Polliotto

Polliotto (UNC): “2024, in crescita spesa annua per le bollette del gas”

Lo rende noto la Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Cresce la spesa per le bollette del gas di circa l’1,1%. Lo rende noto Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, dal 1955 a oggi la prima, più antica e autorevole associazione consumeristica italiana. “A conti fatti, il dato negativo, ma atteso, è equivalente a un rincaro pari a 12,50 euro annui, e ciò in virtù di quanto stabilito da Arera, ossia che al 1° marzo 2024, per il mese di marzo, la bolletta del gas sale dell’1,1% nel nuovo Servizio di tutela della vulnerabilità, per un utente tipo che consuma 1100 metri cubi di gas all’anno”.

Per l’Avvocato Patrizia Polliotto si tratta di “Una speculazione, visto che, nonostante si sia oramai arrivati alla fine della stagione termica, gli stoccaggi in Europa sono ancora pieni. Il rammarico è che il rincaro pari a 12,50 euro su base annua, per quanto basso, avrebbe potuto tramutarsi in un risparmio pari a 127 euro se non fossero stati rimessi a inizio anno gli oneri di sistema e le vecchie aliquote Iva”. Secondo lo studio dell’Unione Nazionale Consumatori riportato anche da Unc Piemonte, per il nuovo utente tipo che consuma 1100 metri cubi di gas, il +1,1% significa spendere 12,50 euro in più su base annua. La spesa totale nei prossimi dodici mesi sale così a 1117 euro.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

 

Fisco, c’è la riforma, stralcio cartelle esattoriali dopo 5 anni

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

La riforma della riscossione porta in dote alcune novità per i contribuenti: dopo cinque anni arriva lo stralcio automatico delle cartelle esattoriali. Anche se gli enti creditori avranno la possibilità di affidare le operazioni di recupero ai privati o richiedere nuovamente l’intervento dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Il testo sul decreto della riforma della riscossione porta un’altra importante novità: un meccanismo attraverso il quale vengono allargate progressivamente le rate per saldare i debiti. Si partirà dalle 84 previste per il 2025 per salire alle 120 del 2031. Sostanzialmente la novità prevede l’introduzione di 12 tranches ogni anno fino al 2031, arrivando a permettere ai contribuenti di spalmare nel corso di dieci anni il proprio debito con il fisco.

Sicuramente una delle novità più rilevanti della riforma della riscossione è quello relativo allo stralcio automatico delle cartelle esattoriali. L’obiettivo di questa misura è quella di sollevare l’Agenzia delle Entrate Riscossione dal recupero di quei crediti di difficile esigibilità.

Ma cosa cambia, sostanzialmente, per i contribuenti a seguito dell’introduzione di questa importante novità? Il comunicato stampa diramato dal governo e le prime anticipazioni ci permettono di delineare quali siano i criteri adottati dall’Esecutivo per lo stralcio delle cartelle esattoriali. È importante sottolineare che non si tratterà di una misura straordinaria, come quella che è stata introdotta attraverso la tregua fiscale. Ma si tratta di un nuovo criterio attraverso il quale si procederà a cancellare dai magazzini dell’AdER i crediti che non sono stati riscossi.

Per le quote delle cartelle esattoriali che verranno affidate a partire dal 1° gennaio 2025, la nuova misura prevede il discarico automatico della stessa entro il 31 dicembre del quinto anno successivo. A questa regola generale fanno eccezione i ruoli i cui crediti risultano essere oggetto di procedure esecutive, concorsuali o che rientrino all’interno di accordi di ristrutturazione del debito, gestiti ai sensi del codice della crisi d’impresa.

Nel decreto sulla riforma della riscossione dovrebbe trovare spazio anche la possibilità di anticipare i tempi. Sostanzialmente verrebbe affidata all’AdER la facoltà di inviare – in qualsiasi momento – una comunicazione all’ente creditore del discarico anticipato. Questa operazione può essere effettuata quando ci si trova davanti ad un fallimento o ad una liquidazione giudiziale del debitore. O quando i contribuenti risultano essere nullatenenti.

Per le attività di riscossione entrano in gioco anche i privati. Gli enti creditori, infatti, potranno affidarsi a soggetti terzi per il recupero dei crediti, anche dopo che è arrivato il discarico da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Uno dei capitoli più importanti della riforma della riscossione è quello costituito dall’ampliamento del numero delle rate attraverso le quali saldare le cartelle esattoriali. Entrando un po’ più nel dettaglio, i calendari delle rate si allungheranno come segue: per il 2025 ed il 2026: quota 84; per il 2027 ed il 2028: quota 96; per il 2029 ed il 2030: quota 108; dal 2031: quota 120.

Il numero di rate cresce progressivamente per riuscire a conciliare il più possibile i conti – che sono travolti dal rigonfiamento del Superbonus a 150 miliardi di euro -, il debito pubblico e il tentativo di dare una possibilità ai contribuenti di saldare le pendenze fiscali.

La riforma della riscossione introduce due importanti novità per i contribuenti: lo stralcio automatico delle cartelle esattoriali dopo cinque anni e tempi più lunghi per saldare i debiti con il fisco. È bene ricordare che lo stralcio non costituisce una sorta di tregua fiscale, perché gli enti creditori hanno la possibilità di affidare ad enti terzi – se ne sussistono i presupposti – le operazioni di recupero del credito.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Bonus mutuo 2024, tutte le novità

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Nel 2024, il governo ha predisposto un incentivo fino a 760 euro per i titolari di mutui. Questo importo può essere ottenuto come rimborso per coloro che sostengono l’onere di un mutuo per l’acquisto della propria residenza.

L’incentivo legato al pagamento del mutuo è correlato alle agevolazioni fiscali. Infatti, la normativa prevede detrazioni sugli interessi del mutuo ipotecario stipulato per l’acquisto della casa adibita a residenza.

Per ricevere un rimborso Irpef fino a 760 euro, è necessario che il mutuo ipotecario sia stato sottoscritto non più di 12 mesi prima dell’acquisto dell’immobile posto a garanzia. È quindi possibile acquistare prima l’immobile e stipulare il relativo contratto di mutuo entro 12 mesi, oppure stipulare il contratto di mutuo acquistando l’immobile nei 12 mesi successivi.

Più che un bonus vero e proprio, si tratta di un’agevolazione fiscale che consente di detrarre, nella dichiarazione dei redditi, gli interessi passivi versati alla banca, nonché le relative spese e oneri accessori. In pratica, lo Stato ti restituisce una parte di tali interessi, fino a un massimo di 4.000 euro all’anno. Per essere più precisi, la detrazione fiscale viene calcolata al 19% su un importo massimo di 4.000 euro, che equivale a un rimborso potenziale di 760 euro.

Questa detrazione si applica nell’anno in cui le spese sono state effettivamente sostenute, indipendentemente dalla data di scadenza.

Inoltre, un’altra condizione fondamentale per ottenere il bonus è che entro 12 mesi dall’acquisto, l’acquirente destini l’immobile ad abitazione principale per sé stesso o per i suoi familiari. Senza questa destinazione, il beneficio non è concesso. È possibile portare in detrazione anche gli interessi passivi del mutuo se qualche familiare ha mantenuto la residenza nell’abitazione.

Gli “interessi passivi del mutuo” si riferiscono agli interessi che il mutuatario deve pagare alla banca come compenso per aver ricevuto il denaro necessario per l’acquisto dell’immobile. Questi interessi costituiscono il costo associato all’utilizzo dei fondi ricevuti. La porzione degli interessi che può essere detratta rappresenta l’ammontare pagato annualmente alla banca attraverso le rate del mutuo. Tale quota di interessi è detraibile fino a un massimo di 4.000 euro, che corrisponde al valore massimo di 760 euro per il rimborso Irpef.

Conformemente alla normativa vigente, il diritto alla detrazione degli interessi passivi dei mutui spetta al proprietario dell’immobile, al titolare del contratto di mutuo e a coloro che risiedono effettivamente nell’abitazione. È da sottolineare che se si cambia la propria residenza dopo aver iniziato a beneficiare della detrazione, quest’ultima viene automaticamente revocata.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Bonus mamme, che cosa c’è da sapere

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Il tanto atteso bonus mamme, un sostegno fondamentale per le lavoratrici con due o più figli piccoli, sta giungendo a molte famiglie, ma in ritardo. Decine di migliaia di lavoratrici, beneficiarie di questo importante aiuto, si sono trovate ad aspettare finora senza ottenere nulla.

Marzo porta con sé una speranza tangibile, con un pagamento triplo in arrivo per coloro che ancora non hanno ricevuto il loro dovuto sostegno finanziario. Scopriamo i motivi del ritardo e fino a quanto si potrà trovare in più in busta paga.

Il problema sembra derivare dalla lentezza con cui molte aziende e l’amministrazione pubblica si sono adoperate nell’attivare la modulistica necessaria. Questo ha causato ritardi nel processo di erogazione del bonus, lasciando molte famiglie in una situazione finanziaria precaria.

Il risultato di questa impreparazione è un pagamento triplo in programma per questo mese. Per coloro che non si sono mossi in anticipo e non hanno ancora percepito il bonus, marzo porterà un’accoglienza calorosa sotto forma di un sostegno finanziario aggiuntivo. Chi si trova in questa situazione si vedrà accreditare sulla busta paga fino a circa 450 euro netti in più.

Un sollievo benvenuto per molte famiglie che hanno atteso a lungo per ricevere questo vitale aiuto economico. L’importanza di questo bonus finanziario è ulteriormente sottolineata dalla sua natura: il bonus mamme consiste nell’esonero dai contributi Ivs, che rappresentano una significativa parte dello stipendio.

Non essendo legato a specifiche soglie Isee, questo bonus è accessibile a un’ampia gamma di lavoratrici, indipendentemente dal reddito familiare. Inoltre, il suo impatto sulla busta paga è direttamente proporzionale allo stipendio (questo punto ha causato non pochi problemi).

Per comprendere appieno l’impatto del bonus mamme e anche del suo paradosso, prendiamo in considerazione alcuni esempi pratici. Iniziamo con una lavoratrice mamma che guadagna 700 euro al mese. In questo caso, l’esonero contributivo standard è di 49 euro, indipendentemente dal numero di figli e dal genere del lavoratore. Il bonus mamme, che sarebbe di 64 euro al mese, viene quindi ridotto a 15,33 euro al mese, considerando lo sconto già applicato.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Regime forfettario, quel che occorre sapere

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

È bene ricordare che l’accesso al regime forfettario è consentito unicamente a quei soggetti in possesso di particolari requisiti. Vi possono accedere indistintamente gli imprenditori ed i liberi professionisti. Questo particolare regime di vantaggio permette di usufruire di una tassazione sostitutiva a quella dell’Irpef e delle addizionali locali, che vengono applicate alle persone fisiche che esercitino l’attività di impresa, arte o professione in maniera abituale.

Il regime forfettario, in altre parole, è un regime fiscale di vantaggio, a cui possono accedere i titolari delle cosiddette partite Iva minori. Ad ogni modo questi soggetti hanno la possibilità di adottare il regime ordinario, con la conseguente applicazione dell’Iva.

A stabilire nel dettaglio quali siano i requisiti per poter accedere a questo particolare regime fiscale è l’articolo 1, comma 54 della Legge n. 190/14, modificato successivamente dalla Legge n. 197/22. Con riferimento all’anno precedente, i contribuenti, per poter accedere al regime forfetario, devono soddisfare i seguenti requisiti: i ricavi conseguiti o compensi percepiti, ragguagliati ad anno, devono essere inferiori a 85.000 euro; le spese per lavoro dipendente o assimilato devono essere inferiori a 20.000 euro lordi.

Sulla voce ricavi/compensi è necessario effettuare una precisazione: i compensi percepiti a titolo di diritto d’autore ai sensi dell’articolo 53, comma 2 lettera b) del TUIR concorrono alla soglia degli 85.000 euro. È bene sottolineare che questa condizione, sostanzialmente, sussiste nel caso in cui i diritti d’autore non sarebbero stati percepiti senza che il contribuente avesse svolto l’attività di lavoro autonomo. In questo caso è necessario prendere come riferimento quanto indicato all’interno della circolare n. 9/E/2019 dell’Agenzia delle Entrate.

Nel caso in cui il titolare di partita Iva stia esercitando più attività – utilizzando dei codici attività separati – è necessario prendere in considerazione la somma dei ricavi o dei compensi relativi a tutte le attività che vengono esercitate.

Per quanto riguarda, invece, le tipologie di lavoro che devono essere prese in considerazione nel conteggio dei ricavi/compensi, tra questi ci rientrano: il lavoro accessorio; il lavoro dipendente;rapporti di collaborazione; le somme corrisposte per le prestazioni di lavoro effettuate direttamente dall’imprenditore o dai suoi familiari.

A stabilire le cause di esclusione dal regime forfettario è l’articolo 1, comma 57 della Legge n. 190/14, successivamente modificato dalla Legge n. 208/15 e dalla Legge n. 145/18. Stiamo parlando, in questo caso, di ragioni che determinano la fuoriuscita dal regime a partire dall’anno successivo rispetto a quello in cui le stesse si sono verificate.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Consumatori, Polliotto (Unc): “Pmi in crisi, ora c’è il concordato minore”

La Presidente del Comitato Regionale del Piemonte interviene su un tema di grande attualità illustrando le ultime novità normative.

La vostra impresa è in crisi a causa dei debiti accumulati? Il nuovo Codice della Crisi da poco entrato in vigore offre una risposta tramite il concordato minore. Si tratta di una procedurautile per ristrutturare, e quindi ridurre, i debiti dell’impresa tramite una proposta rivolta ai creditori. Lo rende noto l’Avvocato Patrizia Polliotto, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, dal 1955 a oggi la prima, più antica e autorevole associazione consumeristica italiana.

La proposta deve essere più conveniente dell’alternativa liquidatoria (ovvero della soddisfazione che i creditori otterrebbero in caso di liquidazione dell’impresa). Se vieneapprovata dalla maggioranza dei creditori ed è valutata come regolare dal Tribunale, i debiti sono ristrutturati in modo definitivo”, approfondisce la Presidente di Unc Piemonte.

Tramite il concordato minore è possibile ristrutturare anche i debiti tributari e previdenziali. Per accedere al concordato minore l’impresa deve soddisfare congiuntamente i seguenti requisiti; ricavi annui inferiori a euro 200.000 (euro duecentomila); attivo patrimoniale inferiore a euro 300.000 (euro trecentomila); debiti complessivamente inferiori a euro 500.000 (euro cinquecentomila).

Al concordato minore possono accedere le piccole imprese, anche se costituite in forma societaria (imprese individuali, imprese agricole, SNC, società in accomandita semplice e S.r.l.).L’Unione Nazionale Consumatori Piemonte propone un consulto iniziale gratuito, previo appuntamento, per valutare se l’impresa sovra-indebitata soddisfa i requisiti di fattibilità e di convenienza per il buon esito del concordato minore”, afferma il noto legale torinese.

Per poi specificare: “Per agevolare la rapidità e la correttezza della valutazione e della risposta, ai soggetti interessati, sarà richiesto di compilare un questionario e di presentare la seguente documentazione: ultime tre dichiarazioni IVA e dei redditi; registro dei beni ammortizzabili; elenco nominativo dei creditori, con l’indicazione dell’importo dei rispettivi crediti e di eventuali garanzie (ipoteche, fideiussioni…);situazione contabile aggiornata (ovvero un prospetto contabile o bilancio di verifica da domandare al proprio commercialista o consulente di riferimento. Qualora il concordato minore sia fattibile e conveniente, l’UNC Piemonte, a richiesta dell’imprenditore, può mettere a disposizione i suoi professionisti per portarlo a termine ed avviare la procedura.

Per informazioni è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello dell’Unione Nazionale Consumatori Piemonte, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Bonus nido 2024, i requisiti per fare domanda

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

È attiva sul sito dell’Inps la possibilità di richiedere il Bonus asilo nido 2024. L’importo che verrà erogato varierà in base all’Isee e alle spese sostenute per l’asilo nido, potendo raggiungere fino a un massimo di 3.600 euro. La scadenza per la presentazione delle domande è fissata al 31 dicembre 2024 e riguarda i bambini di età inferiore ai tre anni. I pagamenti inizieranno ad essere effettuati a partire dal 2 aprile 2024.

Bisogna però prestare molta attenzione a quali documenti inviare, dato che il solo errore potrebbe portare all’annullamento del bonus o al mancato arrivo dell’importo mensile.

Dall’11 marzo è stata attivata la possibilità di inviare le richieste sul sito dell’Inps e presso i patronati per aderire al Bonus nido e la domanda può essere presentata dal genitore, o dalla persona affidataria, che paga personalmente la retta dell’asilo, pubblico o privato.

La somma massima erogabile varia in base all’Isee del richiedente: per chi ha un Isee minorenni fino a 25.000,99 euro, il bonus massimo è di 3.000 euro.

Questo importo si traduce in dieci rate da 272,73 euro ciascuna e una da 272,70 euro; se l’Isee è compreso tra 25.001 euro e 40.000 euro, il bonus scende a 2.500 euro. Ciò significa che saranno erogate dieci rate da 227,27 euro ciascuna e una da 227,30 euro; infine, per coloro il cui Isee supera i 40.000 euro, il rimborso sarà ridotto a 1.500 euro. Questo importo si articolerà in dieci rate da 136,37 euro ciascuna e una da 136,30 euro.

Nella domanda per il bonus asilo nido, è necessario indicare le mensilità per le quali si intende ottenere il beneficio. Queste mensilità devono corrispondere ai periodi di frequenza scolastica compresi tra gennaio e dicembre 2024, con un massimo di 11 mensilità. Il contributo sarà erogato dopo la presentazione dei documenti che attestano il pagamento delle rette. Le ricevute dei pagamenti non incluse al momento della domanda potranno essere allegati entro il 31 luglio 2025.

Il Bonus asilo nido 2024 include un supporto anche per i genitori di bambini malati che non possono frequentare l’asilo nido. In questa situazione, la richiesta deve essere presentata dal genitore o dal soggetto affidatario del minore, purché convivente con il figlio per il quale è richiesta l’assistenza. È necessario allegare alla domanda la documentazione relativa alle spese sostenute.

Questa documentazione può essere inviata tramite il servizio “Bonus asilo nido e forme di supporto presso la propria abitazione” o utilizzando il servizio “Bonus nido” disponibile su Inps Mobile, entro il 31 luglio 2025.

La documentazione per il rimborso del bonus nido può consistere in ricevute, fatture quietanzate, bollettini bancari o postali per gli asili comunali o privati. Per gli asili nido aziendali, devono essere aggiunte un’attestazione del datore di lavoro o dell’asilo nido che confermi il pagamento della retta o la trattenuta in busta paga.

I documenti devono riportare le seguenti informazioni: denominazione e Partita Iva dell’asilo nido, nome, cognome o codice fiscale del minore, mese di riferimento, estremi del pagamento o quietanza di pagamento, nome, cognome e codice fiscale del genitore che sostiene l’onere della retta (che deve coincidere con il richiedente del contributo).

Se i documenti riguardano più mesi di frequenza, devono essere allegati separatamente per ogni mese considerato. Tuttavia, se si possiedono più ricevute per lo stesso mese, queste possono essere inviate in un unico file.

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Genitori separati, come ottenere il bonus

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

I requisiti per ottenere questo bonus sono molti e riguardano entrambi gli ex componenti della coppia. Le tempistiche per presentare le domande sono relativamente strette. Cominceranno da lunedì 12 febbraio e termineranno il 31 marzo. 

La documentazione da preparare è fitta, soprattutto per quanto riguarda le attestazioni di reddito dei due ex coniugi e la dimostrazione che sia stata la pandemia a causare la situazione di disagio economico che ha portato al mancato versamento dell’assegno di mantenimento.

Per ottenere il bonus genitori separati, entrambi gli ex coniugi devono rispettare alcuni precisi requisiti. Una prima parte di questi riguarda il partner che avrebbe dovuto fornire l’assegno di mantenimento ma, per cause legate alla pandemia da Covid-19 e alle sue conseguenze economiche, non ha potuto farlo.

L’ex partner in questione deve: aver cessato, sospeso o ridotto la propria attività lavorativa e il gettito che ne deriva da almeno 90 giorni; essersi visto ridurre il proprio reddito di almeno il 30% rispetto al 2019, anno che fa da paragone come punto di partenza prima della pandemia.

Dette condizioni devono essere presenti insieme al mancato versamento dell’assegno di mantenimento. In questo caso, si deve passare a verificare la condizione del partner che riceve l’assegno. Anche in questo caso, ci sono requisiti molto precisi da rispettare, anche più stringenti di quelli precedenti.

Il ricevente deve avere: un reddito pari o inferiore a 8.174 euro annui; figli conviventi minorenni o affetti da disabilità grave.

Una delle particolarità di questo bonus è che non fa riferimento alla situazione economica attuale. Questi requisiti infatti devono essersi verificati in passato, in particolare nel periodo pandemico e post pandemico, individuato tra l’8 marzo 2020, giorno di inizio delle restrizioni, e il 31 marzo 2023.

Se in questi anni il partner che ne aveva diritto non ha ricevuto l’assegno di mantenimento, ha diritto, se entrambi i genitori separati rispettano i requisiti, a una somma che varia a seconda delle condizioni reddituali, che vada a integrare la somma dovuta.

L’importo massimo del bonus genitori separati è di 800 euro mensili. Può coprire un massimo di 12 mensilità e verrà riconosciuto soltanto fino all’esaurimento dei fondi. Non ci sarà però bisogno di nessuna corsa alla domanda: il criterio con cui si distribuiscono le risorse non è quello cronologico di presentazione delle richieste. Al contrario i criteri saranno definiti dal Dipartimento per le politiche di famiglia.

La domanda viene presentata esclusivamente in maniera telematica sul sito dell’INPS da parte del partner che riceve l’assegno di mantenimento In questa fase va indicato il periodo in cui il proprio reddito è stato al di sotto degli 8.174 euro.

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Utenze, mercati e anziani: Unc Piemonte incontra gli over sessanta di Frossasco

 

La Presidente Patrizia Polliotto: “Dialogo con territorio fondamentale per assistenza al cittadino”

 

Aiutare gli anziani, ma non solo, a capire ed interpretare i meccanismi che hanno determinato il passaggio al mercato libero del gas e, prossimamente, dell’energia, e quindi poter operare delle scelte consapevoli: questo lo scopo dell’incontro che l’Associazione Anziani e Pensionati di Frossasco, nel Torinese, ha organizzato richiedendo la collaborazione dell’Unione Nazionale Consumatori del Piemonte e con il patrocinio del Comune di Frossasco.

Saranno la Dottoressa Jessica Campolongo e l’AvvocatoSamuele Perassi a chiarire dubbi e presentare utili suggerimenti nell’incontro di Mercoledì 28 febbraio alle ore 15,00 presso il salone polivalente comunale di Frossasco in via Baisa 9 con ingresso libero.

L’incontro è anche inserito in un progetto intercomunale tra 4 comuni limitrofi per la promozione della salute e l’invecchiamento attivo.

In un momento storico e attuale caratterizzato e contraddistinto da continue turbolenze e altrettante trasformazioni normative e sociali, Unc Piemonte prosegue con rinnovati impegno e vigore il cammino intrapreso dal 2011 nell’erogare informazioni corrette e assistenza affidabile alle fasce più deboli della popolazione. Gli anziani sono una risorsa preziosa che merita di essere coadiuvata al meglio per poter orientare in maniera e misura costruttive le proprie scelte in ambito consumeristico, specie in un campo minato ma fondamentale quale quello delle utilities legate alle forniture domestiche di luce e gas”, chiosa l’Avvocato Patrizia Polliotto, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, dal 1955 a oggi la prima, più antica e autorevole associazione consumeristica italiana.

Bonus acqua potabile, ecco come accedervi

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Il Bonus acqua potabile è stato confermato anche nel 2024 e mancano pochi giorni alla scadenza per inoltrare la domanda. I contribuenti hanno tempo fino al 28 febbraio per fare richiesta, che garantisce un credito d’imposta pari al 50% delle spese sostenute nel 2023 per comprare e installare i sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento o addizione di anidride carbonica all’acqua del rubinetto.

La misura vede tuttavia un taglio dei fondi, dimezzati e passati dal milione del 2023 ai 500mila euro di quest’anno. Si tratta dell’ultima “edizione” della misura, visto che non è stato confermato dall’ultima Manovra.

L’incentivo statale è stato introdotto con la Legge di Bilancio 2021 del Governo Draghi con l’obiettivo di promuovere il consumo dell’acqua del rubinetto, evitando in questo modo di aumentare l’inquinamento da plastica acquistando bottiglie e contenitori che poi diventano rifiuti.

Il credito d’imposta riguarda le spese sostenute, come recita la dicitura ufficiale del bonus, “per l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e addizione di anidride carbonica alimentare, finalizzati al miglioramento qualitativo delle acque per il consumo umano erogate da acquedotti”. Il bonus può essere richiesto per la fornitura idrica sia nelle abitazioni civili sia negli immobili adibiti ad attività commerciali o istituzionali. Nel dettaglio, la Manovra 2021 specifica che la domanda può essere inoltrata da: persone fisiche;soggetti esercenti attività d’impresa, arti e professioni; enti non commerciali, compresi gli enti del Terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti.

L’importo massimo delle spese su cui si può calcolare l’incentivo è di 1.000 euro per ciascun immobile in uso a persone fisiche. Il tetto sale però a 5mila euro per ogni immobile destinato invece ad attività commerciale o istituzionale.

Sulla base della dotazione disponibile e delle domande inviate dai contribuenti, l’Amministrazione finanziaria stabilirà il valore effettivo del bonus acqua potabile.

I contribuenti che hanno sostenuto spese per l’installazione di sistemi di filtraggio nel 2023 possono inoltrare la domanda per il bonus acqua potabile direttamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate entro il prossimo 28 febbraio. Bisognerà accedere alla sezione “Servizi” e cliccare sulla categoria “Agevolazioni”, scegliendo l’opzione “Credito di imposta per il miglioramento dell’acqua potabile”.

La piattaforma richiede l’invio della comunicazione delle spese sostenute, insieme alla fattura elettronica o al documento commerciale da cui si evinca il codice fiscale del richiedente. È inoltre necessario che “i privati e in generale i soggetti diversi da quelli esercenti attività d’impresa in regime di contabilità ordinaria” abbiano effettuato il pagamento con versamento bancario o postale o con altri sistemi di pagamento diversi dai contanti.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.