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Gioco d’azzardo, Grimaldi (LUV): “Nessuna marcia indietro”

“Procura e forze dell’ordine esercitino il controllo e la legge sia applicata alle grandi sale VLT”

“Da giugno a oggi, la Giunta non ha mai incontrato i responsabili dei Sert e gli operatori che si occupano di ludopatia, come dichiarato dallo stesso Coordinatore regionale dei Servizi per il gioco d’azzardo in Piemonte, Paolo Jarre. Nel frattempo, anche i dati del 2019, di prossima pubblicazione, confermano il trend positivo dovuto alla nostra legge sul contrasto al gioco d’azzardo” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, a seguito della conferenza stampa del PD sul gioco d’azzardo in Piemonte, e delle mobilitazioni di Libera e dei Comuni piemontesi.

Dopo l’Ires, già gli uffici dell’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte avevano premiato la bontà della l.r. 9/2016. Secondo i dati della Regione Piemonte, i piemontesi giocano meno d’azzardo e hanno perso meno soldi rispetto al resto d’Italia. Si parla infatti di 770 milioni giocati in meno ogni anno in Piemonte, con una sensibile contrazione delle perdite (-18% contro il -3% italiano). Inoltre la Regione Piemonte ha messo nero su bianco che l’eliminazione delle slot machine dalle città piemontesi non ha incentivato l’uso del gioco online: in Piemonte infatti è aumentato del 45%, meno del 48% nazionale.

“Sono risultati incontestabili” – prosegue Grimaldi – “soprattutto tenuto conto che la legge non è stata applicata ancora alle grandi sale VLT e che da giugno, di fatto, c’è stata un’omissione dei controlli. Al riguardo, occorre che la Procura apra un’inchiesta sui mancati controlli e che le forze dell’ordine si impegnino a esercitarli. Non possiamo permetterci di temere chi ‘in questo gioco’ è più forte e più grande.

Infine” – conclude Grimaldi – “da più di un anno sono ferme le gare e la campagna di comunicazione, mentre rimangono ancora 500mila euro da spendere fra quelli destinati ai progetti sull’educazione e l’informazione sul contrasto alla ludopatia, inclusi quelli per il logo da affiggere nei locali slot free. Una vergogna, la verità è che la Giunta non solo vuole cancellare la legge, ma da mesi la sta boicottando attivamente”.

 

In Regione fino a 350 nuovi assunti nel triennio

In precedenza la commissione si era occupata delle prime determinazioni sulla proposta di legge presentata dalla Lega che intendeva modificare la composizione degli uffici di comunicazione di Giunta e Consiglio e l’indennità dei componenti della Giunta. Su quest’ultimo punto la Lega ha subito annunciato un emendamento soppressivo, in vista di una riflessione successiva sul tema. Il provvedimento è stato motivato dalla volontà di superare lo squilibrio tra le indennità dei consiglieri e quelle degli assessori, a vantaggio dei primi, riconoscendo così le maggiori responsabilità in capo all’esecutivo.

Elementi questi ultimi condivisi anche da alcuni intervenuti tra le minoranze, che hanno però chiesto di ridiscutere nel suo complesso il riequilibrio delle indennità e la composizione degli uffici di comunicazione, evitando un aumento dei costi totali. La sollecitazione è stata fatta propria dai proponenti, che rilanceranno su questi temi il confronto con il resto del Consiglio.

I giovedì di IdeaTo e AreaDem

“Sarà l’occasione per riflettere sulle ragioni storiche, politiche e di governo che hanno generato una fase di crisi, ma anche sulle possibili soluzioni che potranno rilanciare la città” spiega Raffaele Gallo, consigliere regionale e riferimento dell’associazione IdeaTo e di AreaDem in Piemonte

INCONTRI CULTURALI DI APPROFONDIMENTO  “VERSO TORINO 2021”

L’associazione culturale IdeaTo, in collaborazione con AreaDem, organizza alcuni appuntamenti incentrati su crisi e prospettive di ripresa economica e sociale della città di Torino nel percorso di avvicinamento alle elezioni amministrative del 2021. “Sarà l’occasione per riflettere sulle ragioni storiche, politiche e di governo che hanno generato una fase di crisi, ma anche sulle possibili soluzioni che potranno rilanciare la città” spiega Raffaele Gallo, consigliere regionale e riferimento dell’associazione IdeaTo e di AreaDem in Piemonte. Il primo ciclo di incontri è finalizzato a individuare le cause che, dopo un periodo positivo generato dai Giochi Olimpici e dalle iniziative collegate a “Italia 150”, hanno portato Torino in una situazione di stagnazione prima e di recessione poi. “Questi appuntamenti saranno un’occasione di confronto con esperti sulle prospettive del sistema economico, sul ruolo dell’Università, su ricerca e cultura, sulla composizione sociale di Torino e dell’Area Metropolitana, sulle politiche territoriali quali fattori di riequilibrio, di tutela ambientale, di sviluppo e di crescita economica” afferma Gallo.

Gli incontri si terranno il giovedì dalle ore 18 alle 20.00 e saranno moderati da Raffaele Gallo e Rinaldo Chiola, già assessore comunale di Biella e Presidente di ATAP azienda trasporti Biella e Vercelli, che, nello specifico, introdurrà il primo incontro.

Il ciclo di incontri terminerà il 9 Aprile.

“Ringraziamo tutti i relatori che hanno accettato il nostro invito. Vogliamo prima di tutto offrire un luogo per capire e discutere delle radici di Torino e, poi, studiare i programmi per il futuro” concludono Raffaele Gallo e Rinaldo Chiola

Il primo ciclo si intitola:  “Torino un’identità in crisi e la difficile ricerca di una nuova governance urbana”.

Primo appuntamento giovedì 13 ore 18 presso IdeaTo Via Pastrengo 3, con la partecipazione del Prof. Pichierri sul tema
“ Il sistema economico torinese tra crisi e opportunità: il ruolo dell’attore pubblico”

Il Giro d’Italia di Salvini fa tappa a Torino

Giovedì 13 febbraio a Torino il Segretario Federale della Lega, accompagnato dall’on. Riccardo Molinari, Capogruppo alla Camera, e segretario della Lega Piemonte, salirà sul palco del Lingotto (via Nizza) alle 18. Presenti parlamentari, assessori e consiglieri regionali, sindaci, amministratori locali  militanti ed elettori

“In tutto il Paese, dal Sud al Nord – sottolinea l’on. Riccardo Molinari – gli italiani sono stanchi e arrabbiati, si sentono presi in giro da un Governo PD 5Stelle che sta sfasciando la nostra economia, come i dati degli ultimi mesi e purtroppo anche le previsioni per il 2020 certificano in maniera inequivocabile. Pensando al nostro Piemonte, non si può non essere molto preoccupati per il pressappochismo con cui il Governo Conte 2 sta affrontando, o meglio non affrontando, situazioni molto critiche, sul fronte occupazionale, come quelle di FCA e Ilva (che ha un importante stabilimento a Novi Ligure). Per non dire del disastro sul fronte giudiziario, e dei flussi di migranti di nuovo in costante aumento. Anche qui i numeri parlano da soli. Ma la Lega non molla: chiediamo che questo Governo si dimetta subito dopo il referendum di fine marzo, e che la parola sia restituita al popolo italiano, che ha il diritto di scegliere da chi vuole essere governato.  L’attuale esecutivo sa bene di essere sostenuto da una maggioranza parlamentare priva di consenso nel paese reale.  Per questo guadagnano tempo, tirando a campare in maniera inconcludente, senza affrontare le diverse emergenze sul tappeto: tutto questo, però, sta avvenendo sulle spalle e sulla pelle di 60 milioni di persone, ed è assolutamente intollerabile”.

Antisemitismo e negazionismo delle Foibe, unica matrice di ottusità

Proprio un bel modo di commemorare il giorno della Memoria, imbrattando lapidi a Casale come a Torino

Matrice antisemita o negazionismo verso le foibe. Estrema destra ed estrema sinistra si toccano la mano dopo un giro di 360 gradi nell’ideale abbraccio della loro ignoranza. Torino ed il Piemonte hanno il non invidiabile primato di questi gesti assurdi. Ma che cosa hanno in testa questi delinquentelli?

Ai più sconosciuti. La loro stupidità è coperta da mandanti sia a destra come a sinistra. Negazionismo e giustificazionismo tipico della nostra nazione dove non esiste una memoria condivisa. Da entrambe le parti un cumulo di parole inutili per coprire e (appunto) giustificare. Di tutta un’ erba un fascio per autoassolversi. Sia ben chiaro, non bisogna fare confusione. In italia se si esalta il fascismo e Mussolini, oltre a dire una stupidità si commette un reat . Se si esalta Stalin si dice una stupidita’. Ma se si giustificano le Fobie come risposta alle atrocità fasciste italiane, si legittima il massacro delle Fobie che i partigiani Titoisti hanno commesso. In Istria ci andarono di mezzo tutti gli italiani, non perché fascisti ma perché italiani. Non fu un atto di giustizia proletaria ma di pulizia etnica. Non si condanna la Storia, si condanna un genocidio. Sul negazionismo. In Italia non c è una legge che punisce il negazionismo. In Austria gli storici che hanno negato l’ esistenza dei campi di concentramento nazisti sono finiti in galera. Giustificazionismo e negazionismo sono la faccia della stessa medaglia. Impossibile negarlo. Del resto, comunque, mi sono già beccato del del qualunquista, equidistante. Pazienza, ce ne faremo una ragione. Fin tanto che rimangono delle opinioni, va bene così. Rimangono delle stupidaggini, e va bene così. Per me rimane il buon senso, la logica e le constatazioni. Non va bene invece quando si intacca la scuola, l’ insegnamento, la conoscenza. Importante è che i nostri figli studino, capiscano e quindi si formino. Ma anche qui siamo, come italiani, decisamente deboli. E non ce ne facciamo una ragione, non lo  accettiamo. Nessuno pretende di pensarla come noi. Pretendiamo però che  chi la pensa in modo diverso o alternativo abbia, comunque, solide basi nel conoscere. Vietato parlare a vanvera. Sappiamo di avere un nemico nell’ottusità che alimenta ignoranza e stupidità. L’ ottusità, in particolare, è una montagna troppo alta da scalare. Ma non impossibile. Noi non ci arrendiamo. È anche una questione di buon senso.

 

Patrizio Tosetto

La Dc non torna più, e neanche i democristiani

Dunque, ormai è un fatto abbastanza condiviso. E cioè, la Dc non torna più perché la Dc, per dirla con Guido Bodrato, è stata un “fatto storico” e pertanto e’ una pratica politicamente archiviata

Ancora da studiare a lungo, da approfondire e da indagare sotto il profilo politico, culturale e  storico. Uscendo definitivamente, speriamo, da quella delegittimazione e da quella demolizione politica e storica che ha caratterizzato, e per molti anni, il comportamento della stragrande maggioranza dei commentatori, dei politologi e degli intellettuali cosiddetti “progressisti”.

Esaurita
la Dc e steso un sincero silenzio verso tutti coloro che, maldestramente e con un pizzico di
tenerezza, pensano di riproporla nell’attuale contesto politico italiano, resta aperta una domanda. E
cioè, ma chi tenta, goffamente, di scimmiottare oggi il comportamento, la prassi e la politica dei
“democristiani” che ruolo e che futuro potranno avere? Perché in questa singolare categoria non ci
sono soltanto alcuni settori nostalgici o di chi usa strumentalmente quel marchio per ritagliarsi uno
spazio di potere personale e cercare disperatamente di strappare qualche seggio parlamentare. In
effetti, e come da copione, prosperano personaggi in cerca d’autore e, soprattutto, leader politici di
primo piano che riscoprono tardivamente e misteriosamente una curiosa vocazione democristiana.
Lo leggiamo quotidianamente su molti organi di informazione e lo ascoltiamo, quasi con
incredulità, nei diversi e svariati convegni sulla presunta eredità politica e culturale della
Democrazia Cristiana.

 

Ne ha parlato curiosamente anche il Presidente Conte quando, ad un
convegno ad Avellino e di fronte a molti leader e statisti Dc del passato, ha trasmesso la
sensazione di un forte attaccamento allo stile, al progetto e all’esperienza della Democrazia
Cristiana. Cito il Presidente Conte ma gli esempi si potrebbero moltiplicare perché non passa
settimana che germoglino, qua e là, vocazioni a riproporre e a rideclinare – seppur in forma
aggiornata e rivista – l’esperienza cinquantennale della Dc nella cittadella politica italiana. Una
tentazione trasversale che spazia dal centro destra al centro sinistra. Per non parlare delle
fantomatiche espressioni di “centro” che da circa 25 anni, cioè dalla fine dalla Dc, cercano
disperatamente di riproporsi all’attenzione del circo mediatico/politico.
Ora, di fronte a questo rifiorire periodico delle più diverse e svariate Dc bonsai, forse è giunto
anche il momento per arrivare a due conclusioni, semplici ma dirette.

Innanzitutto chi è stato democristiano, chi ha votato la Dc e chi ha condiviso lo stile e il
comportamento politico dei democratici cristiani, difficilmente può rinnegare o respingere quella
straordinaria esperienza politica culturale, programmatica e di governo. E anche quella irripetibile
comunita’ di uomini e di donne. E questo al di là delle mode, dello scorrere del tempo e del
profondo cambiamento storico e politico della società italiana.

In secondo luogo, però, e con altrettanta chiarezza, forse va detto che tutti gli innumerevoli e
neofiti aspiranti democristiani hanno poco senso e poco spazio politico senza quel contenitore
politico, culturale, programmatico ed organizzativo che si chiamava semplicemente Democrazia
Cristiana. E questo perche’ quella straordinaria esperienza politica si intrecciava con i suoi dirigenti
e con i suoi elettori. In una parola, con il “suo popolo”. Dividere l’uno dall’altro, oltreche ‘
impossibile, rischia anche di essere una operazione maldestra per il dovuto rispetto della storia
della Dc da un lato e per evitare di confondere la cultura e il progetto politico di un grande partito
con la comprensibile e legittima ambizione di potere di qualche gruppo o di qualche singolo
dall’altro.

In sintesi, non esiste la Dc senza i democristiani ma, soprattutto e semplicemente, non esistono i
democristiani senza la Dc.

Giorgio Merlo

Giorno del Ricordo, Salizzoni: “No a rancore e ignoranza”

Il vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte: “Minano la memoria condivisa”

Il Giorno del Ricordo, come quello della Memoria ed il 25 aprile, sono i capisaldi del nostro calendario civile.

Non solo preziosi momenti celebrativi ma commemorativi, ovvero occasioni per ritrovarsi intorno ad una memoria comune e condivisa. I fatti di questi ultimi giorni, dalle scritte nazifasciste sulle porte dei familiari di deportati (da Aldo Rolfi a Marcello Segre) all’atto vandalico contro la lapide in ricordo delle foibe a Casale Monferrato, dimostrano che i valori fondanti la nostra comunità oggi sono messi a rischio non solo da quelle che il Presidente Mattarella ha definito ‘sacche di deprecabile negazionismo militante’, che esistono e sono attive all’estrema destra come all’estrema sinistra, ma da un diffuso clima di rancore e ostilità nonché da una inquietante ignoranza della nostra Storia. Un contesto che rende ancora più rilevante il peso della responsabilità delle istituzioni, chiamate non tanto e non solo a presenziare nelle occasioni celebrative, ma a farsi promotori dei valori dell’antifascismo, della solidarietà, della pace”

Mauro SALIZZONI

Commercio, Ruffino (Fi): “Nuove linee di credito contro la crisi nera”

“Il Comune di Torino e Regione Piemonte faranno bene a raccogliere il grido d’allarme lanciato da Maria Luisa Coppa, presidente di Asco Confcommercio a Torino”

Per le imprese commerciali il 2019 è stato un “annus horribilis” come testimoniano i dati: 9000 imprese ed esercizi commerciali hanno chiuso per sempre le saracinesche e il saldo fra imprese “morte” e “nate” è positivo per poco più di 3000 unità.

Servono subito nuove linee di credito, visto che i rubinetti bancari si vanno prosciugando, per far fronte a due emergenze: lo scontrino elettronico, ritenuto un evento negativo da oltre metà dei commercianti; la concorrenza del web, per tutto il commercio “no food”, che comprime i prezzi e mette fuori mercato migliaia di piccoli esercenti.

Se è vero che soltanto un quarto delle piccole imprese ha adeguato il vecchio registratore di cassa per passare allo scontrino telematico, è altrettanto vero che per la maggior parte degli esercenti il costo di questa operazione è pesante, sul piano procedurale ma soprattutto dell’acquisto del nuovo macchinario. Comune e Regione Piemonte faranno bene ad attivarsi per evitare che tutto il settore del commercio entri in una spirale negativa che rischia di trascinare nel baratro tutte le attività collegate.

 

on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

 

Il coraggio di Mattarella nel Giorno del Ricordo

Il Presidente Sergio Mattarella, seguendo i suoi predecessori Ciampi e Napolitano, ha inviato un messaggio per il Giorno del Ricordo, 10 febbraio, data della firma del trattato di pace del 1947 che privò l’Italia dei suoi storici territori dell’ Adriatico Orientale, resi  ulteriormente italiani anche dal sangue versato dai  Caduti della Grande Guerra che sancirono in modo definitivo l’italianità della Venezia Giulia, dell’Istria e di Fiume

di Pier Franco Quaglieni
La guerra perduta e un trattato di pace punitivo, malgrado la cobelligeranza  italiana a fianco  degli alleati e la stessa Resistenza al Nord, mutilarono il territorio nazionale.
Trecentocinquantamila italiani dovettero fuggire dalle loro case e rifugiarsi in Italia anche perché, fin dal 1943, in quelle terre martoriate era iniziata la caccia all’italiano con quindicimila infoibati. I partigiani comunisti di Tito crearono il terrore in nome del nazionalismo slavo e del comunismo, una miscela esplosiva  e devastante. Mattarella  non ha esitato a parlare di “pulizia etnica”. Il Presidente ha avuto il coraggio di denunciare “la persecuzione contro gli italiani  mascherata talvolta da rappresaglia  per le angherie fasciste” subite dagli slavi nel periodo del Ventennio. C’e’gente in Italia che non ha ancora digerito il Giorno del ricordo e ritiene di poter, se non proprio  negare le foibe, di giustificarle come una legittima ritorsione rispetto alle “angherie fasciste”, come scrive Mattarella, Lo stesso Presidente  ha denunciato “sacche di  negazionismo” che continuano ad esserci, anzi io direi che esse   si sono incrementate  Come scrivevo giorni fa, oggi si attenta alla libera ricerca storica in nome delle vulgate . La prima vulgata, la più intollerabile, riguarda le foibe e l’esodo. Occorre una ristampa dei libri di Gianni Oliva che riportino alla verità storica. L’articolo di oggi di Giovanni De Luna su “ La Stampa” è un tentativo chiarissimo di delegittimare il 10 febbraio Giorno del Ricordo, dimenticando volutamente  che fu un voto di quasi tutto il Parlamento, se si esclude Rifondazione comunista, non fu una proposta neo-fascista, come tenta di accreditare, riducendo tra l’altro il numero di infoibati da 15mila e poche migliaia. Io sono certo che anche la senatrice Liliana  Segre vorrà essere  oggi a fianco del Presidente, come testimone di verità  contro l’odio antitaliano che portò alle foibe. Mattarella ha avuto il coraggio di  prendere una chiara posizione che gli fa molto onore. E’ vergognoso che certi giornali abbiano ignorato o minimizzato  il discorso del Presidente.

La vignetta di Mellana

Continuo a chiedermi se abbia senso ancora senso fare dell’umorismo attraverso il WEB vista la moltitudine di cose umoristiche che vi vengono postate 

Ma poi mi capita di leggere una citazione di quel tristanzuolo del Leopardi ( Togliere dagli studii, togliere dal mondo civile la letteratura amena, è come togliere dall’anno la primavera, dalla vita la gioventù) e allora mi dico chi sono io per farvi un dispetto? E poi avrei una citazione di Rabelais ma me l’avanzo per un’altra volta…
Claudio Mellana