Polliotto- Pagina 7

Recupero vuoti contributivi pensionistici, nel 2024 è possibile

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Torna da gennaio la pace contributiva, la misura che consente a una certa fascia di lavoratori di riscattare fino a 5 anni di mancati versamenti, utili al calcolo della pensione. Il provvedimento, già sperimentato nel triennio 2019-2021 e inserito nella legge di Bilancio 2024, riguarderà soltanto coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1996, i cosiddetti “contributivi puri”, mentre esclude chi ricade nel sistema retributivo e nel misto.

L’obiettivo è quello di consentire ai giovani occupati con carriere precarie e discontinue di ricevere in futuro un assegno un po’ meno povero, pagando al minimo gli anni scoperti del proprio montante contributivo ai fini pensionistici.

La pace contributiva può essere richiesta per recuperare i “vuoti contributivi” tra l’1 gennaio 1996 e il 31 dicembre 2023, fino a un massimo di cinque anni e non per forza consecutivi. La misura, che può essere inoltre associata al riscatto della laurea, permette di aumentare dunque l’importo del trattamento previdenziale, oppure di anticipare il pensionamento: il riscatto può far ritirare dal lavoro il richiedente fino a un massimo 5 anni rispetto ai 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le donne) e rispetto ai 20 della vecchiaia (qui abbiamo spiegato perché il sistema pensioni è a rischio collasso).

La norma è rivolta ai lavoratori che risultano privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, per i periodi senza obblighi contributivi, tra gli iscritti: all’Ago (Assicurazione generale obbligatoria); al Fpld (fondo pensione lavoratori dipendenti); alla gestione speciale Commercianti; al fondo speciale della previdenza degli artigiani; al fondo speciale dei coltivatori diretti, degli imprenditori agricoli professionali, dei coloni e dei mezzadri; ai fondi esonerativi dell’Ago e alle forme sostitutive ed esclusive dell’assicurazione generale obbligatoria, come l’Inpdap e l’Enpals; alla gestione separata Inps.

Sono esclusi dal provvedimento coloro che alla stessa data avevano più di 18 anni di contribuzione con il sistema retributivo, né i soggetti del sistema misto che ne avevano di meno (qui abbiamo riportato  tutte le novità previste nel 2024 sulle pensioni).

Il costo del riscatto degli anni di contributi è calcolato secondo quanto previsto dal comma 5 art. 2 del decreto 30.4.1997, che prevede l’applicazione dell’aliquota contributiva a seconda della gestione di appartenza del lavoratore: per un dipendente si tratta del 33% del proprio imponibile; per un autonomo in media il 24%; per un lavoratore iscritto alla gestione separata INPS il 25,72%.

L’importo da pagare si ottiene moltiplicando gli anni da riscattare (anche di studio universitario) con l’imponibile pari alla retribuzione da lavoro percepita nei dodici mesi precedenti alla presentazione della domanda. Se non c’è alcuna retribuzione di riferimento, si considera il minimale INPS per artigiani e commercianti (17.504 euro per il 2023).

Il costo del riscatto per lavoratori può essere sostenuto dal datore di lavoro al posto i premi di produzione spettanti e in quel caso le somme versate dall’azienda saranno deducibili ai fini Ires.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Acquisto auto, in arrivo i nuovi incentivi

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Entro febbraio, è atteso il via libera e l’effettiva attuazione del decreto riguardante i recenti incentivi per l’acquisto di veicoli. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy suggerisce di stanziare complessivamente 930 milioni di euro per gli incentivi, che potrebbero raggiungere fino a 13.750 euro per ogni individuo, con l’obiettivo di rinnovare il parco auto italiano, tra i più anziani in Europa in termini di anni accumulati.

Il funzionamento del nuovo ecobonus sarà caratterizzato da diverse componenti. Innanzitutto, è confermato che saranno previsti importi maggiorati per coloro che rientrano in fasce di reddito medio-basso, con un bonus aggiuntivo del 25% per coloro con un Isee inferiore ai 30mila euro. Inoltre, si sta valutando l’opzione di incentivare specificamente l’acquisto di veicoli italiani.

D’altra parte, gli incentivi varieranno in base alla classe dell’auto che viene rottamata, con l’esclusione di quelle considerate più inquinanti. Ciò significa che il contributo finanziario potrebbe aumentare o diminuire a seconda del tipo di veicolo sostituito, incoraggiando in tal modo il passaggio a modelli più ecologici e sostenibili.

All’interno del provvedimento, è prevista l’implementazione del raddoppio del contributo per i taxi che hanno ottenuto successo nel concorso straordinario per l’ottenimento, a titolo oneroso, di nuove licenze, così come per i soggetti autorizzati a esercitare il servizio di noleggio con conducente. Tale aumento del bonus sarà esteso anche ai precedenti detentori di licenze taxi o agli operatori autorizzati per il servizio NCC che opteranno per la sostituzione del proprio veicolo di servizio, in ottemperanza a quanto stabilito dal Decreto Legislativo Asset.

Il sistema di incentivazione sarà strutturato in fasce, distinguendo tra veicoli senza rottamazione. La prima fascia, senza necessità di rottamazione, riguarderà autoveicoli M1 almeno Euro 6 con emissioni comprese tra 0 e 20 g/km (auto elettriche). In questo caso, senza rottamazione, l’incentivo sarà di base. Se, tuttavia, viene rottamato un veicolo Euro 4, l’importo del beneficio aumenterà a 9.000 euro; con un Euro 3, salirebbe a 10.000 euro; mentre con un Euro 0, 1 o 2, raggiungerebbe gli 11.000 euro di contributo.

La seconda fascia di incentivi, senza rottamazione, è dedicata agli autoveicoli M1 almeno Euro 6 con emissioni comprese tra 21 e 60 g/km (auto ibride plug-in). In questo caso, senza rottamazione, l’incentivo sarà di base. Rottamando un Euro 4, l’importo del beneficio salirà a 5.500 euro; con un Euro 3, a 6.000 euro; mentre con un Euro 0, 1 o 2, raggiungerà gli 8.000 euro di contributo.

Il prossimo provvedimento atteso a febbraio dovrebbe presentare disposizioni significative riguardo all’Isee: le prime due fasce di incentivi dovrebbero beneficiare di un aumento del 25% per le persone fisiche con un Isee inferiore a 30 mila euro. In questo contesto, l’incentivo massimo di 11 mila euro raggiungerebbe quindi un importo massimo di 13.750 euro. Per tutte le fasce di incentivi, è prevista una soglia massima di prezzo per l’acquisto dell’automobile, fissata a 35 mila euro per la prima e terza fascia, e a 45 mila euro per la seconda fascia.

Si prevede anche l’introduzione di contributi per il rinnovo del parco auto commerciale delle Piccole e Medie Imprese (PMI) operanti nel trasporto merci. Gli incentivi varieranno da mille a 18 mila euro a fronte della rottamazione di un vecchio furgone fino alla categoria Euro 4. Questi contributi saranno incrementati in caso di acquisto di veicoli elettrici o a idrogeno (da 2.200 a 18 mila euro), leggermente meno per quelli a gas naturale compresso, GPL, mono e bifuel o ibridi (da 1.500 a 5.500 euro), e notevolmente inferiori per i veicoli ad alimentazione tradizionale. Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Prescrizione canone Rai. Le ultime novità

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

La Corte di Cassazione è intervenuta sul canone Rai stabilendo che vada in prescrizione dopo dieci anni.

Il canone Rai si prescrive nell’arco di dieci anni. A chiarire questo particolare è la Corte di Cassazione attraverso l’ordinanza n. 33213/2023, con la quale è stato definito quale sia il perimetro di questa particolare tassa e sono state date alcune indicazioni relative all’Irpef, all’Irap e all’Iva.

La presa di posizione dei giudici della suprema corte è particolarmente importante, perché la prescrizione del canone Rai viene fissata in dieci anni e non in cinque: in assenza di una disciplina derogatoria è necessario andare ad applicare il termine decennale, che è previsto direttamente dall’articolo 2946 del Codice Civile. Lo stesso arco temporale della prescrizione si applica anche per le imposte sui redditi e per l’Iva.

L’ordinanza della Corte di Cassazione, inoltre, ha sancito il principio secondo il quale l’obbligazione tributaria, anche quando si riferisce ad una prestazione che ha una cadenza annuale, ha un proprio carattere autonomo ed unitario. Il pagamento, in estrema sintesi, non è legato a quello degli anni precedenti, ma è condizionato da nuove ed autonome valutazione in ordine al fatto che sussistano dei presupposti impositivi. Ma vediamo quali sono le novità più importanti che sono state introdotte.

La presa di posizione della Corte di Cassazione prende il via da un caso specifico. Un contribuente ha impugnato delle cartelle esattoriali nelle quali erano contenuti alcuni crediti erariali e dei tributi locali. Il diretto interessato ha contestato l’intervenuta prescrizione delle pretese tributarie. Il ricorso è stato accolto in primo grado. Successivamente l’appello presentato dal concessionario della riscossione è stato rigettato.

I giudici della suprema corte, inoltre, hanno ribadito il principio generale – affermato dalle Sezioni Unite della Cassazione n. 23397 del 25 ottobre 2016 – che è stato correttamente applicato nella sentenza impugnata relativamente ai crediti per la Tarsu. In questo caso la scadenza perentoria del termine entro il quale opporsi o impugnare un atto di riscossione mediante ruolo produce sostanzialmente un effetto. Quello della irretrattabilità del credito, ma non la cosiddetta conversione del termine di prescrizione breve.

Nel caso in cui sia prevista sostanzialmente una prescrizione più breve rispetto a quella ordinaria, la sola scadenza del termine concesso al debitore per proporre un’opposizione non permette di applicare l’articolo 2953 del Codice Civile. Sempre che non si sia in presenza di un titolo giudiziale, che è diventato a tutti gli effetti ufficiale.

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Bonus 100 euro. Ecco chi può beneficiarne nel 2024

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

In principio fu il bonus Renzi da 80 euro, poi nel 2020 la misura venne portata a 100 euro. Il contributo va a rendere più pesante la busta paga dei lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, con redditi non superiori a 28.000 euro. Per i dipendenti c’è una buona notizia: l’ex bonus Renzi verrà confermato anche nel 2024, ma con una nuova formulazione. La misura oggi va sotto diversi nomi: bonus 100 euro, ex bonus Renzi, bonus Irpef o ancora trattamento integrativo.

Secondo quanto approvato in legge di Bilancio, i soldi verranno ricevuti direttamente in busta paga a titolo di credito Irpef. Ma i calcoli saranno ora differenti a seconda dello stipendio incassato.

Incasseranno il bonus 100 euro per intero quei lavoratori il cui reddito non è superiore a 15mila euro l’anno. Questa fetta di utenti incasserà dunque 100 euro per 12 mensilità, per un totale di 1.200 euro annui.

I lavoratori con reddito fino a 28mila euro avranno diritto al bonus soltanto se la somma delle detrazioni fiscali spettanti supera l’imposta lorda dovuta. L’importo del credito Irpef è determinato dalla differenza tra le detrazioni e l’imposta lorda, fino ad un massimo di 1.200 euro l’anno (100 euro al mese), e quindi può essere anche ridotto.

Il trattamento integrativo del bonus 100 euro 2024 si rivolge, come detto, ai lavoratori dipendenti, ma anche a una quantità di altre categorie: disoccupati (sia quelli in regime di indennità NASpI, sia quelli in regime Dis-Coll) collaboratori inquadrati con contratto co.co.co; persone in cassa integrazione; soci lavoratori di cooperative; sacerdoti; lavoratori socialmente utili; lavoratrici in maternità per congedo obbligatorio; lavoratori in congedo di paternità; stagisti; tirocinanti; borsisti; percettori di assegno di ricerca o di borsa di studio.

Vengono esclusi dal beneficio i contribuenti incapienti, cioè i soggetti con un reddito imponibile lordo che rientra nella no tax area, e coloro per i quali i benefici delle detrazioni sono inesistenti poiché a essi non corrisponde un’imposta lorda abbastanza ampia.

Esclusi anche i pensionati, chi sia titolare di redditi professionali, tutti coloro che abbiano una partita Iva (sia come lavoratori autonomi che come titolari di impesa).

La misura viene erogata sia ogni 30 giorni, ma anche a fine anno. Chi riceve il bonus mensilmente in busta paga avrà il cosiddetto “conguaglio a credito”; se il trattamento non viene percepito in busta paga, si può ricevere in forma di conguaglio a fine anno da parte del datore di lavoro in sede di dichiarazione dei redditi.

Avrà il cosiddetto “conguaglio a debito” chi avrà ricevuto una misura maggiore rispetto a quella spettante. Il conguaglio arriva generalmente prima della fine di dicembre dell’anno di imposta successivo rispetto a quello di riferimento. Chi sia privo di sostituto d’imposta otterrà il beneficio sotto forma di rimborso erogato direttamente dall’Agenzia delle Entrate.

Il bonus Irpef va a sommarsi a una serie di altri benefici per i lavoratori, come il bonus 500 euro e il bonus 200 euro una tantum.

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Scadenze fiscali di gennaio: cosa c’è da ricordare

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

È ricco il calendario degli appuntamenti col Fisco di gennaio 2024: dal versamento dei contributi Iva, Irpef e Inps agli obblighi per i sostituti d’imposta, dal canone Rai agli adempimenti per colf e badanti. Anno nuovo, nuovi adempimenti tributari: le scadenze fiscali di gennaio 2024 presentano un calendario ricco di appuntamenti importanti, sia per i privati cittadini che per le aziende. Meglio tenerli a mente così da evitare di incorrere in sanzioni. Di seguito le principali scadenze di gennaio.

Entro il 10 gennaio 2024 i datori di lavoro devono versare i contributi per colf, babysitter e badanti in adempimento all’obbligo di versamento trimestrale. A gennaio vanno dunque versati i contributi per i tre mesi precedenti. Gli interessati dovrebbero avere già ricevuto l’apposito avviso di pagamento con il relativo importo tramite il sistema PagoPa, come avviene ormai dal 2020.

Si ricorda che l’esonero contributi Inps 2021 si applica anche nel 2022 alle lavoratrici madri impiegate nel settore domestico.

Il 16 gennaio tocca a impresari e banche. La scadenza fiscale di questo giorno riguarda la tassa sugli intrattenimenti (in merito agli introiti derivanti da determinate attività relative allo spettacolo e ai giochi) e la Tobin Tax che riguarda banche, società e soggetti legati alle transazioni finanziarie. Il pagamento si effettua tramite modello F24 secondo le modalità telematiche indicate dall’Agenzia delle Entrate.

Giorno 16 gennaio 2024 è una data cruciale anche per altre categorie: i sostituti d’imposta devono procedere al versamento delle ritenute di dicembre 2023 tramite modello F24 con modalità telematiche. Sono investiti dall’obbligo una serie di categorie, fra le quali Spa, Srl, società di capitali, enti commerciali, cooperative, istituti di credito, società e enti senza attività commerciale.

Devono versare l’Iva per il mese precedente anche lavoratori autonomi, professionisti con partita Iva, artigiani e commercianti, società di persone e società di capitali.

Il 16 gennaio è anche l’ultimo giorno che i sostituti d’imposta hanno a disposizione per comunicare l’intenzione di prestare assistenza fiscale nell’anno 2024 a dipendenti e pensionati.

Entro il 31 gennaio 2024 i cittadini che ricadono in una condizione particolare devono pagare il canone Rai tramite modello F24. Il canone TV 2024 può essere pagato in unica soluzione o a rate (con due pagamenti semestrali oppure con quattro rate trimestrali).

Qualunque sia la scelta, la prima scadenza cade sempre di giorno 31 gennaio. Attenzione: il canone Rai viene di norma pagato tramite addebito diretto nella bolletta elettrica. Come spiega l’Agenzia delle Entrate, la scadenza del 31 gennaio riguarda esclusivamente il caso in cui “nessun componente della famiglia anagrafica, tenuta al versamento del canone, è titolare di contratto elettrico di tipo domestico residenziale”.

La scadenza fiscale del 31 gennaio riguarda anche chi voglia chiedere l’esonero dal canone Rai. L’Agenzia specifica che “sono esonerati dal pagamento del canone gli ultrasettantacinquenni con reddito non superiore a 8.000 euro, i diplomatici e militari stranieri e coloro che non detengono un apparecchio televisivo”. La dichiarazione vale per l’anno in corso e può essere presentata sul sito dell’Agenzia dell’entrate o tramite Caf e professionisti abilitati.

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Consumatori, Polliotto (Unc): “Per Natale alimenti sani e regali sicuri”

La Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori stila un vademecum per evitare truffe e raggiri a tavola e sotto l’albero.

Per Natale regali originali e alimenti garantiti”. E’l’augurio di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, dal 1955 a oggi la prima, più antica e autorevole associazione consumeristica italiana. “Attenzione a giocattoli, fuochi d’artificio, addobbi natalizi, abbigliamento e accessori. Si tratta di oggetti utilizzati da tutti compresi i bambini, e non sempre si percepiscono i pericoli che possono annidarsi. Per tale motivo la legislazione dell’Unione Europea è molto rigorosa. Con la Direttiva 2009/48/CE è divenuto obbligatorio che i vari oggetti, sia quelli prodotti nell’interno della UE, sia quelli di importazione da Paesi terzi /USA, Cina, India, ecc.) siano controllati prima di essere messi in commercio e soltanto a quelli che li superano si può apporre il marchio CE (Conformità Europea). Tale marchio ha dimensioni standard e non deve essere confuso con altri marchi ingannevoli come quello del “China export”, che non assicurano il rispetto delle garanzie richieste dalla UE”, spiega il noto legale.

Profumi, creme, saponi e altri cosmetici sono tra i regali più diffusi. Si tratta di prodotti anche molto costosi e il rischio di contraffazioni è molto elevato. In questo genere di prodotti, la confezione riveste un ruolo molto importante e trattandosi di prodotti sigillati non sempre all’acquisto si possono apprezzare le caratteristiche qualitative come la fragranza o la consistenza”, prosegue Patrizia Polliotto.

Che riprende: “L’industria salumiera e quella casearia italiana producono una grande quantità di salumi di formaggi con caratteristiche organolettiche (e anche nutrizionali) diverse. Di particolare pregio sono quelli a denominazione di origine protetta (DOP) che vengono prodotti seguendo rigorosi disciplinari di produzione e il loro prezzo è più elevato. Proseguendo nell’analisi, “Il panettone e il pandoro sono tra gli alimenti più consumati. La loro produzione è regolamentata dal DM del 22/7/2005 e per evitare delle contraffazioni il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso una circolare il 3.12.2009. Sostanzialmente le norme vigenti stabiliscono gli ingredienti che possono essere utilizzati e che debbono essere riportati nelle etichette. Si ricorda che anche per quelli artigianali deve essere resa disponibile al consumatore la composizione

Le feste natalizie sono caratterizzate da abbondanti libagioni e la scelta dei vini e degli spumanti diviene molto complicata dalle numerosissime “etichette” e variabilità dei prezzi. Una delle contraffazioni più frequenti è quella di “spacciare” un vino comune per vino tipico. Si passa infatti dal semplice vino da tavola (VTD) a quello di origine controllata (DOC) passando per gli IGT, DOCG e VOPRD. Non sempre è facile districarsi tra le varie sigle anche perché può capitare che qualcuno spacci per tipico un vino comune. In ogni caso è bene sapere che le etichette di tipicità (DOC, IGT, ecc.) sono stampate in numero limitato sotto il controllo delle Autorità e possono essere apposte soltanto sui vini che rispondono ai requisiti richiesti”, conclude Patrizia Polliotto.

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Bonus mamme 2024, chi può averlo

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

In arrivo dal 2024 la decontribuzione rivolta alle madri con due o più figli dipendenti a tempo indeterminato, per la durata rispettivamente fino a uno e tre anni. A partire da gennaio 2024 sarà disponibile il nuovo ‘Bonus mamme’ per le lavoratrici con almeno due figli. Si tratta dello sconto contributivo di massimo 3mila euro inserito nella Legge di Bilancio a sostegno delle famiglie e rivolto alle madri con due figli o più figli, con contratti a tempo indeterminato, indipendentemente dal livello della retribuzione, ma ad eccezione delle donne occupate nel lavoro domestico.

Secondo quanto previsto dalla norma sul ‘Bonus mamme’, a cominciare dalla prima busta paga del 2024 e fino al 2026 le lavoratrici dipendenti del settore pubblico e privato a tempo indeterminato non dovranno versare nessun contributo, fino a un ammontare massimo di 3mila euro, e solo se in possesso di questi requisiti: essere madri di 3 o più figli, fino ai 18 anni del figlio più piccolo; essere madri con due figli, fino al compimento dei 10 anni del figlio più piccolo e solo per il periodo di paga dall’1 gennaio al 31 dicembre 2024.

Nel corso dell’audizione di fronte alle Commissioni di Camera e Senato relativa alla legge di Bilancio in corso di approvazione, l’Istat ha calcolato che le italiane coinvolte nella misura saranno circa 800mila, considerando le circa 600mila mamme, con due figli per il solo 2024, e le oltre 214mila con tre e più figli.

Si tratta in generale del 27,8% delle madri lavoratrici dipendenti con almeno un figlio minore, il 10,0% delle donne lavoratrici dipendenti e l’8,4% delle donne occupate.

I dati differiscono lievemente nella relazione tecnica dell’Ufficio parlamentare di bilancio allegata alla Manovra, secondo la quale sarebbero 111mila le dipendenti del settore privato con almeno tre figli, di cui uno con meno di 18 anni.

Secondo quanto si legge dal documento redatto dai tecnici dello Stato, “gli sgravi contributivi non si traducono interamente in un incremento del reddito disponibile. Il beneficio al netto delle imposte crescerà progressivamente fino ad attestarsi su circa 1.700 euro, raggiunti in prossimità della retribuzione lorda di 27.500 euro, valore che resta pressoché costante per le retribuzioni superiori”.

Per i redditi fino a 35mila euro al ‘Bonus mamme’ andrà sommato il taglio del cuneo fiscale, per un aumento alle lavoratrici dipendenti che arrivano a questo livello di retribuzione che dovrebbe ammontare a circa 1.770 euro.

Sempre stando all’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio, la decontribuzione per le mamme sarà destinata per il 57 per cento circa alle lavoratrici con meno di 35 mila euro di stipendio, mentre andrà per il 43 per cento a dipendenti che hanno retribuzioni più elevate.

La simulazione effettuata con il modello Upb su un campione rappresentativo di famiglie stima un costo per l’erario della decontribuzione specifica per le lavoratrici madri nel 2024, al netto della maggiore Irpef e addizionali locali, di circa 450 milioni.

Lo sconto del 100 per cento dei contributi previdenziali riguarda la copertura dell’Ivs (invalidità, vecchiaia, superstiti) per il privato e Fap per il pubblico, per una quota del 9,19 per cento normalmente a carico delle lavoratrici a spese dello Stato, sul 33 per cento di contributi da versare dallo stipendio.

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Violazioni Iva, tutte le novità per mettersi in regola

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

I contribuenti hanno la possibilità di accedere al ravvedimento speciale anche per le violazioni Iva. Lo ha confermato l’Agenzia delle Entrate.

Si apre una nuova strada per quanti abbiano intenzione di usufruire del ravvedimento speciale. Sarà possibile beneficiare di questo strumento anche per l’omessa presentazione delle garanzie relative alla liquidazione Iva di gruppo: ancora per pochi giorni, infatti, si potrà seguire questa strada e beneficiare della riduzione delle sanzioni fino ad un diciottesimo. Deve essere stata, però, presentata la dichiarazione annuale Iva.

La possibilità di accedere al ravvedimento speciale è stata confermata direttamente dall’Agenzia delle Entrate attraverso l’interpello n. 475 dell’11 dicembre 2023, che ha avuto il merito di andare ad analizzare un caso pratico. Ricordiamo che la scadenza ultima per poter accedere al ravvedimento speciale è stata fissata al 20 dicembre 2023 dal Decreto Legge n. 132/2023.

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito la propria posizione rispondendo ad un interpello di un contribuente. Una società con sede in Germania, che ne controlla una italiana, non ha rispettato gli obblighi relativi alla liquidazione Iva di gruppo che erano previsti per i seguenti periodi d’imposta: 2019; 2020; 2021.

La società ha intenzione di mettersi in regola beneficiando del ravvedimento operoso. Decide, però, di rivolgersi all’Agenzia delle Entrate per appurare se sia possibile sanare la propria posizione attraverso il ravvedimento speciale.

Ricordiamo che questo strumento è stato attivato attraverso la Legge di Bilancio 2023 nell’ambito della tregua fiscale. Permette ai contribuenti di definire eventuali: inadempimenti;errori; provvedimenti; vertenze tributarie.

L’obiettivo dello strumento è quello di definire quali siano le violazioni commesse e sanarle attraverso il versamento di un diciottesimo della sanzione irrogabile. Nel caso preso in esame la società non ha provveduto a presentare le opportune garanzie patrimoniali.

L’Agenzia delle Entrate, attraverso la risposta all’interpello n. 475 dell’11 dicembre 2023 ha sostanzialmente dato via libera alla società.

L’azienda ha la possibilità di procedere con la regolarizzazione delle proprie posizioni. La violazione, infatti, non è ancora stata contestata. Per farlo dovrà presentare in maniera tardiva la garanzia richiesta per legittimare le compensazioni eseguite nell’ambito della liquidazione Iva di gruppo. Dovrà, successivamente, procedere con il pagamento degli interessi e della sanzione ridotta ad un diciottesimo.

Per poter procedere con il ravvedimento speciale, però, l’azienda deve aver presentato, in maniera valida, le dichiarazioni Iva.

A questo punto, i soggetti che non fossero riusciti ad intraprendere la strada del ravvedimento speciale entro lo scorso 30 settembre 2023, hanno la possibilità di rateizzare gli importi che devono al fisco entro il 20 dicembre 2023 in un’unica soluzione.

Nell’ambito di applicazione del ravvedimento speciale vi rientrano tutte quelle violazioni per le quali risulta possibile applicare il ravvedimento operoso. Le violazioni devono essere state commesse nel periodo d’imposta in corso fino allo scorso 31 dicembre 2021 e in quelli precedenti. È necessario, però, che le relative dichiarazioni siano state opportunamente presentate.

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Bonus trasporti, la procedura per poterlo richiedere

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Tra le misure più apprezzate degli ultimi tempi (in particolare da parte degli studenti e dalle fasce economicamente più fragili della popolazione), il suo effetto viene così prorogato ben oltre i tempi previsti al momento della sua entrata in vigore, risalente al 2022.

Ben 35 milioni di euro: è questo l’ammontare complessivo che il dicastero ha destinato alla proroga del Bonus Trasporti, che potrà essere richiesto a partire da mercoledì 1° Novembre.

Fino all’esaurimento dei fondi statali previsti, sarà possibile richiedere il contributo previsto di 60 euro al mese da spendere per l’acquisto di biglietti e abbonamenti ai mezzi pubblici locali, a quelli regionali e a quelli interregionali. Tra le modalità di spostamento previste rientrano gli autobus, i filobus, i tram, i treni regionali, le corse intercity, per concludere con i Frecciarossa e i Frecciargento previsti da Trenitalia.

Ora, la domanda che ciclicamente tutti si fanno è una sola: come posso chiedere l’accreditamento del Bonus Trasporti? Ebbene, la procedura da seguire è molto semplice, visto che lo stesso dicastero ha diramato le linee guida sulla pagina dedicata all’interno del proprio sito web istituzionale.

In sostanza, i passaggi da svolgere sono i seguenti: collegarsi alla sezione dedicata del portale online, raggiungibile digitando lavoro.gov.it; accedere tramite le proprie credenziali SPID oppure utilizzando la Carta d’identità elettronica (CIE); indicare il codice fiscale dell’utente beneficiario; spuntare la casella riservata all’Isee; controllare i dati inseriti e inoltrare la domanda cliccando sul box con la dicitura INVIA DOMANDA.

Occorre fare una precisazione finale: il passaggio in cui viene richiesto il codice fiscale del soggetto beneficiario si rende necessario dal momento che posso o richiedere i 60 euro al mese del Bonus Trasporti anche i genitori con figli minorenni a carico (purché rientrino sempre nella fascia reddituale già specificata).

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format

Bonus benzina, le novità in arrivo

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Il Governo sta per approvare un decreto che prevede l’erogazione del Bonus Benzina sulla carta “Dedicata a te”.

Per affrontare la crescente sfida rappresentata dai costi elevati dei carburanti, considerando che il prezzo medio della benzina nei distributori self-service ha raggiunto un picco di 2 euro al litro, il Governo ha istituito il Bonus Benzina, un contributo finanziario stimato intorno ai 80 euro.

I dettagli relativi all’assegnazione e all’utilizzo di questo bonus sulla carta elettronica saranno definiti attraverso un decreto interministeriale, programmato per essere emesso nei primi giorni di novembre, con le ricariche che dovrebbero avvenire il mese successivo.

Nel Decreto Energia (DL n. 131 del 2023), sono stati stanziati ben 100 milioni di euro per l’attivazione della social card “Dedicata a Te,” mirando a coprire due categorie di spese alternative: carburanti e abbonamenti ai mezzi pubblici. Questo bonus sarà accreditato direttamente sulla carta sotto forma di ricarica, ma il processo di accredito sarà ufficialmente avviato con l’emanazione del nuovo decreto attuativo.

Inizialmente, questa agevolazione era limitata all’acquisto di generi alimentari di prima necessità. La social card, distribuita gratuitamente durante l’estate tramite il servizio postale, funziona come una comune carta di pagamento elettronica, offrendo un’ampia gamma di possibilità di utilizzo.

Le persone in possesso di questa carta potranno usufruire di uno sconto del 15% su prodotti acquistati presso i punti vendita che hanno aderito all’accordo stipulato con il Masaf (Ministero dell’Agricoltura), la Grande Distribuzione e la Confesercenti, contribuendo così a alleviare il peso dei costi alimentari per le famiglie italiane.

Questo bonus è indirizzato alle stesse categorie di persone che sono eleggibili per ricevere la carta “Dedicata a Te,” come stabilito dalla legge n. 197/2022, ma con l’aggiunta della possibilità di utilizzare la carta per l’acquisto di carburante. Nello specifico, il bonus è destinato a circa 1,3 milioni di famiglie con un Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) che non superi i 15.000 euro, come dichiarato nella Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) alla data del 12 maggio 2023.

È fondamentale che tutti i membri della famiglia siano registrati nell’Anagrafe della Popolazione Residente del comune di residenza.

La carta può essere usata nei supermercati e nei negozi di alimentari che aderiscono all’iniziativa. Si può comprare quasi ogni genere alimentare di prima necessità, sono escluse fra le altre cose le bevande alcoliche. La lista completa è stata stabilita dal ministero dell’Agricoltura e include (per esempio) carne, pescato fresco, latte e derivati, uova, olio, prodotti di panetteria.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.