ilTorinese

Ci vuole coraggio!

PAROLE ROSSE  di Roberto Placido

Tra i tanti motivi delle evidenti difficoltà della Sinistra nel nostro paese, oltre ai programmi, in alcuni casi quasi liberisti, al distacco dai propri riferimenti sociali, alla mancanza di leadership, né carismatiche e spesso nemmeno considerate in quanto tali, elemento non secondario è l’incapacità di usare dei nomi e dei simboli che siano riconosciuti e riconoscibili.

Così dopo avere esaurita tutta la botanica tra querce, garofani, rose, ulivi, e disconoscendo i tradizionali nomi e simboli della sinistra siamo arrivati agli ultimi simboli e nomi. L’elenco dei nomi sono talmente tanti che di molti se n’è persa, fortunatamente, anche la memoria ma che denotano la mancanza di sintesi e di unità a sinistra. Prevalgono litigiosità e personalismi che fanno da contraltare ai risultati spesso modesti se non fallimentari. Per sinteticità mi soffermo su uno degli ultimi filoni che in questo momento esprime anche importanti uomini e donne del governo Conte 2. Dalla fuoriuscita dal PD, era il lontano febbraio 2017, nasceva Articolo Uno – MDP ( Movimento Democratico e Progressista). Alla domanda su come si faceva a scegliere un nome del genere mi risposero con un ragionamento non sintetizzabile se non che graficamente su una scheda elettorale Articolo Uno si distingueva bene. Avrei dovuto capire che era un infausto presagio, nonostante l’entusiasmo che , inizialmente, in molti aveva creato, Articolo Uno non si è praticamente mai presentato da nessuna parte, non è mai diventato un partito e mai lo diventerà. Così in un crescendo rossiniano tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, Articolo Uno-MDP con Sinistra Italiana, nata quasi clandestinamente dalle ceneri di SeL (Sinistra Ecologia Libertà) e Possibile, il movimentino di Pippo Civati ex “socio” di Matteo Renzi e fuoriuscito anche lui dal PD, un precursore, danno vita a Liberi e Uguali (LeU). Simbolo, graficamente presentabile ma nome incredibile. La mente degli italiani andò subito al ricordo di un famoso shampoo….. liberi e belli… magari!, per non dire altro. Alla domanda, ma come si fa a chiamare un partito così?! Quelli del PD sono piddini, di Forza Italia, forzisti, della Lega, leghisti e così via quelli di LeU, cosa sono leuini?! In un convegno nazionale ricordai che, oltre alle cose scritte sopra, in Piemonte la Leu, è la lepre, sic!! Così nonostante le scelte, nella stesura del programma e delle liste, a dir poco discutibili, alle elezioni politiche LeU prende poco più del 3% e comunque oltre un milione di voti con un drappello di dodici deputati e cinque senatori. Un fallimento che porta alla, prematura, scomparsa della stessa formazione che sopravvive, per mera necessità, come gruppo parlamentare. In Piemonte si da così vita alla Lista di LUV (Liberi Uguali Verdi) che nel disastroso risultato del candidato Presidente, uscente, Chiamparino e di tutto il centrosinistra con il 2,43% e solo per lo 0,15% riesce ad eleggere un consigliere, Marco Grimaldi. Più recentemente, altro disastroso risultato, in Umbria con un simbolo impresentabile, mi chiedo a chi li fanno fare e come li scelgono, ed un nome all’altezza del simbolo, Umbria Civica Verde e Sociale, raggranella un modestissimo 2,1%. Così il prossimo gennaio nelle elezioni regionali dell’Emilia Romagna, che avranno ricadute anche sugli equilibri nazionali, si presenterà la lista “Coraggiosa”. Emilia Romagna Coraggiosa Ecologista Progressista. I riferimenti della lista sono l’ex Presidente della Regione Vasco Errani, l’ex parlamentare europea, la giovane e simpatica, Elly Schlein. Simbolo a parte, uno studente dello IED (Istituto Europeo di Design) avrebbe fatto meglio, mi domando come si fa a chiamare una lista elettorale Coraggiosa?! Il primo pensiero va ad una nave della Costa Crociere, come Costa Fascinosa, Favolosa, Luminosa e così di seguito. Per pensare e presentare dei nomi e dei simboli così ci vuole proprio coraggio. Se la sinistra avesse lo stesso coraggio nel riappropriarsi dei propri simboli, della propria storia, dei riferimenti sociali, adeguandoli naturalmente al terzo millennio, si presenterebbe con maggiori strumenti ad affrontare una destra sovranista, rozza e pericolosa.

 

Una settimana al Centro Congressi dell’Unione Industriale

Martedì 3 dicembre, alle ore 18,00

NUOVA BN, SIX COMM GROUP e ZOOM
NUOVA BN: Dal 1979 Nuova BN progetta e costruisce tavoli operatori radio chirurgici migliorandone continuamente tecnologia e funzionalità seguendo l’evoluzione delle ricerche e delle innovazioni del settore medico. Il costante e proficuo dialogo dei progettisti con medici e chirurghi tecnicamente molto esperti ha prodotto negli anni soluzioni in grado di soddisfare qualsiasi tipo di esigenza e di specialità chirurgica, calibrando i prodotti in base alle richieste. Dalla progettazione all’assistenza post vendita Nuova BN persegue obiettivi d’eccellenza: una struttura produttiva organizzata ed efficiente, la ricerca di materiali sempre più evoluti e ad alte prestazioni, controlli, certificazioni ed un’assistenza tecnica qualificata in grado di produrre ricambi e particolari meccanici di ogni genere. La forza produttiva di Nuova BN, in continua crescita, si differenzia tra dispositivi per sala operatoria, sala parto, endoscopia, pronto soccorso, emergenza e ospedali da campo.
SIX COMM GROUP: Telematic Service Communication è un System Integrator fondato a Torino nel 1984 che ha saputo attraversare, innovandosi, tutte le fasi dell’evoluzione tecnologica: dai centralini tradizionali, ai centralini IP fino ai virtualizzati. Il focus dell’azienda si è sempre basato sul creare un rapporto di fiducia con i propri Clienti ai quali offre soluzioni tecnologiche di qualità, vicinanza e dedizione nella risoluzione delle loro richieste. L’assistenza fornita ai clienti si basa su personale interno altamente qualificato in tutti i settori: tecnico, commerciale ed amministrativo. Tutti a completa disposizione. In particolare, il valore aggiunto dell’area tecnica, direttamente a disposizione dei Clienti, si riscontra nella consulenza in merito alle soluzioni tecnologiche più idonee, che spesso permettono di salvaguardare ciò che il cliente ha già in casa aggiornandolo tecnologicamente e garantendo così anche un risparmio economico. Telematic Service Communication è una realtà quasi unica sul territorio, che unisce la preparazione tecnologica ed il know-how all’innovazione di un mondo continuamente in movimento, che grazie alla globalizzazione implementa nuovi apparati, procedure, modelli innovativi anche dai paesi in via di sviluppo e traduce in lavoro ed in servizi sempre più evoluti per i Clienti.
Six Comm s.r.l. nasce nel 2007 da uno spin-off di TSC ed è oggi un Operatore Telefonico con licenza nazionale. Dispone di una infrastruttura di rete proprietaria e di una centrale pubblica di nuova generazione.Tutti i servizi di telecomunicazioni dalle LINEE TELEFONICHE alla FIBRA OTTICA passando peri servizi ADSL, WI-FI e così via sono forniti con la capacità di sempre nel saper comprendere le esigenze per fornire servizi personalizzati.
Nel 2015 nasce SIX COMM GROUP. E’ stato il mercato a prendere questa importante decisione, sempre di più i Clienti sentono l’esigenza di un fornitore unico in grado di fornire servizi ICT a 360°. L’unione di due aziende uniche sul mercato (Telematicc SErvice Communication e Six Comm) ha dato vita ad un’importante realtà nell’ambito dell’Information e Communication Technology.
ZOOM: è un bioparco ispirato al moderno concetto della zoo-immersione situato a Cumiana. È stato progettato per la protezione delle specie a rischio di estinzione e ospita animali provenienti da altre strutture zoologiche europee EAZA in exhibit che riproducono gli habitat di origine delle specie, ovvero Asia e Africa. Inaugurato nel 2009, Zoom è un bioparco di nuova concezione, il primo d’Italia, con 160.000 m² e oltre 84 specie animali in 11 habitat (9 di terra e 2 acquatici) che riproducono fedelmente luoghi naturali di Africa e Asia, senza reti o gabbie. Tutto il progetto architettonico e la scelta delle piante è stato studiato dai biologi e veterinari del parco insieme agli architetti paesaggisti, per garantire il benessere e la salvaguardia degli animali, provenienti da altre strutture zoologiche europee appartenenti all’EAZA. Lontano dalla vecchia e ormai superata idea di zoo tradizionale, il parco ha l’obiettivo di far conoscere e proteggere gli animali, attraverso la ricerca, la formazione ex situ e programmi di conservazione per difendere le specie a rischio. I visitatori, attraverso l’esperienza emozionale di immersione in habitat il più possibile fedeli a quelli di origine, hanno la possibilità di conoscere e approfondire le tematiche ambientali. Grazie ai vari incontri con i biologi e alle attività dedicate si impara a rispettare gli animali e la biodiversità.

I MARTEDI’ SERA
L’ultimo incontro, martedì 3 dicembre alle ore 21.00, è dedicato interamente a colui che è stato definito “The Great Belzoni” e sulla cui figura è stato scritto anche un libro “Il gigante del Nilo. Storia e avventura del Grande Belzoni”. Un uomo alto due metri, massiccio, con una folta barba rossa, vestito alla turca, entra per primo, dopo tremila anni, nella tomba di Sethi I. Ha trentanove anni e una vita romanzesca alle spalle. È nato a Padova, ha fatto il barbiere, ha studiato idraulica, lavorato in teatro a Londra e in giro per l’Europa. Si chiama Giovanni Battista Belzoni ed è senza dubbio il primo grande archeologo italiano in Egitto, forse uno dei più grandi in assoluto nell’età più avventurosa della «corsa» al Paese dei faraoni, a cavallo tra Settecento e Ottocento, l’età della spedizione napoleonica e delle scoperte di Champollion. Questa avvincente biografia porta alla luce uno dei personaggi centrali nella storia dell’incontro fra Europa ed Egitto: dalle esibizioni sulla ribalta come «Sansone Patagonico» al recupero della testa di Ramses II e al dissabbiamento del tempio di Abu Simbel, dalla soluzione dell’enigma della piramide di Chefren fino alla morte solitaria in Nigeria, nel tentativo di raggiungere la mitica Timbuctu.
A delinearne la storia l’autore, Marco Zatterin insieme a Christian Greco, giovane direttore del Museo Egizio di Torino. Insieme ai due ospiti anche Francesca Veronese, anche lei giovane talento e curatrice della mostra Belzoni inaugurata di recente a Padova. Modera Roberto Coaloa.

Occhio al semaforo rosso, è arrivato il “TRed”. In un giorno 400 multe

Sono attivi da lunedì 2 dicembre, nei primi 3 di 14 incroci previsti, i semafori dotati del sistema ‘TRed’ che rileverannochi passa con il rosso. Gli impianti sono attivi agli incroci fra i corsi Regina Margherita e Potenza, Peschiera e Trapani, Novara e Vercelli. Ne saranno piazzati  altri 4 tra fine 2019 inizio 2020, per finire nel corso del prossimo anno, con l’obiettivo di rafforzare  prevenzione e sicurezza, negli intenti del comandante della polizia municipale Emiliano Bezzon. E’ stata sistemata anche  la segnaletica che informa sulla presenza del semaforo che non scatta solo un fotogramma ma una decina, così da fare una analisi di contesto per verificare se effettivamente c’è stata o meno l’infrazione al codice della strada.

Nella prima giornata sono state riscontrate circa 400 infrazioni. Si rischia una contravvenzione di 600 euro.

 

Come nel teatro dell’assurdo

Amo il teatro dell’ Assurdo, Ionesco, Ibsen. Teatro del paradosso e dell’ allegoria.

Forzatura della realtà per rendere più esplicite le critiche sociali e politiche.
Andava forte negli anni ’50. Ora la realtà ha letteralmente superato quella fantasia. Di fatto un
intero nostro paese follemente incasinato, oramai dentro ad una crisi di nervi. Ultima vicenda il
cosiddetto salva Stati. Ora Di Maio e Salvini si oppongono. Gualtieri e pd sbigottiti replicano.
“Eravate voi al governo quando sono iniziate le trattative. Ora cosa volete?” E qui comincia
il Teatro dell Assurdo. L’Ex Ministro Tria conferma di aver trattato e di aver informato l’ allora
Presidente del Consiglio Conte il quale ha informato con un Whatsapp i vice Presidenti Di Maio e
Salvini. Follia con una sua tragica razionalità. Logica avrebbe voluto un consiglio dei Ministri
apposito. Evitato solo per un motivo, evitare di bisticciare
Hanno fatto finta di niente sperando non si sa bene cosa. In questo mese si pagano le tasse.
Precisamente si paga l’ anticipo delle tasse del 2020. Contemporaneamente notificate multe
ed accertamenti multi milionari a nullatenenti che sorridono ed alzano spallucce. Tanto non
rischiano nulla.
Viene in mente la storia dei famosi 49 milioni di Euro che la Lega di Salvini dovrebbe ridare in 89 anni.
Complimenti a tutti.
Sapete il perché di queste sceneggiate ?
Finzioni per spingere più in là la bancarotta del nostro Stato. Tragicamente semplice no? Uno
Stato indebitato ma senza patrimonio e contemporaneamente con un patrimonio privato più
alto del mondo.
E visto che non vogliamo farci mancare nulla abbiamo (hanno) letteralmente buttato via 9
miliardi per il reddito di cittadinanza. Vorrei conoscere una persona, solo una persona che è stata
avviata al lavoro o quanti hanno avuto delle proposte di lavoro dai centri dell’impiego. Con 200
mila persone ( in particolare al Sud) soggetti a controlli per dichiarazioni false. Appunto, altra
follia. Ma anche noi piemontesi diamo il nostro piccolo contributo alla totale ingovernabilità e
dunque follia del sistema. Torino non ha nulla sotto controllo. Trasporti nel marasma più totale.
Personale, non esiste una pianta organica. Ora pure i pentastellati ( gruppettari di nistrorsi) che si
oppongono alla presenza sul nostro territorio di start up perché israeliane.
Sconsolante epilogo del dopo no Tav ed esaltazione di tutti gli antagonisti del mondo per poi
dare il maggior numero di concessioni per supermercati. Anche qui, sapete perché? Fingere di
incassare i soldi delle urbanizzazioni per rimandare la bancarotta del Comune di Torino.
Con Appendino che colleziona avvisi di garanzia. Con Italia e Piemonte che letteralmente
sprofondano nella melina e non in forma figurata . Ultima ed inquietante domanda? Sanno che
cosa sta accadendo? Tragica riposta: no!
Non sanno , o perlomeno fanno finta di non sapere che è l Italia che ha bisogno dell’Europa e non
viceversa. Nel quadro l’Urlo di Munch è rappresentata l’ impotente angoscia dell’ umanità di fronte
alla potenza della natura. Tra le cose che mi hanno sempre stupito, l’ attualità di un’ opera
concepita prima della fine dell’Ottocento. Una fotografia esistenziale attuale. Ora i nostri conti
economici non tornano come non tornano i conti esistenziali. Non c’ è mai stata crisi lacerante
complicata con una classe dirigente così incapace e totalmente inadeguata.

Patrizio Tosetto

Embraco, Appendino: “Indegno non rispettare gli accordi”

La sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha parlato ai cancelli dello stabilimento ex Embraco di Riva di Chieri: “E’ indegno  – ha detto – che soggetti privati che fanno accordi con il pubblico decidano in modo non morale di non rispettare gli accordi. Diventiamo poco credibili anche come Stato”.  Con lei altri sindaci e una delegazioni di sindacalisti e lavoratori sono entrati nello stabilimento dove  non state ancora installate linee produttive dalla nuova proprietà Ventures. Ha proseguito la sindaca:  “Voglio  ringraziarvi a nome di tutto il territorio metropolitano. Qui non c’è colore politico, ma tanti sindaci di un territorio che ha bisogno che voi battagliate, cosa che state facendo con grande coraggio perché questa lotta non riguarda solo voi, i 400 lavoratori dell’ex Embraco, ma anche le vostre famiglie e quelle di tutti i lavoratori dell’indotto”. Appendino inoltre ha promesso di essere presente al prossimo incontro che si terrà a Roma al Mise  entro dicembre.

Un torinese ai vertici della vela mondiale, Marco Carpinello

Torinese, classe 1981, sport praticato la vela, ruolo prodiere, Circolo Nautico al Mare di Alassio

Segni particolari: Medaglia d’oro CONI nel 2015 per la vittoria al mondiale ORC con Enfant Terrible, due Mondiali d’altura ORC con il TP 52 Enfant Terrible, due  Mondiali nella classe Farr 40 con Nerone. Nome: Marco Carpinello, per gli amici Carpy.

Carpy ha una vasta esperienza di regate tra le boe e offshore, è stato membro dell’equipaggio di Cookson 50 Mascalzone Latino e anche di RC44, Melges 40, del Farr 40 Enfant Terrible, del Melges 40 Inga, e attivo nei principali circuiti velici internazionali.

Nel 2018 ha vinto a bordo di Alive la classifica overall della leggendaria Rolex Sydney Hobart, considerata una tra le regate più dure al mondo con le sue 600 miglia di distanza, che prende il via ogni anno il giorno di Santo Stefano e temuta per le sue tempeste che, nell’edizione 1998, hanno causato ben sei morti.

Per i non addetti ai lavori la Rolex Sydney Hobart sta alla vela come la Parigi Dakar sta all’automobilismo e la discesa di Kitzbuhel sta allo sci alpino.

Carpy è stato il secondo italiano a vincere la Parigi Dakar del mare dopo Francesco Mongelli, che aveva fatto il navigatore sul Volvo 70 Giacomo nell’edizione 2016.

Sempre nel 2018 è stato a bordo del Melges 40 Inga con il quale ha chiuso al terzo posto il circuito stagionale, mentre ad inizio di quest’anno è stato vicino a guadagnare il titolo “Velista dell’Anno TAG Heuer”, il premio più prestigioso della vela italiana.

Carpy è una di quelle poche persone tanto di coraggio quanto di valore che, attraverso la vela e il mare, hanno dato una svolta alla propria vita.

Noi riusciamo ad incontrarlo in esclusiva nella sua città, Torino, insieme ad un ristrettissimo numero di amici. Siamo a metà novembre e nella sua bacheca personale ha da poco aggiunto la vittoria, sul Maxi 72 Cannonball, della 38esima edizione della Coppa del Re a Palma de Mallorca e la 30esima edizione della Maxi Yacth Rolex Cup, che si è svolta a settembre a Porto Cervo.

 

 

Bentrovato Carpy e complimenti per queste tue due ultime vittorie. In passato abbiamo già parlato di vela mare e, più volte, ti ho chiesto di raccontarmi dei tuoi successi. Una domanda, però, che non ti ho mai fatto: Quando hai capito che la vela sarebbe potuta diventare da semplice passione sportiva giovanile a qualcosa di più?

“Le idee le avevo ben chiare fin da bambino. Già alle elementari sapevo che il mio destino sarebbe stato sulle barche. Non ci crederai, e lo posso anche capire, ma in quinta elementare ho scritto sul diario di scuola che da grande avrei voluto fare il prodiere. Il maestro ha sorriso quando lo ha letto. Il tempo poi ha confermato i miei sogni.

Nello specifico tutto è iniziato nel 1992 con il boom del Moro di Venezia, ho incominciato a guardare le regate, come la maggior parte degli italiani all’epoca, in televisione con mio papà e ho subito ritrovato nel prodiere del Moro, Alberto Fantini, il ruolo che avrei voluto ricoprire su una barca a vela. Cominciai, quindi, il percorso classico che tutti i ragazzi intraprendono con un corso di Optimist, poi il Fireball con mio papà, da lì il passaggio a scafi maggiori con il primo imbarco importante sul Mumm 30 Joe Fly. Dopo Joe Fly mi chiamarono su Farr 40 Nerone per il campionato europeo senza che me lo aspettassi. Veramente. L’indecisione su cosa rispondere a quella convocazione è stata enorme, ma alla fine ho ragionato e mi sono detto: “Vado e se vinco porto avanti quello che è stato il mio sogno fin da bambino. Fu vittoria e da li’ ho iniziato, è stato un segno del destino.”

 

Dopo averti fatto ricordare gli inizi della tua carriera adesso, invece, ti chiedo: dopo tutti questi anni qual è stato il momento più bello finora del tuo percorso e quello che, al contrario, farai sempre fatica a ricordare?

“Il piu bello, anche se scontato, lo so, è stato tagliare il traguardo della Sidney Hobart; non è stato solo tagliare una linea di arrivo, ma vincere la Gara, quella con la G maiuscola, quella competizione che pochi velisti hanno vinto al mondo e a cui tutti sognano di poter partecipare, anche solo presentandosi sulla linea di partenza. E’ stata una delle emozioni più forti della mia vita, ancora piu di vincere il mio primo mondiale. Quando mi ha chiamato mio padre al telefono non sono riuscito a trattenere le lacrime e sono scoppiato a piangere dalla gioia.

Il piu difficile da ricordare, invece, non è rappresentato da un momento preciso, ma da una serie di situazioni che sfociano in emozioni che ho già vissuto, come ad esempio le volte in cui siamo arrivati prossimi alla vittoria ma ci è sfuggita dalle mani proprio….. per un soffio di vento. Non so se per te valga lo stesso, ma io tendo a ricordarmi sempre di piùdegli errori perchè sono sempre levemozioni piùforti, più intense, più traumatiche rispetto alla vittoria di per sè.”

 

Condivido con te pienamente il concetto, anche io tendo a ricordare più gli eventi traumatici di quelli positivi. Passiamo adesso ad una domanda squisitamente tecnica: Paul Cayard nel 2017 ha dichiarato che in Coppa America avrebbe desiderato “barche più veloci e plananti, senza foil, come i Maxi 72, così da esaltare maggiormente le abilità dell’equipaggio”. Arrivi da una vittoria al Maxi 72  lobal Championship  u “Cannonball”. Qual è la tua opinione in qualità di membro di equipaggio di un Maxi 72?

“Bisogna partire da due premesse: la prima consiste nel fatto che le barche impegnate in Coppa America sono delle imbarcazioni che hanno alle spalle una Ricerca e Sviluppo che è paragonabile a quella utilizzata per andare sulla luna, quindi sono uno spettacolo! La seconda premessa è che Paul Cayard parla di una specifica tipologia di competizione velica, il match race, in cui sono due scafi solamente che si sfidano, ben diversa dalla formula classica di regata, in cui gli equipaggi sono ben più di due contemporaneamente.

Facendo riferimento al match race, quindi, questa formula di competizione tra equipaggi necessita di barche lente per vedere la reale bravura dell’equipaggio. La loro bravura viene esaltata nella fase di ingaggio, che rappresenta l’essenza pura del match race.

Durante un match race è meglio essere dietro senza penalità che davanti con penalità, chi è dietro vede sempre quello davanti; questi, invece, non vede l’inseguitore e si deve girare per rendersi conto delle manovre dell’avversario, ed è in quel momento che l’inseguitore ingaggia chi lo precede ed inizia la manovra per il sorpasso. Questo è il motivo per cui è fondamentale che il timoniere non si giri e si fidi di ciò che gli viene comunicato dall’equipaggio.

Gli equipaggi impegnati nei match race a cui si riferiva Paul Cayard sanno fare tutti le manovre, il valore aggiunto l’equipaggio lo ottiene trovando il feeling e capendosi reciprocamente.”

Dopo la vittoria della Rolex Sydney Hobart è difficile pensare di vincere qualcosa di ancora più importante e più prestigioso; quali saranno le motivazioni che ti spingeranno a continuare?

“Se adesso avessi tra le mani lo stesso diario che avevo in quinta elementare non scriverei più di voler fare il prodiere. Il desiderio che scriverei sarebbe di vincere la line honor alla Sidney Hobart con record, così da poter vincere e portare a casa il “triplete australiano”. Lo scorso anno, quando ho chiamato mio padre, mi sono messo a piangere, nel caso del “triplete” non so proprio cosa potrebbe succedere!”

 

Per quest’anno il lavoro in mare è terminato, cosa prevede il lavoro a terra fino all’inizio della prossima stagione?

“In verità non è ancora del tutto finita! Torniamo in australiana per difendere il titolo. Siamo più pronti e carichi dello scorso anno, il ricordo di quelle scariche di adrenalina nelle vene non lo dimenticherò mai. Ci rendiamo conto, però, che sarà più dura del solito, le variabili sono sempre troppe e troppo imprevedibili e il peso di essere defending champion si fa sentire.

La percezione di come potrebbe andare la gara arriva a pochi giorni dalla partenza, quando le condizioni meteo sono più chiare e ci rendiamo conto che potrebbe essere l’anno giusto.”

 

Tornando al “triplete”, termine principalmente calcistico, e smettiamo di parlare di vela: Juventus o Toro??

“So già che, su questo punto, non ci troveremo d’accordo ma sei seduto quindi non mi preoccupo più di tanto. Premetto che non sono mai stato un grande appassionato di calcio ma…. Toro tutta la vita! mio padre mi ha trasmesso la fede granata, quella vera e profonda. Conosco tutti gli inni.

Diverso discorso per la Nazionale in quanto credo nella mia bandiera, la stessa che vedo ballare con il vento sulle barche.

E poi dai, vuoi mettere il piacere dello sfotto a voi gobbi, certe emozioni non hanno prezzo!.”

 

Per fortuna sono seduto come hai detto tu, le tue risposte mi regalano sempre grandi emozioni! Cambiando discorso, da qualche tempo condividi il percorso della vita con una persona, come riesci a coniugare il tempo insieme a lei e le trasferte che abitualmente ti vedono impegnato in giro per il mondo, anche per dei lunghi periodi?

“E’ difficile per entrambe le parti, la persona a cui voglio bene mi manca, questo è fuori discussione, anche se a migliaia di km di distanza ci si pensa sempre. La parte più difficile per me non è tanto la distanza di per sè, quella oramai è relativa, quanto i fusi orari. Quando ad esempio sono in Australia per la Sidney Hobart o mi trovo sulla Costa pacifica degli Stati Uniti, i fusi orari iniziano ad essere importanti. Anche tu lo puoi testimoniare da grande viaggiatore, e non turista, quale sei. Le videochiamate e la tecnologia in generale hanno aiutato molto le coppie come le nostre! Ho avuto la fortuna di incontrare una persona che, fin da subito, è riuscita a capire e comprende, cosa rara, ciò che faccio e con cui condiviamo molti valori di coppia.

Quello che sicuramente pesa maggiormente è quando vengo chiamato magari per un mese e mezzo di seguito di trasferta.”

Grazie per il complimento Carpy, adesso però direi di cambiare completamente argomento e parlerei di vacanze, dove le preferisci passare: mare montagna o viaggiando?

“Montagna, tutta la vita. Non si discute, lo sai benissimo!

Sono nato sugli sci, la barca è stata successiva, io non ho mai avuto la passione per il mare inteso come luogo dove passare le vacanze. A me piace fare le regate, ovvio, e questo negli anni si è ancora piùenfatizzato. Essere al mare, però, non mi fa sentire in vacanza.

Per quanto riguarda il viaggiare, invece, io vivo in giro per il mondo tutto l’anno tra aeroporti, aerei, treni e taxi. Quando torno da lunghe trasferte il mio unico desiderio è solo vivere la casa, leggere un libro, vedere qualche amico, ma in generale uscire poco. Ti svelo un segreto: adoro fare le lavatrici!.”

 

Con tutte queste miglia percorse durante l’anno planando a pelo d’acqua, con o senza foil, qualche giorno libero per coltivare una tua grande passione, lo sci, insieme ai tuoi amici rimane?

“Certo che sì, sono una persona molto fortunata. Svolgo un’attività che mi lascia molto più tempo libero nella stagione invernale e mi dà la possibilità, quindi, di non rimanere solo per il fine settimana tra le nostre amate montagne, ma anche di prendere le pelli in settimana e salire fino a passo San Giacomo con in miei amici più cari.

Per me la montagna rappresenta uno di quei luoghi del cuore che ognuno di noi ha e alla quale non potrei mai fare a meno.

Ci vediamo alle 9 al Citroc, come sempre!”

 

Se desiderate farvi raccontare delle sensazioni, emozioni e delle paure che ha provato la prima volta che ha iniziato a navigare lungo lo stretto di Bass, che separa l’Australia meridionale dalla Tasmania, quando l’equipaggio ha ricevuto l’autorizzazione dal Race Control per passare, pur sapendo che in quella parte di mare i soccorsi rischiano di non arrivare a seconda delle condizioni meteo,  non vi resta che mettere gli sci ai piedi e sperare di fare una salita in seggiovia quest’inverno insieme a lui tra Sestriere e dintorni.

 

 

Emanuele Farina Sansone

 

Dalla Cina 120 tour operator al Torino Outlet Village

Arcus Real Estate, società di Percassi che commercializza e gestisce progetti retail di lusso tra cui Torino Outlet Village, ha da sempre collaborato con la comunità cinese per costruire un rapporto di fiducia e di collaborazione, riuscendo negli ultimi anni a ritagliarsi uno spazio di valore con i principali player del mercato turistico cinese.

Per rafforzare la collaborazione, ha recentemente ospitato a Torino Outlet Village un’importante delegazione di oltre 120 dei più importanti tour operator cinesi, venuti dalle principali città cinesi, per scoprire nuove destinazioni in Italia, fuori dai circuiti più noti.

Il 15 Novembre la delegazione cinese, partita da Milano, è stata ospitata a Torino Outlet Village per una giornata di shopping e successivamente si è recata a Torino per una visita guidata della città di Torino alla scoperta di nuovi itinerari turistici da proporre ai propri clienti, soprattutto in vista di Capodanno Cinese 2020  fine gennaio.

La previsione di dati del turismo cinese, estratti da China Tourism Academy e CTRIP, e presentati durante il workshop “China Training Day”, svolto dall’azienda organizzatrice  i2i, sono impressionanti per il prossimo decennio:

Nel 2018 i viaggi effettuati da turisti cinesi all’estero sono stati circa 150 milioni e la previsione è che nel 2030 supereranno i 400 milioni

Ad oggi solo il  9% della popolazione cinese è in possesso di un passaporto ed entro il 2030 i viaggiatori cinesi rappresenteranno un quarto del totale dei viaggiatori su tratte internazionali.

Le 3 principali motivazioni del viaggio per il turista cinese sono

  • Visite culturale e visita di città artistiche 97%
  • Divertimento il 66%
  • Shopping il 41%

a seguire motivi di business e visita famiglia expat

E’ inoltre emerso che la destinazione TOP OF MIND in Europa si attesta essere il Bel Paese.

Il “turismo dello shopping” rappresenta oggi un fenomeno in continua evoluzione e i Luxury Outlets sono  capaci di condizionare sempre di più gli itinerari turistici, soprattutto per i turisti asiatici.

Torino Outlet Village, è considerato una vera e propria meta turistica ovvero una “Shopping Tourism Destination”, capace di attrarre turisti EU ed extra EU alla ricerca di un luogo “incantato” con un’offerta di brand varia e di alto profilo, con servizi di ospitalità a 5 stelle, apertura sette giorni su sette tutto l’anno e soprattutto con prezzi scontati fino al 70% nei negozi.

L’INFO POINT di Torino Outlet Village è diventato recentemente Punto IAT (Punto di Informazione Turistica) in collaborazione con TURISMO TORINO e PROVINCIA, a conferma del fatto che ha sempre sostenuto attivamente il territorio e promosse le eccellenze della propria regione.

Natale è cultura nei beni Fai del Piemonte

A dicembre visite eccezionali al cantiere di restauro nel Salone dei Savoia del Castello di Masino (TO)

e speciali percorsi nel Castello della Manta (CN) “vestito a festa”

 

Addobbi, luci, tavole imbandite, musiche e canti della tradizione natalizia, ma anche un cantiere di restauro in attività, da scoprire e vedere da vicino: sono le sorprese che i Beni del FAI – Fondo Ambiente Italiano in Piemonte riserveranno a chi li visiterà a dicembre 2019, offrendo l’opportunità di trascorrere con la famiglia e gli amici momenti speciali e allegri in attesa delle Feste.

 

Dal 30 novembre al 15 dicembre, dalle ore 10 alle 18, il Castello di Masino a Caravino (TO), millenaria residenza dei Conti Valperga, proporrà percorsi tra i saloni decorati con lanterne, ghirlande e il grande abete. Particolare attenzione sarà dedicata al prezioso presepe in corallo di manifattura trapanese, appartenuto alla nobile famiglia e restaurato dal FAI, esposto nella Galleria dei Poeti. Domenica 1°, 8 e 15 dicembre saranno in programma, inoltre, tre speciali laboratori dedicati alla creazione del presepe con materiali semplici, delle decorazioni e degli addobbi per l’albero.

Oltre alle iniziative squisitamente natalizie, il castello riserverà un’occasione speciale. Da mercoledì 4 a venerdì 6 dicembre, dalle ore 10 alle 18, la quadreria dei Valperga – custodita nel Salone dei Savoia e composta da circa 100 ritratti sei e settecenteschi, raffiguranti personaggi di primo piano delle corti sabauda, spagnola e francese – sarà oggetto di una campagna fotografica e di analisi diagnostiche non invasive. Si tratta di indagini preliminari e funzionali non solo al cantiere di restauro dei dipinti e degli affreschi del salone, previsto nel 2020 e sostenuto da Deutsche Post Foundation, ma anche alla campagna di studi che sarà condotta, dai primi mesi del 2020, dal FAI e dall’Università degli Studi di Torino, di concerto con la Soprintendenza. Un laboratorio mobile e un set fotografico permetteranno di acquisire in loco le immagini delle opere d’arte a diverse lunghezze d’onda (luce visibile, radiazione infrarossa, radiazione ultravioletta) utili per documentare la storia conservativa e materiale delle tele.  In via straordinaria i visitatori potranno assistere ad attività che solitamente si svolgono a porte chiuse – dalle operazioni dei tecnici dei laboratori scientifici e dei restauratori alla movimentazione delle opere d’arte – e scoprire le opere della quadreria da prospettive inedite: sarà, per esempio, possibile vedere i dipinti a distanza ravvicinata e osservarne i retro per conoscerne la storia conservativa e collezionistica.

A cura di FAI e Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Torino.

Biglietti: Adulti € 11; Ragazzi (4-14 anni) € 5; iscritti FAI e bambini fino a 5 anni gratuito

Visita Scoprimasino Natale € 5; laboratorio € 3 oltre al biglietto di ingresso

 

Per chi ama il calore e l’atmosfera di gioia che accompagnano al Natale, il Castello della Manta (CN) si “vestirà a festa” e accoglierà gli ospiti tra lanterne, rami di abete e agrifoglio per visite speciali tra i saloni addobbati, in programma sabato 7, 14 e 21 dicembre alle ore 10.45, 12.30, 15 e 16.30. Domenica 1° dicembre alle ore 14.30, 15.30 e 16.30 il percorso di Avventura natalizia in castello sarà dedicato ai bambini che potranno scoprire la storia della fortezza medievale attraverso fiabe e racconti sugli antichi abitanti, mentre domenica 8, 15 e 22 dicembre alle 14, 15 e 16 ci saranno visite speciali con accompagnamento musicale nella cinquecentesca Sala delle Grottesche. Domenica 8 le voci dell’ottetto Vocaleight proporranno canti natalizi; domenica 15 e 22 allieteranno il castello tradizionali melodie eseguite all’antico pianoforte. Nei pomeriggi domenicali saranno attivi i laboratori manuali dedicati ad addobbi per la casa e la cameretta (1° dicembre), chiudipacco e biglietti d’auguri (8 dicembre), decorazioni per l’albero (15 dicembre), centritavola e ghirlande (22 dicembre).

Biglietti: Adulti € 11; Ragazzi (6-18 anni), iscritti FAI e residenti € 5

Biglietti Avventura natalizia in Castello: Adulti € 10; Ragazzi (6-18 anni), iscritti FAI e residenti € 6

 

Con il Patrocinio di Regione Piemonte.

Il calendario “Eventi nei Beni del FAI 2019” è reso possibile grazie al significativo sostegno di Ferrarelle, partner degli eventi istituzionali e acqua ufficiale del FAI; al fondamentale contributo di FinecoBank, già Corporate Golden Donor, che ha scelto di essere a fianco del FAI anche in questa occasione e di PIRELLI che conferma per il settimo anno consecutivo la sua storica vicinanza alla Fondazione. Per il secondo anno si conferma la prestigiosa presenza di Radio Monte Carlo in qualità di Media Partner. 

 

 

www.fondoambiente.itwww.castellodimasino.itwww.castellodellamanta.it

Il romanzo torna in fabbrica

Industria, lavoro, precarietà nella narrativa di oggi

 

Il Premio Italo Calvino organizza, in collaborazione con Premio Biella Letteratura e Industria, ISMEL e Unione culturale Franco Antonicelli, un incontro sulla letteratura industriale e del lavoro degli ultimi anni.

Giovedì 5 dicembre alle ore 18.30, nella sala ‘900 del Polo del ‘900, gli scrittori Antonio G. Bortoluzzi (Come si fanno le cose, Marsilio), Maurizio Gazzarri (I ragazzi che scalarono il futuro, ETS), Eugenio Raspi (Inox; Tuttofumo, Baldini+Castoldi) e Stefano Valenti (La fabbrica del panico, Feltrinelli) discuteranno di industria, lavoro e precarietà nella narrativa italiana contemporanea insieme a Giuseppe Lupo, scrittore e docente di letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica di Milano, e a Claudio Panella dell’Unione culturale Antonicelli. Modera Riccardo Staglianò. Letture di Chiara Bongiovanni.

 

Dopo l’epoca d’oro della letteratura industriale ‒ due titoli per tutti, Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri (1959) e Memoriale di Paolo Volponi (1962)  ‒ e dopo il memorabile Vogliamo tutto di Nanni Balestrini (1972), monumento all’operaio massa, si è assistito a una sorta di silenzio sul tema fabbrica e lavoro, che ha cominciato a infrangersi solo all’inizio del terzo millennio con le straordinarie irruzioni di Ermanno Rea nell’Ilva di Napoli e di Alessandro Portelli nelle acciaierie di Terni. Ma negli ultimi anni sta tornando in scena, con forza, una nuova narrativa industriale nella cifra del disincanto e della disillusione.

 

ANTONIO G. BORTOLUZZI è nato in Valturcana (Alpago, Belluno) nel 1965. Il suo ultimo romanzo, Come si fanno le cose, è pubblicato da Marsilio Editori. Nel 2015, con il romanzo Paesi alti (Ed. Biblioteca dell’Immagine) ha vinto all’unanimità la 35a edizione del Premio Gambrinus – Giuseppe Mazzotti 2017 nella sezione Montagna: cultura e civiltà ed è stato finalista al Premio letterario del CAI Leggimontagna nel 2015 e al Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo 2016. Nel 2013, ha pubblicato il romanzo Vita e morte della montagna con cui ha vinto il Premio Dolomiti Awards 2016-17 Miglior libro sulla montagna del Belluno Film Festival. Il suo esordio risale al 2010 con Cronache dalla valle (Ed. Biblioteca dell’Immagine). Finalista del Premio Italo Calvino nelle edizioni 2008 e 2010, è membro accademico del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna).

MAURIZIO GAZZARRI  è nato a Volterra nel 1971. Nel 1990 si trasferisce a Pisa, dove si laurea in Scienze dell’Informazione. Si è impegnato e si impegna in politica. Ha collaborato dal 2008 al 2018 con il Sindaco di Pisa, occupandosi, tra molte altre cose, di digitalizzazione dei servizi, comunicazione e partecipazione. Con il suo primo romanzo, I ragazzi che scalarono il futuro (ETS edizioni), ha vinto il “Premio della giuria dei lettori” della XVIII edizione del Premio Biella Letteratura e Industria.

EUGENIO RASPI vive a Narni, dove è nato nel 1967. Per ventidue anni ha lavorato come tecnico specializzato nella più grande fabbrica di Terni, la Acciai Speciali. Dal 2014, al termine del rapporto di lavoro, è in attesa di nuova occupazione: nel frattempo scrive storie. Inox, pubblicato nel 2017 da Baldini+Castoldi, è stato finalista al Premio Calvino, come Libro dell’anno di Fahrenheit, al Premio John Fante, al Premio Biella Letteratura e Industria. Ha vinto il Premio Giuria Tecnica Massarosa e il Premio Fulgineamente. Il suo secondo romanzo, Tuttofumo, è appena arrivato in libreria, sempre per Baldini+Castoldi.

STEFANO VALENTI (1964), valtellinese, vive a Milano. Ultimati gli studi artistici, si è dedicato alla traduzione letteraria. Il suo romanzo d’esordio, La fabbrica del panico (Feltrinelli 2013), è stato segnalato  dal XVI Premio Calvino e  ha vinto il premio Campiello Opera Prima 2014, il premio Volponi Opera Prima 2014 e il Premio Nazionale di Narrativa Bergamo 2015. Sempre con Feltrinelli ha pubblicato Rosso nella notte bianca (2016). Per i “Classici” ha tradotto Germinale (2013) di Emile Zola e Il giro del mondo in ottanta giorni (2014) di Jules Verne. Insegna in diverse scuole di scrittura.

giovedì 5 dicembre – ore 18.30

Polo del ‘900, via del Carmine 14 – Torino

 

con  gli scrittori

Antonio G. Bortoluzzi, Maurizio Gazzarri, Eugenio Raspi, Stefano Valenti

interventi di

Giuseppe Lupo e Claudio Panella

modera Riccardo Staglianò

 

letture di Chiara Bongiovanni

saluti di Mario Marchetti (Premio Calvino) e Paolo Piana (Premio Biella Letteratura e Industria)

 

Riorganizzazione scolastica, discussione in Sala Rossa

Dall’ufficio stampa di Palazzo Civico

Oggi pomeriggio il Consiglio comunale si è aperto con la discussione di un’interpellanza generale sul tema della riorganizzazione scolastica (primo firmatario, Stefano Lorusso, PD) che chiede il rinvio di un anno delle proposte di “gigantismo scolastico” previste dal piano di riorganizzazione 2020/2021 approvato nel 2017.

L’assessore all’istruzione, Antonietta Di Martino, ha spiegato di aver operato, in congruenza con gli indirizzi comunali e regionali, l’operazione di dimensionamento che è stata orientata alla valorizzazione dei modelli degli istituti comprensivi. Le proposte pervenute sono scaturite da un percorso partecipato e sono state tutte elaborate dalle scuole, compresa quella riguardante l’Istituto comprensivo Alberto Salgari (che avrà 1.777 alunni e non 1.850 come indicato nell’interpellanza generale). La richiesta di rinvio di un anno della riorganizzazione è inopportuna se consideriamo che è già rimasto sospeso per un anno, ma il Consiglio comunale è libero di approvare la revisione dell’atto di indirizzo.

La consigliera Lorenza Patriarca (PD) ha precisato che un grande istituto comprensivo è formato da non oltre 1.300 studenti (e non 1.800 come il Salgari). I temi cruciali sono due, ha detto; non c’è stata la possibilità di approfondire un tema vitale del mondo scolastico in sede di Commissione consiliare. E occorre un dialogo maggiore fra le scuole e le pubbliche amministrazioni, il piano non può funzionare con un Istituto comprensivo formato da 1.800 alunni, con vari gradi scolastici

Il consigliere Stefano Lorusso (PD) ha dichiarato che le decisioni prese dall’Amministrazione sono state prese senza nemmeno convocare una Commissione con i consiglieri comunali. La questione, al di là degli indirizzi, è soprattutto una questione di buon senso: un nuovo istituto comprensivo con 1.777 studenti è un’enormità. E questa giunta dovrebbe valutare maggiormente la natura dei problemi e atteggiarsi con meno spocchia. Su questa vicenda sono state raccolte oltre mille firme di genitori contrari al dimensionamento e non sono stati presi in considerazione.

La consigliera Marina Pollicino (Misto di minoranza – Con.Ci) ha spiegato come ci siano due termini che hanno un diverso significato: efficienza ed efficacia. E occorre andare nella direzione dell’efficacia, non deve vincere l’efficienza come nel caso del dimensionamento scolastico. E su questo tema si sta andando verso l’involuzione culturale, perchè che il risultato è un mostro dalla forma di un apparato elefantiaco.

La consigliera Daniela Albano (M5S) ha detto che si è sviluppato un percorso virtuale tra gli insegnanti che ha generato un buon progetto per le famiglie e si è detta soddisfatta della direzione intrapresa in tema di dimensionamento scolastico.

La consigliera Barbara Azzarà (M5S) ha detto il progetto che sta alla base delle scelte in tema di dimensionamento parte da indicazioni volute a suo tempo dal Partito Democratico regionale, recepite nella delibera approvata dal Comune di Torino. Tutto quanto sta alla base del dimensionamento scolastico è un progetto educativo a tutti gli effetti.

La consigliera Deborah Montalbano (Misto di Minoranza – DemA) ha ricordato di non aver votato la delibera all’origine della discussione e come, nonostante le tante proteste dei genitori, non sia mai stata convocata una Commissione sul tema. Il risultato di questi accorpamenti, ha detto, è la formazione di ‘classi pollaio’ e di spazi sacrificati per gli studenti. Mi auguro, ha concluso, che non ci si avvii nella stessa direzione per la scuola Gianelli alle Vallette.