ilTorinese

Raccolta differenziata: Torino si ferma al 46%

EcoForum 2019: il Piemonte fra luci e (troppe) ombre

In Piemonte solo quattro Comuni su dieci raggiungono il 65% di raccolta differenziata previsto per legge. Sono 44 i Comuni “Rifiuti Free” che producono meno di 75 kg/abitante anno. “È necessario puntare forte su una conversione green del tessuto economico, verso un Green New Deal ed una vera Economia Circolare”

A distanza di 7 anni dalla data in cui si sarebbe dovuto raggiungere il 65% di raccolta differenziata per legge, il Piemonte si ferma ad un modesto 61,2%, con la città di Torino (46%) e la Provincia di Alessandria (53%) a rallentare la corsa regionale verso il rispetto delle norme di legge. Solo 44 i Comuni Rifiuti Free, ovvero che hanno una produzione di rifiuti inferiore ai 75Kg/abitante all’anno e una raccolta differenziata superiore al 65%.
Sono i dati che emergono dal dossier Comuni Ricicloni Piemonte 2019 presentato ieri a Torino da Legambiente nel corso della terza edizione dell’EcoForum per l’Economia Circolare del Piemonte, appuntamento dedicato all’approfondimento e al confronto sui temi della corretta gestione dei rifiuti e delle buone pratiche di economia circolare a cui hanno preso parte rappresentanti delle istituzioni, università, mondo imprenditoriale e singoli cittadini.

“La strada individuata dal Piano Regionale Gestione Rifiuti, ovvero raccolta porta a porta e tariffazione puntuale, è quella che ha garantito le migliori performances a livello locale e nazionale. Occorre però un cambio di marcia, che garantisca risultati migliori in tempi rapidi – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – La corretta gestione dei rifiuti, a valle di una decisa azione di prevenzione e riduzione, è un tassello fondamentale per una conversione ecologica del tessuto economico regionale, per l’implementazione di un Green New Deal e, in ultimo, per la creazione di una vera Economia Circolare. La nostra Regione è ancora indietro rispetto agli obiettivi di legge e si muove troppo lentamente, ma la crescita costante è comunque un indicatore positivo. E come spesso accade il mondo civile si muove più velocemente delle Istituzioni. Ne sono esempio le aziende, le università e le associazioni che oggi abbiamo raccolto attorno a questo tavolo, in rappresentanza di un tessuto socio-economico vivo e fertile alla Green Economy”.

I 44  Comuni Rifiuti Free sono :

Vignone (VB), Barone Canavese (TO), Vespolate (NO), Mezzomerico        (NO), Varallo Pombia           (NO), Pombia (NO), Pecetto di Valenza (AL), Divignano (NO), Borgo Ticino (NO), Oleggio Castello (NO), Pino Torinese (TO), Vinchio (AT), Vogogna (VB), Riva presso Chieri (TO), Castelletto Monferrato (AL), Briga Novarese (NO), Cavaglio d’Agogna (NO), Cavaglietto (NO), Cambiano (TO), Camo (CN), Gargallo (NO), Poirino (TO), Cantarana (AT), Pavarolo (TO), Bogogno (NO), Baldissero Torinese (TO), Armeno (NO), Belveglio (AT), Villafranca d’Asti (AT), Tornaco (NO), Comignago (NO), Cossato (BI), Corsione (AT), Mombercelli (AT), Arizzano (VB), Azzano d’Asti (AT), Mongardino (AT), San Paolo Solbrito (AT), Vaglio Serra (AT), Valfenera (AT), Camagna al Frinco (AT), Soglio (AT), Vigliano d’Asti (AT). Legambiente li ha premiati nel corso dell’EcoForum ed ha sottolineato come i risultati in questi Comuni siano stati ottenuti con ricette diverse ma con un denominatore comune: la responsabilizzazione dei cittadini attraverso una raccolta domiciliare porta a porta, un’informazione e sensibilizzazione continua ed efficace e con politiche anche tariffarie che premiano il cittadino virtuoso.

La maggior parte dei Rifiuti Free sono piccoli comuni – con la positiva eccezione di Cossato (BI) e Poirino (TO), comuni con più di 10.000 abitanti che si confermano virtuosi – ma buoni risultati di raccolta differenziata si possono trovare anche tra i grandi comuni capoluogo di provincia come Novara (72,7% di RD), Asti (69,2%), Cuneo (72,4%), Biella (78,1%), Vercelli (70,3%) e Verbania (77%).

Seguendo le variazioni normative a livello comunitario e nazionale Legambiente ha negli ultimi anni modificato i criteri di valutazione dei vincitori per poter fornire ai Comuni uno stimolo a raggiungere risultati sempre più ambiziosi. A determinare la classifica non sono più solo i livelli di raccolta differenziata raggiunti (criterio minimo per entrare nella valutazione è il raggiungimento del 65% di RD) ma anche le politiche di riduzione della quantità di rifiuto destinata a smaltimento, in accordo con il nuovo pacchetto europeo sull’economia circolare. Obiettivo minimo per entrare a far parte dei Comuni Rifiuti Free di Legambiente è dunque la soglia di produzione di 75 kg/ab/anno di secco residuo prodotto (che comprende il secco residuo e la parte di ingombranti non riciclata).

Nel corso dell’EcoForum sono state presentate alcune delle migliori esperienze piemontesi in tema di economia circolare. Tra queste RI-Generation, progetto che nasce dalla collaborazione fra il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, e l’imprenditore torinese Giorgio Bertolino, titolare della Astelav di Vinovo (TO), azienda leader nella distribuzione di ricambi per elettrodomestici, che hanno deciso di promuovere insieme il recupero e la vendita di lavatrici e lavastoviglie rigenerate offrendo al tempo stesso un’opportunità di lavoro a persone in difficoltà.
Ma anche Barricalla, il principale impianto di smaltimento in Italia per i rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, situata alle porte di Torino, a Collegno, un impianto-modello preso a esempio dagli addetti ai lavori del settore. Sono poi state presentate le attività del gruppo Unieco Ambiente, impegnato nella gestione, trattamento, intermediazione di rifiuti speciali, nella bonifica e messa in sicurezza di siti inquinati. ReLife Group, la holding costituita insieme alle 7 aziende del Gruppo Benfante, realtà leader nel mercato nazionale del recupero di carta e cartone che ha dato vita ad un ripensamento radicale dei tradizionali impianti di selezione, inserendo più automazione nel processo di estrazione delle frazioni estranee e nella valorizzazione di singole componenti. Sempre operativi nel settore carta, la Cartiera Pirinoli, recentemente insignita del premio “Ambientalista dell’anno”, salvata dal fallimento dai suoi operai nel 2015 e dedita alla produzione di carta riciclata. Il Politecnico di Torino  che riduce e monitora i consumi di plastica in tutte le sue sedi con il progetto My PoliTO Bottle e l’associazione studentesca GreenTO che con Plastic Free Movida promuove l’utilizzo di bicchieri lavabili attraverso una piattaforma che ne centralizza la gestione.

Durante l’EcoForum è stato presentato il progetto ECCO, Economie Circolari di COmunità , coordinato da Legambiente e finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. L’obiettivo di ECCO è diminuire la produzione di rifiuti e incentivare i cittadini ad adottare stili di vita sostenibili, formare i giovani verso i green jobs e stimolare l’imprenditoria giovanile nel settore dell’economia circolare. Il tutto dando alle attività una forte valenza di carattere sociale grazie al coinvolgimento di persone socialmente deboli e coinvolgendo disoccupati e neet.

Nuova vita per l’ex asilo Principessa Isabella

“Si tratta di interventi per un valore che ammonta a 450mila euro, 300mila dei quali finanziati dalla Regione e 150mila dal Comune”

LA GIUNTA APPROVA IL PROGETTO ESECUTIVO DEL RECUPERO NEL QUARTIERE LUCENTO

È stata approvato dalla Giunta comunale, su proposta degli assessori Francesca Leon e Antonino Iaria, il progetto esecutivo per un recupero complessivo che consentirà presto al complesso dell’ex asilo Principessa Isabella, in via Verolengo, di ospitare attività socioculturali.

Si tratta di interventi per un valore che ammonta a 450mila euro, 300mila dei quali finanziati dalla Regione e 150mila dal Comune, che interesseranno l’impianto termico e quello elettrico, la realizzazione di compartimentazioni per isolare la sala teatrale da quelle legate alle altre attività organizzate nel complesso. Sono anche previsti la sostituzione del controsoffitto e l’intonacatura del solaio nella zona del palcoscenico, oltre a interventi per rendere accogliente l’intero stabile, spazio sempre molto frequentato, chiuso al pubblico nel 2016 proprio per la necessità di procedere ad adeguamenti degli impianti – sottolineano Francesca Leon e Antonino Iaria rispettivamente Assessora alla Cultura e Assessore all’Urbanistica della Città di Torino –.  Il restyling, concordato con la Circoscrizione e con i cittadini di Lucento, autentici fruitori assidui delle sale, ci permetterà di restituire un ‘Principessa Isabella’ completamente restaurato, rispondente finalmente alle necessità di sicurezza e funzionalità”.

L’edificio ha peraltro un notevole valore storico: fu costruito nel 1883 su commissione dell’imprenditore Antonio Gallo e inaugurato il 4 novembre del 1884 per dare aule consone all’asilo infantile che, fin dal 1879, accoglieva i bimbi residenti in zona.

Solo nel 1977 l’edificio è diventato Scuola materna Principessa Isabella ma, nel 1982, ha cessato la sua funzione originaria. Nel 1984 la proprietà è passata alla Città e che ha destinato l’immobile a Centro d’incontro. Dal 1987 i locali sono rimasti inutilizzati, salvo un’esperienza di occupazione nel 1991 che ha dato luogo al Centro sociale Isabella smantellato nel 1993 dopo alterne vicende.

Nel 1998 il ‘Principessa Isabella’ è stato restituito all’uso pubblico della Circoscrizione 5 per ospitare un Centro di documentazione storica, un teatro e sale prove.

 

(dall’ufficio stampa di Palazzo Civico)

Foto Museo Torino

La prima conferenza sul cambiamento climatico

“Come possiamo salvare il pianeta con azioni forti e semplici”

PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI

 Riceviamo e pubblichiamo

 

I giovani di Fridays for Future Torino e dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai insieme per invitare la cittadinanza alla prima conferenza sul tema del cambiamento climatico.

La conferenza avrà luogo venerdì 13 dicembre 2019 dalle ore 19,30 alle 21,30 presso il Centro Culturale della Soka Gakkai in Corso Bramante 58/9 a Torino.

Durante la conferenza interverranno il Professor Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino e Elena Costa rappresentante di FFF di Torino. Parteciperanno come uditori diversi leader della nostra città.

L’evento nasce dalla volontà di mettere in atto “L’appello alla Resilienza e alla speranza” che Adolfo Perez Esquivel, attivista per i diritti umani e Premio Nobel per la Pace, e Daisaku Ikeda, leader buddista mondiale, hanno consegnato ai giovani di tutto il mondo a Roma il 6 giugno 2018.

Siamo assolutamente certi che, se i giovani sapranno unirsi, potranno trovare soluzioni per percorrere insieme nuove strade di convivenza, di resilienza e di speranza.”

“Se faranno questo, potranno costruire un prezioso patrimonio universale dell’umanità e un mondo nuovo giusto e solidale.”

Fridays for Future fa proprie le parole di Greta Thunberg “Quello che facciamo o non facciamo in questo momento condizionerà tutta la mia vita, le vite dei miei figli e dei miei nipoti. E quello che facciamo non facciamo adesso, io e la mia generazione non potremo correggerlo in futuro.”

(La nostra casa è in fiamme, di Greta Thunberg)

Ripartono i lavori per la Torino -Lione

In Valle di Susa riprendono i lavori per la Tav


Infatti il cda di Telt, società italo-francese incaricata di realizzare e successivamente  di gestire la nuova ferrovia ad Alta Velocità, autorizza oggi la firma del contratto per costruire le “nicchie” della galleria della Maddalena. Il dg di Telt, Mario Virano, a margine della Conferenza Intergovernativa riunitasi a Torino dopo un anno dice che  “Il cantiere di Chiomonte sta seguendo il calendario previsto e i lavori del tunnel di base in Italia partiranno nel 2021”.

Le foto di Falcone e Borsellino nella Sala Morando

Riceviamo e pubblichiamo

MARRONE (FDI): “GRAZIE A NOI A PALAZZO LASCARIS. SIMBOLO DI IDENTITÀ E LEGALITÀ”

“Grazie a noi la celebre foto dei giudici Falcone e Borsellino entrerà in Consiglio Regionale”, ad annunciarlo è il Capogruppo di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone, dopo il voto in aula che ha dato l’ok al posizionamento, nella Sala Morando di Palazzo Lascaris, della foto a ricordo dei giudici uccisi dalla mafia. “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono per noi il simbolo più alto di amore per la Patria e lotta per la Legalità – ha spiegato Marrone -. Per questo motivo abbiamo deciso di raccogliere la proposta giunta dai banchi del M5S. Per loro era una provocazione da contrapporre al crocifisso. Per noi le effigi di Falcone e Borsellino sono invece un simbolo di “identità nazionale” che si sposerà benissimo con le nostre radici cristiane”.

Greta arriva in piazza Castello tra i giovani di FFF

Greta Thunberg arriva a Torino venerdì. Lo ha annunciato lei stessa su Twitter, avvisando  i ragazzi torinesi di Fridays for future che manifesteranno con lei in piazza Castello. La giovane  si trova ora a Madrid e ha deciso di fermarsi nella nostra città, prima di tornare  in Svezia. La sindaca Appendino le ha dato il benvenuto scrivendo un post sui social.

Carmen nella Spagna di Franco

L’opera,  ambientata nella Spagna franchista, è protagonista al teatro Regio di Torino per la direzione del giovane Giacomo Sagripanti e la regia di Stephen Medcalf

 

Carmen, il capolavoro di Georges Bizet, è riproposto in scena al teatro Regio di Torino da martedì 10 dicembre alle ore 20. A guidare l’Orchestra del Teatro Regio sarà, per la prima volta, il maestro Giacomo Sagripanti, vincitore degli International Open Awards quale giovane direttore emergente, e poi distintosi come interprete del repertorio lirico e del Bel canto presso La Fenice di Venezia, la Openhaus di Zurigo, l’Opera di Parigi. A firmare l’allestimento in cui è ambientata la tragica e passionale vicenda della gitana, simbolo della libertà e vittima emblematica del femminicidio, è Stephen Medcalf. La regia è stata creata per il Teatro Lirico di Cagliari nel 2005 ed ha conquistato il Premio Abbiati 2006 quale miglior regia d’opera.

Il dramma di Bizet, originariamente ambientato nel primo ventennio dell’Ottocento, viene trasposto nella Spagna franchista, a guerra civile appena conclusa. Scene e costumi sono stati realizzati da Jamie Vartan e riescono a delineare uno spazio claustrofobico, seppur in continuo movimento. Su di esso si aprono e si richiudono le prospettive della fabbrica di sigari, della locanda di Lillas Pastia e della plaza de toros. Lo spettatore assiste anche all’atterraggio di un aereo nei pressi di un covo di contrabbandieri.

Nel ruolo di Carmen debutta al Teatro Regio il mezzosoprano franco armeno Varduhi Abrahamyan, interprete di grande bravura di un repertorio che spazia da Handel a Rossini, da Verdi a Cajkovskij. La sua voce, scura e piena, si accompagna al carattere sensuale tipico del personaggio di Carmen. Andrea Care’ è l’interprete del ruolo di don José, nel quale ha debuttato nel 2009; allievo di Luciano Pavarotti, è stato vincitore del Concorso Internazionale di Spoleto nel 2005. Ciò che più turbo’ il pubblico parigino durante la prima di Carmen non fu tanto il suo finale tragico, quanto l’assoluto realismo dell’opera, i cui protagonisti erano soggetti tratti dal proletariato urbano contemporaneo al compositore. Georges Bizet iniziò a lavorare alla Carmen nel 1875, fu la sua ultima opera, un capolavoro che non venne riconosciuto immediatamente come tale. Il successo giunse dopo la morte dell’autore, che incontro’ una certa difficoltà a trovare l’interprete femminile per un ruolo così complesso come quello di Carmen. Alla fine la scelta cadde su Celestine Galli-Marie’, che si rivelò una buona alleata di Bizet nel sostenere che la trama dell’opera, nonostante le insistenze da parte della direzione artistica, non andasse modificata.

 

Mara Martellotta

Tavole Allegre: un progetto per generare occasioni di incontro

Creare occasioni di incontro e conoscenza attraverso momenti di aggregazione, abbattere i muri della solitudine, ricostruire reti sociali e rapporti di prossimità della vita quotidiana, in modo naturale, semplice e coinvolgente: condividendo un pasto.
Questo è in poche parole Tavole Allegre, il progetto realizzato in alcuni quartieri di Torino dalla Compagnia di San Paolo in collaborazione con l’Ufficio Pio e Slow Food Italia, che in 9 mesi ha permesso, con il coinvolgimento gratuito di oltre 50 cuochi e 15 volontari, di organizzare 80 pranzi, per un totale di 1450 pasti serviti a oltre 250 persone anziane e sole. Questi risultati e soprattutto le tante storie nate dal progetto sono stati raccontati oggi nella festa organizzata a Cascina Fossata per tutti coloro che si sono impegnati in questa iniziativa, alla presenza di Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo, Carlo Petrini, presidente di Slow Food e Nanni Tosco, presidente dell’Ufficio Pio.
Image

Due le formule adottate da Tavole Allegre: i pranzi di vicinato e i pranzi di comunità. I pranzi di vicinato sono momenti conviviali organizzati direttamente nelle case delle persone che vivono in condizione di isolamento e fragilità, già coinvolte nei progetti dell’Ufficio Pio. Intorno al tavolo si riuniscono le persone ospitanti, giovani, migranti, volontari, persone del vicinato che hanno condiviso i piatti preparati dai 37 ristoratori che hanno accettato l’invito di Slow Food Torino a prendere parte all’iniziativa.

Le case di quartieri sono, invece, i luoghi di incontro per i pranzi di comunità: una festa collettiva che coinvolge tutti gli abitanti, sempre con menù curati da locali coinvolti da Slow Food.

 

Tavole Allegre è l’evoluzione dei Barachìn (simbolo del cibo operario, popolare e casalingo) promossi da Slow Food durante Terra Madre Salone del Gusto 2018, che hanno raggiunto nelle proprie case 5000 persone che vivono situazioni di difficoltà, nelle 120 Città di Terra Madre: donne e uomini che per un motivo o per un altro non potevano partecipare all’evento. L’iniziativa è stata sposata da Compagnia di San Paolo che insieme con Ufficio Pio e Slow Food Italia, per tutto il 2019, ha portato avanti il progetto Tavole Allegre, individuando il pranzo come strumento di festa e condivisione, di relazione e di recupero di una dimensione della socialità talvolta perduta.

 

«Questa per noi – racconta Nanni Tosco, presidente dell’Ufficio Pio – rappresenta un’esperienza pilota nell’ambito degli interventi a favore delle famiglie povere con adulti fragili e anziani. Il recente intervento pubblico nel sostegno al reddito delle persone povere ci ha permesso di lavorare con più enfasi sull’inclusione sociale con progetti finalizzati al miglioramento della dimensione relazionale. Le persone a tavola hanno mostrato inattesi talenti artistici e culinari e li hanno usati come strumenti per aprirsi agli altri. Non solo, nei contesti più conflittuali come i condomini ATC, la reciproca conoscenza ha aiutato a ridurre la diffidenza nell’altro sostituendola con il desiderio di nuovi incontri».

 

Un progetto che ha dimostrato un alto potenziale sociale che può essere replicato anche in altri territori e che «ha ribadito come – sottolinea Carlo Petrini, presidente di Slow Food – il cibo storicamente unisca. Molte ricette che siamo abituati a gustare sono frutto di meticciato, di scambi, di unioni, ed è questo a renderlo davvero unico. Ora sarebbe bello estendere questa esperienza e fare sì che iniziative come queste si moltiplichino. È un piccolo ma importante segnale per costruire una società capace di una visione ampia, che sia consapevole delle tante risorse che si celano nella diversità di ognuno».

 

Tavole Allegre forte di questo “piccolo ma importante segnale” proseguirà nel 2020: «nel corso del 2019 abbiamo sperimentato la ricetta e compreso che la convivialità può essere un utile strumento per arricchire il capitale sociale delle persone attraverso la bellezza dell’incontro tra mondi a volte lontanissimi – afferma Francesco Profumo, Presidente della Compagnia di San Paolo – durante il 2020 perfezioneremo ancora la nostra ricetta attraverso il recupero di spazi di comunità, la creazione di ulteriori reti nell’ambito del proprio vicinato perché le persone siano sempre meno sole e affinché questa esperienza possa consolidarsi divenendo un dispositivo utile anche ad altri soggetti e contesti».

 

Per raggiungere questi obiettivi, il progetto Tavole Allegre intende nel 2020 ampliare i propri spazi di sperimentazione individuando due ulteriori aree di Torino e un’area non metropolitana in un comune della provincia in cui favorire la coesione sociale attraverso la convivialità e le reti di prossimità.

Nella prossima edizione di Terra Madre Tavole Allegre prevederà ulteriori possibilità di partecipazione all’evento, attraverso iniziative diffuse sul territorio.

La festa a cascina Fossata non poteva che finire con la musica. Ad allietare la giornata l’Orchestra dei suoni di Terra Madre di Simone Campa.

 

Le realtà che hanno cucinato per Tavole Allegre:

Albergo dell’agenzia (Bra), Alzona Luca (docente Master of Food), Antiche Sere, Aroma, Bastimento, Boccondivino (Bra), Bricks, Cadrega (Moncalieri), Casa Amelie, Chiodi Latini New Food, De Amicis, Du’ Cesari, Eataly, Eragoffi, Etiko, Giudice, La Guendalina, La Madia, La Piola Di Via Piol (Rivoli), L’angolo Dei Sapori, Le Putrelle, M**Bun, Oinos, Ottimo, Pastificio Baltuzzi, Pastificio Bolognese, Pastificio Reale, Piazza Dei Mestieri, Rabezzana, Rivendita2, San Giors, Settesì, Sorij, Taperia y Cocina, Tre Galline, Vinolento e Vitel Etonné.

 

Tavole Allegre è un progetto di Compagnia di San Paolo in collaborazione con Ufficio Pio e Slow Food Italia e con il supporto di Università degli studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

A 50 anni dalla strage di Piazza Fontana

Passati 50 anni dalla strage di piazza Fontana. Sconvolgente, nessuno è stato condannato
nonostante sia  lampante la verità. Colpevoli i fascisti Freda e Ventura coperti da parte dei
servizi segreti di allora.

È passato mezzo secolo, una strage che segna un punto di svolta. Un
passaggio e non sicuramente l’ inizio. Ho ricordi sfocati. Quando fu ucciso Pinelli ed arrestato
Valpreda mio padre sostenne che non era nello stile degli anarchici. Stile ? Cosa c’ entrava lo stile
con il terrorismo? Avrei capito anni dopo. Lo stile differenziava le varie ideologie.

I nazifascisti volevano produrre panico per ristabilire l’ ordine. Colpivano chiunque con obbiettivi precisi. I
terroristi rossi volevano essere precisi uccidendo rappresentanti delle istituzioni e del capitale.
Ideologie all’ opposto, ma proprio perché all’ opposto unificavano i  metodi con l’ obbiettivo di
creare panico e terrore.

In quegli anni impariamo nuovi termini come servizi deviati, depistaggio ,
strategia della tensione. Il terrorismo, il terrore divenne una quotidianità. Attraverso l’ Italia dal
Nord al Sud.  Due episodi (ricordi). Nel 1973 Boia chi molla, Messere fascista dichiarato
inneggia e sollecita scontri di piazza per Reggio capoluogo.

I sindacati indicono una manifestazione nazionale. Da Torino parte un treno in cui c’ ero
anche io. Prima volta nella mia vita. Il treno arriva con 6 ore di ritardo causa allarme bomba: a
manifestazione conclusa un piccolo corteo per la città e poi si riprende il treno. Porte e finestre
chiuse. Canti e slogan. Poi una donna sventolando un drappo rosso , affacciandosi dal suo
balcone urla: sono con voi . Tornando a Torino eravamo convinti di aver fatto il nostro dovere.

Luglio 1980. Stazione di Grosseto.
Litigata tra me e mia moglie che voleva sedersi in sala d’aspetto. È troppo pericoloso. Mi
diede dell’allarmista. Un mese dopo la strage di Bologna. Si doveva convivere con il terrore. A  Torino
dal ’77 in avanti ogni settimana un morto o dei feriti. Qui ( tragicamente ) era tutto chiaro.

Nessun attentato di marca fascista Tutto di marca rossa. Obbiettivi umani. Persino Emanuele
Iurilli e Roberto Crescenzo ammazzati per caso. Non facevano politica. Erano al posto sbagliato al momento sbagliato.
Come le vittime di Milano. Come le vittime di Bologna. Tragico dirlo: casualità era entrata nel
gioco dell vita.

Domanda : i terroristi facevano politica?
Sì. Seconda domanda: erano simili?Assolutamente sì. Unificati da molte cose. Principalmelmente dal considerarsi superiori, poi il totale disprezzo per l’ altro. La democrazia resse. Non era scontato. Una quarantina d anni prima non avvenne. Non scontato perché ( ahimé ) la storia si può ripetere. La democrazia resse perché lo Stato seppe reagire trovando il Generale Dalla
Chiesa.

Resse perché la politica e i politici seppero reagire. A volte con difficoltà nel capire fino in fondo.
Capire che dovevano mettere da parte le divisioni e che il nemico comune erano sia terrorismo
nero che terrorismo rosso. Vinse lo Stato perché supportato da una società civile che aveva
capito la posta in gioco.

Anche qui non subito. I primi attentati a Torino furono indirizzati contro la Fiat ed i suoi
uomini. Terroristi rossi che credevano di nuotare nel mare della classe operaia. Furono isolati ,
individuati, arrestati e condannati. Intanto riforma e cambiamento dei servizi segreti.

Noi come individui e lo Stato attaccati da più parti dall’ estrema destra all’ estrema sinistra. Ci voleva una
risposta corale. Ci fu in parte. La giustizia non è riuscita ad essere giustizia. Ma almeno la
Democrazia resse. Dicevamo che la democrazia non deve diventare un rito. Dobbiamo difenderla.
Anche qui ci si è riusciti in parte. Qualcosa abbiamo fatto.

 

Patrizio Tosetto

Dai campi alla città. Coldiretti invade Torino contro “l’immobilismo della Regione”

In  migliaia gli agricoltori si sono radunati  in piazza Vittorio veneto  a Torino per la manifestazione di Coldiretti  denominata “Bôgia Piemont”, organizzata in segno di protesta contro quello che l’associazione definisce “l’immobilismo della Regione”. Sarebbero 15 mila i manifestanti, secondo gli organizzatori. Il corteo si è spostato sotto le finestre del Palazzo regionale in piazza Castello (all’indomani delle Sardine).  Coldiretti chiede agevolazioni d’impresa per i giovani agricoltori.  Presenti anche un trattore e una capretta, quale “animale testardo”,  simbolo della lotta all’immobilismo politico e amministrativo.

 

(Foto LV – il Torinese)