FIAT Torino Basket: l’improvviso stupore della dimenticanza

Siamo in dirittura di arrivo playoff e probabilmente non sarà possibile raggiungerli a causa di tanti piccoli (o meno piccoli) errori sia da parte dei giocatori, che della dirigenza e, non si deve sempre essere politically correct, anche di una visione arbitrale palesemente distorta in circostanze importanti.

Ma non è questo l’argomento di questo articolo. Dopo la sconfitta legata sicuramente a episodi malsani anche tra i fischietti contro Reggio Emilia, molti si sono scatenati a lanciare improperi e saccenti e sarcastici commenti contro tutti e tutto ciò che fino a qualche mese prima osannavano. Ma si sa, il pubblico, fin dai tempi dei Romani e dei gladiatori, ci mette poco a mettere in croce chi prima era sommerso di alloro, e quindi nulla di nuovo sotto il sole, come dice il saggio.

Però credo che si sbagli tutti e non solo la dirigenza o i giocatori. E a fare la predica sono tutti sempre molto bravi, ed è sempre facile dire così non va, quando non si è chiamati a fare qualcosa ma solo criticare senza costrutto. Tempo addietro l’associazione consumatori suggeriva che quando un prodotto non piace basta non comprarlo per punire i produttori, ma in questa società dove più facilmente si ingiuria che ringraziare per un favore avuto, è consuetudine ormai bruciare tutto e dimenticare ogni cosa solo per urlare più forte. In un ambito vicino a noi è contestato apertamente chi ha vinto 6 campionati di fila diverse coppe tra Italia e supercoppa, partecipato a più finali di Champions League, e attualmente in testa e in finale di Coppa Italia: stupirsi della contestazione “ambientale” tra giornali e tifosi sarebbe quantomeno stravagante.

Conosco solo alcune persone che a ragion veduta hanno dal loro punto di vista motivo di una remota contestazione o “rivalsa” personale, ma la stragrande maggioranza credo che possa essere delusa sicuramente dai risultati finali ma non della valutazione globale. Sono stati fatti degli errori, certo, ma chi li sta pagando in prima persona? I tifosi dal punto di vista emotivo, ed è fondamentale, certo, visto che lo sport si regge sul pubblico che osserva, ma anche chi ha messo soldi, tempo e faccia non credo lo abbia fatto per divertirsi in modo anomalo.

E soffermarsi su alcuni aspetti importanti dal punto di vista umano sarebbe importante: la memoria non può solo essere sollecitata per i lati negativi. Qualche mese fa, dopo la conquista della Coppa Italia, tutti piangevano e ringraziavano società e giocatori. Ora la società è incapace e dovrebbe dimettersi. Credo che un sano equilibrio dovrebbe trovarsi.

Molti dimenticano che questa società non ha decenni di storia ma che solo da tre anni milita in serie A e ha già vinto una Coppa Italia. Può essere che non si arrivi ai playoff, vero, ma non è la “morte” sportiva di una squadra. Il pubblico ha dato tanto, e tanto ancora darà: ma dà qualcosa perché qualcuno ha creato questo qualcosa per cui “tanto dà”. Non riconoscerlo è un errore di presunzione di importanza che non conduce da nessuna parte.

Ci sono giocatori come Poeta, Mazzola, Washington, Mbakwe, Garrett che in tutto l’anno non hanno mai mollato di una virgola e si sono prodigati in maniera encomiabile e dopo Firenze non erano poche le proposte di statue equestri in Piazza Vittorio a loro dedicate. Adesso non sono diventati incapaci… . Jones, messo da parte è poi rientrato senza aver fatto una virgola di polemica ufficiale; Vujacich è uno che comunque in allenamento e in partita ci butta dentro tutto. Sicuro: hanno sbagliato tanto ma anche fatto bene tanto, come a Torino non era mai successo in mezzo secolo di sport cestistico, e dimenticarlo così in fretta è segnale di un mondo che cambia velocemente umore e che se non riceve sempre tutto “si offende” e vola via.

Lo sport è fortunatamente ancora selettivo: vince solo chi arriva 1, come diceva il ciclista. E la Fiat Torino quest’anno è arrivata 1 in uno dei due trofei della categoria cestistica Italiana e ci sarà ancora da partecipare alla supercoppa del prossimo settembre, e non è poco.

Si poteva fare meglio? Si poteva fare di più? Si doveva selezionare meglio i giocatori? Si doveva non litigare con gli allenatori? Si doveva stare più attenti alle compatibilità degli elementi che compongono il team? Dovevano allenarsi meglio? Essere più preparati fisicamente?… e quanto altro ancora? Forse a molte domande la risposta potrebbe essere sì, ma superare questi limiti è solo frutto dell’esperienza. Ed è quella che ancora manca a questa squadra.

Ma il tempo potrà dare una risposta ed essere “gufi” è lo sport nazionale di tutti coloro che di solito non vincono mai ma gioiscono solo delle sconfitte altrui. Tutti i tifosi di Torino si erano già preparati ad abituarsi a vincere…ma non è andata così, e di tutto questo si dovrà fare tesoro per migliorare.

E’ giusto essere tristi, è giusto arrabbiarsi quando si perde, ed è legittimo pensare di vincere il più possibile. Ma lo sport, ora, non è composto solo da gente che gioca. E’ un mondo complesso in cui tutti devono svolgere la propria parte e se si inceppa un ingranaggio anche la macchina intera ne risente.

Ma si sa che … chi sa di solito fa, chi fa di solito cerca di fare bene anche se poi sbaglia, ma chi non sa e chi non fa o scrive sui giornali o commenta criticando al bar… .

Paolo Michieletto

 

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE
Articolo Precedente

Teatro Regio, parla Vergnano

Articolo Successivo

Riapre il Cup delle Molinette

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta