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“Luci d’artista”: il messaggio sociale dietro le luminarie natalizie

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Avete notato anche voi quanto brillano le stelle in questo periodo?

Ieri sera, mentre ero fuori, mi è capitato di sbirciare la luna oltre le case, mi è parsa quasi fluorescente, luccicava come un pezzo di “stagnola” sotto una lampadina. Un bianco freddo e brillante, come quello degli astri che spuntano con lei, appena il sole tiepido dell’inverno si accascia oltre l’orizzonte.

Sarà forse complice la neve caduta pochi giorni fa, quando i lattei fiocchi ghiacciati hanno ricoperto strade e marciapiedi, parchi e fontane, regalandoci un 8 dicembre di stereotipata felicità e rendendo l’atmosfera pulita e apparentemente priva di smog. Ma non è solo la natura circostante a brillare di luce propria nelle notti torinesi: le installazioni artistiche, tipiche di questo periodo festivo, stanno illuminando, ormai da più di un mese, il centro e alcune zone limitrofe. È ormai tradizione che diversi artisti, italiani e stranieri, si cimentino nel realizzare creazioni luminose, atte ad abbellire la città, rischiarando le vie del capoluogo durante le festose sere natalizie. Tuttavia, è bene precisare che esse non sono solo puri oggetti estetici, agghindi preziosi da mettere e togliere a seconda della moda della stagione, al contrario si tratta di opere d’arte, la cui funzione principale rimane quella di far riflettere l’osservatore, di porre questioni e pungolare costantemente la cittadinanza, anche su tematiche scomode e complesse. “Luci d’artista” è una manifestazione nata nel 1998, a seguito del successo, ottenuto l’anno precedente, dell’esposizione del “Presepe” di Emanuele Luzzati. L’opera del celebre scenografo, illustratore, animatore e ceramista genovese, scomparso nel 2007, è composta da novanta sagome in legno dipinte, raffiguranti i personaggi sacri della tradizione cristiana e i celebri protagonisti delle favole più conosciute. L’inaspettato connubio delle figure riconducibili ad emisferi differenti comporta il costituirsi di un’atmosfera magica e ludica, un mondo incantato dedicato ai più piccoli e a tutti coloro che ancora amano l’impattante innocenza del gioco.

Nel 1997 il “Presepe” viene esposto in piazza Carlo Felice, negli anni successivi invece è ospitato dapprima in piazza Castello, in seguito all’interno dei Laboratori di scenografia dell’Ente Lirico torinese e poi, a partire dal 2008, si colloca presso il Borgo Medievale. Un presepe – seppur unico nel suo genere – ha dunque dato vita ad una delle più attese ed apprezzate manifestazioni artistiche e culturali della città. Un presepe, simbolo per antonomasia della tradizione cattolico-cristiana, dimostra, attraverso un’abile rivisitazione artistica, che cosa sia in effetti la tanto chiacchierata “inclusione”: la tradizione si apre ad altri luoghi, si mostra per quel che è, ospita al suo interno i protagonisti dell’immaginario fiabesco, il sacro e il profano si mescolano, mentre le sagome religiose si accostano alle figure fantastiche. Luzzati, con il suo tocco geniale e fanciullesco, realizza un’opera che ci insegna la convivenza, attraverso il rispetto reciproco, che si può ottenere solo grazie alla conoscenza dell’altro, con l’accettazione di sé e con lo studio dei mondi stranieri con cui noi tutti condividiamo la medesima Terra.
Sono dunque più di vent’anni che Torino ospita questo percorso espositivo notturno, evento che coniuga arte e paesaggio urbano e promuove l’incontro tra il grande pubblico e l’affascinante ambito dell’arte contemporanea. La rassegna è comunque in costante mutamento, accanto ai grandi nomi che hanno fatto la Storia dell’Arte si esibiscono nascenti creativi, inoltre l’esposizione stessa è in continua evoluzione e ogni anno regala al capoluogo piemontese uno spettacolo scenografico nuovo e sorprendente.

Nella città sabauda quest’anno si collocano ben venticinque opere, tra cui le conosciute “Il volo dei numeri” di Mario Merz, visibile sulla Mole Antonelliana, “Amare le differenze”, eseguita da Pistoletto ed esposta in Piazza della Repubblica e “Tappeto Volante” di Daniel Buren in Piazza Palazzo di Città. Le installazioni vengono così distribuite: quattordici nel centro città e le restanti undici nelle altre circoscrizioni. Arte travestita da vacua estetica, ma in realtà ambasciatrice di messaggi di giustizia, uguaglianza e convivenza sociale.
In un momento storico in cui il “politically correct” sta sconquassando il passato, in nome di un futuro ricolmo di etichette, a favore di una tecnologia invasiva e di un’inclusione che si limita a distorcere la forma scritta, vorrei provare a rifarmi ad un altro linguaggio, quello dell’arte, per riflettere insieme, se vi sono altre vie, perché, a mio parere, non stiamo andando nella direzione più giusta. Avrei piacere, a questo punto, di approfondire con voi alcune di queste luminarie, riflettere sul significato che nascondono dietro l’aspetto luminoso e scintillante, in modo da poterne godere appieno la prossima volta che ci capiterà di visionarle da vicino, mentre il respiro forma nuvolette di fumo e il naso si fa rosso e freddo, appena al di sopra di sciarpe e sciarponi.
Partiamo da Porta Palazzo, zona cosmopolita per eccellenza, dove, quando c’è il mercato, il dialetto piemontese si perde tra le altre lingue parlate -e urlate – per richiamare l’attenzione dei compratori. Pistoletto esegue nel 2005 “Amare le differenze”, opera realizzata con luci al neon colorate che compongono la medesima frase in trentanove lingue differenti, dall’arabo all’inglese, dal cinese all’ebraico fino allo spagnolo. Un messaggio di pace significativo, evidente, chiaro ed esplicito, esposto nel cuore multietnico di Torino, sulla facciata del mercato di Piazza della Repubblica. Tale lavoro trae origine dal contributo che l’artista biellese aveva preparato per la Biennale di Venezia del 2003, quando era stato invitato a partecipare alla sezione “Stazione Utopia”, orientata sul rapporto arte-socialità. Pistoletto aveva proposto per l’occasione uno slogan “Love difference”: una frase semplice e diretta, fortemente significativa alla luce dei drammatici contrasti religiosi che ancora caratterizzano l’attuale fase storica. Quelle stesse parole continuano a gridare un messaggio di auspicio di coesistenza fra culture diverse, nello stesso tempo però, attraverso le tinte sgargianti dei neon, i termini richiamano alla memoria i molteplici e violenti contrasti a cui ancora assistiamo.

In via Monferrato, è invece visibile “Ancora una volta” di Valerio Berruti, altro lavoro che inneggia ad una Torino multietnica; si tratta di raffigurazioni di bambini che giocano con qualcosa che scorre sotto di loro, ossia la gente, i passanti, noi stessi, che li osserviamo dal basso verso l’alto. L’artista vuole che il pubblico si fermi a guardare “ancora una volta” quegli infanti che si accendono progressivamente e che, con la loro intermittenza, finalmente riescono a farsi notare da un mondo adulto, non sempre memore dei loro diritti. L’installazione volontariamente ricorda “Udaka – fango in zulu-”, videoanimazione proveniente dalla Fondazione Nirox e proiettata sul lago Nirox Sculpture Park (Johannesburg).
Ad illuminare via Po c’è Giulio Paolini, con la sua “Palomar”. Si tratta di una complessa struttura composta dal susseguirsi di sagome raffiguranti pianeti, orbite, corpi celesti, al cui termine vi è un funambolo in equilibrio su un cerchio. Siamo davanti ad un atlante cosmico che ci costringe a riflettere sull’ignoto e sul sapere e, soprattutto, ci invita a meditare sull’importanza dell’osservazione come momento di conoscenza. Il titolo stesso ci deve richiamare alla memoria l’omonimo romanzo di Italo Calvino, autore determinante per la storia della letteratura e della stessa Torino, in cui il protagonista “è come un palombaro che s’immerge nella superficie”. Ancora una volta un omaggio alle stelle, il “Planetario” di Carmelo Giammello, quest’anno esposto lungo via Roma, intrappola le costellazioni in reti metalliche, le trasforma in forme leggibili costituite da tubi luminescenti e sottili e le dona ai passanti. L’opera rende il pubblico astronauti improvvisati, inaspettatamente li fa fluttuare in una nebulosa metropolitana.

Siamo ora in piazza San Carlo, con l’installazione di Nicola De Maria “Regno dei fiori: nido cosmico di tutte le anime”. Il titolo già di per sé esplicativo descrive l’intervento che ha tramutato i lampioni della piazza in un fantastico giardino d’inverno. I neon sono sintesi astratta di tratti spontanei, linee di matite colorate in mano a bambini: quello che ne viene fuori sono immagini semplici e sincere, la fantasia si concretizza in un avvolgente gioco di luci. Ancora una volta ci appigliamo all’intonso immaginario infantile.
In via Di Nanni Francesco Casorati ci invita a spiccare il volo, con la sua “Volo su…”, un “fil rouge” che si srotola sulla nostra Torino infreddolita, un invito a seguire uno dei tanti itinerari possibili che si prospettano davanti a noi. Degli uccelli geometrici con le ali spiegate ci incitano a unirci ai loro stormi, a farci leggeri e coraggiosi, con i loro becchi meccanici ci sfidano a essere felici, a dialogare tra noi, seguendo il filo rosso che simbolicamente unisce la condizione umana.Altri volatili, più seriosi stavolta, ci ammoniscono, nell’opera “Migrazione (Climate Change)” di Piero Gilardi, adibita presso la Galleria San Federico. Qui dodici sagome di pellicano, applicate ad una rete sospesa verticalmente, esortano i passanti a riflettere attivamente sulla questione climatica. Il riscaldamento globale costringe lo stormo di pellicani a migrare verso climi migliori, mentre il flusso consumistico dello shopping natalizio persiste a seguire la corrente della società, sordo al grido d’aiuto della Terra che ci ospita.

Lungo il ponte Vittorio Emanuele I è esposta l’opera permanente di Joseph Kosuth, titolata “Doppio passaggio (Torino)”, probabilmente la mia preferita rispetto a questa rassegna artistica.
L’installazione risale al 2001, ed è formata da due scritte luminose che riportano due frasi, di uguale estensione, una di Friedrich Nietzsche e l’altra di Italo Calvino. Le citazioni sono disposte simmetricamente e si specchiano a vicenda una sull’altra, complice l’acqua del fiume cittadino. “Doppio passaggio (Torino)” riporta tutte le caratteristiche della ricerca artistica di Kosuth, incentrata sull’utilizzo del testo scritto come veicolo concettuale, nonché sui giochi di specularità e simmetria ottenuti attraverso un abile utilizzo di riflessi e specchiamenti. In questo caso, l’artista cita volutamente due personaggi di estrema importanza per la letteratura torinese, inoltre, in questo lavoro, Kosuth accomuna lo scrittore ed il filosofo nell’uso della metafora del ponte come mezzo di comunicazione, trasmissione e osmosi tra spiriti e culture diverse. Non a caso l’installazione scorre lungo il Po, seguendo i Murazzi, dove l’anima sociale di Torino giace forzatamente addormentata. Inoltre l’opera si pone in relazione con la quotidianità dei cittadini, la costante azione di “attraversamento” del ponte come elemento architettonico, richiama i più alti concetti espressi nelle citazioni letterarie e filosofiche.

Come terminare questo breve giro panoramico senza soffermarci, seppur brevemente, sul lavoro di Merz? Sul monumento simbolo del capoluogo piemontese spicca il rosso intervento dell’artista milanese. “Il volo dei numeri” è un’installazione luminosa permanente, realizzata nel 1998; si tratta della raffigurazione in neon colorati, della sequenza di Fibonacci, celebre matematico vissuto in epoca medievale, a cui si deve l’introduzione dei numeri arabi in Italia; egli studiò la progressione che in natura determina la crescita e la proliferazione delle forme: nella progressione matematica ciascun numero è la somma dei due precedenti. Merz cita più volte nelle sue opere le scoperte del matematico toscano, così come ricorre quasi sempre all’uso del neon come metafora dell’energia; in questa specifica creazione la serie numerica è anche connessa alla curvatura della cupola dell’architettura e al monumento in quanto emblema della città subalpina.
“Luci d’artista” è una manifestazione sfavillante, illumina il buio della notte e sorregge i passi di chi si attarda nel ritorno a casa. L’arte ci sprona all’accettazione reciproca, invoca la bellezza della conoscenza, della scoperta, decanta il fascino dell’ignoto e, soprattutto, ci costringe a vedere, ad osservare e a ragionare.
“Non possiamo andare in giro a misurare la nostra bontà in base a ciò che non facciamo, in base a ciò che neghiamo a noi stessi, a ciò a cui rinunciamo e a chi respingiamo. Credo, forse, che dobbiamo misurare la bontà in base a chi abbracciamo, a ciò che creiamo e a chi accogliamo.” (“Chocolat”).

Alessia Cagnotto

 

Covid, il bollettino di giovedì 16 dicembre La situazione a Torino e in Piemonte

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16,30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 2.197 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 1171 dopo test antigenico), pari al 3,3% di 65.781 tamponi eseguiti, di cui 55.610 antigenici. Dei 2.197 nuovi casi gli asintomatici sono 1317(59,9%).

I casi sono così ripartiti: 1290 screening, 667 contatti di caso, 240 con indagine in corso.

Il totale dei casi positivi diventa 424.880, così suddivisi su base provinciale: 34.096 Alessandria, 20.513 Asti, 13.676 Biella, 60.729 Cuneo, 32.974 Novara, 226.103 Torino, 15.394 Vercelli, 15.590 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.743 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 4.062 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati non in terapia intensiva sono 624( +1rispetto a ieri).

I ricoverati in terapia intensiva sono 53(+rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 21.047

I tamponi diagnostici finora processati sono 10.753.553(65.781 rispetto a ieri), di cui 2.590.491 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 11.938

Nove decessi di persone positive al test del Covid-19, tre di oggi, sono stati comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale diventa quindi 11.938  deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.595 Alessandria, 730 Asti, 441 Biella, 1.472 Cuneo, 959 Novara, 5.701 Torino, 552 Vercelli, 379 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 109 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

391.218  GUARITI

I pazienti guariti diventano complessivamente 391.218(+964 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 31.579 Alessandria, 18.892 Asti, 12.389 Biella, 56.190 Cuneo, 30.613 Novara, 208.720 Torino, 14.383 Vercelli, 14.198 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.563 extraregione e 2.691 in fase di definizione.

I Venerdì del “Cavour” per “fare squadra”

Venerdì 17 dicembre dalle ore 18.00 alle ore 19.30 si terrà presso la Chiesa Cristiana Evangelica di via Luigi Passalacqua 12 (Torino) la prima di tre serate dei “Venerdì del Cavour”.

Il progetto nasce da un’idea del professore del “Liceo Classico e Musicale Cavour” di Torino Valter Frezzato: studenti e docenti hanno lavorato con intensità e dedizione nelle settimane che hanno preceduto l’evento, unendo le loro idee e dando loro una forma definita. Il tutto in un’ottica ben precisa: quella di favorire un proficuo confronto tra le due anime del Liceo Cavour, la sezione classica e la sezione musicale, in virtù di un binomio -quello della letteratura con la musica- che è presente nella civiltà umana da tempo immemore. Autentiche pietre miliari della musica -Bach, Satin, Tchaikovsky sono solo alcuni esempi-, di cui eseguiranno dei brani gli studenti del Liceo, accompagneranno letture e riflessioni critiche in merito ai grandi della letteratura e della filosofia occidentale. Non mancherà uno spazio per momenti di confronto tra studenti e docenti, oltre che a una presentazione delle più riguardevoli iniziative, scolastiche ed extra-scolastiche, del Liceo.
In tal senso, il progetto dei “Venerdì del Cavour” si propone di essere anche una proficua occasione di riflessione sull’importanza della collaborazione e del saper “fare squadra” da parte di professori e alunni, unitamente alla volontà di voler regalare al pubblico una serata gradevole e vivace in compagnia.
L’ingresso è libero (è necessario essere muniti di green pass); l’accesso alla sala è consentito fino ad esaurimento posti. Ulteriori informazioni verranno pubblicate sulle pagine social del Liceo.

Le Pigotte realizzate nel Carcere di Torino concorrono alla campagna vaccini dei Paesi poveri

La Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino , sezione femminile, ha avviato da alcuni anni, l’attività del laboratorio delle Pigotte, le bambole di pezza dell’UNICEF che salvano la vita dei bambini.

Quest’anno il ricavato per l’adozione della Pigotta è destinato alla campagna COVAX per l’acquisto di vaccini anti covid19 destinati ai Paesi poveri del Pianeta.

Preceduta da un’attività di informazione sul significato della Pigotta collegata alla missione dell’UNICEF, e da una formazione operativa per mostrare i vari passi necessari al suo confezionamento creativo, l’iniziativa dall’alto valore sociale, ha riscosso un vero e proprio successo.

Si tratta, infatti, di una importante attività di socializzazione che consente alle detenute di uscire dalle celle e lavorare in gruppo e contribuire, grazie al proprio impegno, a salvare la vita di tantissimi bambini lontani.

Il Laboratorio, promosso nell’ambito del progetto “Lavoro, Emancipazione e Inclusione” (LEI), è formato da gran parte delle detenute della sezione femminile della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino seguite dalle educatrici Jessica Filardo e Damaris Paolone di EssereUmani onlus di Torino e per l’UNICEF dalla Sig.ra Annamaria Pansera Referente dei laboratori “Pigotte” dell’UNICEF.

La nostra presenza, dichiara Antonio Sgroi Presidente Provinciale per l’UNICEF di Torino, ha portato una ventata di ottimismo, consentendo alle detenute di impegnarsi, diventando protagoniste nelle campagne umanitarie dell’UNICEF, tese alla difesa dei diritti dell’infanzia ed all’accoglienza dei bambini migranti.

La realizzazione delle “Pigotte” rientra nel progetto “Lavoro, Emancipazione e Inclusione” (LEI) che si pone gli obiettivi di consentire alle donne detenute di apprendere o affinare le competenze nella prospettiva dell’uscita dal carcere favorendone un reinserimento socio-lavorativo volto alla prevenzione della recidiva.

Le “Pigotte” realizzate presso i laboratori del Carcere, dell’UNITRE e dell’UNICEF possono essere adottate presso:

la sede dell’UNICEF in Corso Orbassano 215 dove è possibile acquistare anche prodotti ecosolidali;

la postazione UNICEF allestita in Piazza San Carlo nei giorni 18 e 19 dicembre;

InGenio Via Montebello, 28.

Progetto realizzato con il contributo finanziario di Compagnia di San Paolo, la partecipazione dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo nell’ambito del Progetto Logos, il co-finanziamento di Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri, EssereUmani onlus, Cooperativa sociale Extraliberi, Cooperativa Sociale Patchanka, Cooperativa Sociale ImpattoZero, , e infine il contributo in kind di Intesa Sanpaolo S.p.A., in qualità di ente titolare del Museo del Risparmio , e di PerMicro S.p.A

Delegazione Unicef in visita al Questore di Torino

Una delegazione dell’Unicef, Organizzazione che si occupa di promuovere i diritti dei bambini e delle bambine in tutto il mondo, ha reso visita al Questore di Torino Dott. Vincenzo Ciarambino . 

La delegazione UNICEF, composta dal Presidente Provinciale Antonio Sgroi e da Annamaria PanseraReferente dei laboratori per la realizzazione delle pigotte, hanno preliminarmente ringraziato la Polizia di Stato tramite la persona del Questore di Torino Dott. Ciarambino per il contributo che, secondo una consuetudine instaurata a partire dal 2001, viene destinato ogni anno a Unicef Italia dalla vendita del calendario della Polizia di Stato. 

Le fotografie che accompagnano i mesi del 2022 sono state scattate da 12 poliziotti vincitori di un concorso fotografico indetto dell’Ufficio Relazioni esterne, cerimoniale e studi storici del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, che hanno voluto rappresentare la propria dimensione professionale attraverso lo strumento della fotografia, coniugando così passione professionale e sensibilità estetica. 

Il ricavato della vendita sosterrà il programma COVAX per un accesso equo e globale ai vaccini. 

Inoltre, una quota sarà devoluta al Fondo Assistenza per il personale della Polizia di Stato, in favore del piano “Marco Valerio”, riservato ai figli dei dipendenti della Polizia di Stato affetti da patologie croniche. 

Alla fine dell’incontro è stata donata al Dott. Vincenzo Ciarambino, come segno di gratitudine alle donne ed agli uomini della Polizia di Stato, la “Pigotta Poliziotta” appositamente realizzata dalla Referente Annamaria Pansera. 

Smog, limitazioni al traffico sospese per lo sciopero

Le misure di limitazioni del traffico passano al livello rosso, che scatta in caso di previsione di superamento, per la media giornaliera, del valore di 75 microgrammi mcg/mc di PM10 nell’aria per tre giorni consecutivi. Il nuovo semaforo sarà attivo solo a partire da venerdì 17 dicembre; nella giornata di oggi 16 dicembre , infatti, a Torino è previsto uno sciopero del trasporto pubblico locale per cui saranno sospese automaticamente tutte le limitazioni strutturali e permanenti, come previsto dall’ordinanza n° 5406/2021.

Alle limitazioni già in vigore con il livello arancio, da venerdì quindi si aggiungerà per il trasporto merci (N1, N2, N3) il blocco dei veicoli diesel con omologazione Euro 5 valido tutti i giorni (festivi compresi) dalle ore 8 alle 19.

Si ricorda che lo stop riguarderà anche agli automezzi dotati di dispositivo ‘Move In’( MOnitoraggio dei VEicoli INquinanti).

Venerdì i nuovi rilevamenti curati da Arpa Piemonte ci diranno se le limitazioni temporanee proseguiranno o saranno revocate.

L’elenco completo delle misure antismog, delle esenzioni previste e dei percorsi stradali esclusi dai blocchi sono disponibili alla pagina: www.comune.torino.it/emergenzaam

 

Il Piemonte taglia il traguardo di un milione di terze dosi di vaccino

VIA ALLE VACCINAZIONI PER LA FASCIA 5-11 ANNI- FINORA 17.000 PREADESIONI

Tra le 33.214 persone che hanno ricevuto il vaccino contro il Covid comunicate  all’Unità di Crisi della Regione Piemonte (dato delle ore 18) a ricevere la terza dose sono state 29.062, mentre a 2.051 è stata somministrata la prima ed a 2.101 la seconda.

Dall’inizio della campagna si è proceduto all’inoculazione di 7.490.284 dosi, di cui 3.070.025 come seconde e 1.006.147 come terze, corrispondenti al 98,9% di 7.569.990 finora disponibili in Piemonte.

 Con quelle di mercoledì 15 dicembre  in Piemonte sono state somministrate più di un milione di terze dosi.

Su 1,9 milioni di persone che in Piemonte hanno maturato i tempi per la terza dose, più di metà l’ha già ricevuta seguendo l’ordine delle categorie prioritarie definite dal Ministero.
Parliamo di 1 milione di persone già richiamate con terza dose, che rendono la Regione Piemonte tra le più veloci in Italia in questa nuova fase della campagna vaccinale, ma anche tra quelle in cui il virus nonostante l’incremento dei casi è ancora maggiormente contenuto – sottolineano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi -. Lo ripetiamo sempre, ma non possiamo fare a meno di dire grazie a tutto l’esercito del vaccino e ad ogni operatore della sanità piemontese, perché in questo momento di maggiore circolazione del virus stanno facendo ogni sforzo immaginabile per fronteggiare la pandemia e allo stesso tempo continuare a garantire l’attività ordinaria del nostro sistema sanitario”.

In particolare in due delle categorie a maggiore priorità, gli over 80 e il personale sanitario, la copertura della terza dose tra coloro che hanno maturato i 150 giorni supera l’85,5%.

INIZIANO LE VACCINAZIONI PER LA FASCIA 5-11 ANNI

Primo giorno di vaccinazione giovedì 16 dicembre  per i bambini della fascia 5-11 anni, grazie alle 102.000 dosi pediatriche della Pfizer arrivate nella giornata di oggi.

A dare simbolicamente il via a questa nuova fase della campagna vaccinale sarà il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, alle ore 9 presso il nuovo Hub Vaccinale Bambini della Fondazione Compagnia di San Paolo, in via Gorizia 112/A a Torino.

Saranno presenti anche il direttore dell’Asl Città di Torino Carlo Picco, il direttore della Clinica Universitaria Malattie Infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia, Giovanni Di Perri, e il presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo Francesco Profumo.

Sono 17.000 le preadesioni finora registrate su www.ilPiemontetivaccina.it.

Candiolo, inaugurato l’hospice Monviso

FONDAZIONE PIEMONTESE PER LA RICERCA SUL CANCRO

 

Il nuovo servizio inaugurato dal Presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, Allegra Agnelli, permette di seguire al meglio i pazienti in tutto il loro percorso.

Umanità e competenza al centro di questo importante progetto.

Alla cerimonia erano presenti anche Andrea Agnelli, Presidente della Fondazione del Piemonte per l’Oncologia, Luigi Genesio Icardi, Assessore Regionale alla Sanità, e il Maestro Ugo Nespolo.

 

La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, grazie alla generosità dei donatori, ha messo a disposizione dell’Istituto di Candiolo IRCCS un nuovo servizio per i propri pazienti oncologici e per le loro famiglie: “l’Hospice “Monviso”, una struttura che avrà un suo personale dedicato, medici, infermieri, operatori socio-sanitari, amministrativi.

All’inaugurazione hanno partecipato Allegra Agnelli, Presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, Andrea Agnelli, Presidente della Fondazione del Piemonte per l’Oncologia (l’ente che gestisce le attività cliniche e di ricerca dell’Istituto), e Luigi Genesio Icardi, Assessore Regionale alla Sanità.

Situato al terzo piano del Centro di ricerca e cura, “Monviso” si estende su 2 mila e 500 metri quadrati ed è stato realizzato anche grazie all’importante supporto del Maestro Ugo Nespolo, da sempre vicino alla Fondazione, che ha donato più di 50 opere per arredare e rendere ancora più accoglienti le camere e gli spazi comuni, oltre che disegnare il logo. Il nuovo Hospice conferma l’attenzione per il paziente da parte dell’Istituto, garantendo così le cure e il benessere psicologico a quelle persone che vivono una fase della malattia avanzata o terminale.

Il nome “Monviso” vuole sottolineare il forte legame che da sempre contraddistingue il rapporto tra la Fondazione e il territorio, oltre al fatto che lo skyline dell’arco alpino piemontese è ben visibile dalle finestre dell’Istituto.

Nell’Hospice vi sono 20 camere singole, dotate di letto aggiuntivo e bagno privato, e un’area comune comprendente una cucina e un salone, per dare la possibilità ai pazienti e ai loro familiari di avere tutti i confort in un ambiente il più “casalingo” possibile.

Grazie alla collaborazione con la Fondazione Circolo dei Lettori, l’Hospice sarà inoltre dotato di una piccola biblioteca, a disposizione dei degenti e dei loro cari.

L’area è attrezzata con le più moderne tecnologie, tra le quali un sistema di telemedicina e di teleriunione per consentire ai familiari una facile interazione con l’ammalato, e agli specialisti di Candiolo di confrontarsi a distanza con i medici di medicina generale e con i nuclei delle Asl che hanno in carico il paziente.

La Fondazione vuole permettere all’Istituto di poter curare sempre più persone e di farlo sempre meglio – dichiara Allegra Agnelli e l’apertura di questo servizio sottolinea ulteriormente l’attenzione che tutti noi abbiamo nei confronti dei pazienti e delle persone a loro vicine. “Monviso” incarnerà pienamente due valori che da sempre ci hanno contraddistinto, umanità e competenza. Grazie a tutti i nostri donatori che ci hanno permesso di fare questo importante, e fondamentale, investimento”.

L’Hospice inaugurato oggi rappresenta solo l’inizio di un percorso dedicato a questa tipologia di pazienti. Un ulteriore spazio, infatti, è stato pensato nel progetto “Cantiere Candiolo”, l’importante piano di sviluppo dell’Istituto che metterà a disposizione nuovi spazi per medici, ricercatori e, soprattutto, pazienti e loro familiari.

“Sappiamo bene come certi traguardi siano possibili soltanto grazie ad un modello organizzativo della massima efficienza – osserva l’Assessore Regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – con l’impegno di professionalità gestionali e tecniche di primo piano. Senza dubbio, su questo fronte l’Istituto di Candiolo rappresenta una garanzia assoluta di serietà e successo nei confronti dei pazienti e dei donatori che da sempre sostengono con le loro offerte la Fondazione Piemontese per la ricerca del cancro”.

Mai come in questi tempi – ha dichiarato Ugo Nespolo – si deve scegliere se confinare la creazione artistica a un ruolo di puro e semplice optional al sociale, decoro o semplice investimento oppure tentare di riportare il fare arte ad un possibile incontro con la vita reale. Ho lavorato con entusiasmo al Progetto Monviso Hospice dell’Istituto di Candiolo nella speranza che le mie opere, appositamente create, come il logo possano in qualche modo contribuire al benessere psicologico delle persone che saranno ospitate e dotare l’arte di una valenza non passiva”.

La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus è stata costituita nel 1986 per offrire un contributo significativo alla sconfitta del cancro attraverso la realizzazione in Piemonte di un centro oncologico, l’Istituto di Candiolo (Torino), capace di coniugare la ricerca scientifica con la pratica clinica e di mettere a disposizione dei pazienti oncologici le migliori risorse umane e tecnologiche. La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro si occupa di reperire le risorse economiche attraverso attività di raccolta fondi e organizza tutte le iniziative e le manifestazioni necessarie per raggiungere questo scopo.

L’Istituto di Candiolo è l’unico centro di ricerca e cura del cancro italiano realizzato esclusivamente attraverso il sostegno di oltre 300 mila donatori privati che, grazie alla loro generosità, ne hanno fatto un centro di rilievo internazionale. L’ Istituto di Candiolo è anche l’unico “Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico” del Piemonte, riconosciuto dal Ministero della Salute, a testimonianza delle importanti scoperte fatte e pubblicate sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali. È inserito nella Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta e le sue prestazioni sono fornite in convenzione col Servizio Sanitario Nazionale o in regime di libera professione. Ha iniziato la sua attività nel 1996 e da allora ha sviluppato nuovi spazi e servizi. Oggi si estende su 56.500 mq, di cui circa 10 mila dedicati alla ricerca. A Candiolo lavorano circa 800 persone tra medici, ricercatori italiani e internazionali, infermieri, personale amministrativo e tecnici.

Travolto da un treno muore macchinista allo scalo di Orbassano

Ieri sera un macchinista è morto allo scalo merci di Orbassano, investito da un  treno in manovra. L’uomo aveva 61 anni e abitava ad Alessandria.
Verso le 22 è stato travolto da un treno merci e non è stato possibile salvarlo. In corso  gli accertamenti dello Spresal dell’Asl To 5 e della polizia ferroviaria. I sindacati dei trasporti Filt Cgil , Fit Cisl,  Uiltrasporti, Ugl Ferrovie e Fast Confsal denunciano l’accaduto ed “esprimono cordoglio e vicinanza alla famiglia della vittima”.

La Città di Torino adotta la “Carta per l’integrazione dei rifugiati”

La Città di Torino ha adottato su proposta dell’UNHCR (Alto Commissariato ONU per i Rifugiati), la “Carta per l’integrazione dei rifugiati”.

La delibera è stata licenziata dalla Giunta Comunale, su proposta di Jacopo Rosatelli, assessore al Welfare, Diritti e Pari opportunità. Il documento, frutto di un percorso condiviso, sarà adottato da altre cinque grandi città: Roma, Milano, Napoli, Bari e Palermo con l’obiettivo di promuovere e favorire l’integrazione e l’inclusione di rifugiati e richiedenti asilo sul territorio.

Con la Carta il Comune di Torino rinnova l’impegno ad essere una città della buona accoglienza in cui l’integrazione delle persone migranti rappresenta un valore fondamentale sul quale investire le migliori energie attraverso un processo dinamico in cui tutti gli attori sociali e le persone rifugiate partecipano. A tale fine è necessario costruire una rete per lo scambio di esperienze e conoscenze, avviare un confronto con le istituzioni nazionali e individuare soluzioni operative nel solco di una cooperazione rafforzata tra le amministrazioni locali.

Alle persone con vulnerabilità socio-sanitaria, donne sole con bambini, minori stranieri non accompagnati è necessario offrire soluzioni concrete ai loro bisogni lavorativi,  formativi e abitativi.

Il documento impegna le città aderenti ad operare per obiettivi, in particolare, promuovere l’accoglienza diffusa in piccoli gruppi e in famiglia; ricercare soluzioni abitative post-accoglienza favorendo percorsi di accompagnamento all’abitare; integrare i sistemi di welfare locale e di accoglienza; facilitare la rapida acquisizione dei documenti essenziali; promuovere il coordinamento coi servizi sanitari per la tutela della salute, soprattutto mentale; consolidare i servizi rivolti alle persone rifugiate adottando un approccio one-stop-shop ossia il superamento degli ostacoli burocratici per fornire un servizio migliore.