ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 695

Il "Nido del dialogo": un nuovo stile nel servizio per l'infanzia

asilo1asilo4asilo3asilo2Questo progetto realizzato per il Sermig è stato possibile grazie ai fondi raccolti dai numerosi eventi organizzati durante tutto l’anno 2014 dalla Fondazione stessa

Nel mese di dicembre la Fondazione Caterina Farassino ha finalmente inaugurato il “Nido del Dialogo”, un servizio educativo privato, convenzionato con il Comune di Torino e rivolto a 65 bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 3 anni. Questo progetto -realizzato a Porta Palazzo per il Sermig e per cui sono stati spesi circa 75mila euro- è stato possibile solo grazie ai fondi raccolti dai numerosi eventi organizzati durante tutto l’anno 2014 dalla Fondazione stessa. E’ composto da tre sezioni di cui una formata da 15 posti per lattanti, cioè per bambini di età compresa tra i sei ed i dodici mesi, e le altre due sezioni dedicate ai bambini che vanno dai dodici ai trentasei mesi di età.

Questo spazio per l’infanzia nasce dalla volontà di fornire un servizio qualificato di assistenza temporanea, non solo per il bambino e a per il suo percorso di crescita, ma anche per la sua famiglia. L’obiettivo principale è quello di favorire lo sviluppo dell’identità del bambino, stimolando la costruzione della sua autonomia, della sua autostima e mettendolo a conoscenza, in maniera gioiosa e divertente, del mondo e delle sue regole. Si cerca inoltre di soddisfare i suoi bisogni di cura, strutturando non solo l’ambiente in maniera stimolante, ma anche ponendo attenzione ai luoghi, ai materiali, ai tempi e anche al ruolo dell’adulto nelle situazioni di quotidianità.

Un servizio per l’infanzia unico, che attraverso la creazione di occasioni ludiche e ricreative, cerca fin da subito di trasformare quello che viene visto principalmente come un “gioco”, in molteplici occasioni di aggregazione e integrazione tra bambini di diversa età e anche di diversa cultura. Un progetto molto importante quello del “Nido del Dialogo” che si pone inoltre come ultimo scopo, quello di sostenere le famiglie dei bambini che accoglie e di fornire ai genitori alcuni essenziali strumenti educativi nei confronti dei propri figli.

 

Simona Pili Stella

Il nostro simbolo? E' sempre la Mole, "tour Eiffel" di Torino!

mole rosa 2015Daniela Bigliardi: “Tutta Torino è simbolo di se stessa ma la Mole la rappresenta in tutto il mondo”
Salvatore Spanò: ” Io sceglierei il turet”
Patrizia Maccarri: “Anche la basilica di Superga non sarebbe male come simbolo e per il motivo storico per cui è stata costruita e per la sua fantastica posizione”
 

Al nostro sondaggio sulla pagina Facebook del “Torinese” hanno risposto in tanti.La Mole antonelliana, Palazzo Reale, la Gran Madre, Palazzo Carignano, la palazzina di caccia di Stupinigi, il Valentino, la basilica di Superga, Palazzo Madama…Qual è secondo voi il monumento simbolo di Torino? La Mole resta sempre – come era prevedibile – il monumento più amato dai torinesi. Ecco una selezione delle risposte apparse su fb.

Angela Papurello
Angela Papurello la mole per chi arriva da sud con la macchina e superga per gli aerei, per i turisti esteri il museo egizio era il piu gettonato oggi.

Giordano Donatella
Giordano Donatella X IL 2015 direi la Gran Madre, e stata fotografata da ogni angolo. Bravi a far scoprire la nostra Torino non solo x la Mole.

Daniela Bigliardi
Daniela Bigliardi Tutta Torino è simbolo di se stessa ma la Mole la rappresenta in tutto il mondo

Patrizia Maccarri
Patrizia Maccarri Anche la badilica di Superga non sarebbe male come simbolo e per il motivo storico per cui è stata costruita e per la sua fantastica posizione.

Lina Pompilio
Lina Pompilio Palazzo Carignano, storicamente parlando, la Mole sotto il ” profilo estetico! ”

Salvatore Spanò
Salvatore Spanò Io sceglierei il”turet” circondato da tutti gli altri monumenti che ricordano Torino , Mole, p. Castello, Superga, Gran Madre ecc..

Loredana Giuliano
Loredana Giuliano Dici Torino e pensi la Mole ma tutto il resto rende Torino meravigliosa!!

Maria Rita Canepa
Maria Rita Canepa La Mole, perché è più singolare, ma gli altri sono artisticamente più importanti

Rita Ferrantelli
Rita Ferrantelli Palazzo Carignano, la Mole e tutti gli altri perché hanno una cornice stupenda come Torino

Silvana Picca
Silvana Picca Il simbolo che più rappresenta Torino è la Mole Antonelliana.

Marisa Bovolenta
Marisa Bovolenta La Mole è quella che rappresenta Torino…ma la basilica di Superga è bellissima ..e gli altri monumenti sono tutti importanti con tanta storia da raccontare

Lina Laneve
Lina Laneve Secondo me sono due i monumenti che rappresentano torino la mole e il Valentino.

Angela Ferrero
Angela Ferrero il simbolo è sicuramente la Mole ma io adoro Piazza Castello in ogni suo angolo!

Donatella Novati
Donatella Novati assolutamente la Mole Antonelliana è il simbolo di Torino!!!!

Natalia Caviglione
Natalia Caviglione La mole senza dubbio, ma Torino è una meraviglia tutta da scoprire.

Antonio Salvatorelli
Antonio Salvatorelli Tutti belli, il simbolo è la mole e il tureeet…… boia faus

Carla Canavesio
Carla Canavesio Molto bella torino, citta’ dai tanti monumenti storici!il migliore per me la Mole unico e superbo simbolo !!!

Lucy BT
Lucy BT Mole Antonelliana, direi che è la “Tour Eiffel” di Torino naturalmente molto più bella, intendo come simbolo. Buona giornata a tutti

Silvana Tonella
Silvana Tonella La mole Antonelliana e poi il monte dei Cappuccini visto dal Po. Se penso che mio padre ha imparato a nuotare nel Po mi vengono I brividi. Quanto era pulito allora…

Gabriella Cresta
Gabriella Cresta Io direi Palazzo Carignano ma sicuramente nel mondo Torino è rappresentata dalla Mole.

Carla Nonita
Carla Nonita Il simbolo più chiaro e la mole anche se non la più bella.

Barbara Toniolo
Barbara Toniolo la mole senza ombra di dubbio

Giovanna D'Adduzio
Giovanna D’Adduzio Senz’altro la MOLE ma Torino è una città splendida.

Enza Damora
Enza Damora E c’è da chiederlo? La Mole!

Anna Maria Inghingoli
Anna Maria Inghingoli la palazzina di Stupinigi

Maria Grazia Marendoli
Maria Grazia Marendoli La Mole….per chi non é torinese sicuramente

Rosina Borgi
Rosina Borgi La Mole Antonelliana.Buone Feste!

Giuseppina Calvaresi
Giuseppina Calvaresi La mole!!!! Buone feste!!!

Antonietta Perrotta
Antonietta Perrotta La mole Antonelliana! !

Giancarlo Polidini
Giancarlo Polidini La Mole Sicuramente!

Renata Rossi
Renata Rossi per me sempre la Mole Antonelliana

Sit-in davanti al Comune contro il progetto del Michelotti

“PROFONDO ROSSO PER IL MICHELOTTI: A TORINO L’AMMINISTRAZIONE INSISTE PER L’AGGIUDICAZIONE TRENTENNALE “AL BUIO”, SENZA VERIFICARE I CONTI 2015 DI ZOOM”

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Giovedì 10 dicembre 2015 il Comune di Torino ha assegnato provvisoriamente “per trent’anni” l’area del Parco Michelotti a Zoom Torino Spa, società che gestisce il sedicente bioparco di Cumiana, a tutti gli effetti uno zoo. Il bando per la concessione del Michelotti, una volta scartatati dal Comune i progetti precedenti, è stato così specifico da rendere Zoom l’unico soggetto adatto a proporre un progetto compatibile. Nella riunione di Sesta Commissione del 4 febbraio 2016, Zoom Torino Spa ha esposto quelle che, a suo dire, sarebbero le ricadute positive sulla città per via dalla presenza del nuovo bioparco, più volte definito “zoo” dallo stesso rappresentante di Zoom, con animali imprigionati da barriere invisibili: per i rappresentanti del Coordinamento No Zoo presenti, nonché per diversi consiglieri, si è trattato di dati e prospettive fantasiosi, adatti a riempire le slides, ma privi di qualunque concretezza. Per questo il Coordinamento No Zoo tramite i propri contabili ha esaminato i bilanci depositati e relativi allegati degli esercizi 2011, 2012, 1013, 2014 della società che dovrebbe gestire la succursale torinese di Zoom: ne è emersa una situazione che ha ampie probabilità di trasformare il progetto nell’ennesima incompiuta.

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Davanti alla Commissione del 4 febbraio avevamo informato l’Assessore Lavolta dei dati rilevati riferiti cumulativamente alla Spa ed srl: 5 milioni di perdite in quattro anni e 16 milioni di indebitamento al 31 dicembre 2014. Per questo motivo abbiamo chiesto all’Assessore che non si procedesse ad alcuna aggiudicazione definitiva prima di aver valutato i bilanci approvati relativi al 2015 , il cui termine di deposito scadrà fra circa tre mesi, ma ci è stato risposto che la volontà politica è quella di aggiudicare a Zoom ugualmente, come se la solvibilità dell’aggiudicatario fosse un elemento secondario in un progetto che presuppone iniezioni per 15 milioni di euro. «E questo sarebbe un piano sicuro? Tutt’altro. Denunciamo ancora una volta tutte le criticità del progetto di privatizzazione di Parco Michelotti finalizzato alla costruzione di un nuovo zoo – dichiarano i rappresentanti del Coordinamento – e chiediamo a gran voce che ci si fermi prima che sia troppo tardi».

zoo3Le criticità del progetto di affidamento a Zoom Torino Spa del Parco Michelotti sono molteplici: • quelle contabili, relative ai fantomatici 15 milioni di euro che Zoom (Spa + Srl), società in profondo rosso, sostiene di volere/dovere investire: 7 milioni traendoli da fonti interne (soci) e 8 milioni traendoli da non meglio precisate fonti esterne (terzi) • quelle etiche, legate alla realizzazione di un nuovo luogo di detenzione di animali, in una logica di sfruttamento delle altre specie oggi inaccettabile; • quelle legate all’impatto paesaggistico, urbanistico, ambientale e sociale che comporterebbe la privatizzazione di un parco storico, di cui per anni i cittadini non hanno potuto usufruire e che andrebbe restituito integralmente alla città. Per questo lunedì 22 febbraio, dalle ore 16.30 alle 18.30, il Coordinamento No Zoo scenderà nuovamente in piazza con un sit-in di fronte al Municipio, informando la cittadinanza sullo scarsissimo livello di avvedutezza e prudenza con cui l’Amministrazione intende affidare i propri beni comuni, che è già assai preoccupante che il Comune non sappia gestire direttamente.

La biodiversità delle praterie alpine nelle Alpi Occidentali

MONTAGNA FOTOA Bussoleno – Borgata Argiassera, ex Scuole elementari.  Da sabato 20 febbraio

Il Museo Regionale di Scienze Naturali e l’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Cozie presentano, dal 20 febbraio al 30 giugno 2016, la mostra itinerante “La biodiversità delle praterie alpine nelle Alpi Occidentali”, nella sede del nuovo Laboratorio Ambiente Cultura Montana del Parco Naturale Orsiera Rocciavrè presso le ex scuole elementari, Borgata Argiassera, Bussoleno.

La mostra, a cura di Bruno Bassano, Antonello Provenzale e Ramona Viterbi, è realizzata in collaborazione con l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Parco Nazionale Gran Paradiso e il Parco Naturale Orsiera-Rocciavré.

L’esposizione propone un centinaio di fotografie dedicate alla biodiversità delle praterie alpine, alla complessa rete di rapporti trofici cheMONTAGNA GALLI caratterizza questi ecosistemi e alle strategie utilizzate da piante e animali per affrontare le difficoltà associate all’ambiente di alta montagna.

Attraverso l’esempio delle praterie d’alta quota, viene proposto un approccio “ecologico” che privilegia la presentazione dei meccanismi che regolano la dinamica degli ecosistemi e rendono possibile la diversità degli organismi viventi. Vengono anche evidenziati i cambiamenti in corso nell’ambiente montano, a causa del riscaldamento globale e della modifica delle pressioni antropiche.

La mostra rappresenta un progetto di divulgazione che, unendo la passione e la competenza dei fotografi naturalisti che hanno fornito le immagini con le attività di ricerca scientifica, intende costruire una piccola “storia naturale per immagini” delle praterie alpine e della biodiversità che esse ospitano.

 
MONTAGNA VOLPISede:  Laboratorio Ambiente Cultura Montana, presso ex scuole elementari, Borgata Argiassera, Bussoleno (To)
Inaugurazione:  20 febbraio 2016, ore 16,00
Periodo: 20 febbraio  – 30 giugno  2016
Orario apertura: terza domenica di ogni mese e 2 giugno, ore 14.00 – 18.30
Altri giorni visita su appuntamento /  Visite guidate riservate alle scuole
Info: Tel +39 0122 47064 | info.alpicozie@ruparpiemonte.it  www.parchialpicozie.it

L’Italia dello zero virgola

garauIL MONDO DEL BIO / di Ignazio Garau *

La ripresa continua a essere debole e la speranza di lasciarsi alle spalle gli anni più bui della crisi si scontra con prospettive internazionali di grande incertezza, con rischi complessivi in aumento. Capacità di innovazione, agricoltura e territorio, coniugate in una visione di sostenibilità, sono le parole chiave per uscire dalla crisi che ci attanaglia.

Certo gli indicatori economici del nostro paese hanno cambiato segno da un po’ di tempo a questa parte ed evidenziano movimenti verso l’alto nell’ordine di qualche decimale di punto percentuale. Variazioni molto contenute e sempre a rischio. E’ l’Italia dello zero virgola, come l’ha descritta il Censis solo qualche settimana fa nel suo 49° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2015, un’Italia in letargo, che riparte solo per piccoli gruppi, che paga uno scollamento tra la “politica” e il corpo sociale. Un’Italia, dice il presidente del Censis Giuseppe De Rita citando Filippo Turati, fatta di “mezze tinte, mezze classi, mezzi partiti, mezze idee e mezze persone”.piemonte italia

Il mercato del lavoro continua a segnare il passo, dopo il rimbalzo conseguente all’entrata in vigore del Jobs Act, che comunque non ha portato neppure lontanamente a recuperare la situazione pre-crisi. E’ una situazione di blocco, molto diversa dalle condizioni presenti in molti paesi europei, che registrano un calo della disoccupazione più marcato. In Italia chi è senza lavoro ha perso anche la speranza di trovarlo. Se esaminiamo l’occupazione giovanile (15-24 anni) il tasso di disoccupazione si è attestato a dicembre 2015 al 37,9%, il tasso più basso degli ultimi tre anni, ma ancora incredibilmente elevato, considerato che è praticamente raddoppiato in sei anni, con un picco del 42,7% nel 2014.

Il tasso di inflazione rimane bloccato, nonostante gli sforzi della BCE, gli investimenti sono nulli. Chi ha le risorse non si sogna certo di impiegarle nell’attività economica e chi ha idee e volontà di intraprendere nuove iniziative non riesce a accedere al credito.

E’ un corto circuito continuo, quando sembra che si stia superando la crisi in un’area del pianeta, Europa o Stati Uniti, ecco che la stessa si riaccende in Asia, Giappone o Cina, in una situazione di precarietà continua. La guerra diventa fisiologica in contesto di incertezze di questo tipo e appare come “la continuazione della politica con altri mezzi”, come affermava il Generale e teorico militare Carl von Clausewitz. “Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli”, ha avuto modo di affermare senza mezzi termini Papa Francesco.

renzi matteo2Il modello economico che ha conquistato il pianeta nel secolo appena trascorso si é incartato su se stesso, anche la Cina e le economie dei paesi emergenti sono coinvolte nella crisi ormai globale e navigano a vista, eppure non si rinuncia alla speranza che tutto possa rimettersi in carreggiata, recuperando le condizioni di sviluppo precedenti.

Puntare a una ripartenza dell’economia, ma per andare dove?

Nella scrittura cinese la parola “crisi” è composta con due ideogrammi, uno rappresenta il pericolo, l’altro indica l’opportunità. In una stagione di grandi difficoltà occorre cogliere le opportunità, avere il coraggio di individuare i percorsi nuovi che possono produrre miglioramenti effettivi, nell’interesse di tutti e non solo di qualche ristretto gruppo, per ricostruire una prospettiva e una speranza nel futuro.

E’ ancora il rapporto del Censis che ci evidenzia che qualche cosa accade, che gli italiani, comunque, provano a muoversi. Certo non più come collettività, non dentro un “progetto generale di sviluppo” che non esiste più da tempo, ma da singoli, all’interno magari di piccoli territori, o di piccoli gruppi sociali.

Qualcosa dell’Italia migliore è rimasto: “lo scheletro contadino”, che non è un mero attaccamento alle radici. Vince chi esporta (l’export vale il 29,6% del Pil), chi riesce a inventare “un nuovo stile italiano” riuscendo a innovare i settori tradizionali, coniugando “qualità, saper fare artigiano, estetica, brand”. Vince un settore trasversale per vocazione come quello creativo-culturale e vince l’agroalimentare, che nell’anno dell’Expo fa il boom di esportazioni e riconquista la leadership nel mercato mondiale del vino (con oltre 3 miliardi di export). Vince il settore turistico che registra un costante incremento dei flussi anche in questi anni di crisi.AGRICOL SAN GIORGIO

Sono queste le risorse su cui il nostro paese deve puntare, la capacità di innovazione, il settore della cultura e del turismo, l’agroalimentare, l’agricoltura. Un’agricoltura multifunzionale, capace di garantire la custodia e la qualità del nostro prezioso territorio, dei nostri paesaggi agrari, di valorizzare la nostra ricchezza di biodiversità e di tradizioni. Certo il modello non può essere quello di un’agricoltura industriale e produttivi sta, occorre scegliere la strada di un’agricoltura biologica, valorizzando un settore che continua a crescere pur in una situazione di contrazione dei consumi alimentari, che ottiene la fiducia dei consumatori e che contribuisce in maniera significativa all’export del nostro settore agroalimentare.

La nostra agricoltura, dunque, la nostra filiera agroalimentare non è solo uno dei primi motivi per i quali il mondo intero ama l’Italia. Non è solo uno dei comparti più forti del made in Italy. È anche quello che più di altri, in modo più maturo e articolato, ha fatto della green economy una leva per crescere. È tra quelli più dinamici e innovativi, anche grazie al numero crescente di giovani che scelgono un mestiere decisamente rivalutato rispetto a qualche anno fa; quello del contadino.

Territorio è un’altra parola chiave. Negli ultimi anni, nei tanti e diversi territori del nostro paese sono nate le espressioni imprenditoriali migliori di quella “green economy” sempre più concreta, a partire proprio dal mondo dell’agricoltura e, soprattutto dell’agricoltura biologica. Nei territori sono nate le più grandi storie imprenditoriali italiane.

I distretti rurali, i distretti agroalimentari di qualità, i distretti artigianali e industriali che si sono sviluppati in Italia rappresentano frequenti storie agriturismodi successo. Per le piccole imprese rappresenta l’opportunità di compensare gli svantaggi della ridotta dimensione aziendale con l’elevata specializzazione, flessibilità nell’uso dei fattori produttivi, e sviluppo di reti di collaborazione e informazione.

Anche l’esperienza dei bio-distretti sta crescendo in Italia (e in Europa). Il Bio – Distretto è l’accordo mediante il quale i soggetti interessati alla crescita economica sostenibile del loro territorio si impegnano a definire e a sviluppare un progetto comune attento alla conservazione delle risorse, alla compatibilità             ambientale e alla valorizzazione delle differenti opportunità della loro realtà territoriale.

L’avanguardia non è più la “grande impresa”, ma le tante realtà, dal nord al sud del paese, che sono riuscite e che si stanno impegnando per sviluppare un progetto territoriale.Le strade per uscire dalla crisi sono tracciate, occorre riconoscerle e percorrerle con convinzione.

*Presidente ItaliaBio
ciao@italiabio.net
 
 

Riflessioni sulle speranze, gli scenari e le prospettive per il futuro del Tibet

consiglio X 1Il 23 maggio 1951 la Cina usò il “Trattato di liberazione pacifica”, firmato dal giovane Dalai Lama, per attuare il piano di trasformazione del Tibet in una colonia cinese, senza tener conto della forte resistenza del popolo di Lhasa

Scenari e prospettive per il futuro del Tibet sono gli argomenti trattati al convegno organizzato a Torino dal Consiglio regionale del Piemonte, intitolato “Tibet oggi… per non dimenticare”. Nel suo intervento introduttivo Daniela Ruffino, vicepresidente dell’Assemblea, si è soffermata sull’ infinita tragedia  di  questo  popolo  che  si sta  perpetrando,  nell’indifferenza del  resto  del  mondo,  da  oltre  da sessantasei anni. Al tentativo  di  cancellare  l’identità culturale  e  religiosa  del Tibet ha guardato anche Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato regionale per i Diritti umani.  Sia Ruffino che Leo hanno poi spiegato che ciò che è stato fatto subire al Tibet e al suo popolo è uno spaventoso sopruso che ripugna alle coscienze di tutte le persone libere e amanti della libertà, della pace e dei diritti umani.

 

Il programma ha previsto anche la preghiera del Lama Shartrul Rinpoche, poi ci sono stati gli interventi di acclarati esperti quali il giornalista scrittore Piero Verni, che ha parlato della religione e della politica nel Tibet sotto la Cina; Franco Ricca, già direttore del Museo di Arte orientale (Mao) di Torino, che ha voluto trattare l’approccio occidentale al Tibet; e Bruno Portigliatti, che ha trattato una pagina di storia ancora poco conosciuta. È stato poi dato spazio anche al Lama Paljin Tulku Rinpoche. I lavori ancora una volta hanno fatto emergere la necessità di ricercare la soluzione per un dialogo efficace con la Cina, per permettere al popolo del Paese himalayano di vivere libero nel suo territorio. Il 23 maggio 1951 la Cina usò il “Trattato di liberazione pacifica”, firmato dal giovane Dalai Lama, per attuare il piano di trasformazione del Tibet in una colonia cinese, senza tener conto della forte resistenza del popolo di Lhasa. Il 9 settembre 1951 segnò la fine dell’indipendenza tibetana. Dopo l’invasione cinese, oltre 1,2 milioni di tibetani sono stati uccisi, circa 6.000 monasteri e templi distrutti. Oggi le autorità cinesi applicano ogni metodo per discriminare il popolo tibetano e distruggere ogni traccia della sua cultura. Vivendo in un mondo globale e interdipendente – è stato infine ribadito nel corso del convegno –  gli interventi e le opinioni di altri Paesi possono aiutare il popolo tibetano a trovare la giusta via per fermare il genocidio da parte del regime di Pechino.

 
MB – www.cr.piemonte.it

SANREMO E CARMAGNOLA UNITI DA VIDA NETWORK

Successo per il Sanremo Out realizzato dalla web tv carmagnolese
 
 
vida sanremo

VIDA TVLa web tv di Carmagnola e dintorni, Vida Network, il 12, 13 e 14 febbraio ha trasmesso in diretta striming le esibizioni di Sanremo Out, un contest canoro per giovani talenti, che è stato molto seguito. A vincere il contest è stato il duo materano We2 composto da Antonio Esposito e Emanuele Schiavone. La postazione della web tv carmagnolese a Sanremo, è stata in piazza Cristoforo Colombo, vicino a quella di Radio Italia e di Radio Norba, il tutto a pochi metri dal Teatro Ariston nella zona red carpet. I giovani e intraprendenti ragazzi della web tv inoltre, hanno intervistato molti big del Festival della Canzone Italiana 2016, tra i quali la figlia di Zucchero, Irene Fornaciari e i Dear Jack, oltre ad ospiti come Pino la lavatrice e gli anticorpi e molti altri. Dalla redazione di Vida Network, Fabio Bonanno spiega: “siamo molto felici di essere stati presenti a Sanremo e di essere riusciti a realizzare una manifestazione canora che ha avuto un grande successo”.

Ivan Quattrocchio

“Diversamente Uguali”, il concorso di MagazziniOz

casa ozLa narrazione prende una piega nuova grazie all’iniziativa rivolta alle Scuole Superiori 

 

Si apre un nuovo capitolo per la narrazione che si rivolge alle scuole superiori di Torino e provincia: MagazziniOz e Fondazione Johnson&Johnson promuovono, in collaborazione con il Ce.Se.Di – Centro Servizi Didattici della Città metropolitana di Torino – per l’anno scolastico 2015 – 2016, un concorso dal titolo “Diversamente Uguali”.   Questa iniziativa, che si inserisce all’interno dell’edizione del Concorso “Occupiamoci del Mondo”, è stata pensata per fornire ai ragazzi strumenti utili e quanto mai importanti nella società in cui viviamo, dove integrazione, educazione civica e responsabilità diventano elementi che fanno la differenza.

Verranno premiati creatività e impegno con cui gli studenti affronteranno i messaggi alla base del concorso per realizzare i propri lavori, che dovranno pervenire entro il 27 Aprile 2016 e saranno pubblicati in una sezione specifica del sito web del concorso e della Fondazione Johnson & Johnson.

A coloro che parteciperanno sarà infatti richiesto di elaborare idee sul confronto con gli altri scaturite dalla riflessione sulla diversità attraverso strumenti narrativi come la fotografia (con al massimo 3 immagini inedite), la narrativa (con una poesia di massimo 50 versi o un racconto di massimo 5 cartelle da 2000 battute l’una) o la produzione di brevi video (con uno spot da massimo 3 minuti o un cortometraggio da massimo 5 minuti). Le creazioni che verranno premiate serviranno a finanziare progetti ed iniziative di CasaOz Onlus (Associazione che offre sostegno ai bambini malati e alle loro famiglie) e il valore aggiunto di questa operazione sarà dato dall’opportunità di scegliere a quale tra i progetti della Onlus  destinare i fondi corrispondenti al premio vinto ed inoltre sperimentare e vivere il mondo del volontariato attraverso stage e giornate formative presso questa stessa struttura e i MagazziniOz. Data la natura filantropica del concorso il candidato è obbligato ad indicare, insieme alla presentazione della sua opera, un progetto della Onlus tra quelli segnalati nel regolamento, a cui desidera sia devoluto il premio in denaro in caso di vincita, finanziato dalla Fondazione Johnson & Johnson.

Il concorso rappresenta inoltre l’occasione per dirigenti scolastici, professori e studenti (dai 14 ai 19 anni, che possono partecipare individualmente o in gruppo in rappresentanza del proprio istituto in una delle due categorie – Biennio o Triennio – del premio in relazione alle classi frequentate), di lavorare in team mossi dallo spirito di collaborazione e di offrire sostegno alle proprie scuole: alle Scuole degli studenti vincitori verrà infatti data la possibilità di ricevere  come “premio” dei beni strumentali utili alle attività didattiche grazie alla Fondazione Johnson & Johnson. La partecipazione è gratuita e ogni scuola potrà presentare un massimo di 3 elaborati in totale.

Le scuole troveranno a disposizione sul sito del concorso un kit per la didattica e linee guida per stimolare gli studenti rispetto al tema della diversità.  Le idee migliori verranno esaminate da una giuria presieduta da Concita De Gregorio e composta da Lorenza Bravetta (direttore del Centro per la Fotografia), Andrea Jublin (sceneggiatore e regista) e Paola Mastrocola (scrittrice) e saranno premiate all’interno di una cornice prestigiosa come l’edizione 2016 del Salone Internazionale del Libro.

ENVIRONMENT PARK, AL VIA IL FAMELAB 2016

Il talent show internazionale della scienza

ENVI PARK

Parte da Environment Park la tappa torinese di FameLab 2016, il talent show internazionale della scienza, durante il quale ricercatori e scienziati si affrontano sul palco in una sfida all’ultima parola: devono raccontare, in appena tre minuti, il proprio oggetto di studi o un argomento scientifico che li appassiona, senza l’utilizzo di proiezioni, grafici, video, ma facendo appello soltanto al proprio talento comunicativo.Venerdì 19 febbraio il Parco Tecnologico di Via Livorno ospiterà, infatti, il warm up preparatorio dei contendenti torinesi, in vista delle finali locali del 24 febbraio presso Xké? Il laboratorio della curiosità e dell’1 marzo nel Salone d’Onore dell’Accademia Albertina. I due eletti vincitori si sfideranno, poi, con i colleghi provenienti dalle altre sei selezioni locali italiane durante la FameLab Masterclass, in programma a Perugia ad aprile e, in caso di ulteriore passaggio del turno, con quelli internazionali, nella finale di FameLab International il prossimo giugno in Inghilterra.Il Warm Up del 19 febbraio sarà una palestra per i giovani concorrenti, che saranno “allenati” e consigliati da tecnici e comunicatori di Environment Park sul modo corretto di divulgare i propri progetti scientifici, rendendoli chiari, appassionanti e fruibili anche ad un pubblico non specializzato.Ideato nel 2005 da Cheltenham Festival e promosso a livello mondiale dal British Council in oltre 25 paesi, FameLab arriva per la prima volta a Torino.
www.envipark.com

MONTAGNA, RUFFINO: REGIONE INTERVENGA PER GESTIRE L'EMERGENZA LUPI 

Si moltiplicano i casi di pastori e margari che, in numero crescente, minacciano di lasciare gli alpeggi
lupo

“La Regione intervenga per frenare l’emergenza lupi che sempre più frequentemente colpisce il mondo rurale e montano delle nostre vallate”. A domandarlo in una interrogazione discussa oggi dal Vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, Daniela Ruffino.

Continua l’esponente regionale di Forza Italia: “Si moltiplicano i casi di pastori e margari che, in numero crescente, minacciano di lasciare gli alpeggi e di abbandonare la pratica della monticazione. E’ facile comprendere gli effetti devastanti che deriverebbero dalla scomparsa di queste attività: si perderebbero presidi di biodiversità agroalimentare e la tenuta idrogeologica dei terreni che solitamente viene favorita grazie alle attività di pascolamento. Proprio per tale ragione è centrale l’intervento della Regione che sull’argomento ho sollecitato”.ruffino daniela

Conclude Ruffino: “Sicuramente risulta essere insufficiente la misura prevista dal Piano Regionale Interventi per risarcimenti da canidi. Ci sono è vero 287mila euro di fondi regionali stanziati ma in regime di de minimis e quindi è facile che il plafond non sia sufficiente a garantire il risarcimento pieno del danno visto che spesso gli operatori del settore accedono anche ad altre contribuzioni e sostegni che fanno raggiungere il limite velocemente. Attendo invece di comprendere le due misure che l’assessore all’Agricoltura ha annunciato essere contenute nel PSR. Verranno messe a bando a metà del 2016 e la prima, prevede contributi per l’acquisto di accorgimenti tecnici o per il pagamento di personale al fine di vigilare sui capi di bestiame, la seconda è una misura a superficie dei lotti coinvolti. Vigilerò sull’applicazione di questi due interventi che confido non tarderanno ad essere aperti”.