ilTorinese

Torna il grande tennis con il Piemonte Open Intesa Sanpaolo

Dopo l’ebbrezza delle Nitto Atp Finals, torna nel capoluogo subalpino il tennis professionistico di alto livello con il Piemonte Open Intesa Sanpaolo, torneo giunto ormai alla sua terza edizione. Dal veloce dell’Inalpi Arena si passa perciò ai campi in terra rossa del Circolo della Stampa Sporting di corso Agnelli, sede peraltro anche degli allenamenti durante il torneo dei Maestri e dell’ultima edizione di Coppa Italia.

Dal 12 al 18 maggio tutti gli appassionati di tennis, praticanti e non, potranno così ammirare nella stupenda cornice dello Sporting, una sorte di enclave green, un’area verde, nel cuore della città, molti dei primi cento tennisti al mondo, che sfrutteranno la ghiotta occasione per prepararsi ulteriormente in vista dell’imminente Slam parigino.  Infatti la scelta di inserire il torneo subalpino in questo periodo non è stata certamente frutto del caso ma di una ben ponderata e mirata strategia: come si sa, la stagione sulla terra rossa, dopo l’inizio sul cemento australiano, medio-orientale e poi americano, parte con Montecarlo per poi fare tappa a Barcellona e Madrid e infine arrivare a Roma, proprio prima del Roland Garros, ragione per la quale non ci sono molti margini per inserire un ulteriore torneo di successo, ma qui scatta l’idea vincente di abbinarlo, in un certo senso, agli Internazionali BNL d’Italia, permettendo così a molti tennisti di prima fascia, estromessi precocemente dal torneo capitolino, di aggiungersi in zona cesarini alla già ricca e importante lista di iscritti al torneo torinese, contribuendo così ad alzarne ulteriormente il livello tecnico e spettacolare per la gioia di tutti, pubblico, atleti, organizzatori e sponsor.

L’Open Piemonte Intesa Sanpaolo peraltro, pur essendo formalmente un Challenger 175, presenta tutte le caratteristiche di un Atp 250 (per chi non lo sapesse, la differenza tra i Challenger e i tornei Open riguarda gli organizzatori, i quali, nel caso dei Challenger, sono le varie federazioni tennistiche nazionali, mentre per gli Open figurano grandi sponsor), ottemperando quindi a una variegata serie di richieste e requisiti specifici. E questo è sostanzialmente il motivo principe per il quale il livello tecnico dei partecipanti è molto alto, ben al di là di un normale Challenger.

Anche quest’anno gli organizzatori hanno cercato naturalmente di migliorare il successo registrato nelle prime due edizioni grazie a una entry list di altissimo livello, con 18 top-100 iscritti. A guidare l’elenco, peraltro ancora provvisorio, c’è il polacco Hubert Hurkacz (già vincitore di due Maters 1000 e presente per due volte alle Nitto Atp Finals torinesi, nonché grande amico del nostro numero 1 al mondo Jannik Sinner, ormai prossimo al rientro a Roma dopo le note vicende che lo hanno interessato), Lorenzo Sonego, che gioca in casa e si allena proprio allo Sporting, Luciano Darderi (recente vincitore del torneo Atp 250 di Marrakech), Francesco Passaro, vincitore dell’ultima edizione del torneo torinese, Luca Nardi, lo spagnolo Carballes Baena, gli argentini Etcheverry e Carabelli, il funambolico kazako Alexander Bublik, il serbo Laslo Djere, il croato Borna Coric, un campione slam come Marin Cilic, il nostro Fabio Fognini, e molti altri  come magari Berrettini, Moutet, Arnaldi, Cobolli, gli emergenti Cinà e Bellucci, ecc…

Inoltre, tra le molte innovazioni, si registra l’aumento dei teloni antipioggia, dopo i continui capricci del meteo nelle passate stagioni, l’implemento dell’illuminazione per gli incontri serali, una maggiore disponibilità di dati tecnici, la programmazione a partire dalle ore 16 dei più importanti match di giornata, garantendo così la possibilità a un maggior numero di persone di godere, almeno sulla carta, delle partite più spettacolari e avvincenti.

I match del Piemonte Open Intesa Sanpaolo saranno trasmessi in diretta e in esclusiva sul canale della FITP (Federazione Italiana Tennis e Padel), SuperTennis Tv, su SuperTennis Plus, e sulla piattaforma digitale SuperTenniX. E’ possibile infine acquistare i biglietti su TicketOne al seguente link: http://www.ticketone.it/artist/piemonte-open-intesa-sanpaolo. Per i tesserati della FITP è previsto altresì uno sconto sia sull’acquisto dei biglietti (20% tesserati Atleta, 10% tesserati socio), sia sull’acquisto dell’abbonamento per la settimana ovvero per tutta la durata del torneo (10% tesserati Atleta, 5% tesserati socio).

Patrizio Brusasco

Gli studenti del Des Ambrois di Bardonecchia ricordano Bruno Caccia

Il prossimo 12 maggio, alle 11, in piazza Bruno Caccia, a Bardonecchia, saranno inaugurati i pannelli realizzati dai ragazzi delle classi terze della scuola secondaria di primo grado dell’istituto Des Ambrois, in ricordo del giudice torinese ucciso nel 1983.

Interverrà la figlia del magistrato Paola Caccia con rappresentanti dell’Amministrazione Comunale ed Autorità locali, di Libera Piemonte e dell’associazione Liberamente Insieme.

L’evento è promosso dal Comune di Bardonecchia, dall’Istituto Des Ambrois, dall’Associazione Liberamente Insieme e da Libera Piemonte.

 

Anteprima Grignolino & Co: una tre giorni di gusto, cultura e musica

La terza edizione dell’evento
del Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese 
in collaborazione con Go Wine
“Anteprima Grignolino & Co.”
Dal 10 al 12 maggio 2025
Castello di Casale Monferrato
Una tre giorni di gusto, cultura e musica
Vi aspettiamo domenica
a Casale Monferrato!
Continua la vendita online dei biglietti!
Nel week-end la terza edizione dell’evento che nasce dall’iniziativa del Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese: “Anteprima Grignolino & Co.”, il tributo al vino autoctono più identificativo del Monferrato casalese, ricco di storia, virtù e potenziali che, dal 10 al 12 maggio prossimo, tornerà a palesarsi nelle sue diverse sfumature e peculiarità, tra le mura dell’antico Castello paleologo a Casale Monferrato.
Una tre giorni per ripercorrerne la storia, apprezzarne le qualità ritrovate e/o rivisitate, ma anche per analizzarlo, conoscerlo e comprenderlo attraverso un tempo lento da consumarsi all’interno di una cornice storica, che trasuda di un grande e importante passato.
Per il suo “debutto in società”, i campioni della vendemmia 2024 verranno accompagnati da padrini e madrine d’eccezione quali sono: lo stesso Grignolino (che quest’anno celebrai i suoi primi 50 anni di doc), nelle diverse tipologie e annate, la Barbera del Monferrato Casalese docg, il Rubino di Cantavenna doc e il Gabiano doc.
Si inserisce poi nel programma la giornata di lunedì 12 maggio dedicata all’Ho.re.ca. e ai giornalisti/blogger di settore.
Ecco l’elenco dei protagonisti dell’evento, ovvero le cantine del Consorzio che partecipano alla manifestazione.
Accornero – Vignale M.to (Al)
Agricola Bes – Treville (Al)
Angelini Paolo – Ozzano M.to (Al)
Beccaria Vini – Ozzano (Al)
Canato Vini – Vignale M.to (Al)
Cantine Castello di Uviglie – Rosignano M.to (Al)
Cantine Valpane – Ozzano M.to (Al)
Casalone – Lu M.to (Al)
Cascina Montecchio – Ottiglio (Al)
Castello di Gabiano – Gabiano (Al)
Cinque Quinti – Cella Monte (Al)
Gaudio – Vignale M.to (Al)
Hic et Nunc – Vignale M.to (Al)
La Faletta – Casale M.to (Al)
La Scamuzza – Vignale M.to (Al)
La Vignazza – Alfiano Natta (Al)
Tenuta Tenaglia – Serralunga di Crea (Al)
Liedholm – Lu e Cuccaro M.to (Al)
Nazzari Franco – Ponzano M.to (Al)
Olivetta Vini – Castello Merli (Al)
Spinoglio Danilo – Sala M.to (Al)
Tenuta Genevrina – Ozzano M.to (Al)
Tenuta San Bernardo – Villadeati (Al)
Tenuta San Sebastiano – Lu Monferrato (Al)
Vellano Pierino – Camino (Al)
Vicara – Rosignano (Al)
I VINI OSPITI
L’evento amplia i suoi contenuti, diventa sempre più importante, e si apre all’incontro e al confronto con vitigni autoctoni di altre regioni italiane. Ciascuno portatore di una sua storia e di tradizioni.
In questa edizione sono tre i vini protagonisti di questa sezione: i rossi Schiava (Alto Adige) e Piedirosso (Campania); oltre l’Etna Bianco in Sicilia, espressione del Carricante.
Ecco le cantine protagoniste che condividono l’evento.
Schiava
Cantina di Caldaro – Caldaro (Bz); Cantina Girlan – Cornaiano (Bz); Cantina Kurtatsch – Cortaccia (Bz); Cantina Tramin – Termeno (Bz); Erste+Neue – Caldaro (Bz); Tenuta Hans Rottensteiner – Bolzano.
Piedirosso
Cantina del Taburno – Foglianise (Bn); Cantine Astroni – Napoli; Casa Vinicola Setaro – Trecase (Na); Salvatore Martusciello – Giugliano in Campania (Na); Mustilli – Sant’Agata dei Goti (Bn).
Etna Bianco
Barone di Villagrande – Milo (Ct); Casale 120 – Castiglione di Sicilia (Ct); I Custodi delle vigne dell’Etna – Solicchiata (Ct); Murgo – Santa Venerina (Ct); Tenute di Nuna – Sant’Alfio (Ct); Tenute Nicosia – Trecastagni (Ct).
Area Food a cura dell’Enoteca Regionale del Monferrato
• Burrata con acciughe (9 euro)
• Burrata al pomodoro secco (9 euro)
• Tagliere di salumi e formaggi con composte (14 euro)
• Frittelle verdi (8 euro)
• Hummus di ceci con pomodoro secco e olive (8 euro)
• Battuta di carne cruda (8 euro)
• Insalata Russa (8 euro)
• Torta di nocciole (6 euro)
• Acqua (1 euro)
• Caffè (1,5 euro)
IL PROGRAMMA
 
Sabato 10 maggio
Gran apertura con la serata giovane di eno-food in musica con Dj Set Vinly Set by Frsnts&Friends, per un programma rock classic, popo, disco, funky e house.
Durante la serata, Banco d’Assaggio nella corte del Castello del Monferrato con food a cura dell’Enoteca Regionale del Monferrato.
Domenica 11 maggio (in orario 11-19)
A tu per tu con i produttori con Banchi d’Assaggio nella corte e nella Manica Lunga del Castello, food dell’Enoteca Regionale del Monferrato e visite al Centro Nazionale delle DOC Andrea Desana.
Le enoteche tematiche di Schiava e Piedirosso.
Lunedì 12 maggio (in orario 10,30-13,30)
Masterclass guidata sui vini tutelati dal Consorzio e sui campioni della vendemmia 2024 riferiti ai diversi areali di produzione, per scoprire il vino che verrà. Al termine, Banco d’Assaggio curato da Ais e buffet. Partecipazione riservata a Ho.re.ca. e giornalisti/blogger di settore.
Costi e prenotazioni
Pubblico: € 15,00
Riduzione Soci Go Wine e Associazioni di settore (Ais, Onav, Fisar) € 13,00
La degustazione è illimitata al banco d’assaggio presso le cantine del Monferrato Casalese e regolata con 2 ticket per ciascun vino ospite (6 assaggi in totale).
E’ aperta la vendita online delle degustazioni con una riduzione a € 13,00 per tutti 
(non è previsto il rimborso per gli acquisti online)
Clicca qui per
acquistare i biglietti
on-line
Evento organizzato dal Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese con la regia di Go Wine e in collaborazione con Ais Casale Monferrato ed Enoteca Regionale del Piemonte e col patrocinio della Città di Casale Monferrato.
Per ulteriori informazioni vi invitiamo a contattare i nostri uffici ai seguenti recapiti:
stampa.eventi@gowinet.it tel. 0173 364631
Alla prossima !
LUCA GANDIN

Verso Torino 2033, Torino prepara la candidatura a Capitale Europea della Cultura

Dopo l’insediamento del Tavolo Strategico interistituzionale per la costruzione del dossier tra Città di Torino, Regione Piemonte, Città Metropolitana, Camera di commercio, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Fondazione CRT e Fondazione Compagnia di San Paolo prendono il via le prime attività che porteranno alla realizzazione del dossier di candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2033.

Il lavoro di quest’anno, coordinato da Fondazione per la Cultura Torino e dal direttore della candidatura Agostino Riitano, sarà dedicato a costruire una rete di interlocutori culturali, scientifici e istituzionali, all’analisi dei punti di forza dell’ecosistema culturale cittadino e all’avvio di una strategia di comunicazione. Le varie fasi progettuali porteranno alla stesura del primo dossier di candidatura entro la fine del 2026 per poi presentarlo l’anno successivo, in risposta all’avviso pubblico del Ministero della Cultura.

Un lavoro articolato che non potrà fare a meno del prezioso supporto di volontari civici. E sono stati proprio loro, questo pomeriggio, i protagonisti di un incontro alla Biblioteca Civica Italo Calvino organizzato da Fondazione per la Cultura Torino. Presenti centinaia di cittadini aspiranti volontari che hanno ascoltato le esperienze raccontate da volontari – già protagonisti di grandi progetti culturali internazionali come Matera 2019 Capitale Europea della Cultura, Expo Dubai 2020, Eurovision Song Contest 2022 e le Universiadi 2025 – e hanno stabilito relazioni per un percorso di formazione che si svilupperà nei prossimi mesi.

“Il 2033 sembra lontano, ma la città si è già messa al lavoro per quella che riteniamo una sfida importante – spiega l’assessora alla Cultura Rosanna Purchia – e che vede già il coinvolgimento di numerosi partner istituzionali. L’obiettivo, ora, è quello di coinvolgere la cittadinanza, attraverso il volontariato civico, che è linfa preziosa per la buona riuscita di tantissimi appuntamenti di rilievo nel calendario cittadino e, in modo particolare, i più giovani”.

L’incontro con i volontari è stato l’occasione per presentare loro la prima iniziativa che verrà messa in campo e cui potranno collaborare. Si chiama “legami europei” #VersoTorino2033 e ha come obiettivo la mappatura delle relazioni personali ed emotive tra i cittadini di Torino e quelli di altre città europee. L’iniziativa prenderà il via in occasione della Festa dei Vicini, in programma sabato 24 e domenica 25 maggio, attraverso la diffusione di un form online con il supporto dei volontari torinesi. I risultati di questa analisi del ‘sentiment’ del rapporto tra città europee andranno a comporre una infografica on line, aggiornata in tempo reale, che stimolerà lo sviluppo della dimensione europea del dossier di candidatura.

L’immagine del progetto sarà invece affidata alla creatività dei più giovani. È partito proprio in questi giorni il percorso di co-creazione del logo “Torino 2033” cui sono al lavoro i designer dell’agenzia Armando Testa insieme agli studenti di tre istituti superiori torinesi, il Liceo Artistico Cottini, l’Istituto Superiore Bodoni-Paravia, il CNOS-FAP Valdocco. “Un obiettivo così ambizioso e importante, che guarda al futuro – spiega l’assessora alle Politiche Educative e Giovanili Carlotta Salerno – non poteva fare a meno di coloro che rappresentano meglio di tutti il futuro della nostra città, ovvero le ragazze e i ragazzi. Il percorso di co-creazione del logo della candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura per il 2033 ha l’obiettivo di stimolarne la partecipazione attiva, invitandoli a riflettere sull’identità della città e promuovendo valori di inclusione, interculturalità e appartenenza alla comunità”. Il progetto determinerà un metodo di creazione condivisa nel quale le arti grafiche valorizzeranno lo sguardo delle nuove generazioni dando vita a quello che, nei prossimi anni, sarà il simbolo di questa sfida a Torino ed in tutta Europa.

Il percorso di candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2033 sarà protagonista anche di un incontro al Salone del Libro, all’interno dello Stand della Città di Torino e della Città Metropolitana, venerdì 16 maggio alle 15.30. “Viaggiare leggeri verso futuro” sarà un dialogo tra Agostino Riitano e Jeffrey Schnapp, fondatore di metaLAB e co-direttore della facoltà del Berkman Center for Internet and Society presso l’Università di Harvard, figura di riferimento nel campo delle digital humanities, ovvero di come il digitale impatti i modelli di produzione, disseminazione e trasmissione della cultura. Schnapp e Riitano porranno al centro della conversazione alcune delle domande de “Domandare la pace” che i giovani del Campus di Democrazia Futura hanno formulato nell’ambito di Biennale Democrazia. Sempre Agostino Riitano interverrà nell’ambito del TEDx Torino al Teatro Regio martedì 26 maggio alle 20:45 con uno speech dedicato alla forza dell’immaginario nei processi di cambiamento culturale.

Breve storia dei Savoia, signori torinesi

Breve storia di Torino


1 Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
2 Torino tra i barbari
3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia
4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
6 Torino Capitale
7 La Torino di Napoleone
8 Torino al tempo del Risorgimento
9 Le guerre, il Fascismo, la crisi di una ex capitale
10 Torino oggi? Riflessioni su una capitale industriale tra successo e crisi

5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi

Sono ormai alla metà del mio percorso riguardante  la ricostruzione degli avvenimenti storici che segnano le vicissitudini di Torino dagli albori fino alla contemporaneità.
Ed è appunto arrivato il momento di approfondire il fatto che più di ogni altro ha segnato il destino dellurbe pedemontana: il dominio sabaudo.
Prima di entrare nel merito della questione e di focalizzarci sulle imprese dei Principi di Savoia, è bene soffermarci sul contesto storico.
Anno 1250: muore Federico II. Nuovi drammatici eventi scuotono il territorio italiano da Sud a Nord: il papa Innocenzo IV investe limperatore Carlo dAngiò, il quale nel 1266 uccide in battaglia Manfredi, re di Sicilia e, due anni più tardi, il nipote di Federico II, Corradino. La dinastia degli Hohenstaufen viene eliminata e i guelfi trionfano su tutta la penisola.
Tali fatti producono immediate ripercussioni sul Piemonte e su Torino.
Tommaso II di Savoia occupa la città pedemontana, forte delle concessioni che proprio Federico II gli aveva accordato; egli tuttavia trova difficoltà nella gestione delle terre, così, dopo diversi accordi altalenanti con i comuni limitrofi e gli altri signori locali, decide di schierarsi a favore di Innocenzo IV; a questo punto il Papa, per assicurarsi un sostegno duraturo da parte di Tommaso, emana una carta in cui riconferma la signoria sabauda su Torino.

La cittadinanza però non accetta linsediarsi di Tommaso, né èconcorde a proposito dellalleanza papale, tant’è che nel 1252 viene a crearsi una lega tra le città di Asti, di Chieri e di Torino, per opporsi ai piani del Principe. Nel 1255 i Torinesi catturano Tommaso e lo costringono a rinunciare alla pretesa di regnare sulla città e sui territori circostanti. Dal canto suo Tommaso si appella ai regnanti di Francia e dInghilterra, forte dei legami famigliari che i Savoia si erano creati nel tempo. Dopo un acceso dibattito i Torinesi lasciano libero il nobile prigioniero: è ormai evidente limportanza che la famiglia sabauda ha acquisito a livello internazionale.
Un nuovo pericolo però si affaccia allorizzonte: lavanzata di Carlo dAngiò. La nuova situazione preoccupa molti signori e diversi comuni e la necessità di fermare linvasore comporta la costituzione di una nuova lega ghibellina capeggiata dalla città di Asti. Torino stessa fa parte di tale di alleanza, ma solo fino al 1270, momento in cui il vescovo Goffredo di Montanaro, guelfo ed oppositore dei Savoia, fa espellere il podestà e si instaura allinterno delle mura cittadine.
Gli scontri intanto proseguono, e ormai il regno angioino è destinato alla disfatta.
Trascorrono circa ottantanni, durante i quali Torino cambia ben sette passaggi di potere: un tempo decisamente lungo e travagliato, che trova conclusione nel longevo periodo della dominazione sabauda.
La famiglia dei Savoia approfitta della confusione politica dovuta ai continui scontri tra signori locali per appropriarsi di alcune cittadine, apparentemente di minor importanza e indebolite dalla guerra. Tra queste si pensi a Susa, Pinerolo, Rivoli e Avigliana, ma è con lacquisizione di Torino che i Principi  consolidano la propria supremazia sul territorio piemontese.
Eccoli infine i due fattori che, a partire dallepoca bassomedievale, determinano le future vicende torinesi: lascesa al potere della famiglia sabauda e la devastante diffusione della peste nera del 1348.
Con lo stabilirsi della nuova autorità, lamministrazione cittadina viene relegata ad un ruolo marginale, le decisioni politiche e legislative sono nelle mani del nuovo signore, così come le famiglie dell’élite urbana. C’è da dire che i Savoia seppero ben compensare questa perdita di autonomia, rendendo la città il fiore allocchiello del Piemonte: nel corso del Quattrocento infatti Torino diviene residenza di governo e della corte, anche per le visite ufficiali, nonché sede di una nuova università.
Mentre i Savoia si instaurano definitamente al comando della città, per le strade il morbo bubbonico si diffonde a macchia dolio, la pestilenza decima la popolazione, sia nel centro abitato che nelle campagne, di conseguenza la produzione agricola cala drasticamente  anche a causa dei numerosi abbandoni dei terreni. Ci vorrà quasi un secolo per recuperare le perdite economiche e demografiche causate dallepidemia.
Mentre la malattia affligge la cittadinanza, i Savoia continuano ad estendere il proprio controllo sullItalia nordoccidentale. Tra il 1313 e il 1314 ottengono Ivrea e Fossano, nel 1416 ricevono il titolo di duchi del Sacro Romano Impero, nel 1320 è la volta della conquista di Savigliano, seguita da quella di Chieri e Biella, i Principi si espandono fino a Cuneo (1382), Mondovì (1418) e infine Vercelli (1427).  
Il notevole ingrandimento del regno sabaudo rende Torino ancora piùimportante, fino a conferire allurbe il nuovo status di capitale regionale, titolo che stimola la crescita economica e demografica della città.
Questo periodo di grande fermento comporta una diversificazione nella popolazione e una nuova struttura sociale, mentre si assiste ad un generale innalzamento del livello culturale, esplicita fonte di impulso economico. La societas si arricchisce di professionisti e burocrati introdotti dallattuale governo, in più una ulteriore corrente migratoria porta limmissione di nuovi mestieri, nuovi introiti commerciali.
Nel 1536 i Francesi occupano Torino, fermando momentaneamente la ripresa della città; i nemici però non hanno vita lunga: nel 1559 loccupazione termina e Torino ne esce ancora più dominante.
Gli anni tra il 1334 e il 1418 vedono affiancarsi i due rami piùimportanti della famiglia, i Savoia e gli Acaia. È proprio Giacomo dAcaia a governare il Piemonte durante gli anni trenta del Trecento, seppur allombra dellimportante cugino, il Conte Verde Amedeo VI di Savoia. Laccesa disputa tra i due termina intorno al 1360, quando Amedeo assume definitivamente il controllo della città di Torino e confina il cugino al di là delle Alpi.

Per affermare la propria posizione e nel contempo per ingraziarsi loligarchia urbana, il Conte ordina che vengano emendati i codici cittadini, costituiti da 331 capitoli eterogenei che compendiavano le varie leggi varate in passato dal comune e gli statuti emanati nel 1280 da Tommaso III. Tale codice regolamenterà i diritti e doveri del cittadino e degli altri funzionari fino allOttocento. Esiste ancora una copia del testo, gelosamente custodita presso gli archivi torinesi, conosciuto come Codice della Catena,  perché anticamente era messo a disposizione per la libera consultazione della cittadinanza in municipio, ma ben legato con una catena. Gli statuti del 1360 fanno sì che il Principe sia lautoritàlegislativa suprema e definiscono i poteri delle varie cariche municipali; il testo riporta inoltre nel dettaglio i poteri legislativi del Consiglio e le le differenti funzioni amministrative a cui doveva assolvere, tra cui la manutenzione della cinta muraria, dei ponti, del palazzo del municipio, lorganizzazione del servizio di guardia presso le porte, la nomina del cerusico, del maestro della scuola il doctor grammaticae–  e degli altri funzionari civili minori.
Il Consiglio si distingue in due ambiti differenti che rispecchiano la divisione interna della classe dominante: da una parte le dinastie nobili che avevano retto la città fino a quel momento, dallaltra le famiglie arricchitesi in tempi recenti. La vecchia aristocrazia va assottigliandosi e nel contempo aumenta il risentimento popolare nei confronti dell’élite cittadina; in questo clima di turbolenza e instabilitài Savoia-Acaia approfittano delle tensioni sociali per consolidare la propria posizione. Ripristinano la Società di San Giovanni Battista, organizzazione di stampo popolare, che vietava laccesso ai membri delle famiglie nobili, che però approva il nuovo statuto nel 1389. La Società è unassociazione armata il cui scopo è mantenere lordine pubblico e proteggere il popolo dalle ingiustizie dellaristocrazia.
Ad Amedeo succede Ludovico Acaia (1404), il quale a sua volta èdeciso a rendere Torino un centro sempre più importante. Egli istituisce uno Studium generale, autorizzato dal papa Bonifacio IX e dallimperatore Sigismondo. Il nuovo Ateneo diventa un punto di forza delluniversità e richiama studenti anche dalle cittadine vicine. Ben presto lUniversità di Torino diviene fucina di professionisti destinati ad occupare importanti cariche ufficiali.
Con la morte di Ludovico (1418) si estingue la linea degli Acaia e i vari possedimenti ritornano al ramo principale della famiglia. A Ludovico succede Amedeo VIII di Savoia, che si affretta a chiedere e ottenere giuramento di lealtà da parte di tutte le città e i vassalli piemontesi prima fedeli ai dAcaia. Amedeo porta avanti una politica espansionistica, prediligendo però larte della diplomazia a quella militare; egli si adopera per dare unità politica ai territori, promulgando nel 1430 gli Statuta Sabaudiae, un vero e proprio codice generale vigente su tutti i domini.
Amedeo abdica e gli succede il fratello, Ludovico. Il nuovo re promulga un nuovo statuto, con il quale riorganizza il Consiglio di Torino, dividendolo in tre classi: nobiles, mediocres, populares, con il chiaro intento di dare un maggiore peso ai cittadini per contrastare l’élite urbana. La riforma non ha di fatto successo e le famiglie continuano incontrastate ad esercitare il loro potere.
Con lestinzione del ramo dAcaia, anche Pinerolo perde dimportanza, a favore di Torino, che accelera il proprio processo di diversificazione del tessuto urbano, con lintroduzione di una nuova classe di cittadini influenti che esercita il potere accanto ai nobili.
La corte ducale e lUniversità danno forte impulso culturale alla città, con il fatto che i Savoia sono sempre stati grandi mecenati.  La famiglia sabauda aveva commissionato opere darte e decori per le residenze di Chambéry e Annecy, ora annettono al gruppo degli artisti il torinese Giovanni Jaquerio, autore tra laltro, tra il 1426 e il 1430, di una serie di affreschi per il monastero di SantAntonio di Ranverso, nei pressi di Torino.
Per quel che riguarda lUniversità, il polo culturale rimane uno dei piùimportanti e rinomati del territorio, anche se profondamente e forse eccessivamente- legato alla tradizione. Lo stesso Erasmo da Rotterdam, che consegue proprio a Torino il dottorato in Teologia nel 1506, critica piuttosto aspramente lAteneo, giudicandolo estraneo alle nuove correnti rinascimentali.
Nel corso del Quattrocento i Savoia ordinano una serie di interventi volti ad abbellire Torino, tra questi il più celebre è sicuramenteledificazione del Duomo, voluto dal cardinale Domenico della Rovere; il prelato incarica per la costruzione delle sue pietre viventilarchitetto toscano Bartolomeo di Francesco da Settignano, noto come Meo del Caprina, probabilmente conosciuto a Roma.
Vengono inoltre portate avanti varie regolamentazioni in materia di igiene pubblica, sostenute soprattutto dalla duchessa Bianca.
Mentre lurbanistica della città viene messa a lucido, il Consiglio cittadino lavora incessantemente per portare avanti i compiti di ordinaria amministrazione.
Torino è nel turbine del rilancio economico, cause esterne contribuiscono allincremento del commercio del pellame e del cuoio, mentre nel 1474 due artigiani di Langres si stabiliscono in città e aprono la prima bottega di stampa; per dieci anni contribuiscono alla diffusione di diversi testi religiosi e giuridici.
Le cose stanno cambiando, il fermento culturale ed economico non basta a sedare né le tensioni sociali, né le ostilità tra i Savoia e le famiglie aristocratiche. Il governo dei Savoia è per Torino fonte ambivalente, da una parte causa di successo ed estensione, dallaltra motivo di disordini e turbamenti. Lurbe è al centro delle lottedinastiche, linstabilità politica incide in negativo sul tenore di vita dei cittadini, lordine pubblico è continuamente minacciato, eppure la vita culturale e religiosa pare svolgersi normalmente, come testimoniano le attività degli artisti Martino Spanzotti, Marino dAlba e soprattutto Defendente Ferrari, allievo di Spanzotti e principale punto di riferimento per le successive generazioni di artisti piemontesi. Si diffondono nuovi culti, tra cui quello per la Vergine della Consolata, particolarmente sostenuto dalla duchessa Iolanda di Savoia, la devozione per il per il Divino Sacramento o Corpus Domini. Nel 1515 papa Leone X eleva la diocesi di Torino ad arcivescovado, separandola dalla sede milanese; nel 1517 viene nominato arcivescovo Claude Seyssel, un illustre prelato, prima insegnante di diritto presso lUniversità di Torino.


La situazione tuttavia era precipitata già a partire dal 1454, circa una decina danni dopo la Pace di Lodi, quando linvasione dei Francesi aveva scatenato un ciclo di guerre tra Francia e Spagna per il dominio della penisola. Gli scontri perdurarono fino al 1559, quando i possedimenti dei Savoia furono costantemente contesi dalle due potenze. È tuttavia il 1536 lanno critico per la casata dei Savoia. In pochissimo tempo il duca Carlo II assiste impotente allinvasione degli eserciti francese, spagnolo ed elvetico; Francesco I si appresta ad unaltra incursione in Italia per sottrarre Milano al dominio di Carlo V e questa volta Torino viene occupata e espugnata dai Francesi.
Quando viene ordinato alla cittadinanza torinese di costruire nuovi bastioni, il popolo, stremato dalle tasse, si rifiuta di anticipare il denaro per la costruzione delle edificazioni; il 27 marzo Carlo V si congeda dal Consiglio cittadino e si ritira a Vercelli con un piccolo seguito di soldati, cortigiani e funzionari. Il 1 aprile lesercito francese raggiunge i sobborghi torinesi e invia un araldo per chiedere la resa della città. I sindaci trattano con il comandante francese e ottengono la garanzia che le leggi e i privilegi dei cittadini vengano rispettati. La città apre le porte, le truppe francesi avanzano in città e qui si insediano, tra problemi di non facile soluzione, fino al 1559, quando la pace di Cateau-Cambresis restituisce Torino e il Piemonte ai Savoia, grazie a Emanuele Filiberto I (detto Testa di ferro), il duca che più di ogni altro ha influito sulla politica sabauda.  Egli ha reso Torino difendibile costruendo la Cittadella, un sistema di fortificazione ancor oggi osservabile; a lui si deve la creazione di un apparato militare stabile formato non da mercenari ma da  soldati piemontesi appositamente addestrati, a lui si ascrive la riorganizzazione dello Stato, ma di questo e altro, cari lettori,  parleremo la prossima volta.

ALESSIA CAGNOTTO

Le torte di Torino: una città da gustare morso dopo morso

/

Scopri – To alla scoperta di Torino

.
Passeggiare per Torino significa anche lasciarsi tentare da profumi e sapori che si diffondono dalle sue caffetterie più caratteristiche. In alcuni angoli del centro e nei quartieri più vivaci si celano piccole meraviglie artigianali, dove il dolce diventa esperienza. C’è un mondo fatto di glassa, burro, impasti profumati e farciture inattese che merita di essere raccontato. Tra le varie realtà che animano la scena cittadina, alcune si distinguono per originalità e cura. Ecco un itinerario del gusto che parte dal cuore di Vanchiglia, attraversa Via Po e tocca un’altra tappa immancabile per gli amanti delle torte fatte come una volta. Un viaggio che non è solo gastronomico, ma anche estetico e affettivo: i luoghi del dolce raccontano storie di città, di passioni e di mani che lavorano con dedizione ogni giorno.
.
Caffè Cesare: dolci che raccontano storie
In Via Vanchiglia 9, in una zona che mescola anima studentesca e atmosfere retrò, Caffè Cesare non passa inosservato. Il bancone è un invito continuo alla curiosità, e appena si entra si capisce che qui la pasticceria non è solo una questione di ricette, ma di cultura del gusto. La proposta è sorprendente e variegata, a cominciare dagli alfajores: due biscotti friabili uniti da un generoso strato di dulce de leche, rifiniti con una leggera spolverata di cocco. Un omaggio alla tradizione argentina, che conquista chiunque abbia voglia di provare qualcosa di autentico e diverso.
Ma non finisce qui. La Charlotte all’ananas, elegante nella sua semplicità, è una proposta che pochi conoscono ma che lascia il segno. C’è poi il matcha fresco con fragole pestate, che affianca profumi orientali alla freschezza della frutta, in un contrasto perfettamente bilanciato.
Chi ama le ricette più familiari potrà invece contare su una carrot cake che non tradisce, oppure tuffarsi tra muffin per ogni gusto e palato. Ogni settimana spuntano anche novità fuori menu, che rispecchiano la stagionalità e l’inventiva dello staff.
La vera firma della casa però sono i Crumbl Cookies. Chi entra una volta per provarli, ritorna. Grandi, friabili, burrosi: esistono in infinite combinazioni, come se ogni gusto fosse una tappa di un viaggio. Dal classico cioccolato, passando per cheesecake, red velvet, Lotus, caramello salato, fino al pistacchio, la scelta è praticamente infinita. Qui non si parla di semplici biscotti, ma di piccoli dessert da assaporare con lentezza. Il tutto accompagnato da bevande che escono dalla consuetudine: chai latte profumato, cinnamon caldo e speziato, oppure una lemon cake da gustare con il tè del pomeriggio. Anche il cappuccino ha un tocco personale, decorato con disegni di latte art che rendono ogni tazza un piccolo quadro da bere.
Caffè Cesare è un luogo dove sedersi a leggere, chiacchierare, studiare o semplicemente lasciarsi coccolare da un profumo che cambia ogni giorno. L’arredamento semplice ma curato, i tavolini in legno e la luce naturale che filtra dalle grandi finestre rendono questo posto una seconda casa per molti.
.
Caffetteria Clarissa: eleganza, torte e feste sotto i portici
Spostandosi verso il centro storico, in Via Po, la Caffetteria Clarissa si rivela un’altra tappa imperdibile. Un locale dall’anima sontuosa, arredato in tonalità rosso scuro che evocano ambienti retrò, ma mai superati. L’atmosfera è intima, raffinata, ideale per una pausa ma anche per qualcosa di più: qui infatti si organizzano feste di laurea, compleanni e incontri privati nelle sale interne, che assicurano privacy e uno stile unico.
Le torte di Clarissa hanno una personalità precisa: artigianali, curate nei dettagli, con ingredienti selezionati e combinazioni equilibrate. Che si tratti di una classica Sacher, di una millefoglie rivisitata o di una torta moderna al cioccolato e lamponi, ogni fetta racconta una ricerca e un amore per la pasticceria fatta con passione. Il personale accoglie sempre con un sorriso e sa consigliare chi cerca qualcosa di particolare per una ricorrenza o semplicemente per sé. L’attenzione al cliente è un altro ingrediente che fa la differenza.
.
Berlicabarbis: l’altra dolce faccia di Torino (FOTO DI COPERTINA)
Infine, non si può concludere un giro tra le torterie di Torino senza citare Berlicabarbis. Il nome è già una dichiarazione d’intenti, un richiamo al dialetto piemontese che promette dolcezza. Qui le torte sono protagoniste assolute: alte, colorate, spesso scenografiche. I gusti variano a seconda delle stagioni e dell’ispirazione del momento, ma ciò che non cambia è la sensazione di casa che si respira appena varcata la soglia.Berlicabarbis è un rifugio per chi cerca una pausa sincera, un luogo che mette d’accordo amanti della pasticceria classica e fan delle novità. Tra cheesecake, crostate, torte di mele, red velvet e brownies, si può passare un pomeriggio senza accorgersi del tempo che scorre. Il locale ha anche una vena giocosa, con arredi colorati e citazioni sparse qua e là, che lo rendono perfetto per chi ama un tocco di originalità. Non è raro vedere clienti scattare foto alle vetrine prima ancora di ordinare: qui anche l’occhio vuole la sua parte.
In queste tre caffetterie Torino si racconta attraverso il dolce. Ogni torta è un gesto, una piccola forma di accoglienza, un invito a fermarsi. In un mondo che corre veloce, i profumi che escono da questi forni ci ricordano che a volte basta un biscotto ben fatto per cambiare il ritmo della giornata. E in una città che unisce tradizione e innovazione, sedersi davanti a una fetta di torta è anche un modo per sentirsi, per un attimo, nel posto giusto al momento giusto.
.
NOEMI GARIANO

Al via il Torino Fringe Festival con una serata dal fascino retrò

Ad aprire le danze della XIII edizione del “Festival di Teatro Off e delle Arti Performative” sarà la romana “Conventicola degli ULTRAMODERNI”

Martedì 13 maggio, ore 20,30

Un grande spettacolo, in omaggio al grande “teatro di varietà”. Sarà “ULTRAvarietà! Dal trapassato prossimo al futuro anteriore” portato in scena da “La Conventicola degli ULTRAMODERNI”, cabaret italiano per eccellenza diventato luogo e Compagnia cult della Roma di via di Porta Labicana, ad inaugurare martedì 13 maggioalle ore 20,30, la 13esima edizione del “Torino Fringe Festival – La vita è un Varietà”. E grande icona del “grande varietà”, anche la location scelta sotto la Mole dalla Rete di “Torino Fringe”: nientemeno che il “Le Roi Music Hall” di via Stradella 8, tempio storico dello spettacolo torinese, con più di cento anni di vita e strutture d’arredo a firma del mitico Carlo Mollino. Lì arriverà, per il “Grand Opening” del Festival, l’intera kermesse romana con 14 artisti pronti a far rivivere i fasti, che di più non si può, dell’intramontabile “varietà”, tra numeri di burlesque, canzoni d’epoca, sketch comici e coreografie spettacolari, con dive sciantose e maliarde, fini dicitori, macchiettisti, musici, soubrette e ballerine.

La promessa e l’aspettativa è quella  di una serata dal fascino retrò, realizzata in collaborazione con “Salone OFF 2025” e “Club Silencio”, che farà rivivere il fascino delle scene calcate nei tempi d’oro da Isa BluetteMacario e Wanda Osiris. A condurre il pubblico in un viaggio senza tempo due figure di riferimento del mondo ultramoderno: Madame De Freitas e Sior Mirkaccio accompagnati dal suono dell’“ULTRAcomplessino” che trasporta il pubblico tra melodie sognanti e ritmi incalzanti ricreando un’atmosfera unica e coinvolgente.

La “Conventicola degli ULTRAMODERNI” nasce nel 2016 a Roma e diventa subito un luogo-spettacolo famoso in tutto il mondo per la proposta unica tra repertori perduti, personalità travolgenti, atmosfere rétro e costumi sontuosi, visitato e apprezzato dalla critica e da celebrità internazionali della musica e dello spettacolo, tra cui Damiano DavidValeria GolinoArturo BrachettiMorgan e Johnny Depp.

Ad aprire lo spettacolo saranno Sior Mirkaccio, fine “dicitore”, musicista e anfitrione d’eccezione, affiancato dalla sua “sciantosa” per eccellenza, la divina Madame De Freitas:

Più o meno così: “Signore e signori, benvenuti nel salotto sfavillante di ‘ULTRAVARIETÀ’, dove il sipario si apre su un omaggio luminoso, scintillante e irriducibilmente ultramoderno alla grande tradizione del varietà e della rivista italiana! Non c’è nostalgia polverosa, ma la celebrazione viva e pulsante di un’epoca che ha fatto sognare, viaggiare e ridere, tra piume, lustrini e orchestrine d’altri tempi. Con lo spirito impavido di chi sa che il passato è una fonte inesauribile di meraviglia, la ‘Conventicola degli Ultramoderni’ vi invita alla messa in scena di un viaggio dove lo spettacolo è sontuoso, la musica incantevole e racconta con brio il mondo che fu … e quello che ancora potrebbe essere”.

Cosa aspettarci? Una vera e propria passerella di meraviglie”, in cui si avvicendano le più splendenti vedette: le “ULTRAstelle” con le loro coreografie ed il magnetico “Grande Calomino”, voce d’altri tempi, mentre con il travolgente Ciccio Frisco si parte per il viaggio a Napoli, culla del varietà e del cuore canoro d’Italia. E per chi ama il “brivido della risata”, l’“anti-comicità senza filtri” del Colonnello Fernandez vi farà tornare “quella tristezza che rende più importanti i momenti felici!”. Ma non finisce qui! A un tratto apparirà sul palco la cantante e performer Rose Sélavy, che ci guiderà attraverso lo specchio degli “anni Venti”, regalandoci il fascino di quell’epoca vista dall’America. Il tutto sarà musicato dal vivo dall’“ULTRAcomplessino”, con il mitico Alberto Botta alla batteria, Giuseppe Ricciardo al sassofono e Damiano Proietti al contrabbasso.

“E per assecondare lo spirito delle truppe della contemporaneità”, ecco lei, la nostra acclamata showgirl di fama internazionale, Ginevra Joyce, che incanterà e sorprenderà facendo brillare la notte di “ULTRAVARIETÀ”. E, per finire così come si deve, uno sfrenato “can-can” delle nostre “ULTRAstelle”!

“Dunque, siete pronti?”.

Sempre Sior Mirkaccio“Si apra il sipario, si librino le prime note, che l’‘ULTRAVARIETÀ’ abbia inizio!

 

Per info: “Le Roi Music Hall”, via Stradella 8; tel. 011/2409241 o www.leroitorino.it

g.m.

Nelle foto: “ULTRAvarietà” immagine guida; Botta e Mirkaccio; Freitas Vestaglia Oro

La Crimea di Cavour e la nascita della Romania. Dai principi Drãculesti ai regnanti dei Balcani

Lo sciame sismico originato dall’emigrazione dei Gozzano di Luzzogno a Cereseto, Casale Monferrato e Agliè riaffiora nella regione balcanica durante il periodo della guerra di Crimea appoggiata da Cavour. La genealogia dei Gozani in Ungheria è rappresentata sul dipinto conservato nella casa del marchese di San Giorgio Monferrato Titus von Gozani e della moglie Eva Maria Friese, abitanti a Dusseldorf senza eredi maschi, fonte di inesauribili informazioni storiche sulla loro antica casata. Il diploma di nobiltà fu concesso ad ambo i sessi di questa famiglia dall’imperatore Franz I° nel 1817 a Vienna, da poco ritrovato con relativi sigilli nell’archivio provinciale di Marburg.

Singolare la vicenda di Odo von Gozani figlio di Ludvik nobile dell’impero austriaco, marchese di San Giorgio Monferrato e fratello di Sidonia, di Ferdinando II° nonno di Titus e marito della baronessa Sophie Josephine Helene von Neustaedter di Zagabria. Odo, politico e capo ideologico nato nel 1885 a Lubiana, avvocato al servizio d’Austria come amministratore civile nella prima guerra mondiale, segretario di stato e inviato a Budapest come ministro degli interni, fu dimesso a causa delle sue idee nazionalistiche per aver esercitato una forte influenza sul movimento del fronte patriottico nel fallito colpo di stato austro-nazista. La paura di un atto di vendetta per falsa testimonianza davanti al tribunale militare di Vienna lo portò al suicidio.

Sidonia von Gozani, zia di Odo, sposò a Lubiana nel 1863 Joseph Maria Coleman Gerliczy, membro di una nobile casata d’Ungheria risalente al 1200 appartenente al patriziato onorario di Fiume nel 1600. Il diploma di nobiltà fu conferito loro nel 1626 dall’imperatore e re Ferdinando II° del litorale ungarico, confermato nel 1838 per tutti i discendenti di ambo i sessi. Le tre corone d’oro sugli elmi dello stemma del 1557, ufficializzato nel 1774, rappresentano la vicinanza all’autorità imperiale. Personaggio di spicco fu il cavaliere Giovanni Felice Gerliczy, bisnonno di Joseph, capitano e assessore al commercio, cancelliere della sanità e proprietario del palazzo barocco di Fiume nel 1750 ereditato dal fratello Giuseppe. Un disegno originale del palazzo, ex sede del teatro, si trova nell’archivio di stato austriaco.

Ferenc Gerliczy von Arany, pronipote di Giovanni Felice sposato con Gilda Fejèrvàry di Vienna, edificò la chiesa di Nostra Signora d’Ungheria accanto al loro castello di Desk. Il figlio Felix Vince Ferenc Gerliczy-Burian, nato a Oradea e morto a Nizza detto il conte Liechtenstein, acquisì notevole prestigio sposando la principessa Elsa Stirbey Bibescu di Cãmpina. A Oradea il cugino Szatarill Gerliczy, allievo del famoso pittore simbolista Gustav Klimt, edificò l’attuale Gerliczy Palace. Nel 1928 il castello di Desk fu venduto e trasformato in sanatorio infantile, oggi sede della clinica medica dell’università di Szedeg.
Barbu Stirbey, presidente del consiglio dei ministri e cugino della principessa Elsa figlia del principe Dimitrie Stirbey, possedeva uno dei patrimoni più grandi della Romania. Barbu era intimo confidente e amante della regina Maria Vittoria che lo soprannominò il principe bianco. Di bell’aspetto, elegante e raffinato nel comportamento era sposato  con la cugina principessa Nadeja Bibescu, pronipote di Napoleone Bonaparte. Elsa discendeva dal nonno Barbu Dimitrie Stirbey detto il dominatore, sovrano dal 1848 al 1853 in regime di statuto organico nel primo regno di Muntenia con capitale Bucarest e di Oltenia con capitale Craiova. Famoso il ritratto di Martha Lahovari Bibescu, nipote di Barbu e George Bibescu che abdicò nel 1848, eseguito da Giovanni Boldini nel 1911 che, come osserva la nostra critica d’arte Giuliana Romano Bussola, esercita le sue famose pennellate a sciabola per dare movimento e leggerezza. Martha, scrittrice e poetessa nata a Bucarest nel 1886 e morta a Parigi nel 1973, fu vestita per decenni dallo stilista parigino Christian Dior.

Barbu dovette fuggire a Vienna durante l’invasione russa in Crimea, rientrando dopo l’intervento del regno di Sardegna deciso da Camillo Cavour a fianco di Napoleone III° e della Gran Bretagna in difesa della Turchia. Dopo il trattato di Parigi, a seguito della disfatta dell’impero russo, Barbu sostenne nel 1856 la riunione dei principati di Moldavia e Valacchia sperando di diventarne principe, generando nel 1859 la nascita della futura Romania. Ma il suo mandato era scaduto, abdicò ritirandosi a Parigi e alla morte fu sepolto nella cappella Bibescu a Pére-Lachaise, il monumentale cimitero parigino dove riposano Balzac, Chopin, Callas, Edith Piaf, Jim Morrison e la nipote Martha Bibescu. Bellissimi i palazzi Stirbey Bibescu di Buftea, Brasov e Bucarest, quest’ultimo venduto dai discendenti per undici milioni di euro nel 2005. Quattro secoli prima, questi regnanti furono preceduti da Vlad II° Dracul detto il drago e dal figlio Vlad III° Tepes l’impalatore, famosi principi Drãculesti.
Armano Luigi Gozzano

650 libri in simboli CAA agli ospedali piemontesi

Fondazione Paideia, in collaborazione con la Regione, ha donato 650 libri in simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) a 13 sedi delle Asl piemontesi nell’ambito del progetto “Libri per Tutti”. Un’iniziativa che mira a rendere la lettura accessibile anche ai bambini con bisogni comunicativi complessi, contribuendo alla creazione di un contesto più inclusivo nei presidi sanitari e ospedalieri.

“Con questo progetto ribadiamo il nostro impegno per una cultura realmente accessibile e inclusiva – hanno commentato gli assessori regionali alla Cultura Marina Chiarelli e alla Sanità Federico Riboldi – Questa donazione rappresenta un esempio concreto di come la cultura possa entrare nei luoghi della cura, diventando strumento di relazione, sostegno e crescita. Rendere la lettura fruibile anche ai bambini con bisogni comunicativi complessi significa promuovere il diritto alla cultura e contribuire al loro benessere e alla piena partecipazione alla vita della comunità”.

È dal 1993 che la Fondazione Paideia lavora per offrire sostegno ai bambini con disabilità e alle loro famiglie, favorendo la crescita e la partecipazione di tutti attraverso progetti dedicati. Il progetto “Libri per Tutti”, avviato nel 2016, ha permesso di costruire una rete di oltre 110 realtà tra biblioteche, scuole e associazioni impegnate nella diffusione e promozione dei libri in simboli CAA, grazie anche al contributo della Regione Piemonte.

Le sedi coinvolte

Asl Città di Torino

 

Scaffale nella Casa della Salute dei Bambini e dei Ragazzi, via Gorizia 112/a (piano terra)

Scaffale nell’Ambulatorio di Neuropsichiatria Infantile, via Tamagno 5 (piano terra)

Centro Vaccinale, via della Consolata 10

Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino

Reparto di Neuropsichiatria Infantile, piazza Polonia 94 (percorso a – 2° piano)

Ospedale Sant’Anna di Torino

Spazio Neonatale, via Ventimiglia 3 (percorso f – 3° piano)

Asl TO3

Servizio di Recupero e Rieducazione di Rivoli, via Rivalta 29 (4° piano)

Servizio di Recupero e Rieducazione di Collegno, via Martiri XXX Aprile 30 (padiglione 17(

Reparto di Pediatria dell’Ospedale Agnelli di Pinerolo

Asl CN1

Servizio di Neuropsichiatria Infantile all’Ospedale SS. Annunziata di Savigliano (1° piano blocco M)

Servizio di Neuropsichiatria Infantile, corso Francia 10 a Cuneo (piano terra)

Asl CN2

Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Ferrero di Verduno

Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale di Bra

AOU Novara

Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Maggiore di (padiglione E)