RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO- Pagina 31

MESSE DI GUARIGIONE, SCANDURRA ALLA CEP: “CARI VESCOVI, OBBEDIENZA NON E’ SOTTOMISSIONE”

Il Padre Generale del Cottolengo: “Il Vangelo abbonda di preghiere di intercessione. Don Adriano svolge ministero di consolazione e ascolto”

Riceviamo e pubblichiamo un nuovo, argomentato intervento del giornalista cattolico e saggista Maurizio Scandurra, in prima linea sulla querelle apertasi in Piemonte e Valle D’Aosta sull’importanza delle cosiddette ‘preghiere di domanda e intercessione’, spesso anche dai vescovi erroneamente scambiate per ‘messe di guarigione’. Di seguito il testo integrale della lettera che è stata inviata dall’autore ufficialmente anche all’Ufficio Liturgico della Curia di Torino “perché sia di esempio a tutti quei fedeli innamorati del Signore Gesù ancora convinti che, per dirla con una felice espressione dell’ottimo ed esemplare Ernesto Ferrero del Sermig, sia ancora possibile il dialogo con una chiesa scalza“, dichiara Scandurra.

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LETTERA APERTA – “Dal 18 settembre scorso, giorno del varo del discusso e controverso documento intitolato ‘Disposizioni disciplinari circa le cosiddette messe di guarigione’ promulgato – soltanto, in tutta Italia, fatto a dir poco curioso e singolare – dalla Conferenza Episcopale Piemontese e Valdostana (la locale CEI), è giunto il momento di tirare le fila del discorso.Ho chiesto più volte e ad altrettante riprese per tutto il mese di ottobre 2018 un incontro personale a Monsignor Franco Lovignana, Segretario della CEP: me l’ha negato, però quantomeno ha avuto il garbo di farmi una telefonata personale, rifiutando di pronunciarsi in merito al tema oggetto di domanda ma indicandomi comunque con precisione i nomi e i ruoli rispettivi dei due vescovi piemontesi relatori e ostensori del dibattuto provvedimento, qualora desiderassi approfondire maggiormente. Idem con l’Arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia: appuntamento negato (e neanche, al contrario del collega valdostano, una telefonata), che mi ha fatto invece ricevere in sua vece da Don Paolo Tomatis, Responsabile dell’Ufficio Liturgico della Curia di Torino il 9 novembre scorso. Il prelato in oggetto riferisce di alcune pratiche in auge per lo più in alcune realtà del Rinnovamento dello Spirito (che avrebbero, tempo fa, dovuto essere oggetto di visite pastorali ad hoc da parte dei Vescovi della CEP, come si sente dire in ambienti ecclesiastici e di informazione a essi vicini), in cui taluni sacerdoti passerebbero persino il Santissimo di mano in mano ai fedeli, come fosse un comune biscotto: e allora, perché non agire soltanto lì?

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E dal colloquio edificante e producente con il Tomatis è emerso che la vexata quaestio, il ‘problema’ vero e proprio parrebbe consistere non tanto in se e per sé nel passaggio del Santissimo tra i fedeli (cosa che di fatto avviene tranquillamente e reiteratamente ab illo tempore anche a Lourdes, così come ho anche dichiarato sulle pagine del quotidiano ‘LA STAMPA’), ma più che altro in una sorta di “distanza di prossimità” – riferisce sempre in appuntamento Don Tomatis – che si richiede ai fedeli dall’ostensorio con la particola consacrata, quale atto di riverente e composto rispetto devozionale. Una questione che sembra quasi più da ‘Codice della Strada’, un po’ come la metratura che occorre mantenere dall’auto che precede innanzi in caso di frenata brusca. Un tempo Gesù passava in carne e ossa fra le folle, e le sue vesti erano appiglio speranzoso delle mani di poveri, sbandati, malati, vedove e lebbrosi: e Il Signore, quando riteneva che ciò fosse nella Volontà del Padre, guariva e rispondeva spesso “Va’, la tua fede ti ha salvato“. Questo è Vangelo. Oggi, invece, Gesù Eucaristia passa nel pane transustanziato lungo la chiesa in processione, ma ad aspettarlo ci sono sempre gli stessi: gli sguardi e le mani dei miseri supplici di cui tutti, indistintamente, siamo parte. Dal tempo del Risorto a oggi non è cambiato nulla: tale è, e resta, l’umanità bisognosa di un contatto – talvolta anche tangibile, nell’Eucaristia (ma con i dovuti accorgimenti e modi, certo) – con la realtà materico-misterica di Gesù Sacramentato. Un fatto incontrovertibile sottolineato in maniera inequivocabile anche dalle dichiarazioni pubbliche tranchant dello stimato Professor Alessandro Meluzzi, intervenuto a favore della missione di fede di Don Adriano Gennari, che ha ricordato espressamente come Santa Teresa della Croce, cresciuta in ambiente protestante e luterano, abbia scelto di farsi cattolica proprio grazie al contatto ravvicinato con la dimensione materiale dell’Eucaristia.

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Quindi, dov’è il problema, Signori Vescovi? L’ostia consacrata è o non è il Corpo di Cristo? Posso affermare e testimoniare (e con me, anche ben più di un migliaio abbondante di persone disposte a fare altrettanto) che Don Adriano Gennari ha sempre fatto almeno tre passi indietro, per evitare che mani e fotografie venissero a contatto con il Santissimo debitamente esposto. Sarebbe pertanto cosa buona e giusta che i Signori Vescovi venissero anch’essi in loco a vedere, prima di sentenziare a vuoto, e unilateralmente. Perché ragionino a buon diritto in una prospettiva escatologica. In sintesi, alcune considerazioni che, cari Pastori, e in particolare rivolte a Sua Eccellenza Monsignor Nosiglia, intendo esporre e sottoporre direttamente, oltre che all’attenzione dei diretti interessati, anche dell’opinione pubblica:

 

  • Davvero singolare che innanzi a temi di così attuale, primario e diffuso interesse ben due vescovi (i Vertici della CEP) rifiutino di incontrare un fedele, un giornalista, un personaggio pubblico che altrettanto pubblicamente chiede confronto e spiegazioni ben precise. A Nosiglia ho persin scritto una lettera aperta ripresa da autorevoli e innumerevoli media, che ancora giace in attesa di risposta.
  • Quando il Sottoscritto ha chiesto alla Collega Maria Teresa Martinengo de ‘LA STAMPA’ di venire a conoscere da vicino la splendida realtà di Don Adriano Gennari, a toccare con mano la differenza sostanziale che passa tra le tanto (anche, giustamente) osteggiate e controverse ‘messe di guarigione’ e invece una solenne celebrazione eucaristica seguita da un tempo di adorazione eucaristica con preghiere di domanda e intercessione per poveri, malati, bisognosi e sofferenti, la giornalista in oggetto con immensa disponibilità e altrettanta evidente correttezza e specchiata onestà intellettuale si è recata personalmente a Casanova di Carmagnola una domenica pomeriggio. Ha pregato, si è commossa, ha scritto un dettagliato reportage dal titolo significativo che dice di tutto e di più: “Preghiamo per i malati, ma ai vescovi non piace“, apparso il 30 ottobre 2018 sull’edizione torinese dello storico quotidiano. I vescovi Nosiglia e Lovignana che figura ci fanno? Quando tutti e due a messa da e con Don Adriano? Li stiamo ancora aspettando, e speriamo di vederli anche al più presto. Loro, come i restanti 15 episcopi della CEP, all’unanimità asserviti e favorevoli al documento oggetto di questa lettera.
  • Dalle medesime pagine de ‘LA STAMPA’, Monsignor Nosiglia ha indicato e supposto la radice dell’origine del conclamato provvedimento in alcuni presbiteri provenienti da fuori – a sua detta, dalla Toscana – ‘rei’ di recarsi in Piemonte a celebrare presunte messe di guarigione: e allora, mi domando, perché Monsignore per prima cosa non ha contattato i locali vescovi avvertendoli del fatto? E se l’ha fatto, perché generalizzare? Dunque, per quale motivo non ha preso provvedimenti diretti verso i responsabili certi (con tanto di nomi e cognomi ben precisi) di tal confuse situazioni ecclesiastiche, anziché firmare un documento che colpisce urbi et orbi tutto e tutti indistintamente, preti buoni e non, impedendo di fatto nella nostra regione ecclesiastica la Processione Eucaristica nelle chiese? Ma scherziamo?
  • Monsignor Nosiglia, mi domando, sa che anche da Torino partono flotte di bus carichi di fedeli pronti ad assistere ricorrentemente alle adunate di Ironi Spuldaro, il noto e discusso membro del Rinnovamento carismatico cattolico del Brasile che registra presenze da capogiro, sui cui incontri di preghiera credo varrebbe fermarsi un attimo oggettivamente a riflettere? Perché, di questo, l’incuria della locale Curia non si cura?
  • A fine settembre 2018, come previsto dal nuovo documento della CEP sulle ‘messe di guarigione’, Don Adriano Gennari ha scritto di suo pugno una missiva a Monsignor Nosiglia per chiedere una deroga: risposte? Speriamo arrivino. Per ora, zero.
  • E l’Arcivescovo di Torino, quando nel 2008 espresse pubblicamente il desiderio di avere una nuova ‘Mensa dei poveri’ nel cuore di una Torino difficile, chi trovò subito ben pronto a realizzarlo? Uno dei suoi diocesani di allora, o invece il buon e caritatevole Don Adriano Gennari sempre dalla parte degli ultimi, che è invece un religioso dell’Ordine di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, e Superiore dei Sacerdoti della locale loro Comunità torinese?
  • Un’ultima domanda: Monsignor Nosiglia, Lei che fa? Fa come Ponzio Pilato? Se ne lava le mani, come recitava la réclame di quella nota marca di distributori automatici per sapone? Prima getta l’amo e poi ritira la canna? Nel dicembre 2017 riconosce ufficialmente quale Comunità di preghiera di fedeli in cammino il ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus’ fondato da Don Adriano Gennari ventun anni orsono, va persino personalmente con lui a servire ai tavoli dei poveri nella sua Mensa a San Salvario (con tanto di foto-promo apparse sui locali quotidiani), e poi in seguito al varo del documento sulle ‘messe di guarigione’ invita tutti i vescovi della nostra regione ecclesiastica (già invitati e a loro volta calendarizzati per tempo da Don Adriano) a non tenere più insegnamenti sul Vangelo e sulla vita di Gesù il primo venerdì del mese nelle solenni funzioni officiate da Don Gennari stesso alla Chiesa della Salute di Torino, che richiama puntualmente non meno di 3.000 fedeli a funzione? Mi scusi, Sua Eccellenza, ma a che titolo, e con che autorità Lei fa questo? E poi, perché? Da ultimo caldeggio e consiglio attentamente a Monsignore la lettura del volume, qualora ne ignorasse l’esistenza, dal titolo ‘Preghiere di guarigione, consolazione, liberazione’ edito dalla cattolica ‘Shalom’: 512 pagine di ottimi e preparati Autori vari per la modica cifra di soli 10 euro.

 

A questi ‘cari e amati’ vescovi rispondo e chiarisco una volta per tutte che l’obbedienza non è sottomissione: e che essa, nella Chiesa, spesso è stata impiegata un po’ come la fiducia al governo, alias il ricorso a un istituto convenzionale e convenzionato nato per ottenere largo consenso strategico in maniera forzata, e per lo più illiberale. Forse che si voglia risolvere ex ante, liquidandolo sotto silenzio, il ‘fenomeno Don Adriano’ (mi si passi l’espressione e mi si consenta il legittimo dubbio) a Chi eventualmente verrà dopo di Lei nel 2019, Sua Eccellenza Nosiglia? Noi non lo permettiamo per nessun motivo e in alcun modo, sia ben chiaro. Se gli episcopi del Piemonte e Valle D’Aosta emanano una disciplina, abbiano almeno il coraggio di metterci la faccia, senza lavorare sottotraccia. E fino in fondo anche, anziché tirare la coperta già sbrindellata a coprire questo o quell’angolo del letto rimasto nudo. Sappiano altresì incontrare chi chiede delucidazioni e lumi, anziché fare scudo l’uno con l’altro, e rifugiarsi dietro tenui e inutili paraventi e tendine fatti per lo più di segretari e funzionari curiali sprovvisti della dovuta autorità per comporre la vicenda con buonsenso e altrettanto buongusto. Abbiamo bisogno di pastori antiasettici, perché la Chiesa ritrovi centralità nel mondo e nei cuori.

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Concludo pertanto riportando le sagge e benedette parole di Don Carmine Arice, Sacerdote appassionato e cordiale, nonché Padre Generale dell’Ordine di San Giuseppe Benedetto Cottolengo (incontrato a Torino di persona dal Sottoscritto il 9 Novembre 2018 proprio nel cortile centrale della sua Casa Madre) che interviene sulla questione, e su Don Adriano Gennari così riferisce: “Il Vangelo abbonda di preghiere di intercessione e di altrettante, straordinarie guarigioni. La storia della Chiesa ne è piena. Credo che la preoccupazione della CEP vada letta e inquadrata soprattutto nell’evitare che nella gente più semplice e fragile scatti l’equazione ‘preghiera uguale salute sempre riacquistata’, trasformando così di fatto le messe di guarigione in una sorta di effetto stimolo-risposta. Del confratello Don Adriano, che mi siede accanto a tavola ogni giorno, al di là delle solenni funzioni partecipate che correttamente officia, quel che più apprezzo è il ministero di consolazione. L’attenzione a coloro che nessuno più considera. Un ministero di ascolto che ha per oggetto in special modo gli ultimi più ultimi, la frangia più estrema dell’emarginazione della nostra società moderna che invece lui ascolta, consola, e indirizza nuovamente riportandoli tutti al Signore, e ricevendoli personalmente e singolarmente uno a uno come nessun altro fa“. Vescovi Illustrissimi, prendete esempio. E’ giunto il momento, questa volta, di un sano scatto d’orgoglio. Per ripartire, sulla scia del perdono cristiano, più forti e uniti di prima nel Signore Gesù. Per il bene della Chiesa e della comunità dei credenti. Lasciate dunque che il Santissimo passi ancora fra la gente. Proprio come al tempo del Vangelo.

Ossequioso,

Maurizio Scandurra.

 

 

Flash mob #GiùLeMani DallInformazione

Basta attacchi ai giornalisti. Gli insulti e le minacce di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista non sono soltanto l’assalto alla nostra categoria, ma rappresentano anche e soprattutto il tentativo di scardinare l’articolo 21 della Costituzione e i valori fondamentali della democrazia italiana. Una prima risposta pubblica agli attacchi del vicepremier Di Maio e di quanti pensano di poter ridurre al silenzio l’informazione italiana è fissata per domani, martedì 13 novembre 2018

La Federazione nazionale della Stampa italiana promuove il flash mob #GiùLeManiDallInformazione, aperto non soltanto ai giornalisti, ma anche a cittadini e associazioni che considerano l’informazione un bene essenziale per la democrazia. All’iniziativa ha già aderito il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Il flash mob si terrà in contemporanea, dalle 12 alle 13, nelle piazze dei capoluoghi di regione: a Torino l’appuntamento è alle 12 in piazza Castello, sotto i portici di fronte alla Prefettura. 

«Ritrovarsi in piazza contemporaneamente – spiega Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi – significa respingere tutti insieme attacchi volgari e inaccettabili contro l’informazione e i giornalisti. Ormai non si tratta più di episodi isolati, ma di azioni mirate a screditare una categoria di professionisti con lo scopo di disorientare l’opinione pubblica. Una forza politica, il Movimento 5 Stelle, che teorizza il superamento del Parlamento e della democrazia liberale ha messo nel mirino i giornalisti e gli editori perché per realizzare questo progetto bisogna togliere di mezzo tutti gli organismi intermedi e impedire ai cittadini di conoscere. Soltanto un’informazione debole, docile o assente può consentire alla disinformazione di massa, veicolata attraverso gli algoritmi e le piattaforme digitali, di prendere il sopravvento e di manipolare il consenso e le coscienze dei cittadini. È un disegno al quale bisogna opporsi con forza». 

Marcia sì-tav, Rifondazione: “Una congrega affaristica”

“L’idea sbruffona della lobby affaristica Si Tav è quella di replicare una sorta di “marcia dei quarantamila”. Allora, 38 anni fa,  migliaia di capi e capetti, crumiri della Fiat (in realtà molto meno di 40 mila) scesero in piazza  per mettere a tacere i lavoratori in lotta contro i licenziamenti di massa decisi dall’azienda.  L’obbiettivo oggi è l’affondamento della lotta del movimento NoTav. Sabato 10 novembre imprenditori, costruttori, finanzieri, ordini professionali vari, sindacati gialli, forze di centrodestra e centrosinistra, gruppi di potere scenderanno in piazza per chiedere la realizzazione, senza se e senza ma, della tratta miliardaria di Alta Velocità Torino Lione, tratta comprensiva del’apertura di un nuovo tunnel transfrontaliero di oltre 57,5 chilometri  tra Saint Jean de Maurienne e Susa. Nel racconto pubblico un’opera indispensabile per lo sviluppo del Paese, per non restare isolati dall’Europa.  La solita retorica di luoghi comuni per mascherare una partita truccata che ha come posta in gioco una porzione gigantesca di spesa pubblica. Tanto grasso che cola sui grandi interessi affaristici. Quando parliamo di Alta Velocità Torino Lione parliamo di  una grande opera motivata da previsioni di traffico fasulle a fronte di una linea già esistente, ampiamente sottoutilizzata, sfruttata a meno di un quinto della sua potenzialità, di per sé in grado di rispondere alla domanda di traffico su ferro e su gomma con minori costi di adeguamento. Quelli che scendono in piazza il 10 novembre intendono presentarsi “senza etichette, senza bandiere, senza simboli” con l’unico intento di difendere “il futuro delle nostre imprese, del lavoro, dei nostri figli”. In realtà, va detto chiaramente, quella che scende in piazza è una congrega affaristica che unisce tutti, indistintamente, sulla base di interessi convergenti. Interessi che trovano ampia sponda politica, dal Pd a Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e compagnia varia. Oggi come ieri è aperto uno scontro con gruppi di interesse e di potere che vogliono avere le mani libere per far valere i propri interessi. Questi gruppi lobbistici vanno contrastati non solo con una lotta territoriale o settoriale – la lotta NoTav, in qualsiasi caso, è una lotta emblematica – ma costruendo su scala nazionale l’opposizione a politiche di governo di ieri e di oggi fatte di continui condoni, di distruzioni ambientali, di grandi opere inutili e dannose, di  reiterati favori ai grandi interessi privati. Opponiamoci a questa politica distruttiva, facciamolo con tutte le forze critiche che ci sono in questo momento”. 

Ezio Locatelli

segretario provinciale Prc-Se Torino

TAV: 1000 FIRME RACCOLTE DA +EUROPA TORINO PER REFERENDUM CONSULTIVO COMUNALE

+Europa Torino e Associazione Radicale Adelaide Aglietta sfidano la Sindaca Appendino e il Consiglio Comunale: “Convochino un referendum consultivo sul TAV!”

Anche noi sabato 10 novembre eravamo in Piazza Castello, con le sole bandiere dell’Unione Europea, per dire basta alle politiche della Sindaca Appendino e per raccogliere le firme su un’istanza di referendum consultivo comunale sul TAV.

Secondo lo Statuto cittadino sarebbero bastate 300 firme, ma la risposta dei torinesi è andata al di là della soglia necessaria. Ben 1000 cittadini residenti a Torino hanno infatti firmato la nostra istanza, che consegneremo in Comune martedì 13 novembre. A questa si aggiunge quella già presentata in Città Metropolitana lo scorso 8 novembre.

I primi firmatari di entrambe le istanze Silvio Viale (Radicali Italiani), Daniele De Giorgis (Coordinatore Associazione Radicale Aglietta) e Andrea Maccagno (Direttivo +Europa Torino) dichiarano: “la Sindaca è riuscita a incanalare un eterogeneo malcontento in un’azione politica che da tempo la città aspettava. Da parte nostra consegniamo ad Appendino la possibilità concreta di consultare i suoi cittadini, nella piena tradizione della democrazia diretta solo all’apparenza tanto cara al Movimento 5 Stelle. La Sindaca può scegliere la strada del referendum consultivo tanto comunale quanto della Città Metropolitana: noi le abbiamo fatto un assist per entrambi. Martedì consegneremo all’URP le firme richieste: sta a lei e al Consiglio Comunale dire SI’ o NO al referendum. La piazza di sabato è stata la risposta dei cittadini alla provocazione NoTav dei 5stelle in Consiglio Comunale. Ora li sfidiamo noi con il referendum”.

L’ASAVA DI ALBA E I VOLONTARI VIGILI DEL FUOCO  DI SANTENA ENTRANO IN ANPAS

Il Consiglio nazionale dell’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze, il 27 ottobre, ha deliberato l’ammissione ad Anpas di Asava Associazione Servizio Autisti Volontari Ambulanza di Alba (Cn) e dei Volontari Vigili del Fuoco Onlus di Santena 

Le ammissioni sono avvenute anche grazie al parere positivo espresso da Anpas Comitato Regionale Piemonte.L’adesione al movimento nazionale delle Pubbliche Assistenze ha il preciso significato di inserire l’Asava di Alba e i Volontari Vigili del Fuoco Onlus di Santena come parti integranti e attive di una organizzazione che comprende oggi 929 Associazioni di Pubblica Assistenza, 283 sezioni, 7 organizzazioni affiliate diffuse su tutto il territorio nazionale. Un Movimento nazionale di volontariato che trae le sue origini dalla tradizione solidaristica popolare e si sviluppa costantemente attraverso un profondo rapporto con la gente e con le istituzioni.Anpas ha ideali e scopi precisi ed è caratterizzata da una reale democrazia. È per queste ragioni che chiede a tutte le associazioni di Pubblica Assistenza aderenti di esercitare un ruolo attivo e partecipativo nel Movimento. La struttura è organizzata su due livelli – nazionale e regionale – entrambi dotati di organizzazione, patrimonio e modalità di finanziamento propri.Il presidente Anpas Piemonte Andrea Bonizzoli: «Diamo il benvenuto in Anpas all’Associazione Servizio Autisti Volontari Ambulanza di Alba e ai Volontari Vigili del Fuoco Onlus di Santena. Due diverse realtà di volontariato che hanno in comune la volontà di mettersi al servizio della cittadinanza e dei loro territori. Due associazioni, esempi di solidarietà e partecipazione sociale, che rispecchiano ciò che per Anpas è il concetto di assistenza, ovvero essere presenti, accompagnare, condividere una responsabilità ed essere mediatori tra il supporto e la conquista dell’autonomia».Il presidente Asava di Santena, Leoluca Mancuso: «A nome di tutti i volontari e del Direttivo dell’Asava porgiamo un sincero ringraziamento al Consiglio Nazionale Anpas e al Comitato Regionale Piemonte per il prezioso supporto. Esprimiamo la nostra soddisfazione nell’essere ammessi a far parte della grande famiglia Anpas, un passo storico per la nostra associazione che dopo quarant’anni di attività ha intrapreso il percorso di condivisione degli obiettivi e degli ideali comuni ad Anpas, siamo fermamente convinti che da questa collaborazione potremmo trovare ispirazione per una proficua crescita».Il presidente dell’Associazione Volontari Vigili del Fuoco Onlus di Santena, Gianpaolo Rissone: «Un grazie a nome dei volontari che rappresento per averci dato la possibilità, dopo il previsto percorso, di far parte di questa grande famiglia e Associazione. Grazie al Comitato Regionale Piemonte che ci ha seguiti, consigliati e guidati con tutta la sua struttura e le professionali risorse umane. Grazie al Consiglio Nazionale Anpas per la delibera finale. Da una parte abbiamo tutto da imparare in Anpas sotto il profilo organizzativo, gestionale e operativo in ambito di protezione civile e dall’altra speriamo di portare un piccolo valore aggiunto per la specificità del nostro settore. Ancora un sentito grazie a tutti».

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L’Anpas Comitato Regionale Piemonte rappresenta 81 associazioni di volontariato con 9 sezioni distaccate, 9.471 volontari (di cui 3.430 donne), 6.635 soci sostenitori e 377 dipendenti. Nel corso dell’ultimo anno le associate Anpas del Piemonte hanno svolto 432mila servizi con una percorrenza complessiva di circa 14 milioni di chilometri utilizzando 382 autoambulanze, 172 automezzi per il trasporto disabili, 223 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile.

Forza Italia: “Avviso di sfratto per la no-tav Appendino”

“MAI SFIDARE LA PAZIENZA DEI TORINESI”
“La pazienza dei torinesi è proverbiale, chi conosce un po’ la storia però sa che è bene non sfidarla troppo. Oggi è stato consegnato l’avviso di sfratto ad Appendino e al M5S contrari alla Tav, ora resteranno per i prossimi due anni a fare danni in Comune, ma ormai sanno che la loro parabola è in fase discendente”. Ad affermarlo i consiglieri regionali di Forza Italia Luca Bona, Andrea Fluttero, Franco Graglia, Luca Rossi e Andrea Tronzano (nella foto) che hanno voluto partecipare in piazza quest’oggi.
Concludono gli azzurri: “Il 17 sarà Forza Italia a riportare in piazza le ragioni del Sì e le proposte perché la Tav sia la leva per il riscatto del Piemonte. Siamo l’unico partito che è sempre stato Sì Tav, senza aver mai sbandato, e quindi è doveroso che spetti proprio a noi tenere alta l’attenzione. Sappiamo infatti come rapidamente si tende ad archiviare tutto in politica e a livello mediatico. Nella nostra manifestazione di sabato 17 ribadiremo come senza infrastrutture il Piemonte non può creare lo sviluppo necessario per toglierci dalla situazione di fanalino di coda del nord produttivo dove ci ha portati la sinistra di Chiamparino e dalla quale certo non ci può portar fuori l’incapacità manifesta dei Grillini dell’Appennino”.

“La Croce”

Da Harry Truman, a Reagan, passando da Eisenhower e arrivando fino a Barack Obama, è stato consigliere spirituale di dodici presidenti a stelle e strisce: il predicatore protestante Billy Graham, in Italia poco conosciuto ma all’estero noto quanto una popstar, avrebbe compiuto 100 anni esatti il 7 novembre scorso

E’ quindi, questa data, un giorno che per il mondo evangelico riveste un significato speciale e, probabilmente, proprio per questo è stato scelto dall’associazione che porta il nome del predicatore (la “Billy Graham Evangelistic Association”) come primo giorno della campagna di comunicazione evangelica più vasta che abbia mai interessato il nostro Paese. Punto forte di questa campagna, la proiezione del docu-film “La Croce” che, dopo alcune storie di vite trasformate raccontate in prima persona, affida la conclusione al noto predicatore che, rivolgendosi allo spettatore, lo invita a riflettere su alcune importanti considerazioni circa la vita, la fede, la speranza. A Torino, sarà possibile prendere visione gratuita del film sabato 10 novembre alle ore 20.15 presso la Chiesa Cristiana Evangelica di via Spalato 9, in zona San Paolo. Graham, 60 anni di attività evangelistica che secondo stime prudenti ha raggiunto 2,2 miliardi di persone, è stato il più influente rappresentante del mondo evangelico del secolo scorso e la sua vita fu costellata di aneddoti ed eventi sorprendenti per numero e natura: da quando negli anni ’50 fece rimuovere un cordone che divideva la platea tra bianchi e neri a quando pagò di tasca propria la cauzione per liberare dalla prigionia Martin Luther King. La campagna evangelistica, tenuta in collaborazione con l’iniziativa cristiana denominata “MyHope Italia”, non vuole essere il colpo di coda della laboriosa attività di cui Billy Graham è stato protagonista, ma la naturale eredità di una vita spesa per la causa del Vangelo che ha contagiato beneficamente un numero esorbitante di individui.

 

Caputo (PD): “La Regione fissa tempi certi per la concessione dei contributi”

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA SU CONTRIBUTI PER LA ROTTAMAZIONE DEI VEICOLI COMMERCIALI INQUINANTI

 “In Consiglio regionale, ho presentato un’interrogazione a risposta immediata finalizzata a sapere dall’Assessore Valmaggia quali siano i tempi per l’attuazione delle misure relative alla concessione dei contributi a fondo perduto e per l’operatività del fondo di garanzia finalizzati a sostenere le micro, piccole e medie imprese nella rottamazione dei veicoli commerciali inquinanti” ha spiegato la Consigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo. “Il Consiglio regionale, infatti – ha proseguito la Consigliera Caputo – il 23 ottobre scorso ha approvato il disegno di legge che prevede l’utilizzo di 200 milioni resi disponibili dalla riduzione del capitale sociale di Finpiemonte, in favore dell’economia piemontese. Tra gli interventi che verranno finanziati, sono stati stanziati 5,4 milioni di euro per la modernizzazione del parco auto delle realtà produttive che si sono aggiunti ai 4 milioni di euro a fondo perduto già previsti per questo scopo. In una condizione di bilancio molto complessa queste risorse rappresentano un sostegno importante per le imprese che devono sostituire auto e veicoli inquinanti che sono o saranno bloccati dalle misure per la lotta allo smog”. “Rispondendo al mio quesito – ha concluso Valentina Caputo – l’Assessore ha affermato che il bando riguardante la concessione dei contributi per il rinnovo dei veicoli commerciali N1 e N2 sarà pubblicato entro la metà di dicembre 2018 e rimarrà attivo fino all’esaurimento delle risorse finanziarie e, comunque, non oltre 12 mesi e che, per quanto riguarda i 200 milioni derivati dalla riduzione del capitale sociale di Finpiemonte e destinati all’economia piemontese, le tipologie di investimento ammesse e le modalità di accesso ai fondi di garanzia verranno discusse in un incontro programmato per il 20 novembre prossimo tra le direzioni regionali coinvolte e le associazioni di categoria delle diverse filiere interessate, in un’ottica di confronto e condivisione. Infine, Valmaggia ha precisato che, per quanto riguarda i fondi di garanzia, si utilizzeranno le misure già attivate “Accesso al Fondo PMI” e “Tranched Cover””.

Rete Bianca: “Tav, sabato in piazza ma senza padrini politici”

“Rete Bianca Piemonte sabato prossimo sarà in piazza Castello per dire un si’ convinto alla TorinoLione. Senza tentennamenti e senza strumentalizzazioni. È positivo, del resto, che attorno ad un tema così importante ci sia una mobilitazione popolare e di base perché le infrastrutture rappresentano, da sempre, un passaggio decisivo per qualificare e rilanciare un territorio. Nel caso specifico, di Torino, del Piemonte e di tutto il Nord Italia. Purché l’importante manifestazione di sabato non veda il solito protagonismo personale di politici torinesi e piemontesi che avrebbero come unico esito quello di piegare una riunione di popolo ai calcoli elettorali in vista delle prossime consultazioni locali e nazionali. E, al contempo, risparmiarci anche le solite prediche degli strapagati membri dell’Osservatorio. Semmai, la manifestazione per la Tav rappresenta anche un momento di riflessione politica per tutti coloro, e nello specifico per alcune forze politiche e categorie professionali, che appoggiarono il progetto dei 5 stelle al ballottaggio per la scelta del Sindaco di Torino nel giugno del 2016. Una manifestazione che, comunque, può segnare anche per Torino e il Piemonte una ripartenza di una politica popolare e autenticamente democratica. Cioè che parte dal basso senza condizionamenti politici e partitici”.

Giorgio Merlo,  Mauro Carmagnola, Giampiero Leo

Rete Bianca Piemonte

CACCIA, ON. BRAMBILLA: “ANCORA UN OMICIDIO VENATORIO, E’ ORA DI APPROVARE LA MIA PROPOSTA”

“Continua, tra l’indifferenza delle autorità preposte, lo stillicidio dei morti e dei feriti “da caccia”. In questi giorni  l’ennesimo “omicidio venatorio” è toccato ad un cacciatore, ucciso nella campagna romana dal proiettile partito dal fucile di un compagno di battuta. Il numero delle vittime – almeno sette in questa stagione, tra cui due ragazzi di vent’anni – richiede l’intervento del governo e del Parlamento, che dovrebbe esaminare le mie proposte per l’introduzione di restrizioni alla caccia e, appunto, del reato di omicidio venatorio. Basta con le stragi di animali e di persone”. Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, che intanto invita a fermare del tutto la stagione di caccia “in considerazione delle eccezionali condizioni di maltempo”: “Molti ecosistemi sono già in ginocchio, senza bisogno dei cacciatori”. Il bollettino della “guerra” nei boschi e nelle campagne è in effetti pesante, considerando che mancano ancora tre mesi alla chiusura ufficiale della stagione venatoria. Oltre ai sei morti, sono decine i feriti, compresi due bambini colpiti da pallini da caccia, nelle province di Forlì-Cesena e di Ancona. L’ultima piccola vittima, di 9 anni, è uscita dalla rianimazione pediatrica giovedì scorso. “Fermo restando l’obiettivo a medio-lungo termine di abolire del tutto la caccia – spiega l’on. Brambilla – ho presentato due proposte di legge di cui le cronache suggeriscono l’esame con urgenza. La prima riguarda l’omicidio venatorio. Chi spara nelle campagne e nei boschi e colpisce una persona dev’essere punito più severamente di chi commette un “normale” omicidio colposo, proprio perché il cacciatore tiene legittimamente in mano un’arma letale, cioè ha una responsabilità in più. E’ lo stesso principio seguìto per dare vita al reato di omicidio stradale e la pena base che vorrei applicare è la stessa: da due e sette anni di reclusione. Del resto, secondo un’inchiesta di “National geographic”, la percentuale dei morti “da caccia” è, fatte le debite proporzioni, simile a quella delle vittime per incidenti automobilistici, con la differenza che oggi spostarsi in automobile è quasi sempre una necessità mentre la caccia non è affatto necessaria”.   “La seconda proposta – prosegue l’ex ministro – riguarda il silenzio venatorio il sabato e la domenica, per tutelare chi nei boschi e nelle campagna va per godersi la natura e non per distruggerla, e alcune misure restrittive. Oggi le distanze di sicurezza da potenziali bersagli come case, strade, ferrovie, mezzi agricoli o animali domestici variano secondo i casi da 50 a 150 metri: vanno sistematicamente raddoppiate, con controlli rigorosi. Riguardo al porto d’armi: mentre le procedure per le richieste motivate da esigenze di difesa personale sono rigidissime, una licenza per uso sportivo si ottiene più facilmente. Vale cinque anni e il certificato medico di idoneità è necessario solo al momento del rinnovo. Troppo poco, soprattutto perché la maggior parte dei cacciatori ha un’età compresa tra 65 e 78 anni”. Nelle 11 stagioni di caccia tra il 2007 e il 2018, secondo l’Associazione vittime della caccia, ci sono stati 217 morti e 804 feriti, senza contare gli incidenti con armi da caccia fuori dall’ambito venatorio.