“Le rivolgiamo questo appello in quanto uomini e donne di ogni appartenenza politica e religiosa, con storie diverse e convinzioni anche divergenti su singoli temi, ma uniti nell’angoscia per ciò che la guerra in corso rappresenta”. Queste le parole dell’appello al Papa firmato da tutte le forze politiche dell’Assemblea.
“Ho raccolto una sollecitazione del Comitato regionale per i Diritti Umani affinché Papa Francesco, con la sua voce autorevole, si faccia tramite verso le diplomazie internazionali per una rapida soluzione del conflitto tra Russia e Ucraina e il raggiungimento della pace in Europa”, spiega il presidente del Consiglio regionale e del Comitato Stefano Allasia.
L’appello prosegue con la preoccupazione per la popolazione ucraina “sottoposta ormai da tempo a gravi sofferenze. È diventato chiaro a tutti che il conflitto in corso ha una portata ben più ampia. È come se i frammenti di ciò che Lei chiamava “guerra mondiale a pezzi” si fossero unificati, e oggi noi abbiamo un conflitto aperto tra le maggiori potenze per la supremazia. Mai come in questo momento il mondo è stato vicino al baratro. E, anche se non si dovesse giungere ad azioni estreme, vaste aree del mondo possono essere investite dalle conseguenze economiche di ciò che accade. In particolare sulla nostra Europa è in procinto di abbattersi una crisi senza precedenti in questo dopoguerra, con grave devastazione del tessuto sociale”.
“Perché senza la TAV ci perdono la Val Susa e l’Italia”
Le dimissioni di Bruna Consolini , sindaco di Bussoleno, importante Comune della Valle di Susa contro le proteste dei NOTAV rispetto alla convenzione affinché il Comune ricevesse i soldi delle compensazioni per la costruzione della TAV, sono una sconfitta dei NOTAV che dimostrano anche in questa occasione di essere contro il Bene Comune o l’interesse della Valle di Susa.

Torino, 9 novembre 2022. Il Consiglio Direttivo della Fondazione Torino Musei, riunitosi oggi ha preso atto della designazione avvenuta con decreto del Sindaco dello scorso 27 ottobre, ha nominato Massimo Broccio Presidente della Fondazione Torino Musei.
Sono molto onorato per questa nomina – dichiara Massimo Broccio, neo Presidente della Fondazione Torino Musei – Sono consapevole della complessità dell’incarico ma sono anche stimolato dalla possibilità di presiedere un ente che ha un patrimonio artistico e culturale così rilevante e come tale ricco di opportunità e potenzialità. Dedicherò a questo incarico l’impegno necessario e la passione per l’arte che ho avuto la fortuna di maturare negli anni.
Massimo Broccio, commercialista torinese, 52 anni. Esperto di finanza e pianificazione aziendale, advisor finanziario per operazioni di finanza strutturata e di M&A, membro di organi controllo e vigilanza di primarie società con cariche nelle principali divisioni del gruppo Intesa Sanpaolo. Da oltre 10 anni Segretario della Fondazione Arte Moderna e Contemporanea CRT dove ha avuto modo di acquisire una significativa esperienza e relazioni nel mondo dell’arte. Cariche anche nel Comitato Fondazioni Arte Contemporanea e, in passato, negli organi di controllo della Fondazione Torino Musei e del Castello di Rivoli.
La nomina è stata approvata all’unanimità dal Consiglio Direttivo composto da Sara Bonini Baraldi, Vice Presidente, Roberto Coda, Luca Angelantoni e Anna Maria Poggi, Consiglieri.
Ristoranti, le stelle del Piemonte brillano ancora
Come in ogni premiazione, c’è chi rimane contento, deluso, arrabbiato, chi contento a metà.

Ecco il nuovo ipermercato Esselunga di corso Bramante
Notevole affluenza di persone questa mattina in occasione del nuovo punto vendita di Esselunga a Torino, in corso Bramante.

Il nuovo ipermercato ha una superficie di 2.500 metri quadri e un parcheggio interrato di 500 posti auto.
La catena Esselunga ha curato la realizzazione dei lavori su strade e marciapiedi circostanti per 2,3 milioni di euro, compresa la pista ciclabile in via Giordano Bruno, aiuole e semafori.
Le due associazioni lavoreranno in sinergia per sviluppare appieno le opportunità evolutive del settore e tutelare a livello legislativo regionale e nazionale le aziende piemontesi
Confindustria Piemonte e Federturismo Confindustria hanno siglato un accordo quadro per tutelare le aziende del settore e monitorare le dinamiche del comparto in ambito regionale, nazionale ed europeo. È infatti necessario un intervento coordinato per assicurare efficienza ed efficacia nella rappresentanza degli interessi delle imprese verso la Regione, cui la riforma del titolo V della Costituzione ha assegnato la competenza legislativa esclusiva in materia di turismo.
“L’industria del turismo registra una crescita costante da molti anni in Piemonte. La pandemia ha avuto un impatto certamente importante ma la ripresa da allora è sotto gli occhi di tutti. Questa è la premessa migliore per un ulteriore sviluppo di questo settore, che deve diventare strutturale attraendo crescenti investimenti privati. I grandi eventi, le nostre montagne, i nostri laghi, le bellezze architettoniche e storiche non possono essere dati per scontato, ma vanno trasformati nel reale motore di crescita e occupazione che rappresentano, anche grazie alla capacità delle nostre imprese e dei loro lavoratori” dichiara il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay.
“In un momento così delicato e difficile come quello che stiamo vivendo in cui molte imprese turistiche si trovano in uno stato di indebolimento finanziario, anche di tipo patrimoniale, aggravato dall’aumento dei costi energetici e dei tassi d’interesse riteniamo sia cruciale – sottolinea la presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli – dimostrare di essere uniti e lavorare in sinergia per tutelare il nostro tessuto economico e per poter programmare al meglio e insieme la ripartenza. Forti di questa convinzione abbiamo voluto siglare l’accordo quadro con Confindustria Piemonte. Il turismo è uno dei principali motori dell’economia italiana che opera attraverso la cura e la riscoperta dei territori, dell’arte, dei prodotti tipici dell’enogastronomia e delle eccellenze del nostro Made in Italy. Un’industria che va sostenuta, protetta e valorizzata migliorando il sistema in cui operano le imprese e investendo sulla qualità del comparto, delle sue strutture e risorse umane”.
A Federturismo Confindustria aderiscono 25 Associazioni di Categoria dell’industria turistica, cinque selezionate imprese di particolare rilievo nazionale e numerose Associazioni Territoriali di Confindustria, per il Piemonte l’Unione Industriali di Torino. Federturismo Confindustria gestisce e negozia inoltre il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i dipendenti da aziende dell’industria turistica di cui è titolare. A Confindustria Piemonte rappresenta 5.500 imprese con circa 265mila addetti.
Il settore turistico, secondo i dati forniti dalla Regione Piemonte, viaggia ancora a livelli inferiori del 15-20% rispetto al 2019 e conta su oltre 46mila imprese (pari al 10% del totale regionale) e circa 153 mila addetti (11% del totale) per un indotto di circa 7,5 miliardi di euro. L’offerta ricettiva piemontese è composta da 6.700 strutture ricettive e 201.200 posti letto. Partendo da questo scenario, Confindustria Piemonte e Federturismo Confindustria si impegnano a sviluppare le opportunità evolutive del settore, con una particolare attenzione alle nuove tematiche della valorizzazione del patrimonio architettonico, storico e naturale del territorio, della rigenerazione urbana, della progettualità integrata di filiera. Su questi ambiti Confindustria Piemonte ha l’ambizione di diventare un “laboratorio territoriale” con valenza nazionale per la predisposizione di best practice, eventi, ricerche e studi.
L’accordo impegna Federturismo Confindustria a fornire documenti specifici, schede tecniche di approfondimento e, più in generale, strumenti di divulgazione alle imprese associate, oltre a tenere costantemente informata Confindustria Piemonte delle modifiche normative. Viene inoltre garantita la disponibilità di esperti nella trattazione di problematiche specifiche di settore. Federturismo Confindustria garantirà percorsi e modalità di interlocuzione diretta con il Ministero competente e presso le autorità comunitarie e nazionali, evidenzierà istanze, problematiche e temi di interesse del Piemonte.
Infine, l’accordo quadro prevede che possa essere invitato a partecipare alla Giunta Regionale di Confindustria Piemonte un componente designato da Federturismo Confindustria, e viceversa nella Giunta di Federturismo Confindustria sia presente un componente della “Commissione Industria del Turismo di Confindustria Piemonte”.
La Juve mette la quinta!
14^ giornata di campionato serie A
Giovedì 10 novembre h.18.30
Verona-Juventus
Juventus rinfrancata e lanciata verso la quinta vittoria consecutiva in campionato con vista quarto posto, Champions League,che dista solo 2 punti.
3 punti fondamentali da ottenere a Verona contro i scaligeri ultimi in classifica ma non per questo da sottovalutare.
Mancherà Vlahovic verso il forfait: Milik punta unica con Miretti alle spalle. Paredes e McKennie di nuovo in gruppo.
Formazioni
VERONA (3-4-2-1): Montipò; Dawidowicz, Gunter, Ceccherini; Depaoli, Hongla, Tameze, Doig; Kallon, Lazovic; Henry.
Allenatore: Bocchetti
JUVENTUS (3-5-1-1): Sczesny; Danilo, Bremer, Alex Sandro; Cuadrado, Fagioli, Locatelli, Rabiot, Kostic; Miretti; Milik Allenatore: Allegri
Enzo Grassano
Sugli schermi “L’ombra di Caravaggio” di Michele Placido
PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione
Tanti sono i momenti e le componenti che convincono dell’”Ombra di Caravaggio” (coprodotto tra Italia e Francia) che Michele Placido ricava oggi da un vecchio progetto teatrale dei lontani anni Sessanta. Un film riuscito, che forse avremmo voluto andasse più in profondità, al di là di quel che già non abbia fatto, all’interno della tragedia intima e umana, della torbida mescolanza tra “alto” e vita votata alla malvivenza, di colui che più di chiunque altro ha impresso una direzione nuova all’arte pittorica, ma che certo riempie gli occhi quanto a “ricostruzione” e ha tutte le carte in regola (con “La stranezza” di Roberto Andò) per correggere e dare una bella spinta ad un problema che sta diventando sempre più preoccupante, la affievolita presenza del pubblico nelle sale cinematografiche. Visto che ci stiamo ripetendo che il problema è dovuto anche alla presenza di operine mediocri, dei troppi che finora hanno trovato soldi facili per produrre “cose” che non vanno al di là del solito “spazio di un mattino”, allora afferriamole, in fretta, quelle opere che sembrano riconciliarci con un mondo che continuiamo ad amare ma da cui abbiamo in tempi recenti poche soddisfazioni.
Lo scorrere narrativo dentro il primo decennio del XVII secolo, altalenante tra date e luoghi, in un movimento continuo e febbricitante e ossessivo come solo le ossessioni sanno essere, i dialoghi che non poche volte gli sceneggiatori (Sandro Petraglia e Fidel Signorile con il regista) s’ingegnano a riformulare in una lingua seicentesca, gli apporti tecnici eccellenti, i costumi di Carlo Poggioli e le scenografie di Tonino Zera, sopra tutti la fotografia di un ispirato Michele D’Attanasio che costruisce immagini sghembe o sfuggenti, fluide, che reinventa con un preciso linguaggio le luci e le ombre del pittore inviso e maledetto, è sufficiente lo spalancarsi di una finestra, lassù in alto, perché il caos dello studio di Caravaggio si animi come per incanto, perché lo sguardo dello spettatore si posi sulla caduta di San Paolo; non ultimi i tanti vIsi scoperti per ridare vita alle corti dei miracoli napoletane e romane, al ricovero raccolto attorno alla figura di Filippo Neri, negli ambienti di Santa Maria in Vallicella, fatto di mendicanti (il cameo impagabile di Alessandro Haber, usato a far da San Pietro nella ”Crocifissione” di Santa Maria del Popolo) e prostitute, un mondo senza sfreni e vitale, visi e corpi denudati, messi o schiacciati in primo piano, in tutta la carnalità giusta e sfacciata che Placido pone come ossatura del suo ultimo film, come il sangue (sin dalle prime scene, Caravaggio assalito e trafitto nella guancia da un colpo di pugnale) e le torture (la morsa di ferro a squarciare la bocca di Giordano Bruno, con un Gianfranco Gallo che dà vita estrema, con grande convinzione, agli ultimi istanti di un martire e ad una delle scene più convincenti del film) e le violenze, verbali e fisiche.
Attraverso le immagini, come in un film d’investigazione, serpeggia l’Ombra, un religioso, in rigoroso abito nero (Louis Garrel), un misterioso inquietante inquisitore a cui Paolo V (Maurizio Donadoni), auspice non della verità ma del conforme, ha dato incarico di comprendere, negli interrogatori subdoli o violenti che avrà con quanti lo hanno conosciuto e frequentato, se nell’artista si nasconda il genio o l’uomo blasfemo, l’impudico e l’assassino, in lotta con le leggi di una Chiesa uscita dal Concilio di Trento, che auspica Madonne angelicate e santi ispirati e l’azzurro dei cieli, un uomo da perseguitare anche in quell’abitudine di raffigurare la Vergine con il viso e le forme di quelle prostitute che ha incontrato in strada ed elette al ruolo di amanti, Lena Antonietti (Micaela Ramazzotti) e Anna Bianchini Lolita Chammah) che la Storia ci ha tramandato. Da perseguitare per quell’uccisione del giovane Ranuccio Tomassoni, per cui è in attesa della grazia, nel suo girovagare tra il sud italiano e Malta e le coste laziali, dove verrà emessa la parola fine, mentre come in un baratto si suggerisce all’artista di abbandonare la propria arte: credo con un falso storico, anche alla luce degli ultimi studi e dei più recenti ritrovamenti. A lato la simpatia di quanti lo appoggiano e lo proteggono, Costanza Colonna (Isabelle Huppert) e il cardinal Dal Monte (lo stesso Placido) e Scipione Borghese, il nipote del pontefice (Gianluca Gobbi); pregio poi non ultimo del film, la “ricostruzione” di tante tele del Caravaggio, da quelle di san Matteo ad Anna come Maddalena o interprete della “Morte della Madonna” (al Louvre) dove ancora una volta è presa a prestito, lei suicida nel Tevere, il ventre gonfio, e circondata dagli apostoli, dalla “Madonna dei mendicanti” dove campeggiano le sembianze di Lena o alla “Madonna dei palafrenieri”, dove Sant’Anna ha il viso ricorrente di una popolana incontrata in altre occasioni e ancora Lena sfida il peccato con il suo prorompente seno che certo non poteva essere accettato su di un altare in San Pietro.
Placido non ci fa mai vedere il suo Caravaggio mentre dipinge le sue tele, sono già lì, concluse, a testimoniare una grandezza, ne ricostruisce come un maestro la storia, ci spinge ad uscire dalla sala per correre a casa a sfogliarci un volume e assaporare quei capolavori una volta ancora, a studiarlo ancora di più, magari a spingerci domani tra le chiese e i musei romani a riempirci gli occhi. E ogni cosa sarebbe un bel traguardo. E Riccardo Scamarcio è estremamente convincente, padrone del proprio corpo, spavaldo nel metterlo in mostra, capace di abbracciare appieno le luci e le ombre, il successo e la disfatta del suo artista, il sublime e la violenza entro cui Caravaggio visse.
Mezzo secolo d’arte raccontato nelle opere del pittore “adranita” esposte al “Collegio San Giuseppe” di Torino
Fino al 26 novembre
“Processo”. O “Crocifissione”. Tela dal rosso acceso. Che toglie campo ai neri ai bruni e al verde appena accennato e striato di rivoli di sangue. La corona di spine e di “scherno” a cingere il capo del “re dei Giudei”. Dietro, la salita del Calvario. Il Golgota, “luogo del cranio”, lo spazio narrativo. E i volti del Cristo. Sofferente e agonizzante. Forme informi. Non dissimili ai volti dei “poveri cristi”, compagni di strada d’ogni tempo. Del Nazareno, allora. E nostri e noi, ancor oggi e ogni giorno. Schizzi, disegni a matita (tracciati sul tram che, anni fa, portava il giovane studente Pippo da Mirafiori all’Università), poi tradotti in opere.
In cascate di colore e materia. Che, via via, diventano pagine dai colori accesi e violenti, sospese in un magico intreccio di passato e presente. Tante opere. Fra queste, per l’appunto, “Processo” realizzato da Pippo Leocata nel 1969. Quadro per il quale l’artista torinese, ma originario di Adrano (la siciliota Adranon – Vulcano, alle falde dell’Etna che tanto ha inciso e continua ad incidere sulla sua produzione artistica) venne allora definito dal grande Marziano Bernardi “un giovane pittore tra fede e ribellione”. Metà anni Sessanta. Pippo frequentava la Facoltà di Architettura al Politecnico di Torino e si laureava con il leggendario Carlo Mollino. Un dio ai suoi occhi. Che nei cromosomi del giovane studente lasciò impronte tali da non poter che farne il grande artista che oggi é. A renderne contezza, proprio la rassegna allestita, fino al prossimo 26 novembre, nelle sale espositive del “Collegio San Giuseppe” di Torino. “Antologia”, il giusto titolo. Nel prestigioso “Collegio” dei “Fratelli delle Scuole Cristiane”, scorrono infatti, attraverso trentacinque opere, oltre cinquant’anni di vita e di avventura artistica di Leocata.
Si parte, per l’appunto, dal ’69 per arrivare ai giorni nostri con le ultime produzioni, singolari sculture in legno pallet, dove l’impostazione architettonica tesa ad equilibrare forme, a comporre strato su strato remote figure, a interpretare elementi e storiche presenze di quella Grecia antica così sorella alle rocche, alle cupole e ai cavalieri della sua Sicilia, raccontano di talenti, doti e abilità acquisite con lo studio e artigianalmente (ma che Artigianato!) manipolate negli anni, con intuizioni di geniale creatività, su percorsi che del reale hanno fatto supporto di base per spiccare il volo nei cieli della più artistica libertà espressiva. Sua. E solo sua. Inconfondibile. Ecco allora, le opere lignee. In una sala che ha i contorni e le immagini della Grecia antica, fra “Cariatidi” dell’Eretteo sull’Acropoli di Atene, parate dei “Cavalieri” omaggio a Fidia” e “Figure alate” della “Nike” di Samotracia, oggi al “Louvre” di Parigi, scopriamo un lavoro certosino nell’intagliare, nel sovrapporre “legno a legno”, nell’ideazione di suggestive “tridimensionalità”, ottenute aggiungendo e non sottraendo ritagli, profili e scarti di legno ”come fossero– racconta lo stesso Leocata– pennellate di colore su tela o segni di matita su carta”. Storia e Mito.
Accanto al fascino dei reperti greci, troviamo infatti, narrate a tinte visionarie, forti e vigorose come colate (non a caso) di materia lavica le antiche memorie della sua Terra, del suo Vulcano capace di lanciare al cielo il magma infuocato di ignote vite sotterranee trasformate in forme e figure immaginifiche o in bianche e tonde lune o soli accecanti gialli o rosso fuoco o neri da far paura.
La sua Adrano, colonia greca di Corinto, alle falde dell’Etna, eterna presenza in ogni sua opera. Sia pure per riflesso, per antica memoria. Con il suo terrifico – amato Vulcano, le sue battaglie, i suoi guerrieri, i suoi cavalli alati e i suoi cavalieri armati di lunghe lance, scudi e coriacee armature. Racconti che riportano a galla antiche, fanciullesche paure. Come ne “Il mistero della Giannina”, dove si narra di quella vecchia casa arroccata sulle mura ciclopiche che i piccoli Adraniti, e Pippo e il fratello Vincenzo, avvicinavano in silenzio tenendosi per mano. Abitata da chissà quale demoniaca presenza! “Il tempo della memoria”. Che Pippo ripercorre in un lungo e in largo senza fine. In un iter pittorico e mentale che trova emozione profonda in quel “Siam polvere di stelle”, titolo preso a prestito proprio da una poesia del fratello Vincenzo, scomparso da alcuni anni. Immagine pittorica e parole in versi: “Vorrei librarmi in alto lassù/e toccare con mano quello spicchio di luna in cielo… giungere alla fine dell’infinito all’ultimo lembo/E scoprire che in realtà/’Siam polvere di stelle’”. Pippo e Vincenzo. E tutti noi. Mano per mano.
Gianni Milani
“Pippo Leocata. Antologia”
“Collegio San Giuseppe”, via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it
Fino al 26 novembre
Orari: dal lun. al ven. 10,30/12,30 – 16,30/18,30 e sab. 8,30/12
Nelle foto:
– Processo”, olio su tela, 1969
– Cariatide dell’Eretteo” (part.), legni di pallet e acrilico, 2021
– Il mistero della Giannina”, tecnica mista su carta, 2017
– “Il tempo della memoria”, olio su tela, 2014
– “Siam polvere di stelle”, tecnica mista su carta, 2019
In “missione gastronomica” con la cena spaziale
Torino, oltre che a essere soprannominata la ” piccola Parigi” è anche famosa come la ” piccola Houston” dove sono attive realtà come la Thales Alenia Space e Altec:
esse pongono la città di Torino in una posizione di livello sia negli studi di ricerca sulle caratteristiche dello spazio in continua evoluzione – alla luce anche degli attuali ambiamenti climatici – sia nella possibilità di narrarare i connotati che legano il modo di alimentarsi all’interno di una navicella spaziale e le modalità di cucinare i cibi direttamente nello spazio, senza disperdere le loro qualità nutrizionali , essenziali agli astronauti durante i lunghi mesi di permanenza in assenza di gravità.
