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La Fondazione Collegio Carlo Alberto inaugura l’Anno Accademico

Mercoledì 21 ottobre, ore 18.00 Evento online

 

Mercoledì 21 ottobre alle ore 18.00, si tiene l’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2020-2021 della Fondazione Collegio Carlo Alberto, che quest’anno si svolgerà online su Zoom previa registrazione al link: https://2020inauguralceremony.eventbrite.it.

 

L’incontro sarà aperto dai saluti del Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna e del Presidente della Compagnia di San Paolo, Francesco Profumo. A seguire Giorgio Barba Navaretti, Presidente della Fondazione, illustrerà le attività del Collegio Carlo Alberto nel nuovo anno accademico.

 

La lezione inaugurale “Attitudes, Aptitudes, and the Emergence of the Modern Economy” sarà tenuta dal Prof. Joel Mokyr, Northwestern University, storico dell’economia di fama mondiale.

 

Il Prof. Mokyr è Robert H. Strotz Professor of Arts and Sciences e professore di Economia e Storia alla Northwestern University. Si occupa soprattutto di storia dei cambiamenti tecnologici e dell’industrializzazione, con un focus sulle radici economiche e intellettuali del progresso tecnologico e della crescita economica; è autore di libri pluripremiati, dei quali il più recente è “A Culture of Growth” (2016).

 

Nella sua lezione si soffermerà sulle origini dello sviluppo economico europeo che ha seguito la Rivoluzione Industriale, analizzando soprattutto il ruolo dei cambiamenti culturali che hanno permesso alle élite europee di farsi propulsori del progresso economico e tecnologico.

 

La lezione sarà introdotta da Aldo Geuna, Carlo Alberto Fellow e professore di Economia all’Università di Torino.

Alla fine arriva l’ansia

Provare ansia è una sensazione assolutamente normale, fa parte del nostro istinto di sopravvivenza, rappresenta un campanellino che indica uno stato alterato dell’umore in direzione di un’allerta.

L’ansia è un’emozione di base che attiva nell’individuo risorse mentali e fisiche e svolge delle funzioni importanti nella vita di ognuno. È importante avere la capacità di percepire ciò poiché permette a noi esseri umani di riconoscere situazioni, momenti epensieri poco gradevoli, e di saperli individuare. L’ansia può sorgere per fattori più svariati. Dipende dalla persona e dalle nostre priorità. Chiaramente diventa nociva quando è eccessivamente elevata rispetto alla realtà che stiamo vivendo o rispetto ad un definito problema che abbiamo o pensiamo di avere. In questo caso è fondamentale trovare il modo di spostarla  all’esterno con degli esercizi di “esternalizzazione emotiva” affinché il flusso interiore, generato dall’ansia, trovi una via di scarico all’esterno. Elemento importante di cui essere sempre coscienti è rappresentato dal fatto che tutti gli stati d’animo, come arrivano, così vanno via. L’umore non è una linea retta, ma è composto da variazioni continue di differente durata, poiché noi siamo esseri viventi dotati di umore volubile ed il corpo, in un meccanismo complesso fra fisico e mente, si muove per reazioni chimiche. Ciò è rilevante ed essenziale da tenere a mente per non essere mai preoccupati se abbiamo sali e scendi interiori. Il fattore determinante è saperli riconoscere, dandogli un nome ed esternalizzandoli verso l’esterno, così da non incorrere in una somatizzazione, che non ci rende padroni di noi stessi e toglie lucidità al nostro operato. In base alla distanza tra la realtà che accade e i nostri desideri che vorremmo accadessero si inserisce l’ansia, ma dobbiamo essere consapevoli nel riconoscerla e accettarla, poiché è normale che appaia tanto più desideriamo una cosa e tanto più numerose appaiono le variabili che possono mettere a rischio la realizzazione della cosa desiderata. Fondamentale è non vivere con l’esigenza del controllo né con l’esclusiva priorità del merito, poiché potrebbe accadere e accade che, per quanto massimo impegno sia possibile mettere in un obiettivo, questo non si realizzi. Ciò è l’anarchia del destino che non possiamo controllare, ma soltanto accettare, anche dopo aver fatto il nostro massimo. Questa capacità di accettazione del dato di realtà si chiama maturità e costruirla ogni giorno dentro di noi rappresenta la differenza fra chi vive costantemente in bilico fra nevrosi e psicosi e chi svolge una vita sana.

Dott. Davide Berardi – Psicologo/Psicoterapeuta Sistemico Relazionale

Contatti: davide_berardi_78@yahoo.it

Testimoni di fratellanza

Lunedì 26 ottobre si terrà la consegna ufficiale del Premio internazionale “TESTIMONI DI FRATELLANZA”, istituito nel 2018 da Artaban, Onlus di cooperazione e aiuto umanitario, operante in Burkina Faso, Mali, Nicaragua, Ecuador e Perù.

La cerimonia si svolgerà nel corso di una cena solidale presso la “Locanda sul Po” di Torino, Viale Parco Michelotti, 21/A. Per esigenze connesse al Covid, è richiesta la prenotazione entro e non oltre mercoledì 21 (salvo esaurimento anticipato dei posti disponibili, chiamando i nn. 335.5733801 Roberto Veglia – 331.5024259 Artaban Onlus – 333.5807549 Paolo Pensa/Le Rose Nere). Il menù allestito dallo chef Damiano prevede: Vitello tonnato, Insalata tonno e fagioli con cipolla di Tropea, Insalata viennese, Melanzane imbottite e Flan di zucca con fonduta: Penne alla campagnola e Rabaton alla alessandrina; Bocconcini di cinghiale al civet, con contorno; Dolce della casa; Vino, acqua e caffè. Il contributo richiesto è di 35,00 euro, tutto incluso.
Con questa iniziativa, Artaban intende offrire un riconoscimento tangibile a chi si è distinto in attività concreta di aiuto al prossimo, senza farsi distrarre dal falso mito della fama e della notorietà. Si tratta di una serie di riconoscimenti tangibili da assegnare a chi si è davvero adoperato sul campo, e non davanti alle telecamere o nei convegni, per garantire il proprio sostegno – economico e morale – a chi è esempio di fratellanza e non trasforma l’aiuto in un business personale o di gruppo.
La prima edizione ha visto come protagonista del 2018 fr. Albino Vezzoli, dei Fratelli della Sacra Famiglia, per la totale dedizione nei confronti di chi era più in difficoltà, trasformando il suo gesto d’amore in opportunità di sviluppo per tutto il Burkina Faso.
Quest’anno, Artaban Onlus ha individuato in Paolo Fornetti e in Paolo Pensa i nuovi “Testimoni di fraternità”, ex-aequo per il loro impegno: un cammino nel mondo del rugby solo apparentemente diverso, entrambi sospinti da uno scopo di solidarietà, quella vera e concreta che sa fare la differenza e costruire ponti per ridurre le sofferenze e la solitudine dell’emarginazione, della fame, del disagio sia in Italia che in altri Paesi.
Il mondo del rugby è infatti perfettamente in linea con il concetto di fratellanza alla base del premio: prima in campo, dove il senso della squadra è sempre prevalente sul singolo, e poi in quello che si definisce “Terzo tempo”, nel dopo partita quando le squadre avversarie si ritrovano per brindare e mangiare insieme.
Pensa e Fornetti hanno aggregato attorno a sé giovani richiedenti asilo, per lo più sbandati o in difficoltà oggettive. Attraverso la pratica del rugby, con le sue regole rigorose, li hanno aiutati ad inserirsi tra la popolazione che li ospita e – oggi – tifa per loro, hanno trovato loro un lavoro, li sostengono nello studio e nell’apprendimento della lingua italiana.

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Il 24 e 25 ottobre nasce nel Verbano il Parco letterario Nino Chiovini

Il Parco nazionale della Val Grande e l’Associazione Casa della Resistenza danno vita a un parco letterario dedicato a  Nino Chiovini, partigiano, storico e scrittore verbanese con una “due giorni” il 24 e 25 ottobre.

L’iniziativa è patrocinata dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte. Il progetto, nell’ambito della rete degli attuali 25 parchi letterari promossi e istituiti da Paesaggio Culturale Italiano in collaborazione con la Società Dante Alighieri, si prefigge di valorizzare i luoghi di ispirazione dell’autore e di altre figure importanti della storia culturale e scientifica del territorio della Val Grande e delle aree limitrofe attraverso la realizzazione di itinerari storico-paesaggistici, la valorizzazione della cultura sociale, antropologica e dei valori di libertà propri di quelle aree montane. La val Grande è l’area selvaggia più vasta d’Italia, una wilderness a due passi dalla civiltà, stretta tra l’entroterra del lago Maggiore e le alpi Lepontine.

L’iniziativa del Parco Letterario Nino Chiovini, il primo istituito sul territorio piemontese, si colloca all’interno delle finalità della Carta europea del turismo sostenibile.

Sabato 24 ottobre,alle 16,30,presso la Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce, verrà siglata la convenzione tra Paesaggio Culturale Italiano, Parco nazionale Val Grande e Associazione Casa della Resistenza. Dopo i saluti istituzionali interverranno Stanislao de Marsanich, presidente della rete dei parchi letterari (“La rete italiana dei Parchi Letterari”), Lidia Chiovini, Gianmaria Ottolini e Pieranna Margaroli (“La figura di Nino Chiovini”), Tullio Bagnati, direttore del parco nazionale Val Grande (“Il perché del parco letterario:finalità,strumenti e programmi”).

Domenica 25 ottobre è prevista una escursione nei luoghi di Nino Chiovini all’Alpe Aurelio ( Vrèi nel dialetto locale), costituita da un gran numero di antichi corti maggengali a ridosso della Colma di Cossogno, sulle prealpi verbanesi. Il ritrovo è previsto per le 9.00 del mattino nella piazza del municipio di Miazzina (Vb) seguendo gli antichi sentieri percorsi per secoli da generazioni di pastori. All’Alpe Aurelio,  in occasione della ristampa de “Le ceneri della fatica”, verranno lette pagine di questo libro di Chiovini. Sono previsti il pranzo al sacco e il rientro alle 16,30. In caso di maltempo l’iniziativa sarà annullata.

Nino Chiovini (Biganzolo, 1923 – Verbania, maggio 1991) è stato un partigiano, scrittore e storico, studioso della Resistenza e della cultura contadina di montagna delle valli tra il Verbano, l’Ossola e la Val Vigezzo. Una figura importante, difficilmente inquadrabile in una sola definizione. Le sue passioni e l’impegno di narratore,storico, antropologo, appassionato di sociologia rappresentano un tutt’uno. E il collante di tutto, capace di generare un fermento emotivo, è stata la sua forte e determinata etica civile, la passione per la storia, l’abilità nello scrivere, la capacità di intuire e comprendere i fenomeni sociali. Nei suoi libri sulla civiltà rurale montana ( “Cronache di terra lepontina”, “A piedi nudi”, “Mal di Valgrande” e “Le ceneri della fatica”, uscito postumo) così come nei volumi dedicati alla lotta partigiana (“I giorni della semina”, “Classe IIIa B. Cleonice Tomassetti. Vita e morte” e i due volumi pubblicati postumi “Fuori legge??” e “Piccola storia partigiana”) il suo impegno di ricerca emerge con grande forza e  nitidezza.

Marco Travaglini

Weigmann, un signore di altri tempi

E’ mancato l’Avv. Marco Weigmann,  a capo di uno degli studi legali più importanti d’Italia con sede a Torino, Milano e Roma.

 

Di Pier Franco Quaglieni 


Un grande lutto per l’avvocatura italiana e per quella torinese. Ma Weizmann si era anche occupato di cultura in modo appassionato, particolarmente come vicepresidente della Fondazione “Filippo Burzio” di cui era stato uno dei fondatori. Il nostro rapporto era nato nel 1988 quando scrissi un elzeviro su “La Stampa “ per ricordare Filippo Burzio nel quarantennale della morte. Burzio ingegnere ed umanista, docente universitario e giornalista, direttore de “La Stampa“ nel 1943 e nel 1945, era stato quasi  totalmente dimenticato. Quell’articolo suscitò un vasto interesse, in primis nel generale di Corpo d ‘Armata Giovanni De Paoli che era stato allievo di Burzio alla Scuola di Applicazione e d’Arma di Torino. De Paoli organizzò al suo Rotary una mia conferenza su Burzio. A quell’ incontro intervennero tra gli altri gli avvocati Vittorio Chiusano e Marco Weigmann, quest’ultimo   molto amico del figlio dell’intellettuale torinese, Antonio Burzio, che viveva nel culto di suo Padre. Chiusano, Weigmann , De Paoli e chi scrive diedero vita,  poco tempo dopo, al Centro “Filippo Burzio“.

 

Chiusano venne nominato Presidente e Weigmann vice presidente. Da allora la storia del Centro “Burzio “, divenuto successivamente Fondazione , è stata legata indissolubilmente al nome di Weigmann che ha posto la sua intelligenza e la sua cultura giuridica con infinita generosità al servizio della memoria storica di Burzio. Senza il suo sapiente e discreto apporto non ci sarebbe mai stata la Fondazione “Burzio“ di cui ha curato gli interessi in particolare dopo la morte di Antonio Burzio che lasciò tutti i suoi averi alla Fondazione. Con dedizione Weigmann seppe amministrare la Fondazione in modo oculato ed illuminato. Non volle mai apparire. Era un uomo che non amava la ribalta, ma l’impegno con quella sobrietà tutta  piemontese che Burzio considerava una grande virtù. Io sento il rammarico di non aver collaborato alla Fondazione come avrei dovuto. Alla morte improvvisa di Chiusano,  proposi a Weigmann di assumere la presidenza, ma rifiutò. Insieme pensammo a Valerio Zanone come Presidente.  Con Weigmann presidente forse la Fondazione avrebbe mantenuto una maggiore coerenza con i suoi fini statutari, ma soprattutto con lo spirito delle origini a cui  Zanone era rimasto  estraneo perché in quegli anni totalmente occupato in politica. Weigmann non accettò la presidenza neppure       alla morte di Zanone e la scelta cadde sul giornalista Alberto Sinigaglia con Weigmann vicepresidente.  L’avvocato torinese resta anche legato al mio amico Romolo Tosetto che fu il suo maestro. Tosetto e’ stato un uomo di altissimi sentimenti civili manifestati in particolare nel Lions ed anche nel Centro Pannunzio.  Lo studio Tosetto – Weigmann alla morte di Tosetto divenne lo studio Weigmann che è cresciuto in questi anni a livello anche internazionale. Era un uomo pacato e profondamente buono. Aveva un’eleganza innata , forse aveva anche una qualche timidezza, malgrado il consolidato e brillante  successo professionale. Era un gentiluomo di antico stampo. A volte ci si vedeva al Circolo del  Whist, l’ambiente più ovattato di Torino a lui molto caro. Ricordo con rimpianto anche le serate che Marco vi organizzava per la Fondazione “Burzio” ogni anno in vista del Natale. Mi fu affettuosamente vicino in un momento difficile della mia vita e in tante occasioni venne ad ascoltarmi in qualche conferenza. Una volta Chiusano mi volle conferenziere alla Scuola di Applicazione e  d’Arma su Burzio e Gobetti. Avrei voluto parlare del liberale autentico Burzio in contrapposizione al “liberalismo rivoluzionario” e, secondo me, in parte illiberale di Gobetti.

 

Avevo con me un’ampia documentazione, ma l’arrivo improvviso in sala della nuora di Gobetti Carla mi suggerì di evitare, in una sede istituzionale come quella ,qualsivoglia polemica. Così improvvisai un altro discorso in cui parlai a braccio e quasi esaltai Gobetti pur senza convinzione. Vittorio Badini Confalonieri che era venuto a sentirmi si stupì del mio discorso.  Weigmann, che conosceva le mie idee in proposito , aggiunse  che aveva capito il mio imbarazzo e mi ringraziò  per aver evitato fratture. Era un uomo mite. Non l’ho mai sentito in tanti anni alzare anche solo leggermente la voce. Nella storia dell’avvocatura italiana Marco Weigmann è destinato a restare come uno dei maggiori nomi  a cavallo tra i due secoli . Tosetto  mi elogiò più volte Weigmann, il mio ex allievo Federico Restano divenuto socio del suo studio, credo che  contribuirà a tramandarne l’insegnamento. In effetti è stato anche un Maestro che non verrà dimenticato. Il suo stile  pacato resta un esempio di straordinario e calmo equilibrio anche nei momenti più difficili. Ricorderò sempre il suo sorriso rasserenante. Sempre e ovunque. Un modo d’essere sempre più raro in questi tempi così calamitosi.

Scrivere a quaglieni@gmail.com

 

Golf e chef stellati uniti per la ricerca

Golf e chef stellati, questo l’inedito abbinamento della 21/ma “Pro Am della Speranza- The Green is Pink”, appuntamento di sport e solidarietà che ha permesso di raccogliere 95 mila euro a favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Si è trattato di uno dei più importanti eventi della campagna “Life is Pink”, il mese in rosa lanciato dalla Fondazione per sensibilizzare e raccogliere fondi a favore della lotta contro i tumori femminili.

La manifestazione, che si è svolta martedì’ 13 ottobre al Royal Park I Roveri, si è confermata un grande successo. Vi hanno partecipato 18 squadre, in rappresentanza di altrettante aziende che hanno aderito all’iniziativa benefica. Durante la gara, tra una buca e l’altra, i giocatori hanno potuto gustare piatti preparati da alcuni dei più grandi chef della nostra regione: Matteo Baronetto (Ristorante Del Cambio), Max Chiesa (Kensho Restaurant), Guido Perino (Casa Amélie), Carmelo Damiano (Ristorante Giudice), Carlo Ricatto ( Ristorante Bricks), Fabio Montagna (Osteria Bacalhau), oltre al Birrificio Soralamà e al ristorante del Royal Park I Roveri. E’ stato un break speciale organizzato in collaborazione con Città del Gusto Torino – Gambero Rosso, che da oltre un anno supporta la Fondazione con eventi e iniziative speciali legate al food, come “La Partita del Cuoco” e le “Cene per la Ricerca”.

Al termine della gara, durante la cerimonia di consegna dell’assegno simbolico, il Presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, Allegra Agnelli, ha ringraziato partecipanti, chef e sponsor per il generoso sostegno fornito alla campagna “Life is Pink”, che prosegue con diverse iniziative, tra le quali le t shirt e le shopper con il cuore rosa (si trovano alla Rinascente e negli store torinesi Fisico, Mondo e Hangover).

Giunta alla terza edizione, Life is Pink raccoglie fondi destinati all’acquisto di strumentazioni d’avanguardia e al finanziamento di campagne di screening gratuiti presso l’Istituto di Candiolo IRCCS per combattere i principali tumori femminili.

Le squadre che hanno partecipato alla 21/a Pro A m della Speranza- The Green is Pink sono state Allianz, Banca Patrimoni, BasicNet, Cofifast Srl, Fondazione Bassanini/Golf Club Margara, Beko, Iveco, Juventus, Lavazza, RTL, Investitalia, Romec, Guido Gobino, Bus Company, Cavourese, Maserati Forza SpA, Arriva Italia, Famiglia Proto.

 

 

Un supporto importante per la realizzazione dell’evento è arrivato da La Stampa, Rinascente, Damilano, Strike, Tn Italy, Getty, Sparea, Bricodolce, Baronio, Battaglio, Pepino e Balocco.

Con “Quartieri solidali” un aiuto alle famiglie in difficoltà

In questo periodo di grave crisi per molti, la Fondazione Cascina Roccafranca, in collaborazione con la Circoscrizione 2, ha attivato il progetto “Quartieri solidali”con lo scopo di sostenere le famiglie in difficoltà a Mirafiori.

In questa fase del progetto l’aiuto sarà dedicato in particolar modo alle famiglie con bambini piccoli da 0 a 6 anni. A questo scopo si sta lavorando su due fronti, da un lato una raccolta fondi per acquistare prodotti per la prima infanzia, dall’altro una raccolta di prodotti per bambini che si realizza in Cascina.


In 13 anni di attività la Cascina Roccafranca è diventata il cuore del quartiere di Mirafiori Nord. Un centro culturale, un luogo di aggregazione, un contesto per sviluppare forme di cittadinanza attiva e un centro civico innovativo. Il ruolo che svolgiamo per il quartiere è importante e, anche in questo momento di difficoltà per tutti, la Cascina Roccafranca vuole essere presente e sostenere la comunità.

Come funziona “Quartieri solidali”?

La donazione di prodotti per bambini

COSA PUOI DONARE:

– Pannolini

– Libri e giocattoli prima infanzia in buono stato

– Album in bianco e da disegnare

– Pennarelli, matite, colori, ecc.

Puoi portarli in Cascina Roccafranca, via Rubino 45, Torino: lunedì e giovedì ore 9,30 – 12 martedì e mercoledì ore 15,30- 18

La donazione in denaro

Puoi fare una donazione sul conto corrente che Fondazione Cascina Roccafranca ha appositamente attivato e ci occuperemo noi di acquistare i prodotti necessari alle famiglie in difficoltà del quartiere.

Dona sul conto corrente è intestato a Fondazione Cascina Roccafranca

IT 94M0501801 000000016976318

Per informazioni: Cascina Roccafranca, via Rubino 45 – Torino

Tel. 011 01136250 – mail: inforoccafranca@comune.torino.it

Il cuore umano nello spazio

La ricerca condotta dal Politecnico di Torino dimostra che il volo spaziale invecchia il cuore degli astronauti

Il volo spaziale umano affascina l’uomo da secoli, rappresentandone l’intrinseca necessità di esplorare l’ignoto, sfidare nuove frontiere, far progredire la tecnologia e superare i confini scientifici. Un aspetto fondamentale del volo spaziale umano a lungo termine è la risposta fisiologica e il conseguente adattamento alla microgravità (0G), che ha tutte le caratteristiche dell’invecchiamento accelerato e coinvolge quasi tutti i sistemi del corpo umano: atrofia muscolare e perdita ossea, insorgenza di problemi di equilibrio e coordinazione, perdita di capacità funzionale del sistema cardiovascolare.

 

“Cardiovascular deconditioning during long-term spaceflight through multiscale modeling”una ricerca pubblicata in questi giorni su npj Microgravity – prestigiosa rivista del gruppo Nature – condotta da Caterina Gallo, Luca Ridolfi e Stefania Scarsoglio del Politecnico di Torino, dimostra che il volo spaziale umano riduce la tolleranza alla sforzo fisico e invecchia il cuore degli astronauti.

 

Il modello matematico alla base dello studio ha permesso di indagare alcuni meccanismi del volo spaziale che inducono il decondizionamento cardiovascolare, cioè l’adattamento del sistema cardiocircolatorio ad un ambiente meno impegnativo.

 

Capire le alterazioni della fisiologia umana è fondamentale per garantire la salute degli astronauti in vista delle ormai imminenti missioni sulla Luna e su Marte. Inoltre, poiché il decondizionamento nel volo spaziale ha caratteristiche simili all’invecchiamento accelerato, la fisiologia gravitazionale può avere importanti ricadute in ambito clinico-medico a Terra, per ritardare o prevenire disturbi legati alla crescente aspettativa di vita.

 

Lo studio proposto ha confrontato la risposta cardiovascolare in condizioni di microgravità (0G) con quanto accade sulla Terra: diversi parametri emodinamici – tra i quali il lavoro e la contrattilità cardiaca, il consumo di ossigeno e la pressione arteriosa – si riducono notevolmente. La tolleranza all’esercizio fisico di un astronauta risulta paragonabile a quella di una persona non allenata con uno stile di vita sedentario. Si sono osservate significative alterazioni della forma d’onda a livello capillare, che possono modificare la regolare perfusione e l’apporto medio di nutrienti a livello cellulare.

 

“Questi risultati – commenta la professoressa Scarsoglio “sono utili per progettare futuri voli spaziali di lungo termine, per adottare contromisure al fine di ridurre il decondizionamento e per comprendere lo stato di salute degli astronauti quando sarà loro richiesta una capacità fisica immediata al momento del ripristino parziale della gravità come ad esempio all’atterraggio sulla Luna o su Marte”.

 

Il Turin Palace Hotel sposa il progetto “I panini della rinascita”

Il panino, inteso come espressione dei valori gastronomici del territorio italiano, diventa parte della proposta food dello storico hotel nel cuore di Torino che, aderendo al progetto dell’Accademia del Panino Italiano, e in particolare all’iniziativa “I Panini della Rinascita – il menu di una nuova Unità d’Italia” ne riconosce il valore di icona del cibo di qualità e ne fa espressione di convivialità e condivisione.

“Il Turin Palace Hotel, per storicità e vocazione, è ambasciatore delle eccellenze offerte dal nostro ricco Paese. Grazie all’incontro con l’Accademia del Panino Italiano abbiamo compreso il grande valore che il panino ricopre anche nella storia della nostra tradizione gastronomica. Un prodotto unico nel suo genere che ci permette di raccontare ai nostri ospiti l’attenzione, la cura, la ricerca e la passione che tanti agricoltori, allevatori e artigiani italiani ripongono nel loro lavoro per regalarci sapori straordinari. Valori che condividiamo e che facciamo nostri quotidianamente nell’accogliere i nostri ospiti”, commenta così Piero Marzot, direttore del Turin Palace Hotel la decisione di prendere parte alla speciale iniziativa “I Panini della Rinascita – il menu di una nuova unità d’Italia”.

Il progetto nasce nel 2020 dalla collaborazione tra Accademia del Panino Italiano e Guido Bosticco – docente di scrittura creativa all’Università di Pavia – con l’intento di supportare, sul piano motivazionale e della comunicazione, i titolari di locali dedicati ad una delle più interessanti e variabili espressioni del cibo italiano, nel faticoso periodo del lockdown, in vista della ripresa. L’iniziativa, che oggi coinvolge 200 indirizzi in Italia, ha saputo mettere in luce anche il valore sociale del panino, facendosi l’interprete del desiderio di “ricominciare insieme” uniti da stessi concetti simbolici, diventati i titoli dei 5 Panini della Rinascita.

Lo chef e la brigata de Les Petites Madeleines (ristorante del Turin Palace Hotel) hanno così elaborato il proprio “Menù della Rinascita” articolato in proposte che, utilizzando ingredienti d’eccellenza del territorio italiano, interpretassero quattro delle cinque parole-simbolo identificate dagli organizzatori ( “Mai visto”, “Abbraccio”, “Vicini, “Noi”, “Il Sogno”) per descrivere l’approccio alla ripartenza.  Il panino è divenuto così non solo icona del Made in Italy e testimone dell’inesauribile biodiversità naturale, territoriale e culturale italiane, ma anche protagonista di un approccio gastronomico capace di incentivare il senso di appartenenza ad un Paese che ha fatto del buon cibo uno dei suoi tratti distintivi.

Per valorizzarlo ulteriormente, mettendo l’accento su altri prodotti di pregio del territorio, il Turin Palace Hotel propone “I Panini della Rinascita” anche in abbinamento ad alcune delle migliori etichette italiane e locali.

 “Accademia del Panino Italiano – dichiara Barbara Rizzardini, Direttrice della Accademia del Panino Italiano – si fregia oggi di un nuovo eccellente interprete del concetto di panino: il Turin Palace Hotel e ne siamo doppiamente felici perché non solo questo splendido esempio di Hotellerie abbraccia il progetto “I Panini della Rinascita”, dando un ulteriore segno di come la ripresa economica sia un concetto inclusivo di tutte le forze in campo, senza distinzione di rango, ma anche perché con questa occasione verrà riconosciuto dalla nostra Accademia come “autentico italiano” uno dei quattro straordinari panini appena entrati nel menù del ristorante “Les Petites Madeleines”, intitolato “Il Sogno di Beppe”. In fondo anche il panino, specie quello gustato durante l’infanzia e l’adolescenza, attiva quell’effetto “proustiano” sulla memoria. Ci auguriamo che questo ingresso nella nostra Community del Panino sia di ispirazione per molti altri hotel dalla forte identità che credono, come il Turin Palace, che il primo vero avamposto di un territorio sia l’albergo dove si soggiorna, e pertanto che se l’Hotel sceglie la voce del territorio e la accorda alla propria storia e identità, fa un dono a sé e alla propria clientela, anche attraverso un panino!”.

Il sogno di Beppe: un panino autenticato

Il marchio di autenticità “Panino Italiano” è un riconoscimento ufficiale rilasciato dal Comitato di Valutazione, interno alla Fondazione Accademia del Panino Italiano, a un panino in vendita in un locale in Italia o all’estero, che sia conforme al Disciplinare di Produzione redatto dall’Advisory Board dell’Accademia. Accademia del Panino Italiano, con la cessione del marchio Panino Italiano, offre ai player del settore di diventare parte del network della Fondazione e attiva per loro un piano di comunicazione integrato (online e offline) con lo scopo di valorizzare e far conoscere ogni singolo Panino Italiano Autentico.

Per il Turin Palace Hotel a fregiarsi di questo titolo è il panino “Il sogno di…Beppe”  che sceglie come ingredienti-principe ‘nduja di Spilinga, provola silana leggermente fusa, melanzane fritte a fette e insalata lollo. Lo chef del Ristorante Les Petites Madeleines Giuseppe Lisciotto, calabrese, ha dedicato questa proposta al suo paese d’origine che racconta attraverso i suoi sapori, desiderati come in un sogno durante i mesi in cui, a causa del lockdown, non ha potuto tornare alla sua terra.