redazione il torinese

Normandia, le spiagge dello sbarco e le memorie di vincitori e vinti

STORIA
All’alba del 6 giugno 1944 ebbe inizio la più grande offensiva militare della storia con lo sbarco in Normandia. In quello che verrà ricordato come il “giorno più lungo” – in codice, operazione “Overlord” – gli anglo-americani impiegarono un impressionante numero di uomini e mezzi. Circa 150mila soldati americani, britannici, canadesi, polacchi e francesi attraversarono il Canale della Manica, trasportati o appoggiati da quasi 7 mila navi e 11 mila aerei,  sbarcando su cinque spiagge – ribattezzate Utah, Omaha, Gold, Juno e Sword– nel tratto di costa normanna che si estende per circa un centinaio di chilometri,tra Le Havre e Cherbourg. I nazisti del Terzo Reich avevano costruito , dalla Norvegia al sud della Francia, un sistema di bunker e fortificazioni conosciuto come il “Vallo Atlantico” ed erano convinti che un’eventuale sbarco alleato sarebbe avvenuto nel Pas de Calais, nel punto in cui la costa inglese e quella francese sono più vicine. E lì avevano concentrato gran parte delle loro forze. L’operazione “Overlord” avvenne invece più a sud, sulle spiagge di Nomandia e la battaglia divampò violentissima. Nel primo giorno dello sbarco furono più di diecimila le perdite alleate  tra morti – oltre un terzo del totale – , feriti, prigionieri e dispersi. Oltre novemila quelle tedesche. Sul litorale della Côte de Nacre, la splendida costa  di madreperla, da Deauville a Cherbourg, da Arromanches al  promotorio della Pointe du Hoc, si consumò una delle vicende più drammatiche e sanguinose della storia del ‘900. Il panorama stupendo che domina e s’affaccia sull’oceano rende quasi impossibile immaginare tanta violenza e dolore. Eppure basta guardarsi attorno per vedere ancora le ferite prodotte dai campi di battaglia: voragini aperte nel terreno dalle bombe piovute dal cielo e dal mare, resti delle casematte e dei pontoni sulle spiagge, bunker e postazioni d’artiglieria pesante,i tanti cimiteri e musei di guerra disseminati un po’ ovunque a testimoniare ciò che accadde più di settant’anni fa. Lo sbarco in Normandia fu decisivo per la vittoria degli alleati che ad un prezzo altissimo riuscirono a conquistare una testa di ponte, combattendo per altri due mesi prima che l’esercito tedesco cedesse e cominciasse una ritirata che sarebbe finita soltanto ai confini della Germania. La battaglia di Normandia durò dal 6 giugno al 25 agosto del 1944, con la liberazione di Parigi, e fu una delle più cruente tra quelle combattute sul fronte occidentale, costando più di 70mila morti fra gli alleati e oltre 200mila fra i tedeschi. Altri 20mila furono i morti fra i civili. Moltissimi di quei soldati caduti riposano oggi  nei 30 cimiteri distribuiti in tutta la regione, dei quali 22 nel solo dipartimento del Calvados. Ci sono quelli canadesi di Bretteville-sur-Laize e Bény-Reviers e quelli britannici ( ben sedici), a partire da Bayeux, una delle prime città ad essere liberate dai nazisti dove, il 16 giugno 1944, il Generale De Gaulle tenne il suo primo discorso sul suolo francese libero. Il cimitero di Bayeux raccoglie le spoglie di quasi quattromila combattenti britannici e un memoriale che ricorda i 1809 soldati del Commonwealth che non hanno ricevuto una sepoltura. Senza nulla togliere a questi luoghi di memoria, ce ne sono almeno due tra i tanti che meritano un’attenzione particolare. Il primo è quello di Colleville-sur-Mer, il più famoso cimitero americano della seconda guerra mondiale in Europa,  che ospita – allineate sotto le croci bianche – le tombe di 9387 soldati caduti durante lo sbarco e i combattimenti che seguirono. Situato sulle alture che sovrastano la spiaggia ribattezzatabloody Omaha, la sanguinosa Omaha,  è meta ogni anno di un milione di visitatori. All’entrata del cimitero c’è un moderno centro visite e l’intero memoriale è gestito dall’American Battle Monuments Commission (ABMC), un’agenzia indipendente creata dal Congresso degli Stati Uniti nel 1923 allo scopo di conservare la memoria dei cimiteri militari americani. Le croci di Colleville-sur-Mer spiccano nel loro candore sul curatissimo prato all’inglese. Una grande bandiera a stelle e strisce sventola sospinta dalle folate di vento che soffiano dall’Atlantico portando con se una pioggia fine e intensa. “Croci candide, luminose, erette, protette da centinaia di uomini, circondate da felpato silenzio”, scrisse tempo fa Paolo Rumiz. Al punto d’apparire come “croci della causa giusta, il simbolo di una guerra pulita. Croci di prima linea. Vicine al cielo, in cima alla collina, con vista mare”. Quindici chilometri più a sud, quasi sperduto nella campagna, c’è il piccolo abitato di La Cambe. Siamo sempre nel dipartimento del Calvados e non distante dal paese c’è il cimitero dove riposano i corpi di 21.222 soldati tedeschi. Il doppio di quelli sepolti a Coleville, in uno spazio che più o meno è la metà. Qui l’immagine è del tutto diversa. Ciascuna delle pietre tombali, di un’estrema semplicità, porta inciso i nomi di due soldati. Su una piccola e verde collina al centro del cimitero, svetta una croce di pietra che pare voler proteggere l’uomo e la donna raccolti in preghiera che gli stanno a fianco. Inizialmente era anche questo un cimitero militare americano. I caduti dello sbarco furono sepolti su un lato e quelli tedeschi sull’altro. Quando, nel 1948, le salme dei soldati americani furono esumate e trasferite negli Stati Uniti, quello di La Cambe divenne interamente un cimitero militare tedesco. Non c’è nulla di spettacolare o  scenografico. Più raccolto, al punto da indurre quasi naturalmente a riflettere, La Cambe si presenta più come un campo della pace che un cimitero di guerra. Anche lì la pioggia sferzava le croci di pietra scura, quasi prostrate a terra, “schiacciate dal destino scuro che la storia, scritta dai vincitori,riserva agli sconfitti”.Non c’è vigilanza armata e nemmeno un religioso silenzio lì attorno, essendo quasi ai bordi dell’ autostrada Parigi-Cherbourg, dove rombano le auto e i Tir. Non è a ridosso della linea del fronte, affacciato sulle spiagge del “D-day”. Questa, a quel tempo, era una retrovia. Eppure, nonostante quello di La Cambe sia “un cimitero dei vinti” è più percepibile lì che altrove l’orrore, la violenza e l’incubo della guerra. Un orrore, parafrasando ancora Rumiz “più esplicito”, che non induce al rischio di “sdoganare altre guerre”. Una scritta in pietr
a ammonisce in tedesco “dunkel ist”, “è buio”. Buio come il destino dei tanti che caddero su entrambi i fronti nel 1944,  sotto quella luce del nord di Normandia che gli impressionisti immortalarono sulle loro tele.

Marco Travaglini

(foto di Barbara Castellaro)

Da Mozart a Piazzolla: musica e solidarietà

La pianista Rita Cucè e il Quartetto del Teatro Regio di Torino, con la partecipazione straordinaria del violinista Alessandro Quarta, protagonisti di un concerto benefico per la ricostruzione dell’Istituto Nelio Biondi di Camerino distrutto dal sisma 2016

A Torino la grande musica diventa solidarietà: giovedì 6 giugno alle ore 20.30, il Piccolo Regio Puccini di Torino ospita “Da Mozart a Piazzolla”, un concerto benefico che vede protagonisti la pianista Rita Cucè e il Quartetto del Teatro Regio di Torino, con la partecipazione straordinaria del violinista Alessandro Quarta.Un viaggio pieno di note che partendo dal Concerto per pianoforte n. 14 in mi bemolle maggiore, K. 449 di Wolfgang Amadeus Mozart, maestro che trova in Rita Cucè una delle sue interpreti più sensibili, arriverà fino alle atmosfere del tango di Astor Piazzolla con Alessandro Quarta che proporrà brani del compositore argentino quali Chau Paris, Oblivion, La Muerte del Angel, Jeanne y Paul, Fracanapa, Libertango.

Questa di Torino è la quinta tappa del progetto “Da Kabul a Camerino – In viaggio con Rita Cucé” finalizzato alla raccolta di fondi per la ricostruzione dell’Istituto Nelio Biondi di Camerino, distrutto dal sisma del 2016.

Il progetto ideato e promosso dell’associazione UnAltroPremio-Festiv’Art2.0, in accordo con il Comune di Camerino, nasce dall’esperienza maturata dalla pianista Rita Cucè, nel programma “Afghanistan back to the music” voluto nel 2005 da Marco Braghero dell’Associazione Peacewaves International Network che ebbe tra i suoi sostenitori il Teatro Regio di Torino.

Naturale che in questa occasione, l’Associazione Peacewaves International Network abbia saputo coinvolgere partner come il Consiglio Regionale, la Fondazione CRT e il Teatro Regio di Torino.

Comune capofila del progetto “Da Kabul a Camerino” è Arezzo “Città della Musica” e sostenitori sono i comuni di Bolsena e Ascoli Piceno e la Fondazione Festival Puccini di Torre del Lago.

Dopo Torino il concerto “Da Mozart a Piazzolla”, verrà offerto alla città di Camerino in un appuntamento che avrà luogo il prossimo 10 giugno nell’aula magna del Polo Liceale della città marchigiana. Media partner è CLASSICA HD.

Informazioni: Biglietteria: tel 011 8815241; Teatro Regio – p.zza Castello 215

Ingresso 20 euro – Ridotto 15 euro

Online www.vivaticket.it

L’incasso sarà devoluto al progetto “Da Kabul a Camerino” per la ricostruzione dell’Istituto Musicale Nelio Biondi

Stop al bullismo

Giovedì 6 Giugno il Centro Commerciale Area 12 Shopping Center di Torino ospiterà il progetto “Stop al Bullismo”, un tour educativo e formativo per i giovani e per le famiglie organizzato da CBRE, leader al mondo nella consulenza immobiliare che si occupa anche della gestione di numerosi centri commerciali. Parteciperanno, oltre a docenti, genitori e ragazzi delle scuole, anche i testimonial Federico Mancosu, Noa Planas e Matteo Andreini del gruppo di House of Talent, molto noti agli adolescenti per la loro partecipazione a un famoso talent da alcuni anni in onda sulle reti Rai.
 
L’obiettivo di “Stop al Bullismo” è, da un lato, generare un’occasione di confronto con i ragazzi per bloccare sul nascere il fenomeno del bullismo e, dall’altro, formare gli adulti per renderli più consapevoli nel riconoscere questi episodi, grazie anche alla testimonianza degli psicologi e psicoterapeuti Rosanna Schiralli e Ulisse Mariani, massimi esperti in Italia nell’ambito della psicologia dello sviluppo, autori del best seller “Nostro Figlio” e ideatori del metodo dell’Educazione Emotiva. Il Tour sta attraversando tutta l’Italia, da febbraio a giugno, incontrando i giovani e le loro famiglie proprio nei Centri Commerciali, che rappresentano per i ragazzi luoghi di aggregazione e socializzazione.
 
Programma dell’evento:

  • Mattino – ore 10:00 circa: arrivo delle scuole al Centro Commerciale e presentazione degli ospiti
  • Incontro tra psicologi e alunni delle scuole
  • Pomeriggio – ore 17.30 circa: House of Talent – talk show sul tema e interazione con i fan, racconti, domande e opinioni dei presenti, moderati dal giovane attore e influencer Matteo Altieri.

La giornata verrà condivisa sui canali Instagram e Facebook dell’iniziativa, raggiungibili attraverso i seguenti Link:
 
Instagram:  https://instagram.com/tour_stopalbullismo/
Facebook:  https://www.facebook.com/stopalbullismotour/

Acqua reale e virtuale

Al MAO-Museo d’Arte Orientale un incontro su uso e gestione dell’acqua nei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente

In occasione della mostra “Goccia a goccia, dal cielo cade la vita. ACQUA, ISLAM E ARTE”, nelle sale del MAO-Museo d’Arte Orientale di Torino (via San Domenico, 11), si parlerà giovedì 6 giugno, alle ore 18, di quel bene primario – spesso sottovalutato, in tal senso- per l’uomo, che è l’Acqua. A cura del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture, l’incontro sarà condotto da Stefania Tamea, Professore Associato al Politecnico di Torino, e si incentrerà sull’esempio dei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, dove esiste una lunga tradizione di sapiente gestione dell’acqua, da sempre, in quei luoghi, elemento disponibile all’uso umano in quantità assai limitate. Fenomeno del resto ancor più aggravatosi negli ultimi decenni, con il crescere della popolazione e il cambiamento delle diete, che hanno di conseguenza ampliato il fabbisogno non solo di acqua, ma anche e soprattutto di cibo per i popoli residenti in quelle specifiche aree geografiche. Che, per questo motivo, hanno fatto fronte al loro fabbisogno interno con il commercio internazionale di beni alimentari, attraverso cui aumentare la disponibilità di cibo importando, virtualmente, l’acqua utilizzata per la loro produzione. Nell’incontro si approfondiranno, in merito al problema trattato, le attuali condizioni di Nord Africa e Medio Oriente, con le criticità presenti e future, e si introdurranno alcuni aspetti legati all’”acqua virtuale” importata da questi Paesi, con accenni alla sostenibilità ambientale e socio-economica dell’uso e gestione dell’acqua.

Per info: tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

g. m.

 

Run 5.30, la “corsa che non è una corsa”

Ancora una volta, Torino si è dimostrata attenta ai temi della sostenibilità. Ancora una volta, i torinesi hanno scelto di appoggiare la Run 5.30, la “corsa che non è una corsa” ma un progetto che promuove un sano stile di vita incentrato sul binomio movimento e corretta alimentazione e che, dopo l’evento, lascia le città ancora più pulite di come le ha trovate

Una sfilata nel cuore della città
Partenza alle 5.30 del mattino da Piazza Castello per 5,3 km non competitivi attraverso le vie più suggestive del centro storico, con gli occhi sognanti – più che per il sonno – per la meraviglia di sfilare in una città insolitamente deserta, silenziosa e resa ancora più affascinante dalle prime luci del giorno. 


Un evento sostenibile e a impatto zero
Niente musica e niente striscioni, solo un mare giallo – questo il colore scelto per le t shirt dell’edizione 2019 – di partecipanti garbati e sorridenti, che si sono dati appuntamento prima dell’alba per correre o camminare in compagnia… prima di gustarsi le meritatissime ciliegie del ristoro e ripartire con la vita “normale”. E dopo le immancabili chiacchiere in Piazza San Carlo, arrivo della 5.30, alle 7 di mattina era già tutto finito, con la piazza talmente in ordine da far sembrare quasi un sogno il passaggio dei 5.000 early bird. Un flash mob energico e veloce che lascia emozioni uniche nel cuore dei partecipanti, anche questo è la 5.30. Perché basta poco per essere felici. 


5.000 partecipanti
Sono stati 5.000 i torinesi che, per l’ottavo anno consecutivo, hanno puntato la sveglia prima dell’alba per non mancare all’ormai tradizionale camminata non competitiva di 5,3 km alle 5.30 del mattino. Una crescita continua e costante, a conferma dell’affetto della città per l’iniziativa e comprovato dai tanti partecipanti che non si sono persi nemmeno un’edizione. 

Gli iscritti arrivati da più lontano? Una coppia di amiche provenienti da Portsmouth, nel sud dell’Inghilterra: una al Lingotto per un convegno aziendale, l’altra che l’ha raggiunta appositamente per partecipare insieme alla 5.30! 

Le ciliegie dei desideri

“Esprimete un desiderio… ma attenti a quello che scegliete perché poi si avvera per davvero!” se questa frase vi suona familiare, è perché a consegnarvi le ciliegie del ristoro della 5.30 è stata proprio Sabrina Severi, sorridente ideatrice del progetto insieme a Sergio Bezzanti. 
Un inizio della giornata sprint e salutare, addolcito dalle ciliegie della Puglia… che non hanno dormito tutta notte pur di presentarsi puntuali e colorate a Torino! 

Una scelta coraggiosa
Run 5.30 è un fenomeno sociale e di costume. Una sveglia che punta dritto al cuore del benessere, che vuole ispirare le persone a fare scelte smart e coraggiose, giorno dopo giorno. 


Il progetto Run 5.30
Run 5.30 è un progetto tutto italiano nato dall’idea dei modenesi Sergio Bezzanti, pubblicitario, e Sabrina Severi, biologa nutrizionista. 

Run 5.30 è un evento sostenibile e a impatto zero, organizzato nel contesto in cui la gente vive e lavora, all’alba di un giorno lavorativo. 
Run 5.30 pone al centro il binomio movimento e sana alimentazione, promuovendo un sano stile di vita attraverso l’attività fisica quotidiana, il cibo scelto con cura, l’arte e l’esperienza. 
Il tour 2019 di Run 5.30 prevede 11 tappe in Italia (Verona, Milano, Palermo, Torino, Modena, Bologna, Ferrara, Trieste, Mantova, Reggio Emilia e Venezia) e 1 in Inghilterra (Brighton). 

Run 5.30 per il sociale
Nel corso degli anni Run 5.30 ha coinvolto decine di scuole, i detenuti del carcere di San Vittore e numerose fondazioni, tra cui la Peggy Guggenheim di Venezia. 

Di ogni quota di iscrizione, un euro viene donato all’associazione o all’ente di promozione sportiva del territorio che collabora alla riuscita della tappa.

I VERDI CHIEDONO LO “STATO DI EMERGENZA CLIMATICA”

Freddo, pioggia, poche giornate di sole, neve quasi a bassa quote. Cosi si è presentato in gran parte dello stivale, il mese di maggio che è appena terminato. Molti italiani lo hanno paragonato al mese di “novembre”, date le basse temperature. Un’anomalia climatica che “dovrebbe” (il condizionale è
d’obbligo) far riflettere anche i più scettici di fronte all’espressione e al tema del “cambiamento
climatico”. Dunque, per queste ragioni, noi VERDI del PIEMONTE, chiediamo ufficialmente con forza a tutti i sindaci e giunte comunali della “Regione” e al Consiglio Regionale del Piemonte”, di chiedere lo “STATO DI EMERGENZA CLIMATICA”. Questo stato di emergenza non vuole essere un freno all’economia, al mondo occupazionale ma bensì deve rappresentare ed essere un’azione di responsabilità nei confronti delle generazioni future: prime fra tutte quelle formate da tanti giovani studenti e studentesse che il 15 marzo e 24 maggio scorso, sono scesi nelle piazze italiane, per spronare tutto l’arco politico italiano, europeo e quello mondiale ad intraprendere azioni concrete contro il cambiamento climatico. Contenere le emissioni di Co2 in atmosfera, preservare le foreste, i fiumi, gli oceani, fermare il consumo di suolo, ridurre l’utilizzo delle fonti fossili in favore di quelle rinnovabili sono ottimi strumenti e metodi per contrastare i cambiamenti climatici, in atto in tutto il pianeta. L’urgenza è quella di contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi centigradi, sulla base degli Accordi sul clima di Parigi del 2015. Noi Verdi del Piemonte ribadiamo che, se non interveniamo in tempo, le conseguenze saranno catastrofiche come, ad esempio, l’innalzamento del livello del mare, la desertificazione delle zone temperate, fenomeni atmosferici estremi, diffusioni delle malattie, migrazioni di massa, carestia ed estinzione di specie animali e vegetali, fondamentali per la sopravvivenza dell’uomo. Insomma: BISOGNA AGIRE ORA E IN FRETTA!!!! NON C’E’ PIU’ TEMPO!

.

La Commissaria Regionale dei Verdi del Piemonte e
Componente di Europa Verde, Tiziana Mossa

I VERDI CHIEDONO LO "STATO DI EMERGENZA CLIMATICA”

Freddo, pioggia, poche giornate di sole, neve quasi a bassa quote. Cosi si è presentato in gran parte dello stivale, il mese di maggio che è appena terminato. Molti italiani lo hanno paragonato al mese di “novembre”, date le basse temperature. Un’anomalia climatica che “dovrebbe” (il condizionale è
d’obbligo) far riflettere anche i più scettici di fronte all’espressione e al tema del “cambiamento
climatico”. Dunque, per queste ragioni, noi VERDI del PIEMONTE, chiediamo ufficialmente con forza a tutti i sindaci e giunte comunali della “Regione” e al Consiglio Regionale del Piemonte”, di chiedere lo “STATO DI EMERGENZA CLIMATICA”. Questo stato di emergenza non vuole essere un freno all’economia, al mondo occupazionale ma bensì deve rappresentare ed essere un’azione di responsabilità nei confronti delle generazioni future: prime fra tutte quelle formate da tanti giovani studenti e studentesse che il 15 marzo e 24 maggio scorso, sono scesi nelle piazze italiane, per spronare tutto l’arco politico italiano, europeo e quello mondiale ad intraprendere azioni concrete contro il cambiamento climatico. Contenere le emissioni di Co2 in atmosfera, preservare le foreste, i fiumi, gli oceani, fermare il consumo di suolo, ridurre l’utilizzo delle fonti fossili in favore di quelle rinnovabili sono ottimi strumenti e metodi per contrastare i cambiamenti climatici, in atto in tutto il pianeta. L’urgenza è quella di contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi centigradi, sulla base degli Accordi sul clima di Parigi del 2015. Noi Verdi del Piemonte ribadiamo che, se non interveniamo in tempo, le conseguenze saranno catastrofiche come, ad esempio, l’innalzamento del livello del mare, la desertificazione delle zone temperate, fenomeni atmosferici estremi, diffusioni delle malattie, migrazioni di massa, carestia ed estinzione di specie animali e vegetali, fondamentali per la sopravvivenza dell’uomo. Insomma: BISOGNA AGIRE ORA E IN FRETTA!!!! NON C’E’ PIU’ TEMPO!

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La Commissaria Regionale dei Verdi del Piemonte e
Componente di Europa Verde, Tiziana Mossa

Quattro location per Open District Moncalieri 2 

Torna la kermesse che unisce arte, fashion e design, ma con due novità
Itinerante e diffusa
Quattro le location: al Giardino delle Rose e al Castello Reale di Moncalieri, fulcri della prima edizione, si aggiungono il Porto Onlus di via Petrarca 18, lo show room Lettera F in piazza Vittorio Emanuele 7 e lo studio di architettura Tra Le Righe in via Santa Croce 17/b. 
Il Baratto
È nata una nuova sezione trasversale. Sette dei nostri 50 espositori non venderanno le proprie opere, ma le doneranno in cambio di… qualsiasi cosa! Il «prezzo» lo deciderete voi. 
L’inaugurazione si terrà il venerdì 7 giugno e sarà divisa in due tappe. Alle 17.30 appuntamento al Porto Onlus; da qui, una passeggiata porterà alla seconda parte dell’inaugurazione, alle 18.30 al Castello di Moncalieri, dove alle 19 inizierà il live-set di Karma Keeper, tra elettronica e deep. Ospite speciale sarà l’illusionista Marco Berry, che verrà a ritirare i quadri a lui omaggiati dall’artista Laura Demaria.

«Un sentito grazie alla Città di Moncalieri, che quest’anno ci ha dato la possibilità di allargarci anche in altre location, tutte legate tra loro da una vera e propria passeggiata nell’arte. Ma non solo: per questa seconda edizione ci siamo ingranditi, passando ad oltre 50 espositori dall’elevata qualità. Ringrazio anche Iren e la Camera di Commercio per il sostegno alla manifestazione; e l’ordine degli Architetti, che ci «donerà» una sua mostra-studio», racconta il patron dell’iniziativa e presidente dell’associazione Golfart, Pegi Limone. «Dopo gli ottimi riscontri dell’edizione 2018, Open District Moncalieri ritorna per la seconda volta al Giardino delle Rose. Con soddisfazione abbiamo confermato la collaborazione: il tema del design è da sempre nelle corde della storia della città e nel Giardino ai piedi del Castello Reale ha trovato una degna collocazione, all’interno della programmazione di Moncalieri Experience, il nostro cartellone culturale estivo. Un calendario che porterà il Giardino ad aprirsi ogni weekend con proposte culturali e spettacoli di qualità, e che da quest’anno è anche inserito nella rassegna Palchi Reali, promossa da Regione Piemonte e Consorzio delle Residenze Sabaude con il coordinamento di Piemonte dal Vivo», aggiunge l’assessore alla Cultura di Moncalieri, Laura Pompeo. Open District Moncalieri è organizzato grazie al sostegno della Città di Moncalieri, della Camera di Commercio di Torino e di Iren, con la collaborazione di Turismo Torino e del Porto Onlus. Sponsor tecnici la Nova Restauri, la Casa della Lampadina e Gotha Events, con il patrocinio del Consiglio regionale del Piemonte, della Regione Piemonte, della Città Metropolitana di Torino, dell’Ordine degli Architetti di Torino e di Confesercenti.
***

IL PROGRAMMA 

Venerdì 7 Giugno
17:30 Inaugurazione al Porto Onlus con passeggiata per Moncalieri
18:30 Inaugurazione al Castello di Moncalieri alla presenza dell’illusionista Marco Berry
19:00 Live Set – The Karma Keeper
The Karma Keeper presenta il suo live show di soli inediti, attraverso un percorso musicale fatto di elettronica, contaminazioni progressive, deep, fino ad arrivare a ritmi techno. Melodie viscerali e cavalcanti groove faranno da padroni a questo live set, cercando di entrare nelle corde di chi lo ascolta, e accompagnarlo in questo viaggio musicale.
Sabato 8 Giugno
12.00 Beppe Rondinella di calzolaio Carlo Alberto e Miriam Bicocca di Bruno Shoemaker: “Come si crea una scarpa su misura?”. Giardino delle Rose
16.00 Tavola rotonda Skin Cities – Città senza frontiere, progetto di Frank&Frank. Intervengono il prof Riccardo Ghirardini e Roberto De Gregorio. Porto Onlus
18:00 Beppe Rondinella di calzolaio Carlo Alberto e Miriam Bicocca di Bruno Shoemaker: “Lucidatura…il lusso di prendersi cura delle scarpe”. Giardino delle Rose
18.30 Performance artista “All’inizio era un fulmine” con Cecile
Delzant al violino e Claudio Bellino ai carboncini e pastelli. Studio
di architettura Tra le Righe
19:00 Live Set – The Karma Keeper. Giardino delle Rose
Domenica 9 Giugno
12:00 Beppe Rondinella di calzolaio Carlo Alberto e Miriam Bicocca di Bruno Shoemaker: “Lucidatura…il lusso di prendersi cura delle scarpe”. Giardino delle Rose
14:00 Beppe Rondinella di calzolaio Carlo Alberto e Miriam Bicocca di Bruno Shoemaker: “Come si crea una scarpa su misura?”. Giardino delle Rose
16:00 Alberto Lusona, stilista: “Evoluzione della moda nell’ultimo
secolo”. Porto Onlus
17.00 “La vita è troppo breve per passare inosservati”. Porta la tua tshirt bianca e l’artista Bellino la dipingerà secondo il suo estro e la sua creatività rendendola unica e particolare. Studio di architettura Tra le Righe
19:00 Live Set – The Karma Keeper. Giardino delle Rose

Michele Lovisolo. Narrare con i colori

Il mondo pulito e colorato di Michele, in mostra all’Associazione Artistico-Culturale “TeArt” di Torino
 
In parete, fra i 24 lavori esposti, c’è un acchiappante – vorticoso ma assolutamente equilibrato – “Spruzzi di fiori rossi”, realizzato in ecoline nel 2016. Il dipinto è una piacevolissima esplosione di colori. Fiori esplosi, per l’appunto, che nell’aria hanno lasciato correre e librarsi in libertà cromie intense, bizzarre, improbabili, folletti divertiti e divertenti; una pagina di “scrittura automatica”, generata dall’improvvisazione, dalla casualità e dall’estro, assolutamente libera dall’urgenza del segno o di linee che, se ci sono, altro non sono che “punti – come diceva Paul Klee – andati a fare una passeggiata”. Del 2017 sono, invece, una ponderata, scolastica “Natura morta” e una “Rosa rosa in vaso”: tecniche miste dove il segno rivaleggia con il colore, essenziali, precise e accurate nella definizione della forma. Ecco, la mostra del giovane Michele Lovisolo, ospitata negli spazi dell’Associazione Artistico-Culturale “TeArt” di via Giotto a Torino, è un incessante alternarsi di “momenti” affidati alla pura voce e alla suggestiva magia del colore, attraverso cui Michele confida a noi (e a sé stesso) l’emozione di un attimo – o di una vita – capace di stupirti anzi che no, ad altri di impeccabile e composto rigore narrativo, in cui passano ritratti ( delizioso l’“Autoritratto” del 2014), paesaggi e perfino dotte “citazioni” con cui faticosamente cimentarsi e trarre poi inesorabilmente i conti: da Malevich al “Pagliaccio” di Picasso o al “Pino sul mare” di Carrà accanto alle “Donne e uccelli al chiaro di luna” di Mirò così come all’“Ombrellone bianco” di Aime. In quest’ottica va letta e gustata la rassegna dedicata dalla “TeArt” a Michele, che dal 2002 segue con grande interesse e profitto le premurose lezioni di Anna Borgna, da anni fra le protagoniste della scena artistica torinese e ottima maestra, capace di coinvolgere appieno in quel gioco dell’arte a lei perfettamente noto in tutti i suoi risvolti e segreti, mettendo insieme e passando in eredità, a quanti a lei s’affidano, rigore e fantasia, l’essenzialità dei passi base del mestiere, non meno che la libertà di muoversi in piena autonomia aprendo le ali ai moniti – anche ai più estrosi – della creatività e della fantasia. E in tal senso, passi da gigante li leggiamo senz’ombra di dubbio anche nelle più recenti opere di Michele, che già nel 2012 aveva esposto nell’Associazione di via Giotto con una personale che bene titolava “Scintille di emozioni”. Le stesse, in fondo, filtrate attraverso cifre stilistiche indubbiamente più mature e consapevoli, che oggi ritroviamo in quella strepitosa tempesta cromatica– brillante intuizione creativa – che è il “Cerchio di colori”, collage di pittura del 2017. Singolare nella sua totale anarchia compositiva. Altra cosa dal “Prugno a San Martino” o da altre pagine paesistiche, dove il racconto segue invece parametri pittorici ben precisi, pur senza rinunciare all’inconscia volontà di raccontare “mondi” attinti dal reale ma trasformati “in altro” dalla purezza e dalla sensibilità di un cuore grande grande. Sono i “mondi” di Michele. Mondi buoni, perfetti e gentili. Forse sogni. Sogni trasferiti in pittura. Ideali. Per lui. E per noi. Diceva Van Gogh: “Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno”. Ora, non so se Michele sia solito sognarsi con colori e pennelli in mano, ma certo i suoi dipinti portano ben impresse, al loro interno, le suggestioni di sogni belli. Lontani anni luce dalle tristezze e dalle brutture del vivere reale.

Gianni Milani

“Michele Lovisolo. Narrare con i colori”
Associazione Artistico-Culturale “TeArt”, via Giotto 14, Torino; tel. 011/6966422
Fino all’11 giugno
Orari: dal mart. al sab. 17/19
***
Nelle foto

– “Spruzzi di fiori rossi”, ecoline a spruzzo, 2016
– “Rosa rosa in vaso”, tecnica mista, 2017
– “Cerchio di colori”, collage di pittura, 2017
– “Prugno a San Martino”, acrilico, 2016

 

Premiato Jecky il cane eroe

Una premiazione speciale per un cane speciale: Jecky, matricola militare 2262, in forza al nucleo Carabinieri Cinofili di Volpiano (TO), ha tre anni e con il suo fiuto ha scoperto un “tesoro” da 1,3 milioni di euro, in lingotti e banconote. Oggi, a Milano, in occasione del 205.o anniversario dell’Arma dei carabinieri, questo campione della lotta al narcotraffico ha ricevuto la meritata decorazione insieme con i colleghi umani, ma, su invito dei Carabinieri stessi, l’ha ricevuta dalle mani dell’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e  dell’Ambiente, storica paladina dei diritti degli animali, e ideatrice della fortunata trasmissione televisiva “Dalla parte degli animali”.
Durante il controllo di un magazzino per depositi a lungo termine, Jecky ha segnalato una traccia positiva all’esterno di un box. Si pensava che fossero stupefacenti, data l’eccezionale capacità del cane di scovarli. Invece i borsoni, utilizzati in precedenza per portare la droga, contenevano 75 lingotti d’oro del peso di 250 grammi ciascuno e quasi 606 mila euro in banconote sotto vuoto: in totale un “tesoro” illecito da 1,3 milioni di euro. I responsabili sono stati arrestati.
“Jecky – afferma l’on. Brambilla – è la prova vivente della grande generosità e dedizione che i nostri amici a quattro zampe ci regalano ogni giorno. Un cane come lui ha salvato tante vite umane, consentendo alle forze dell’ordine di intercettare e sequestrare enormi quantitativi di droga: anche a questo piccolo ma grande eroe deve andare la nostra incondizionata riconoscenza. Mi auguro che sia un altro spunto di riflessione per la creazione di una nuova coscienza di amore e rispetto per gli animali, troppo spesso vittime di crudeltà, abusi, indifferenza. Buona e lunga vita a Jecky, cane-eroe che ho avuto l’onore di premiare, e grazie al Generale di Corpo d’Armata Gaetano Maruccia, al Generale di Brigata Antonio De Vita, al Colonnello Luca De Marchis e a tutta l’Arma dei Carabinieri non solo per l’impegno quotidiano a tutela della sicurezza e della legalità, ma anche per la sensibilità dimostrata verso un “milite” non umano”.