ilTorinese

Quando la tv regalava “Una fetta di sorriso”

“Una fetta di sorriso” era la sigla finale che chiudeva a mezzanotte passata, ogni martedì sera, il “Bingoo”, la trasmissione televisiva di Renzo Villa in onda su Antenna 3 Lombardia, l’emittente che negli anni ’70 ha rivoluzionato l’etere. Ed è anche i titolo del libro di Cristiano Bussola che viene presentato, giovedì 25 maggio, alle ore 18, al “Caffè Roberto”, in via Garibaldi 30 a Torino, nell’ambito del “Salotto della Simo”, a cura della giornalista Simonetta Rho.

Ma chi era Renzo Villa? Si dice: se hai un sogno portalo avanti! Ed il “sognatore” Villa, sfidando il Monopolio Rai, riuscì, trascinatore com’era, ad ideare e costruire il suo “giocattolo”, un  palcoscenico, per realizzare il suo vero e proprio desiderio, quello di fare la televisione. E ci riuscì appieno, rivoluzionandola. Ispirandosi alla prima tv via cavo in Italia, la mitica TeleBiella, non fece nulla via cavo, ma inaugurò insieme all’amico Enzo Tortora, il 3 novembre 1977 Antenna 3 Lombardia.

Lo studio Uno di Antennatre: ospitava 1200 spettatori

Il 3 è un numero fatato, un numero che si ripete in questa affascinante storia, perché per l’occasione ci furono ben 3 sere di inaugurazione, tra Legnano e Castellanza, dove venne allestito un incredibile enorme capannone di 5.600 mq. con una capienza di pubblico da far accapponare la pelle, mille persone e passa, il più grande d’Europa! Per questo il grande Enzo Tortora, allora in rotta con la Rai, dichiarò ai giornali che il suo studio sarebbe stato grande come uno stadio. Da lì ed in quegli enormi spazi, ogni sera, per anni andarono in onda gli spettacoli in diretta: “Il Pomofiore” con Lucio Flauto, “La Bustarella” con Ettore Andenna, il Bingoo e tanti altri, tutti ideati e realizzati da grandi personaggi che hanno fatto la storia dello spettacolo e della televisione. I tecnici sapevano a che ora si iniziava ma non quando si finiva… Gli sponsor facevano a gara per accaparrarsi gli spazi pubblicitari e le varie sponsorizzazioni dei programmi, ed anche per questo le dirette erano lunghissime, con la partecipazione del pubblico in studio e da casa attraverso le prime teefonate in diretta. Una leggendaria avventura, da scoprire o ripercorrere, raccontata nel libro di Cristiano Bussola “Una fetta di sorriso”, edito da Paola Caramella Edizioni,  da oltre 40 dei protagonisti di quel “magico” periodo che alcuni di voi ricorderanno di certo.

Igino Macagno

Naufraghi metropolitani, tra prosa e fotografia

 Il nuovo romanzo di Tea Zanetti edito da Paola Caramella editrice

 

“Naufraghi metropolitani”, romanzo scritto da Tea Zanetti, abile fotografa qui nella sua veste di abile autrice, è stato presentato al Salone del Libro di Torino sabato 20 maggio scorso. Edito da Paola Caramella editrice, è qualcosa di più di un semplice romanzo; si tratta, infatti, di un viaggio intimistico in cui Tea conduce il lettore alla conoscenza del suo universo, anche al di là delle rivisitazioni del suo passato.

“La lettura di questo libro rappresenta un’esperienza caleidoscopica – afferma Stefania Tozzi nella presentazione del libro – Man mano che si avanza nella lettura cambia il modo di narrare e di attraversare le pagine da parte dell’autrice e, conseguentemente, si modifica anche la modalità da parte del lettore di porsi di fronte al romanzo.

Molti sono i registri stilistici di cui si serve la narratrice e le tecniche di scrittura che mette in atto. Dalle pagine del romanzo emergono gli aspetti spiritosi di Tea, che è onesta con se stessa al punto di non rinunciare mai alla sua più completa autenticità”.

Tea è una donna che ha lottato contro gli atteggiamenti che si scontrano con la libertà del libero pensiero, tanto da affermare di voler “fare di testa sua”, anche sul piano religioso, in cui in famiglia divergono le opinioni, essendo il padre ateo.

Nelle pagine del romanzo si riflette la purezza compositiva di Tea fotografa, tanto che “Naufraghi metropolitani” risulta il connubio di immagini oniriche che rimandano alla fotografia, di cui sono testimoni dell’originalità della composizione e della lucidità del linguaggio.

Passi di puro intimismo sono quelli che caratterizzano le prime pagine del romanzo, in cui Tea descrive molto efficacemente un incontro amoroso affermando “Potrei dormire nuda solo al tuo fianco. È necessaria una fiducia totale per esporsi così. Non si tratta solo di levare ogni barriera allo sguardo dell’altro sul proprio corpo. In più c’è la rinuncia alla vigilanza. Essere due volte esposti richiede fiducia assoluta”.

Sempre nelle prime pagine del romanzo l’autrice ripercorre i difficili tempi del Covid, ritmati da gesti quotidiani sempre eguali, come la sveglia presto e la colazione, la telefonata alla mamma ultraottantenne che ha vissuto con un pizzico di ironia la quarantena da sola, quindi le fotografie, le pulizie di casa e l’allenamento.

Il romanzo contiene anche pagine molto efficaci di descrizione di Torino, che l’autrice ritiene differente dal resto del Piemonte. La definisce una città “austera, elegante, con strade ampie e piazze ariose”. Con molta precisione descrive al personaggio con il quale dialoga, quindi anche al lettore, la bellezza di via Po, che scende verso il fiume e che grazie alla volontà e capriccio di un re, ha visto costruire i suoi portici via via più alti man mano che ci si avvicinava al fiume. Altrettanto efficace la descrizione dei caffè storici torinesi, da Florio a Pepino, da Baratti a Mulassano, passando per Platti e il Bicerin, dove, in piazza della Consolata, si custodisce l’autentica ricetta del Bicerin che tanto amava Cavour (un terzo di cioccolata amara, un terzo di caffè e un terzo di fiordilatte) o il caffè Elena, dove amava sostare Cesare Pavese. E così descrive il fascino dei cortili nascosti all’interno di austeri palazzi, definiti “autentici gioielli segreti in cui amo intrufolarmi con gran faccia tosta”.

Le persone di Torino, secondo l’autrice, assomigliano alla città, grigie a prima vista, ma di un grigio perla, che fa emergere, a una conoscenza più approfondita, la loro ironia, fantasia e bizzarria.

I torinesi non sono immediatamente amici di tutti, ma chi viene a Torino, in un modo o nell’altro, trova il suo posto.

I passi in prosa si alternano anche a poesie, di cui una molto efficace si intitola “Cimitero di Azul”, un inno alla solitudine ma anche all’angoscia che essa comporta. Quindi alcune pagine sono dedicate al Covid, in cui l’autrice narra la sua disavventura per aver contratto il Covid 19, con pacatezza e un pizzico di ironia.

Molto toccanti le pagine che riguardano il ricordo dei nonni materni, che si cristallizza nell’immagine di loro due abbracciati, mentre li guardavano andare via, verso le vacanze estive ai primi di gennaio. Tra di loro i nonni parlavano in spagnolo, in castellano rioplatense, che è una variante addolcita nella pronuncia che si parla in Argentina. Proprio in Argentina Tea compierà un viaggio iniziatico che la cambierà profondamente.

Le pagine delle poesie si accompagnano ad altre in cui i neologismi si cristallizzano e fanno centro. Parole semplici impreziosite da una acuta indagine psicologica.

Il fil rouge che percorre ogni pagina, ogni virgola del libro rimane la libertà, sognata, desiderata, agognata, cercata e vissuta pienamente.

Mara Martellotta

Approvato il nuovo calendario scolastico: tutti in classe dall’11 settembre all’8 giugno

La Giunta Regionale, su proposta dell’Assessorato all’Istruzione e Merito guidato da Elena Chiorino, ha approvato il calendario scolastico 2023-2024: saranno 206 i giorni di lezione in aula negli istituti in cui si fa lezione dal lunedì al sabato, mentre sono 174 dove si resta in classe fino al venerdì.

La scuola comincerà, quindi, lunedì 11 settembre 2023 e terminerà l’8 giugno 2024. Eccezione, in considerazione del servizio svolto, per le scuole dell’infanzia per le quali sarà possibile anticipare l’inizio delle lezioni, il cui termine però è stato fissato tassativamente per il 28 giugno 2024.

I giorni di attività didattica si ridurranno di un giorno, nel caso in cui la ricorrenza del Santo Patrono coincida con un giorno di lezione. La proposta di calendario è stata condivisa nell’ambito della Conferenza per il Diritto allo Studio e la Libera Scelta Educativa.

LA NOVITÀ

Novità assoluta per il prossimo anno scolastico, l’introduzione della “clausola di flessibilità”, nel caso in cui fosse necessario sospendere l’attività didattica a causa dell’esecuzione di interventi di edilizia scolastica correlati ai finanziamenti del Pnrr. In questo caso, potrebbero essere previste eventuali anticipazioni sulla data di inizio del calendario scolastico, ma le modifiche dovranno essere preventivamente concordate tra istituzioni scolastiche ed enti locali competenti, per l’organizzazione dei servizi complementari come trasporti e mensa, dando comunicazione degli accordi all’Ufficio scolastico regionale e al competente settore regionale.

LE VACANZE

Definiti anche i periodi di vacanza: tenendo conto degli Istituti con attività didattiche il sabato, è previsto un «ponte» sabato 9 dicembre in occasione della festa dell’Immacolata. Per quanto riguarda le vacanze di Natale le scuole saranno chiuse dal 23 dicembre con la ripresa delle lezioni lunedì 8 gennaio. Le vacanze di carnevale saranno dal 10 al 13 febbraio, mentre per le festività pasquali le scuole chiuderanno da giovedì 28 marzo a martedì 2 aprile. In concomitanza della Festa della Liberazione del 25 aprile, che il prossimo anno cadrà di giovedì, è previsto l’inserimento di un ponte di due giorni: le scuole resteranno chiuse, quindi, anche venerdì 26 e sabato 27 aprile.

Tre sorelle nei deserti soffocanti dell’Oklaoma

Agosto a Osage County” al Carignano sino al 4 giugno

Dell’ormai sessantenne Tracy Letts – attore, sceneggiatore e drammaturgo vincitore nel 2008 del Pulitzer e del Tony Award per la migliore opera teatrale – lo Stabile torinese, con la regia di Filippo Dini, propone in questo finale di stagione (repliche sino al 4 giugno al Carignano: andate a godervelo) “Agosto a Osage County”, già approdato sullo schermo mattatrici Streep e Julia Roberts, per l’ente di casa nostra penultima tappa di un calendario felice di produzioni e coproduzioni (Miller, Pirandello uscito con divertimento dai vecchi binari, la resurrezione di Raffaele La Capria con il suo “Ferito a morte”, i miei soliti dubbi su Kriszta Székely, la potenza tirata a sorte sera dopo sera di “Maria Stuarda”: in attesa di “Lazarus” a riproporre il mito di David Bowie).

È un groviglio di vipere quella famiglia Weston, tre generazioni che si urlano, si azzuffano e si sbranano, uomini e donne a buttarsi in faccia ricordi acidi, le speranze e le delusioni, i rimorsi che ognuno s’è tenuto dentro per anni, le frustrazioni, tutta la violenza e la rabbia e l’aggressività, le parole che non si sono mai dette e che a un certo punto della vita esplodono, coinvolgendo il passato e il presente soprattutto, e chiudendo per sempre la porta in faccia al futuro. Al termine della tragedia, rimarrà soltanto Violet a sbattersi attraverso la casa come una farfalla impazzita: Dini, nella sue note di regia, cita il mondo di Cecov; certo, qui sembrano restare come sospese Violet e la figlia Barbara, nello “Zio Vanja” Sonia incitava ad andare avanti, a lavorare, a vivere. Il mondo di oggi è più crudele, Barbara fugge e chissà se tornerà, l’ultima nostra immagine è Violet, con tutto il suo terrore, come il vecchio Firs del “Giardino” abbandonato e rinchiuso dopo la partenza di ognuno. C’è stato un periodo in quella famiglia che si potrebbe definire con facilità felice, l’esistenza del capofamiglia Beverly, il ragazzo povero che s’è fatto poeta di successo, vincitore di tanti premi. Poi qualcosa s’è rotto. C’è solo aridità e solitudine, come quel deserto che circonda la casa laggiù nell’Oklaoma, in quel territorio rubato ai nativi, c’è soltanto un emblematico caldo soffocante in quelle stanze, sono finiti, oggi, se mai hanno trovato posto in quelle vite, i tentativi di dialogo e di sghemba riconciliazione. Si urla, si corre da una parte all’altra, si alzano le mani, ci si butta a terra, la lingua non ha freno, ogni cosa s’inacidisce e marcisce. È arrivata l’ora di fare i conti, di guardare in faccia quella famiglia disfunzionale, di gridare ai quattro venti quello che finora non s’è mai detto. Arriva il giorno e l’occasione, è il suicidio di Beverly, che s’è allontanato da una vita che non è più sua, dalle sue poesie.

S’abbrutisce quella famiglia come Violet, la madre e la vedova, come quel suo cancro in bocca che le fa ingurgitare manciate di pasticche e nuvole di fumo, caparbia, senza un attimo di serenità e di dolcezza, che gioca con la cattiveria verso chiunque le capiti a tiro, che spruzza secche risate e ironia quanto basta, lasciando intravedere nella sua ferocia quel che di grottesco stagni in quel groviglio, tra quelle stanze, tra gli affetti che forse un tempo vi hanno trovato un qualche spazio, una donna che della casa e dei suoi ospiti sa tutto, a cui nulla è mai sfuggito. S’abbrutiscono le figlie, Barbara soprattutto, arrivata per il funerale di papà con marito imbelle e figlia vegetariana e ribelle al seguito, lei in odore di chi vuole senza mezzi termini prendere in mano le redini del comando; e Karen, in un’altalena continua di ocaggine e disperazione, e Ivy, che s’è sempre vista scarsamente apprezzata dalla famiglia e sempre più isolata e che ora pare aver trovato un affetto verso il cugino Charlie piccolo se non arrivassero le parole della zia Mattie con la loro crudele verità. Una famiglia, che si potrebbe comodamente definire al femminile, considerato il peso nullo degli uomini, una famiglia dissestata e incancrenita che Letts traccia con una maestria feroce e singolarissima: e durante lo spettacolo tornano inevitabilmente alla mente certi momenti del film, magari qui negati, ma poi ti accorgi che la regia di Filippo Dini ha fatto assai di più, ha scavato, ha rintracciato momenti e battute e leggerezze che descrivono ancor meglio quel vociante gruppo, ha saputo tirar fuori da ogni personaggio le tante sfumature, le parole che ti arrivano chiare e disturbanti, i piccoli come i grandi gesti, quella nube da tragedia greca che s’allarga su tutto e su tutti, con le scene di Gregorio Zurla ha mosso l’azione (direi, ricordandosi del cinema) con pareti movibili e con ambienti parcellizzati che spezzano ogni immobilità.

Una commedia triste, di ingombrante tristezza, che è non soltanto una bomba a orologeria, fatta di deflagrazioni ad ogni istante, ma altresì un meccanismo perfetto che avvince lo spettatore, fatto di un dialogo sporco e di azioni malconce, di entrate e di uscite definite al millimetro, di una vita vera in cui certi grovigli di oggi potrebbero forse riconoscersi. Dini ha avuto con sé nel compito difficile di bisturizzare persone e cose un gruppo d’attori davvero eccezionali. Lasciati nell’ombra, ma certo non per personali difetti, i signori uomini, ritagliato per sé il ruolo del molliccio Bill, ha dato fiato alle trombe con le sue attrici. Ha trovato in Giuliana De Sio una Violet che è una tigre malata, che cerca di appigliarsi agli ultimi sprazzi di vita con una grinta e una bravura come raramente si vedono nello spettacolo, aspra, incendiaria, una zampata dietro l’altra; Manuela Mandracchia, che è Barbara e che si ritaglia delle intere scene davvero da grande attrice, la sempre incisiva Orietta Notari, pronta a catturare la scena al momento giusto. Come le giovani Stefania Medri, Valeria Angelozzi (una bella scoperta) e Caterina Tieghi. Non ultima Valentina Spaletta Tavella, il coro all’interno della tragedia, a cui è affidato l’abbraccio e la protezione finali: “è questo il modo in cui finisce il mondo / non già uno schianto ma con un lamento”, dice da “Gli uomini vuoti” di Eliot. Un successo.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma. La Compagnia con al centro in primo piano Giuliana De Sio; Manuela Mandracchia e Giuliana De Sio; da sinistra Filippo Dini, Giuliana De Sio, Orietta Notari, Manuela Mandracchia e Andrea De Casa

Incendio distrugge negozio di mobili a Torino

Nella notte si è verificato un devastante incendio presso il negozio “Arredamenti e sofà”, sito in via Giambattista Pergolesi 143, nella zona Barriera di Milano a Torino. Il rogo è divampato circa a mezzanotte e ha distrutto completamente il negozio. La situazione ha richiesto l’intervento di diverse squadre dei vigili del fuoco, ma fortunatamente non ci sono stati feriti. Necessaria l’evacuazione di circa 40 persone dalle abitazioni adiacenti, ma queste hanno poi potuto rientrare nei loro appartamenti.

(foto archivio)

Spaccio: ai domiciliari nascondeva 60 mila euro in contanti in casa

Nell’ambito di un servizio di polizia giudiziaria volto al contrasto dell’illecito traffico di sostanze stupefacenti, un cittadino italiano di 27 anni, sottoposto alla misura alternativa della detenzione domiciliare nella sua abitazione nell’eporediese, è stato sottoposto ad approfondito controllo da personale della Polizia di Stato del Comm.to di P.S. di “Ivrea e Banchette”.

All’interno dell’appartamento del giovane, presso il quale poco prima dell’inizio dell’attività veniva riscontrato un via-vai di soggetti verosimilmente riconducibili al mondo dello spaccio, i poliziotti identificavano due persone, non lì residenti, una delle quali, alla vista della polizia, cercava goffamente di nascondersi fra il letto e il termosifone della camera.

Nell’alloggio non è stato rinvenuto stupefacente ma, occultato in diverse stanze, all’interno di un barattolo e di alcuni portadocumenti, anche nel mobile sotto al livello della cucina, i poliziotti hanno trovato un ingente quantità di denaro divisa in mazzette, per una cifra complessiva di 32.799 €. Il ventisettenne non è stato in grado di fornire giustificazione in merito alla provenienza del denaro. I poliziotti hanno anche rinvenuto e sottoposto a sequestro un quaderno riportante alcuni conteggi riferiti a dei “pezzi” non meglio identificati.

Ritornati nello stesso alloggio appena 48 ore dopo, ai fini della notifica al giovane della sospensione della misura della detenzione domiciliare e l’immediata traduzione in carcere disposta dal magistrato dell’Ufficio di Sorveglianza di Vercelli, gli agenti hanno proceduto a nuova perquisizione dei locali, rinvenendo, occultate in un barattolo ed in alcune buste di plastica, oltre 500 banconote di vario taglio, per una cifra complessiva di 27650 €, per un ammontare complessivo di oltre 60 mila € se sommato a quello rinvenuto due giorni prima.

Anche questo denaro è stato sottoposto a sequestro, mentre il ventisettenne è stato tradotto in carcere ove continuerà a scontare la sua pena.

Ecco come i cinghiali danneggiano le colture

Coldiretti spiega come i cinghiali danneggiano le semine di mais. Come potete osservare, i cinghiali fiutano i chicchi appena interrati e seguono la fila con grande precisione scavando con il grifo e mangiando uno per volta i singoli semi. Risultato: il campo è da riseminare. Accade che si debba riseminare anche 2-3 volte.

Si tenga presente che per seminare un ettaro di mais servono circa 270-300 euro di semi.

 

Art FLaw dove l’arte si sposa con il collezionismo e la divulgazione artistica

Nasce un nuovo progetto artistico 

 

Art FLaw è il nome del progetto conduttore sia della mostra di arte contemporanea promossa da FolLaw Avvocati a Torino, studio legale multidisciplinare operativo nel settore del diritto dell’arte, sia il titolo della mostra di arte contemporanea da loro promossa.

Legalità e diritto, unito alla passione dell’Avvocato Maurizio Marangon, collezionista, amante dell’arte e studioso dello stesso mercato, sono sfociate e confluite in un progetto di divulgazione artistica.

Le opere di questa prima edizione di Art FLaw sono state selezionate dalla curatrice Giulia Turati e sono di altissimo livello, avendo la peculiarità, che taluni forse considerano un difetto, di essere nuove.

Presentano il pregio della fatalità verso un futuro promettente e quotazioni calibrate rispetto al percorso di Art Market intrapreso dagli autori.

Con Art FLaw diventa fruibile l’arte, rimane intatta, pulita e non speculativa.

Pittura, grafica, scultura e installazione sono i linguaggi interpretati da Alma Gianarro, nella pittura contemporanea e grafica, Bianca Mancin artista grafica e Graphic Designer editor di Art FLaw Massimiliano Salvi, scultore, pittore, titolare e creatore delle opere all’interno del laboratorio d’ingegno “Lo Yeti felice”, e Orma il Viandante, alias Manuele Mannisi, street artist unico nel suo stile per la realizzazione di opere da esposizione oltre che di murales, Sara Francesca Molinari, artista multidisciplinare e accademica, pittura, performance e installazione, e 7 Apo, Fabio Desantis, pittore con la peculiarità di realizzare tele artistiche con la resina per pavimenti spatolata.

Le opere sono presentate al vernissage da esperti d’arte come la dottoressa Vanessa Carioggia, la professoressa Patrizia Scaglia e hanno tra i loro sponsor Italia Arte, Museo MIIT, Madama srl, Howden- Assiteca, lo Studio Srl, 4 house, Sax the bit e lo Yeti Felice Laboratorio.

La mostra viene presentata il 22 maggio e sarà visitabile, previo appuntamento, presso la sede FolLaw Avvocati, tramite gli artisti stessi e attraverso gli avvocati Marangon, Federica Cresto e la curatrice d’arte Giulia Turati.

MARA MARTELLOTTA

Ascom al fianco delle attività in Galleria Subalpina

Ascom Confcommercio Torino e provincia sta monitorando con attenzione l’evolvere della situazione riguardante l’acquisizione della Galleria Subalpina da parte del fondo americano Blackstone. Fin dall’inizio, abbiamo sottolineato la necessità di proteggere le attività da operazioni che seguono una logica puramente economica che non ha nulla a che vedere con il valore intrinseco, e per alcuni aspetti immateriale, del luogo.

Durante le numerose interlocuzioni con l’Assessore Chiavarino e l’Amministrazione Comunale, abbiamo costantemente sottolineato l’importanza storica e culturale dei negozi e dei locali presenti nella Galleria e abbiamo chiesto di intervenire anche se si tratta di uno spazio privato. La Galleria esprime un patrimonio identitario della città non solo per i torinesi, ma anche per i turisti che rimangono stupefatti dall’atmosfera unica che vi si respira e dalla qualità delle attività che vi si svolgono. Il commercio tradizionale, qui come altrove, rappresenta un elemento distintivo e autentico dell’ambiente cittadino, della piazza e del centro storico, un autentico fiore all’occhiello che nessuno desidera veder scomparire.

Purtroppo, dobbiamo parlare di “necessità di protezione” per queste attività, laddove sarebbe più naturale concentrarci sulla “valorizzazione” che meritano. Confidiamo perciò che il Comune di Torino riesca a raggiungere un accordo nella trattativa con Blackstone, al fine di preservare la decina di attività presenti. Siamo al fianco del Comune per sostenere una trattativa che favorisca gli imprenditori e gli esercenti presenti nella Galleria, affinché possano continuare a contribuire alla bellezza e all’unicità di Torino.

In arrivo i fondi contro il dissesto di montagne, colline e sponde dei fiumi

Aperto  il bando da 5 milioni di euro per interventi di sistemazione idrogeologica di situazioni di dissesto in ambito montano, collinare e lungo le sponde dei fiumi.

Le risorse fanno parte della programmazione dei Fondi Europei per lo Sviluppo Regionale (Fesr) 2021-2027 e sono destinate agli Enti gestori delle Aree protette e alle Unioni Montane.

«Interventi di manutenzione del territorio e prevenzione del dissesto sono sempre più fondamentali. Lo dimostrano gli intensi eventi meteorologici che hanno coinvolto il Piemonte negli ultimi giorni dove l’immediata attivazione della macchina di allerta e monitoraggio della protezione civile e gli interventi di manutenzione avviati già da alcuni anni sui fiumi e sui versanti, hanno consentito di contenere i danni e superare la situazione di difficoltà – spiegano il presidente del Piemonte Alberto Cirio e il vicepresidente Fabio Carosso – L’obiettivo di questa misura, insieme ad altre messe in campo dalla Regione Piemonte, è la messa in sicurezza dei territorio per promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici e prevenire il rischio idrogeologico in territori, come quelli montani e collinari che presentano particolari fragilità, ma nei quali è particolarmente importante garantire il rispetto degli habitat e degli ecosistemi».

Le risorse sono infatti finalizzate anche a sostenere la resilienza dei territori, attraverso il finanziamento di progetti di intervento a tutela delle Aree Protette e di Siti della Rete Natura 2000, ovvero lungo la dorsale montana che include la rete sentieristica di collegamento con il sistema delle Aree Protette della Regione Piemonte.

«Un’altra misura messa in campo da Regione Piemonte sui Fondi Europei per lo Sviluppo Regionale per favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici che dimostra la tempestività di risposta della Regione e la grande attenzione per il territorio, oltre alla capacità di gestire al meglio le misure europee con l’obiettivo di permettere agli enti beneficiari di aver accesso alle risorse con molta velocità – commenta l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati – I cambiamenti climatici, i cui effetti sono ormai ben visibili, impongono una rapida risposta perché ci sarà sempre più frequentemente l’alternanza di periodi siccitosi a periodi di precipitazioni intense e concentrate in un breve lasso di tempo. E il maltempo che ha colpito il Piemonte nei giorni scorsi testimonia come velocemente si possa passare da una situazione di carenza d’ acqua ad una di eccesso, con conseguenti rischi idrogeologici per il territorio».

Nella programmazione dei fondi FESR 21-27 del Piemonte alla transizione ecologica è destinata la somma di 475 milioni di euro.

Le domande potranno essere presentate fino alle ore 12 del prossimo 22 novembre.

Ulteriori e più dettagliate informazioni al link:

https://bandi.regione.piemonte.it/contributi-finanziamenti/interventi-sistemazione-idrogeologica-situazioni-dissesto-ambito-montano-collinare-ripariale

FOTO MARIO ALESINA