POLITICA- Pagina 482

MOLINARI (PD): "UNA SEPOLTURA PER IL RAGAZZO NIGERIANO BUTTATOSI DAL TRENO"

Tre mesi fa, la notizia fece il giro del Paese: un ragazzo nigeriano di 33 anni con permesso di soggiorno   si era gettato dal treno Chivasso-Novara per sfuggire a un controllo della Polfer. Di lui qualcuno disse “Meglio quello che un altro”: il caso fece discutere. 
La sua salma è ancora nell’obitorio dell’ospedale di Vercelli e non è stato possibile procedere ai funerali di carità. Per questo, il consigliere regionale Gabriele Molinari (Pd) ha annunciato oggi di volersi occuparsi direttamente della vicenda, “per quello che sarà possibile – scrive – anche economicamente”. E ha lanciato un appello a tutti coloro che, anche con un gesto minimo, vogliono partecipare a una causa che ha definito di civiltà ed umanità. ‘’Una situazione indegna, ai confini della realtà: non m’interessa trovare il responsabile, chiunque sia ne risponde alla propria coscienza – dice Molinari – Per quel che mi riguarda, ho deciso di fare la mia parte e occuparmene. Non posso accettare di vivere in una comunità che rifiuta le più elementari forme di solidarietà, ma soprattutto non voglio accettarlo’’.  Molinari non commenta il rifiuto del comune del luogo del decesso, che adduce motivi formali, attendendo la decisione di un tribunale. ‘’Parliamo di somme non esorbitanti, ma soprattutto parliamo di un uomo in una cella frigorifera, nell’attesa di un atto di pietà: manca in morte, come è mancata in vita’’.   Aggiunge: ‘’Non so quale sia la storia di questo ragazzo e perché sia finita così, ma so che ha diritto a un funerale, a un saluto, a non rimanere dimenticato in un obitorio per mesi’’. 

MOLINARI (PD): “UNA SEPOLTURA PER IL RAGAZZO NIGERIANO BUTTATOSI DAL TRENO”

Tre mesi fa, la notizia fece il giro del Paese: un ragazzo nigeriano di 33 anni con permesso di soggiorno   si era gettato dal treno Chivasso-Novara per sfuggire a un controllo della Polfer. Di lui qualcuno disse “Meglio quello che un altro”: il caso fece discutere. 

La sua salma è ancora nell’obitorio dell’ospedale di Vercelli e non è stato possibile procedere ai funerali di carità. Per questo, il consigliere regionale Gabriele Molinari (Pd) ha annunciato oggi di volersi occuparsi direttamente della vicenda, “per quello che sarà possibile – scrive – anche economicamente”. E ha lanciato un appello a tutti coloro che, anche con un gesto minimo, vogliono partecipare a una causa che ha definito di civiltà ed umanità. ‘’Una situazione indegna, ai confini della realtà: non m’interessa trovare il responsabile, chiunque sia ne risponde alla propria coscienza – dice Molinari – Per quel che mi riguarda, ho deciso di fare la mia parte e occuparmene. Non posso accettare di vivere in una comunità che rifiuta le più elementari forme di solidarietà, ma soprattutto non voglio accettarlo’’.  Molinari non commenta il rifiuto del comune del luogo del decesso, che adduce motivi formali, attendendo la decisione di un tribunale. ‘’Parliamo di somme non esorbitanti, ma soprattutto parliamo di un uomo in una cella frigorifera, nell’attesa di un atto di pietà: manca in morte, come è mancata in vita’’.   Aggiunge: ‘’Non so quale sia la storia di questo ragazzo e perché sia finita così, ma so che ha diritto a un funerale, a un saluto, a non rimanere dimenticato in un obitorio per mesi’’. 

SANITA', TRONZANO (FI): "ALTRO CHE FAKE NEWS. PER CHIAMPARINO E SAITTA REGINA E SANT'ANNA CHIUDERANNO"

Sulla questione ospedali interviene il vicepresidente del gruppo regionale di Forza Italia, Andrea Tronzano, promotore di una petizione online a favore del Regina Margherita: “Le parole del presidente Chiamparino confermano che il Regina Margherita, così come lo intendiamo oggi, scomparirà ed insieme a lui la specificità pediatrica. Tutto passerà sotto gli adulti e non ci sarà più una struttura interamente e esclusivamente dedicata ai bambini. Atti progettuali e deliberativi e le conseguenti affermazioni parlano chiaro. Per noi invece il polo materno infantile è un’altra cosa, per noi i bambini non sono adulti in miniatura. Vogliamo che il Regina e il Sant’Anna continuino a esistere e le oltre 120mila firme ci danno forza per continuare a sostenerlo”.

SANITA’, TRONZANO (FI): “ALTRO CHE FAKE NEWS. PER CHIAMPARINO E SAITTA REGINA E SANT’ANNA CHIUDERANNO”

Sulla questione ospedali interviene il vicepresidente del gruppo regionale di Forza Italia, Andrea Tronzano, promotore di una petizione online a favore del Regina Margherita: “Le parole del presidente Chiamparino confermano che il Regina Margherita, così come lo intendiamo oggi, scomparirà ed insieme a lui la specificità pediatrica. Tutto passerà sotto gli adulti e non ci sarà più una struttura interamente e esclusivamente dedicata ai bambini. Atti progettuali e deliberativi e le conseguenti affermazioni parlano chiaro. Per noi invece il polo materno infantile è un’altra cosa, per noi i bambini non sono adulti in miniatura. Vogliamo che il Regina e il Sant’Anna continuino a esistere e le oltre 120mila firme ci danno forza per continuare a sostenerlo”.

SANITA’, VIGNALE (MNS): "CHIUSURA DEL CENTRO DELLE MALATTIE RARE, LA REGIONE ABBANDONA I PIEMONTESI?"

INTERROGAZIONE URGENTE IN REGIONE
“Se la notizia sulla futura chiusura del centro ‘Transitional Care’ dell’Ospedale Molinette di Torino fosse vera saremmo di fronte all’ennesimo abbandono di questa amministrazione dei pazienti piemontesi” lo dichiara in una nota il presidente del gruppo consiliare del Movimento Nazionale per la Sovranità della Regione Piemonte, Gian Luca Vignale che sul merito ha presentato un’interrogazione urgente in Consiglio Regionale. “Il Transitional Care – spiega – , istituito per garantire una continuità assistenziale ai pazienti nel delicato passaggio dall’età pediatrica a quella adulta, è divenuto negli anni un punto di riferimento per centinaia di pazienti, per lo più bambini e giovani, affetti da patologie rare. Chiuderlo significa lasciare orfane di cura centinaia di famiglie che in questi anni hanno potuto contare su cure e assistenza adeguate che altrimenti avrebbero faticato ad avere”. “L’appello sulla chiusura dell’ambulatorio – aggiunge Vignale –, è arrivato da due madri con figli affetti da malattie gravissime, ma alla loro voce se ne stanno aggiungendo molte altre. Basta leggere le loro parole per capire quanto sia fondamentale questo ambulatorio e quanto sia irrazionale e grave la scelta di chiuderlo”. “Tra l’altro – conclude -, a quanto pare, il centro chiuderà perché il dirigente medico andrà in pensione e la Regione non ha ancora provveduto alla nomina di un sostituto. Questo significa che, ancora una volta, l’incapacità programmatica e gestionale di Chiamparino e la sua giunta si ripercuotono sui cittadini, distruggendo anche le eccellenze create”.
 

SANITA’, VIGNALE (MNS): “CHIUSURA DEL CENTRO DELLE MALATTIE RARE, LA REGIONE ABBANDONA I PIEMONTESI?”

INTERROGAZIONE URGENTE IN REGIONE

“Se la notizia sulla futura chiusura del centro ‘Transitional Care’ dell’Ospedale Molinette di Torino fosse vera saremmo di fronte all’ennesimo abbandono di questa amministrazione dei pazienti piemontesi” lo dichiara in una nota il presidente del gruppo consiliare del Movimento Nazionale per la Sovranità della Regione Piemonte, Gian Luca Vignale che sul merito ha presentato un’interrogazione urgente in Consiglio Regionale. “Il Transitional Care – spiega – , istituito per garantire una continuità assistenziale ai pazienti nel delicato passaggio dall’età pediatrica a quella adulta, è divenuto negli anni un punto di riferimento per centinaia di pazienti, per lo più bambini e giovani, affetti da patologie rare. Chiuderlo significa lasciare orfane di cura centinaia di famiglie che in questi anni hanno potuto contare su cure e assistenza adeguate che altrimenti avrebbero faticato ad avere”. “L’appello sulla chiusura dell’ambulatorio – aggiunge Vignale –, è arrivato da due madri con figli affetti da malattie gravissime, ma alla loro voce se ne stanno aggiungendo molte altre. Basta leggere le loro parole per capire quanto sia fondamentale questo ambulatorio e quanto sia irrazionale e grave la scelta di chiuderlo”. “Tra l’altro – conclude -, a quanto pare, il centro chiuderà perché il dirigente medico andrà in pensione e la Regione non ha ancora provveduto alla nomina di un sostituto. Questo significa che, ancora una volta, l’incapacità programmatica e gestionale di Chiamparino e la sua giunta si ripercuotono sui cittadini, distruggendo anche le eccellenze create”.

 

PALAZZINE EX MOI, DIBATTITO IN AULA

Il Consiglio comunale ha dibattuto “le modalità e le tempistiche riguardo le palazzine ex MOI concordate dalla sindaca Appendino nel corso dell’incontro con il Ministro degli Interni” come chiesto dal capogruppo Francesco Tresso (Lista civica per Torino). In contemporanea è stata discussa un’interpellanza sullo stesso tema, sempre del consigliere Tresso
L’assessore alle Politiche sociali, Sonia Schellino, ha risposto in Aula a nome della Giunta affermando: “Il piano di recupero della disponibilità degli immobili prevede la chiusura totale degli accessi ai locali interessati. Nella palazzina marrone si è provveduto a murare le porte e le finestre al piano terra e al primo piano e a chiudere tutte le porte di accesso. Per quanto concerne l’accesso al locale sotterraneo sottostante alla palazzina arancione, si è provveduto, oltre allo sgombero totale dei rifiuti da parte di Amiat, a murare il portone di accesso, lato via Giordano Bruno, e l’accesso dalle scale interne delle varie palazzine. E’ stata salvaguardata la possibilità di accedere ai locali tecnici, accessibili esclusivamente agli operatori autorizzati.  La proprietà ha inoltre attivato un adeguato servizio di vigilanza privata. Per i prossimi interventi di liberazione degli spazi si utilizzerà la stessa metodologia per evitare una possibile rioccupazione e un aumento delle persone da ricollocare.  Le prossime tappe saranno definite dal Tavolo istituzionalizzante; prevedono la liberazione di tutte le palazzine e il trasferimento delle persone interessate ad aderire alle proposte elaborate dagli enti coinvolti con l’obiettivo di trovare insieme soluzioni che permettano una partecipazione attiva al proprio progetto personale, volto all’autonomia e all’inclusione socio-economica. Un approccio innovativo e umanitario nel quale siano presenti sicurezza e inclusione nel tentativo di mettere fine a un’emergenza sociale e sanitaria e al tempo stesso mettere fine a una situazione di degrado che si ripercuote su tutto il quartiere.  Come espresso dall’Amministrazione comunale, in particolare dopo il tavolo interistituzionale di gennaio, si conferma l’intenzione di concludere la liberazione di tutte le palazzine e la ricollocazione e accompagnamento all’inclusione dei dimoranti entro la fine dell’anno.
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IL DIBATTITO IN SALA ROSSA
Francesco Tresso (Lista civica per Torino): L’accordo della Sindaca con il Ministro Salvini è un deludente sintomo di allineamento alla linea politica della Lega, poco rispettoso dell’impegno costruttivo, dello sforzo e delle risorse messe in campo da Torino fino ad oggi per ottenere soluzioni incruente e dignitose per i profughi e i torinesi. Il precipitoso impegno che si è assunta la Sindaca Appendino mercoledì scorso, nello stesso giorno dello sgombero del Cara di Castelnuovo Porto a Roma, sembra volersi lasciare alla spalle, da un giorno all’altro, il metodo di concertazione usato fino ad oggi dal Comune di Torino. Sgombero forzato? Come, chiamando l’Esercito? La Sindaca avrebbe dovuto, invece, ricordarsi dell’Ordine del Giorno votato in Consiglio comunale il 13 ottobre contrario al Decreto Sicurezza, che la impegnava ad attivarsi per un’ampia consultazione sull’espulsione dei profughi dalla strutture di accoglienza. E’ vero che le palazzine di via Giordano Bruno non sono una struttura di accoglienza ed è corretto volerle restituire alla legalità. Ma questa Amministrazione non ha ancora chiarito cosa intenda farne e, in assenza di un progetto specifico di riqualificazione arriva oggi, improvvisa, una svolta di tipo muscolare. Per quale ragione?
Fabrizio Ricca (Lega Nord): Possiamo dire che siamo vicini alla fine di un incubo per tutte le persone che vivono in quella zona. Un incubo cominciato tanti anni fa, fatto di spaccio e degrado. Un incubo figlio delle incapacità del Partito Democratico a livello cittadino e a livello nazionale di porre un freno e un rimedio a quella situazione. Oggi abbiamo la fortuna di avere un governo che si è attivato per permettere a quel luogo di tornare ad essere un posto normale, alle persone di sentirsi protette. E alle persone che hanno bisogno di un aiuto umanitario di poterlo ricevere senza essere soggiogati dalle dinamiche che governano un buco nero di illegalità all’interno della nostra città. I fatti parlano chiaro: da quando Matteo Salvini è ministro dell’interno c’è stato uno sgombero, e Torino può contare su mezzo milione di euro in più per portare a termine quell’operazione. Un investimento serio con un progetto chiaro in tempi certi. Grazie anche ad Appendino per essersi messa a disposizione del Governo con la volontà di risolvere questo problema il più in fretta possibile. Sono convinto che entro la fine del 2019 anche quella parte di Torino potrà tornare a vedere la luce
Maria Grazia Grippo (PD): Manca la materia del contendere e, come al solito, l’assessora sull’ex MOI non ha spiegato se, a seguito dell’incontro fra la Sindaca e il ministro dell’Interno, l’intervento diventerà uno sgombero, con tutto quello che ne consegue anche in materia di ordine pubblico. Nel caso, rabbrividisco al pensiero, anche perché uno sgombero non sarebbe di alcuna utilità per chi deve convivere con una situazione difficile. Ci avete costretto di nuovo a fare interventi in un dibattito dove manca il quid della richiesta di comunicazioni sull’argomento. Eppure la domanda formulata dal consigliere Tresso era piuttosto chiara. Mi chiedo perché tutte le volte ci costringete ad ascoltare una sorta di rendicontazione che manca però della sostanza di quelle che sono o dovrebbero essere le intenzioni in capo all’Amministrazione sul problema in questione.
Elide Tisi (PD): Spero in un ulteriore intervento per aggiungere elementi rispetto all’oggetto dell’interpellanza. Intanto la questione delle risorse messe a disposizione dal Ministero e dalla Compagnia di San Paolo per sapere quanto verrà a costare questo intervento. L’improvvisa accelerazione sui tempi per la soluzione del problema ex MOI è stata concordata con gli altri enti che partecipano al Tavolo interistituzionale? Altra questione riguarda il possibile trasferimento di una parte delle persone allontanate dalle palazzine di via Giordano Bruno verso Comuni dell’astigiano in alternativa a Settimo. In caso affermativo, sarebbe interessante capire come si intende sviluppare questa possibilità. Infine, i primi allontanati avevano una situazione di status di rifugiati, con il procedere degli interventi e l’applicazione della Legge Salvini, in molti avranno il permesso di soggiorno in scadenza. Quale progetto esiste per coloro che rischiano in pochi mesi di diventare irregolari?
Antonino Iaria (M5S): Il problema del Moi è molto complesso, più del Barattolo, ma l’interlocuzione con il Ministero ha permesso di portare avanti una linea con successo, affrontando una questione che va avanti da anni, senza particolari problemi.
 
Fabio Versaci (M5S): Mi congratulo con Sindaca e assessora per come stanno gestendo la situazione. Il modello che stiamo portando avanti dovrebbe essere portato come esempio in tutta Italia. Non abbiamo intenzione di intervenire con la forza, ma anzi siamo riusciti ad aprire un tavolo.
 
Deborah Montalbano (demA): È interesse di tutti fare rispettare i diritti di chi vive dentro il Moi. Ascoltiamo anche la voce degli occupanti e dei comitati in Commissione. E non parliamo di sgomberi “dolci”: c’è stato uno sgombero militarizzato.
L’assessore Schellino ha replicato al termine del dibattito: Dallo scorso settembre sta lavorando un’equipe multidisciplinare al quale dedico anche io diverse ore settimanali di tempo. Sono un po’ meno di 500 le persone presenti oggi nei locali dell’ex MOI (anche se i soggetti non possono essere obbligati ad essere censiti) e preciso che l’iter di liberazione degli spazi non è cambiato nel corso del tempo. 
Ricordo inoltre che abbiamo chiesto di usare degli spazi ’polmone’ per coloro che non hanno dato precise disponibilità sulle scelte future, trovando disponibilità a Castello di Annone. 
La sindaca Chiara Appendino ha concluso le comunicazioni: Il quartiere ha diritto di essere riqualificato e le persone che vivono in quelle palazzine devono poter vivere in condizioni dignitose. Ringrazio tutti i soggetti che si stanno impegnando in un progetto considerato all’unanimità prioritario, perseguito nelle logiche del modello che stiamo portando avanti. E in questa direzione stiamo lavorando e continueremo a lavorare.  
(Foto: il Torinese)

"Nuovo locale a Santa Giulia? I residenti non ne possono più"

“Se all’Amministrazione interessa davvero combattere la malamovida in Vanchiglia, ci auguriamo che lo dimostri impedendo nuove aperture indiscriminate”

Secondo voci insistenti sta per aprire in Santa Giulia un nuovo locale di somministrazione al civico 10 D. L’ennesimo che, a quanto risulta, venderà anche alcolici. I residenti, che anche questa mattina si sono svegliati dovendo vedere lo scandaloso spettacolo dei “resti” lasciati dalla notte di malamovida, non ne possono più. Ci chiediamo se all’Amministrazione interessi davvero, o solo a parole, combattere questo fenomeno, ormai sfuggito di mano. La Giunta dimostri le sue positive intenzioni impedendo l’apertura indiscriminata di nuovi locali. Diversamente, serviranno a poco tutte le altre misure, compreso l’impegno relativo ai livelli rilevati dall’Arpa.Sembra quasi che ormai chiunque si senta di improvvisarsi barista o gestore di locali. È ora di iniziare ad applicare daspo urbani.

 

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Ferdinando DApice, Coordinatore II Commissione, Circoscrizione 7.

“Nuovo locale a Santa Giulia? I residenti non ne possono più”

“Se all’Amministrazione interessa davvero combattere la malamovida in Vanchiglia, ci auguriamo che lo dimostri impedendo nuove aperture indiscriminate”

Secondo voci insistenti sta per aprire in Santa Giulia un nuovo locale di somministrazione al civico 10 D. L’ennesimo che, a quanto risulta, venderà anche alcolici. I residenti, che anche questa mattina si sono svegliati dovendo vedere lo scandaloso spettacolo dei “resti” lasciati dalla notte di malamovida, non ne possono più. Ci chiediamo se all’Amministrazione interessi davvero, o solo a parole, combattere questo fenomeno, ormai sfuggito di mano. La Giunta dimostri le sue positive intenzioni impedendo l’apertura indiscriminata di nuovi locali. Diversamente, serviranno a poco tutte le altre misure, compreso l’impegno relativo ai livelli rilevati dall’Arpa.Sembra quasi che ormai chiunque si senta di improvvisarsi barista o gestore di locali. È ora di iniziare ad applicare daspo urbani.

 

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Ferdinando DApice, Coordinatore II Commissione, Circoscrizione 7.

Calenda, torna il fronte popolare

Di Giorgio Merlo

Dunque, l’alto borghese Calenda ha riproposto un progetto che periodicamente si affaccia nella politica italiana dal secondo dopoguerra. Ovvero, Il cosiddetto “fronte popolare”

Cambiano le fasi storiche, cambiano gli attori politici, cioè i partiti, cambiano – come ovvio – le classi dirigenti ma le proposte sono sempre quelle. Adesso, per tornare all’oggi, l’ex braccio destro di Montezemolo ha lanciato un appello. In sintesi, per difendere i ceti popolari, gli ultimi, i ceti disagiati, l’Occidente,
l’Europa e forse anche le radici cristiane, parte la proposta di un listone per le ormai prossime
elezioni europee. Proposta legittima, come ovvio, ma che richiede qualche precisazione.


Mi limito a farne tre. Innanzitutto i fronti popolari in Italia non hanno mai avuto una grande fortuna. E questo per un motivo molto semplice. Nascono e decollano sempre “contro” qualcuno e quasi mai “per” qualche progetto specifico. Non a caso il fronte, o l’ammucchiata o il cartello elettorale, non possono essere portatori di un disegno politico proprio perché si deve assommare tutto e il contrario di tutto pur di battere i “barbari” di turno. Ci vuol poco a capire che proposte di questo genere sono perfettamente funzionali a chi si vuol distruggere. Nel caso specifico, la Lega di Salvini che cresce esponenzialmente in tutti i sondaggi e gli indici di gradimento personale. In secondo luogo e’ francamente curioso, molto curioso, che un partito come il Pd, in preda ad una crisi di identità politica e di consensi sempre più forti, il giorno dopo la celebrazione del suo
congresso sia tutto sommato – stando alle dichiarazioni dei due candidati alla segreteria più
accreditati – d’accordo a dar vita ad un listone. Cioè, di fatto, a cancellare il logo e il simbolo del partito dalla scheda elettorale per le elezioni europee. Un fatto curioso e singolare perché il tutto avverrebbe a poche settimane dalla celebrazione del congresso per rilanciare il progetto e il ruolo del Pd dopo il disastro – da quasi tutti condiviso – della gestione renziana. Valli a capire… In ultimo, e’ del tutto evidente che le ammucchiate elettorali sono destinate ad offuscare il progetto politico e la prospettiva politica di quel listone se non quello di esaltare lo scontro violento e senza esclusione di colpi contro il “nemico da abbattere”. Che, nello specifico e’ sempre e solo la Lega. Forse sarebbe opportuno, per contrastare seriamente il sovranismo e la deriva nazionalista, mettere in campo le culture politiche, i partiti, le varie sensibilità democratiche funzionali a creare un arco di forze, e quindi una coalizione, capace di essere realmente alternativa a chi si vuol democraticamente combattere. Il progetto dell’ex braccio destro di Montezemolo forse sarebbe opportuno lasciarlo ancora un po’ nell’ assetto. Sempreche’ il Pd non pensi di chiudere anticipatamente la sua esperienza politica,
elettorale e anche di governo