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Gli italiani decidono di rimanere in Italia durante le loro vacanze

 Nella seconda metà di luglio, secondo Jetcost. Sicilia, Emilia-Romagna, Sardegna, Campania e Lazio le regioni con il maggior numero di città tra le 35 destinazioni più ricercate Jesolo, Riccione, Capri, Favignana e Sorrento le cinque destinazioni preferite dagli italiani


Finalmente gli italiani sono di nuovo pronti a partire per le vacanze e le mete nazionali si dimostrano le più gettonate e ricercate dai turisti, anche da quelli stranieri. In generale, durante il mese di luglio si tende a viaggiare “in casa”, a percorrere distanze relativamente brevi e a scegliere alloggi semplici che offrono qualità e, naturalmente, sicurezza.

Il motore di ricerca di hotel e voli www.jetcost.it ha rilevato che le ricerche di alloggi per la seconda metà di luglio sono triplicate rispetto alla prima parte del mese, quando c’era ancora un po’ di incertezza e paura tra i viaggiatori. Quasi 8 utenti su 10 (77%) hanno cercato destinazioni nazionali, solo il 23% ha scelto destinazioni europee. In termini di preferenze, sembra che gli italiani adesso abbiano voglia di sole e spiagge, come si evidenzia dalle destinazioni predilette nelle loro ricerche con queste caratteristiche (71%); sono meno quelli che scelgono destinazioni nell’entroterra (29%)La Sicilia con cinque destinazioni, seguita da Emilia-Romagna e Sardegna con quattro sono state le regioni con il maggior numero di località tra le 35 più ricercate per la seconda metà di luglio.

Jetcost.it analizza regolarmente le ricerche effettuate attraverso il suo sito web, in modo da ottenere dati molto affidabili in quanto si tratta di vere e proprie ricerche e non di sondaggi. I dati che analizzano i risultati delle ricerche di alloggi tra il 15 e il 31 luglio indicano che, oltre a Sicilia, Emilia-Romagna e Sardegna, altre regioni sono state molto ricercate: la Campania e il Lazio hanno tre localitàla Puglia, il Friuli-Venezia Giulia, la Liguria e la Toscana seguono con due e il Veneto, l’Alto Adige e la Calabria con una.

Le città italiane più ricercate per la seconda metà di luglio:

1. Jesolo (Friuli-Venezia Giulia)
2. Riccione (Emilia-Romagna)
3. Capri (Campania)
4. Favignana (Sicilia)
5. Sorrento (Campania)
6. Cesenatico (Emilia-Romagna)
7. Roma (Lazio)
8. Ischia (Campania)
9. Alassio (Liguria)
10. Capalbio (Toscana)
11. Catania (Sicilia)
12. Palermo (Sicilia)
13. Alghero (Sardegna)
14. Gallipoli (Puglia)
15. Porto Cesareo (Puglia)
16. Olbia (Sardegna)
17. Lampedusa (Sicilia)
18. Portofino (Liguria)
19. Rimini (Emilia-Romagna)
20. Cervia (Emilia-Romagna)
21. Ponza (Lazio)
22. Lignano Sabbiadoro (Friuli-Venezia Giulia)
23. Caorle (Veneto)
24. Cagliari (Sardegna)
25. Tropea (Calabria)
26. San Vito lo Capo (Sicilia)
27. San Teodoro (Sardegna)
28. Moena (Alto Adige)
29. Firenze (Toscana)
30. San Felice Circeo (Lazio)

Un portavoce di Jetcost ha dichiarato: “A poco a poco gli italiani stanno ritrovando il coraggio di viaggiare, anche se ancora con cautela; sono infatti le destinazioni nazionali a essere quelle più ricercate per le vacanze nella seconda metà di luglio, una buona notizia d’altra parte per gli albergatori e i ristoratori, proprio ora che tutto il settore del turismo è in forte difficoltà e ha bisogno di ripartire. Abbiamo registrato un aumento del 188% delle ricerche rispetto alla prima metà di luglio, segno che la gente sta mettendo da parte i timori iniziali e sta prendendo dimestichezza con le misure di sicurezza, fidandosi di quelle adottate dalle strutture e dagli stabilimenti. Le destinazioni balneari sono chiaramente preferite, con sette turisti italiani su dieci in cerca di sole, sabbia e mare rispetto alle destinazioni interne. La Sicilia è stata una delle regioni più ricercate con cinque località tra le 35 preferite per trascorrere queste vacanze, seguita da Emilia-Romagna e Sardegna con quattro e da Campania e Lazio con tre. Da Jetcost incoraggiamo tutti gli italiani a godersi queste meritate ferie dopo i sacrifici fatti durante i mesi peggiori della pandemia”.

Un video in lingua per spiegare la raccolta differenziata

 Da oggi Amiat Gruppo Iren insieme alla Città di Torino e alla Circoscrizione 7, mette in campo un nuovo progetto di comunicazione multimediale in lingua, del tutto innovativo ed espressamente dedicato ai cittadini stranieri che hanno ancora una scarsa conoscenza dell’italiano.  

L’obbiettivo del progetto è fornire un ulteriore supporto informativo alle corrette modalità di raccolta differenziata, valorizzando le skills comunicative dei dipendenti dell’azienda, di origine straniera, che svolgono quotidianamente mansioni operative

 

In questa prima fase del progetto, sulla base delle istanze del territorio ed in particolare della Circoscrizione 7, si sono privilegiate le lingue più parlate nella aree cittadine in cui si rilevano maggiori difficoltà nella corretta gestione dei rifiuti, come ad esempio la zona Aurora.

 

Per questo motivo, poco prima dell’emergenza Coronavirus, sono stati realizzati due brevi sketch video in francese e in arabo con sottotitoli in italiano, quindi comprensibili da tutti.

 

“Seguire corrette modalità nella raccolta differenziata dei rifiuti è indispensabile per far funzionare al meglio il servizio e ottenere risultati positivi. Sotto questo profilo – dichiara l’Assessore all’Ambiente, Alberto Unia – assicurare a tutti i cittadini la possibilità di comprendere in modo chiaro quali siano le regole a cui attenersi risulta non solo importante, ma fondamentale. Per questo motivo l’adozione di iniziative e la messa in campo di strumenti che consentono di superare le difficoltà linguistiche, come il nuovo progetto di comunicazione multimediale lanciato da Amiat, assume un grande valore sia per coloro che fruiscono del servizio, sia per chi lo organizza e lo gestisce.

Gli operatori Amiat parlano direttamente alla videocamera, a tu per tu con i propri connazionali residenti a Torino, e mostrano come fare bene la raccolta differenziata tramite semplici esempi pratici e fornendo indicazioni sugli strumenti cartacei e digitali a disposizione del cittadino per risolvere ogni dubbio.”

 

I video sono visibili sul canale youtube Iren https://www.youtube.com/GruppoIren e sulla pagina FB di Amiat e del Gruppo Iren. Grazie alla collaborazione di diverse associazioni culturali verranno diffusi ai cittadini stranieri attraverso canali social e siti web.

 

Ma non è finita qui. Amiat prevede di registrare in futuro nuovi video, con il coinvolgimento di altri dipendenti di origini straniere che, parlando in ulteriori altre lingue, prime fra tutte l’inglese ed il rumeno, illustreranno ai loro connazionali le corrette modalità di conferimento dei rifiuti.

 

“Questa iniziativa – afferma il presidente di Amiat Gruppo Iren, Christian Aimaro – rientra in un più ampio piano di coinvolgimento e valorizzazione dello straordinario capitale umano di Amiat e del Gruppo Iren. Già nel corso del 2019, anno in cui Amiat ha festeggiato i suoi primi 50 anni, con un ricco programma partecipativo, abbiamo coinvolto molti nostri dipendenti in attività non strettamente legate alla propria mansione quotidiana. Questo ci ha permesso di scoprire come molti colleghi disponessero di non comuni qualità artistiche, comunicative ed espressive. Abbiamo quindi deciso di valorizzare questi aspetti, soprattutto per coinvolgere nei corretti comportamenti di differenziazione dei rifiuti quei cittadini che per difficoltà linguistiche e culturali trovano ancora difficoltà a comprendere le modalità di raccolta previste in città”.

 

“Siamo convinti – dichiara Luca Deri, Presidente della Circoscrizione 7 – che oltre al materiale cartaceo in lingua sia necessario anche un video in lingua che potrà essere veicolato tramite i social network ai diretti interessati. Dobbiamo anche sottolineare come le varie Associazioni dei Migranti siano state molte attive a diffondere il materiale informativo relativo alla raccolta differenziata “Porta a Porta” e siamo convinti che anche per questa iniziativa collaboreranno con l’Amministrazione Civica.

 

 

La scuola dei cento e delle lodi

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / La scuola  (oltre che il turismo) è la grande dimenticata di questo governo e in genere anche di buona parte  dell’informazione. La scarsa attenzione verso la scuola è un dato costante da tempo immemorabile e anche il facilismo come soluzione dei problemi della scuola resta una costante dal 1968 in poi.

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Ma quest’anno la scuola è stata abbandonata ad una ministra vistosamente non adeguata che non  è neppure riuscita ad affiancarsi uno staff tecnico che supplisse alle sue manchevolezze. Così a metà luglio non sappiamo  neppure come e se riapriranno le scuole.
Ma l’attenzione oggi va rivolta agli esami di Stato che prima del ministro Berlinguer si chiamavano di Maturità; quest’anno per la chiusura delle scuole e una didattica a distanza improvvisata e inadeguata, gli esami si sono svolti senza le prove scritte, con un colloquio di stile famigliare e facilistico. Quei colloqui d’esame  non sono stati  affatto degli esami,ma delle  piccole farse, molto ipocrite. Mi ricordano tanto gli inviti di certi ministri che già tanti anni fa esortavano i commissari d’esami a trovare il meglio di ogni studente ,invitando di fatto alla promozione generalizzata. Uno su dieci studenti  ha avuto la valutazione massima di cento e moltissimi hanno anche avuto la lode, metà hanno avuto 80. Al Classico uno su quattro ha ottenuto il 100, un risultato analogo si è avuto allo scientifico. Le commissioni erano formate dagli stessi insegnanti interni delle classi esaminande. La scuola italiana ha risposto al destino cinico e baro del Covid 19 con il facilismo. Ancora una volta l’esame è diventato ulteriormente un pro forma   che ha  mescolato insieme capaci e incapaci, studiosi e pigri in un bagno collettivo di buonismo,demagogia e ipocrisia. Un esame è per definizione selettivo, altrimenti non è un esame. Essere selettivi significa discernere gli studenti, non gratificarli con voti alti. Certo i voti alti accontentano tutti: famiglie felici e studenti che potranno vantare voti alti spesso non meritati. Gli studenti di famiglie agiate e colte rimedieranno con lezioni private, mentre quelli che la Costituzione definisce “privi di mezzi” si troveranno un pezzo di carta a cui non corrisponde un’istruzione adeguata agli studi universitari. Si troveranno ad essere gravemente penalizzati, malgrado il diploma ottenuto. Il diritto allo studio si è trasformato nel diritto al titolo di studio. In un paese serio la scorciatoia di un esame pro forma  non sarebbe stato immaginabile. Qui si è applicata l’idea grillina dell’ uno vale uno. La scuola è una struttura portante della società. Da tempo sono in grave crisi sia  la scuola e  sia la società. Da quest’anno la scuola dei cento e delle lodi quasi erga omnes, come è accaduto al Sud dove il Covid 19 era una minaccia più lieve, e’  il ritratto di un’Italia alla deriva,destinata a colare a picco. Salvemini parlava di un’Italia scombinata.

Torino amplia la Rete alimentare sociale

Comune, Banco Alimentare del Piemonte, CAAT e APGO: un nuovo Protocollo di Intesa 

 

 La firma del protocollo siglato tra Comune di Torino, Banco Alimentare del Piemonte, CAAT e APGO (Associazione Piemontese Grossisti Ortofrutticoli) si inserisce come una tra le più importanti iniziative volte alla lotta allo spreco e contrasto dell’insicurezza alimentare attraverso il recupero e trasformazione di eccedenze alimentari, nell’ambito del progetto Torino Città del Cibo.

Tale collaborazione prevede l’ampliamento e il potenziamento dell’attività di recupero, valorizzazione e redistribuzione, a fini solidali, delle eccedenze ortofrutticole e prende avvio dall’esperienza che, da oltre dieci anni, unisce Banco Alimentare del Piemonte e CAAT nel recupero dei prodotti invenduti e della loro redistribuzione alle strutture caritative del territorio che offrono sostegno alimentare agli indigenti.

L’attività coinvolge stabilmente 17 Strutture Caritative convenzionate che nel 2019 hanno potuto beneficiare di quasi 400 tonnellate di prodotti da destinare a oltre 2.500 indigenti del territorio.

Il nuovo Protocollo di Intesa mira a consolidare e ampliare le attività e le collaborazioni attive, agendo in diversi ambiti:

– Sostenibilità sociale: implementare e migliorare l’aiuto alimentare offerto alle famiglie indigenti del territorio, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, anche grazie all’inserimento di prodotti freschi dall’alto valore nutrizionale.

– Sostenibilità economica: recuperare e redistribuire le eccedenze valorizzando e rimettendo in circolo delle risorse economiche che altrimenti andrebbero perdute.

– Sostenibilità ambientale: intervenire sull’importante aspetto della riduzione dei rifiuti e dei costi di smaltimento a essi collegati.

Tra gli elementi strutturanti del nuovo accordo, il Banco Alimentare stabilirà un presidio continuativo dotandosi anche di celle di refrigerazione per massimizzare le attività di recupero e valorizzazione. Inoltre si intende sperimentare attività di trasformazione delle eccedenze, aumentando in questo modo le modalità di conservazione per garantire maggiore efficienza nella distribuzione.

‘L’iniziativa si colloca all’interno del progetto Torino Città del Cibo che ha visto la Città dotarsi per la prima volta di un coordinamento delle food policies locali –  sottolinea la Sindaca Chiara Appendino –  Con la firma di questo protocollo d’intesa aggiungiamo un altro importante tassello alla costruzione di una governance del sistema alimentare urbano che, attraverso azioni di sostenibilità ambientale, di solidarietà sociale, sensibilizzazione e promozione del territorio possa, di concerto con la valorizzazione delle  qualificate realtà locali, attive nel settore alimentare dalla produzione alla trasformazione, dalla distribuzione alla ristorazione, altresì garantire l’accesso al cibo ai più fragili.’

‘La formalizzazione di questo Protocollo di Intesa – dichiara il Presidente del CAAT, Marco Lazzarino – conferma e consolida una collaborazione che la Società ha avviato con il Banco Alimentare da oltre 10 anni, riconducendola nell’ambito di quelle attività che concorrono a perseguire finalità di interesse generale”.

“L’iniziativa, fortemente voluta dalla Società –  dichiara il Direttore Generale del CAAT, Gianluca Cornelio Meglio –  muove nel solco di quelle attività volte a contrastare gli sprechi alimentari in aderenza all’eredità lasciata dalla Food Policy di Expo 2015.

“Il contrasto allo spreco alimentare  – riferisce il Presidenteoltre ad essere esplicitamente richiamato nel nostro Piano industriale e di Sviluppo 2018-2022, ha registrato un’accresciuta sensibilità, in un contesto storico come quello che stiamo vivendo, per effetto della pandemia.’

‘Sottoscrivo con favore il nuovo Protocollo d’Intesa tra Comune di Torino, Banco Alimentare e CAAT, certo di poter contare sull’altruismo dei miei colleghi che hanno sempre dato dimostrazione di grande generosità e forte sensibilità verso il tema della beneficenza – commenta il  Presidente dell’APGO, Stefano Cavaglià – . Parlo di beneficenza non a caso, in quanto voglio sottolineare che, per una buona parte dei prodotti conferiti al Banco Alimentare, si tratta di merci ancora vendibili sul mercato e non esclusivamente di eccedenze invendute. Pertanto alla donazione di prodotti sottostà spesso un gesto di liberalità dei colleghi che con orgoglio rappresento.”

“La firma di questo nuovo Protocollo di Intesa – afferma Salvatore Collarino, Presidente del Banco Alimentare del Piemonte – rappresenta un’azione importante e concreta che consolida un circolo virtuoso volto a favorire, ancora una volta, lo sviluppo e la diffusione della sensibilità verso il tema della lotta allo spreco e dell’accesso equo al cibo sano e sostenibile anche per le persone in difficoltà del nostro territorio.”

Per sviluppare le finalità del progetto, potenziare le collaborazioni già in essere e favorirne di nuove, si intende, inoltre, realizzare un evento di promozione dedicato ai partner. Durante questa iniziativa verranno presentati i risultati ottenuti fino ad oggi e i nuovi obiettivi, sensibilizzati i produttori sul tema della lotta allo spreco e della sostenibilità sociale/ambientale e promosse le donazioni di eccedenze anche attraverso la presentazione dei benefici fiscali favoriti dalla Legge Gadda.

 

 

Più stressati, spaventati, meno ambientalisti. I ragazzi italiani diversi dai loro coetanei europei

COMMENTARII  di Augusto Grandi / Nei giorni scorsi il Corriere ha pubblicato un articolo che riportava ansie e speranze dei giovani europei. Giustamente preoccupati per il futuro: il loro, quello delle loro famiglie, quello del mondo. Tra le indicazioni emerse, una è particolarmente significativa: i giovani europei, con le misure prese per fronteggiare il virus, sono diventati meno ansiosi, meno stressati.

Il rallentamento provocato dalle chiusure di ogni tipo ha permesso di recuperare tempi, rapporti, piaceri privati come la lettura o l’ascolto individuale della musica…

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Più stressati, spaventati. Meno ambientalisti. I ragazzi italiani diversi dai coetanei europei

“Mettere in discussione i princìpi della sanità”

Se è vero che la salute è il bene più prezioso, tutelarla deve rappresentare la priorità assoluta. Nonostante la pandemia abbia reso evidenti i limiti e le criticità di una organizzazione sanitaria basata su principi che non mettono al centro i bisogni di cura e di assistenza dei cittadini, non si intravedono segnali di una seria messa in discussione di un sistema che ha fallito sotto molti aspetti. Limiti e criticità conosciuti già prima di questo evento che le ha rese di fatto visibili a tutti e non solo a chi ne è direttamente o indirettamente coinvolto tutti i giorni.

La politica della cosiddetta razionalizzazione e dei bilanci ha mostrato tutte le sue inefficienze sia da un punto di vista economico ma soprattutto dal punto di vista di quelli che sono i bisogni di salute della popolazione.

Meno costi con migliori servizi si è spesso trasformato in più costi, meno servizi e meno assistenza. I grandi accorpamenti delle aziende sanitarie, quelle dei mega dipartimenti, la chiusura e il ridimensionamento dei piccoli ospedali ne sono la testimonianza. Strutture di grandi dimensioni ingovernabili da chiunque, incapaci di rispondere ai bisogni ed alle necessità dei propri dipendenti per far fronte alle richieste di cura e di assistenza dei cittadini. Lasciati spesso soli , senza interlocutori e senza risposte a criticità mai affrontate e sempre più importanti. Dirigenti lontani dai problemi reali, quelli sul campo e sempre più incapaci di risolve problematiche che spesso neanche conoscono. Uno scaricabarile di responsabilità che alla fine non sono mai di nessuno. Organizzazioni che cambiano in continuazione buttando via ogni volta ciò che si era investito, spesso senza un perché. Nessuna identità con il territorio, sempre meno sinergica con il personale con un senso di frustrazione e demotivazione senza precedenti.

Non esistono piani per una efficace individuazione dei bisogni di cura e di assistenza a cui rispondere, tanto meno ormai nessuno è chiamato a proporle, ci si adegua. Gli obiettivi da raggiungere nessuno sa cosa sono e soprattutto quali sono.

Impossibile avere piani di azione pluriennali che possano poi determinare risposte efficaci ed efficienti ma solo azioni atte a ridurre i costi nell’immediato che invece di ridursi si moltiplicano inevitabilmente con il tempo.

La valorizzazione delle competenze del personale ma anche del pensiero oserei dire è quasi inesistente, non lo si considera erroneamente un investimento. Il personale è considerato una spesa , la prima sulla quale si tende a tagliare. La precarietà è diventata un modello da seguire, le esternalizzazioni pure.

Investimento in strutture di integrazione tra i servizi zero. Un tutti contro tutti, altro che collaborazione tra i servizi Ognuno viaggia per la propria strada, preservando il proprio budget sul quale è poi chiamato a rispondere con il paziente al centro che ne paga le conseguenze e il personale che arranca tra mille difficoltà.

Un ping pong tra linee politiche alle quali si è chiamati a rispondere e amministrative che pur di farlo mettono n ginocchio i servizi e gli operatori della sanità.

Ecco, facciamo pure partire un commissione per capire cosa è successo ma contestualmente sarebbe necessaria una per capire come cambiare perché se si fanno le stesse cose il risultato difficilmente potrà essere diverso. 

Francesco Coppolella

Segreteria Regionale NurSind Piemonte

Marco Berry, che sorpresa per i pazienti della Faro onlus

Un momento conviviale organizzato dagli operatori

 Un momento di serenità e divertimento alla Fondazione FARO Onlus, dove lunedì pomeriggio gli operatori hanno organizzato un piccolo ritrovo conviviale all’aperto e in sicurezza, sulle terrazze panoramiche dell’hospice. Ospite d’onore della serata l’illusionista torinese Marco Berry che, con grande sorpresa dei pazienti e dei familiari che li accompagnavano, ha fatto la sua comparsa con una serie di irresistibili trucchi. Stupore e incredulità di fronte ai giochi di prestigio che hanno coinvolto tutti i presenti, lasciandoli con il fiato sospeso.

La serata è stata allietata anche dal gruppo musicale composto da Mariano, Stefania, Salvatore, Roberto e Paola, che con grande generosità hanno intrattenuto fino al tramonto con i classici della canzone italiana. Nulla è stato trascurato: bevande e stuzzichini sono stati gustati sulle terrazze degli hospice, con la vista sulla Mole e su tutta la città di Torino.

Dopo mesi di intensa attività assistenziale, gli operatori si sono impegnati, con estrema cura e in regime di volontariato, nell’organizzazione di questo momento conviviale, dedicato ai pazienti e alle loro famiglie. Molto emozionante il saluto finale della serata: desideri e pensieri beneauguranti sono stati scritti su tanti palloncini colorati, lasciati poi liberi di volare nel cielo.

Trasporti: arriveranno i rimborsi degli abbonamenti non utilizzati

I rimborsi degli abbonamenti ai mezzi di trasporto non utilizzati durante il lockdown saranno sicuramente versati a chi ne ha diritto.

Lo ha assicurato l’assessore Marco Gabusi, durante la seduta della Commissione Trasporti, presieduta da Mauro Fava, che si è svolta oggi per la prima volta in presenza a Palazzo Lascaris. La Regione attende un pronunciamento definitivo del governo che stabilisca la cifra complessiva da stanziare per i rimborsi per tutte le Regioni: la trattativa è in corso e probabilmente la decisione arriverà tra pochi giorni. 

La Commissione ha inoltre espresso parere positivo a maggioranza sul Programma triennale di Trasporto pubblico locale 2019-2021 che prevede che lo stanziamento per il triennio rimanga fisso: 480 milioni dallo Stato e 55 milioni dalla Regione. Inoltre l’assessore ha detto che anche se il servizio del Tpl è stato in questi mesi ridotto fino al 20%, alle aziende di trasporto verrà riconosciuto l’intero corrispettivo regionale. Per il Piano del prossimo triennio l’assessore ha anticipato che verranno analizzate le necessità dei diversi bacini territoriali e saranno gradualmente sostituiti (in tre o quattro anni) i mezzi pubblici delle aree urbane con mezzi a minore impatto ambientale, anche grazie ai 60 milioni messi a disposizione dall’Assessorato all’Ambiente. Per i treni si sostituirà il materiale rotabile in primis sulle linee che hanno una maggiore quantità di utenza, come la linea Torino-Milano.

Nella discussione – rimarcando in particolare la necessaria attenzione verso i territori più marginali del Piemonte e il problema rimborsi – sono intervenuti i consiglieri: Ivano Martinetti (M5S), Carlo Riva Vercellotti (FI), Diego Sarno (PD), Francesca Frediani (M5S), Sean Sacco (M5S), Paolo Ruzzola (FI), Marco Grimaldi (LUV), Angelo Dago (Lega).

Approvato l’elenco telematico degli operatori sociosanitari

All’unanimità il Consiglio regionale, presieduto da Stefano Allasia, ha approvato questa mattina la legge che istituisce l’elenco telematico degli operatori sociosanitari e degli enti accreditati per la loro formazione in Piemonte.

Il provvedimento, come ha spiegato il primo firmatario Giorgio Bertola (M5s), “intende valorizzare le competenze degli operatori e dare maggiore visibilità agli enti accreditati che operano sul territorio offrendo inoltre una forma di garanzia ai cittadini che fruiscono dei loro servizi. Un contributo, dopo l’emergenza Covid-19, per rendere migliore la Sanità regionale e far sì che il Piemonte si trovi meno vulnerabile in caso di nuove emergenze”.

Il testo finale – licenziato con alcuni emendamenti proposti per la Giunta dagli assessori alla Semplificazione Maurizio Marrone e al Lavoro Elena Chiorino – prevede dunque che la Regione istituisca l’elenco degli operatori sociosanitari e degli enti accreditati per la formazione. Il primo elenco raccoglierà i nominativi di coloro che hanno conseguito l’attestato di qualifica professionale di operatore sociosanitario e abbiano acquisito il titolo, operino o siano residenti in Piemonte. Il secondo elenco raggrupperà invece gli enti di formazione accreditati e gli Istituti professionali a indirizzo “servizi sociosanitari” e “servizi per la sanità e l’assistenza sociale”.

Alla Giunta regionale è demandata l’ideazione di un regolamento che preveda le modalità di redazione, gestione, funzionamento e aggiornamento dell’elenco.

Nel corso del dibattito generale il capogruppo della Lega Alberto Preioni ha sottolineato “l’importanza di questa legge per il Piemonte”, puntualizzando che “la maggioranza è sempre disponibile ad approvare provvedimenti utili per i cittadini senza guardare all’appartenenza di chi li propone”.

Per il Pd Domenico Rossi ha sottolineato che “quanto accaduto nei mesi scorsi durante il lockdown, quando diverse strutture socioassistenziali sono andate in crisi e hanno avuto enormi difficoltà nel reperire personale adeguato, dimostra la bontà di questa proposta”.

Chieri: giovani, come state?

601 chieresi under 35 hanno risposto ad un questionario di ascolto sulla pandemia e gli sviluppi futuri della città

Un sondaggio rivolto ai giovani cittadini chieresi under 35, per sapere come hanno vissuto l’emergenza sanitaria con le relative restrizioni, e per conoscere le loro idee sugli sviluppi futuri della città.

Giovani, come state?” è il focus promosso dall’assessorato alle politiche giovanili del Comune di Chieri, in collaborazione con la Consulta Giovanile, con lo scopo di ‘sondare’ il vissuto dei giovani chieresi (si tratti studenti delle scuole superiori, universitari o lavoratori) ed elaborare nuove progettualità e soluzioni in risposta alle loro esigenze.

Un questionario di ascolto, articolato in sei sezioni,  rivolto a tutti coloro che abitano a Chieri e che hanno un’età compresa tra i 15 e i 35 anni.

Sono 601 le ragazze (63,2%) e i ragazzi (36,2%) che hanno aderito all’iniziativa: l’81,7% vive a Chieri il 18,3% nelle frazioni di Chieri; il 98% è di cittadinanza italiana (1 % Rumena 0,5 % Moldava 0,5 % Marocchina), come livello di istruzione prevalgono l’università e le scuole superiori.

Il 94,2 % ha trascorso la quarantena in famiglia, l’2,5% ha passato la quarantena da solo.

In cima all’elenco delle principali difficoltà riscontrate dai giovani in questi mesi di lockdown c’è la lontananza dalle persone care (56,3%), seguita dalla limitazione delle attività di benessere personale (46,7%), al terzo posto la difficoltà legata alla didattica a distanza (32,2%) (a differenza dello smart working che viene percepito come difficoltà solo dal 7,2% dei giovani.)

Significativo è stato inoltre il senso di solitudine (28,5%), la paura del contagio (27,8%), la mancanza di spazi individuali adeguati in casa (26,2 %) e la presenza di conflitti e tensioni in casa (22,7 %). La maggior parte dei giovani ha trovato conforto nella sua rete di relazioni di prossimità rimanendo in contatto con amici e familiari (86,8%), con colleghi (10%) e vicini di casa (7,3%).

Le cose che sono mancate di più: il contatto umano e fisico (82,8%) stare all’aria aperta a contatto con la natura (65,2%) frequentare locali, bar, ristoranti (54,5%).

Interessante il fatto che mentre durante la fase acuta della pandemia il 12,8% era molto preoccupato e il 53,2% abbastanza preoccupato, nella fase 2 l’abbastanza preoccupato scende al 23.2%, coloro che sono poco preoccupati risultano il 61,7% e il 12,8% si dichiara per nulla preoccupato.

Quasi tutti i giovani hanno proseguito il loro percorso formativo con la modalità di didattica a distanza (però il 34,3% ammette un minor impegno rispetto a prima), solo il 2,7% ha interrotto la sua attività di studio a causa Covid-19.

Dal questionario si rileva infine che circa il 24,7% degli interrogati ha interrotto la sua attività lavorativa ma questa riprenderà a breve e il 6,2% ha perso il lavoro.

Circa le modalità con cui i giovani si sono informati in questo periodo di emergenza, prevalgono i social network (FB e IG) al 26%.

Circa le sfide del futuro a Chieri, sono considerate come prioritarie 1) le misure di sostegno economico e di attivazione del credito per le microimprese e il commercio; 2) l’attivazione di progetti per la qualità dell’ambiente, il clima, la salute e la mobilità sostenibile; 3) la riqualificazione e vivibilità dello spazio pubblico e riattivazione di spazi dismessi o sottoutilizzati.

Tra i temi indicati come quelli che stanno maggiormente a cuore, emergono lo sviluppo e la manutenzione di percorsi percorribili con mezzi di trasporto ecologici, la realizzazione di un cinema per attirare i giovani di Chieri e dintorni,  la cura delle aree verdi pubbliche, la promozione di eventi culturali di rilievo destinati ai giovani, il completamento dell’area sportiva di San Silvestro.

Alla domanda “saresti disponibile a partecipare ad incontri di progettazione collaborativa o ad attività di volontariato con il Comune di Chieri?” il 46.9% afferma di non avere tempo, 36.2% dichiara di essere disposto a mettersi in gioco in prima persona.

“L’obiettivo del questionario era quello di  arrivare in modo capillare a tutti i giovani del territorio per capirne il vissuto  – commenta l’assessore alle politiche giovanili Paolo RAINATO Un’iniziativa complementare al progetto ‘Chieri partecipa’, che ha consentito di far emergere le priorità sulle quali questa fascia di età chiede alla città di concentrarsi per dare risposte alle loro esigenze. Sorprende, però, che vengano indicate come sfide future o priorità temi sui quali l’amministrazione ha già investito, o su cui comunque sono presenti delle progettualità. Esiste quindi una narrazione parallela della città di tipo generazionale, che questo sondaggio ha consentito di far emergere. La survey ha dato modo di far esprimere un buon numero di giovani che risiedono nella nostra città, proponendo anche temi nuovi che fanno riferimento ad esperienze di altre città d’Italia ed europee. Il prossimo passo sarà quello di presentare alla Giunta i risultati, dando loro la possibilità di rispondere punto su punto a quelle che sono le suggestioni emerse. L’elaborato finale del sondaggio è sicuramente importante, e servirà da stimolo e da bussola per le politiche che decideremo di adottare nei prossimi anni”.