ilTorinese

Psa, vertice in Regione: «Pieno coordinamento per isolare le zone a rischio»

Commissario straordinario Filippini dà il via libera alla caccia al cinghiale in Zona 1

 

Vertice  al Palazzo della Regione fra il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte Paolo Bongioanni e il Commissario straordinario per il contrasto alla Peste Suina Africana Giovanni Filippini.

L’incontro è stato l’occasione per fare il punto sul coordinamento fra i diversi livelli e soggetti coinvolti nel monitoraggio e nella lotta alla Psa e per condividere le ulteriori misure da attuare sul territorio. La giornata di lavori ha quindi visto gli incontri del commissario con i responsabili regionali di Agricoltura, Caccia e Pesca, Sanità e Parchi, con le associazioni di categoria agricole e le associazioni venatorie.

«Il commissario Filippini – ha dichiarato il presidente Cirio – ha introdotto un cambio di paradigma fondamentale: continuare nell’opera di contenimento del contagio entro aree rigidamente controllate, ma al tempo stesso rafforzare l’azione di depopolamento. Quando si affacciò per la prima volta il virus, ormai tre anni fa, attuammo subito le indicazioni dell’Europa creando le recinzioni per isolare le aree infette: ma questo si è poi rivelato un metodo incompatibile con la situazione orografica del Piemonte. Per questo oggi il modo più efficace per contrastare la pandemia è identificare e isolare i cinghiali infetti e depopolare la zona cuscinetto dove non c’è infezione. È un’azione di contrasto che va anche nella direzione di diminuire i danni all’agricoltura e gli incidenti stradali causati dai cinghiali».

«A seguito della grande azione di monitoraggio e controllo esercitata dal Piemonte – ha aggiunto l’assessore Bongioanni – il commissario Filippini, con cui abbiamo avuto fin dal primo momento piena sintonia, oggi ci dà la possibilità di intervenire autorizzando la caccia al cinghiale nella cosiddetta Zona di restrizione 1, che sta fra la Zona 2 dove si era riscontrata l’infezione e la zona indenne, permettendoci così di creare quella fascia franca in grado di isolare il contagio. Siamo custodi di un patrimonio straordinario, con i distretti suinicoli del Cuneese e del Chierese forti di 1,5 milioni di capi e un indotto economico di 4 miliardi. Dobbiamo tutelare questo patrimonio. Le misure messe in campo dal commissario Filippini ci aiutano ad andare nella direzione giusta, che è quella del controllo e della tutela. Grandi preoccupazioni in questo momento non ce ne sono, la malattia è sotto controllo e ci permette di garantire la sicurezza ai nostri distretti suinicoli di pregio».

«Il nostro obiettivo – ha spiegato Filippini – è quello di tenere il virus all’interno delle zone infette. Ci vorrà tempo per eradicarlo da queste zone, e la linea è quindi quella di confinarlo. In questo momento la strategia prevede il controllo nella fascia 1, o Zona cuscinetto, dove vogliamo eliminare completamente la specie cinghiale, concedendo deroghe in quelle aree dove siamo certi che il virus non è presente. Continueremo il monitoraggio e prenderemo le decisioni successive sulla base dei risultati rilevati».

Sulla base di queste valutazioni, Filippini ha dato seguito alla richiesta avanzata dalla Regione Piemonte autorizzando la caccia al cinghiale in Zona di protezione 1 anche nelle province di AlessandriaAstiNovaraTorino e Vercelli, così come era già stato fatto nei giorni scorsi per quella di Biella. Oltre il termine della stagione venatoria sarà possibile proseguire le azioni di depopolamento attraverso il controllo faunistico con operatori abilitati, con massimo 3 cani in girata e squadre fino a 15 persone. In provincia di Cuneo, dove la presenza del più grande distretto suinicolo del Piemonte richiede una maggiore cautela nell’impedire possibili spostamenti dei cinghiali, viene per il momento autorizzata in zona 1 l’esclusiva attività del controllo faunistico con operatori abilitati, massimo 3 cani e 15 persone per ogni unità di gestione del cinghiale. «Affinché si possa raggiungere un effetto positivo sulla densità di popolazione dei cinghiali – raccomanda Filippini – il carniere deve avere come obiettivo almeno il 150% dei prelievi effettuati nella stagione precedente l’istituzione della zona soggetta a restrizione per Psa».

Conclude Bongioanni: «Il Piemonte ha fatto egregiamente la sua parte nel rispetto dei grandi produttori del nostro territorio, attraverso ingenti investimenti per la biosicurezza, nei ristori agli allevamenti suinicoli e nei corsi di formazione per cacciatori che – grazie a risorse stanziate interamente dalla Regione – hanno consentito di raddoppiare le forze delle guardie provinciali».

“Incorporea”, storia di guarigione di una vita fragile

Presentazione del libro di Benedetta Bonfiglioli

Venerdì 17 gennaio alle ore 21 presso l’Aula Magna dell’I.C Carmagnola 1, in corso Sacchirone, avverrà la presentazione del libro ‘Incorporea’ di Benedetta Bonfiglioli. L’evento “Aperilibro Ragazzi” è organizzato dal Gruppo di Lettura con la collaborazione di Fondazione di Comunità Carmagnola.

Il libro, che tratta un argomento sempre più centrale all’interno della nostra società e di cui si parla ancora relativamente poco, quello del disturbo alimentare, ha per protagonista Jude, che vorrebbe diventare invisibile. Le dimostra la possibilità di attuare il suo proposito la sua amica Jenny nell’estate peggiore della sua vita, quella in cui la depressione si è portata via suo padre. Jenny è bellissima, indipendente, spavalda, un fascio di muscoli. Insegna all’amica a contare le calorie e ad allungare sempre di qualche minuto la loro corsa giornaliera sulla spiaggia. Per essere alla sua altezza, Jude cancella dalla dieta i cibi che le piacciono di più perché non sa gestire la gioia del mangiarli. Finisce per privarsi praticamente di tutto, a non provare più niente. A un passo dal precipizio la mamma e la nonna di Jude la ricoverano in una struttura specializzata in disturbi alimentari, dove trova aiuto nelle storie di Mary, Michelle, Nausicaa, che come lei cercano di risalire da quel baratro, e poi c’è un misterioso musicista che dalla casa di fianco le dedica la famosa canzone dei Beatles “Hey Jude”. Con una scrittura intensa, che si espande e si ritira come le onde del mare, la Bonfiglioli racconta una storia di guarigione, quella di una vita fragile che trova il coraggio di prendersi lo spazio che merita, facendolo con un romanzo forte, lucido e necessario. La serata di presentazione è aperta a tutta la cittadinanza e completamente gratuita. Benedetta Bonfiglioli ha studiato lingue e insegna letteratura inglese al liceo. Vive a Reggio Emilia e ama molto viaggiare.

Gian Giacomo Della Porta

Un grande Alessandro Haber nelle nevrosi di Zeno Cosini

La coscienza” al Carignano sino a domenica 19 gennaio

Ettore Schmitz iniziò a scrivere “La coscienza di Zeno” nel 1919 e lo diede alle stampe, a spese proprie, nella primavera del ’23, dopo che l’editore Cappelli ebbe affidato al suo redattore di fiducia, Attilio Frescura, la revisione del romanzo su cui esprimeva le proprie riserve linguistiche e non soltanto. Un successo poi ma un successo un po’ sbiadito e sudato (“occorreva riscriverlo tutto”, gli scriverà Frescura), con recensioni affatto soddisfacenti, deludenti per il borghese ebreo triestino se non fosse arrivata l’amicizia e l’apprezzamento di Joyce, se non ci avessero pensato i francesi a fare di Svevo “le premier romancier d’analyse qu’ait produit l’Italie”. Insomma erano in pochi a filarselo da noi, nella critica e tra i comuni lettori, se ancora un vecchio compagno d’ufficio – come c’insegna Claudio Magris nel bel volumetto che accompagna, ricco di vari interventi, la riduzione del romanzo in scena al Carignano sino a domenica prossima per la stagione dello Stabile torinese -, venuto a sapere che aveva scritto dei romanzi, aveva esclamato: “Chi, quel mona de Schmitz?”. In Italia sarebbe in seguito arrivato Eugenio Montale a scoprire tutta la grandezza di Italo Svevo, con tutto quel diritto che pretendeva, e sappiamo bene quanta sia stata la strada percorsa.

Bene ha fatto il Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia a riproporre quel romanzo, nella scorsa stagione e poi una lunga tournée, nel ricordarne il centenario della pubblicazione, l’adattamento nuovissimo è di Paolo Valerio (anche regista illuminato) e Monica Codena, a dare una veste nel nuovo millennio a una figura caposaldo della letteratura italiana dopo che nei decenni ormai lontani un grande Tullio Kezich e altri avevano affidato il ruolo a Lionello, Montagnani, Bosetti, Pambieri, Dorelli, tra le tavole del palcoscenico e lo schermo televisivo. Oggi, qui, Zeno Cosini è Alessandro Haber, una grande poltrona ad accoglierlo, il bastone in una mano, l’abito grigio a conclamarne il grigiore di spirito e di vita (con il perenne spegnersi dell’esistenza il grigio accompagna tutti i costumi, accompagna la cornice fatta di ampi tendaggi a delimitare il chiuso di una casa, di un salotto dove sono immaginati volumi e quadri di famiglia, dove un ampio spazio tondo riflette visi e panorami triestini, la luna e il luccicare del mare, una scatola chiusa dove crescono nevrosi, dove è impossibile sentirsi in sintonia con il mondo: ogni cosa dovuta all’estro di Marta Crisolini Malatesta) e il personaggio ne esce fuori con un disincanto, con una proprietà di gesti lasciati perdersi nell’aria – certi giochi delle mani da imprimersi nella memoria accompagnano le parole e non pochi silenzi -, con una ironia e una precisa contraddittorietà che intelligentemente lo ingigantiscono e lo trasmettono appieno a chi guarda. Attraverso il sipario ancora chiuso inizia ad arrivarci un grande occhio – l’acceso indagare di quello che per Zeno è il dottor S. che rimanda alle teorie del viennese Sigmund -, poi tutto con estrema e tangibile leggerezza si concretizza, come leggeri sono quei movimenti coreografici (dovuti a Monica Codena) che tutti gli altri personaggi intonano, in uno spazio che s’alleggerisce o si riempie di sedie – che possono anche diventare letti di morte – e di presenze ininterrotte, come fantasmi che ritornano a guidare, a sopportare, a intessere rapporti continuamente deboli o sbagliati. La cena col padre con cui intellettualmente non c’è nulla di comune, le visite in casa Malfenti e la irrisa seduta spiritica, l’innamoramento per Ada e il ripiego su Augusta in seguito tradita con la giovane Carla pronta a trarre profitto dalla relazione mentre guarda già altrove, i rapporti con il suocero e con lo sfortunato quanto inconcludente cognato Guido, un rapporto di amore e odio, un appoggio nell’economia dell’ufficio e un abbandono (“Egli mancava di tutte le qualità per conquistare od anche solo per tenere la ricchezza”), una girandola di proponimenti e di U.S. che stanno a significare “ultima sigaretta”, il recupero di una salute che si travestirà da “inguaribile malattia”, sino allo scorcio finale che s’allinea con le pagine del romanzo, a guardare avanti ai misfatti del mondo, tra gas velenosi ed “esplosivi incomparabili”, più potenti, più feroci, dove quelli già a disposizione messi a confronto parranno degli “innocui giocattolini”, dove la terra tornerà ad essere una nebulosa che “errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie”.

Nell’attraversare gli otto capitoli del romanzo, Valerio mette ordine a quel continuo intersecarsi di passato e di presente che è stato dell’autore, ponendo un filo di temporale logicità, di narrazione ordinata. Creando altresì nella elasticità del racconto la figura di un Cosini giovane, che commenta e che (ri)vive, immerso nelle proprie avventure, mentre il grande vecchio fumatore rimane a guardare o impone la sua stessa parola quando il fatto del momento più gli sta a cuore. Avventurandosi ancora ben oltre, come in un gioco di matrioske o in inaspettato cappello a cilindro, corporizzando da dietro le quinte un altro “attore”, definito tout court “il mio suggeritore”, in uno straniante esperimento teatrale neppure uscito dalla penna di Pirandello. Accanto a quella di un Haber (che abbiamo al termine visto estremamente sofferente ma riconoscente a chi lo aveva seguito chiamando a testimone un ragazzino seduto in prima fila) in vero stato di grazia, sono da sottolineare le prove di Francesco Godina (il giovane Zeno), di Meredith Airò Farulla (Augusta) e di Chiara Pellegrin (Ada), di Emanuele Fortunati assai bravo come frastornato Guido. Una trasposizione, quella vista poche sere fa, pienamente convincente, moderna e divertente, leggera nell’esprimere pensieri alti, seguita e applaudita con calore da tutto il pubblico presente in sala.

Elio Rabbione

Le foto dello spettacolo sono di Simone Di Luca.

Teatro scontato per anziani? Il Comune dice no

Ennesima fumante nera in commissione cultura al tavolo dove la minoranza con il consigliere comunale Giuseppe Catizzone chiedeva a questa Giunta di avere una sensibilità maggiore per i cittadini anziani dando loro la possibilità di entrare a teatro con un biglietto agevolato. Proposta bocciata… tali agevolazioni saranno ancora una volta solo per i giovani.
La sensibilità di questa giunta nei confronti della maggioranza dei cittadini sfiora l’ inverosimile, in tutte le metropoli del mondo gli over 60 sono trattati con un occhio di riguardo, a Torino no… Una cosa è certa, tutti cari amministratori invecchierete e capirete che dopo una certa età essere considerati fa più piacere che da giovani.

Gabriella Daghero

Rubrica Torino Over

Scuola, Ruffino (Az): prima di riforma materie ministro stanzi risorse su povertà educativa

“La scuola in Italia è ormai un tema emergenziale, con divari e sacche di povertà educativa crescenti. Davanti a questa situazione, che tutti gli operatori denunciano, il ministro Valditara interviene pubblicamente avanzando proposte che parlano di riforma delle materie e dei programmi scolastici. Prima di Percy Jackson e degli haiku il governo farebbe bene a preoccuparsi di recuperare il terreno e il tempo perduto sul fronte delle disuguaglianze e a stanziare subito le risorse necessarie. Quello che invece vediamo è che hanno addirittura cancellato il fondo dedicato alla povertà educativa, privando i territori più fragili di uno strumento fondamentale.
Una scelta grave e miope del governo, che si somma a quella di non dare prosecuzione alle molte misure di contrasto alla povertà educativa introdotte nella scorsa legislatura.
Da Azione avevamo presentato un emendamento per garantire la continuità di questo fondo, consapevoli dell’impatto positivo che ha avuto nel finanziare interventi in situazioni territoriali di particolare criticità.
Da Azione siamo riusciti a inserire in questa legge di bilancio un finanziamento ai comuni per attività educative, anche mirate a contrastare la povertà educativa. Sono però poche risorse destinate alle opposizioni, che andrebbero aumentate: purtroppo, il governo va in direzione diametralmente opposta”. Lo scrive in una nota la deputata di Azione Daniela Ruffino, membro della Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza.

Nuove violenze nelle carceri piemontesi

Riceviamo e pubblichiamo
Si sono vissute, ancora una volta, ore di alta tensione nella Casa Circondariale di Biella. Il segretario del SAPPE del Piemonte, Vicente Santilli, fa sapere che “nella giornata di martedì un manipolo di detenuti ha aggredito ferocemente gli agenti preposti al controllo della sezione. Il tutto è avvenuto dopo pranzo mentre i detenuti venivano fatti fluire verso i cortili e alcuni di loro si sono scagliati verbalmente contro il personale lamentando ingiustificatamente la mancata apertura delle celle della sezione nelle ore antimeridiane. Nonostante le ripetute spiegazioni volte a far comprendere ai detenuti che l’apertura non è prevista, un detenuto di nazionalità rumena particolarmente iracondo, peraltro già noto per le sue intemperanze e la sua refrattarietà alle regole, ha preso a provocare lo scontro fisico con gli agenti che, mostrando grande freddezza e professionalità, non hanno ceduto alle offese e alle sfide“. Il sindacalista spiega che “a quel punto, il detenuto ha comandato una sorta di esecuzione da parte di alcuni altri ristretti che si sono scagliati ferocemente contro gli agenti, percuotendoli violentemente con calci, pugni e spintoni. I poliziotti non hanno potuto far altro che ripiegare, uscendo dalla sezione e riuscendo comunque a chiudere i cancelli di sbarramento. Sono quindi iniziate le lunghe opere di persuasione e mediazione, mentre gli aggressori aizzavano tutta la sezione detentiva inneggiando la rivolta. Solo in serata si è riusciti a ricondurre la situazione alla normalità e i detenuti hanno fatto rientro nelle proprie stanze mentre i tre agenti aggrediti se la sono cavata con una prognosi di 14 giorni salvo complicazioni“. Santilli denuncia: “servono iniziative efficaci ed urgenti affinché si plachi questa ondata di violenza, aggressività e noncuranza delle norme che pervade una certa parte della società. Ogni giorno le cronache traboccano di episodi inaccettabili di rappresentanti delle istituzioni che vengono malmenati. Poliziotti, medici, infermieri, controllori di autobus, ferrovieri la cui unica colpa è quella di servire lo Stato ed assicurare un servizio pubblico essenziale. Che Paese è quello che consente tutto ciò?”.
Solidarietà alla Polizia Penitenziaria di Biella arriva anche da Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Per avere un carcere sempre più sicuro occorrerà pensare ad un insieme di misure e strategie che rendano la vita dei detenuti sicura, quella degli Agenti meno problematica e quella della macchina meno complessa e più efficace. Va bene la tutela dei diritti, ma si parta da quelli dei poliziotti, delle persone per bene e degli stessi detenuti che scontano la pena senza macchiarsi di nuovi crimini e reati. Ogni giorno nelle carceri italiane, per adulti e minori, succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano”.
“Eventuali amnistie, indulti e condoni servono a poco se poi non seguono riforme strutturali: ed è dunque del tutto ipocrita invocare soluzioni del genere per fare fronte ad un problema reale che vede coinvolti in primis gli appartenenti al Corpo”, conclude Capece. “Piuttosto, servirebbe un potenziamento nell’ambito dell’area penale esterna, con contestale nuovo contesto ed impiego operativo del personale di Polizia Penitenziaria, per coloro i quali si trovano nelle condizioni previste dalle leggi. Ma, parimenti, i violenti devono essere destinati ad un regime penitenziario più rigido e severo”.

Cgil Cisl Uil dopo il femminicidio – suicidio di Rivoli

L’ennesimo femminicidio/suicidio avvenuto ieri a Rivoli, dimostra, ancora una volta, che tutti gli sforzi fatti sino ad oggi per fermare la strage di donne non sono stati sufficienti. Le indagini faranno il loro corso, ma è oggettivo che occorra fare di più. Bisogna lavorare soprattutto sull’aspetto culturale, sia per quanto riguarda il rispetto degli altri e la capacità di gestire le emozioni sia per quanto riguarda la consapevolezza delle violenze e delle strade da percorrere per proteggersi in modo efficace.
Il 2025 è iniziato da pochi giorni ed è già cominciata la tragica contabilità dei femminicidi, ma il tempo per indignarsi è concluso; chiediamo e proponiamo uno sforzo straordinario e collettivo affinché si fermi questa inaccettabile scia di sangue.~
Poiché i femminicidi sono una vera emergenza nel Paese, riteniamo che sia fondamentale costruire nell’ambito della Prefettura, un coordinamento di tutti i soggetti deputati alla prevenzione e al contrasto alla violenza, con lo scopo di promuovere iniziative di formazione, prevenzione e tutela per le donne vittime di violenza e coloro che temono di diventarlo.
Esprimiamo tutta la nostra vicinanza alla famiglia.

 

Elena Ferro Segretaria CGIL Torino~
Cristina Maccari Segretaria CISL Torino Canavese~
Maria Teresa Cianciotta Segretaria Pari Opportunità Uil Torino~

L’Accademia dei Folli tributa un omaggio a Giorgio Gaber con “Buonasera Sig. G”

Dal 16 al 26 gennaio presso il teatro Studio Bunker di Torino

 

Si inaugura la nuova stagione del teatro Studio Bunker di Torino, lo spazio teatrale di via Nicolò Paganini 0/200, situato all’interno del Bunker e gestito dall’Accademia dei Folli, con “Buonasera Sig. G”. Nel corso di 8 repliche tra giovedì 16 e domenica 26 gennaio l’Accademia dei Folli porterà in scena il teatro canzone di Giorgio Gaber. Più che un omaggio all’artista milanese scomparso nel 2003, “Buonasera Sig. G” rappresenta un viaggio profondo e istintivo attraverso l’immensa opera di Gaber e Luporini. Gli spettatori sono trasportati in un mondo che esplora le nevrosi, le contraddizioni e le bellezze fragili dell’uomo contemporaneo. Rimangono così sorpresi, folgorato dalla straziante attualità di monologhi e canzoni accuratamente scelti dall’Accademia dei Folli, ascoltando, come avrebbe detto Gaber, prima di tutto la pancia e successivamente cercando il senso e il disegno finale. Ad ogni replica questa ricerca a continua, ogni volta trova un senso differente e il disegno appare diverso. Dalle prime canzoni con Jannacci, Mina e Celentano, ai monologhi teatrali, la storia artistica di Gaber indaga le nevrosi, le contraddizioni, le brutture e tutta la fragile bellezza dell’uomo a confronto con la propria società. Il 1970 è l’anno della svolta per Giorgio Gaber: rinuncia all’enorme successo televisivo e porta la canzone a teatro, creando il genere che prenderà il nome di “teatro canzone”, i cui pezzi musicali sono inframezzati da monologhi e racconti. Gaber si sentiva ingabbiato nella parte di cantante e presentatore costretto a recitare un ruolo. Lascia questo ambiente e si spogli del ruolo di affabulatore, il Gaber che tutti hanno conosciuto non c’è più e appartiene al passato, riparte da capo e si presenta al pubblico così com’è, per questo crea il Signor G., un personaggio che non recita più alcun ruolo, ma una persona piena di contraddizioni e dolori, un uomo come tutti.

La compagnia di musica teatro Accademia dei Folli da anni lavora al teatro canzone, producendo spettacoli in equilibrio tra musica e teatro. Nel 2017 è nato il progetto Portraits, una galleria di ritratti di grandi personaggi della musica moderna, un viaggio alla scoperta delle loro storie, della loro poesia e dei loro mondi. Un progetto che coinvolge artisti e linguaggi differenti, da Bob Dylan a Fabrizio De André, passando per Bruce Springsteen, Francesco Guccini, Tommaso Waits, Leonard Cohen, BB King, Paolo Conte e Fred Buscaglione.

La produzione vede la regia di Carlo Roncaglia, che interpreta Giorgio Gaber sul palco. Ad accompagnarlo alla chitarra Max Altieri, Enrico Delotto al contrabbasso e Matteo Pagliardi alla batteria. I testi e le musiche di Gaber e Luporini sono arricchiti dagli arrangiamenti originali dell’Accademia dei Folli e conferiscono allo spettacolo una nuova forza espressiva, unica e coinvolgente.

“Buonasera Sig. G” ha conquistato il pubblico di diverse regioni italiane con 6 repliche, tutte soldout, al Teatro Stabile di Torino, poi in tutto il Piemonte, in Sicilia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Lombardia.

Prenotazione: Accademia dei Folli

Mail: prenotazioni@accademiadeifolli.com

Telefono: 345 6778879

Mara Martellotta

Il Piccolo Teatro Comico presenta Matteo Cionini in “Voice Over”

 venerdì 17 gennaio alle 21 in via Mombarcaro 99/B zona Santa Rita

 

L’associazione Culturale Piccolo Teatro Comico aps, in via Mombarcaro 99/b, propone per venerdì 17 gennaio alle ore 21 lo spettacolo “Voice over” di e con Matteo Cionini.

La stagione teatrale 2024-2025 ha come tema “Punti di vista, incontro”. Si tratta di una stagione comprendente diverse forme teatrali, quali il teatro comico, il teatro di prosa, il teatro lgbtq+, il teatro danza, la stand up comedy, il teatro canzone e la commedia.

Il progetto nasce da un’esigenza da parte del Piccolo Teatro Comico di rendere la cultura una via da percorrere, incrociando il cammino di uomini e donne che hanno esperienze sempre diverse, tutte preziose, che si arricchiscono incontrandosi, scontrandosi e permeandosi le une con le altre, tenendo conto delle basi culturali di integrazione e rispetto verso se stessi, gli altri e l’ambiente 2che ci circonda.

Lo spettacolo di Matteo Cionini rappresenta il primo studio sulle possibilità che si aprono quando il mimo incontra la parola ma non ne dice neanche una. Che cosa vuol dire scoprire di avere tante voci che parlano dentro e fuori di noi?

Quello che diciamo è frutto di nostri pensieri oppure quando parliamo diamo voce ad altri che parlano attraverso di noi?

Per informazioni e prenotazioni Franco Abba 3393010381

 

Mara Martellotta