Per i suoi ragguardevoli 300 anni d’età, il “Museo di Antichità” arricchisce con due straordinari reperti il suo percorso espositivo della sezione “Archeologia”Visibile dallo scorso 17 ottobre L’evento è sicuramente un prezioso cadeau per la celebrazione del suo terzo centenario. Sotto il titolo di “Anatomia di un inizio. Alle radici dell’Archeologia Scientifica in Piemonte”, il torinese “Museo di Antichità – Musei Reali”, propone, dallo scorso giovedì 17 ottobre, l’interessante ampliamento, a cura dell’archeologa Elisa Panero, del percorso espositivo della sezione “Archeologia a Torino”. Ampliamento reso possibile grazie ad un accordo triennale con il “Museo di Antropologia ed Etnografia” dell’Università di Torino (“MAET”) e al sostegno di “Reale Mutua”, che vede per la prima volta messe a confronto – in un nuovo allestimento progettato dall’architetto Carlotta Matta dei “Musei Reali” – due straordinarie sepolture, testimonianze di due contesti culturali e geografici molto diversi tra loro: una “tomba neolitica” scoperta a Montjovet, in Valle d’Aosta, e la “mummia” di un giovane uomo rannicchiato, rinvenuta nei pressi di Luxor, in Egitto. Scoperta nel 1909 in una piccola necropoli a inumazione, scavata dall’egittologo piemontese Ernesto Schiaparelli (1856-1928), direttore dell’allora “Regio Museo di Antichità Greche, Romane ed Egizie” – l’attuale “Museo di Antichità – e “Soprintendente alle Antichità del Piemonte” (“Istituto di tutela” che comprendeva anche la Valle d’Aosta e la Liguria), la “tomba neolitica” di Montjovet, subito “musealizzata” nella sua interezza, proprio cent’anni fa (il 17 ottobre del 1924) fu studiata e pubblicata da Giulio Emanuele Rizzo, professore straordinario di “Archeologia”, e da Mario Carrara, docente di “Medicina Legale” alla “Regia Università” di Torino. Prima “tomba riconosciuta” venne allocata nella nuova sala della “Preistoria Piemontese e Ligure”, a cura di Pietro Barocelli, archeologo dalla “grande modernità professionale”. Riproposta nel secondo dopoguerra, nel riordino museale attuato nel 1949 sotto la direzione del “Soprintendente” Carlo Carducci, negli ultimi 50 anni è stata conservata nei depositi del “Museo di Antichità”: oggi il pubblico dei “Musei Reali” può finalmente ammirarla grazie al nuovo riallestimento. Secondo, altrettanto importante, reperto, la “mummia di un giovane uomo rannicchiato”, fu invece rinvenuta nel 1920 dalla “Missione Archeologica Italiana” diretta sempre da Ernesto Schiaparelli, coadiuvato dall’antropologo Giovanni Marro (1875-1952), nel sito di “Gebelein”, a circa 30 chilometri a sud dell’odierna città di Luxor, sulla riva ovest del Nilo. Databile alla “IV dinastia”, tra il 2578 e il 2477 a.C., è confluita all’“Istituto e Museo di Antropologia”, oggi “Museo di Antropologia ed Etnografia” dell’“Università di Torino”, fondato nel 1926 proprio per accogliere in un’unica sede le raccolte scientifiche di Marro e gli oggetti provenienti dalle campagne di scavo condotte dalla “Missione” in Egitto. Sulle due sepolture sono state condotte recenti indagini inerenti alla datazione e al restauro: per la prima, dai “Musei Reali” con l’ “Università degli Studi di Torino” e dell’ “Università di Berna”, in Svizzera; per la seconda, oltre che dal “DBios – Dipartimento Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi” e dal “Museo di Antropologia ed Etnografia” dell’ “Ateneo torinese”, anche dalla “Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale”. Indagini assolutamente interessanti, che “hanno permesso di gettare ‘nuova luce’ su questi resti e ‘nuove considerazioni’ storiche e allestitive, partendo dalla temperie culturale del primo ventennio del Novecento quando, anche in Piemonte, intervenne una ‘svolta decisiva nello studio e nella percezione dell’archeologia’, non più considerata come una ricerca avventurosa, ma una ‘disciplina scientifica volta a rispondere ai bisogni primari dell’uomo’ e a raccontare le storie del suo passato”. “I resti umani – sottolineano ancora gli studiosi – rappresentano qualcosa di fondamentale, in quanto documento di una storia individuale e tassello della storia evolutiva umana”. Considerazioni che trovano il loro punto di avvio proprio agli inizi del Novecento nel “mondo archeologico piemontese”, gravitante intorno al nostro “Museo di Antichità” e all’attività del direttore d’allora, Ernesto Schiaparelli, insieme a grandi studiosi che, intorno a lui, hanno contribuito a dettagliare pioneristicamente proprio l’“Anatomia di un inizio” nell’ambito della ricerca archeologico – scientifica. g.m. “Anatomia di un inizio. Alle radici dell’Archeologia Scientifica in Piemonte” Museo di Antichità-Musei Reali, piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5212251 o www.museireali.beniculturali.it Dal 17 ottobre Orari: dal mart. alla dom. 9/19; chiuso il lunedì
Nelle foto: “Anatomia di un inizio”, Credits Edoardo Piva / DB Studio Agency |
Ennesimo incidente sulle strade del Piemonte con i monopattini “protagonisti”. Sono andati a sbattere contro un’auto due persone di origine straniera a bordo di un monopattino nel centro di Biella. I due sono stati portati in ospedale per controlli medici. La polizia municipale sta verificando la dinamica dello scontro.
A Torino un evento dedicato al confronto tra istituzioni e imprese di Piemonte, Liguria e Valle d‘Aosta
per accelerare la condivisione di dati, mercati e offerte guardando anche oltre i confini nazionali.
Santanchè: “Affrontare le sfide del comparto con investimenti, tecnologia e risorse umane”
Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta nel 2023 hanno totalizzato 12,1 milioni di arrivi di turisti, pari al 12% del totale nazionale. Di questi 5,5 milioni erano stranieri, pari al 45% del totale. Dal 2019 sono proprio gli stranieri a spingere la crescita del turismo nel Nord Ovest, grazie a 685 arrivi in più, mentre il turismo nazionale è stabile a quota 6,6 milioni di arrivi. Sono alcuni dati di una ricerca Nomisma presentata a Torino nel corso dell’evento ‘Il turismo del Nord Ovest – Una visione innovativa di sistema’ organizzato da Confindustria Piemonte, Confindustria Liguria e Confindustria Valle d’Aosta, in collaborazione con Unioncamere Piemonte con il contributo di UniCredit.
Le città preferite dagli stranieri nel Nord Ovest sono Baveno, Levanto e Verbania. Torino e Genova risultano invece quelle più visitate in assoluto seguite da Sanremo, La Spezia, Stresa e Courmayeur. Diano Marina è invece quella dove la permanenza media è maggiore, ben 5,4 giorni rispetto ai 2,5 di Torino. Se invece si guarda all’intensità turistica, ovvero il rapporto tra popolazione e visitatori si impone Gressoney-La-Trinité con 424,6 turisti per abitante. Nelle tre regioni sono presenti 13.559 esercizi ricettivi, con un andamento divergente tra strutture alberghiere, che dal 2019 al 2023 calano da 3.200 a 3.000, mentre salgono di 477 unità quelle extra alberghiere, che sono 10.500. Torino e Genova sono di nuovo le due città con più esercizi ricettivi, 535 e 511 rispettivamente, mentre Vernazza risulta essere la località con la maggiore presenza di esercizi extra alberghieri, ben il 98% delle 177 strutture rilevate.
“In un contesto in continua evoluzione, come quello in cui viviamo oggi, è fondamentale affrontare le sfide attuali del comparto turistico attraverso attenzione e investimenti in pianificazione strategica, evoluzione tecnologica e crescita delle risorse umane. Pilastri fondamentali che abbiamo formalizzato nel primo piano strategico per il turismo italiano e che fungono da fondamenta per la visione industriale che il Ministero e il Governo ha applicato all’ecosistema turistico tricolore. Pilastri sui quali accenderemo ulteriormente i riflettori nella cornice del G7 Turismo, la prima ministeriale nella storia interamente dedicata al nostro settore, e, prima ancora, alla seconda edizione di quel Forum Internazionale che lo scorso anno organizzammo proprio in Piemonte” ha sottolineato in un saluto istituzionale, il ministro del Turismo, Daniela Santanchè.
“In Piemonte ci sono 40mila imprese turismo, con 160 mila addetti pari al 10% del totale regionale. Eppure, per una così vasta categoria industriale, perché il turismo è un’industria a tutti gli effetti, non esiste un piano strategico regionale. Siamo una delle sole tre regioni in Italia a non esserne dotate, non possiamo più rinviare. Altrimenti mettiamo a rischio un patrimonio” ha sottolineato Gianni Filippa, presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia e vicepresidente di Confindustria Piemonte. “Alle imprese turistiche, sono loro stesse a dirlo, interessa velocizzare digitalizzazione, sostenibilità e reskilling del personale, queste sono le priorità strategiche. È essenziale, anche per rispondere a queste istanze, sviluppare un approccio sistemico nella pianificazione e nella gestione di questa filiera così particolare. A cominciare dalle risorse pubbliche e quindi regionali” aggiunge.
In buona sostanza, più che nuove risorse, si rende necessario come già evidenziato nel position paper sul turismo di Confindustria Piemonte del 2020, che è stato presentato oggi nelle versione aggiornata, razionalizzare l’esistente, inserendo le norme in un compendio chiaro e comprensibile, anche per evitare letture fai da te. Una pulizia legislativa, dove il partenariato pubblico privato, finora utilizzato solo in forma consultiva, venga esteso agli ambiti ritenuti prioritari: Sviluppo del turismo di destinazione; miglioramento della qualità del prodotto; qualità dell’accoglienza; marketing, promozione e immagine; capitale umano (e artificiale) e reti locali; trasporti e logistica del turismo.
“Bisogna essere sempre più agili e innovativi per affrontare queste sfide, che si innervano su quelle poste dalla globalizzazione e dai nuovi modelli di consumo. Perché il turismo di massa esige comunque di essere anche esperienziale, il cliente è infatti alla ricerca sempre più spesso anche di autenticità e sostenibilità di montagna, unite però alla comodità e ai servizi delle grandi località di mare o delle città d’arte. Combinare queste vocazioni, è la chiave di volta per rendere sostenibile questo settore” ha sottolineato Edy Incoletti, vicepresidente di Confindustria Valle d’Aosta, nel suo intervento. “Per poter competere a livello internazionale, abbiamo bisogno di un sistema turistico più efficiente e integrato. Dobbiamo lavorare insieme, istituzioni e imprese, per creare un ambiente favorevole agli investimenti e alla promozione di tutto il Nord Ovest, aggregando in questo processo anche le regioni oltre confine, dando vita – ha aggiunto – a un’unica grande destinazione turistica di eccellenza, con vocazioni e soluzioni in grado di soddisfare ogni esigenza e mercato”.
Ad aprire i lavori è stata Paola Garibotti, Regional Manager Nord Ovest UniCredit. Hanno preso poi la parola il Vicepresidente di Confindustria Piemonte Filippa, il Presidente di Confindustria Liguria, Giovanni Mondini, e il Vicepresidente di Confindustria Valle d’Aosta, Incoletti. Giuseppe Russo, Direttore del Centro Einaudi, ha presentato una relazione tecnico economica, seguito da Serafino Nardi, Capo unità in commissione NAT al Comitato europeo delle Regioni, che ha invece illustrato l’agenda europea per il turismo al 2030. Dopo di loro sono intervenuti Valentina Quaglietti di Nomisma, Federico De Giuli di Confindustria Piemonte e Carlo Scrivano di Confindustria Liguria. Ha poi preso la parola Leopoldo Destro, delegato di Confindustria per il turismo. È stata poi la volta di una tavola rotonda: con Marco Montermini, Responsabile Corporate Nord Ovest UniCredit; Laura Zegna, Presidente Commissione turismo di Confindustria Piemonte; Giovanni Pellizzeri, Presidente Avda e presidente della Categoria trasporti di Confindustria Valle d’Aosta; Laura Gazzolo, Ac Hotel Genova by Marriott per Confindustria Liguria; Gian Paolo Coscia, Presidente Unioncamere Piemonte; Roberto Sapia, Presidente della Camera valdostana delle imprese e delle professioni. Infine, è toccato all’assessore al Turismo della Regione Piemonte, Marina Chiarelli.
Una finestra sul mare si apre a Torino: dalla più esclusiva destinazione del Mediterraneo all’antica capitale sabauda, ricca di splendori del passato, arte e cultura.


Al Mao, sino al 23 marzo, “Rabbit Inhabits in the Moon”
“Dopo che il mendicante costruì il fuoco, Usagi vi saltò dentro e si offrì come pasto. Improvvisamente, il mendicante si trasformò di nuovo nel Vecchio della Luna e salvò Usagi dalle fiamme. E gli disse: “Usagi-san, non farti del male per causa mia. Dal momento che sei stato il più gentile di tutti, io ti porterò indietro sulla luna a vivere con me.” Una leggenda gentile che ricopre vasti territori dell’Asia Centrale e dell’Estremo Oriente, sino all’Iran e alla Turchia, l’effetto è magico se in alcune notti certe macchie della luna posata sul Giappone e sulla Corea e su quei mari ricordano le forme di un coniglio: che gli abitanti di quei paesi immaginano lavorare instancabilmente, intento com’è a preparare dentro un mortaio torte di riso con cui allietare gli esseri lunari. “Rabbit Inhabits in the Moon” è il titolo dell’installazione del 1996 dovuta all’arte di Nam June Paik e medesimo è il titolo, ampliato nell’”Arte di Nam June Paik allo specchio del tempo”, della mostra che s’inaugura oggi al Mao Museo d’Arte Orientale in via San Domenico 11 (visitabile sino al 23 marzo 2025): un piccolo coniglio in legno ad osservare, attraverso lo spazio e il tempo, uno scuro schermo televisivo dentro cui si staglia una luna rotondissima e azzurra, uno sguardo altresì in doppia direzione, dal momento che la luna rimanda e ricambia quello sguardo. Si osserva la realtà e si vive di immaginazione, la tradizione scambia tangibili segnali con il futuro, in un continuo gioco di sguardi e di suggestioni.
Concepita ad inaugurare la stagione espositiva 2024/25 e a festeggiare il 140° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Corea e Italia, è immediatamente confessabile quanto si proceda in una sorta di magia attraverso le varie stanze protettive e inaspettate di questa mostra – curata da Davide Quadrio, direttore del museo, e Joanne Kim, critica e curatrice coreana, con Anna Musini e Francesca Filisetti e con gli apporti di Manuela Moscatiello della Maison de Victor Hugo di Parigi, di Kyoo Lee, curatore della sala dello sciamanesimo, Professore di Filosofia alla City University di New York e di Patrizio Peterlini, direttore della Fondazione Bonotto -, i vari ingressi alleggeriti da candidi veli bianchi, la tradizione e la contemporaneità strette in forti legami di cui il Mao si è fatto e si fa portavoce, simboli e simbologie, la percezione del rito e la performance artistica, “oggetti rituali, opere e installazioni che accostati tra loro suggeriscono nuove narrazioni, letture e significati”, la bellezza di una cultura pressoché sconosciuta ai molti, le sensazioni avveniristiche che si trovano affiancate a raffinati manufatti coreani provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, il parigino Musée Guimet, il Museo d’Arte Orientale “Edoardo Chiossone” di Genova, il Museo delle Civiltà di Roma. Ogni elemento risulta leggero, fluido e aereo, quasi danzante, “tra l’umano e il divino” si spinge ad affermare Quadrio, avvolto nelle musiche di un pianoforte che rivisita Chopin o specchiantesi nella superficie del pavimento che rimanda in un gioco di specchi ogni immagine, ferma o in movimento. Un movimento, l’avanzare di ognuno di noi dettato dalla necessità e dal piacere di “prendersi il tempo giusto per vedere le cose”, per sentire, per cercare emozioni.
Al centro del progetto la figura di Nam June Paik (Seul, 1932 – Miami, 2006), artista centrale nel panorama culturale del XX secolo e considerato uno dei pionieri della video arte. Figlio di un fabbricante tessile, fu allevato nello studio del pianoforte e della composizione, nel ’56 si spostò in Germania dove incontrò e si legò in amicizia con Stockhausen e soprattutto con John Cage, aderì al movimento Fluxus, uno dei primi movimenti d’avanguardia a essere coinvolto nella musica e sviluppatosi negli Stati Uniti e in Germania all’inizio degli anni Sessanta, lavorò su vari progetti con la violoncellista Charlotte Moorman. Nel 1968, allorché la Sony mette sul mercato “Porta Pack”, la prima telecamera portatile, l’artista l’acquista immediatamente e realizza un video sul traffico caotico nel giorno della visita di Paolo VI a New York; nello stesso giorno presenta questo suo primo video e una installazione video: è nato il primo video d’arte della storia. E ancora il premio nel ’93 per il miglior padiglione alla Biennale veneziana, del 2005 “Chinese Memory”, una delle sue ultime opere, ovvero un’installazione contenente un apparecchio televisivo dove pittura libri antenna e una pergamena cinese felicemente coabitano. Un maestro quindi, portatore di un’eredità e di un’importante influenza su chi è venuto dopo di lui, Jesse Chun, Chan-Ho Park e Shiu Jin tra gli altri, debitori di uno sguardo nuovo, di una filosofia che guarda alla spiritualità e al progresso della tecnologia, all’assogettamento al capitalismo contrapposto ad una poetica insita in ciascuno di noi.
Non dovrà – hanno pensato con intelligenza i curatori – il visitatore affidarsi a un percorso “obbligatoriamente” cronologico, ma affidarsi diremmo quasi ai sentimenti, ai pensieri, al gioco di rimandi e riletture, alle metafore che le tappe del percorso suggeriscono. In primo luogo a quell’involucro di elementi sonori, musicali e performativi, che ci lasciano tornare con la memoria all’interesse primo dell’artista. Di sicuro interesse saranno “Sounds Heard from the Moon. Part 2” (2024) che il Mao ha per l’occasione specificatamente commissionato a Jiha Park che “nella sua ricerca utilizza strumenti tradizionali coreani, come il piri, il Saenghwang e il Yanggeum”; e “Nocturne No. 20 dove Kyuchul Ahn propone una rivisitazione della musica di Chopin, completata da una performance (“una scomposizione”, indicano le curatrici) in cui gli 89 martelletti del pianoforte saranno gradualmente rimossi a ogni esecuzione del pianista, portando alla graduale scomparsa del suono.
Con assai più prezioso interesse saltano all’occhio di chi guarda le fotografie a colori chiamate a testimoniare performance, un antico dipinto coreano del XII secolo, una giacca sovrakimono maschile, di fattura giapponese, degli anni Trenta del XX secolo che mostra al suo interno una coppia di conigli intenti a macinare il riso per la preparazione di un dolce tradizionale, come su una parete s’allineano, firmate dall’artista, un’immagine (“Human Cello”, 1984) che rimanda con un’altra lingua alle tematiche di Man Ray o anche a una più o meno scollacciata cinematografia italiana (ma qui non d’obbligo!) degli anni Settanta, e uno strumento (“Plexiglas Cello Tv”, 1989), dove trovano posto corde e altri elementi lignei di violoncello.
Un fitto public program si articolerà nei mesi d’apertura della mostra, dai video di approfondimento alle tante pubblicazioni, da un programma musicale a cura di Chiara Lee e Freddie Murphy alla perdurante collaborazione con il Mercato Centrale, che ha già visto la performance del gruppo coreano GOOSEUNG, per la prima volta in Italia e che proseguirà con una serie di eventi a tema che coinvolgeranno cibo, ritualità e design, “combinando con spirito contemporaneo l’Asia e le sue realtà più sperimentali di arte, cultura e cucina”, sottolineano ancora gli organizzatori.
Elio Rabbione
Per sostenere progetti di ricerca sull’endometriosi
La mostra temporanea “Il viaggio delle piante”, apertasi il primo ottobre scorso e visitabile fino a martedì 26 novembre prossimo è parte della decima edizione di Art Site Fest, e si snoda attraverso la peregrinazione del mondo vegetale. In un’epoca in cui l’uomo non è più al centro della narrazione, l’artista Elizabeth Aro invita il pubblico a riflettere sulla rete di interdipendenze che unisce le diverse forme di vita. Le sue opere diventano uno strumento per esplorare un mondo complesso che sfida le categorizzazioni. Aro riprende la breve e intensa poesia del poeta spagnolo Ramón Jímenez “Radici e ali”, ma che le ali mettano radici e le radici volino. La mostra è idealmente suddivisa in tre capitoli, il primo esplora il tema delle radici, il secondo è dedicato al viaggio e rende omaggio alla biodiversità sudamericana e alla tradizione botanica espressa nei taccuini e nei disegni dei primi esploratori; infine, il terzo capitolo, celebra l’esuberanza della vita vegetale, un inno alla crescita e alla vitalità. Elizabeth Aro è nata a Buenos Aires e risiede a Milano, ha esposto in importanti istituzioni quali il Museo Reina Sofia di Madrid, la GAM di Torino, il Mamba di Buenos Aires e il Macro di Rosario.
Museo della Frutta Francesco Garnier Valletti – via Pietro Giuria 15, Torino
Tel: 011 6708195
Orari: da lunedì a sabato 10-18 / domenica chiuso
Mara Martellotta
Attesi 607 atleti partecipanti e quasi mille cani provenienti da tutta Italia ma anche da Europa, Stati Uniti, Canada e Brasile.
Con l’appuntamento, in programma dal 18 al 20 ottobre, che si svolge sotto il patrocinio del Comune di Bardonecchia e della Città Metropolitana di Torino, sarà la seconda volta che l’Italia ospiterà la competizione mondiale, dopo quella del 2017 svoltasi a Santa Maria Maggiore (Verbano-Cusio-Ossola).
Questo sport, nato in Europa come forma di allenamento per i cani che portavano le slitte, è diventato popolare come sport autonomo in tutto il continente, in particolar modo nel Regno Unito ed in Francia.
Per quanto riguarda l’Italia, dove la prima gara è stata fatta nel 2012, questa disciplina è in continua crescita. Il Canicross di Canicross Italia CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale) è il primo sport cinofilo in Italia per media di iscritti alle gare, ben 113, per il secondo anno consecutivo. Un successo che dimostra chiaramente la crescita costante di questo sport, che in soli 11 anni, partendo da zero ha conquistato la fiducia ed ha appassionato tantissimi binomi provenienti da tutta Italia. Binomi che eccellono anche nelle competizioni internazionali.
Tre le discipline in gara, che saranno disputate tra Campo Smith e Melezet, su percorsi attentamente preparati: corsa, bici e scooter, una sorta di monopattino con grandi ruote.
“Quello che caratterizza questo sport – sottolinea Franco Quercia, responsabile nazionale della disciplina Canicross – è la grande attenzione ai cani, i nostri compagni di vita e di gara. Per tutta la durata dell’evento sarà disponibile h24 un team veterinario, non solo quindi per la gara ma anche per i momenti di riposo. Siamo l’unico sport che prevede un controllo veterinario pre gara. C’è insomma la massima attenzione al benessere dei nostri amici”.
Il via al Mondiale venerdì 18 ottobre, alle 18, con una sfilata di atleti e partecipanti dal Campo Smith al Palazzo delle Feste con il saluto delle Autorità e dei vertici di Csen.
“Siamo molto contenti di poter ospitare a Bardonecchia questo appuntamento – dice il vice sindaco Vittorio Montabone – questi mesi di avvicinamento al Mondiale sono stati ricchi di emozioni e per noi veramente un’esperienza nuova. Ringraziamo ancora una volta Csen Italia e tutto il movimento per avere scelto il nostro territorio per disputare queste gare. L’impegno da parte nostra è stato massimo per organizzare al meglio l’accoglienza di atleti ed accompagnatori e dei loro cani. Speriamo veramente che si possa vivere tutti insieme un’esperienza indimenticabile. Non ci resta, a questo punto, che dare il benvenuto al mondo del Canicross”.
L’etichetta degli innominati
CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60
Ritornando sulla questione delle difficoltà di datazione, definizione cronologica e sequenzialità delle incisioni di determinate case discografiche, non si può che ribadire l’osticità di svariate etichette che a mo’ di “tabula rasa” presentavano a malapena il nome della band, il titolo della canzone e gli autori dei brani ed il numero di catalogo. Un esempio lampante di questo tipo di etichette fu la “Studio City Records” di Minneapolis (Minnesota), che recava grafiche spartane (in nero-arancio o in rosso-giallo), stili lineari, scarse indicazioni generali e la pressoché totale assenza di nomi di produttori, studi di registrazione e indirizzi. Eppure a livello storico la “Studio City Records” contribuì con svariate incisioni al catalogo del garage rock a stelle e strisce degli anni ‘60, coprendo l’area ovest del Midwest e inglobando occasionalmente bands canadesi di oltre confine.
Qui di seguito, il catalogo finora definito dei soli 45 giri di “Studio City Records”:
– Deviny James “That’s Allright Mama / Baby Child” (1002) [1961];
– Cager Rose “Please Come Back / Let Her Go” (1001) [1963];
– Len Gale “Foolish Pride / Sentimental Me” (1006) [1963];
– Johnny Lidell “Immune To Love / Bimbo” (1007) [1963];
– The Titans “The NoPlace Special / Reveille Rock” (1008) [1963];
– The Charms “Pattin’ Leather / Night Train To Memphis” (1009) [1963];
– The Shattoes “Do You Love Me / Surf Fever” (1010) [1964];
– Chet Orr and The Rumbles “Please Free Me / Be Satisfied” (1012) [1964];
– Maurice Turner “On The Street Where You Live / The Bass That Walked To Town” (1013) [1964];
– Little Joe and The Ramrods “Somebody Touched Me / Hurtin’ Inside” (1014) [1964];
– The Country Kids “I’ll Cry Tomorrow / You’re Still In My Heart” (1015) [1964];
– Johnny McKane and The Inspirations “Inspiration / I’ve Been Here Before” (1016) [1964];
– Rose Mae LaPointe “Phantom Buffalo / Maybe Now” (1017) [1964];
– Harvey Urness “Never Been Blue / Send Me A Rose Of Red” (1018) [1964];
– LITTLE JOE AND THE RAMRODS “We Belong Together / Ooh Poo Pah Doo” (1019) [1964];
– Roy Rowan “I Never Thought You’d Turn Me Down / Our Love” (1020) [1964];
– Lloyd Hansen and The Country Drifters “Redwing / When It’s Springtime In The Rockies” (1022) [1965];
– LITTLE CAESAR AND THE CONSPIRATORS “It Must Be Love / New Orleans” (1023) [1965];
– Roger Rainy “Haunted House / Cold And Lonely Winter” (1024) [1965];
– THE SANDMEN “I Can Tell / You Can’t Judge A Book By Looking At The Cover” (1025) [1964];
– THE FURYS “Baby What’s Wrong / Little Queenie” (1026) [1965];
– The Carlson Sisters with The Centurys “Falling / Tell Me” (1027) [1965];
– THE STOMPERS “I Know / Hey Baby” (1028) [1965];
– The Blue Diamonds “Jailhouse Song / Big Blue Diamonds” (1029) [1965];
– THE BLEACH BOYS “Must Be Love / Wine, Wine, Wine” (1030) [1965];
– THE BANDITS “All I Want To Do / Buzzy” (1031) [1965];
– THE KINETICS “I’m Blue / Feeling From My Heart” (1033) [1965];
– THE PAGANS “Baba Yaga / Stop Shakin’ Your Head” (1034) [1965];
– THE MARAUDERS “She Threw My Love Away / Caliente” (1035) [1965];
– Texas Bill Strength “Million Memories / Cattle Call” (1036) [1965];
– THE SHANDELLS “Here Comes The Pain / Summertime Blues” (1037) [1965];
– Kathi Norris “My Jim / Wise Men Say” (1038) [1965];
– Sebastian “We Who Stay At Home / I’m The Boy” (1039) [1965];
– THE OUTCASTS “You Do Me Wrong / Love Eternal” (1040) [1965];
– Jimmy Cea and The Country Tigers “King Of The Swamp / Funeral For My Heart” (1041) [1965];
– The Defiants “Bye Bye Johnny / Maggie’s Farm” (1042) [1965];
– Jolly Bohemians “Helena Polka / Lakeside Waltz” (1043) [1965];
– Tom Magera and The Versatones “The Happy Harry Polka / The Hopeful Polka” (1044) [1965];
– THE DEVILLES “High Blood Pressure / Cry Baby” (1045) [1965];
– “YES IT IS” “Little Boy / Walkin’ The Dog” (1046) [1966];
– THE ACTION “You’re Gone / Odin” (1048) [1966];
– THE VAQUEROS “Growing Pains / 69” (1049) [1966];
– CANADIAN BEL-TONES “Hey Doll! / The Funny Little Girl On the Corner” (1050) [1966];
– Les Royal And His Sounds “Summer Rain / They Remind Me Too Much Of You” (1051) [1966];
– “YES IT IS” “Lovely Love / That Summer” (1052) [1966];
– THE EMBERMEN FIVE “Fire In My Heart / Without Your Love” (1053) [1966];
– Bob Bird “Oh How It Hurts / I’d Still Want You” (1054) [1966];
– The Four Winds “Born To Lose / In The Mood” (1055) [1966];
– THE BOSS TWEADS “Goin’ Away / It’s Best You Go” (1056) [1966];
– THE ACTION “It’s Not The Way (That Love Should Be) / Time Flies” (1058) [1966];
– THE VAQUEROS “Don’t You Dare / Mustang Sally” (1059) [1966];
– THE COBBLERS “Smokin’ At The Half Note / Maybe I Love You” (1060) [1966];
– THE EMBERMEN FIVE “My Love For You Won’t Die / Baby I’m Forgettin’ You” (7-8088) [1967];
– Ben Pena “Away, Far Away / Make Way For me” (1061) [1967];
– Country Briars “Christmas Time’s A-Coming / No Snow On The Branches” (UA 10-38167) [1967].
Gian Marchisio
Torna “La Costituzione aperta a tutti”
Dal 23 ottobre torna “La Costituzione aperta a tutti”, il ciclo di incontri itinerante organizzato dalla casa editrice Giuffrè Francis Lefebvre insieme all’Università RomaTre, con l’obiettivo di promuovere la cultura giuridica fra i giovani di tutta Italia e contribuire a rendere il diritto sempre più accessibile.
L’iniziativa, giunta alla sua settima edizione, nasce con l’intento di esplorare insieme a studenti, cittadini ed esperti giuridici i legami tra conoscenza, cultura, libertà e società attraverso una serie di appuntamenti in tutta Italia dedicati alla Costituzione.
Ad aprire il programma de “La Costituzione aperta a tutti” 2024/2025, mercoledì 23 ottobre alle ore 10.30 presso la Cavallerizza Reale, Aula Magna dell’Università di Torino (via Giuseppe Verdi 9), sarà uno speciale evento inaugurale dedicato al tema della “Laicità”, promosso in collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino.
Dopo i saluti iniziali di Marco Ruotolo, Università Roma Tre e Antonio Delfino, Direttore Comunicazione e Relazioni istituzionali di Giuffrè Francis Lefebvre, Gustavo Zagrebelsky, ex Giudice della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana, terrà una lectio brevis dedicata alla tematica della laicità nel pensiero di Leopoldo Elia.
L’incontro proseguirà con due interessanti approfondimenti che andranno ad indagare argomenti fortemente attuali al centro del dibattito pubblico. Il primo, moderato da Marco Ruotolo e intitolato “L’esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche”, vedrà Valeria Marcenò, Direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, dialogare con Roberto Mazzola, Professore presso l’Università del Piemonte Orientale. Il secondo dal titolo “La condizione delle donne nelle religioni”, avrà come protagoniste Maria Chiara Giorda, Professoressa presso l’Università Roma Tre, e Stefania Palmisano, Professoressa presso l’Università di Torino, in un dialogo moderato da Marta Caredda, Ricercatrice presso l’Università Roma Tre.
Per partecipare all’incontro è necessario prenotarsi scrivendo all’indirizzo costituzioneaperta@giuffrefl.it entro il 21 ottobre 2024. L’ingresso è libero, fino a esaurimento posti.
Il programma de “La Costituzione aperta a tutti” 2024/2025 è stato anticipato da uno speciale appuntamento che, per la prima volta, ha portato questa prestigiosa iniziativa oltre i confini italiani, consolidando ulteriormente il suo primario obiettivo di diffondere ovunque l’educazione alla legalità e ai principi costituzionali. Il 6 settembre 2024 presso la Scuola italiana “Cristoforo Colombo” a Buenos Aires, Marco Ruotolo ha infatti tenuto una lezione online per raccontare agli studenti i principi del nostro patrimonio costituzionale, a partire dalla sua genesi fino alla sua attuazione: un evento unico, che ha unito due culture diverse attraverso la Costituzione.
Dopo Torino, gli appuntamenti della settima edizione de “La Costituzione aperta a tutti” proseguono in tutta Italia: a Firenze (28 novembre 2024 ore 10.30, tema “Famiglia”), a Pisa (24 gennaio 2025 ore 11.00, tema “Fiducia”), a Roma (20 febbraio 2025 ore 10.00, tema “Sussidiarietà) e a Messina (25 marzo 2025 ore 10.30, tema “Minoranze).
Per promuovere ancora di più la cultura giuridica nelle scuole, i momenti in presenza previsti dal progetto “La Costituzione aperta a tutti” si affiancano all’omonimo laboratorio didattico permanente online sulla piattaforma del Ministero dell’Istruzione e del Merito Educazione Digitale (https://www.educazionedigitale.it/lacostituzioneapertaatutti/) dove docenti scolastici di ogni scuola e grado possono attingere alle registrazioni degli eventi e ad altri numerosi materiali online. A questo scopo, Giuffrè Francis Lefebvre ha anche prodotto per l’occasione un eBook gratuito, a cura di Marco Ruotolo e Marta Caredda, disponibile per il download da parte di tutte le scuole italiane, oltre che in versione cartacea.
Il volume intende proporsi come un’opera corale e in divenire, che ha l’ambizione di essere letta e consultata in tutti quei luoghi in cui si avverta l’esigenza di approfondire tematiche di educazione civica e di cultura della legalità, a partire naturalmente dalle scuole e dalle università, per dialogare sugli elementi fondanti della democrazia, sui diritti e doveri dei cittadini dei quali la nostra Carta costituzionale si fa garante, concretandone la salvaguardia e la divulgazione. Un invito a non rifugiarsi nell’indifferenza, a far vivere la Costituzione repubblicana riscoprendo la profondità e l’attualità delle sue “parole”, a settantacinque anni dall’entrata in vigore. |
PROGRAMMA COMPLETO “La Costituzione aperta a tutti” 2024/2025
23 ottobre 2024 ore 10.30 Torino, Cavallerizza Reale, Aula Magna dell’Università di Torino (via Giuseppe Verdi 9) Tema: Laicità
28 novembre 2024 ore 10.30 Firenze Tema: Famiglia Lezione di Andrea Simoncini, introduce Marta Caredda
24 gennaio 2025, ore 11.00 Pisa Tema: Fiducia Lezione di Tommaso Greco, introduce Marco Ruotolo
20 febbraio 2025, ore 10.00 Roma Tema: Sussidiarietà Lezione di Antonio D’Atena, introduce Marco Ruotolo
25 marzo 2025, ore 10.30 Messina Tema: Minoranze Lezione di Gaetano Silvestri, introducono Marta Caredda e Marco Ruotolo |