ilTorinese

Forza Italia Piemonte: “Buon lavoro al sen. Rosso”

NEO CAPOGRUPPO PER IL PARTITO NELLE COMMISSIONI LAVORI PUBBLICI E CULTURA DEL SENATO

“Auguriamo buon lavoro al senatore Roberto Rosso che è stato nominato capogruppo di Forza Italia sia nella Commissione Ambiente, Lavori Pubblici e Infrastrutture sia in quella Cultura, Istruzione e Sport del Senato. Si tratta di un impegno gravoso ma che premia le competenze, l’impegno, la lealtà di un nostro parlamentare piemontese. È evidente che si tratta di due Commissioni strategiche per il futuro del nostro Paese visto che nei prossimi cinque anni sarà fondamentale non perdere l’occasione dei fondi del Pnrr, traghettare l’Italia fuori dalla dipendenza energertica, rilanciarne il sistema infrastrutturale, Tav in testa, modernizzare il sistema scolastico e della formazione, completare la piena digitalizzazione del territorio, valorizzare il patrimonio culturale d’eccellenza italiano e potenziare il comparto sportivo. Siamo certi che Roberto saprà essere un punto di riferimento su questi temi sia per gli amministratori locali sia per i piemontesi”. Ad affermarlo il coordinatore regionale di Forza Italia in Piemonte Paolo Zangrillo e i suoi vice Roberto Pella e Diego Sozzani.

Al “Pannunzio” ciclo sul Futurismo. Si incomincia domani

VENERDI’ 11 NOVEMBRE ALLE ORE 17,30

Presso la sede del Centro Pannunzio  (via Maria Vittoria 35h, Torino), Marvi DEL POZZO terrà la prima conferenzareading di un ciclo di tre incontri sul Futurismo italiano in rapporto con analoghi movimenti europei. In questo primo appuntamento si esaminerà l’origine del Futurismo, con la lettura dei manifesti dell’epoca (1909 – 1911) relativi alla rivoluzione della letteratura, delle arti figurative, della musica: testi stilati dai grandi artisti futuristi della prima ora, accolti ed osannati dalle avanguardie parigine con enorme risonanza internazionale. La dirompenza con la tradizione e la provocatorietà di certi testi (“Uccidiamo il chiaro di luna” e “Contro Venezia passatista”) verranno esaltate dalla lettura degli attori Anna ABATE e Alessandro PIRON.

Distrae edicolante e ruba più di 1300 euro di gratta e vinci

Gli agenti di polizia del commissariato Barriera di Milano nel quartiere Vanchiglietta, hanno arrestato  un cittadino italiano gravemente indiziato del reato di furto aggravato ai danni di un’edicola.

Attorno alle 11, l’indagato faceva accesso ad una edicola di corso Belgio chiedendo al negoziante di poter vedere dei regali per un bambino; l’esercente assecondava la richiesta, prendendo dagli espositori alcuni articoli e facendoli vedere al cliente; questi, dimostrando interesse, chiedeva ulteriori articoli da inserire nella confezione regalo, pertanto l’edicolante si spostava per poterli prendere e lasciava per qualche istante l’uomo da sola di fronte al bancone. Successivamente, il cliente dichiarava di dover prelevare il denaro contante necessario all’acquisto e pertanto usciva dal negozio, non facendovi, però, più rientro. Solo allora l’esercente si rendeva conto dell’ammanco di  diversi gratta e vinci da 10 e 20 euro e di alcuni biglietti della lotteria, custoditi in una scatola che si trovava dietro il bancone, in un luogo fuori dalla disponibilità della clientela. I poliziotti del  Commissariato Barriera Milano intervenuti tempestivamente dopo l’uscita del soggetto dal negozio, lo intercettavano mentre si allontanava velocemente, a bordo di autovettura rubata, in direzione di corso Tortona e lo seguivano fino in piazza Respighi. Qui, il 51enne veniva fermato mentre stava per entrare all’interno di una seconda tabaccheria con l’intenzione di riscuotere una vincita; nelle sue tasche, infatti, gli agenti rinvenivano 8 gratta e vinci appena abrasi, del valore ciascuno di 20€, e risultati vincenti per la cifra complessiva di 250 €;presumibilmente, l’uomo aveva. Gli agenti recuperavano i biglietti ancora intonsi, per un valore di 1200 € circa, riconsegnandoli al legittimo proprietario e traevano in arresto il 51enne per furto aggravato.

Allo studio il piano salva-bollette, il Comune risparmia tagliando mezz’ora di illuminazione pubblica

Bollette della luce salatissime anche per il Comune di Torino che ipotizza di tenere accesi i lamponi 30 minuti in meno.

È stato poi calcolato che per ogni semaforo disattivato, si risparmierebbero 100 euro. Ma è proprio il “taglio” di 30 minuti dell’illuminazione che porterebbe alla  riduzione del 5% rispetto ai 28 milioni di costi previsti per l’anno prossimo. Negli uffici comunali, con la riduzione dell’ accensione del riscaldamento di un’ora al giorno e la temperatura di un grado in meno si ipotizza fino al 15% di risparmio su 22 milioni stimati di costi. Se si facesse attenzione alle luci lasciate accese di notte negli uffici si risparmierebbero 3 milioni.

Uomo in fin di vita vicino alla stazione dei bus

Nei pressi della stazione dei bus di Largo Pastore a Novara ieri è stato trovato un uomo di 53 anni in fin di vita. Lo ha soccorso il personale del 118 ed è stato rianimato, intubato e portato in ambulanza in rianimazione all’ospedale Maggiore. Si è trattato di un principio di ipotermia, ed è possibile che l’uomo  sia stato colpito da malore.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

“Abbey Road” e i Beatles allo Spazio Kairos

Appuntamento giovedì 10 novembre alle 21

 

I Beatles nel 1969 sono stanchi, disuniti e sentono che la favola sta finendo. L’hanno avvertito chiaramente durante le registrazioni di “Let It Be”, disco tormentato e carico di tensioni. Ma qualcosa li spinge a creare un ultimo lavoro: il risultato è uno dei grandi capolavori della musica mondiale, “Abbey Road”. I Finger Pie, cover band dei Beatles, suonano dal vivo in questo concerto-spettacolo ripercorrendo le canzoni e la storia dell’album tra aneddoti, curiosità e storie incredibili. Titolo “Abbey Road”.  L’appuntamento è giovedì 10 novembre alle 21 allo Spazio Kairòs di via Mottalciata 7 a Torino (intero 13 euro, ridotto 10,  biglietti in vendita su www.ticket.it; per entrare è necessaria la tessera Arci).

Con Vico Righi, voce e chitarra, Enrico Bontempi, chitarra e voce, Riccardo Mariatti, basso, Simone Zangirolami, batteria, e Marco Cimino, tastiere, ci sarà l’attore Riccardo De Leo che darà voce ai racconti. Vestirà i panni di Derek Taylor, giornalista, scrittore ma soprattutto addetto all’ufficio stampa dei Beatles dalla beatle-mania del ’64 fino alla fine della loro carriera.

 

Il concerto – spettacolo

1969: un anno strano, pazzo, convulso. L’America combatte in Vietnam una delle guerre più controverse e discusse del ventesimo secolo, in Europa scioperi sindacali e proteste studentesche agitano il clima politico e sociale. Nella Villa di Romàn Polanski, Charles Manson uccide la moglie Sharon Tate in una strage che inquieterà il mondo intero. Il ’69 è però anche l’anno di Woodstock. L’anno in cui Neil Armstrong e Buzz Aldrin atterrano sulla luna, forse. Mario Puzo pubblica il romanzo “Il Padrino”, tutti quanti conosciamo il film di Coppola. Jim Morrison viene arrestato per “atti osceni in luogo pubblico”, i Rolling Stones radunano quasi cinquecentomila persone a Hyde Park per un concerto in onore di Brian Jones, morto di overdose soltanto due giorni prima.

E i Beatles? Beh, i Beatles di fine ‘68 sono stanchi, disuniti e litigiosi, le alternative sono sciogliersi o cercare nuovi stimoli. “Anno nuovo, vita nuova” dice George Harrison, così decidono di ritrovare sé stessi riunendosi per la scrittura del disco Let It Be. L’idea è di tornare alle origini attraverso la spontaneità di una registrazione in presa diretta, con l’aggiunta però di una telecamera sempre accesa a puntare il faro sul processo creativo della band.

Gli studi cinematografici di Twickenham costituiscono tuttavia un ambiente troppo freddo e impersonale, i continui litigi e disaccordi in merito ai brani e al loro arrangiamento portano inevitabilmente a una frattura, solo in parte risanata con il trasloco a Savile Row. In questa location più amena, a fine gennaio, i Fab Four concludono le incisioni e sublimano questa dolce-amara esperienza con lo storico concerto sul tetto della Apple. In cima allo studio di registrazione da loro stessi fondato John, Paul, George, Ringo e il tastierista Billy Preston danno vita a un evento storico: Londra si ferma, le strade si intasano e microfoni e amplificatori anticipano a un pubblico incredulo alcuni brani come Get Back e Don’t Let me Down, pubblicati in aprile rispettivamente come lato A e B di un singolo 45 giri. Non contenti del risultato, però, i Beatles decidono di non mixare il disco, lasciandolo in un limbo da quale verrà tratto solamente nel ’70 dal produttore Phil Spector che ne farà l’ennesimo e ultimo successo planetario di critica e vendite. “Let It Be” è però soltanto l’ultima pubblicazione della band, ma non l’ultimo lavoro. La verità è che nello stesso strano, pazzo e convulso 1969 i quattro baronetti di Liverpool riuscirono ancora una volta a stupire tutti con Abbey Road.

 

«Se è vero che ci vuole un caos dentro di sé per partorire una stella danzante, immaginiamo che il ’69 sia il caos, Abbey Road è la stella che vi danza attorno, ed è il vero canto del cigno della band più importante di tutti i tempi».

 

Scritto da Enrico Bontempi e Vico Righi
Regia di Lia Tomatis
Musiche dal vivo a cura dei The Finger Pie
Con Enrico Bontempi (chitarra/voce)
Marco Cimino (tastiere)
Riccardo Mariatti (basso)
Vico Righi (chitarra/voce)
Simone Zangirolami (batteria)
Narrazione di Riccardo De Leo

A Palazzo Lascaris risparmiati 9 milioni

DAL CONSIGLIO REGIONALE

Approvato, a maggioranza, l’emendamento 435 a prima firma di Stefano Allasia, per il riutilizzo dei risparmi del Consiglio regionale. Si tratta di un emendamento all’articolo 15 septies del Ddl sulla variazione di Bilancio 2022/24. La somma complessiva dei risparmi è pari a 9,9 milioni: il testo prevede di destinarne 3,2 in un capitolo Fondi e 6,7 in una serie di missioni e programmi con la finalità di sostenere progetti di investimento e programmi d’intervento in corso di attuazione; di questi metà va in scorrimento di programmi già avviati, metà per il sostegno dei piccoli Comuni piemontesi.

La votazione dell’articolato è proseguita sino all’articolo 16 su 18; sugli ultimi due articoli si concentra la maggioranza dei 422 emendamenti presentati dall’opposizione. Opposizione che è uscita dall’Aula al momento della votazione e che ha criticato la scelta di destinare i 6,7 milioni di risparmi del Consiglio senza un preventivo passaggio in Commissione o in ufficio di presidenza. Da parte dei gruppi Pd, M5s, M4o, Luv si è sostenuto trattarsi di interventi di scarsa importanza, volti ad accontentare alcuni territori a discapito di altri, senza un criterio generale e condiviso di scelta. Tutti i consiglieri di opposizione intervenuti hanno obiettato che sarebbe stato più opportuno utilizzare i fondi per combattere l’attuale drammatico caro bollette.

L’assessore al Bilancio Andrea Tronzano, nel ribattere, ha ricordato la differenza tra conto capitale e spesa corrente. Quanto alle spese energetiche, ha spiegato che è necessario attendere l’intervento del governo: “Da parte nostra – ha aggiunto – abbiamo cercato di aiutare, con 30 milioni, le aziende travolte dal caro bollette per evitare la disoccupazione. Peraltro stiamo lavorando con Iren affinché non inserisca nelle spese fisse gli aumenti della materia prima, con un possibile risparmio di 50 euro a bolletta per ciascuna unità immobiliare”.

Il dibattito si è a lungo soffermato anche sull’emendamento 434, presentato dalla Giunta, per la progettazione dei nuovi ospedali. In questo caso l’opposizione ha criticato l’opportunità di stanziare 30 milioni per i progetti di nuove strutture ospedaliere, senza specificare per quali nel dettaglio. Sono intervenuti sul punto diversi rappresentanti quasi tutti i gruppi. È stato contestato il fatto che, per i nuovi nosocomi in programma, servirebbero almeno 200 milioni e non 30: così non si capirebbe per quale struttura saranno destinati i fondi.

D’altro canto, i consiglieri della Lega intervenuti in replica, hanno negato che siano necessari 200 milioni per i progetti, in quanto gli ospedali che saranno realizzati con il partenariato pubblico privato non richiedono stanziamento dei fondi di progettazione da parte della Regione; è stato anche fatto notare che, comunque, si tratta di partire con i progetti preliminari e con una disponibilità di 30 milioni se ne può completare un buon numero.

Tronzano ha dato, sin dall’inizio del dibattito, disponibilità a portare in Quarta Commissione l’emendamento perché sia approfondito in tutti i suoi aspetti, lunedì prossimo.

Da secoli anche a Torino si gioca al Tennis!

“Tenez! Tennis. Immagini di gioco dal Medioevo alla Contemporaneità”, in mostra alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi

Fino all’8 gennaio 2023

Lunga storia quella del tennis anche a Torino! Lo dimostra il “Ritratto di Francesco Giacinto e di Carlo Emanuele di Savoia” (1636 – 1637) con tanto di racchetta e pallina in primo piano, fra le opere esposte, fino a domenica 8 gennaio 2023, alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi, in occasione delle “Nitto Atp Finals” che si svolgeranno al subalpino “Pala Alpi Tour” dal 14 al 21 novembre prossimi. Mostra per immagini volta a valorizzare il percorso di visita dell’“appartamento di levante”, sottolineandone i riferimenti ludici, la rassegna vuol essere stimolo alla conoscenza del “trincotto”, denominazione piemontese dell’antico gioco, noto altrove in Italia come “della racchetta” o “pallacorda”, mentre in Francia come “jeu de paume”, nei paesi di lingua anglosassone “Tenys” e in Spagna “juego de la pelota”.

Nello storico dipinto succitato, i figli del duca Vittorio Amedeo I di Savoia e di Cristina di Francia posano un tantino incerti accanto ad un seggiolone rosso e mostrano alcuni dei loro, forse, passatempi preferiti: il più grande una pallina con racchetta di “pallacorda” (antenata del moderno gioco del tennis) e il più giovane, un uccellino legato a una cordicella. In entrambi i casi, ma in modo particolare nel primo, si vuole palesemente documentare l’importanza del gioco nella formazione fisica e mentale dei piccoli principi. Mens sana in corpore sano, insomma. L’esercizio corporale era infatti considerato essenziale per la “costruzione del valore militare” e l’uso della palla, nello specifico, aveva un doppio valore pedagogico in quanto esercizio fisico, atto al benessere del corpo, ma anche fonte preziosa di insegnamento per l’elaborazione di future strategie militari e per l’adeguarsi al rispetto delle regole. “Tenez! Tennis”, dunque. Strano ma ben spiegabile titolo. “Tenez!” era, infatti, il grido di avvertimento di inizio gioco che una cronaca fiorentina del Trecento attribuisce a nobili cavalieri di lingua francese accampati fuori le mura di Firenze in difesa della fazione guelfa in guerra con quella ghibellina. E “Tennis” conduce ovviamente alla contemporaneità. Nella mostra alla “Palazzina” di Stupinigi (il cui progetto è a cura di Alessandra Castellani Torta dell’“Accademia di Sant’Uberto” e “Club delle Balette” di Jesi con una serie di collaborazioni, le più varie e prestigiose) la storia del gioco, la sua funzione educativa per il corpo e lo spirito, gli spazi e l’attrezzatura vengono narrati mediante pannelli che presentano accattivanti immagini d’epoca e brevi commenti esplicativi.

 

Tra i rari e preziosi oggetti d’epoca esposti spicca la “baletta” (pallina) tardo rinascimentale, concessa in prestito dal “Club delle Balette” (Jesi), associazione ideata e voluta da Gianni Clerici, tennista, giornalista e grande “scriba” del tennis (secondo italiano dopo Nicola Pietrangeli ad essere stato inserito nel 2006 nella “International Tennis Hall of Fame”) recentemente deceduto che con l’imprescindibile “500anni di tennis” (Arnoldo Mondadori Editore) ha aperto la strada alla ricerca delle immagini e dei modi antichi di giocare. Una “racchetta” di fine Ottocento proveniente dalla “Collezione Thonet” e una attualmente impiegata al “Cercle du Jeu de Paume” di Fontainebleau conducono invece alla contemporaneità.

Il dialogo con i tempi odierni avviene anche con la presenza di opere d’arte particolarmente singolari. A partire dai “Volatili” della serie “Playing Cards”, sculture realizzate con carte da gioco – e con cifre stilistiche decisamente “pop-ironiche” – dal torinese (origini saluzzesi) Nicola Bolla, proposte in riferimento ai giochi da tavolo che anticamente, insieme al biliardo, venivano praticati nei locali pubblici di “jeu de paume”, consentendo l’accesso ad un pubblico assai diversificato; per finire  con l’allestimento di “Mappamondi” del geniale giramondo Ezio Gribaudo (scomparso nel luglio scorso), poetico riferimento alle nazioni ed ai continenti in cui il “jeu de paume” e il “real” o “court tennis” continuano a vivere, attirando crescente attenzione, in particolare da parte dei giovani.

g.m.

“Tenez! Tennis. Immagini di gioco dal Medioevo alla Contemporaneità”

“Palazzina di Caccia”, piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (Torino); tel. 011/6200634 o www.ordinemauriziano.it

Fino all’8 gennaio 2023

Orari: dal mart. al ven. 10/17,30 – sab. dom. e festivi 10/1830

Nelle foto:

–       “Ritratto di Francesco Giacinto e Carlo Emanuele II di Savoia” (1636 – ’37)

–       Pallina in pergamena imbottita in crine, Epoca tardo-rinascimentale (“Club delle Balette”, Jesi)

–       Pallina e racchette fine Ottocento – Novecento

–       Ezio Gribaudo: “Mappamondi”

Torna la Biennale. Torino capitale della tecnologia

Si apre giovedì la III edizione

Princìpi – Costruire per le generazioni: un progetto del Politecnico di Torino

Dal 10 al 13 novembre 2022
con più di 130 appuntamenti280 ospiti da tutto il mondo

Tra gli ospiti che interverranno:
Martina Ardizzi, Aaron Benanav, Francesca Bria, Joselle Dagnes, Marta Dassù, Mario Desiati, Derrick de Kerckhove, Nerina Dirindin, Giovanni Dosi, Chrisna du Plessis, Urs Gasser, Christian Greco, Suzanne Heywood, Nicola Lagioia, Evgenij Morozov, Fern L. Nesson, Helga Nowotny, Naomi Oreskes, Francesco Piccolo, Jürgen Renn, Jeffrey Schnapp, Gu Shi, Bruce Sterling, Nassim Nicholas Taleb, Francesca Torzo, Peter Wadhams, Gustavo Zagrebelsky.

Si apre giovedì 10 novembre la terza edizione di Biennale Tecnologia, la manifestazione organizzata dal Politecnico di Torino e dedicata all’esplorazione del rapporto tra tecnologia e società, che si caratterizza per l’approccio interdisciplinare, con una ricca varietà di incontri di ambiti differenti: l’obiettivo del Politecnico di Torino è di aprire le porte alla cittadinanza con un programma di appuntamenti ad accesso libero e gratuito, per creare un momento di riflessione condivisa sul futuro.

Fino al 13 novembre, più di 280 relatori da tutto il mondo si alterneranno durante gli oltre 130 incontri che avranno luogo tra il Politecnico di Torino – nelle sue sedi di Corso Duca degli Abruzzi e del Castello del Valentino -, le OGR Torino e il Circolo dei lettori. Le programmazioni di Biennale Off e di Politecnico Aperto estenderanno la manifestazione ad altre 19 sedi diffuse su tutto il territorio regionale, portando a oltre 400 il numero dei relatori e delle relatrici e a oltre 150 quello degli incontri.

Il tema della terza edizione è Princìpi – Costruire per le generazioni, un titolo duplice nel suo significato: Biennale Tecnologia si propone infatti da una parte di meditare sui princìpi fondanti della società che hanno guidato l’uomo fino ad oggi, e dall’altra di gettare le basi per quelli che saranno i nuovi inizi, necessari dato il clima di complessità che l’umanità sta fronteggiando.Biennale Tecnologia partirà dunque giovedì 10 novembre con la lezione di Nassim Nicholas Taleb, celebre saggista e matematico libanese, in un intervento intitolato Il Covid non è un cigno nero. Seguirà alle OGR lo spettacolo inaugurale Gli Antenati della fabbrica del mondo di Marco Paolini e Telmo Pievani, un adattamento teatrale, realizzato appositamente per Biennale Tecnologia e in prima assoluta, dell’omonimo programma tv.
Nei quattro giorni di rassegna, la relazione tra tecnologia e umanità sarà indagata da varie prospettive, articolandosi su alcuni macro-temi che faranno da trait d’union fra i molti ed eterogenei incontri. Verrà approfondito il rapporto tra tecnologia e sostenibilità, salute e cura, storia, sociologia e letteratura; ma anche Intelligenza Artificiale, metaverso, big data; architettura, urbanistica e tecnologie per costruire le città del futuro. Anche quest’anno ci sarà una varietà di mostre e spettacoli da vedere, nonché laboratori didattici, le visite di Politecnico Aperto e gli appuntamenti di Biennale Off.Tra i tanti relatori e relatrici internazionali che interverranno: Naomi Oreskes, storica della scienza; Miguel Benasayag, filosofo e psicanalista argentino naturalizzato francese; Evgenij Morozov, sociologo e giornalista bielorusso; Helga Nowotny, professoressa emerita di Scienza e Tecnologia all’Università ETH di Zurigo; Éric Sadin, filosofo e critico della rivoluzione digitale; Heinz Stoewer, professore emerito di Ingegneria dei sistemi spaziali; Peter Wadhams, tra i massimi esperti di oceani polari e ghiaccio marino; Aaron Benanav, storico dell’economia e sociologo; Nick Couldry, sociologo ed esperto di media e comunicazioni; Joselle Dagnes, ricercatrice di sociologia economica; Derrick de Kerckhove, sociologo, giornalista e direttore scientifico di Media Duemila; David Goodhart, giornalista, scrittore e analista politico inglese, contributor di Financial Times e The Guardian; Guillaume Habert, professore all’Università ETH di Zurigo, esperto di costruzioni sostenibili; Gavin Mueller, scrittore ed esperto di nuove tecnologie; Fern L. Nesson, avvocatessa, storica e fotografa di arti visive; Jürgen Renn, storico tedesco della scienza; Jeffrey Schnapp, designer e storico statunitense; Bruce Sterling, scrittore e autore di romanzi di fantascienza; Ben Tarnoff, giornalista statunitense, esperto di tecnologia e politica. E ancora: Martina ArdizziFrancesca BriaMarta DassùNerina DirindinGiovanni DosiChristian GrecoNicola LagioiaFrancesco PiccoloFrancesca TorzoGustavo Zagrebelsky.

A Biennale Tecnologia è prevista anche una programmazione di spettacoli: si inizia giovedì con Gli Antenati della fabbrica del mondo con Marco Paolini e Telmo Pievani, ma anche il concerto Eterna attualità di Bach, tenuto venerdì dalla pianista e musicologa Chiara Bertoglio. Al Museo Nazionale del Cinema, invece, si terranno una serie di proiezioni dei film di Miyazaki, per l’evento Notte Miyazaki. In volo sul mondo. Infine, domenica sera è prevista la festa di conclusione della rassegna alle OGR Torino, per una serata musicale Music Bug: Biennale Tecnologia Closing Party, con i dj Kapowski, Max Casacci e Ulsa.

Il programma completo è disponibile e costantemente aggiornato sul sito www.biennaletecnologia.it

Info logistiche
Gli incontri di Biennale Tecnologia sono ad accesso libero e gratuito, fino a esaurimento posti. Per alcuni appuntamenti o attività, laddove segnalato, è richiesta la prenotazione obbligatoria da effettuare sul sito www.biennaletecnologia.it. Quest’anno Trenitalia sarà Green Partner di Biennale Tecnologia, per questo motivo chi viaggia in treno per raggiungere la manifestazione avrà un posto riservato a tutti gli incontri e attività che non prevedono prenotazione obbligatoria.

Il Presidente di Biennale Tecnologia è Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino. I Curatori Scientifici sono Juan Carlos De Martin, delegato del Rettore del Politecnico di Torino per la Cultura e la Comunicazione; Luca De Biase, giornalista e saggista.
Foto Michele D’Ottavio

Zucca al Castelmagno con Franco Gray

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LE CENE DI BEATRICE

Era il 2007 quando la casa editrice Rizzoli pubblica “Scusa ma ti chiamo amore” di Federico Moccia, con tutta l’annessa tematica sulle differenze generazionali.

Un concetto da me ampiamente sottovalutato, finora.

Ebbene, sottovalutando si impara.

Ma cominciamo dall’inizio.

Dalla solita ricerca dell’amore, dalla passione per la cucina, dall’invito a cena da parte di Franco al Carlo e Camillo bistrot.

Anna la mia visionaria amica tenta sin da subito didissuadermi indicando più volte la mia data di nascita sul documento.

Una consueta stretta di mano con Franco e tutti quei gingilli appesi alla cravatta rendono chiaro ciò che Anna intendesse.

“Escludendo Raoul Bova, vent’anni sono eccessivi.”

Appare cosi. Un levriero dipinto a olio, ricoperto da stemmi e polvere.

Rigato da anni di sigari.  

Chissà, mi domando, se la versione giovane di Franco Gray è a far festa con Lord Henry Wotton nella bellaParigi.

Chissà.

Superato il trauma iniziale ci conducono all’interno del Bistrot, prolungamento scintillante del Grand Hotel Sitea di  via Carlo Alberto.

In pochissimi istanti vengo rapita dall’aria aristocratica dell’arredamento.

Boiserie, inserti dorati, drappeggi rosso carminio lungo le pareti e mise en place minimal. L’assenza di tovaglie rimarca il concetto “Pop” voluto per questo formatDall’amore per la cucina e la capacità di mediazione di Camillo Benso nasce uno stellato dove l’eleganza sabauda è accessibile e intima.

Così intima che tutto induce ad allungare un tacco dodici sotto il tavolo.

Freno subito la fervida fantasia dei lettori: Fossi matta.

Ci accomodiamo accanto al caminetto sotto il dipinto di Vittorio Emanuele II, il quale ispira Franco a favellare su D’Annunzio, unità d’Italia e successioni reali.

Tipici discorsi da primo appuntamento.

La proposta gastronomica coordinata dallo chef stellato Davide Scabin veste di concretezza e di sapori conosciuti stupendoci tuttavia con paradossi fra gli elementi come solo un’ artista sa fare.  Un lavoro di meticolosa sottrazione che conduce alla frase: “La semplicità è un punto di arrivo non di partenza”.

Franco e i suoi ridondanti gingilli d’oro sembrano non aver appreso nulla dalle parole sopra citate.

Si presentano una serie di piccoli entrèe accompagnati da due calici di Franciacorta e Franco ordina un nebbiolo 2020 di Giacomo Fenocchio, vino che preannuncia in modo eccelso le portate che seguono.

Il vitello tonnato pop art con salsa tonnata e capperi, la zucca al castelmagno e tartufo nero, rivelano una scelta di materie prime di qualità, ma è la Faraona alla Marengo cotta a bassa temperatura a dare il vero twist al mio palato.

Accompagnata da funghi porcini e tuorlo d’uovo gioca sulle consistenze e sui colori caldi della stagione, rendendo i discorsi lenti e leziosi del mio commensale più sopportabili.

Terminato il suo caponet di trota salmonata e aceto rosso, Franco cerca nel mio sguardo una sorta di grafico dati sull’andamento della cena. Limito il feedback ad un sorriso circostanziale generando un’ involontaria speranza.

Franco Gray avanza così, all’atto finale.  

“Sali su in hotel per un drink?”

Meidei Meidei.

Si può dire del ristorante miei cari lettori, che questomeriti la fama che ha.

Una coccola, un piacere, un’ esperienza dai sapori piemontesi immersi in quello che è stato alloggio di famosi artisti, scrittori e musicisti del passato.

Ma che di certo, non sarà il mio per questa notte.

Addio mio caro, noioso, ritratto di Franco Gray.

In fondo era storia già scritta, finale già visto.

Soltanto io non avevo

un pugnale

nascosto nei collant.

Elena Varaldo