Un uomo di 55 anni, residente a Tarantasca, ieri è morto uscendo di strada con la sua auto. L’incidente si è verificato sulla strada provinciale 25 in provincia di Cuneo. Sulla vettura era presente anche un’altra persona, soccorsa e trasferita in ospedale. Sul posto sono intervenuti il 118, i carabinieri e i vigili del fuoco.
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“Arrivai a Torino sotto l’ultima neve di gennaio, come succede ai saltimbanchi”. Inizia così il racconto di Clelia, ragazza di umili origini ma divenuta modista di successo, tornata da Roma nella città dove è nata per aprirvi la succursale della casa di mode già attiva nella capitale. L’incontro con Momina, annoiata e ricca signora che vede le proprie giornate trascorrere nell’ozio, la cui amica Rosetta ha tentato di recente il suicidio, il prendere a frequentare l’ambiente borghese di Torino, l’amicizia di Cesare, l’architetto che ha curato l’allestimento della boutique, e della coppia formata dal pittore Lorenzo e da Nene, ceramista. Incontra anche Carlo, lontano da quel mondo, con cui intreccia una relazione. Una gita al mare, coppie che si sono allontanate e che sono pronte a riformarsi, amori clandestini, l’inaugurazione con pieno successo e i nuovi momenti di tensione, il nuovo tentativo di suicidio di Rosetta (“Rosetta era già a casa, distesa sul letto. Non pareva nemmeno morta. Soltanto un gonfiore alle labbra, come fosse imbronciate. Il curioso era stata l’idea di affittare uno studio da pittore, farci portare una poltrona, nient’altro, e morire così davanti alla finestra che guardava Superga. Un gatto l’aveva tradita – era nella stanza con lei, e il giorno dopo, miagolando e graffiando la porta, s’era fatto aprire”), questa volta definitivo, la partenza di Clelia per Roma, Carlo che nonostante la promessa non ha nessuna intenzione di fermarla. Queste le vicende che formano il racconto delle “Amiche”, che Michelangelo Antonioni trasse dal romanzo breve “Tra donne sole” scritto da Cesare Pavese tra il marzo e il maggio del ’49 (fu pubblicato a novembre) e inserito nel volume “La bella estate”, opera del tramonto, prima della “Luna e i falò”, dello Strega, del suicidio all’albergo Roma (“Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.”)
Martedì 20 maggio alle 21 al Cinema Romano, in Galleria Subalpina a Torino, è in programma la proiezione speciale de “Le amiche”, in occasione del 70° anniversario dell’uscita in sala (ingresso 6,50 euro). Si tratta della versione restaurata – con il sostegno di Gucci e di The Film Foundation – dalla Cineteca di Bologna nel laboratorio “L’immagine ritrovata”. Il film (sceneggiato dal regista con Suso Cecchi D’Amico e Alba De Céspedes, girato a Torino, via Conte Verde e via Priocca, il caffè Torino e l’intera piazza San Carlo, i Murazzi e i portici e le vetrine di via Roma, piazza della Repubblica e il corso Mario Dogliotti e le aiuole di piazza Cavour) vinse il Leone d’argento ex aequo alla Mostra internazionale d’arte cinematografica e tre Nastri d’argento nel 1956 (miglior regista, migliore attrice non protagonista a Valentina Cortese e migliore fotografia a Gianni Di Venanzo). Con la Cortese, i divi dell’epoca, Eleonora Rossi Drago (che nello stesso ’55 si fece notare a teatro come Elena in “Zio Vanja” di Visconti), Gabriele Ferzetti, Ettore Manni, Yvonne Fourneaux e Franco Fabrizi (lui con Fellini era stato uno dei “Vitelloni”, lei di lì a pochi anni avrebbe ricoperto il ruolo di Emma nella “Dolce vita”), Madeleine Ficher e Anna Maria Pancani, una carriera di soli quattro film, poi il matrimonio con Giovanni Amati, il “Re del Cinema”, un impero di sale cinematografiche, e tutto si concluse lì.
Introdurranno il film Stefano Boni del Museo del Cinema e Laurana Lajolo, figlia di Davide Lajolo (partigiano, giornalista, scrittore, amico di Cesare Pavese), oltre a due rappresentanti della Fondazione Cesare Pavese, Laura Capra e Pierluigi Vaccaneo, presidente e direttore. Il titolo chiude simbolicamente il “Tour Cesare Pavese”, progetto di Piemonte Movie e Distretto Cinema, in collaborazione con Film Commission Torino Piemonte, Museo Nazionale del Cinema, Agis – Anec – Acec Piemonte e Valle d’Aosta, Luce Cinecittà e Fondazione Cesare Pavese, sostenuto e inserito nel programma del Salone Off del Salone Internazionale del Libro Torino. Nasce sotto la direzione di Alessandro Gaido e il coordinamento artistico di Fulvio Paganin. Fanno parte del comitato scientifico Paolo Manera, direttore Film Commission Torino Piemonte, Davide Bracco, responsabile Rete Regionale Film Commission Torino Piemonte, Carlo Chatrian, direttore Museo Nazionale del Cinema, Grazia Paganelli, responsabile Area Cinema Museo Nazionale del Cinema, Marta Valsania, segretaria Generale Agis Piemonte e Valle d’Aosta.
e.rb.
Juventus – Udinese 2-0
La Juventus vince per 2-0 contro l’Udinese attestandosi a +1 rispetto alla Roma per il quarto posto in Champions League. All’Allianz nel secondo tempo la Juve è in vantaggio con Nico Gonzalez al 61′. Poi sul finale arriva il 2-0 grazie a Dusan Vlahovic.
Lecce – Torino 1-0
Il Lecce vince per 1-0 nella partita della 37esima giornata contro il Toro. Il gol è di Ramadani. La squadra pugliese è a 31 punti, il Torino si ferma a 44 punti.
Inciampiamo, realmente o in senso figurato, trovando un ostacolo sul nostro cammino, un impedimento, una negatività, qualcosa che ci frena, ci blocca. Anche uno sbaglio, se vogliamo. Oppure una qualsiasi forza esterna, oggettiva o rappresentata da una o più persone, che si frappone ai nostri desideri o che ci impedisce o ci limita nel raggiungere i nostri obiettivi.
E’ un inciampo tutto ciò che ci rallenta, che ci fa cadere, che ci fa deviare dal cammino intrapreso. Quanti inciampi nella vita di ognuno di noi!… Di ogni tipo… Come ci siamo sentiti quando qualche ostacolo si è frapposto tra noi e i nostri obiettivi?
Come abbiamo reagito quando abbiamo commesso errori? O fronte a comportamenti sbagliati nostri o altrui, o ad avvenimenti negativi che ci hanno bloccati o rallentati nel nostro percorso? Probabilmente li abbiamo visti soltanto nella loro negatività. Ma possiamo considerare gli inciampi nella nostra vita da una diversa prospettiva.
Che ci possa permettere di vederli non semplicemente come momenti negativi, magari drammatizzandone la portata e le conseguenze, ma piuttosto come episodi e situazioni che possono favorire i nostri processi di crescita e di sviluppo personale, dandoci l’opportunità di trasformare gli ostacoli in positive opportunità. Le cose accadono, nel bene e nel male.
La differenza la fa il modo in cui noi reagiamo ad esse. Iniziamo a vivere meglio dal momento in cui, anziché imprecare o maledire la sorte, considerandoci vittime predestinate della sfortuna, anziché abbatterci di fronte alla sconfitta, all’errore, alla disavventura, al contrattempo, anche alla tragedia, riusciamo finalmente a mettere in atto un cambiamento di prospettiva.
E a modificare il modo in cui percepiamo gli ostacoli, mettendoci nella condizione di vederli invece anche come occasioni di crescita, di apprendimento, di potenziamento, di miglioramento. E di considerarli anche come possibile strumento per abbandonare vecchi schematismi e aprirci a nuovi percorsi, mentali e comportamentali.
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.
(Fine della prima parte)
Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.
Atteso ritorno al teatro Juvarra, il 23 maggio alle ore 21, del complesso “I figli di Guttuso”, protagonisti di “Vivi?”, un concerto rock, uno spettacolo teatrale, un’esposizione multimediale assemblati in un unico allestimento piuttosto originale ideato da Alberto Barbi, che coinvolge le emozioni a tutto tondo.
“Vivi?” è tutto questo e ancora di più, un momento per ridere e sorridere, un momento per riflettere, un momento per cantare e far ballare le nostre anime al ritmo delle storie di nove personaggi che raccontano il loro tempo. Quello vissuto, quello aspettato, quello rinunciato, quello desiderato e quello consumato. La meraviglia degli istanti, la meraviglia di essere vivo. In scena, insieme alla storica band torinese, troveremo il mimo clown Paolo Latorre e gli attori Alice Driusso, Simone Sarzano, Mariam Ainane, Teodoro Garruto e lo stesso Alberto Barbi.
Silvia Minguzzi li ha definiti “tzigani nell’anima, poeti nello spirito. Artisti fuori dal mucchio. I loro brani sono miniature di sogni. Amano raccontare, descrivere fantasmi, vittime dell’esistenza, cuori spezzati, vento e fiori. Storie universali, imbottigliate in poche note”.
La band, nata come gruppo che univa atmosfere rock e underground e strumenti come violini e fisarmoniche in situazioni live irriverenti, maliziose e variopinte, si è accostata a sonorità folk rock e a contaminazioni di generi disparati, per riavvicinarsi al sound attuale, con formazione batteria-basso-chitarre-tastie
“Suoniamo – spiegano i componenti della band – insieme dal 1987. Ci siamo incontrati nei bagni di Palazzo Nuovo il giorno in cui morì Renato Guttuso. In quel periodo girava voce che alcuni aspiranti eredi si spacciassero per suoi figli, nati da ignote prostitute, nonostante pare che lui fosse impotente. Un nome così assurdo ci sembrava perfetto per una band nata in un bagno. In oltre trent’anni abbiamo suonato ovunque, in stadi, cantine, piole deserte e festival. Sul palco? Frustino, vino rosso, motociclette, violini maltrattati e una discreta quantità di imbarazzo pubblico. Il nostro curriculum comprende sette album, svariate collaborazioni, dal jazz al folk, e un brano suonato persino dai professori del teatro Regio. Abbiamo perso due compagni di viaggio, Antonello e Claudio, e suoniamo anche per loro. Non per nostalgia ma perché il rock ci tiene vivi, ci cura, ci prende a schiaffi, ci fa ridere. I nostri figli si vergognano quando ci vedono sul palco. È una tradizione di famiglia, anche i nostri genitori si vergognavano di noi. Ma noi non ci siamo vergognati di niente. Ed è proprio questo il senso di tutto, suonare ancora, nonostante tutto e tutti. Con la stessa energia di sempre. O forse anche di più!”
Teatro Juvarra, Torino, via Juvarra 13
Venerdì 23 maggio ore 21
Mara Martellotta

Immagini, documenti storici e testimonianze di e per le donne che hanno lottato, con coraggio e determinazione, per il diritto all’istruzione, alla libertà di espressione e alla dignità, in Italia e nel mondo. Si è svolto ieri l’evento «Leggere e scrivere, una via per la qualità dell’esistere», che ha visto – tra le altre – la partecipazione toccante dell’attivista iraniana Ladan Kianikhansary. Visibilmente emozionata, ha raccontato le difficili condizioni delle donne in Iran, Paese del Medio Oriente.
Durante l’incontro sono stati citati libri, poesie e documenti legati al tema. In particolare, il pubblico si è alzato in piedi durante l’interpretazione di «In piedi, signori, davanti a una donna» tratto da Chisciotte di William Jean Bertozzo. L’incontro è stato introdotto dall’assessora alla Cultura e alle Pari Opportunità Marina Chiarelli, con gli interventi della storica Silvana Bartoli e della formatrice contro la violenza di genere Deborah Di Donna. I testi sono stati letti da Raffaella Landini, Elia Ricci e Beppe Ruga. A moderare il dibattito, il giornalista Massimiliano Cannata.
«La donna assume un ruolo sempre più centrale nella società – ha dichiarato l’assessora Chiarelli –. La testimonianza di Ladan Kianikhansary, che mi ha profondamente colpita, arriva da un contesto lontano, ma ci ricorda che anche in Italia il percorso verso il pieno riconoscimento dei diritti delle donne è ancora incompiuto. È fondamentale superare la paura, e in questo rientra anche la difesa coerente della libertà in ogni sua forma. A questo proposito, è importante riflettere anche sul significato simbolico del velo imposto alle donne».