Aprile 2018- Pagina 4

Per un giorno Torino capitale dell’intelligenza

Una giornata aperta a tutti, organizzata da Mensa Italia con il sostegno della Fondazione CRT, per scoprire e “giocare” con l’intelligenza

 Domenica 29 aprile Torino diventerà capitale dell’intelligenza per un giorno, in occasione dell’iniziativa “Torino città intelligente“, realizzata dal Mensa Italia, la più grande associazione ad alto QI riconosciuta nel mondo (oltre 121mila soci), con il sostegno della Fondazione CRT. Dalle ore 9.30 alle ore 20, alla Scuola Holden (piazza Borgo Dora, 49), si terranno una serie di attività per scoprire l’intelligenza in tutte le sue sfaccettature: conferenze su tematiche attuali (quali intelligenza e benessere, intelligenza criminale e artificiale), workshop per sfidare la propria mente cimentandosi in enigmi, giochi e quiz e la “fiera dell’intelligenza” per entrare in contatto con oltre 20 associazioni del territorio che si occupano della ricerca, di disturbi dell’apprendimento o di sviluppo delle competenze nei bambini. La Fondazione CRT, che da sempre scommette sui giovani talenti offrendo loro importanti opportunità di formazione e crescita, sostiene le iniziative che, come questa, mettono al centro lo scambio di idee e la valorizzazione delle capacità individuali come fattori chiave per contribuire allo sviluppo della società nel suo complesso. Durante la giornata sarà anche possibile sostenere il test psicometrico di selezione per il Mensa Italia, associazione nata per incoraggiare e scoprire l’intelligenza umana, che ha scelto Torino come location per il proprio XXXV Convegno nazionale, in ragione delle profonde trasformazioni degli ultimi decenni per passare da città dell’industria a città della cultura e dell’innovazione. “Torino città intelligente” è un’iniziativa patrocinata dalla Regione Piemonte, dalla Città di Torino e dalla Città Metropolitana, con il contributo della Fondazione CRT; l’entrata è gratuita e aperta a tutti. Informazioni e modalità di prenotazione sul sito https://torinocittaintelligente.it/.

Su e giù per la US 123

E’ quasi impossibile sbagliare seguendo i toponimi. Leggi nomi di fiumi come Chattooga, Tallulah, Tugaloo o di foreste come Chattahoochee o Oconee e scopri che quest’area tra nord della Georgia ed ovest della South Carolina era zona di nativi Cherokee e Muscogee (Creek), prima della “Georgia Gold Rush” e della deportazione forzata tristemente nota come “Sentiero delle lacrime” (Trail of Tears) che li spinse fino in Oklahoma.

Tra Dahlonega e la Georgia Gold Belt si scatenò la corsa all’oro che sradicò i nativi; in seguito sorsero la città di Toccoa (anch’esso toponimo Cherokee) e l’attuale Stephens County. Qui sorse il nucleo preponderante della band The Voxmen, che nell’arco della sua breve esistenza si mosse per i concerti in un’area territoriale riconducibile all’arteria stradale nota come U.S. Route 123 (US 123), tra le propaggini di Toccoa in Georgia e Greenville in South Carolina. La conformazione della band in una prima fase era strutturata in David Westmoreland e Bill Thompson (chit), Eddy Jordan (V, b), Bill Harding (batt); i locali più frequentati nelle esibizioni erano “The Hut” di Toccoa e l’allora stranoto “The Chicken Shack” di Seneca (South Carolina) gestito da Charlie B. Stancil, importante e carismatica figura di riferimento di tanti musicisti esordienti della zona. Qui, tramite il manager Barry Westbrook, The Voxmen entrarono in contatto col sedicenne George Dilworth, che subentrò alla batteria al posto di Harding passato al Vox organ; tra Jordan e Dilworth nacque subito una positiva sinergia creativa, che risentiva anche della comune ammirazione per la British Invasion (soprattutto Beatles e Hollies).

Ne derivò il primo 45 giri: “They Say (You’re Gonna Lose That Girl)” [Dilworth – Harding – Jordan] (VM 1001; side B: “You Tell Me”), inciso ad Atlanta e prodotto da Westbrook con etichetta propria VM records. La visibilità sembrava piuttosto buona e peraltro non mancavano le performances anche come support band in parecchie venues musicali; tanto che il 22 luglio 1967 a Greenville (South Carolina) The Voxmen ebbero l’onore di aprire il concerto degli inglesi The Dave Clark Five (DC5) in un Greenville Memorial Auditorium strapieno ed entusiasta.

Poco dopo subentrarono due elementi dei The Avalons, altra band dell’area di Toccoa: Roy Thompson (chit) e Sam Camp (org, arm). Soprattutto grazie all’apporto di Camp, il sound dei Voxmen mutò e perse la crudezza del primo singolo, con una trasformazione sia nell’impasto sonoro (con l’apporto dell’armonica) sia nelle armonie vocali di sfondo alla voce principale.

Nel dicembre 1967 uscì il secondo (ed ultimo) 45 giri: “Good Things” (VM 7-8438; side B: “Time Won’t Change My Mind” [Jordan – Thompson]), inciso a Charlotte (North Carolina) presso gli Arthur Smith Studios sotto etichetta VM records e prodotto da Clay music; in particolare emergono in “Time Won’t Change My Mind” la brillantezza dei breaks di armonica di Camp e la mobilità fluida della linea di basso di Jordan.

Proseguirono per qualche tempo le esibizioni sul solito asse della U.S. Route 123 tra Georgia e South Carolina, fra Toccoa, Seneca, Clemson, Liberty e Greenville, fino all’uscita del chitarrista Roy Thompson. I superstiti Voxmen cercarono allora rinforzi in Florida, tentando di ricostituire a Toccoa una nuova band dal nome The Fredrick Haze. Il progetto tuttavia ebbe vita breve e naufragò probabilmente entro la fine del 1968, chiudendo l’avventura di un gruppo affiatato che, forse ingiustamente, non ebbe mai la chance adeguata per il “grande salto”.

Gian Marchisio

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Guarda il video: https://www.youtube.com/watch?v=pEmiq6qn6-g

 

Risotto classico agli asparagi

Gli asparagi ortaggi pregiati protagonisti della primavera, teneri germogli che simboleggiano il risveglio della natura, poche calorie, ricchi di sali minerali hanno proprieta’ disintossicanti, diuretiche ed antiossidanti. Il risotto agli asparagi e’ un primo delicato e raffinato generalmente realizzato con asparagi verdi, un grande classico della nostra cucina.

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Ingredienti

300gr. di asparagi

200gr. di riso

40gr. di burro

30gr. di parmigiano grattugiato

1 scalogno

Brodo vegetale q.b.

½ bicchiere di vino bianco secco

Sale, pepe, q.b.

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Pulire e lavare gli asparagi poi tagliarli a tocchetti. In una larga padella sciogliere 20gr. di burro, rosolare lo scalogno finemente affettato, aggiungere il riso e lasciar tostare per qualche minuto poi, sfumare con il vino bianco. Aggiungere gli asparagi, mescolare, salare, pepare e poco alla volta bagnare con il brodo vegetale sino a cottura (circa 20 minuti). Togliere dal fuoco, mantecare con il burro rimasto, il parmigiano e servire subito.

Paperita Patty

Il Fashion Revolution Day a Torino

Lunedì 30 aprile 2018, dalle 16.30 alle 22.30  Palazzo della Luce  Via Antonio Giuseppe Bertola, 40. Ingresso libero e gratuito, fino a esaurimento posti

Per la prima volta a Torino il 30 aprile, dalle 16:30 alle 22:30, presso il Palazzo della Luce di via Antonio Giuseppe Bertola 40, fa tappa l’evento mondiale Fashion Revolution Day, un evento che spiega cosa significa moda sostenibile.  Potrete conoscere il lavoro di diversi brand, progetti e start-up moda che hanno fatto della sostenibilità il proprio standard qualitativo: sarà l’occasione per scoprire cosa c’è dietro ad ogni capo prodotto e cosa s’intende per moda sostenibile, prendendo coscienza che un’alternativa è possibile. 

L’evento è organizzato e coordinato da Francesca Mitolo (del brand Teeshare http://teeshare.com/), in collaborazione con Stefano Brizzi, il collettivo Rèn e con il prezioso supporto di Patrizia Reviglio, proprietaria della location. Ospite speciale Tiziano Guardini, eco-designer, vincitore del premio “Franca Sozzani GCC Award for Best Emerging Designer” e del “Peta Couture Award”.

Durante la manifestazione, si alterneranno esibizioni teatrali, musicali e artistiche. 
Verrà inoltre proposto un aperitivo, offerto dallo chef vegano crudista Eduardo Ferrante, proprietario del ristorante L’Orto già Salsamentario e L’Orto Cafè. (https://lortogiasalsamentario.it)

“Fashion Revolution Day vuole essere il primo passo per la presa di coscienza di ciò che significa acquistare un capo d’abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone e dell’ambiente – commenta Marina Spadafora, coordinatrice del Fashion Revolution Day in Italia. – Scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo: ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo”.
                                            
L’ultima settimana di aprile eventi simili si svolgeranno in centinaia di città sparse per il mondo con l’obiettivo di creare consapevolezza per catalizzare il cambiamento e ridare dignità alla catena di produzione.

Il 24 Aprile 2013, 1.133 persone morirono e molte altre rimasero ferite, nel crollo del complesso produttivo di Rana Plaza, a Dhaka, in Bangladesh. All’interno si producevano capi di abbigliamento fast fashion. Nasce nel 2013, con sede a Londra, l’organizzazione mondiale Fashion Revolution la quale crede in un’industria della moda che rispetti le persone, l’ambiente, la creatività e il profitto in eguale misura.

Il Poli migliora le turbomacchine

15 dottorandi di tutto il mondo per 15 progetti paralleli e complementari, con l’ambizioso obiettivo di definire un sistema di virtual testing di una turbomacchina, cioè una simulazione dell’intera macchina e non dei singoli componenti , come avviene oggi solitamente. È questo l’obiettivo del progetto europeo EXPERTISE – models, EXperiments and high PERformance computing for Turbine mechanical Integrity and Structural dynamics in Europe, coordinato dal professor Stefano Zucca del Politecnico di Torino, che coinvolge un consorzio di ricerca composto da 11 enti beneficiari e 9 organizzazioni partner  da 8 Paesi.

 

Le simulazioni sono di fondamentale importanza per la progettazione delle turbomacchine, che oggi hanno numerosi ambiti di applicazione, come la produzione di energia, l’estrazione di gas o petrolio, la propulsione per l’aviazione civile e militare, la propulsione di navi, i turbocompressori per applicazioni automobilistiche.

 

I loro componenti rotanti sono elementi critici. Infatti, a causa dell’alta velocità di rotazione, il loro cedimento può mettere a rischio l’integrità strutturale dell’intera macchina e, in situazioni estreme, anche vite umane (ad esempio nel caso di avaria del motore di un aereo).

Per questa ragione, il processo di progettazione e di certificazione di questi componenti è molto costoso, dal momento che richiede complesse campagne di sperimentazione.  L’uso di simulazioni  accurate ed efficienti può quindi diminuire sensibilmente i costi di sviluppo e migliorare l’affidabilità del progetto finale, riducendo anche i tempi di commercializzazione.

 

L’obiettivo, quindi, è ambizioso, ma l’altra caratteristica interessante del progetto EXPERTISE è la metodologia con la quale si vogliono raggiungere questi risultati: 15 progetti individuali  affidati ad altrettanti giovani ricercatori (ESR- Early Stage researchers), selezionati e supervisionati dai membri del consorzio di ricerca, creeranno uno scambio tra giovani studiosi che favorirà la crescita di una nuova generazione di ricercatori più internazionali e più abituati a lavorare in squadra. Inoltre, i dottorandi reclutati nell’ambito del progetto riceveranno un training multi-disciplinare nei settori della meccanica strutturale e delle tecnologie informatiche di calcolo parallelo, in modo da accrescere ulteriormente le loro competenze e prepararli per le sfide più attuali nel campo delle simulazioni numeriche a supporto della progettazione meccanica.

 

Il Consorzio di ricerca del progetto Expertise è composto da 11 Enti beneficiari e 9 organizzazioni partner:

 

Enti beneficiari Expertise

Organizzazioni partner Expertise

Politecnico di Torino (Italia, coordinatore del progetto)

Samara University (Russia)

Imperial College of Science Technology and Medicine (Gran Bretagna)

Rolls-Royce PLC (Gran Bretagna)

Universitaet Stuttgart (Germania)

NEC Deutschland GmbH (Germania)

University of Oxford (Gran Bretagna)

Doosan Skoda Power (Repubblica Ceca)

Ecole Centrale de Lyon (Francia)

SAFRAN Aircraft Engines (Francia)

Middle East Technical University (Turchia)

General Electric Deutschland Holding (Germania)

Technische Universitaet Muenchen (Germania)

Nuovo Pignone srl (Italia)

Barcelona Supercomputing Center (Spagna)

SAFRAN (Francia)

Technicka Univerzita Ostrava (Repubblica Ceca)

University of Bristol (Gran Bretagna)

Cray UK Limited  (Gran Bretagna)

Mavel AS (Repubblica Ceca)

 

Maggiori informazioni sul sito web del progetto: http://www.msca-expertise.eu/

 

Italiaonline: presidio all’assemblea degli azionisti

Oltre cento lavoratori torinesi di Italiaonline hanno presidiato l’assemblea degli azionisti dell’ azienda, ad Assago, nel Milanese, supportati da numerosi dipendenti provenienti dalle altre sedi d’Italia. “Stop licenziamenti – stop trasferimenti”, lo slogan contro la decisione dell’azienda di iniziare la procedura per licenziare 400 lavoratori, molti di loro torinesi. Italiaonline aveva inizialmente  nnunciato di voler chiudere la sede di Torino.

 

Devers, un torinese a Parigi

Piccola polemica in famiglia. Ho letto, pubblicato su “il Torinese”  venerdì 13 aprile, un interessante articolo di Marco Travaglini intitolato Saint- Eustache, chiesa “magnifica e trascurata” nel ventre di Parigi. E ho apprezzato questo invito alla maggiore conoscenza di un monumento che di solito non viene considerato come meta irrinunciabile per una di quelle trasferte nella capitale francese che i nostri concittadini molto sovente, storicamente, prediligono. E anche ho valutato positivamente la segnalazione in quella chiesa, tra l’altro, della presenza di varie opere di artisti italiani, da Santi di Tito a Rutilio Manetti a Luca Giordano. Ma, ed eccoci alla controversia in famiglia, cioè in questa nostra testata che si chiama “il Torinese”, non ho trovato cenno al fatto che uno degli interventi artistici più rilevanti in Saint-Eustache si deve proprio a un torinese. Si tratta di Giuseppe Devers, nato a Torino nel 1823, che fu pittore, scultore e soprattutto ceramista. Trasferitosi a Parigi nel 1846 in seguito alla concessione di un sussidio -di una borsa di studio diremmo oggi- concessogli da Carlo Alberto per perfezionarsi negli studi artistici, si specializzò nel tempo in interventi di ceramica architettonica, sino a diventare il massimo riferimento Oltralpe di questa particolare e tecnicamente difficoltosa arte applicata. Tant’è che nel 1863 all’Esposizione di Nevers, celebre città della ceramica, Napoleone III gli assegnò la Grande médaille d’or de l’Empereur, il massimo premio previsto in quell’ambito, superando anche personaggi mitici dell’arte fittile francese come Théodore Deck, destinato a divenire direttore della manifattura di Sèvres.

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Questa la motivazione ufficiale: “M. Devers, la fois peintre et sculpteur, est le potier par excellence. Il a consacré de longues années à ressusciter en France les bonnes traditions de cet art éminemment décoratif. (…) Des vases et des médaillons de grande dimension, encadrés de fleurs et de fruits, attestent hautement quel puissant secours la faïence peut apporter à l’architecture”. E in Saint-Eustache era stato autore di una potente installazione, davvero maiuscola, tuttora ben visibile, composta da quattro grandi pannelli in maiolica, alla maniera dei Della Robbia, disposti ai quattro punti cardinali del transetto centrale, e dedicati a quattro figure fondamentali della musica sacra: Re Davide, Santa Cecilia, Sant’Ambrogio e San Gregorio Magno. Quindi raccomando ai nostri concittadini di andare a vedere in Saint-Eustache pure queste alte prove del nostro genio subalpino (e magari, per limitarci solo agli edifici sacri, anche altri artefatti minori di Devers a Parigi e dintorni nelle chiese di St. Ambroise, della Trinité, di Saint Leu Napoleon Tavernie). Glielo dobbiamo, perché Giuseppe Devers è qui da noi oggi troppo dimenticato, nonostante il suo ritorno a Torino, spaventato dagli accadimenti relativi alla Comune di Parigi, chiamato nel 1871 in cattedra all’Accademia Albertina. Ma cominciò a declinare, in un contesto rispetto a quello parigino troppo angusto, a immalinconirsi e a bere. Sino a morire, afflitto da una grave demenza precoce, nel 1882. Parabole tipicamente torinesi.

Enzo Biffi Gentili

Riapre il Cup delle Molinette

La Città della Salute di Torino comunica che il prossimo mercoledì 2 MAGGIO verrà riaperto al pubblico, dopo l’esecuzione di numerosi lavori di ristrutturazione, il CUP dell’ospedale Molinette di Torino.

Restano invariati gli orari e le modalità di prenotazione:

dal lunedì al venerdì
dalle ore 8.15 alle ore 13.15 – apertura degli sportelli

dalle ore 13.30 alle ore 16.00 – prenotazioni telefoniche al numero 011.633.2220

prenotazioni mediante fax al numero 011.633.5838

prenotazioni mediante invio di e-mail collegandosi al portale aziendale

disdette ed informazioni al numero 011.633.5906 dalle ore 8.15 alle ore 15.30

FIAT Torino Basket: l’improvviso stupore della dimenticanza

Siamo in dirittura di arrivo playoff e probabilmente non sarà possibile raggiungerli a causa di tanti piccoli (o meno piccoli) errori sia da parte dei giocatori, che della dirigenza e, non si deve sempre essere politically correct, anche di una visione arbitrale palesemente distorta in circostanze importanti.

Ma non è questo l’argomento di questo articolo. Dopo la sconfitta legata sicuramente a episodi malsani anche tra i fischietti contro Reggio Emilia, molti si sono scatenati a lanciare improperi e saccenti e sarcastici commenti contro tutti e tutto ciò che fino a qualche mese prima osannavano. Ma si sa, il pubblico, fin dai tempi dei Romani e dei gladiatori, ci mette poco a mettere in croce chi prima era sommerso di alloro, e quindi nulla di nuovo sotto il sole, come dice il saggio.

Però credo che si sbagli tutti e non solo la dirigenza o i giocatori. E a fare la predica sono tutti sempre molto bravi, ed è sempre facile dire così non va, quando non si è chiamati a fare qualcosa ma solo criticare senza costrutto. Tempo addietro l’associazione consumatori suggeriva che quando un prodotto non piace basta non comprarlo per punire i produttori, ma in questa società dove più facilmente si ingiuria che ringraziare per un favore avuto, è consuetudine ormai bruciare tutto e dimenticare ogni cosa solo per urlare più forte. In un ambito vicino a noi è contestato apertamente chi ha vinto 6 campionati di fila diverse coppe tra Italia e supercoppa, partecipato a più finali di Champions League, e attualmente in testa e in finale di Coppa Italia: stupirsi della contestazione “ambientale” tra giornali e tifosi sarebbe quantomeno stravagante.

Conosco solo alcune persone che a ragion veduta hanno dal loro punto di vista motivo di una remota contestazione o “rivalsa” personale, ma la stragrande maggioranza credo che possa essere delusa sicuramente dai risultati finali ma non della valutazione globale. Sono stati fatti degli errori, certo, ma chi li sta pagando in prima persona? I tifosi dal punto di vista emotivo, ed è fondamentale, certo, visto che lo sport si regge sul pubblico che osserva, ma anche chi ha messo soldi, tempo e faccia non credo lo abbia fatto per divertirsi in modo anomalo.

E soffermarsi su alcuni aspetti importanti dal punto di vista umano sarebbe importante: la memoria non può solo essere sollecitata per i lati negativi. Qualche mese fa, dopo la conquista della Coppa Italia, tutti piangevano e ringraziavano società e giocatori. Ora la società è incapace e dovrebbe dimettersi. Credo che un sano equilibrio dovrebbe trovarsi.

Molti dimenticano che questa società non ha decenni di storia ma che solo da tre anni milita in serie A e ha già vinto una Coppa Italia. Può essere che non si arrivi ai playoff, vero, ma non è la “morte” sportiva di una squadra. Il pubblico ha dato tanto, e tanto ancora darà: ma dà qualcosa perché qualcuno ha creato questo qualcosa per cui “tanto dà”. Non riconoscerlo è un errore di presunzione di importanza che non conduce da nessuna parte.

Ci sono giocatori come Poeta, Mazzola, Washington, Mbakwe, Garrett che in tutto l’anno non hanno mai mollato di una virgola e si sono prodigati in maniera encomiabile e dopo Firenze non erano poche le proposte di statue equestri in Piazza Vittorio a loro dedicate. Adesso non sono diventati incapaci… . Jones, messo da parte è poi rientrato senza aver fatto una virgola di polemica ufficiale; Vujacich è uno che comunque in allenamento e in partita ci butta dentro tutto. Sicuro: hanno sbagliato tanto ma anche fatto bene tanto, come a Torino non era mai successo in mezzo secolo di sport cestistico, e dimenticarlo così in fretta è segnale di un mondo che cambia velocemente umore e che se non riceve sempre tutto “si offende” e vola via.

Lo sport è fortunatamente ancora selettivo: vince solo chi arriva 1, come diceva il ciclista. E la Fiat Torino quest’anno è arrivata 1 in uno dei due trofei della categoria cestistica Italiana e ci sarà ancora da partecipare alla supercoppa del prossimo settembre, e non è poco.

Si poteva fare meglio? Si poteva fare di più? Si doveva selezionare meglio i giocatori? Si doveva non litigare con gli allenatori? Si doveva stare più attenti alle compatibilità degli elementi che compongono il team? Dovevano allenarsi meglio? Essere più preparati fisicamente?… e quanto altro ancora? Forse a molte domande la risposta potrebbe essere sì, ma superare questi limiti è solo frutto dell’esperienza. Ed è quella che ancora manca a questa squadra.

Ma il tempo potrà dare una risposta ed essere “gufi” è lo sport nazionale di tutti coloro che di solito non vincono mai ma gioiscono solo delle sconfitte altrui. Tutti i tifosi di Torino si erano già preparati ad abituarsi a vincere…ma non è andata così, e di tutto questo si dovrà fare tesoro per migliorare.

E’ giusto essere tristi, è giusto arrabbiarsi quando si perde, ed è legittimo pensare di vincere il più possibile. Ma lo sport, ora, non è composto solo da gente che gioca. E’ un mondo complesso in cui tutti devono svolgere la propria parte e se si inceppa un ingranaggio anche la macchina intera ne risente.

Ma si sa che … chi sa di solito fa, chi fa di solito cerca di fare bene anche se poi sbaglia, ma chi non sa e chi non fa o scrive sui giornali o commenta criticando al bar… .

Paolo Michieletto