redazione il torinese

Ruba la borsetta a una donna: "Colpa del gioco"

La notizia è una tra le tante che la cronaca offre ogni giorno a chi la segue. Ma quella che deve fare riflettere è la motivazione che ha spinto un giovane incensurato a derubare una donna e, subito dopo, a finire agli arresti: la ludopatia. Il fatto è avvenuto a Vercelli domenica quando, nel pomeriggio, la sala operativa della Questura riceveva una telefonata che segnalava un furto con strappo  ai danni di una signora  a cui era stata sottratta la borsetta. Le persone che avevano assistito al fatto, però, riuscivano, a mantenere il controllo visivo del giovane ladro e ad inseguirlo nelle vie limitrofe allo stadio comunale. Qui veniva arrestato dal personale della Digos impegnato in un servizio di ordine pubblico e dalla pattuglia della squadra volante. Lo scippatore era un cittadino egiziano, regolarmente soggiornante in Italia e senza alcun precedente. Sottoposto a perquisizione personale consegnava spontaneamente il denaro e confessava di aver compiuto il reato perché affetto da ludopatia e ‘bisognoso’ di denaro per continuare a giocare alle slot machine. In attesa dell’udienza di convalida veniva sottoposto agli arresti domiciliari e, nel pomeriggio del 21 gennaio, il Gip, dopo aver convalidato l’arresto, disponeva per il giovane la misura dell’obbligo di firma. Intanto, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, sarebbe opportuno che l’uomo venisse anche curato perché la ludopatia è, comunque, una malattia sociale.

Massimo Iaretti

 

Buste con proiettili contro prefetto, Esposito e giornalisti

Sono state intercettate alle Poste ed erano destinate al prefetto di Torino, all’ex senatore Stefano Esposito e alle agenzie di stampa ANSA e LaPresse quattro buste contenenti alcuni  proiettili. Sono state sequestrate dalla Digos della Questura di  Torino al centro di smistamento postale di via Reiss Romoli. Le missive  contenevano anche alcune minacce  all’indirizzo dell’ex senatore Pd per le sue posizioni a favore  della Tav.

Allegri: “Le partite serie fanno maturare”

Soddisfatto Massimiliano Allegri  nel tweet post partita dopo il 3-0 sul Chievo  all’Allianz Stadium. Inizia in grande stile il girone di ritorno per la Juve, a +9 sul Napoli e alla terza vittoria  in tre partite nel 2019. “La maturità si ottiene anche giocando partite serie”, scrive il ct sui social riferendosi al match con la squadra di Verona.

Allegri: "Le partite serie fanno maturare"

Soddisfatto Massimiliano Allegri  nel tweet post partita dopo il 3-0 sul Chievo  all’Allianz Stadium. Inizia in grande stile il girone di ritorno per la Juve, a +9 sul Napoli e alla terza vittoria  in tre partite nel 2019. “La maturità si ottiene anche giocando partite serie”, scrive il ct sui social riferendosi al match con la squadra di Verona.

Al Pannunzio il libro di Claudio Vercelli sulle leggi razziali

Introdurrà Pier Franco Quaglieni 

 

Mercoledì 23 gennaio alle ore 18, nella sala di Palazzo Cisterna, sede della Città Metropolitana di Torino (via Maria Vittoria, 12), il Centro “Pannunzio” organizza la presentazione del libro di Claudio Vercelli “1938. Francamente razzisti. Le leggi razziali in Italia”, Edizioni del Capricorno. Lo presenterà il giornalista Luca Ferrua, in dialogo con l’autore. Introdurrà Pier Franco Quaglieni 

“Si chiamava Angela”

Vogliamo segnalarvi un libro originale pubblicato da uno scrittore dilettante, Giancarlo Cotone di San Donato Milanese (MI). Il libro si intitola “Si chiamava Angela”, ed è stato pubblicato dall’ autore sul sito online www.ilmiolibro.it Racconta di una donna misteriosa, silenziosa ed eterea, che sembra vivere in un mondo suo, un mondo popolato da brutte visioni. Passa nel nostro mondo portando messaggi di cui lei sola comprende il significato. Appare in una fredda alba nella Firenze dei Medici, e da lì la sua eco arriva fino ai giorni nostri ponendoci interrogativi che non ci aspettiamo e ai quali non sappiamo rispondere.

 

Una recensione pubblicata sul sito recita così:

Una storia intrigante scritta in modo semplice che tiene con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Un ottimo soggetto per un film basato sulla suspense, a cavallo tra epoche storiche diverse e lontane tra loro, ma segnate da grandi tragedie rimaste nella memoria dell’Umanità: guerre, pestilenze, invasioni. Ho amato questo libro per la struttura narrativa apparentemente semplice ma densa di citazioni storiche; i personaggi sono molto ben descritti pur nella brevità del racconto, e l’intreccio cattura subito il lettore. Emozionante la figura della protagonista, resa con particolare cura descrittiva e personaggio perfetto per creare da sola una suspense inquietante capace di colorare il dipanarsi della storia di tinte cupe ma emozionanti. Una vera chicca tutta da scoprire.

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Giancarlo Cotone è un Ingegnere chimico di settant’ anni che ha sempre scritto di argomenti tecnici, e ha pubblicato un libro scientifico sull’ arte della progettazione. Collabora poi con una rivista di cose naturalistiche chiamata In Natura (Bastioni Editore) nella quale tiene una rubrica fissa dal titolo Un Manager in Giardino, dove espone le tecniche del suo mondo di Project Manager applicate a quello del giardinaggio. Da un annetto si è scoperto una vena di autore e ha scritto quattro libri, tutti autopubblicati.

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L’ idea – racconta Giancarlo – mi è venuta di colpo un mattino, quando mi sono svegliato con in testa il titolo, l’ incipit e l’ essenza della storia. Non ho dovuto fare altro che svilupparla così come mi si era proposta da sola.

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Il libro può essere acquistato dal sito www.ilmiolibro.it con pochi clic. Dello stesso autore sono disponibili altri due titoli, “Uomini e capre” e “Morte sulle mura”, due racconti polizieschi ambientati nella Versilia medievale, aventi come protagonista l’ intraprendente monaco Benedettino Guidubaldo da Motrone. Questi sono sempre disponibili sullo stesso sito, ma possono anche essere acquistati su Amazon.

 

Informazione promozionale

 

 

Appena scarcerato per violenza sessuale voleva rapinare i passeggeri a Porta Susa. Arrestato dalla polizia

Nella giornata di mercoledì scorso la Polizia di Stato ha fermato un uomo che poco prima aveva tentato alcune rapine nella stazione ferroviaria di Torino Porta Susa. Il capotreno del treno Torino – Milano contattava la Sala Operativa della Questura di Vercelli segnalando che a bordo del convoglio era presente un giovane, senza biglietto, che era stato visto da una signora minacciare alcune persone, chiedendo dei soldi, alla stazione torinese. Le pattuglie della Squadra Volante, giunte immediatamente alla stazione ferroviaria di Vercelli, intercettavano l’uomo che veniva condotto in Questura per gli accertamenti del caso. Dopo una rapida ed accorta attività di indagine, gli Agenti di Polizia scoprivano che, prima di prendere il treno, il ragazzo, un giovane senza fissa dimora e con numerosi precedenti penali, aveva minacciato con una lametta diverse persone che aspettavano il treno affermando di procurare loro uno sfregio sul viso se non gli avessero dato i soldi. Inoltre, gli Agenti della Squadra Volante accertavano che il giovane era stato scarcerato soltanto due mesi fa per violenza sessuale dal carcere di Torino, dove si trovava detenuto. Alla luce degli elementi raccolti l’uomo veniva sottoposto a fermo di indiziato di delitto e condotto, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, presso il carcere di Vercelli, in attesa dell’udienza di convalida. Il giorno successivo il Giudice delle Indagini Preliminari convalidava il fermo e disponeva la misura della custodia cautelare in carcere. L’auspicio è che vi rimanga a lungo, visto che era appena uscito dopo esserci stato per un reato odioso come la violenza sessuale e, nonostante questo ha dimostrato una forte tendenza a commettere reati di allarme sociale. Naturalmente i fatti dovranno venire accertati e questo è un compito della magistratura non di chi scrive, ma icto oculi se son rose ….

Massimo Iaretti

 

 

Siria, il ritorno dell’Isis

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Il destino già segnato dei curdi infiamma di nuovo i toni dello scontro tra Erdogan e Trump che a colpi di tweet li attaccano e li difendono

Ankara considera i valorosi combattenti indo-europei pericolosi terroristi alla stregua dell’Isis mentre per gli americani restano alleati da proteggere nonostante il ritiro dei soldati dalla Siria che apre nuovi scenari geopolitici. Nel disordine levantino dove le alleanze si rovesciano facilmente e le frontiere si sfaldano, i curdi, abbandonati dagli Stati Uniti, chiedono aiuto al nemico Bashar al Assad per evitare di farsi schiacciare dai panzer del sultano di Ankara. Ma l’attenzione generale è in questi giorni puntata anche sulla città di Manbij, a nord-est di Aleppo, la città contesa tra turchi e curdi, e sulla base statunitense di Al Tanf, nel sud-est del Paese. Mercoledì 16 gennaio un kamikaze dell’Isis si è fatto esplodere davanti a un ristorante uccidendo quattro marines e quindici civili. Si è tratta di uno dei più gravi attentati contro i soldati statunitensi in Siria da parte dei jihadisti. Cosa cambierà nel teatro siriano dopo la partenza dei circa 2000 soldati americani? Illustrando la nuova strategia Usa per il Medio Oriente il segretario di Stato Pompeo ha affermato che la presenza degli Stati Uniti nella regione non è in discussione e che la missione anti-Isis continuerà con raid aerei dalle basi presenti nelle vicinanze e con azioni di commando. L’obiettivo centrale rimane però la sfida agli ayatollah che “tentano di trasformare la Siria in un altro Libano” e minacciano di riprendere la corsa all’atomica. Mentre gli anfibi a stelle e strisce lasciano le dodici basi militari nel Rojava, la regione curdo-siriana a nord-est, al confine con la Turchia, e quella di Al Tanf, la più importante, a sud-est, verso il confine con l’Iraq, ci si interroga sulle possibili conseguenze della scelta di Trump.

***

Il Pentagono ha cercato di frenare fino all’ultimo la decisione della Casa Bianca paventando il rischio di lasciare troppo spazio a russi e iraniani, di offrire ai turchi la possibilità di scatenare pesanti offensive contro i curdi e di favorire nuovi attacchi da parte dei combattenti del Califfo. A subire l’ennesimo colpo letale sono invece i curdi che verrebbero travolti da un’offensiva, che sembra vicina, dell’esercito turco. Alleati degli americani che li hanno appoggiati per anni per combattere l’Isis, i curdi hanno perduto migliaia di combattenti nella lotta contro le bandiere nere di Al Baghdadi. Anche oggi vengono sacrificati dalla volontà delle grandi potenze, in particolare da Washington che cerca di riallacciare i rapporti con Ankara. Usati, abbandonati e annientati, come spesso è accaduto nella storia recente. Curdi traditi anche questa volta dagli alleati come accadde per i curdi iracheni, alleati dell’Occidente contro Saddam Hussein, che poi li sterminò con i gas nell’indifferenza del mondo intero. Gli occhi del mondo si posano su Manbij, la cittadina curda tra Aleppo e l’Eufrate, vicino al confine tra Siria e Turchia, dove da qualche giorno ci sono eserciti di mezzo mondo: truppe russe, americane, siriane e turche. Ankara pretende che i curdi si ritirino a est dell’Eufrate, vuole prendere il controllo della città di Manbij e creare una zona di sicurezza di 30 chilometri. Riflettori accesi anche sulla base americana di Al Tanf, nella parte sudorientale della Siria. Avamposto strategico e base operativa delle forze statunitensi, Al Tanf ha impedito finora ai Pasdaran di creare quel “corridoio sciita” tra l’Iran, l’Iraq, la Siria e il Libano temuto da americani e israeliani. Lo sgombero della base consentirebbe alle milizie di Teheran ampia libertà di movimento e il trasferimento di armi iraniane agli Hezbollah libanesi attraverso l’alleato siriano diventerebbe più semplice. Non a caso i giornali iraniani filo-governativi hanno festeggiato come una grande vittoria la notizia del disimpegno militare americano. Israele sarà costretto a raddoppiare la

sorveglianza e i bombardamenti contro depositi e basi iraniane in Siria saranno sempre più frequenti.

Toccherà a Putin frenare i generali iraniani e calmare gli animi israeliani. Mentre il nodo di Idlib è

ancora tutto da sciogliere, a Damasco riaprono le prime ambasciate e si cerca di tornare alla normalità.

Prove di distensione anche tra i due alleati Nato, Turchia e Stati Uniti, che, nonostante frizioni e

battibecchi, dovrebbero riprendere i contatti a Washington all’inizio di febbraio.

Dal settimanale “La Voce e il Tempo”

 

Siria, il ritorno dell'Isis

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re
Il destino già segnato dei curdi infiamma di nuovo i toni dello scontro tra Erdogan e Trump che a colpi di tweet li attaccano e li difendono
Ankara considera i valorosi combattenti indo-europei pericolosi terroristi alla stregua dell’Isis mentre per gli americani restano alleati da proteggere nonostante il ritiro dei soldati dalla Siria che apre nuovi scenari geopolitici. Nel disordine levantino dove le alleanze si rovesciano facilmente e le frontiere si sfaldano, i curdi, abbandonati dagli Stati Uniti, chiedono aiuto al nemico Bashar al Assad per evitare di farsi schiacciare dai panzer del sultano di Ankara. Ma l’attenzione generale è in questi giorni puntata anche sulla città di Manbij, a nord-est di Aleppo, la città contesa tra turchi e curdi, e sulla base statunitense di Al Tanf, nel sud-est del Paese. Mercoledì 16 gennaio un kamikaze dell’Isis si è fatto esplodere davanti a un ristorante uccidendo quattro marines e quindici civili. Si è tratta di uno dei più gravi attentati contro i soldati statunitensi in Siria da parte dei jihadisti. Cosa cambierà nel teatro siriano dopo la partenza dei circa 2000 soldati americani? Illustrando la nuova strategia Usa per il Medio Oriente il segretario di Stato Pompeo ha affermato che la presenza degli Stati Uniti nella regione non è in discussione e che la missione anti-Isis continuerà con raid aerei dalle basi presenti nelle vicinanze e con azioni di commando. L’obiettivo centrale rimane però la sfida agli ayatollah che “tentano di trasformare la Siria in un altro Libano” e minacciano di riprendere la corsa all’atomica. Mentre gli anfibi a stelle e strisce lasciano le dodici basi militari nel Rojava, la regione curdo-siriana a nord-est, al confine con la Turchia, e quella di Al Tanf, la più importante, a sud-est, verso il confine con l’Iraq, ci si interroga sulle possibili conseguenze della scelta di Trump.

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Il Pentagono ha cercato di frenare fino all’ultimo la decisione della Casa Bianca paventando il rischio di lasciare troppo spazio a russi e iraniani, di offrire ai turchi la possibilità di scatenare pesanti offensive contro i curdi e di favorire nuovi attacchi da parte dei combattenti del Califfo. A subire l’ennesimo colpo letale sono invece i curdi che verrebbero travolti da un’offensiva, che sembra vicina, dell’esercito turco. Alleati degli americani che li hanno appoggiati per anni per combattere l’Isis, i curdi hanno perduto migliaia di combattenti nella lotta contro le bandiere nere di Al Baghdadi. Anche oggi vengono sacrificati dalla volontà delle grandi potenze, in particolare da Washington che cerca di riallacciare i rapporti con Ankara. Usati, abbandonati e annientati, come spesso è accaduto nella storia recente. Curdi traditi anche questa volta dagli alleati come accadde per i curdi iracheni, alleati dell’Occidente contro Saddam Hussein, che poi li sterminò con i gas nell’indifferenza del mondo intero. Gli occhi del mondo si posano su Manbij, la cittadina curda tra Aleppo e l’Eufrate, vicino al confine tra Siria e Turchia, dove da qualche giorno ci sono eserciti di mezzo mondo: truppe russe, americane, siriane e turche. Ankara pretende che i curdi si ritirino a est dell’Eufrate, vuole prendere il controllo della città di Manbij e creare una zona di sicurezza di 30 chilometri. Riflettori accesi anche sulla base americana di Al Tanf, nella parte sudorientale della Siria. Avamposto strategico e base operativa delle forze statunitensi, Al Tanf ha impedito finora ai Pasdaran di creare quel “corridoio sciita” tra l’Iran, l’Iraq, la Siria e il Libano temuto da americani e israeliani. Lo sgombero della base consentirebbe alle milizie di Teheran ampia libertà di movimento e il trasferimento di armi iraniane agli Hezbollah libanesi attraverso l’alleato siriano diventerebbe più semplice. Non a caso i giornali iraniani filo-governativi hanno festeggiato come una grande vittoria la notizia del disimpegno militare americano. Israele sarà costretto a raddoppiare la
sorveglianza e i bombardamenti contro depositi e basi iraniane in Siria saranno sempre più frequenti.
Toccherà a Putin frenare i generali iraniani e calmare gli animi israeliani. Mentre il nodo di Idlib è
ancora tutto da sciogliere, a Damasco riaprono le prime ambasciate e si cerca di tornare alla normalità.
Prove di distensione anche tra i due alleati Nato, Turchia e Stati Uniti, che, nonostante frizioni e
battibecchi, dovrebbero riprendere i contatti a Washington all’inizio di febbraio.

Dal settimanale “La Voce e il Tempo”

 

Alitalia e quota 100

Si è scritto un mare di parole sulla manovra e ci sono state opinioni diametralmente opposte

Quello che non è ancora stato detto è che quota “100” non vale per Alitalia così come che, all’art. 25 della Manovra del Decreto previdenza, appena approvato dal Governo, la tassa d’imbarco sale da 3 euro a 5 euro per rimpinguare il fondo volo del trasporto aereo (FSTA).Lo scopo è quello di permettere a piloti e assistenti di volo che già possono andare in pensione sette anni prima delle altre categorie di avere una cospicua integrazione delle indennità di disoccupazione e la cassa integrazione d’oro dei naviganti (CIG) fino alla maturazione del diritto a pensione. Il fondo, costituito nel 2004, con l’obiettivo di essere transitorio, 15 anni continua ad esistere e anzi viene rimpolpato con l’incremento della tassa di imbarco. Tutto questo per finanziare gli ammortizzatori sociali del settore aereo, tra cui anche Stando all’Osservatorio nazionale sulle liberalizzazioni nei trasporti (Onlit) è una tassa iniqua, perché nessun altro settore può godere di tali agevolazioni e ammortizzatori sociali. A fronte di una crescita registrata dal 2004 al 2018 con un incremento passeggeri che sono passati da 126 milioni a 176milioni dell’anno appena trascorso, l’aumento della tassa di imbarco per concedere nuovi privilegi e confermare i vecchi è scandaloso. La crisi Alitalia è nota è passa dall’inefficienza del settore e degli alti costi gestionali anche dovuta alla proliferazione di inutili scali aeroportuali che ne riducono la competitività e massa critica. Un sistema clientelare, consociativo e corporativo che si sperava fosse finita, ma non è così e incremento della tassa di imbarco ne è la riprova, ma 450 milioni di incassi per il fondo non risolleverà il problema perché il “buco nero” Alitalia sarà sempre più profondo.

Tommaso Lo Russo