ilTorinese

Nagasaki, 9 agosto 1945

Nagasaki si estende al centro di una lunga baia, che rappresenta il miglior porto naturale dell’isola di Kyūshū, nel sud del Giappone. Il suo nome, letteralmente, significa “lunga penisola”. Il 9 agosto del 1945 diventò la seconda città su cui venne sganciata una bomba atomica. Il bombardiere B-29 Superfortress dell’aviazione americana (esemplare numero 44-27297, ribattezzato “Bockscar”) portava in pancia “Fat Man” (in italiano “ciccione“). Quel nomignolo era stato assegnato alla Model 1561 (Mk.2), la terza bomba atomica approntata nell’ambito del Progetto Manhattan, il secondo e ultimo ordigno nucleare mai adoperato in combattimento. In origine non era previsto che la città di Nagasaki finisse nel mirino dell’aereo pilotato dal maggiore Charles W. Sweeney. Era, come si usa dire in gergo militare, “una seconda scelta”. L’obiettivo primario era la città di Kokura, non distante da Fukuoka, nella parte settentrionale dell’isola di Kyūshū, sede di un grande deposito di munizioni dell’esercito giapponese. Ma il cielo era coperto di nubi e la visuale pessima. Così si optò per l’alternativa e questa portava il nome di Nagasaki. Così la bomba finì sulle acciaierie Mitsubishi situate poco fuori quella città. “Fat Man” esplose a un’altezza di mezzo chilometro sull’abitato e sviluppò una potenza di 25 chilotoni, quasi il doppio di “Little Boy”, l’ordigno sganciato dal bombardiere “Enola Gay” che esplose tre giorni prima su Hiroshima. Nagasaki era costruita su un terreno collinoso e il numero di morti fu inferiore a quelli causati dal primo ordigno. A Hiroshima morirono istantaneamente per l’esplosione nucleare tra le sessantaseimila e le settantottomila persone e altrettanti furono i feriti. Per due volte in tre giorni, il sole cadde sulla terra. Un numero elevato di persone persero la vita nei mesi e negli anni successivi a causa delle radiazioni e molte donne incinte persero i loro figli o diedero alla luce bambini deformi. Il numero totale degli abitanti uccisi a Nagasaki venne valutato attorno alle ottantamila persone, incluse quelle esposte alle radiazioni nei mesi seguenti. La sorte volle che tra le persone presenti a Nagasaki quel 9 agosto vi fossero anche un ristretto numero di sopravvissuti di Hiroshima. Entrambe città vennero rase al suolo. Un disastro che costrinse, meno di una settimana dopo, il 15 agosto 1945, l’imperatore del Giappone Hirohito a presentare agli alleati la resa incondizionata. Con la firma dell’armistizio, il 2 settembre di quell’anno, si concluse di fatto il secondo conflitto mondiale. Quasi ottant’anni dopo i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, due ospedali della Croce Rossa giapponese stanno curando migliaia di persone che continuano a patire le conseguenze di questi attacchi. Si calcola inoltre che diverse migliaia di queste persone continueranno ad avere necessità di cure nei prossimi anni per le problematiche legate alle radiazioni. In totale, tra i due centri sanitari sono stati ospedalizzati oltre due milioni e mezzo di persone per le conseguenze legate alle radiazioni. Il 63 % dei decessi registrati nell’ospedale di Hiroshima, in funzione dal 1956, sono stati causati da diversi tipi di cancro. Tra questi, un 20 % per cancro al polmone, il 18 % per cancro allo stomaco, il 14 % per neoplasie al fegato, il 7 % per cancro all’intestino e un altro 6 % dai linfomi maligni. Nell’ospedale di Nagasaki, che cominciò a funzionare nel 1969, i morti per cancro rappresentavano, fino a qualche anno fa, il 56% del totale. Secondo i dati forniti dalla Croce Rossa, l’incidenza di leucemia tra i sopravvissuti dei bombardamenti fu di quattro o cinque volte superiore rispetto alle persone non esposte alle radiazioni durante la prima decade, e diminuì successivamente. Una contabilità tremenda, eredità diretta di quello che fu l’inizio dell’era del terrore nucleare. Dopo tanti decenni, in tempi in cui la guerra scoppiata con l’invasione dell’Ucraina si è combattuta pericolosamente nei pressi delle centrali nucleari, la memoria di ciò che è stato deve indurre a far sì che nessuno debba più scrivere, di fronte alle atrocità del conflitto, quello che il copilota, capitano Robert A. Lewis , annotò sul diario di bordo del bombardiere “Enola Gay” dopo aver verificato con un binocolo gli effetti della bomba sganciata su Hiroshima: “My God what have we done?”, ““Dio mio, cosa abbiamo fatto?”.

Marco Travaglini

Clienti del minimarket si prendono a bottigliate

Dopo ripetute liti verificatesi  in un minimarket in via Leonardo Da Vinci a Novara è scattato da parte del questore il provvedimento di chiusura per una settimana. Nei giorni scorsi infatti c’è stata una nuova rissa tra più persone, sotto l’effetto di alcol, dove sono state usate bottiglie di vetro rotte come armi.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Allarme Sicurezza, Ruspa (FDI): Crescono le Spaccate in Città a seguito delle partenze nel mese di agosto

 

Commercianti e cittadini in seria difficoltà. Otto episodi questa notte

Caro direttore, Torino sta vivendo un’escalation allarmante di episodi di spaccate furti e rapine già da diversi mesi, ma, come prevedibile, con un significativo aumento già dai primi di agosto che ha raggiunto un nuovo picco la scorsa notte, quando si sono verificati ben otto episodi tra negozi, uffici e attività commerciali nella sola zona della crocetta. Tra le vittime di questa recrudescenza di atti criminosi figurano un’attività commerciale nota in zona, per la seconda volta nel giro di pochi giorni, una banca, diversi uffici, oltre a due tentativi di furto sventati, e chissà quanti altri che al momento stanno facendo la conta dei danni.

La situazione, già preoccupante, era stata oggetto di discussione durante la Commissione sulla Sicurezza della Circoscrizione 1, tenutasi il 25 luglio scorso. In quell’occasione, l’assessore Porcedda aveva accennato a un inasprimento del pattugliamento durante il mese di vacanza, ma con una leggerezza che oggi si rivela drammaticamente inadeguata rispetto alla gravità della situazione.

Le misure proposte, infatti, si stanno dimostrando insufficienti, e i fatti delle ultime ore non fanno altro che confermare l’inefficacia degli interventi messi in campo.

Questo comunicato vuole essere un richiamo all’urgenza di una risposta concreta e tempestiva. La crescente ondata di criminalità sta mettendo in ginocchio i commercianti e alimentando un clima di paura e sfiducia tra i cittadini, che vedono minacciata la loro sicurezza in una zona che dovrebbe rappresentare il cuore pulsante della città.

Non si tratta di una questione politica, ma di una preoccupazione reale e condivisa per la sicurezza del nostro centro cittadino. Ci si aspetta che le istituzioni agiscano con decisione per arginare questo degrado e riportare serenità e protezione nelle strade della nostra città. I cittadini e i commercianti non possono più attendere: è il momento di passare dalle parole ai fatti.

Pietro Ruspa – consigliere Circoscrizione 1 Fratelli d’Italia

Ricoverati al Regina Margherita un adolescente e un bimbo provenienti da Gaza

Sono attesi in serata all’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino un adolescente di 17 anni ed un bambino di 3 anni provenienti da Gaza. L’Ospedale Italiano Umberto I de Il Cairo ha garantito la loro assistenza prima del trasporto che è avvenuto per via aerea nel pomeriggio di oggi, 8 agosto. Il trasferimento dei pazienti e dei loro accompagnatori è stato effettuato dall’Aeroporto Militare di Bologna a Torino da personale sanitario della Regione Piemonte, individuato dalla Centrale Operativa 118 di Torino, da personale volontario della Protezione Civile regionale e da personale della Croce Rossa Italiana. Questi pazienti, accompagnati dalle loro famiglie, saranno accolti con grande solidarietà e speranza, grazie all’impegno congiunto delle Autorità nazionali e regionali e delle Organizzazioni umanitarie. “Avevamo dato da subito al governo e alla comunità internazionale la disponibilità ad accogliere malati e in particolare bambini negli ospedali del Piemonte per poter offrire loro cure adeguate e la rete territoriale di assistenza e supporto che il nostro territorio è in grado di offrire. Il Piemonte, ancora una volta, si dimostra in prima linea nella solidarietà e nella capacità di mettere a disposizione dei malati l’eccellenza del suo sistema di accoglienza e di cura. Siamo orgogliosi di offrire il nostro piccolo contributo umanitario insieme ad altre regioni italiane per tentare di alleviare le sofferenze del popolo palestinese allontanando gli orrori della guerra da questi piccoli”dichiarano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, gli assessori alla Sanità Federico Riboldi e alle Cooperazione internazionale, Maurizio Marrone. Il primo paziente, di 17 anni, presenta un tumore a carico delle ossa del bacino, mentre il secondo, un bambino di 3 anni, è affetto da una grave cardiopatia. Saranno ricoverati rispettivamente presso il reparto di Oncoematologia Pediatrica (diretto dalla professoressa Franca Fagioli) e presso il reparto di Cardiochirurgia pediatrica (diretto dal dottor Carlo Napoleone Pace). Ad assisterli ci saranno le madri e per uno di loro 3 fratelli per i quali è già stata predisposta una sistemazione adeguata, dal momento che non possono ovviamente vivere in ospedale ma devono restare vicino ai loro bambini. L’Associazione UGI (Unione Genitori Italiani) Odv, da sempre impegnata nel sostegno alle famiglie dei pazienti oncologici in difficoltà, ha attivato una rete di supporto per garantire ai pazienti ed ai loro familiari tutta l’assistenza necessaria durante la loro permanenza in Italia. I volontari sono già al lavoro per offrire un aiuto concreto ed un conforto emotivo in questo delicato momento. Per facilitare la comunicazione e garantire un’adeguata comprensione delle esigenze di tutti, sono già stati attivati servizi di mediazione culturale con mediatori linguistici. “Questo permetterà alle famiglie di esprimere chiaramente i propri bisogni e di comprendere le informazioni mediche cruciali fornite dal personale sanitario. Per questi pazienti e per le loro famiglie, quella di oggi è stata la giornata della “presa in carico globale”, per iniziare a curare non solo le ferite delle loro malattie, ma anche quelle della guerra” dichiara la professoressa Franca Fagioli (Direttore del Dipartimento Patologia e Cura del Bambino ospedale Regina Margherita).

Riqualificazione piccoli Comuni, finanziamento a Ozegna

Approvata la graduatoria dei progetti ammissibili a finanziamento nell’ambito del “Bando pubblico per il finanziamento dei progetti per il piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli Comuni”.

Il Comune di Ozegna è stato riconosciuto meritevole di finanziamento dalla Commissione di valutazione, nell’ambito del Bando pubblico per il finanziamento dei progetti per il piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli Comuni. “Un’iniziativa fortemente sostenuta e guidata dall’instancabile impegno e dalla visione prospettica dell’attuale Consigliere Regionale nonché già Sindaco di Ozegna, Sergio Bartoli e con il supporto del Consiglio Comunale. Il rifacimento del manto stradale di Piazza Umberto I e delle vie limitrofe rappresenta un passo avanti significativo per Ozegna,” commenta il Vicesindaco Federico Pozzo. Un ringraziamento speciale va al nostro ufficio tecnico, in particolare alla geometra Cristina Filippone, e allo studio Ingeos Engineering, per aver coordinato il progetto con eccellenza e professionalità. Questa sinergia ha permesso di ottenere un finanziamento di 700mila euro dal bando “Piccoli Comuni”, testimoniando l’efficacia del nostro lavoro di squadra.

“In qualità di Vicesindaco, ho avuto il privilegio di contribuire e sostenere questo progetto vitale per la nostra comunità. La riqualificazione di Piazza Umberto I è un simbolo del nostro impegno verso il miglioramento continuo della qualità della vita a Ozegna. Questo finanziamento rappresenta non solo un traguardo, ma anche l’inizio di una nuova fase di sviluppo per il nostro Comune,” afferma il Vicesindaco Pozzo.
Questo progetto è un passo essenziale per migliorare la qualità della vita dei cittadini e per promuovere lo sviluppo sostenibile del nostro territorio. L’investimento nelle infrastrutture è fondamentale per costruire un futuro prospero e sicuro per la comunità. Siamo fiduciosi che il rinnovamento di Piazza Umberto I e delle vie adiacenti avrà un impatto positivo tangibile, rendendo Ozegna ancora più accogliente e vivibile.

Celebriamo questa conquista come un successo collettivo e un avanzamento significativo verso un domani migliore. Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che hanno contribuito a raggiungere questo obiettivo. Il vostro supporto e dedizione sono stati cruciali. Continueremo a impegnarci con lo stesso entusiasmo per realizzare ulteriori progetti che rispondano alle necessità e alle aspirazioni della nostra comunità.

 

Ragazza in monopattino contro auto finisce in ospedale

Questa mattina  all’incrocio tra le provinciali 51, 52 e 53 a San Giorgio Canavese una ragazza di 18 anni di San Giusto Canavese, a bordo di un monopattino elettrico è stata investita da un’Alfa Romeo Giulietta guidata da un giovane, che si è fermato a prestare soccorso. La ragazza è stata trasportata in elisoccorso al Cto di Torino.

Mamma lascia bimba di tre anni sola in casa. Arrestata

Nel quartiere Barriera di Milano a Torino una donna di 40 anni di origine peruviana è stata arrestata dai carabinieri con l’accusa di abbandono di minore. I militari dell’Arma sono stati chiamati dai vicini di casa, per il pianto della bambina di tre anni che era stata lasciata da sola in casa. Si pensava che la donna  nell’alloggio con la piccola avesse avuto un malore, e sono stati chiamati anche i vigili del fuoco per aprire la porta. Nel frattempo la donna è tornata  a casa, dicendo di essersi assentata solo per poco mentre la figlia dormiva.  La bambina è stata affidata alla zia.

Nuovi punti luce, il Comune rinnova l’illuminazione pubblica

Vandalizzati, con una luce troppo debole o energivori, alcuni impianti di illuminazione pubblica cittadini saranno interessati da interventi di rinnovo e potenziamento.

Tra questi la passerella olimpica del Lingotto, dove è prevista l’installazione di 25 nuovi apparecchi di illuminazione e Borgata Lesna. Qui, in via Brissogne, nel tratto tra le vie Bard e Bionaz, un primo lotto di lavori consentirà la sostituzione del vecchio impianto con uno nuovo con lampade a tecnologia led e la  riqualificazione delle linee di alimentazione. Un intervento con le medesime caratteristiche è in programma anche in corso Einaudi, tra i corsi Mediterraneo e Duca degli Abruzzi.  Con i lavori in programma all’altezza del chiosco di corso Casale in direzione corso Moncalieri, all’ angolo con il ponte Vittorio Emanuele, di fronte Gran Madre, verrà incrementata l’illuminazione della  zona pedonale.  Infine verranno sostituite le delle torri faro in Piazza Costantino il Grande e in via Pianezza.

La delibera con il progetto esecutivo degli interventi di manutenzione straordinaria, adeguamento e rinnovo degli impianti è stata approvata  dalla Giunta Comunale su proposta dell’assessora Chiara Foglietta.

“Con questi lavori – commenta l’assessora – diamo una risposta alle esigenze raccolte attraverso vari confronti con i cittadini delle diverse zone. Si tratta solo di una prima tranche degli interventi  di manutenzione straordinaria, adeguamento e rinnovo degli impianti di illuminazione pubblica individuati come prioritari. I nuovi impianti saranno più moderni, sicuri, in grado di garantire un’illuminazione più efficiente e sostenibile, contenendo i consumi energetici e le emissioni di CO2  e oltre a garantire una migliore illuminazione pubblica accresceranno la vivibilità dello spazio urbano”.

La spesa prevista per i lavori è di 317mila euro.

Danni da grandine: fino a 10mila euro a vettura

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Le intense grandinate che hanno colpito in questi giorni Torino hanno prodotto danni a numerose vetture parcheggiate in strada, con conseguenze soprattutto per cristalli e carrozzeria. Lo afferma Federcarrozzieri, l’associazione che rappresenta le autocarrozzere italiane.

“La grandine che si è abbattuta su Torino ha provocato ammaccature, bolle da grandine, rottura dei cristalli, fino ad arrivare a veri e propri buchi sulla carrozzeria, con costi non indifferenti per gli automobilisti – spiega il presidente Davide Galli – La spesa per la riparazione delle autovetture colpite da grandine variano infatti da un minimo di 900 euro per piccoli interventi e possono arrivare fino a 10mila euro per auto di grandi dimensioni che hanno subito danni importanti alla carrozzeria. Non tutte le auto, poi, sono coperte da apposita polizza assicurativa che, anche se presente, spesso prevede franchigie e scoperti anche consistenti”.

“In caso di copertura assicurativa i tempi delle riparazioni, inoltre, sono sempre più lunghi e possono superare gli 8 mesi: la prassi delle compagnie assicurative di obbligare gli automobilisti a eseguire gli interventi presso le carrozziere da loro indicate crea un effetto “imbuto” che allunga le tempistiche, che invece risultano sensibilmente ridotte presso le autocarrozzerie indipendenti non legate alle imprese assicuratrici” – aggiunge Galli.

Il 2023 è stato l’anno record delle auto giunte nelle nostre carrozziere per danni legati alle grandinate, ma il trend è in costante crescita nell’ultimo decennio e prosegue anche nel 2024 – analizza Federcarrozzieri – I dati ufficiali hanno registrato lo scorso anno ben 1.468 grandinate intense sul territorio italiano, con 596 casi di grandine “molto grande” e 67 episodi di chicchi “giganti”.

In base ai dati raccolti dall’associazione delle autocarrozzerie, negli ultimi 10 anni in Italia le richieste di intervento per danni alle vetture causati da eventi meteo estremi sono cresciute del 50%: in testa alle regioni col maggior numero di riparazioni legate a tali problematiche troviamo il Veneto, seguito da Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, che tutte assieme rappresentano quasi il 70% del totale delle richieste per “danni da meteo” pervenute alle carrozzerie italiane.

Un tavolo per l’emergenza Ferrante Aporti

A seguito dei drammatici fatti occorsi lo scorso primo agosto all’Istituto penale minorile “Ferrante Aporti”,  la Vicesindaca con delega ai Rapporti col sistema carcerario Michela Favaro, di concerto con gli assessori alle Politiche Sociali, ai Servizi Civici e alle Politiche Educative Jacopo Rosatelli, Francesco Tresso e Carlotta Salerno, ha convocato un tavolo congiunto per definire gli interventi di riorganizzazione dei servizi rivolti ai minori detenuti.

All’incontro, che ha registrato una folta partecipazione, segno della disponibilità di tutti gli enti e istituzioni coinvolti a collaborare in questo momento di profonda crisi dell’intero sistema carcerario, hanno partecipato l’amministrazione penitenziaria, il Centro di giustizia minorile, la Garante dei diritti dei detenuti della Città di Torino, il personale della Polizia penitenziaria, gli enti del terzo settore che operano nel carcere per le attività formative e professionali e le Fondazioni del territorio, oltre a insegnanti, educatori, psicologi e volontari.

“Siamo consapevoli della grande sfida che, in questo drammatico quadro, ci troviamo ad affrontare – spiega la Vicesindaca Favaro -. Come istituzioni del territorio siamo pronti a collaborare e a fare la nostra parte, certi che la nostra città saprà rispondere a questa emergenza con la capacità di fare squadra tra le sue componenti sociali e lo spirito fortemente innovativo che da sempre la caratterizzano”.

Durante l’incontro sono emerse le maggiori criticità del sistema carcerario a livello nazionale, a partire dal sovraffollamento degli istituti minorili e dalla necessità di maggiori investimenti in rieducazione e reinserimento delle persone, con un particolare attenzione per i più giovani.

Per quanto riguarda nello specifico la situazione dell’istituto torinese, l’assenza sul territorio di un numero sufficiente di comunità-alloggio adatte a ospitare i ragazzi che possano beneficiare di un contesto alternativo al carcere per scontare la pena rende difficile il turn over all’interno della struttura e l’accompagnamento dei detenuti verso percorsi di autonomia e graduale reinserimento sociale. Da quanto è emerso è inoltre necessaria l’introduzione di nuove competenze per venire incontro ai detenuti, prevalentemente ragazzi stranieri di origine nord-africana e non scolarizzati, così come si rende indispensabile lo studio di percorsi continuativi per l’accompagnamento educativo, la formazione professionale e la preparazione all’uscita dal carcere, che vedano la collaborazione di enti pubblici e privati con azioni complementari e non sostitutive.

Su proposta della Vicesindaca il tavolo convocato questa mattina assumerà forma permanente, con un secondo appuntamento fissato subito dopo la pausa estiva, e tavoli tematici che affronteranno in maniera pragmatica alcuni temi specifici, tra i quali l’intervento sociale, la formazione professionale, le attività sportive, gli aspetti sanitari e i contesti alternativi al carcere.