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Una App per aiutare i più fragili. Innovazione tecnologica e volontariato 

Arriva anche a Torino l’App “IBO MiAiuta”, lanciata da IBO Italia ODV-ETS e MiAiuta Srl, per agevolare i volontari nell’espletamento di diversi servizi a domicilio per i cittadini non autosufficienti o temporaneamente in isolamento. Un’attività pensata per i più fragili, che aiuta a non far sentire sole le persone oltre che ad affrontare l’emergenza da Covid 19.

La piattaforma sviluppata da MiAiuta permette l’incontro tra domanda di servizi da parte di richiedenti (caregiver) e beneficiari – soggetti in situazioni di fragilità, con problemi di mobilità o di altra natura – e offerta di servizi da parte di organizzazioni, volontari ed esercizi commerciali. Un sistema estremamente facile e intuitivo, utilizzabile anche dai più anziani o di chi si prende cura di loro, per poter richiedere, in massima sicurezza, servizi a domicilio anche durante la quarantena. I servizi, che vanno da servizi a domicilio più semplici, come la consegna della spesa e dei farmaci, a servizi più innovativi  come il supporto telefonico e/o da remoto per l’attivazione dello SPID o del fascicolo elettronico. I servizi  vengono forniti con personale volontario coordinato da IBO Italia, nell’ambito del  progetto “Time to Care” promosso dal Ministero per le Politiche Giovanili e dal Ministero per le Politiche della Famiglia che mira  a non lasciare sole le persone in stato di vulnerabilità, soprattutto non autosufficienti come anziani e disabili.
MiAiuta Srl è una startup innovativa che ha sviluppato, con il supporto di Impronta Group Srl, un innovativo servizio informatico a supporto degli operatori del terzo settore. Con questo progetto MiAiuta Srl ha vinto “Startup per Milano 2020” promosso dal Comune di Milano; il bando, finanziato con il Fondo di Mutuo Soccorso, dedicato alle startup innovative capaci di contribuire alle strategie di adattamento alla crisi Covid 19.
IBO Italia ODV-ETS è un’associazione di volontariato e ONG, impegnata da oltre 60 anni, nel campo della cooperazione internazionale e del volontariato in Italia e nel Mondo, presente a Torino con un gruppo di volontari. IBO Italia coinvolge centinaia di giovani in percorsi di volontariato ed esperienze di condivisione per promuovere impegno sociale, partecipazione e responsabilità civile. Gli interventi di IBO Italia sono legati a educazione, istruzione e formazione ed hanno come finalità: la promozione del volontariato come esperienza di crescita e di inclusione sociale, la creazione di percorsi di formazione su cittadinanza attiva e globale, la diffusione di pratiche di partecipazione e sensibilizzazione nei confronti della propria comunità.

Dall’incontro tra MiAiuta e IBO Italia è nata l’App “IBO Mi Aiuta”: un’innovativa piattaforma digitale che si basa su sofisticati algoritmi di funzionamento grazie ai quali i soggetti in stato di fragilità o le persone che le assistono possono ordinare diversi servizi assistenziali senza costi aggiuntivi e i volontari possono espletare i servizi richiesti con maggiore facilità.

Tramite “IBO MiAiuta” i richiedenti possono ordinare la spesa per sé stessi o per persone a loro care (beneficiari) o richiedere altri servizi di prima necessità per poi affidarsi ai volontari, che completeranno e consegneranno la spesa e forniranno i servizi a domicilio. Il tutto nella massima sicurezza.

I servizi presenti in App sono: Spesa – Farmacia – Trasporto – Pagamento bollette – Attivazione servizi online e nello specifico SPID, Fascicolo Elettronico e ricette mediche – Assistenza telefonica e/o da remoto.

Il servizio è totalmente gratuito. Chi vorrà potrà donare un contributo su base volontaria al momento della creazione dell’ordine. Tali contributi verranno devoluti a IBO Italia ODV-ETS per sostenere le spese di coordinamento e formazione dei volontari che rendono possibile queste attività.

La fase di lancio dell’App prevede un’intensa attività di coinvolgimento e formazione rivolta ai i giovani volontari già aderenti al circuito IBO Italia e a giovani interessati al volontariato. L’App, inizialmente, sarà attiva in 15 province italiane (Ferrara, Parma, Bologna, Piacenza, Rimini, Milano, Bergamo, Torino,Treviso, Pisa, Roma, Napoli, Bari, Catania, Crotone) e coinvolgerà 78 volontari. L’obiettivo è quello di diffondere l’utilizzo dell’App su tutto il territorio nazionale e non solo e di aumentare sempre più aderenti e servizi offerti per creare sinergie positive tra persone in stato di bisogno e volontari.

L’App “IBO MiAiuta” è già presente negli store “App Store” di Apple e “Google Play Store” ed è scaricabile su tutti i dispositivi mobile.

Per saperne di più: www.iboitalia.org – www.miaiuta.com

Per ulteriori informazioni:
IBO Italia ODV-ETS
Scrivi al GRUPPO IBO TORINO : Ibotorino@iboitalia.org

“Storytelling di volontariato”, storie di umanità

Volontariato e umanità emergono nel volume  a cura di Marco Bani ( Vol.To Torino) e Stefania Iacono (Cesvol Umbria)

Volontariato e umanità costituiscono un binomio inscindibile. A riprova della stretta connessione di questi due aspetti, riflesso uno dell’altro, è sicuramente il volume pubblicato nel 2019 nella collana “Incontri” dal titolo “Storytelling di volontariato”, e presentato al Salone del Libro, che racchiude testimonianze preziose raccolte da Marco Bani ( membro del Consiglio direttivo del Centro Servizi per il Volontariato di Torino Vol.To, con delega alla Comunicazione) e da Stefania Iacono ( dipendente del Centro Servizi per il Volontariato di Perugia CESVOL).
L’incontro tra queste due realtà è avvenuto per caso nel 2018 al Salone Internazionale del Libro di Torino durante la presentazione della collana “I quaderni del Volontariato” che il Cesvol Perugia già editava dal lontano 2006.
“È nata una sfida – spiega Marco Bani – rivolta a far conoscere a più persone possibili il mondo del volontariato, in quanto ancora si sa troppo poco delle mille opere che compiono persone di buona volontà quali sono i volontari.
L’aspetto fondamentale del volontariato consiste, infatti, proprio nella dedizione, nella dolcezza e nella gratuità con cui le persone dedicano il loro tempo, che diventa prezioso per i soggetti più bisognosi, ben coscienti che il dono di sé rivolto agli altri rappresenta un arricchimento per la propria vita”.
“In questo volume – aggiunge il consigliere Marco Bani – è stato chiesto ai volontari di raccontare la propria esperienza e le motivazioni che li hanno spinti a intraprendere questo cammino, le difficoltà e le gioie legate a questa esperienza umanamente molto arricchente.
Esistono alcune parole chiave che contraddistinguono l’anima del volontariato, il non rendere mai il dolore “egoistico”, fine a se stesso, chiuso dentro ognuno di noi, quanto piuttosto il considerarlo come un’esperienza da condividere, perché solo nella condivisione può essere alleggerito e diventare più comprensibile.
Amore, accoglienza, gioia, speranza e dono sono alcuni dei termini intorno ai quali ruota l’esperienza del volontariato, che può essere inteso come una missione che arricchisce umanamente i volontari e coloro che da loro sono aiutati, ma richiede nel contempo preparazione, serietà e consapevolezza dell’impegno preso”.
Sono tante le storie di volontariato che trovano spazio nella narrazione di questo volume davvero unico. Nessuna risulta più importante di un’altra, tutte sono egualmente preziose, come quella delle volontarie dell’Associazione Cuore di Maglia, rappresentate da nonne, mamme e donne che amano sferruzzare piccoli e morbidi lavori per le minuscole creature che riposano nelle culle termiche nei reparti di Terapia Intensiva neonatale; altre storie sono quelle delle volontarie del CISOM di Perugia, il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, che opera per portare soccorso alle persone in stato di necessità, in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile, e quelle dei volontari impegnati nella sensibilizzazione e nel sostegno ai bambini e ragazzi con disturbi specifici nell’apprendimento e alle loro famiglie.
Spesso le storie dei volontari si tramutano da dono in restituzione, come nel caso della donna ammalatasi di tumore in giovane età, che è stata invitata a entrare a far parte di un’associazione di donne che condividono insieme gioie e dolori all’interno dell’Associazione stessa, dimostrando che dalla propria precarietà e da simili momenti di difficoltà può scaturire una grande ricchezza.

Mara Martellotta

Derby: Juve e Toro insieme per la ricerca di Candiolo

In occasione del “Derby della Mole” sono state realizzate due edizioni limitate di “TOH”, l’opera di Nicola Russo che richiama i celebri torèt, con i colori delle squadre per sostenere la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Sport, arte e ricerca insieme per raggiungere nuovi importanti traguardi.

  

 Il gol, questa volta, Juventus e Torino vogliono segnarlo insieme a favore della ricerca sul cancro. E con loro l’artista Nicola Russo, che per celebrare le squadre in occasione della stracittadina del prossimo 18 febbraio, ha realizzato due edizioni limitate, una bianconera e una granata, del suo ormai celebre “TOH” – la statuetta che si ispira ai torèt, storiche fontane di Torino – che vuole essere simbolo di rinascita, di coraggio e soprattutto di inclusività.

Valori che da sempre contraddistinguono anche la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, che ha sposato il progetto e ne è stata partner fin dalla sua nascita, permettendo così di destinare importanti risorse all’Istituto di Candiolo-IRCCS e di sensibilizzare sempre più persone su una tematica oggi più che mai attuale come la ricerca.

 

I “TOH” dedicati al derby saranno realizzati in 100 pezzi per ogni squadra, e sarà possibile acquistarli nello store torinese della Rinascente o ordinarli direttamente sul sito della Fondazione (www.fprconlus.it) a fronte di una donazione di 350 euro a partire da martedì 15 febbraio.

La cifra raccolta, escluse le spese di produzione, sarà interamente devoluta alla Fondazione.

Due “TOH” più grandi, uno bianconero e uno granata autografati dai giocatori delle due squadre, saranno successivamente messi all’asta e contribuiranno alla raccolta fondi.

 

Per Allegra Agnelli, Presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, “il derby è da sempre una delle sfide più affascinanti, ma le partite questa volta saranno due. Oltre a quella in campo, Juventus e Torino hanno deciso di giocare insieme per qualcosa di molto importante, la ricerca sul cancro. Tutti, tifosi e non, possiamo fare qualcosa e fornire un aiuto concreto al lavoro delle oltre 600 persone tra medici, ricercatori, infermieri e tecnici che ogni giorno si impegnano con umanità e dedizione all’Istituto di Candiolo-IRCCS. Grazie, quindi, alle due società che hanno accolto con entusiasmo questa iniziativa e all’artista Nicola Russo che ha realizzato una serie limitata di TOH per questa speciale occasione… E che vinca la Ricerca!”.

 

Giorgio Chiellini, capitano della Juventus: “”Quando indossiamo la maglia bianconera scendiamo in campo con il massimo impegno, consapevoli di rappresentare un esempio dentro e fuori dal terreno di gioco. Il derby di venerdì sera contro i nostri rivali cittadini ci vedrà avversari nell’arco della gara, ma fianco a fianco a favore della ricerca sul cancro. E’ bello che la sana rivalità e competizione in campo possano sfociare in una condivisione di intenti quando ci sono iniziative come questa. Uno spirito ben rappresentato da TOH, simbolo non solo di Torino ma anche dei valori che condividiamo nella nostra quotidianità“.

Andrea Belotti, capitano del Torino: Venerdì sera saremo avversari sul terreno di gioco, orgogliosamente impegnati a esaltare i nostri colori. Poi, dopo il derby, ci sarà un’altra partita da vincere. Molto più lunga, molto più difficile: quella contro il cancro. Un nemico che sino a pochi anni fa pareva imbattibile e che oggi, invece, grazie alla scienza, si riesce a combattere e spesso a sconfiggere. Il torèt, simbolo di questa splendida città, diventa l’emblema della solidarietà. E’ l’unione che fa la forza: sostenere la Ricerca consente di puntare a obiettivi sempre più ambiziosi. Pensando alla fontanella, la goccia perfora la pietra: con il contributo di tutti, con costanza e tanto lavoro, si potranno raggiungere traguardi oggi impossibili”.

“Questa iniziativa vede il TOH come legame tra lo sport e la città, una Torino che con coraggio vuole rinascere per costruire un futuro fatto di inclusione. Oggi si schiera al fianco delle due squadre della sua città per uno scopo più alto, aiutare la ricerca sul cancro grazie al grande lavoro che ogni giorno viene svolto da tutte le persone di Candiolo.” Afferma l’artista Nicola Russo.

 

“TOH” è un’opera geneticamente POP, riconoscibile da tutti, che arriva a tutti. Il manifesto della nuova Torino che reagisce, che si espone per rinascere. Rinascita non è soltanto una parola, per questo è stato scelto di dare una funzione sociale a questo progetto artistico, ed è stato voluto  fortemente che tutta la filiera produttiva di ogni aspetto di questo progetto fosse piemontese. In questo modo la ricaduta  economico-sociale della rinascita di cui il progetto si fa portavoce si concretizza sul territorio.

 

La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus è stata costituita nel 1986 per offrire un contributo significativo alla sconfitta del cancro attraverso la realizzazione in Piemonte di un centro oncologico, l’Istituto di Candiolo (Torino), capace di coniugare la ricerca scientifica con la pratica clinica e di mettere a disposizione dei pazienti oncologici le migliori risorse umane e tecnologiche.

L’Istituto di Candiolo è l’unico centro di ricerca e cura del cancro italiano realizzato esclusivamente attraverso il sostegno di oltre 300 mila donatori privati che, grazie alla loro generosità, ne hanno fatto un centro di rilievo internazionale. L’ Istituto di Candiolo è anche l’unico “Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico” del Piemonte, riconosciuto dal Ministero della Salute, a testimonianza delle importanti scoperte fatte e pubblicate sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali.  A Candiolo lavorano circa 800 persone tra medici, ricercatori italiani e internazionali, infermieri, personale amministrativo e tecnici.

La Fondazione ha previsto per i prossimi anni un importante piano di sviluppo che permetterà all’Istituto di crescere ulteriormente, dotandosi così di nuovi spazi da mettere a disposizione di medici, ricercatori e, soprattutto, dei pazienti e delle persone a loro vicine. L’obiettivo è di curare sempre più persone e sempre meglio.

Stop al bullismo e al cyberbullismo

A  Torino si è tenuto il convegno “Stop al bullismo e al cyberbullismo”, organizzato dal CSI Piemonte in collaborazione con l’Associazione Bullismo No Grazie e la Regione Piemonte.

L’incontro, che si è tenuto presso la Casa delle Tecnologie Emergenti e contemporaneamente tramesso on line, ha visto esperti e professionisti confrontarsi sul fenomeno del bullismo e del cyberbullismo che ogni giorno sta assumendo dimensioni sempre più rilevanti e una diffusione preoccupante, come si apprende ormai quotidianamente anche dai mezzi di informazione.

Una ricerca dell’Osservatorio (in)difesa rivela che il 61% degli adolescenti italiani tra i 13 e i 23 anni è stato vittima di episodi di bullismo o cyberbullismo. Il 42,23 % esprime sofferenza per episodi di violenza psicologica da coetanei, mentre il 44,57% delle ragazze segnala un forte disagio nel ricevere commenti di carattere sessuale on line. Di contro, c’è un 8,02% di ragazze che ammette di aver compiuto atti di bullismo o cyberbullismo, e un 14,76% di ragazzi che ammette di avere fatto altrettanto.

6 ragazzi su 10 dichiarano di non sentirsi al sicuro online. Tra i rischi maggiori sia i maschi che le femmine pongono al primo posto il cyberbullismo (66,34%) che con l’utilizzo della tecnologia può colpire anche in maniera anonima, 24 ore su 24, in qualsiasi luogo e con un pubblico potenzialmente enorme con una estrema difficoltà nel rimuovere i contenuti offensivi che restano on line nel tempo.

Perché le vittime sono prese di mira? In primo luogo per le caratteristiche fisiche, per la timidezza e per l’orientamento sessuale. Seguono poi l’essere straniero, l’estrazione sociale e l’avere delle disabilità.

I bulli e i cyberbulli perseguitano le loro vittime sui social network anche creando pagine “contro”, diffondono foto senza il consenso della persona, mandano messaggi aggressivi o minacciosi o rendono pubblici messaggi privati.

Cosa possiamo fare per aiutare chi si trova sotto attacco? L’ascolto è il primo passo. Si dovrebbe provare ad aiutare la vittima in un percorso innanzitutto di comprensione, facendogli capire che non è l’unico, perché la consapevolezza che altri si trovano nella stessa situazione aiuta a gestire le emozioni e contrasta il senso di colpa. Più in generale occorre rivolgersi ad enti, associazioni del territorio che promuovono progetti volti al supporto delle vittime e alla scuola che è in prima linea su questo tema: tutte le componenti scolastiche (alunni, docenti, collegio docenti, consiglio di classe, genitori) sono infatti coinvolte a vario titolo e con obiettivi diversi al contrasto e alla prevenzione

“Cosa possiamo fare per fermare il bullismo e il cyberbullismo? È una domanda che come padre mi sono posto più volte – ha sottolineato Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte -. L’antidoto migliore che abbiamo a disposizione è l’educazione: educare al dialogo, al rispetto, educare e formare i ragazzi e gli insegnanti per riconoscere e affrontare insieme la violenza in ogni sua forma. Il nostro grazie va tutte le realtà che ci aiutano in questo lavoro così importante”.

Per Elena Chiorino, Assessore Istruzione, Lavoro, Formazione professionale, Diritto allo Studio universitario Regione Piemonte “È evidente che bullismo e cyberbullismo sono temi di cui non si discute abbastanza: si percepisce ancora troppo il pudore della denuncia, anche solo nel parlarne, sia in casa sia all’esterno. Ma il rischio del danno irreversibile è troppo alto e, mai come oggi, non ce lo possiamo permettere. L’intervento delle associazioni diventa fondamentale per sensibilizzare e supportare le famiglie per trovare il coraggio di denunciare episodi o presunti tali. Nonostante gli sforzi importanti che abbiamo messo in campo a livello regionale, sappiamo che è necessario fare di più: abbiamo raccolto progetti di rilievo, ma mancano all’appello ancora aree importanti come la città di Torino che non ha risposto alla nostra chiamata. È indispensabile unire le forze, consapevoli che la politica deve assumersi anche questa responsabilità insieme alla scuola, che è il primo luogo di formazione dell’individuo, contemporaneamente alla famiglia.”

“Con questa iniziativa – ha affermato Letizia Maria Ferraris, Presidente del CSI Piemonte – il CSI conferma il suo ruolo di supporto per la diffusione e la promozione di una cultura digitale, per un uso consapevole degli strumenti informatici. Formazione e informazione sono due parole chiave che ci devono accompagnare in questa era digitale in cui accanto alle infrastrutture diventano fondamentali le conoscenze e le competenze adeguate. Il CSI è impegnato su questo fronte e continuerà nella sua azione di sensibilizzazione, che si rivela ancor più importante di fronte a quei fenomeni di grande impatto sociale, affrontati oggi durante il convegno”.

“Siamo orgogliosi – ha dichiarato Fabio De Nunzio, Presidente Associazione Bullismo No Grazie – di avere partecipato al convegno organizzato dal CSI Piemonte in collaborazione con la Regione Piemonte. È la concreta testimonianza di quanto sia sentito il problema del bullismo e del cyberbullismo e di come le istituzioni lungimiranti siano impegnate e fattivamente coinvolte nel supportare le iniziative volte a formare ed informare il pubblico e a prevenire e combattere tali fenomeni.”

All’incontro hanno partecipato in qualità di relatori: Lisa Sella Vice Presidente Comitato UISP Ciriè Settimo Chivasso, Ylenia Serra Garante per l’infanzia e l’adolescenza Consiglio Regionale Piemonte, Stefano Callipo Presidente Osservatorio Violenza e Suicidio, Maurizio Siracusa Hacker etico, Marina Mancini coordinatrice PA social Sicilia e segretario nazionale Gus Gruppo Uffici stampa di Fnsi, Francesco Bacco Commissario Capo Polizia Postale e delle comunicazioni Piemonte e Valle d’Aosta, Pietro Pacini Direttore Generale CSI Piemonte.  L’incontro è stato moderato da Annalisa D’Errico Responsabile Comunicazione Unioncamere Piemonte e autrice di “Figli Virtuali. Percorso educativo alla tutela e alla complicità nella famiglia digitale”.

Tutela minori in Piemonte. Il lavoro degli operatori sociali

 Attinà, Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte: “I dati dicono che l’impegno degli operatori sociali ha permesso il raggiungimento di importanti risultati.”

E’ in discussione in questi giorni il Disegno di Legge Regionale “Allontanamento zero. Interventi a sostegno della genitorialità e norme per la prevenzione degli allontanamenti”. Molte le voci autorevoli di esperti, professionisti, rappresentanti della società civile e dell’associazionismo che avanzano forti perplessità sulla norma. Da due anni è attivo anche un comitato denominato “Zero Allontanamento Zero” al quale aderisce anche l’Ordine degli Assistenti Sociali del Piemonte.

Antonio Attinà, Presidente dell’Ordine afferma: “abbiamo aderito al Comitato Zero Allontanamento Zero nel febbraio del 2020 dopo che si è costituito a seguito di momenti di confronto e dibattito sul disegno di legge. Insieme ad altri ordini professionali, associazioni, docenti universitari, forze sindacali e liberi cittadini abbiamo voluto portare l’attenzione sulle criticità della proposta normativa. Le valutazioni dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Piemonte rispetto a questo disegno di legge sono note e ampiamente argomentate nella documentazione depositata presso la IV Commissione del Consiglio Regionale dove siamo stati auditi.”

Attinà pone, inoltre, l’attenzione sull’operato dei servizi piemontesi nell’ambito della tutela minorile: I dati di cui dispone la Regione Piemonte, elaborati dalla Prof. P. Ricchiardi, rispetto agli interventi di protezione dei minori, attestano un impegno significativo degli operatori sociali piemontesi. La percentuale di minori seguita a casa, in comunità con un genitore, presso i parenti è pari al 97,3% rispetto al totale di quelli in carico ai servizi sociali. Si riesce, in questo modo, ad offrire un supporto ad oltre 55.000 minori senza allontanarli dai propri familiari. Si attesta invece al 2,7% la porzione di minori effettivamente inseriti in protezione al di fuori della cerchia familiare e di questi circa metà in famiglia affidataria. Il Piemonte si è infatti da sempre distinto per una cultura dell’accoglienza, che lo colloca secondo in Italia per affidi familiari (Istituto degli Innocenti, 2019), testimoniando il grande impegno anche degli operatori sociali nella promozione dell’affido, selezione, formazione e affiancamento delle famiglie. E’ questo impegno che ci sembra importante evidenziare poiché ha permesso il raggiungimento di notevoli risultati in termini di sostegno alle famiglie e ai minori del territorio regionale”.

 

Percorsi formativi a chi assiste carcerati psichiatrici

L’audizione della Commissione Sanità regionale  (presieduta da Alessandro Stecco) sulla sanità in carcere è stata dedicata  alla salute psichiatrica dei detenuti. Durante gli interventi tutti gli esperti intervenuti sono stati concordi sull’esigenza di costruire percorsi specifici di formazione professionale sia per i medici e gli infermieri che operano dentro il carcere, sia per gli agenti di polizia penitenziaria che si trovano a contatto con i detenuti psichiatrici.

Il garante regionale dei detenuti, Bruno Mellano, ha tracciato una panoramica della situazione generale che vede la Regione (responsabile della sanità anche in carcere) rapportarsi necessariamente con le istituzioni deputate alla sorveglianza dei detenuti: “Ci sono circa quattromila detenuti nelle tredici carceri piemontesi che vengono trattati in maniera differente perché le situazioni strutturali sono molto diverse nei vari istituti. Mancano i medici specialisti interni e quindi spesso è necessario trasferire i detenuti in ospedale per le visite, con notevole impiego di scorte. Dovremmo puntare su un adeguamento tecnologico che permetta per esempio la telemedicina”.
Il dottor Roberto Testi, medico legale responsabile della Sanità penitenziaria dell’Asl di Torino (a cui fa riferimento il carcere delle Vallette), ha parlato del SAI (struttura per l’assistenza intensiva) e del Sestante (reparto psichiatrico) all’interno del carcere di Torino. “Il Sai dovrebbe essere un piccolo ospedale all’interno del carcere ma non è così. Spesso si ricorre a ricoveri esterni perché non ci sono le strumentazioni necessarie per le diagnosi, inoltre i concorsi per i medici che servirebbero vanno deserti. Il Sestante – nato come progetto di eccellenza – adesso è chiuso perché deve essere ristrutturato”. Anche la dottoressa Patrizia Vaschetto ha parlato del Sestante (struttura di cui è la responsabile): “Alcuni detenuti-pazienti non hanno la diagnosi psichiatrica e il reparto dovrebbe servire proprio come punto di osservazione in vista della diagnosi, ma non si sono abbastanza medici disponibili”.
Nel suo intervento la dottoressa Adele Starita, magistrato del Tribunale di Sorveglianza di Vercelli, ha messo l’accento sulle difficoltà di comunicazione tra le Asl e le strutture della Giustizia, la necessità di aumentare le strutture specifiche che si occupano di psichiatria dentro il carcere e le ore di presenza dei medici specialisti: “La sola struttura del Sestante di Torino non basta per tutto il territorio piemontese, ce ne vorrebbe almeno un’altra. I detenuti psichiatrici stanno aumentando ma c’è una carenza cronica di strutture terapeutiche sul territorio per cui non si possono fare uscire dal carcere i detenuti psichiatrici che ne avrebbero bisogno. Non ci sono infatti strutture che possano seguirli con le dovute misure di sicurezza”. Infine, ha presentato una breve panoramica della situazione dei detenuti psichiatrici in Piemonte: “A Fossano non sono segnalate criticità. A Cuneo i soggetti psichiatrici sono gestiti da due medici ma mancano specialisti interni e quindi sono necessarie le visite esterne. Il carcere di Saluzzo (struttura di alta sicurezza) per lo stesso motivo ha bisogno di scorte aggiuntive: ci vogliono sei agenti per ogni scorta. Inoltre negli ospedali spesso non ci sono sale di attesa separate per i detenuti”.
Al termine dell’audizione sono intervenuti per chiedere chiarimenti i consiglieri: Sara Zambaia (Lega), Marco Grimaldi (Luv), Domenico Rossi (Pd), Francesca Frediani (M4o).

 

Una maggiore tutela per gli animali d’affezione

Dopo trent’anni dalla sua emanazione, è evidente la necessità di apporre alcuni correttivi a una legge importante come la 281/91 – in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo – testimoniata dal verificarsi ancora di carenze applicative e di problemi irrisolti in quasi ogni regione.

È quanto è emerso in occasione del convegno in videoconferenza promosso e organizzato dall’ufficio del Garante regionale per i diritti degli animali.

Ai lavori è intervenuto il presidente della Giunta regionale Alberto Cirio: “Il Piemonte è una Regione all’avanguardia per quanto riguarda la prevenzione del randagismo e la tutela degli animali”. Ha quindi anticipato che la Regione a breve interverrà con uno specifico provvedimento per la gestione della custodia dei cani con la catena.

“Fra le problematiche da risolvere c’è quella delle convenzioni al ribasso fino a livelli incompatibili, stipulate per la gestione dei canili e dei rifugi per gli animali, allo scopo di garantire il rispetto delle condizioni degli animali, e un’altra criticità è quella del controllo di queste strutture, laddove i Comuni attuano convenzioni con privati cittadini. Inoltre si è diffusa l’abitudine di acquistare animali per vie non controllate sostenendo di fatto traffici di cani provenienti da paesi esteri in assenza di controlli a tutela della salute dei cani” ha sottolineato più volte il Garante Enrico Moriconi.

Il convegno, moderato dalla giornalista Rosalba Nattero di “Sos Gaia”, ha voluto fare luce sulla situazione e lanciare una proposta per il futuro.

La consigliera nazionale dell’Enpa Anna Maria Procacci (Ente nazionale Protezione animali), al tempo deputata firmataria della legge 281, ha spiegato come in quegli anni si sia potuti arrivare ad una legislazione così evoluta per l’epoca, che imponeva di non uccidere i cani randagi o vaganti.

Ilaria Innocenti della Lav (Lega Anti vivisezione)  e Cristina Cellerino veterinaria dell’ Asl Città di Torino, hanno illustrato la situazione generale italiana e piemontese per quanto riguarda i cani identificati, i canili presenti, gli animali nei canili e le problematiche del commercio internazionale dei cuccioli che sovente si svolge tramite contatti su internet.

Con gli interventi di Sara Turetta, presidente e fondatrice di Save the Dogs, e di Alessandro Ricciuti, presidente di Animal Law, il convegno ha approfondito altre problematiche specifiche come i ritardi nel controllo della popolazione canina in alcune regioni, le strutture con gran numero di ospiti e i principali esiti delle vicende giudiziarie.

Marco Francone, responsabile torinese della Lav, ha infine cercato di individuare alcuni punti programmatici che dovrebbero essere considerati per una modifica legislativa sia a livello nazionale sia locale.

Fino a San Valentino apre lo store Adisco

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UN’OCCASIONE PER SOSTENERE LE ATTIVITÀ DELL’ASSOCIAZIONE CONTRIBUENDO ALLA REALIZZAZIONE DI REPARTI DI SERVIZIO PER L’OSPEDALE INFANTILE REGINA MARGHERITA

 Lo Store Adisco Piemonte di via Lagrange 5D a Torino riapre da  martedì 1° febbraio in occasione della festa di San Valentino. L’apertura si aggiunge ai tradizionali appuntamenti di Adisco Piemonte legati al Natale e alle festività pasquali.

 

Un nuovo importante appuntamento per i sostenitori di Adisco Sezione Piemonte, che potranno trovare all’interno dello shop tante idee regalo in un allestimento rinnovatoTante le novità disponibili in occasione della festa degli innamorati: bouquet di rose, scatole con composizioni floreali, cioccolatini e tanti accessori a tema, oltre a gioielli, bijoux e capi di abbigliamento, per offrire un regalo speciale (e solidale) alle persone amate.

 

L’intera somma raccolta dagli acquisti sarà infatti destinata alla realizzazione di reparti di servizio  per l’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.

 

Lo Store sarà aperto fino al 14 febbraio, con orario continuato dalle 10:30 alle 19; domenica 6 e domenica 13 febbraio il negozio rimarrà chiuso.

Torino Airport sa ascoltare i clienti

PRIORITÀ ALL’ASCOLTO DEI PASSEGGERI.

RICEVUTO PER LA SECONDA VOLTA IL RICONOSCIMENTO ‘THE VOICE OF THE CUSTOMER”

Torino Airport è stato insignito da parte di ACI World, l’associazione mondiale degli aeroporti, di uno speciale riconoscimento nell’ambito dell’iniziativa ‘The Voice of the Customer’ per l’attività di ascolto dei passeggeri svolta nel 2021.

 

Con questa attribuzione che l’Aeroporto di Torino riceve per il secondo anno consecutivo, l’Airports Council International riconosce a livello mondiale l’impegno degli scali che, nonostante il perdurare delle difficoltà dovute alla situazione pandemica, nel 2021 hanno continuato a dare priorità ai propri passeggeri e alla loro esperienza aeroportuale, garantendo che le loro istanze fossero ascoltate.

 

ACI World ha infatti riconosciuto che l’Aeroporto di Torino, pur in un contesto sfidante a causa delle difficoltà dovute al Covid-19, ha continuato a compiere sforzi significativi per raccogliere il feedback dei passeggeri attraverso il programma Airport Service Quality (ASQ): tale programma ha l’obiettivo di comprendere meglio i propri clienti, acquisendone le opinioni ed ascoltandone le esigenze, al fine di fornire sempre un servizio di eccellenza.

 

‘The Voice of the Customer’ è un riconoscimento che ACI World ha aggiunto ai premi annuali per la Qualità del servizio aeroportuale, sulla base del programma specifico introdotto nel 2006 e attesta l’impegno degli aeroporti di tutto il mondo per migliorare continuamente la passenger experience.

 

Andrea Andorno, Amministratore Delegato di Torino Airport, ha dichiarato: “Siamo lieti di ricevere per il secondo anno consecutivo questo riconoscimento da parte di ACI World, che testimonia il costante impegno del nostro team nell’ascolto dei passeggeri: nonostante le circostanze difficili, il miglioramento dell’esperienza del cliente rimane uno dei nostri obiettivi prioritari, coniugando qualità ed efficienza insieme all’attenzione per la sostenibilità”.

 

Padel per le gang, attesa per i poveri. I dubbi di Torino

Le gang di giovani, spesso immigrati di prima e seconda generazione, che imperversano nelle periferie di Torino (ma anche in centro, dove le stesse bande rapinano coetanei isolati) stanno cominciando a diventare un problema anche per i politici della Ztl, dei “quartieri bene”, del politicamente corretto. 

Non che siano davvero interessati alla sorte dei sudditi torinesi costretti a convivere con spacciatori, rapinatori, violenti di ogni tipo. Ma anche i sudditi di periferia possono votare e, ogni tanto, bisogna dare un contentino anche a loro.

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