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#ripartiamoinsieme con il Festival del giornalismo alimentare

Il Festival del Giornalismo Alimentare lancia la campagna #ripartiamoinsieme per accompagnare nella comunicazione chi ha contribuito, con il proprio sostegno economico e con il patrimonio di idee e attività,  alla realizzazione della sua quinta edizione, tenutasi lo scorso febbraio a Torino.

In questo momento così cruciale per la tenuta sociale ed economica del Paese, #ripartiamoinsieme del Festival offre infatti ai propri sostenitori uno spazio – vetrina sui canali social e sul sito www.festivalgiornalismoalimentare.it,  per raccontare, attraverso il rilancio di comunicati stampa e con interviste agli imprenditori, le trasformazioni e le innovazioni avvenute in questo periodo, ma anche le richieste al mondo politico e istituzionale.

Buone pratiche e spunti che il Festival ha intenzione di riprendere nell’edizione 2021, fissata per il 25, 26 e 27 febbraio, con l’obiettivo di trarre un primo bilancio degli effetti del lockdown e della crisi economica e sociale e per riflettere insieme sulle modifiche irreversibili dei comportamenti dei consumatori e sugli scenari futuri.

Nel frattempo, sono online sul sito del Festival le riprese di tutti i panel della passata edizione, dove è possibile rivedere gli interventi degli ospiti. Un altro modo per divulgare i pensieri espressi al Festival e per mostrare le esperienze presentate durante la tre giorni torinese.

Le riprese integrali sono suddivise per data e per orario dei panel e sono navigabili al link https://www.festivalgiornalismoalimentare.it/press-area/panel

I parchi diventeranno palestre

Alcuni parchi di Torino, i più grandi,  si trasformeranno in palestre all’aperto nella tanto attesa Fase 2

Per la sindaca Chiara Appendino «i parchi saranno centrali». L’idea è di aprire i giardini pubblici ai cittadini per fare sport individuali e, soprattutto, farli diventare  palestre a cielo aperto in attesa che quelle tradizionali al coperto possano riaprire.

Saranno proprio le  piccole palestre private a tenere corsi e attività nei parchi comunali, nel rispetto delle norme di sicurezza contro il coronavirus. Nel frattempo il  Politecnico sta studiando il “modello cinese”: nei  grandi spazi all’aperto i  torinesi potranno un domani fare sport in gruppo (sempre con il dovuto distanziamento sociale).

La mensa del povero ringrazia la Protezione civile

Alla mensa del povero presso la Parrocchia Sant’Alfonso

“Gli angeli dei nostri tempi sono tutto coloro che si interessano agli altri prima di interessarsi a se stessi”
 (W. Wenders) 
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Un grazie sincero alla Protezione Civile della Regione Piemonte e al Coordinamento Regionale Volontariato della Protezione Civile, per il vostro regalo: centinaia di colombe e uova di cioccolata, che distribuiremo nei prossimi giorni.
Un grazie a nome delle 250 (duecentocinquanta) persone che serviamo ogni giorno.
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Diacono Enzo Vitulli 
Responsabile Mensa del Povero presso la Parrocchia Sant’Alfonso di Corso Tassoni 41 Torino.

Melita Toniolo spiega ai bambini come difendersi dal Coronavirus

Melita Toniolo spiega ai bambini come difendersi dal Coronavirus. Questo divertente e-book illustrato, nato da un’idea di Pietro Favorito e Fabio Bonini e pubblicato dalla casa editrice barese Les Flâneurs Edizioni, esorta i più piccoli a tenere alta la guardia contro la diffusione del Covid-19

Protagonisti della storia sono il tigrotto dj Gino Vox e il cagnolino Oronzo, già insieme nel video musicale contro l’abbandono degli animali, Micio Macho, e nel libro illustrato contro la violenza sugli stessi, Jack Gnocco Superstar. Al loro fianco una special guest d’eccezione, la showgirl, modella, attrice, conduttrice televisiva e radiofonica, ex star del Grande Fratello: Melita Toniolo.
Una testimonial tanto importante per dare un peso ancora maggiore a un’iniziativa a sfondo sociale che vuole ribadire la necessità di mantenere alta l’attenzione contro la diffusione del Coronavirus, soprattutto in questo momento in cui i casi di contagio sono in calo. Mai come ora bisogna tenere duro e continuare a rispettare le restrizioni imposte dal Governo a tutela della salute di tutti. Con le loro marachelle, Gino Vox e Oronzo fanno sì sorridere i bambini, ma danno anche lo spunto a Melita per richiamarli all’ordine e quindi ricordare come ci si comporta in questo difficile periodo.

L’ebook può essere scaricato gratuitamente a questo link:

Andrà tutto bene

Cresce l’insofferenza verso diktat, esperti e sedicente comunità scientifica

 

Bisogna affidarsi agli esperti, alla comunità scientifica.

All’ennesima proroga degli arresti domiciliari la fiducia del gregge nei confronti dei pastori ha iniziato a scemare. Certo, c’è sempre una maggioranza di terrorizzati, ma l’insofferenza comincia a diffondersi. Anche nelle città più colpite dal virus, più a rischio, aumentano le uscite, il traffico automobilistico e pedonale.

Di quali scienziati fidarsi? Di quelli che sostenevano che in Italia non c’erano rischi e che ora vorrebbero l’ergastolo per tutti gli italiani? Di quelli che litigano in tv sulle statistiche e sulle interpretazioni dei dati? Di quelli che bollano come fake news le ipotesi di cura sostenute da altri loro colleghi? Tutti contro tutti, cure che paiono funzionare all’estero e che restano un tabù in Italia. Cure proposte da scienziati e utilizzate da medici, non da formaggiai. Però alla comunità scientifica del lìder minimo non piacciono…

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Cresce l’insofferenza verso diktat, esperti e sedicente comunità scientifica

Pasqua e funerali blindati, 25 aprile “libero”. Ha senso?

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Giustamente il Governo Conte  aveva emesso una circolare per rendere compatibili i festeggiamenti del 25 aprile ad una situazione eccezionale come la pandemia, per evitare assembramenti. Un provvedimento sensato e condivisibile. Si trattava di una linea di condotta fondata sullo stesso principio di  ragionevolezza e di prudenza  che aveva portato ad impedire cerimonie religiose nelle chiese persino a Pasqua il Papa si presentò da solo in una piazza  San Pietro vuota

Un sacerdote è stato multato  domenica scorsa per aver celebrato Messa davanti ad una decina di persone in una chiesa di circa 300 metri quadrati. I funerali sono stati negati anche agli stretti famigliari dei morti con una scelta dolorosa che nessuno ha responsabilmente contestato. L’ Anpi invece pretende che vada fatta un’eccezione per la sua partecipazione al 25 aprile e quindi ha protestato con arroganza. Il governo giallo-rosso ha ceduto e quindi ci saranno manifestazioni ufficiali con possibili assembramenti, senza neppure tra l’altro  considerare l’età media  degli iscritti all’ Anpi. Che Pasqua venga sacrificata sull’altare della sicurezza e che il 25 aprile comporti obbligatoriamente la presenza dell’ Anpi rivela scarso  civismo, mancanza di responsabilità ,rinnovata manifestazione di una concezione monopolistica del 25 aprile che non necessariamente coincide solo  con la storia dell’ Anpi. Il partigianato non è stato solo comunista, ma  espressione di diversi orientamenti politici. Il fatto che non abbia protestato la FIVL che raccoglie gli ex partigiani anticomunisti, la dice lunga su certe prese di posizione egemoniche e prive  di adeguata sensibilità civica. Tra l’altro questa presa di posizione cozza con l’organizzazione di maratone on line per il 25 aprile in cui la parte del leone è quella dell’ Anpi. Dette maratone erano considerate sostitutive delle manifestazioni tradizionali com’era logico prevedere in questa circostanza drammatica.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

Il significato del 25 aprile è sempre attuale

Niente da fare. Ogni volta che ci si avvicina alla data del 25 Aprile si fanno un sacco di polemiche

Polemiche inutili e pretestuose. Ora la Meloni e La Russa se ne sono inventata una nuova.

Propongo che sia ….. manco loro sanno che cosa hanno proposto. Fanno i guastatori perché non
accettano la Storia, direi proprio l’evidenza dei fatti storici.

Ma con loro ogni sforzo è inutile  e velleitario convincerli con le buone maniere,
controproducente tentare di convincerli con le maniere forti. Sia ben chiaro: maniere forti non
vuol dire violenza, bensì applicazione delle leggi e regole che ci siamo fatti con la Costituzione
italiana, appunto dopo esserci liberati del nazifascismo. Masticano amaro perché non
accettano ciò che è avvenuto ed in particolare le sue conseguenze, cioè la democrazia.

Considerano il nostro un sistema mediocre, e non pensano che possono ancora dire le loro
stupidaggini perché c’ è la democrazia. In fondo li compatisco. Hanno solo rabbia e rancore. E
con rabbia e rancore non vanno da nessuna parte. Viceversa io e tanti altri come me sentono
il sapore, il profumo di libertà che si respira in questi giorni. Libertà per te stesso e per gli
altri. Mentre scrivo un vortice di ricordi. Le mille fiaccolate a cui partecipavo. Le prime da
Pioniere. Giovanissimo non volevo il fazzoletto azzurro simbolo della pace. Ovviamente volevo
quello rosso, ma quello con la Stella. Fantastico e tanto fantasticavo. Mi immaginavo giovane
Partigiano sempre un fuga dai nazifascisti con la piccola piccozza che diventava un fucile
automatico. E l’ incontro con con la letteratura della Resistenza. Il disincantato Beppe Fenoglio
nel Partigiano Jonny. L ‘umantita’ di Elio Vittorini. In Uomini e No il gappista non ha il coraggio
di sparare al soldato tedesco. Ha la faccia da operaio. O i ricordi di Davide Lajolo in la Rossa
Primavera. Dopo essere stato fascista di ritorno dalla Russia decidendo di scegliere di diventare
comunista e Partigiano.

Scoprivo che cosa erano i commissari politici avendo un consulente in mio padre. Parlava poco
ed ancora meno di sé stesso. Mia madre mi raccontò che era finito in via Asti e l’oro dei nonni
lo salvò. E il 18 aprile uscito dalla Grandi Motori saltarono le rotaie dei tram e venne organizzato lo
sciopero generale.

Profumo di libertà. Sicuramente il principe dei ricordi è nel 1975. Fiaccolata per il 25
aprile e fiaccolata per Dante Di Nanni. Eroe prima ferito e poi ucciso in via San Bernardino.
Impressionante la testimonianza di Giovanni Pesce capo dei Gap prima a Torino e poi Milano.
Lo ero andato a trovare ed uscendo si accorse dei fascisti che circondavano la casa. Non
intervenne. Sarebbe morto anche lui.

Il corteo partiva da Piazza Adriano.
Una ragazza boliviana ci chiede se poteva sfilare con noi. Minuta, con un viso dolce da indios.
Spiccava una pancia , era incinta. Quando partorisci ?

Due mesi, purtroppo il papà era rimasto in Bolivia, clandestino perché per allora c’era la
dittatura militare. Entrambi erano del partito comunista boliviano clandestino. Dopo il parto?
La sua risposta mi sconvolse. Tempo d’allattamento e poi ritorno in Bolivia lasciando il bambino
ad una cugina a Torino. Non capivo o più probabilmente non volevo capire. Quando capii non
accettai. Lasciava il figlio per raggiungere il marito. Perché?

La risposta fu lapidaria: voglio far crescere mio figlio in una Bolivia libera.
Profumo di libertà. Sicuramente e personalmente non avrei avuto coraggio di fare simili scelte.
Coraggio che hanno avuto i nostri padri e le nostre madri.

Caro Sallusti te devi fare una ragione: anche quest anno, come tutti gli anni e decenni
successivi si festeggerà il 25 Aprile anniversario della liberazione. Magari, anzi sicuramente, un
anniversario diverso dagli altri. Ma non per questo meno importante degli altri. Caro Sallusti
e proprio perché sono passati 75 anni un profumo
sempre più intenso di libertà. Non ci saranno i partecipanti ai cortei di Milano o le
fiaccolate di Torino. Ma ci sarà sempre chi sarà davanti alla Lapide dei Sette fratelli Cervi come
al Martinetto di Torino dove furono trucidati i membri del CLN di Torino.

Ci saranno i Sindaci e rappresentanti delle istituzioni e dai balconi ci sarà sui balconi  chi
vorrà manifestare. I più, nati nella libertà e che vogliono continuare a vivere nella libertà. vogliono
continuare nel sentire profumo di libertà. Ricordiamo e festeggiamo non solo per ieri ma
anche, se non soprattutto per il domani. Mi sento in debito verso mio padre. Mi pare che i miei
infantili sogni abbiano contributo a perpetuare questa libertà. Una libertà che consegno alle mie
figlie. Magari è retorico, ma va bene così, qualcuno è morto per quella libertà e qualcun altro è
morto per impedire questa libertà.

Umana pietà per le morti è altra cosa. Guai se non ci fosse. Ma l’uso politico di questo
sentimento è l’ennesima prova di una destra che non riesce a liberarsi del fascismo. Quello duro
e puro che con il patto di ferro con il nazismo si è posto fuori dalla Storia. Una destra italiana s’intende.

Europea è un altra cosa. Persino quella tedesca che ha reciso ogni legame con quel
tragico passato. Aneddoto raccontato dal Professore Alessandro Barbero.

Era a Francoforte per un simposio.
Nella vetrina di un negozio di filatelia erano esposti dei francobolli del periodo nazista. La svastica
era coperta e dunque nascosta. Una legge vieta la esposizioni in pubblico del simbolo del
nazismo. Australia e Francia hanno promulgato delle leggi che condannano penalmente i
negazionisti che negano l’esistenza dei campi di concentramento.

Perché non si fanno atti simili anche in Italia? Forse non è nella nostra indole questa
precisazione. Ma è nella nostra indole passione ed emozione di difendere le idee di libertà.
Bene, a volte eccediamo nell’ essere troppo enfatici.

Ripeto testardamente: questo 25 Aprile sarà maggiormente ricordato proprio per le difficoltà
prodotte dalle limitazioni.
Si ricorderà per il profumo di libertà di ieri di oggi e di domani. Per i nostri padri, un po’ anche per
noi e soprattutto per i nostri figli ed i nostri nipoti.

Povertà e dignità nella Barriera di una volta. E oggi?

Tra corso Giulio Cesare 45 e le ex scuole di via Alessandria liberate dalla polizia, dagli abusivi anarcoidi ci sono a mala pena 500 metri. Alcuni anni fa, tra corso Emilia, corso Brescia e corso Giulio Cesare erano scesi i residenti regolari a manifestare (diciamo in modo robusto) di notte contro spaccio e degrado. Esasperati dal clima di violenza ed intimidazioni. Manco il coronavirus ha fermato questi delinquentelli di antagonisti.

Che poi tanto piccoli non sono visto che alcuni di loro sono stati arrestati e condannati per terrorismo. Tra spinelli e birre e magari altre droghe inneggiano alla rivoluzione per giustificare la loro pochezza. In Barriera di Milano o in Aurora sono di casa e l’ altro giorno, per proteggere due rapinatori hanno cercato di sobillare la popolazione perché si riprendesse la libertà contro il coronavirus. Anzi più precisamente contro lo Stato che impedisce libertà con la scusa del virus.

Il loro soggetto rivoluzionario il sottoproletariato, miseria sia economica che culturale. Pronta la condanna dell Appendino ed un assordante silenzio dei pentastellati loro amici (poi mitigato da un documento in Consiglio comunale). Direi di più, di pentastellati che scelgono sicuramente loro contro tutto e contro tutti. Parola d’ordine comune tanto peggio tanto meglio. Ideologia non ben definita e dunque volutamente ambigua. Ci avrebbero pensato i pentastellati nel risanare le periferie. Parole al vento. Ci sono oltre 30 anni di errori da recuperare. Cosa , almeno ad oggi semplicemente impossibile. Non è stato sempre così. 100 anni fa da quelle parti pur essendoci povertà c’era dignità che non trovi in questo presente. Mi si può obbiettare che con la dignità non si campa. Vero, per campare ci vuole soprattutto lavoro. Verissimo, ma il degrado senza lavoro porta alla più totale assenza di dignità. Cosi piccoli furti, lavoro nero e sopravvivenza fanno una tragica e sconsolante differenza. Da piccolo mia madre mi portava tutte le settimane a visitare parenti in via Cuneo e via Bra. Case di ringhiera con i gabinetti al fondo dei balconi.

Forte l’ immigrazione pugliese negli anni ’50. Poi la Fiat con le grandi assunzioni, siciliani calabresi. Ma alla mitica Pizzeria da Cristina in corso Palermo un pizzico di Napoli. Sempre, da quando mi ricordo io. A volte non ci si capiva, a volte tante tensioni. Una volta feci a botte perché volevano rubarmi la bicicletta. Ebbi la meglio, ammirato dagli amici. Ma lo sai con chi hai fatto a botte? No. Con Catrambone il bullo di quartiere. Nel ’75 venne ucciso dalla polizia durante una rapina a mano armata dalla. Ricordo questo sottolineando che anche agli inizi degli anni 70 , come negli anni 60, c’ erano molti problemi di ordine pubblico. Alle elementari mio padre mi portava a Porta Palazzo per comprare l’auroretta. Ci davano ancora il voto per bella calligrafia. Nel negozio sotto casa costava 500 lire. In via Borgo Dora 450 . Pignolo come era le provava tutte. Nel mentre mi guardavo intorno. Nel ricordo, il ricordo che qualcosa non tornasse c’era tutto. Mi affascinava un signore che con le catene sul dorso alzava enormi sassi. Quasi un gladiatore ante-litteram. Spettacolo per raccogliere elemosine. Un emarginato che assurse alle cronache cittadine per la sua estemporaneità. Arrestato per una rissa si schermì: mi hanno pagato quelli di corso Francia, dove c’era la sede del Movimento sociale italiano. Violenza ed emarginazione c’erano allora come ci sono oggi. Sbaglierò ma per allora c’era ancora, magari faticante, il senso del limite. Ora tutto è sbordante. Appunto non esiste più il senso della misura.

Barriera di Milano, zona Aurora e Porta Palazzo sono un unico corpaccione malato, profondamente malato. Alla malattia non ci sono ad oggi delle cure. Qualcosa bisogna fare. In passato tante polemiche su come intervenire. Agli antipodi due tesi. La prima, l’ integrazione culturale e sociale. La seconda, repressione totale e radicale. In mezzo mille sfumature di grigio. Conclusione: difficile vivere da quelle parti. Io ci sono scappato alla fine degli anni ’90 e francamente non ci tornerei più a vivere . Venivo anche un po’ sbeffeggiato da chi, rimanendo, mi accusava di esagerare. In 20 anni le cose sono cambiate sicuramente in peggio ed oggi, chi vorrebbe cambiare non ha le forze per andare. Da lì all’assuefazione è un attimo. Magari volere o credere di fare molto si riduce nel fare poco o niente. Ma qualcosa si deve fare. Cominciamo con la tolleranza zero. Repressione e denuncia dei delinquenti. Non vedo, a breve, nessuna altra soluzione se non partire da qualcosa per raggiungere qualcos’altro. Pena la scomparsa di un intero quartiere che conta 200mila residenti ed anche l’estensione di questo cancro a tutta la città.

Patrizio Tosetto

Cronache della peste. Nostalgia del bar

Ti confesso che ho una grande nostalgia del bar…” mi dice un amico al telefono. Lo capisco perfettamente. La provo anch’io. E si fa struggente se, nella mezz’ora d’aria concessami per fare la spesa – stanno meglio gli ergastolani – passo davanti al bar che ero uso frequentare. Prima della tirannide pseudo – salutista.. Prima dello Stato teocratico virologico…

Mi si dirà: vabbe’ ma il caffè, o la birra, o l’aperitivo te li puoi bere tranquillamente a casa. E risparmi pure. E parecchio…
Ma chi parla così rivela, a mio avviso, gravi lacune culturali. E problemi nelle relazioni sociali. Perché bar, caffetterie, pub non sono solo spacci di bevande. Sono luoghi di aggregazione. E di cultura…

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Cronache della peste. Nostalgia del bar

Verso la riapertura navigando a vista

Intanto in Barriera di Milano l’Esercito dà una mano ai vigili per far rispettare i divieti. Stazionano tre camionette in piazza Foroni e in via Montanaro, dove c’ è l’asl.

Cercano, è la parola giusta. Ragazzotti di colore si schermiscono giustificandosi di non avere una casa. Anzi. precisano che dormono un po’ qua ed un po là, e quando hanno trenta euro dormono in fatiscenti case. Sarà vero? Magari non per tutti. Qualche fondamento c’ è. Dal carcere arrivano inquietanti notizie.

Carcerati che fanno di tutto per infettarsi con la speranza  d’uscire. Totale silenzio del Ministro Bonafede. Tanto che ci sia o non ci sia, nulla cambia. E vieni a sapere con il passa parola che persone ” insospettabili ” hanno fatto richiesta del buono spesa al Comune. Storie di normale disperazione. Lui meccanico di moto che non può lavorare. Lei incinta con il sussidio di disoccupazione. Se non si riparte nei tempi previsti c’è  il terrore di morire d’ asfissia. Non finisce qui. Sempre in Barriera note pizzerie che si chiedono: cosa debbo, e soprattutto cosa posso fare ? Pizzerie con oltre 10 persone che ci vivono sopra tra dipendenti e datori. Potranno solo fare e consegnare pizze  d’asporto, non sanno se conviene scaldare il forno a legna per poche pizze da sfornare. Poi c’e’ il costo del trasporto,  20 %. Il vinaio che vende l’Arneis sotto costo. Le bottiglie dovevano essere vendute ai bar per l’aperitivo.

Bar chiusi che forse non riapriranno. La stima è che riapriranno uno su tre. Speriamo di sbagliare. Non solo il commercio al dettaglio. Piccolo imprenditore nel settore impiantistico: dieci  dipendenti di cui tre sono stati in quarantena per il coronavirus. Anche qui si chiede: mi conviene riaprire? Prima lo Stato mi impone di chiudere. Assolutamente capibile. Poi ti comunica che il 5
maggio puoi riprendere  l’attività. Con quali soldi? Con quelli della liquidità. Ma non arrivano in tempo utile. Non ti preoccupare,ci pensano le banche. Vero, ma il debito è mio essendo una accomandita semplice. Mi conviene rischiare? Unica soluzione è che il 50 % sia a fondo perduto. Le conclusioni sono abbastanza scontate.

Ripresa con più livelli di ripartenza e soprattutto con più livelli di tenuta della ripresa. Poche cose potrà fare la politica locale. Tra le le poche cose agevolate, al massimo gli spostamenti in città evitando il sovraffollamento dei mezzi pubblici, semplicemente abolendo la  Ztl e il pagamento dei parcheggi. Speriamo che l’assessore Lapietra non voglia dire la sua. Viceversa saremmo rovinati, visto che non ne ha mai azzeccata una. Fa ben sperare che l’Appendino sia per la riapertura e veda nel vaccino la soluzione al contagio.

Lasciati i panni di pentastellata, si ricorda d essere figlia di imprenditori e dopo aver combattuto il cosiddetto sistema Torino,  riconferma il Professore Profumo ai vertici della Fondazione San Paolo. Dopo la rivoluzione la conservazione. Tipico, del resto, degli incendiari. Ma tipico anche di chi fa frullare il cervello. Del resto solo gli stupidi non cambiano mai idea. Come il governatore Cirio che ridimensiona Mario Raviolo e pare non escluda di rimuoverlo da tutti gli incarichi. Qualcosa ha toppato e chi lo conosce sostiene che non è un fulmine di guerra.

Inoltre è smentito anche l’assessore alla sanità Icardi che fino a ieri sosteneva che tutto era sotto controllo e che  le polemiche erano pretestuose. Purtroppo – e  sottolineo purtroppo – le polemiche non erano, almeno in questo caso, pretestuose. Ma per ora pensiamo ad altro. Pensiamo al domani e possibilmente al dopodomani.

L’ apertura non sarà la panacea di tutti i mali e quasi sicuramente si navigherà a vista. Nel navigare a vista si dovrà monitorare,  capire e corregge la rotta.

 

Patrizio Tosetto