il legame con la nostra Marina Militare.

Un ringraziamento particolare va alla Presidente del Gruppo A.N.M.I. di Cuorgnè, all’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Giovanna Cresto, e alla Stazione dei Carabinieri di Cuorgnè, rappresentata dal Comandante Gian Marco Altieri, per la presenza, la collaborazione e il costante impegno a favore del territorio.

In un tempo in cui le radici rischiano di perdersi, iniziative come questa ci ricordano chi siamo e da dove veniamo.
Sessant’anni di storia che guardano al futuro, con l’onore di chi ha servito il Paese in mare.

Grazie Cuorgnè.
Viva la Marina Militare, viva l’A.N.M.I., viva l’Italia.

Sergio Bartoli – Consigliere Regionale del Piemonte Presidente V Commissione – Ambiente

Torino verso i 40 gradi: ondata di calore record

/

In questi giorni i torinesi dovranno fare i conti con una forte ondata di caldo. Le previsioni meteo annunciano un rapido aumento delle temperature:  sabato 28 giugno raggiungeranno picchi di 37 gradi. Un leggero calo termico potrebbe verificarsi tra domenica 29 e lunedì 30 giugno, dovuto a un breve peggioramento del tempo. Sarà però solo una breve pausa.

Il mese prossimo porterà un nuovo peggioramento della situazione. Infatti mercoledì 1° luglio le temperature potrebbero toccare i 39 gradi, mentre giovedì 2 luglio si sfioreranno i 40 gradi, segnando uno dei picchi più alti dell’estate.

 Arpa Piemonte prevede che  l’ondata di calore non si esaurirà in pochi giorni: proseguirà anche nelle settimane successive, con un’estate che si prospetta più calda della norma. La stagione sarà caratterizzata da temperature costantemente elevate e piogge scarse. Luglio sarà il mese più critico, con un caldo umido e persistente che aumenterà il rischio di disagio per le persone, in particolare per chi lavora all’aperto.

I sindacati hanno lanciato un appello per l’introduzione di fasce orarie lavorative più sicure (come avvenuto in Sicilia) e per la distribuzione gratuita di acqua ai lavoratori esposti alla calura estrema. Le condizioni attuali rendono difficile e pericoloso svolgere attività fisica prolungata all’esterno.

Torino accoglie il Disability Pride, ecco la galleria fotografica

A Torino oggi sfila il Disability Pride. L’evento mette al centro le persone con disabilità chiedendo una società realmente accessibile e libera dall’abilismo. Il Disability Pride Torino valorizza le diversità contro gli stereotipi.

Un Pride è,  prima di tutto, un momento di rottura simbolica dello stigma, è  l’affermazione  della propria identità  in uno spazio condiviso, politico, gioioso, in cui la disabilità smette di essere qualcosa da nascondere o sopportare, diventando parte legittima del tessuto sociale.

Promosso dal Coordinamento Disability Pride Torino, rete di associazioni, fondazioni, start up del territorio,  la manifestazione gode del patrocinio  della Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Città di Torino, Politecnico di Torino e Università degli Studi di Torino. Si tratta si un importante riconoscimento istituzionale  che testimonia l’interesse crescente  verso i diritti delle persone con disabilità,  non solo come destinatari di servizi, ma soprattutto come cittadine e cittadini attive,portatrici di competenze, desideri, progettualità.
Il Disability Pride, nato negli Stati Uniti negli anni Novanta, è  approdato in Italia nel 2015 grazie all’attività di Carmelo Comisi, pioniere del movimento nel nostro Paese, che ha dato vita a una rete di eventi che pongono al centro l’orgoglio della propria identità  e la visibilità pubblica delle persone con disabilità.  In dieci anni il movimento ha toccato molte città italiane e dal 2023 Torino.
Oggi il Disability Pride  rappresenta una delle principali piattaforme di attivismo e confronto sui diritti, i bisogni, le aspirazioni  delle persone con disabilità.
Attraverso parate, manifestazioni artistiche e momenti di riflessione politica, il Pride promuove una cultura alternativa a quella dell’assistenzialismo e della compassione e nasce per superare la discriminazione di chi non rientra negli standard fisici, sensoriali o mentali dominanti .
Il corteo torinese propone uno sguardo intersezionale sulla disabilità e  i fatti, attraversa e incontra temi complessi più che mai attuali, come l’identità di genere, gli orientamenti di sessualità,  le origini etniche, le condizioni socio-economiche, venendo soggetta a multiple oppressioni che vanno riconosciute e combattute collettivamente.

Una visione sostenuta anche dal crescente interesse verso i Disability Studies, ambito accademico multidisciplinare che analizza la disabilità non solo in chiave medica, ma soprattutto come costruzione sociale e politica. Il Disability Pride Torino si pone come spazio di rivendicazione, ma anche di educazione collettiva, per contribuire ad arginare stereotipi, paternalismi e narrazioni di abilità ancora troppo diffuse. Insomma una normalità che ancora troppo spesso discrimina.

Le foto di Lori Barozzino