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La “fotografia” sulla sostenibilità di Settimo Torinese

 

Presentato il Rapporto 2021 della Rete dei Comuni Sostenibili

Settimo Torinese è all’avanguardia per gli strumenti di pianificazione e vede i dati in miglioramento,

con il 70% degli indicatori con tendenza positiva

La presentazione del Rapporto 2021. Da sinistra: Valerio Lucciarini De Vincenzi (presidente della Rete dei Comuni Sostenibili),

Elena Piastra (Sindaca), Alessandro Raso (assessore all’ambiente), Giulia De Grandi (ALI Piemonte).

Presentato il Rapporto 2021 della Rete dei Comuni Sostenibili dedicato a Settimo Torinese, una fotografia dinamica della sostenibilità del Comune, con uno sguardo ad ampio spettro sugli obiettivi dell’Agenda 2030 e quindi su ambiente, politiche sociali, innovazione, servizi.

 

Il Rapporto è stato realizzato dalla Rete dei Comuni sostenibili, un’organizzazione promossa da ALI (la lega delle Autonomie Locali Italiane) a cui il Comune di Settimo ha scelto di aderire per agevolare un percorso di sviluppo della Città in termini di vivibilità, funzionalità, efficienza ed equilibrio ambientale.

La Rete, analizzando i dati forniti dal Comune e non solo, ha stilato un report che quantifica oltre 70 indicatori e che descrive e valuta le politiche messe in campo in numerosi campi di intervento. «Si tratta di uno strumento utile per capire dove facciamo bene, dove possiamo migliorare, dove concentrare sforzi e investimenti – spiega la sindaca Elena Piastra – L’obiettivo finale è mettere in atto politiche focalizzate alla sostenibilità, da non intendersi soltanto nella sua accezione “ambientale” ma con uno sguardo a 360° sui servizi».

La Rete tiene conto, ad esempio, delle politiche di tutela del territorio, dell’andamento demografico, dell’accessibilità ai servizi pubblici come asili nido e misure di sostegno sociale, eccetera. Lo fa a partire dagli obiettivi dell’Agenda 2030 promossa dalle Nazioni Unite.

 

I dati del report su Settimo fanno riferimento al biennio 2019-20 e indicano anche una tendenza nel breve termine, che può essere di miglioramento o di peggioramento.

Dal punto di vista ambientale, significativi sono l’aumento delle colonnine di ricarica per auto elettriche, l’aumento della raccolta differenziata dal 47% al 61%, l’incremento del 15% di disponibilità di aree pedonali per abitante, l’incremento delle piantumazioni di nuovi alberi.

Sul fronte economico, ma anche da quello dell’efficienza della macchina comunale, si segnala la drastica riduzione dei tempi di pagamento delle fatture, in pochi anni da 30 giorni di ritardo a 10 giorni di anticipo rispetto alla scadenza, una forma di attenzione e vicinanza al tessuto economico della città.

Dal punto di vista dell’innovazione digitale, importante la quantità di servizi di pagamento inclusi nella app PagoPa, oltre ad aver avviato l’iter per un vero e proprio piano per la transizione al digitale del Comune.

In merito agli strumenti di pianificazione, Settimo si distingue per aver anticipato di molti anni una tendenza che più recentemente è stata considerata da tanti comuni; per esempio già dal 1987 il comune si è dotato di un Piano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche e dal 2002 di un Master Plan per il Verde Urbano.

In sintesi, il 68% degli indicatori quantitativi su materie di competenza del comune ha visto negli ultimi cinque anni una tendenza al miglioramento. Un dato sopra la media nazionale. Percentuale che supera il 70% se si considera la tendenza tra il 2019 e il 2020: in una fase di profonda difficoltà derivante dall’emergenza pandemica, Settimo ha saputo reagire, ottenendo risultati eccellenti.

 

«I dati, come sempre, vanno interpretati – aggiunge l’assessore all’ambiente del Comune di Settimo Torinese Alessandro RasoCi sono elementi su cui siamo forti, per esempio la quota di verde pubblico (80 metri quadri per abitante), la presenza di aree gioco per bambini (44 metri quadri per bambino), il basso consumo di suolo, la presenza di aree pedonali e di piste ciclabili. Anche sui servizi abbiamo conseguito buoni risultati, per esempio sull’assistenza agli anziani e ai disabili, su cui abbiamo anche prospettive di crescita nel breve periodo. Altri dati sono meno positivi, segno che dobbiamo concentrare gli sforzi su questi settori: penso ad esempio alla riqualificazione energetica degli edifici pubblici, su cui stiamo già lavorando, o all’organico della polizia municipale che va incrementato (anche se nell’ultimo anno abbiamo assunto 11 agenti, che nei report si vedranno nei prossimi anni)».

 

«Settimo Torinese è stato tra i primi comuni a decidere di farsi monitorare – aggiunge Maurizio Gazzarri redattore del Rapporto e Responsabile analisi e sviluppo del monitoraggio della Retee già questo è un elemento significativo. Sindaco, Giunta e tecnici comunali si sono messi a disposizione e hanno collaborato in modo importante. Settimo emerge come un comune d’eccellenza su tantissimi aspetti relativi alla sostenibilità e ha saputo con efficacia contrastare gli effetti negativi della fase pandemica e della crisi economica».

 

Valerio Lucciarini De Vincenzi Presidente della Rete dei Comuni Sostenibili sottolinea che “Il Rapporto è uno strumento importante che permette ai Comuni di misurare le loro azioni. I risultati ottenuti da Settimo Torinese evidenziano come sia importante avere un termine di confronto che aiuti a tracciare la rotta verso la sostenibilità e gli obiettivi dell’Agenda 2030. Da questo punto di vista il lavoro della Rete diventa strategico e permette, grazie al lavoro diffuso sul tutto il territorio nazionale, di restituire una visione sia locale sia nazionale”.

 

«Questa fotografia è molto importante per noi – conclude la Sindaca di Settimo Torinese Elena PiastraCi dà un metodo di lavoro, qualifica l’attività amministrativa utilizzando parametri oggettivi e soprattutto ci aiuta nell’indirizzare le nostre scelte per costruire una Città attenta ai bisogni delle persone, lungimirante, vivibile e ovviamente sostenibile. È una scelta di programmazione che punta a favorire la massima trasparenza con i cittadini delle scelte amministrative».

 

 

“The Golden Age of Rally”, protagonisti le più celebri automobili e i piloti campioni

In corso al MAUTO, a Torino, la mostra intitolata “The Golden Age of Rally” un viaggio nell’epoca d’oro di questa disciplina sportiva.

Si tratta di un’esposizione inedita nel panorama internazionale, che porta alla ribalta, fino al 2 maggio prossimo, una delle collezioni più importanti al mondo, appartenente alla “Fondazione Gino Macaluso” per l’auto storica,che è  stato un imprenditore, designer e pilota di rally. Si tratta di una figura preminente nel mondo dei motori e l’esposizione da poco inaugurata vuole celebrare il suo  cinquantenario dalla miticadata del 27 ottobre 1972, quando la Rally Race, con Raffaele Pinto, vinse il campionato europeo.

“The Golden Age of Rally – dichiara il presidente del MAUTO Benedetto Camerana – è una celebrazione spettacolare, completa e rigorosa della storia del rally, che conferma l’impegno e la vocazione del Museo nel mondo del motor sport. Questa mostra per la prima volta è anche un tributo a Torino e a tutta l’area del Piemonte che, in questo periodo storico così particolare, ha saputo scoprire automobili e talenti capaci di arrivare fino alle posizioni di vertice del ranking internazionale.

Le squadre e le aziende locali, come FIAT, Lancia, Abarth e Martini, ma anche designer come Gandini,  Giugiaro e Pininfarina, sono i creatori dei simboli più rilevanti nel mondo automobilistico che noi tutti abbiamo il piacere di mostrare al pubblico”.

I protagonisti di “The Golden Age of Rally” sono le auto selezionate e collezionate personalmente da Gino Macaluso. Automobili mitiche che, dagli anni Sessanta agli anni Novanta,hanno vinto le più importanti gare del campionato, dal Rally Montecarlo al Safari Rally, passando attraverso il Rally finlandese dei 1000 laghi e il Rally Sanremo. Si ricorda con piacere uno dei più grandi piloti della storia di questo sport quale è stato Miki Biasion, l’unico italiano ad aver vinto due volte il campionato del mondo di rally nel 1988 e nel 1989.

“A Torino – dichiara Monica Mailander Macaluso – è stata fatta la storia motoristica italiana, di cui questa mostra non vuole soltanto rappresentare il prestigioso lato sportivo, ma anche gli studi approfonditi di una vera e propria cultura umanistica. Di questa mostra si possono ammirare l’innovazione tecnologica e la bellezza di un design d’avanguardia”.

L’esposizione, curata da Stefano Macaluso in collaborazione con Federica Ellena, è concepita come un viaggio esperienziale attraverso un contatto fisico con i diversi “set up” delle automobili e delle piattaforme specifiche che simulano le superfici della strada, che vanno dalla sabbia del Sahara fino alla neve di col de Turini. Sono inoltre previste proiezioni delle gare iconiche che hanno fatto la storia di questo sport e quella dei leggendari protagonisti come il sopracitato Biasion, Mäkinen, Kankkunen,Mouton, Pinto e Sainz, le cui imprese possono essere lette in una speciale Hall of Fame creata per l’occasione di questa mostra, che vuole attrarre e coinvolgere pubblici differenti, offrendo anche nuovi punti di vista per coloro che hanno sempre amato questo sport.

I protagonisti di queste sfide, che sono diventati leggenda, sono diciannove esemplari iconici tra i quali, a partire dagli anni Sessanta, la BMC Mini Cooper S (1966), la Ford Cortina Lotus (1966) e la Ford Escort RS Miki (1969), passando poi in una sala successiva che vede esposte le automobili degli anni Settanta, tra cui la Porsche 911 ST, la Lancia Fulvia Coupé HF 1.6 (1970), la Fiat 124 Spider (1971) e la Fiat 131 Abarth GR.4 (1978). La mostra prosegue con le protagoniste delle grandi sfide effettuate tra gli anni Ottanta e Novanta, tra cui la Lancia Rally 037, diversi modelli di Lancia Delta, con le loro antagoniste Audi Quattro (1981), la Renault R5 Turbo (1981), la Peugeot 205 Turbo 16, proveniente dal Museo L’Aventure Peugeot a Sochaux (Francia) e la Toyota Celica GT – 4 ST 165.

Una outsider della mostra è la Fiat Punto S 1600, vincitrice del Rally di Sanremo nel 2001, punta di diamante del Racing Team creato da Gino Macaluso per partecipare al campionato mondiale di Rally junior.

MARA MARTELLOTTA

Premio Pannunzio, la bandiera della libertà

Ogni anno, salvo quello della pandemia, a partire dal 1982 viene conferito il Premio Pannunzio consistente in un’artistica e storica incisione di Mino Maccari, a personalità italiane della cultura, del giornalismo e dell’arte che si siano distinte per il loro spirito libero.

Hanno in passato, ricevuto il premio Pannunzio, tra gli altri, Giovanni Spadolini, Nicola Abbagnano, Piero e Alberto Angela, Enzo Bettiza , Giorgio Bocca, Paolo Conte, Giorgio Forattini, Claudio Magris, Igor Man, Paolo Mieli, Massimo Mila, Indro Montanelli, Enrico Paulucci, Marcello Pera , Mario Rigoni Stern , Sergio Romano, Alberto Ronchey, Barbara Spinelli, Giampaolo Pansa, Antonio Ricci, Stefano Zecchi, Piero Ostellino, Antonino Zichichi, Arrigo Cipriani, Allegra Agnelli, Dacia Maraini, Gianfranco Ravasi, Ernesto Ferrero. Nel 1982 il premio fu ideato da Mario Soldati, cofondatore con Arrigo Olivetti e Pier Franco Quaglieni  e presidente del Centro “Pannunzio” per oltre vent’anni. Dal 2005 è stato creato il Premio Pannunzio Alassio che rappresenta il fiore all’occhiello della nostra sezione ligure che ho personalmente contribuito ad organizzare. Rileggendo il nome dei premiati possiamo individuare personalità anche molto diverse tra loro, ma c’è un filo rosso o meglio tricolore che tiene insieme donne e uomini anche distanti tra loro nel corso del tempo. Di ognuno di questi premiati si potrebbe dire qualcosa di particolare ,ma l’elemento che li accomuna tutti è il loro livello culturale e il loro spirito di libertà. In tempi plumbei di conformismo il Centro “Pannunzio” ha tenuto alta la bandiera della libertà, del libero dissenso , senza lasciarsi stordire ,per dirla con Aron, dall’ oppio delle ideologie che hanno avvelenato la cultura novecentesca. Come sentiremo dalla lettura della motivazione, Ugo Nespolo, Premio “Pannunzio” 2022, si inserisce  perfettamente nel quadro dei suoi predecessori.

ANNA RICOTTI

Il debutto di Pablo Heras Casado sul podio dell’Orchestra RAI di Torino

Frank Peter Zimmerman solista nel Concerto in Re Maggiore di Stravinskij

 

Giovedì primo dicembre, alle 20:30, presso l’Auditorium RAI “Arturo Toscanini” di Torino, si terrà il debutto del grande direttore spagnolo Pablo Heras Casado con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI.

La serata sarà trasmessa in diretta da Radio 3 e sul circuito Euroradio, in replica venerdì 2 dicembre alle 20:00, con una trasmissione in live streaming sul portale di RAI Cultura.

Pablo Heras Casado è ospite regolare di celebri orchestre quali i Berliner e i Wiener Philarmoniker, Munchen Philarmoniker, Orchestre de Paris, Symphonieorchester des BayerischenRundfunks, Orchestra di San Francisco, Orchestra di Philadelphia e di realtà prestigiose quali la Staatsoper Unter den linden di Berlino, il Metropolitan Opera di New York, il Festival di Aix – en – Provence e il Festspiel Baden Baden. Direttore ospite principale del Teatro Real di Madrid, nel 2021 è stato nominato artista dell’anno all’International Classic Music Awards.

Per il primo concerto con l’Orchestra Nazionale della RAI, proporrà il “Prélude á l’après midi d’un faune” di Claude Debussy, capolavoro sinfonico ispirato al poemetto simbolista di Stephane Mallarmé. Terminato nel 1894, eseguito per la prima volta il 22 dicembre del medesimo anno alla Societé Nationale di Parigi, sotto la direzione di Gustave Doret, il “Prélude” ha contribuito non poco a diffondere la fama di Debussy.

Ne rimase impressionato lo stesso Mallarmé che, dopo averlo ascoltato al pianoforte, prima dell’esecuzione orchestrale,commentò: ”Questa musica prolunga l’emozione dei miei versi e ne fissa lo scenario con più passione e efficacia di quanto non riuscirebbe a fare la pittura”. Nel “Prélude á l’après midi d’un faune”, la novità e la libertà della concezione hanno suscitato analisi diverse, sfuggendo ad una schematizzazione convenzionale. La continuità fluida del Prélude maschera l’articolazione della successione delle sezioni in una costruzione di tipo elusivo.

Fa parte della suggestione del Prélude il coesistere, fondersi, intrecciarsi di ricordi per lo più allusivi, e non sempre afferrabili nitidamente, oltre al profilarsi di un pensiero musicale nuovo. Il cambiamento del colore, il succedersi delle intuizioni timbriche assumono un peso formale decisivo. La melodia del flauto risulta senza accompagnamento, sospesa, di incetta definizione tonale. Il respiro nuovo che Boulez sottolinea in questa frase è degno della linea sonora e monotona creata dal fauno di Mallarmé sul suo strumento: un arabesco che si libra nel vuoto in una totale assenza di certezze. Iniziando sempre con la stessa nota, il flauto ripete sempre la sua melodia in situazioni mutevoli, proponendone delle sottili varianti. Le idee che si presentano nel corso del pezzo si rivelano affini alla melodia iniziale, fino al momento in cui viene presentata una idea lirica in Re Bemolle Maggiore.

La sezione centrale è preceduta da un primo sviluppo e rappresenta nel Prélude il momento meno lontano da echi del passato anche wagneriano. È caratterizzata dalla tensione di grandi archi melodici e da procedimenti armonici che sono concatenati secondo una logica famigliare.

Il tutto sfocia in una coda che si spegne e dissolve in un’atmosfera sospesa, come se la musica tornasse misteriosamente al silenzio, come ne era uscita. Nel Prélude Debussy risulta idealmente più vicino a Mallarmé, trovando degli accenti più personali. La serata proseguirà col concerto in Re Maggiore per violino e orchestra di Igor Stravinskij, scritto nel 1931 e eseguito nello stesso anno a Berlino.

Il concerto fa parte del periodo neoclassico dell’autore ed è stato composto con grande libertà da Stravinskij, articolato in quattro movimenti, piuttosto che nei canonici tre, per Samuel Dushkin, giovane violinista americano in grande ascesa. A interpretarlo sarà il grande violinista tedesco Frank Peter Zimmerman, che torna a suonare con la compagine RAI, con la quale ha un rapporto molto consolidato, avendo inciso il Concerto per il violino di Ferruccio Busoni e eseguito, in prima italiana, concerti quali quelli di Matthias Pintsher e Magnus Lindberg.

Heras Casado concluderà la serata con la Sinfonia N.1 in Re Maggiore di Gustav Mahler, nota con il soprannome di “Titano”, con la quale il compositore la denomina riferendosi al titolo di un omonimo romanzo di Jean Paul. La Sinfonia N.1 si accompagna all’infelice esperienza amorosa vissuta dal musicista con la cantante Johanna Richter a Lipsia, dove la composizione fu ultimata nel 1888.

Tenacemente radicata nello spirito del Romanticismo tedesco, è già proiettata oltre la realtà musicale del tempo. La partitura è tutto un riecheggiare di richiami alla natura, che mutano dalla innocente serenità Pastorale fino dell’inquietudine struggente e esasperata della modernità.

MARA MARTELLOTTA

Uomo investito da betoniera muore sul colpo

Un incidente  mortale  si è verificato a Oleggio, nel Novarese, dove una betoniera ha investito un uomo di 83 anni. I soccorsi del 118 hanno potuto solo constatare la morte sul colpo  dell’anziano.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Il coro Cai Uget celebra 75 anni di vita

Tre quarti di secolo significano longevità, successo, capacità di rinnovarsi ma soprattutto divertimento, senza il quale ogni attività del tempo libero perde interesse.

Significano capacità aggregative che solo la musica e il canto riescono a generare, come se fossero un collante naturale che mette insieme persone con storie e presente diversi, sovente distanti fra loro.

In settantacinque anni la compagine si è ovviamente rinnovata, il repertorio si è allungato e si è aperto alle novità. Il canto popolare e anche quello di montagna si sono evoluti: nuovi armonizzatori si sono presentati alla platea dei cori; alcuni di questi hanno convinto il nostro Coro.

Quello che è restato intatto nel tempo è lo spirito, lo stesso che ha animato Gilberto Zamara ed i suoi amici nell’ormai lontano 1947 e che oggi ci fa fare le ore piccole parlando liberamente di musica, provando accordi improbabili davanti ad una birra donata dai nostri amici tedeschi del DAV di Buchen o ad un Teroldego arrivato da Borgo Valsugana.

Forte è lo spirito di aiuto reciproco che ci contraddistingue, perché tante sono le professioni che i coristi rappresentano. Ma nel momento in cui il direttore aspira nel tonimetro – lo strumento che dà il primo accordo del brano – tutto si dimentica, tutto si cancella per concentrarsi su quei puntini neri e bianchi sul pentagramma e sulla magia delle armonie che quei puntini riescono a rappresentare su un foglio di carta.
I festeggiamenti per questo traguardo del Coro CAI Uget di Torino sono già iniziati, prima ospiti del Coro Valsella a Levico Terme a settembre, poi a Domodossola e a Cuneo, in ottobre e infine ospiti del Comune di Caprie, in una stracolma Chiesa di S. Rocco a Novaretto, a inizio novembre.

IL CORO CAI UGET

Disse di aver ucciso la madre ma venne assolto. Ora la condanna in appello

Un operaio 55enne di Piova’ Massaia nell’Astigiano, disse di aver ucciso la madre 92enne nel 2017 dandole dei sonniferi e soffocandola con un cuscino, impietosito perché la donna soffriva troppo per l’osteoporosi. Ma i giudici non credettero a quella versione e l’uomo venne assolto in primo grado. Ieri, in Appello, l’uomo è stato invece condannato alla pena di 6 anni e 8 mesi.

Torino, ottima città per gli expat stranieri

Preply ha condotto uno studio per stilare la classifica 2022 delle migliori città italiane per gli expat stranieri.

Secondo Statista, l’Italia ospita più di 5,3 milioni di expat. Ma qual è la provincia in cui si vive meglio?

Preply, una piattaforma dedicata all’apprendimento delle lingue, ha creato la classifica delle migliori città italiane analizzando 30 province in base a 8 parametri. Tra questi troviamo lo stipendio medio mensile, la pericolosità della città e la velocità della connessione Internet.

Ecco i risultati più importanti della ricerca:

  • Trento è la città migliore per i lavoratori stranieri (e non) che vogliono vivere in Italia, grazie all’indice di sicurezza elevato (69,44 su 100) e ai ristoranti economici (12,37 € a pasto).

  • Monza e Torino seguono al secondo e terzo posto in classifica. I vantaggi? Offrono connessioni Internet veloci (13-14 Mbps) e numerose attrazioni (rispettivamente 242 e 69 attività).

  • Gli expat a Roma devono invece affrontare il costo della vita più alto, con spese mensili che raggiungono in media i 3.119 €.

https://preply.com/it/blog/citta-expat/.

Bocciata mozione per il salario minimo legale di 10 euro l’ora

Salario minimo, Grimaldi (Verdi Sinistra): Il Governo ancora contro chi dovrebbe essere più tutelato

 

“Salario minimo legale di 10 euro all’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali, da rivalutare annualmente sulla base della variazione dell’indice dei prezzi. Ne trarrebbero beneficio circa 2,6 milioni di lavoratori e lavoratrici. In un Paese in cui i working poor sono 2,9 milioni e oltre 5 milioni guadagnano meno di 10mila l’anno, ossia 830 euro al mese, dovrebbe essere la priorità del Governo, che invece non ha perso l’occasione di accanirsi contro chi andrebbe più tutelato” – dichiara il Vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, primo firmatario della mozione di AVS ieri bocciata alla Camera.

 

“Registriamo con soddisfazione l’appoggio da parte di PD e Movimento 5 Stelle, che finalmente abbiamo visto uniti, insieme a noi, nella difesa di una legge non certo alternativa alla contrattazione collettiva, ma necessaria” – prosegue Grimaldi – “perché i contratti collettivi pirata sono sempre più diffusi, i tanti CCLN sovente sono in concorrenza fra loro e non abbiamo una legge sulla rappresentanza e la rappresentatività sindacale. Continueremo a batterci, spero tutti insieme”.

Valle e Boni in visita al Ferrante Aporti

Dall’inizio dell’anno 80 persone si sono tolte la vita all’interno delle strutture carcerarie italiane. Un numero record da quando si registra questo dato. Il precedente drammatico primato era del 2009, quando al 31 dicembre si erano suicidate 72 persone.

Al carcere minorile di Torino Ferrante Aporti, esattamente 1 mese fa, si sono registrati atti di violenza gravi che sono sfociati in danni alle strutture mentre gli agenti di polizia penitenziaria, anche per far fronte a tali situazioni, chiedono un aumento dell’organico.

Dal rapporto di Antigone: “In istituto si trovano 35 detenuti su una capienza massima di 46 persone. La permanenza media all’interno dell’istituto risulta piuttosto breve, generalmente la durata massima è di 90 giorni. Questo fattore impedisce una progettualità ampia rispetto al percorso trattamentale. La maggior parte dei minori detenuti in questo istituto sono stranieri, una percentuale importante è rappresentata dai minori non accompagnati che sono sprovvisti di documenti e per cui non si conosce neanche l’età”.

Oggi, giovedì 1 dicembre, una delegazione politica composta da Daniele Valle (Vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e Consigliere regionale del PD) e Igor Boni (Presidente di Radicali Italiani), visiterà in mattinata l’Istituto Penale Minorile Ferrante Aporti di Torino.

Al termine della visita, verso le ore 12,30fuori dai cancelli dell’istituto si terrà una conferenza stampa per illustrare ai giornalisti quanto osservato all’interno della struttura.