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Stop al “genocidio informatico”!

“Non ho l’età…” Chi non ricorda la tenerissima canzone presentata nel 1964 al Festival di Sanremo da una deliziosa Gigliola Cinquetti sedicenne, trionfatrice su altri ben più noti cantanti? Bei tempi…

“Non ho l’età…”

Chi non ha mai detto questa frase sconsolata rendendosi conto di non essere in grado di avere un contatto con la banca, con l’ufficio dell’INPS, con la società telefonica? Brutti tempi…

Purtroppo sempre più persone di una certa età sono “tagliate fuori” dalla società perché non possiedono un computer, un tablet, un iPhone, perché non hanno lo SPID, la CIE, la password, non distinguono un browser da un router o da un server…

Nel giro di pochi anni il mondo è passato dalla carta (sulla quale erano indelebilmente fissati documenti, pratiche burocratiche, autorizzazioni) al cloud, nel quale sono immagazzinati miliardi di dati impalpabili.

Vuoi aprire un conto corrente in banca?

Non provare ad andare nell’agenzia sotto casa, non troverai nessuno, forse un paio di impiegati in locali dove fino a qualche anno fa erano stipati quindici dipendenti, ognuno con i suoi compiti precisi. Facevi un po’ di coda per parlare con l’addetto, ma almeno risolvevi tutto in pochi minuti. Oggi non puoi far nulla…

“Aprire un conto? Può farlo comodamente da casa, basta avere lo SPID, scannerizzare la CIE, fare il riconoscimento facciale con la telecamera e in pochi passi la procedura le fornisce il numero dell’IBAN” ti comunica quello dei due che ha la faccia più sveglia, abituato a smanettare tutto il giorno su WatsApp con gli amici.

Perplesso torni a casa, apri il sito, cominci la procedura, naturalmente sbagli il secondo passaggio, torni indietro, ricominci, ti perdi nelle maschere che compaiono sul video finché cade il collegamento…

Bene, continui a tenerti i soldi nel cassetto sperando che i ladri vadano a rubare dal vicino.

Vuoi rinnovare il passaporto?

Non provare ad andare in Questura dove avevi fatto la pratica normale dieci anni fa, occorre “prenotare un appuntamento in Questura accedendo al sito https://passaportonline.poliziadistato.it/ con SPID/CIE” recita il sito della Polizia di Stato. Naturalmente occorre avere un personal computer o un tablet o un cellulare ultima generazione…

Bene, rinunci ad andare a Cancun per fare una settimana di bagni, in fondo anche a Spotorno non si sta così male…

Vuoi comprare una minicar elettrica che risolve i problemi d’inquinamento e ti consente di girare per la città a costi contenuti?

Non provare ad andare dalla concessionaria per vederla, provarla, prenotarla. L’addetto cortesissimo del salone ti comunica che si può solo comprare comodamente da casa entrando nel sito. Provi più volte e, per un motivo o per l’altro, non riesci ad arrivare in fondo alla procedura complicata manco fosse un calcolo per il lancio di un razzo verso Marte.

Pazienza, continui a girare con la vecchia Panda euro 1, tanto in galera non ci vai perché hai più di 70 anni, e chissenefrega dell’ambiente…

Sembra proprio che non si possa più vivere senza lo SPID (ma non basta il codice fiscale, che ormai, dopo anni, finalmente avevamo imparato a memoria?). No, lo SPID è il passepartout per i rapporti con la pubblica amministrazione.

Proviamo a chiederlo dopo aver letto che registrarsi ed attivare SPID con Poste è facile. “I cittadini possono recarsi in qualsiasi Ufficio Postale presente sul territorio nazionale per attivare SPID. Prima di recarsi in Ufficio Postale è necessario effettuare una pre-registrazione sul sito www.posteid.poste.it” comunica Poste Italiane. Naturalmente occorre avere un personal computer o un tablet o un cellulare ultima generazione…

Facciamo qualche considerazione finale.

Quando un impiegato della banca, della Posta, della polizia ti dice che la pratica che fino a ieri seguiva lui, compilando tutti i moduli necessari, ora la puoi fare “comodamente” a casa tua, ti sta raccontando due mostruose bugie. La prima è che la comodità è in realtà la sua, che così non ha più il pesante compito di lavorare al servizio del cittadino, ma lascia che il cittadino si serva da solo. La seconda è che non esiste un sito privato o pubblico comprensibile a chi non ha una cultura informatica; anche fior di primari ospedalieri si trovano in difficoltà davanti allo schermo del PC che lampeggia senza spiegare perché si è “piantato” all’improvviso bloccando la tua richiesta…

Ultimo appello: volete costringere tutti ad usare computer, tablet o iPhone per evitare di lavorare al nostro servizio?

Allora dateci (gratuitamente!) PC, tablet ed iPhone. Se dobbiamo lavorare per voi, dobbiamo avere gli strumenti che voi utilizzate, non dobbiamo comprarceli a nostre spese!

Altrimenti la manovra in corso si trasforma in un sistema indiretto di “genocidio informatico” che elimina gli anziani dalla società relegandoli a “carico residuale” di cui sbarazzarsi al più presto.

 

GIANLUIGI DE MARCHI

demarketing2008@libero.it

“Festa di primavera 2024” presso la scuola “Rudolf Steiner”

In collaborazione con l’Associazione Crescendo Pedagogia Waldorf

 

In occasione della “Festa di primavera”, sabato 23 marzo l’Associazione Crescendo Pedagogia Waldorf, unita alla scuola d’infanzia “Rudolf Steiner”, aprirà le porte a tutti coloro che vorranno conoscere la Pedagogia Waldorf e le attività che vengono svolte nelle realtà steineriane. Dalle 10 alle 12, in corso Casale 246, sarà possibile conoscere la scuola d’infanzia e la scuola primaria e secondaria attraverso le parole dei maestri e delle maestre. La giornata sarà costellata di attività e laboratori rivolti a tutte le fasce d’età, dai bambini dagli 0 ai 3 anni fino agli adolescenti. Sono previsti laboratori di giocoleria, teatrini di marionette e attività all’aperto che richiameranno i giochi di una volta, come il tiro alla fune, la corsa nei sacchi e la staffetta.

Steiner

I più piccoli potranno realizzare coroncine di primavera e partecipare al girotondo guidato dalle maestre della scuola dell’infanzia. Nel pomeriggio si potrà partecipare ai laboratori di pittura rivolti a ragazzi e adulti. È prevista inoltre l’esposizione di manufatti realizzati dai genitori delle scuole nel corso dell’anno.

 

Mara Martellotta

“Donor Day – CRT” Una giornata di festa e raccolta fondi

Per permettere a ragazze e a ragazzi con disabilità di partecipare al “Summer Camp 2024”

Sabato 23 marzo, dalle 16,30

Sarà la “Fondazione Time2”, realtà creata da Antonella e Manuela Lavazza (quarta generazione della celebre azienda fondata nel 1895 da Luigi Lavazza) con l’obiettivo di “promuovere una cultura che favorisca i diritti dei giovani con disabilità e permetta loro di costruire un proprio progetto di vita indipendente”, ad ospitare, il prossimo sabato 23 marzo, la giornata del “Donor Day” (“Giornata del Donatore”), evento conclusivo di“Insieme apriamo nuovi sentieri”, Corso di alta formazione per 50 “talentuosi” studenti, organizzato dalla “Fondazione CRT e volto all’attuazione di campagne di “raccolta fondi” in grado di aiutare diversi enti a sostenere le proprie attività.

La giornata, presso lo “spazio OPEN” della “Time2”, in corso Stati Uniti, 62b, si preannuncia ricca di “appuntamenti e testimonianze”, volta a finanziare 5 borse di partecipazione che permettano a ragazzi e ragazze con disabilità di partecipare al “Summer Camp 2024” (httpss://fondazionetime2.it/progetti/summer-camp/).

In questo contesto, la campagna “Insieme apriamo nuovi sentieri” – con l’obiettivo di raccogliere 7.500 euro – “si focalizza sul consentire una maggiore partecipazione al ‘Summer Camp’ proposto annualmente dalla ‘Fondazione’”. Una vacanza lontano da casa, spesso la prima, in alta Val di Susa. Gite, sport, uscite serali: una settimana senza genitori ma circondati da amici e volontari, in un’esperienza inclusiva che permetta veramente a tutti di partecipare, grazie anche al sostegno personalizzato di operatori altamente specializzati.

“Trascorrere una vacanza lontano da casa – spiega Samuele Pigoni, segretario generale di ‘Fondazione Time2’ – è qualcosa che diamo per scontato. Ma non lo è per tutti. Lavorare, uscire, innamorarsi, sono infatti alcune delle esperienze da cui molte persone con disabilità sono escluse. Il ‘Summer Camp’ nasce proprio per questo: per garantire la piena partecipazione dei giovani con disabilità e il diritto di poter vivere le stesse esperienze con i propri coetanei”.

In quest’ottica la giornata di sabato 23 marzo sarà un “momento di festa”, aperto a tutti (gli spazi sono interamente accessibili), a cui prenderanno parte giovani e famiglie per raccontare le proprie esperienze e conoscere il “Summer Camp” attraverso le voci dirette di chi vi ha partecipato.

Si partirà alle 16,30 con i “tornei di calcetto” e “ping pong” rivolti a persone “con e senza disabilità”; a seguire, alle 17,30, si potranno ascoltare le testimonianze da parte dei partecipanti, delle famiglie e dei volontari. Grazie a una postazione immersiva in “realtà virtuale” si potranno anche conoscere e sperimentare in modo diretto le attività del “Summer Camp”.

Alle 18,30 si terrà uno spettacolo di “Re-action Integrated Dance Company”, la prima “Compagnia di Physically Integrated Dance” fondata in Italia.

A seguire dalle 19 alle 21 ci sarà un rinfresco e l’immancabile “DJ Set”.

L’ingresso all’evento è aperto a tutti e gratuito.

“Open” è uno spazio “aperto di diversità”, un luogo totalmente accessibile di apprendimento, condivisione e impegno civico per giovani con e senza disabilità.

Per maggiori informazioni: https://open.fondazionetime2.it/

g.m.

Nelle foto di Erika Orlandi: immagini “Summer Camp”

Aief e Forum delle Associazioni Familiari al Castello di Lucento

Una giornata di aggregazione con giochi e momenti di intrattenimento per i più piccoli e non solo. Si è tenuta domenica scorsa grazie ad Aief e Forum delle Associazioni Familiari al Castello di Lucento. Aief (nella foto di copertina il fondatore e presidente Tommaso Varaldo) è un’associazione di promozione sociale impegnata da anni a supportare le famiglie, con particolare attenzione alla tutela dei diritti dell’infanzia, dell’adolescenza e della genitorialita’.

“Nowruz”. Anche a Torino si celebra il Capodanno persiano

La Festa più antica del mondo arriva al torinese “OFF TOPIC” per celebrare, insieme alle comunità iraniane, la libertà e la diversità culturale

Mercoledì 20 marzo, ore 20

In lingua “Farsi” (la lingua ufficiale dell’Iran), “Nowruz” significa “nuovo giorno” o “nuovo anno”, è la festa più antica al mondo (si celebra da oltre trenta secoli) e ricorre con l’equinozio, segnando l’inizio della primavera e simboleggiando “rinascita” e “rinnovamento”. Il suo arrivo è atteso per il 20 marzo, mercoledì, e a Torino si festeggerà all’“hub culturale” di “OFF TOPIC”, in via Giorgio Pallavicino 35, dove “The Goodness Factory” (associazione fondata a Torino nel 2014 con obiettivi legati precipuamente alla promozione di eventi culturali) organizza una serata di festeggiamenti, a partire dalle ore 20, insieme alle “Comunità Iraniane”, come “segno di resistenza culturale” a fianco dei movimenti “Iraniani di Torino” (sono circa 3mila gli Iraniani arrivati in questi anni in città, 1800 frequentano il “Politecnico” torinese) e da “Womanlifefreedom” (“Donne Vita e Libertà”), una community di cittadini di origini iraniane (ma non solo) rifugiatasi in Italia, come nel resto del mondo, per portare avanti quell’inno di libertà e quel rispetto dei diritti umani totalmente negati dalla visione arcaica e oscurantista che in Iran, nel 2023, ha portato all’arresto di oltre 20mila persone e di centinaia e centinaia di uomini e donne uccise, in piazza o sotto tortura o per impiccagione.

Annarita Masullo, responsabile di “The Goodness Factory”, racconta di aver partecipato alla festa di “Nowruz” a Parigi, a pochi mesi dalla morte di Mahsa Amini, la ragazza picchiata a morte, nell’ottobre del 2022, dalla “polizia morale” di Teheran perché giudicata colpevole di qualche ciocca di capelli che usciva dalla hijab, e continua: “Vedere una comunità in festa è sempre un dono: significa entrare in una tradizione, connettere mondi, partecipare ad una gioia. Ma ‘Nowruz’ per me l’anno scorso è stato molto di più perchè mentre si gridava ‘Donna, Vita e Libertà’ vedere donne delle comunità iraniane ballare e cantare in una capitale occidentale sapendo che – se solo fosse cambiato il contesto – quella stessa azione semplice, di gioia, d’amore sarebbe costata a tutte la vita, mi ha spaccato il cuore. È in quell’esatto momento che ho deciso di chiedere di poter portare questa festa a ‘OFF TOPIC’ e sono profondamente grata a chi lo sta rendendo possibile”.

“La lunga notte dell’Iran – commentano gli Iraniani di Torino – dura ormai da 45 anni e per noi riunirci per celebrare ‘Nowruz’ è, ancora una volta, una promessa di riportare la luce nel nostro paese. Torino da quasi due anni ci sostiene e partecipa a tutte le iniziative che come ‘Iraniani di Torino’ abbiamo realizzato per invocare democrazia e diritti per il futuro di milioni di donne e uomini”. E ancora Deniz Kivage e Kasra Chalabi di “Womanlifefreedom Italy”: “Come ‘Womanlifefreedom Italy’ abbiamo fatto della protesta ‘Donna Vita Libertà’ la nostra ragion d’essere. Oggi, dopo oltre un anno e mezzo dalla nascita di quel movimento, come le ragazze del quartiere di Ekbatan di Tehran, che con il loro ‘flashmob’ hanno sfidato il regime l’8 marzo 2023, vogliamo fare della danza, della musica di ragazze e ragazzi insieme un atto di protesta, di affermazione dei diritti civili e rivendicazione della libertà. Proprio con la danza che ne è fondamentale espressione”.

Quella di mercoledì 20 marzo sarà dunque una serata (aperta anche alla cittadinanza torinese) di “musica e condivisione” per celebrare la libertà e la diversità culturale. L’idea è quella di passare tutta la serata insieme: dalla “cena nel Bistrò” in cui si assaggeranno i piatti tradizionali persiani fino alla “musica live” che porterà sul palco un bel gruppone di musicisti iraniani e al “Dj Set” con cui continuare a ballare insieme.

Da sottolineare che “Nowruz” non è celebrato solo dalle comunità iraniane, in Iran e ovunque nel mondo, ma in tutti i Paesi che un tempo componevano l’Impero persiano: si festeggia quindi in Afghanistan, Albania, nell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia, in Georgia, Azerbaigian, India, Turchia, Pakistan, nel Kurdistan iracheno e nelle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale (Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan).

Sono quindi più di 300 milioni le persone che nel mondo con il prossimo equinozio di primavera accoglieranno festanti l’inizio del nuovo anno. Una ricorrenza molto importante, tanto che nel 2010 l’“Assemblea Generale delle Nazioni Unite” ha riconosciuto il 21 marzo (in alcune “specificità” si celebra in tale data o il 22 marzo) come “Giornata Internazionale del Nowruz.

Per info: “OFF TOPIC APS”, via Giorgio Pallavicino 35, Torino; tel. 011/0601768 o www.offtopictorino.it

g. m.

Nelle foto di Navid Tarazi e Armin Akhavan, manifestazioni a Torino: “Manifestazione notturna con la bandiera dell’Iran”, “Libertà”, “Protesta con foto in mostra”

Da Torino a tutta l’Italia un progetto di formazione che fa bene all’inclusione e alla cultura

“OPERATORI CULTURALI PER L’INCLUSIONE” DI FONDAZIONE PAIDEIA E FONDAZIONE CRT
Oltre 1.300 operatori culturali formati

 

Al via la nuova edizione di “ Operatori culturali per l’inclusione”, il progetto di Fondazione Paideia e Fondazione CRT che offre formazione gratuita sull’accoglienza a chi lavora nei musei e nel mondo della cultura.
Sono partiti i nuovi corsi formativi gratuiti – corsi di base e un’attività formativa a carattere laboratoriale rivolta specificamente alle posizioni direttive delle organizzazioni culturali – tenuti dagli educatori di Paideia in collaborazione con Fondazione CRT.

 

Oltre 470 realtà tra musei, teatri, biblioteche e associazioni italiane coinvolte, oltre 1.300 operatori culturali formati, più di 135 servizi tra corsi base e di secondo livello erogati, seminari tematici, corsi di LIS, laboratori interattivi, workshop itineranti e corsi su richiesta, cuciti ad hoc sulle necessità del singolo ente: in 12 anni il progetto si è consolidato nella metodologia e ed è riuscito a estendere il proprio raggio d’azione da Torino a tutta Italia, favorendo la disseminazione di una cultura for all capace di trasformare gli spazi di cultura in luoghi di conoscenza e aggregazione davvero inclusivi.

 

Negli anni hanno aderito alle proposte formative operatori di grandi realtà pubbliche e piccole associazioni private: Museo Egizio, Museo Nazionale del Cinema, GAM e OGR di Torino, Pinacoteca di Brera, Galleria degli Uffizi Firenze, Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, Teatro Stabile Torino, Fondazione Musei Civici Venezia, Direzione Musei Lombardia e Palazzo Ducale di Mantova sono solo alcuni esempi.

 

In questi dodici anni Fondazione CRT, al fianco di un partner qualificato e prezioso come Fondazione Paideia, ha contribuito a portare negli enti culturali una nuova consapevolezza dell’inclusione e dell’accoglienza, volta a garantire a tutti l’accesso alla bellezza, alla conoscenza, al patrimonio artistico – sottolinea il Segretario Generale della Fondazione CRT Andrea Varese -.  Abbiamo messo in moto un vero e proprio movimento for all che da Torino è approdato in tutta Italia, coinvolgendo operatori e direttori culturali”.

 

Fabrizio Serra, Segretario Generale Fondazione Paideia racconta: “ Il percorso formativo ed esperienziale che abbiamo proposto integra approfondimenti specifici relativi alla disabilità, ma insiste molto sulla promozione e sullo sviluppo di competenze relazionali utili ad accogliere tutti i pubblici, partendo naturalmente dai bisogni specifici delle persone con disabilità”.

 

L’accessibilità ai luoghi della cultura non si esaurisce nell’assenza di una rampa di scale: un museo veramente accessibile è, innanzitutto, un luogo empatico che fa dell’ascolto attivo la prima strategia per il coinvolgimento dei suoi visitatori. Perché la cultura è di tutti ma è anche per tutti, il “bello” e la sua fruizione sono elementi di salute e l’accesso all’arte, in tutte le sue forme, non è solo un piacere ma un bisogno e un diritto.

 

Si è lavorato puntualmente per potenziare le competenze trasversali degli operatori che lavorano a vario titolo nei luoghi di cultura, strutturando percorsi specifici che partono proprio dai bisogni reali riportati a Fondazione Paideia dalle famiglie di bambini e ragazzi con disabilità di cui l’organizzazione quotidianamente si occupa. L’offerta formativa proposta non ha solamente dato risposta ad un’esigenza impellente, mutevole e in larga parte insoddisfatta, ma ha creato a propria volta una domanda sempre più specifica e diversificata da parte delle istituzioni culturali. Un numero crescente di realtà ha ritenuto imprescindibile un investimento di risorse nell’ambito del welfare culturale e nella formazione di tutto il proprio personale sul tema della disabilità, dimostrando di credere nelle opportunità intrinseche e nel valore sociale di una cultura veramente accessibile.

 

È emersa l’importanza di estendere il percorso a quanti più professionisti possibile, a partire dal personale di biglietteria, vero e proprio front office dell’utenza, per arrivare ai direttori e alle posizioni apicali.
Gli obiettivi raggiunti nei primi 12 anni di attività, riconosciuti dai tanti partecipanti all’iniziative e dal pubblico, sono accomunati dalla parola “cambiamento”, in termini di mentalità rispetto alla visione della disabilità in generale e in termini di cultura organizzativa sui temi dell’inclusione e dell’accoglienza.

 

I CORSI 2024 
Il calendario formativo 2024, che si terrà tra marzo e settembre sia in presenza sia a distanza, propone un percorso interattivo, con modalità didattico-formative che favoriscono l’apprendimento dall’esperienza e il coinvolgimento diretto dei partecipanti attraverso esercitazioni pratiche, case study co-progettati con i destinatari stessi dei percorsi, lavori di gruppo e simulazioni. Nel corso dell’anno vengono proposti 3 corsi base con due moduli dedicati ad approfondimenti specifici (disabilità sensoriali, disabilità intellettive, strumenti operativi per l’inclusione); un workshop per posizioni direttive con l’obiettivo di favorire il coinvolgimento e il commitment delle figure apicali nei processi trasformativi delle politiche inclusive adottate dalle realtà culturali; la possibilità di consulenza per la progettazione e la realizzazione di attività formative ad hoc anche alla luce dell’attenzione riposta dai bandi PNRR sul tema della formazione accogliente.
I corsi in presenza si svolgono a Torino presso la sede del Centro Paideia in via Moncalvo 1, mentre i corsi online vengono offerti con modalità sincrone sulla piattaforma Zoom.

 

Gli obiettivi:
• Migliorare la conoscenza delle disabilità: conoscere le diverse disabilità e le rispettive esigenze è il primo passo per migliorare la consapevolezza e superare idee errate o pregiudizi.
• Gestire meglio la comunicazione verso tutti i visitatori: soddisfare esigenze specifiche adeguando le competenze relazionali, di comunicazione e di accoglienza del luogo di cultura, ovvero qualificare gli operatori in tal senso, rende la struttura nel complesso più flessibile e capace di gestire meglio la comunicazione verso tutti i pubblici, massimizzando la fruibilità e la partecipazione degli stessi.
• Qualificare la comunicazione pubblica: interagire correttamente con le persone con disabilità è un elemento chiave per una comunicazione pubblica corretta ed efficace.

Decluttering, la filosofia dell’essenziale

ELIMINARE IL SUPERFLUO PER FARE ORDINE ED EVITARE GLI SPRECHI.

Declutter è un termine inglese, un verbo che vuol dire fare ordine o sgombrare, ma anche un abitudine sempre più diffusa che mira all’essenziale, all’eliminazione del superfluo.

Armadi pieni, spazi colmi di oggetti inutili, polvere e la quasi impossibilità di trovare le cose che cerchiamo è una condizione causata dalla tendenza ad immagazzinare fino ad arrivare all’eccesso, alla smania attuale di possedere, di acquistare più di quanto serve. Questo accumulo, che a volte corrisponde ad una vera e propria patologia, può essere fonte di disordine, di stress e di confusione; avere molto più di quanto serve, inoltre, non ci rende più felici anzi ci spinge verso una direzione che porta alla dipendenza e all’insoddisfazione.

Liberarsi di oggetti, di vestiti che non mettiamo più, di cose che rappresentano il passato, spesso ingombrante e voluminoso, è un momento di catarsi e di rigenerazione che ci proietta verso un futuro nuovo, essenziale, che ci pone in una condizione di leggerezza e libertà.

Less is more non è solo un modo di dire, non è una filosofia unicamente legata al design, ma è un paradigma che può rappresentare molti aspetti della vita, un modello capace di creare felicità togliendo invece di aggiungere, selezionando piuttosto che collezionare.

Come si comincia ad eliminare superfluo? Da dove si parte?

Intanto è necessario fare un passo per volta, non affrontare tutto insieme, prima uno spazio poi l’altro cominciando da quello che necessità di più di essere alleggerito. La gradualità ci fa prendere confidenza con questa nuova abitudine, ci fa esercitare a vivere con meno, con l’essenziale.

E’ utile fare un analisi di quanto usiamo determinati oggetti o di quanto indossiamo certi abiti e una volta che si è compreso che sono lì oramai solo a fare polvere vanno eliminati. Ci vuole una certa dose di coraggio e di determinazione perché non è facile separarsi dalle nostre cose, sono lì con noi, abitano la nostra casa e in un certo senso ci danno sicurezza. Bastano 5 minuti al giorno però, qualche ora nel week end per cominciare e creare una routine dello sgombero, del fare ordine alimentando l’abitudine di vivere con meno, con la consapevolezza che possedere troppe cose ci dà un piacere effimero.

Gli esperti di decluttering suggeriscono di fare quattro tipi di scatole per creare un lavoro di purificazione degli ambienti organizzato ed efficiente: da buttare, da tenere, da donare, da riutilizzare. Inoltre è consigliato compiere le differenti azioni in tempi diversi per esempio: il lunedì butto e il martedì dono. Una cosa davvero importante di questa attività è l’aspetto ecologico, devono essere seguiteinfatti tutte le regole che garantiscono il pieno rispetto dell’ambiente per non rischiare che le nostre azioni di sgombero  contribuiscano a far aumentare l’inquinamento. I vestiti da eliminare vanno inseriti negli appositi cassonetti e se sono in condizioni dignitose, invece, andrebbero donati direttamente  o tramite quelle associazioni che si occupano di fare raccolta per persone bisognose. Quanto agli altri oggetti di cui ci si vuole disfare, è necessario lasciarli negli appositi contenitori, portarli alle discariche o farli venire a ritirare. Oggi è possibile anche vendere abbigliamento e altri beni che non vogliamo più attraverso diversi siti online, ma anche presso negozi che trattano l’usato. Insomma non abbiamo più scuse, disfarsi del superfluo si può, fare ordine e sgombrare gli spazi per seguire uno stile di vita sostenibile è immaginabile. L’ordine, la pulizia e il necessario contribuiscono anche al benessere mentale, vivere in un ambiente sobrio e non appesantito da accumuli di beni e materiali stimola infatti la creatività e la serenità.

MARIA LA BARBERA

Buon compleanno, “Reale”! I 180 anni della prima società di ginnastica italiana

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La Reale Società Ginnastica di Torino festeggia i suoi 180 anni con un evento aperto al pubblico per raccontare l’emancipazione femminile.

La scusa è quella dei grandi festeggiamenti, l’opportunità è invece quella di entrare in un luogo che è una vera e propria eccellenza torinese.

Qui si studiano arti marziali, ginnastica artistibmca e ritmica, Baskett a livello agonistico. Ma ci sono anche attività amatoriali aperte a tutti. L’allievo più piccolo ha 3 anni, quello più anziano 80.

Nel 2002 apre Flic, una scuola di circo che firma artisti circensi. Gli studenti arrivano da 20 nazioni differenti: dall’Australia al Perù, dagli USA ai più vicini paesi europei. Fanno uno o due anni di studio in base al programma scelto. La scuola rappresenta una tappa conosciuta a livello mondiale per la formazione circense. Da qui escono gli artisti che lavoreranno in spettacoli più o meno noti come quello del Cirque du Soleil.

“Qui i ragazzi vengono a studiare la disciplina del trapezio ballant. Siamo tra le pochissime scuole al mondo che lo insegnano. Ma qui si viene sopratutto per i principi che si trasmettono: rigore, follia e sensibilità. E posso testimoniare la grande umanità dei nostri allievi” dice Matteo Lo Prete, direttore della Reale Società di Ginnastica e del progetto Flic scuola di circo.

Torino vanta dunque l’eccellenza anche nella formazione di atleti e performer unici. Eppure non sono molti a saperlo.

Lori Barozzino

Resistenza e ANPI fanno 80: “Canti Resistenti” e “Canzoni in libertà”

L’’ANPI torinese festeggia in musica l’ottantesimo anniversario delle due ricorrenze

Martedì 19 e venerdì 22 marzo

“80anni dalla e di Resistenza”: sotto questo titolo-slogan, l’“ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia” celebra a Torino l’ottantesimo compleanno arrivato proprio con l’arrivo del 2024. Anno importante per l’Associazione, costituita il 6 giugno del 1944 a Roma dal “CLN – Centro Italia” (sotto la Presidenza dei componenti del Comando Generale del “CVL – Corpo Volontari della Libertà”, da Cadorna a Parri, da Mattei a Stucchi e ad Argenton) mentre il Nord era ancora sotto l’occupazione nazifascista. E quattro volte venti segna anche l’età della “Resistenza Partigiana” (8 settembre 1943 – 25 aprile 1945), in cui sono da individuarsi le origini stesse della “Repubblica Italiana”. Un duplice importante anniversario che, a Torino, “città medaglia d’oro” della “Resistenza”, nonché città che fu coraggiosa protagonista degli scioperi del marzo ’44, quando ben 70mila lavoratori scesero in piazza incrociando le braccia, sarà ricordato con due concerti richiamanti il “valore della Libertà” e che si terranno in questo mese di marzo.

Il primo appuntamento è in programma martedì 19 marzoore 20, presso la “Sala Fortino”, in Strada del Fortino 20. La serata, ad ingresso libero, ha come titolo “Canti Resistenti” e vedrà protagonisti “Mattia Martinengo e gli Psiconauti”Anna Spray“Il Quaderno Rosso” (gruppo nato con l’intento di reinterpretare canzoni di lotta e brani che negli anni hanno raccontato avvenimenti della storia del nostro paese) e la band degli Zyp, il cui sound  è “frutto di una commistione di sfoghi, speranze e dolcezza ed i cui testi rispondono all’urgenza di una gioventù consapevole e complessa, che guarda all’ambiente urbano in cui è immersa come ad una giungla in cui si sente tribù”.

Il secondo appuntamento è, invece, in programma per venerdì 22 marzoore 21, al “Teatro San Secondo”, in Via San Secondo 8, che ospiterà il concerto “Canzoni in libertà. Mille papaveri Rossi”, con protagonista il “NuvoleIncanto Quartet” (sempre a ingresso libero).

I due concerti sono realizzati con il sostegno del “Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte”. E, in proposito, commenta Daniele Valle, presidente del “Comitato” e vicepresidente del Consiglio Regionale: “Ogni anno cerchiamo di celebrare la ‘Festa della Liberazione’ non solo con le tradizionali commemorazioni istituzionali e i momenti di approfondimento storico, ma promuovendo eventi che auspichiamo servano a coinvolgere le giovani generazioni e a ricordare loro che 80 anni fa, ragazzi e ragazze della loro età diedero la vita per consentire a noi, oggi, di vivere in un Paese democratico. Perché il 25 aprile è un momento di gioia e, al tempo stesso, occasione di riflessione sul nostro passato per non perdere la ‘Memoria’ di ciò che è stato e farne linfa del nostro impegno per un futuro libero, giusto e pacifico”. Sempre nel segno di quell’antifascismo che “deve essere inteso oggi – sottolinea, da parte sua, Nino Boeti, presidente dell’‘ANPI’ provinciale – come lotta contro chi minaccia le libertà individuali, che nega la giustizia sociale, che discrimina i cittadini, che usa la violenza come strumento politico. Resistenza fu sacrificio, sofferenza, fame, freddo. Ma fu anche gioia. Quella di sentirsi in tanti dalla parte della giustizia e della Storia”.

Per info: tel. 011/2452976 o info@anpitorino.com

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Immagini guida degli appuntamenti musicali

–       Daniele Valle

–       Nino Boeti

Vengo anch’io. No, tu no

Ho scelto il titolo di questa canzone del compianto Enzo Jannacci per parlare dell’abitudine, sempre più attuale, da parte di alcuni responsabili nelle aziende, di escludere alcuni dipendenti dalle scelte strategiche.

Chi abbia lavorato in azienda anche per breve tempo, specie da una ventina d’anni in qua, si è accorto che vi sono nette preferenze per questo o quel dipendente, a scapito di altri, non per simpatia ma per raccomandazioni o spinte politiche (tipico del settore pubblico).

Quello su cui molti non hanno riflettuto, soprattutto i diretti interessati, è che gli imprenditori non scelgono per l’avanzamento i migliori, i più bravi in senso tecnico ma i meno intelligenti cioè quelli, per intenderci, che legano l’asino dove vuole il padrone, senza domandarsi se qualche metro più in là l’asino sarebbe stato meglio.

E’ una prassi nata dall’insegnamento che si pratica in alcune università, utili solo a scriverne il nome sui propri biglietti da visita (in cambio della laurea si prendono la tua umiltà), dove insegnano a far avanzare chi è già bravo dimenticandosi degli altri; se lo fai notare non rispondono perché non sono stati programmati per quell’eventualità.

Per organizzare i miei coaching, per scrivere questi articoli e per la mia attività in generale, ho necessità di approcciarmi spesso a professionisti nei vari settori e mi rendo conto che le aziende hanno perso gran parte della loro competitività quando i loro manager hanno smesso di usare il cervello, preferendo ripetere come una filastrocca quelle quattro nozioni, prive di fondamento, apprese dietro pagamento di cifre folli; ora che la Milano non è più da bere, l’Hotel Raphaël di Roma non è più oggetto del lancio di monetine e nel Paese in genere il vento è cambiato ecco che le falle di questa istruzione vengono a  galla.

Avete presente “Il medico della mutua”, film del 1968 con Alberto Sordi? Ecco, il codazzo che nel film è composto da medici che seguono il primario come fosse il Dio in terra nelle aziende attuali è, con le giuste proporzioni, composto da seguaci del funzionario o del responsabile che temono che il capo non sappia lavorare senza di loro; non hanno capito che il capo li usa per dimostrare il proprio potere, anche di revocarti le ferie se lo desidera, anche se non vi è necessità,  mentre loro così facendo dimostrano solo di essere privi di carattere, plasmabili, insomma puri e semplici esecutori.

D’altronde, quale responsabile serio affiderebbe incarichi di responsabilità a persone che non sanno adottare una decisione in autonomia? Eppure, sono sempre più frequenti i casi di lavoratori davvero competenti e volenterosi costretti a cercare lavoro altrove, specie all’estero, perché in casa nostra la professionalità non viene riconosciuta; se abbiniamo questa pratica con l’istruzione sempre peggiore erogata ai nostri ragazzi fin dalle elementari appare evidente come la sconfitta di Sedan del 1870, solo che qui anziché Napoleone III vengono fatte prigioniere le giovani leve, irretite in un sistema destinato a peggiorare sempre più.

Per contro, specie nelle piccole realtà aziendali, vige ancora la mentalità del “abbiamo sempre fatto così: perché cambiare?“ che, in antitesi a quanto detto prima, porta un’impresa a non rimanere aggiornata con le nuove metodologie lavorative, con i nuovi mezzi che la tecnologia mette a disposizione riducendo l’azienda ad una Ferrari usata solo per fare la spesa.

Troppo spesso le persone si improvvisano imprenditori, perché stanchi di essere sfruttati come dipendenti: non si rendono conto (il QI è in calo, non dimenticatelo) che un imprenditore suda ogni centesimo che guadagna, assume il rischio di impresa, investe denaro che potrebbe tornare solo molto più avanti e non ha le garanzie che hanno, invece, i dipendenti.

Ecco, quindi, che per farsi assistere nel duro compito di gestire l’impresa si circondano di una corte degli sciocchi, che soddisfa il proprio ego, fa colpo sui clienti e fornitori ma, alla resa dei conti, ha solo obbligato un maratoneta a camminare anziché correre dritto al traguardo.

E se molte, troppe, aziende si circondano di quella corte a subirne gli effetti peggiori è la principale delle aziende: l’azienda Italia.

Sergio Motta