Rubrica settimanale sulle novità in libreria
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Laura Laurenzi “La madre americana” – Solferino- euro 18,00
E’ sospeso tra pubblico e privato l’ultimo libro di Laura Laurenzi, una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano e grande esperta di costume. In 260 pagine raccoglie le fila della sua infanzia nel pieno della Dolce Vita Romana, pesca nei ricordi di bambina e ci regala la figura splendida della sua madre americana. Un personaggio a tutto tondo, ben diverso dallo stereotipo femminile degli anni 50. Sua madre, Elma Baccanelli, non è come le altre. E’ americana, arrivata in Italia subito dopo la guerra vestendo i panni della divisa da ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti d’America. Una donna piena di joie de vivre, solida, forte, pratica, ma anche idealista. Di origini e cognome italiani, era nata a New York City, laureata alla Columbia University e allieva di Prezzolini, aveva lavorato con il sindaco della Big Apple Fiorello La Guardia. A Roma incontra quello che diventerà suo marito, Carlo Laurenzi, firma storica del giornalismo italiano, spesso inviato speciale nei punti nevralgici del mondo. Con lui avrà due figli, Martino e Laura. Elma però non si limita al ruolo di genitrice, sceglie di mettere la sua vita anche al servizio degli altri -“…perché l’amore si moltiplica ” spiegava- e guarda oltre le mura domestiche. Sull’onda del Piano Marshall, salva dalla povertà 11.385 bambini italiani a cui la guerra aveva strappato tutto. Per 22 anni -fino alla primavera del 1969, poco prima della sua prematura morte- sarà al vertice del Foster Parents Plan, la prima organizzazione umanitaria non governativa, che ideò anche la geniale soluzione delle adozioni a distanza. Un ambizioso progetto a cui aderirono star della caratura di Gary Cooper, Raymond Burr (alias l’avvocato Perry Mason) Peter Ustinov ed Harry Belafonte. Nel libro sono raccontati tanti aneddoti, uno per tutti: quando Laura aveva 10 anni e mezzo, il primo luglio 1963, la madre la portò a vedere il passaggio di John Fitzgerald Kennedy in visita a Roma. Fu allora che scoprì che JFK aveva i capelli rossi e le sembrò che le sorridesse. Mai più avrebbe pensato che poco dopo, il 22 novembre, sarebbe stato assassinato a Dallas; quella fu anche la prima ed ultima volta che vide la madre piangere. Casa Laurenzi, grazie alla professione e al carisma del padre sarà anche il salotto in cui transiteranno grandi menti come Bassani, Cassola, Carlo Levi ed Eugenio Montale. Insomma un libro che raccontando vicende private, di fatto è uno spaccato della storia degli anni in cui Roma era la Hollywood sul Tevere.
Alfred Hayes “Il mio viso davanti a voi” – Rizzoli- euro 16
Questo è un classico da riscoprire, scritto dall’inglese Alfred Hayes (1911 -1985) cresciuto in America, volato per molto tempo in Italia e ritornato infine negli Stati Uniti dove si è diviso tra New York e Los Angeles. Partito come giornalista ha poi virato sulle sceneggiature per il cinema e la televisione, diventando uno dei più geniali autori cinematografici. Nel 1946 ottenne una nomination agli Oscar per la co-sceneggiatura di “Paisà” di Roberto Rossellini, ha lavorato con De Sica a “Ladri di biciclette”, con Alfred Hitchcock e con altri mostri sacri, costruendosi una carriera di altissimo profilo. “Il mio viso davanti a voi” è del 1958 e fin dall’inizio il ritmo è quello delle immagini, perfetto anche per lo schermo. La storia è ambientata ad Hollywood a fine anni 50, tra party, alto tasso alcolico e grandi sogni di celebrità. Dietro le sfavillanti luci e il glamour di Los Angeles imperano la solitudine e tante speranze deluse: una città degli angeli che attira miraggi di gloria, ma poi macina indifferente fallimenti devastanti. Durante una festa in una villa sulla spiaggia, uno degli ospiti si accorge che una giovane donna sta per annegare, si tuffa e la salva. Lui è uno sceneggiatore con la moglie a New York; lei è una giovane aspirante attrice che ha tentato il suicidio e non riesce ad assemblare i pezzi della sua vita. Senza tanta convinzione e con una buona dose di inerzia lo sceneggiatore si lascia coinvolgere in una relazione con la ragazza che porta le cicatrici interiori di altre infelici relazioni con uomini sposati. Sarà una passione impossibile? Scopritelo voi stessi.
Rebecca West “Nel cuore della notte” – Fazi- euro 20,00
E’ la seconda parte della Saga degli Aubrey, scritta da Cicely Isabel Fairfield, nata a Londra nel 1892 e morta nel 1983, che come nome d’arte scelse quello di Rebecca West (in omaggio all’eroina combattiva di Ibsen). Fu giornalista, viaggiatrice, scrittrice, critica letteraria e femminista ante litteram, ebbe una vita intensa e travagliata, fu amica di Virginia Woolf e amante di H.G.Wells. La trilogia degli Aubrey è ispirata alla sua storia familiare. E’ un libro da prendere con calma e a piccoli sorsi, entrando nelle stanze e nelle abitudini delle protagoniste alle quali ci siamo affezionati nel primo libro. Ora le piccole donne sono cresciute e le ritroviamo giovani adulte alle prese con la vita e con il vuoto lasciato dal padre che sembra averle abbandonate per sempre. Le gemelle Mary e Rose sono diventate pianiste di talento; la sorella maggiore e più ostica, Cordelia ha abbandonato le sue velleità artistiche e scelto di sposarsi, ammorbidendo il suo carattere e dedicandosi totalmente al matrimonio. Poi c’è la cugina Rosamund dall’indole dolce e generosa che dedica la sua vita agli altri diventando infermiera. Maschio ammirato e coccolato della nidiata è l’affascinante e divertente Richard Quinn che promette di diventare un seduttore di sicuro successo. A gestire le fila del quotidiano e punto di riferimento è la madre che però sta diventando sempre più anziana ed è supportata dall’amicizia preziosa del signor Morpugo. Per buona parte del libro gli accadimenti sono minimi e lenti, si impara a godere delle piccole cose e dei semplici gesti, come le passeggiate, i tè, il tempo trascorso nella locanda “Dog and Duck” e nelle visite alle dimore dei vicini. E’ un luminoso microcosmo al femminile in cui a un certo punto irrompe in modo devastante la guerra…. E niente sarà più come prima.
L'isola del libro
Rubrica settimanale sulle novità librarie
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Jennifer Egan “La città di smeraldo e altri racconti” – Mondadori- euro 18,00
Sono 11 racconti che affrontano grandi sentimenti: parlano di famiglie spezzate, licenziamenti, matrimoni naufragati, solitudine, rimpianti, desideri, ricordi e affanni. Tanti episodi di perdita che, visti da una prospettiva più ampia, possono essere anche opportunità da cogliere per un nuovo inizio, nuove chance di vita per i vari protagonisti. Sono racconti stilati con la consueta magia di Jennifer Egan, composti in un arco di tempo spalmato tra i suoi 20 anni fino ai 30. Li ha scritti prima del 1996, ma ha dichiarato di sentirli ancora vicini, e formano una sorta di mappa della sua crescita come scrittrice. Nel suo carnet ci sono 4 romanzi, ha vinto il Premio Pulitzer nel 2011 con “Il tempo è un bastardo” e 2 anni fa è stata inclusa nella long-list del National Book Award per il successo del suo “Manhattan Beach”. La città di smeraldo è in un certo senso quella che non si raggiunge mai e i racconti spaziano a diverse latitudini del globo –Bora-Bora, Cina, Messico, Kenya, Illinois e New York- tanti luoghi diversi per un esteso ventaglio di esistenze. Dalle modelle mozzafiato che cercano di emergere ai fotografi di moda che sognano New York, salvo poi essere schiacciati dal peso del suo lato inospitale; dalle casalinghe ai ricchi banchieri, passando per gente comune e studentesse. Tutti accomunati dal desiderio di andare oltre la loro quotidianità. Forse il racconto più drammatico è “Un pezzo soltanto” in cui Bradley, fratello di Holly che è la voce narrante, si porta addosso il marchio di una tragedia che ha provocato ed ha segnato la vita di tutta la sua famiglia. C’è anche la sua prima pubblicazione sul “New Yorker”, del 1989, dal titolo “La stilista”. E’ la 36enne Bernadette che imbastisce una relazione con il fotografo mentre sono in Kenya per un servizio di moda. Lei fa quel lavoro da 16 anni e mentre agli inizi si sentiva in competizione con le modelle, ora è più che altro materna e protettiva nei loro confronti. E poi altri racconti… sempre intensi e scritti con l’eleganza di questa scrittrice, tra le più interessanti della letteratura contemporanea.
Sabahattin Ali “Madonna col cappotto di pelliccia” -Fazi editore- euro 16,00
Sabahattin Ali è stato uno dei più importanti esponenti della letteratura turca del 900. Nato nel 1907 in quella che oggi è la Bulgaria (ma all’epoca faceva parte dell’impero ottomano in via di disfacimento), da giovane visse per 18 mesi a Berlino dove diventò un libero pensatore. Tornato in Turchia con un baule pieno di libri insegnò tedesco e fu accusato di avvelenare le menti dei suoi studenti con idee pericolose, che gli fruttarono l’incarcerazione. La sua vita fu piuttosto travagliata. Affermato come poeta e scrittore di racconti, fu comunista convinto, con la grande visione della liberazione dell’uomo comune; pagò i suoi ideali con la galera, il licenziamento e una pesante campagna di odio nei suoi confronti. Morì nel 1948 a 41 anni, pare ucciso da un contrabbandiere mentre cercava di attraversare il confine per fuggire in Europa. Secondo un’altra versione invece sarebbe morto durante un interrogatorio del servizio di sicurezza nazionale. Questo romanzo fu pubblicato per la prima volta a Istanbul nel 1943 e all’epoca passò quasi inosservato, per molti solo una storia d’amore. Ma che storia! Ambientata ad Ankara negli anni 30, racconta di un giovane neanche 25enne (la voce narrante) che grazie ad un amico trova lavoro come impiegato in una ditta che commercia legname. Lì conosce Raif Effendi, apparentemente uomo senza qualità né scopo nella vita, spesso malato e trattato malissimo dai suoi familiari. I due fanno amicizia ed Effendi, in punto di morte, gli chiede di distruggere il quaderno che conserva in un cassetto della scrivania. Ma quando il giovane lo legge scopre un altro Raif, che da ragazzo era stato mandato a Berlino dal padre per studiare in vista di un futuro nelle aziende di famiglia. Ed è lì che s’incanta davanti al ritratto di una Madonna col cappotto di pelliccia. Il destino lo aiuta, incontra la donna dell’autoritratto e tra i due nasce una storia complessa e bellissima allo stesso tempo. Lei si chiama Maria Puder, è una donna libera con mille sfaccettature, idee teoricamente chiare su cosa siano l’amicizia e l’amore: i due s’incontrano tutti i giorni, fanno lunghe passeggiate e grandi discorsi. Ma questo incontro e il destino che attende al varco segneranno tutta la vita di Effendi con un finale che non vi aspettereste….
Claire Messud “I figli dell’imperatore” – Bollati Boringhieri- euro 19,50
Ha vinto svariati premi la scrittrice 52enne Claire Messud, nata nel Connecticut e vissuta tra Stati Uniti, Canada e Australia; oggi residente a Boston con i due figli e il marito James Wood, critico letterario. “I figli dell’imperatore” è stato il miglior libro dell’anno 2007 per “The New York Times”, “The Los Angeles Times” e “The Washington Post”. Ma anche altri suoi romanzi precedenti, tra cui “L’innocenza perduta di Sagesse”, “La donna del piano di sopra” o “La ragazza che brucia”, hanno portato a casa prestigiosi riconoscimenti. E non c’è da stupirsi, perché Claire Messud ha il dono di una scrittura limpida, scorrevole, elegante, ed è abilissima nel tracciare pregi e difetti dell’ambiente che decide di descrivere, puntando dritta ai meandri dell’animo umano. In “I figli dell’imperatore” racconta luci ed ombre del mondo letterario Newyorkese e le vite intrecciate dei protagonisti che sgomitano per raggiungere fama e successo. L’imperatore della prestigiosa scena letteraria della Grande Mela è il giornalista liberal di mezza età Murray Thwaite. E’ sposato con Annabel, avvocatessa esperta in diritto di famiglia che lavora per un’organizzazione no profit, spesso via per impegni vari, e sembra ignara di quello che le accade intorno. Hanno una figlia 30enne, Marina, che abita ancora con loro e da anni sogna di scrivere –senza riuscirci- un libro sulla moda per bambini…ma più che altro vive in adorazione del padre e non riesce ad uscire dal suo cono d’ombra. Intorno ruotano e cercano di entrare nelle grazie di Murray il nipote Ciccio che dapprima gli fa da segretario ma poi gli tira un colpo basso; il critico gay Julius che cerca ancora l’amore e finisce in trappola; Danielle, la migliore amica di Marina, produttrice televisiva indipendente che subisce in pieno il fascino di Murray e ne diventa l’amante. Sullo sfondo, a seminare veleno, c’è il giovane giornalista Ludovic Seeley che arriva dritto dall’Australia e si insinua nel cerchio magico sposando Marina e cercando di distruggere Murray. Vi anticipo solo che a dare una svolta decisiva alle vite di questi personaggi sarà l’attacco dell’11 settembre al World Trade Center…
L'isola del libro
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Nona Fernàndez “La dimensione oscura” -Gran Via- euro 16,00
La dimensione oscura è quella del destino delle vittime della dittatura cilena di Pinochet, catturate, torturate ed eliminate tra il 1973 e 1990. Al centro del libro c’è il pentito Andrés Valenzuela, agente dei servizi segreti che ha fatto parte degli squadroni della morte sguinzagliati alla ricerca e all’uccisione degli oppositori. Un giorno irrompe nella redazione di un giornale e racconta tutto l’orrore di cui è stato partecipe e testimone. La sua faccia angosciata, stampata sulla copertina del periodico, tormenta e ossessiona la giovane scrittrice cilena Nona Fernàndez, che ha dalla sua la forza delle parole, l’istinto del segugio e la volontà di affrontare la storia più buia. Nata a Santiago del Cile nel 1971, è sceneggiatrice e scrittrice poliedrica, con al suo attivo diversi romanzi, alcuni vincitori di premi prestigiosi, come “Mapocho” (pubblicato da Gran Via nel 2017). Decide di intraprendere il doloroso viaggio -tra cronaca, letteratura e diario personale- nel passato brutale del suo paese ed ecco “La dimensione oscura” con cui ha vinto il Premio Sor Juana Inés de la Cruz. Partendo dall’agghiacciante testimonianza di Valenzuela, soprannominato “ l’uomo delle torture”, la Fernàndez ricostruisce e ripercorre le esistenze delle persone che il regime ha voluto annientare. Entra nelle vite delle vittime, cerca le loro tracce in archivi e documenti… e dove questi si fermano, lei aggiunge e integra con l’immaginazione che a volte è persino più nitida della memoria. Poco più di 200 pagine che nel dettaglio raccontano sequestri di persona, confessioni estirpate con le più brutali torture e cadaveri cancellati dalla faccia della terra: è quanto accadeva negli anni governati dal dittatore Augusto Pinochet, responsabile di crimini contro l’umanità. Nonostante questo, è morto all’età di 91 anni nel 2006 nell’ospedale militare di Santiago, circondato dai suoi familiari e senza aver mai scontato una condanna giudiziaria in Cile.
Giacomo Papi “Il censimento dei radical chic” – Feltrinelli – euro 13,00
Il primo ad essere eliminato, ucciso a bastonate sull’uscio di casa, è il professor Giovanni Prospero: la sua colpa è aver citato Spinoza in un talk show. Ma è solo l’inizio della feroce caccia ai radical chic, gli intellettuali, ovvero una categoria che ha studiato e sembra una casta detestabile. Con feroce ironia Papi immagina un paese in cui ci si vergogna di essere colti e di aver approfondito gli studi, sono bandite e cancellate dal vocabolario tutte le parole difficili ed erudite, gli intellettuali sono denigrati e in alcuni casi anche ammazzati. Un mondo in cui il valore aggiunto è l’ignoranza, vista come forma di innocenza. Il romanzo sfiora il grottesco e dà da pensare. Un abile primo ministro sfrutta abilmente le paure del popolo, contro le élite intellettuali istituisce una lingua semplificata e scheda chi legge. Il governo crea il Registro Nazionale degli Intellettuali e dei Radical schic, individuati in base a criteri molto semplici, come la quantità di libri che possiedono. In teoria sarebbe per proteggerli. Una scusa bella e buona per censire quelli che si credono più intelligenti degli altri. E va sottolineato che nel libro questi radical chic sembrano spesso dei perfetti imbecilli. E’attraverso gli occhi della figlia del professore ucciso, Olivia, che da anni ormai vive a Londra e torna per seppellire il padre, che l’autore ci fa vedere un paese diventato incomprensibile, in cui le librerie vengono svuotate in tutta fretta e i maglioni di cachmere, status symbol di una categoria, vengono fatti sparire. Un modo di estremizzare tratti dell’attualità: per certi versi un romanzo politico che induce a riflettere sulla deriva odierna e butta l’amo ad un futuro da scongiurare.
Björn Larsson “La lettera di Gertrud” –Iperborea- euro 19,50
Lo scrittore scandinavo in questo romanzo accantona l’amato mare per scrivere il suo libro forse più difficile. Si avventura in terreni complessi come l’identità ebraica, diverse questioni esistenziali e ideologiche legate alla ricerca di identità -che sia culturale, religiosa, etnica o nazionale-; ma anche all’odio e alla paura dell’altro, il peso del passato, il bisogno o il rifiuto di appartenenza. La storia inizia con Martin Brenner, genetista all’apice della carriera, marito e padre felice, che sparge le ceneri della madre e si accorge di non provare un autentico dolore; così si interroga sul loro legame e avverte che “.tra loro c’era come una pellicola, un velo sottile, un vetro appannato….”. Convocato da un avvocato scoprirà da una lettera della madre che lei in realtà era un’ebrea sopravvissuta al lager; non rivela chi era il suo padre biologico, in compenso racconta di essere fuggita dall’uomo che aveva sposato per dare sicurezza al figlio, ma che si era rivelato un fanatico nazista. Una storia tormentata che aveva nascosto per preservare Martin dal rischio del ripetersi delle persecuzioni e dell’odio razziale e per regalargli l’inestimabile dono del libero arbitrio. Lui può scegliere se essere ebreo oppure no. Se non lo dice a nessuno, non lo sarà, ma avrà un segreto nei confronti di amici e famiglia; se invece decide di essere ebreo, nessuno dovrebbe opporsi, a parte gli antisemiti che avranno un uomo in più su cui riversare odio e discriminazione. Quello che proprio non dovrebbe fare è dichiarare pubblicamente nel corso di un convegno scientifico che sua madre era ebrea, ma che lui non vuole esserlo. Invece è proprio la strada che sceglierà di percorrere attirandosi le ire di tutti, dando in escandescenze in una trasmissione tv e perdendo tutto quello che aveva costruito…
L'isola del Libro. Speciale Joël Dicker
Adesso che “La verità sul caso Harry Quebert” di Joël Dicker è diventato anche una serie tv su Sky Atlantic, interpretata dal fascinoso ed enigmatico Patrick Dempsey (già protagonista del medical drama di successo “Grey’s Anatomy”), ecco l’occasione giusta per rileggere oppure leggere per la prima volta e scoprire anche gli altri romanzi del giovane scrittore svizzero, nato a Ginevra nel 1985. Sguardo limpido e viso da ragazzino, Dicker è un autore geniale, abilissimo e prolifico di cui vorremmo leggere un libro al mese. Il suo best seller, che ha venduto solo in Italia 800.000 copie, ora con la regia di Jean Jacques Annaud promette di bissare il successo anche sullo schermo. Dempsey interpreta Harry Quebert, lo scrittore tormentato dai fantasmi di un passato mai chiarito e risolto, che torna prepotentemente a galla e gli stravolge la vita.
“La verità sul caso Harry Quebert”
La storia è avvincente, appassionante e scritta in modo magistrale. Ecco la trama. Harry Quebert è uno stimato professore universitario di 67 anni, stella del firmamento letterario e dell’intellighenzia americana, grazie al successo mondiale del suo capolavoro “Le origini del male”. Nel 2008 vive in una magnifica villa sull’oceano, Goose Cove, poco fuori la cittadina di Aurora nel New Hampshire, sulla Route in direzione del Maine. E’ qui che lo raggiunge il suo ex allievo, il giovane scrittore Marcus Goldman, che dopo un primo romanzo che l’ha rimbalzato nell’Olimpo dei ricchi e famosi, ora è in preda al classico blocco dello scrittore e si rifugia dal suo mentore sperando di trovare ispirazione. La trama si fa incalzante quando proprio nella proprietà di Quebert viene ritrovato sepolto il corpo di una giovane donna. E’ quello di Nola Kellergan, 15enne con la quale Quebert (all’epoca 34enne) aveva avuto una relazione nell’estate del 1975, scomparsa 33 anni prima in circostanze misteriose. Accanto al suo cadavere viene rinvenuto anche il manoscritto del famoso romanzo del professore, che poco dopo la sparizione della fanciulla, l’aveva pubblicato conquistando successo e fama. Ed è proprio su di lui che cadono i sospetti: viene arrestato, indagato per omicidio e occultamento di cadavere, rischia l’iniezione letale. In un attimo perde tutto e un macigno schiaccia la sua intera vita. Allora chiede aiuto a Marcus che si precipita nel bel mezzo di questa bufera e non sta certo con le mani in mano. Vuole scagionare il suo amico e parte con le sue indagini, prova a ricostruire la dinamica dei fatti, si trova a fare cose di cui si pentirà e finirà per interrogarsi sulla vera natura dell’uomo che gli ha cambiato la vita. Di più non anticipo..ma preparatevi a fulminanti colpi di scena e a scoprire che nulla è mai come sembra…
“Gli ultimi giorni dei nostri padri” – Bompiani – euro 20,00
In realtà è questo il romanzo di esordio di Joël Dicker, che nel 2010 ha ottenuto il Prix des écrivains genevois. Possiamo vederlo in parte come un romanzo storico perché fa luce su alcuni retroscena poco conosciuti della storia europea. Racconta del SOE, Special Operations Executive, ovvero una squadra dei servizi segreti inglesi che durante la Seconda Guerra Mondiale lavorò nell’ombra, incaricata di azioni di sabotaggio ed intelligence tra le linee nemiche. Fu voluta dal primo ministro britannico Winston Churchill ed era formata da persone insospettabili, giovani brillanti e gente comune. Siamo nel 1940 e il giovane Paul Emile lascia Parigi per Londra sperando di unirsi alla resistenza. Viene reclutato nel SOE, insieme a tanti altri: sono tutti sottoposti a un duro addestramento e poi rimandati nella Francia occupata dai tedeschi per raccogliere più informazioni possibili. Con Paul Emile (soprannominato Pal) ci sono altri suoi connazionali valorosi; diventeranno i suoi amici, mentre l’unica donna del gruppo, Laura, sarà la sua fidanzata. Hanno un grande ideale comune e rischiano la pelle, perché rispediti in Francia scopriranno che il controspionaggio tedesco è già in stato di allerta….
“Il libro dei Baltimore” -La Nave di Teseo” – euro 22,00
Il romanzo è del 2015, ma in Italia è uscito l’anno dopo. Ed è una splendida saga familiare. Ritroviamo come protagonista lo scrittore Marcus Goldman de “La verità sul caso Harry Quebert” che qui racconta invece la storia della famiglia Goldman di Baltimore. Prima di un drammatico evento, che Marcus definisce “La Tragedia”, erano due i rami della famiglia. I Goldman di Baltimore, ricchissimi, abitavano in un quartier di lusso e sembravano la famiglia ideale: lo zio Saul avvocato di grido, la zia Anita donna affascinante e valido medico, e i due cugini, Hillel molto intelligente, Woody promessa del football. D’altro canto e in condizioni economiche molto più modeste, appartenenti alla classe media e in un piccolo appartamento, ci sono i Goldman di Montclair, di cui fa parte Marcus che guarda con ammirazione e invidia i Baltimore. I tre giovani cugini avevano formato la Gang Goldman e stretto un patto: nessuno di loro avrebbe dovuto fare avance alla ragazza di cui erano innamorati, Alexandra, ovvero il loro amore proibito. Poi una tragedia misteriosa e Marcus che cerca di ricostruire gli eventi….
“La tigre” -Bompiani – euro 7,50
Questa è una piccola chicca di 56 pagine da leggere tutta d’un fiato, scritta da Dicker appena ventenne nel 2005, pubblicata in Italia da Bompiani nel 2016. E’un breve ma intenso racconto ambientato nella Russia nel 1903, sotto il regno dello zar Nicola II. San Pietroburgo è allarmata dalla notizia di una tigre che scorrazza seminando morte al suo passaggio. Lo zar mette una taglia e promette una ricompensa a chi riuscirà a fermare il felino. A raccogliere la sfida è il giovane squattrinato Ivan……
“La scomparsa di Stephanie Mailer” -La Nave di Teseo – euro 22,00
Ecco un’altra storia ad alto tasso di adrenalina e suspense, che Dicker scandisce su più piani temporali, ambientata nella cittadina balneare di Orphea, negli Hamptons. Qui nel 1994, mentre sta per andare in scena il primo festival locale teatrale, vengono uccisi nella loro casa il sindaco, la moglie e il figlio. Lì vicino viene trovato anche il cadavere della giovane Meghan, freddata mentre faceva jogging: forse uccisa perché incappata nell’assassino che ha pensato bene di non lasciare testimoni. Le indagini vengono svolte dai due ambiziosi agenti, Jesse Rosenberg e Derek Scott, che chiudono il caso incriminando Ted Tennenbaum, un ristoratore del luogo. Poi si balza al 2014 quando Rosenberg, diventato capitano di polizia, ora prossimo alla pensione, viene avvicinato dalla giornalista Stephanie Mailer che lo incalza sostenendo che all’epoca era stato accusato un innocente…di più non potrà dire perché poco dopo scompare. Che cosa aveva scoperto e che fine ha fatto? E’ quello che cercheranno di scoprire Jesse e Derek, affiancati dalla collega Anna Kanner. Riapertura della vecchia indagine e nuovo mistero che vi inchioderà fino all’ultima riga. As usual… quando si parla dei libri di un asso come Joël Dicker.
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Manuel Vilas “In tutto c’è stata bellezza” -Guanda- euro 19,00
Per molti Manuel Vilas è il miglior autore spagnolo dell’anno. Concordo e dirò di più… questo è uno dei libri più belli, intensi e a tratti lucidamente strazianti che possiate leggere. Senza ingenti investimenti di marketing, è balzato in vetta alle classifiche, ha attraversato i confini e colpisce dritto al cuore. Perché è una storia universale. Basta leggere l’incipit e capisci che sta parlando anche di te. E’ un libro per certi versi scomodo: tratta temi tosti come la malattia e la morte, la vecchiaia, i ricordi, l’inesorabile scorrere del tempo, le scelte giuste o sbagliate… E’ una sorta di indagine esistenziale. Manuel Vilas l’ha presentato al Circolo dei lettori di Torino, gremito di pubblico, che lui ha incantato rivelandosi piacevolmente disponibile, profondo come si evince dalle sue pagine, ma anche ironico e capace di sorridere del tragico che la vita ci butta addosso. Ha raccontato aneddoti teneri e divertenti che hanno strappato applausi, e spiegato di aver iniziato a scrivere il libro (in Spagnolo si intitola “Ordesa”) quando è morta la madre e si è reso conto che era già troppo tardi. Allora ha ricostruito le vite di quei genitori “speciali” e “bellissimi” che non c’erano più, cercando di dire quello che non aveva detto mentre erano ancora vivi. Un dialogo continuo con dei “fantasmi”, scaturito dall’amore e dalla riconoscenza per tutti i sacrifici che avevano fatto per lui. E’ il lungo monologo di un professore 52enne rimasto solo, dopo la morte e la cremazione dei genitori, e il suo divorzio, che fa i conti con le rovine della sua esistenza, ovvero quel “ lungo tunnel in cui siamo tutti infilati e povera gente”. I ricordi scattano dall’estate del 1969, a Ordesa nel nord della Spagna, quando era bambino, in compagnia del padre. Manuel Vilas è nato li vicino, a Barbastro, nel 1962, e Ordesa è innanzitutto lo spazio intimo dei ricordi e l’avvio della narrazione. A volte parte da una foto antica e delinea la storia della sua famiglia, mette a nudo le difficoltà dell’essere figlio, marito e padre, i problemi con il lavoro, l’abuso d’alcol, la vita di provincia. Non pensate però a un libro triste. Certo, narra vicende drammatiche, tristi e dolorose, sconfitte, tradimenti e clamorosi fallimenti; ma coglie anche la bellezza del mondo e della vita, come l’amicizia, la bontà, la forza interiore, la meraviglia della nascita dei figli e le promesse di gioventù. Procede a raffiche emotive che scavano nel profondo e hanno una forza portentosa, senza retorica o menzogne, semplicemente testimonia la necessità di amare ed essere amati.
Natasha Solomons “I Goldbaum” – Neri Pozza- euro 18,00
E’ un imponente affresco familiare e storico quello imbastito dalla scrittrice inglese 39enne, autrice di altri 5 libri (tra cui “Un perfetto gentiluomo” e “La galleria dei mariti scomparsi”), che vive nel Dorset con il marito David Solomons, famoso scrittore per bambini, e i loro 2 figli. La storia dei banchieri Goldbaum è quella di una dinastia cosmopolita con diramazioni nei luoghi strategici della finanza europea: sono tutti imparentati tra loro perché i matrimoni in famiglia “erano spiacevolezze da affrontare per salvaguardare il casato”. Sono ebrei ricchissimi che amano collezionare la bellezza a tutti i livelli: grandi dimore, ville e castelli, mobili pregiati, opere d’arte, gioielli e collezioni di prestigio… e soprattutto debiti di primi ministri da riscuotere prima o poi, insieme al potere che ne deriva. La storia inizia nell’aprile del 1911 a Vienna, con i giovani eredi Otto e Greta: lui responsabile e maturo, lei irrequieta e ribelle, destinata a sposare (nessuno le chiede se è d’accordo) il cugino del ramo inglese Albert Goldbaum, un naturalista con una passione sfrenata per le farfalle. All’inizio le cose non saranno facili. A Temple Court, residenza degli sposi nella piovosa Inghilterra, Greta si salva dalla freddezza del coniuge dedicandosi alla coltivazione di piante e fiori. La nuova famiglia la tratta benissimo, la servitù è ai suoi piedi…peccato solo che il marito, in pubblico cortese e attento, nel privato non la consideri proprio. Le cose poi miglioreranno…e lascio a voi scoprire come. Albert prende in mano le redini della banca e si affaccia anche alla politica diventando membro del Parlamento. Ma a mettersi di mezzo sarà la 1° Guerra Mondiale che spazzerà via l’antico ordine su cui l’Europa si reggeva da secoli. Scatta la corsa agli armamenti ed emerge il ruolo delle banche nei finanziamenti alla causa bellica. Per la prima volta, i vari Goldbaum si troveranno su fronti opposti e Greta dovrà scegliere; mentre il fratello e il marito mettono a repentaglio la vita nelle trincee. Ognuno farà la sua parte. Gli uomini combattendo e cercando di sopravvivere; Greta aiutando le donne che rischiano di morire di parto perché lasciate indietro dall’assistenza medica concentrata tutta sui feriti di guerra. Ma la storia non finisce qui, i vari destini si compiono in pagine piene di sorprese e scritte divinamente.
Lou Berney “November road” – HarperCollins – euro 18,00
Il novembre del titolo rimanda a una data storica: il 22 novembre del 1963 a Dallas veniva ucciso John Fitzgerald Kennedy, 35° Presidente degli Stati Uniti d’America. Il romanzo si aggira intorno a questo assassinio, fa sua la tesi del complotto ordito dalla mafia e diventerà anche un film diretto da Lawrence Kasdan. Gran bel colpo per il giovane scrittore e professore universitario Lou Berney, di Oklahoma City, che ha al suo attivo altri 3 romanzi. Protagonista del libro è Frank Guidry, membro fedele della Mafia di New Orleans e al suo capo Carlos Marcello, uno dei boss più potenti e temuti negli anni 50-60 in America. Guidry è stato a Dallas in missione poco prima che Kennedy venisse ucciso, sa troppe cose sull’assassinio del secolo e per questo è diventato sacrificabile, come altri sicari di Marcello che in rapida successione vengono ritrovati cadavere. Lui sa di essere il prossimo. Il romanzo segue le vicende di tre personaggi: Frank Guidry, in fuga verso Las Vegas, dove spera di trovare aiuto in un altro boss che odia Marcello; un terribile sicario che semina morte a ogni passo e lo insegue per tappargli la bocca; Charlotte, una giovane madre con due figli e un cane che sta scappando dal marito ubriacone. Frank sa che in certi casi la regola per sopravvivere è “non fermarsi”; ma a cambiare le carte in tavola è l’incontro con Charlotte, sul ciglio della strada, disperata e con l’auto in panne. Ed ecco il thriller on the road in cui galeotto sarà il viaggio dei due verso ovest. Frank si finge assicuratore e si offre di accompagnarla in California, se prima lei accetta di seguirlo a Las Vegas dove lui può procurarle una macchina. Ma l’altra regola sovrana di chi fugge è non innamorarsi mai, perché questo rallenta la corsa e diminuisce il vantaggio della preda. Esattamente quello che succede ai due e che rischia di farli uccidere…
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Søren Sveistrup “L’uomo delle castagne” –Rizzoli- euro 20,00
E’ uno dei thriller più belli tra quelli letti di recente ed è all’inseguimento di un killer particolarmente spietato che arriva direttamente dalla Danimarca e dalla penna di Søren Sveistrup. Potremmo dire che, sul solco tracciato da Stieg Larsson (lo scrittore svedese che ci aveva catturati con la sua trilogia Millenium, morto nel 2004) oggi c’è un altro scrittore nordico abilissimo nell’imbastire trame sanguinarie che non lasciano scampo e tengono il lettore avvinghiato fino all’ultima pagina. Sveistrup è nato a Copenaghen nel 1968, adottato da piccolo, ha trascorso l’infanzia sull’ isola di Thurø, a sud della Danimarca. E’ autore della serie tv “The killing” che ha conquistato milioni di telespettatori, ed ha scritto la sceneggiatura de “L’uomo di neve” tratto dal thriller di uno scrittore cult come Jo Nesbø. Ritmo incalzante e colpi di scena che sarebbero perfetti per lo schermo li troviamo anche in questo suo primo romanzo “L’uomo delle castagne” che ha riscosso grande successo in patria ed è tradotto in 25 paesi. E’ un thriller ad alta tensione. La trafila di morte – in cui l’assassino seriale firma i suoi omicidi lasciando sulla scena del crimine degli inquietanti omini fatti di castagne e fiammiferi- si annuncia con il massacro di un’intera famiglia nella fattoria di Ørum, nell’ottobre 1989. Anni dopo -oggi- a Copenaghen vengono prima torturate e mutilate, poi brutalmente uccise, delle giovani madri. Scene dell’orrore su cui indagano Naia Thulin, poliziotta della Omicidi (prossima all’agognato trasferimento) e il nuovo arrivato Hess, agente di collegamento allontanato dall’Europol, che ancora non ha metabolizzato la tragica morte, 5 anni prima, della giovane moglie incinta di 7 mesi. I due devono lavorare fianco a fianco ma l’intesa non sarà facile da trovare: lei ferma nelle sue posizioni e risoluta, lui uomo complesso ma di grande intuizione. Eppure finiranno per fare squadra ed avanzare come dei panzer nelle indagini. Scoprono che dietro le madri uccise ci sono vicende sottese di abusi e violenze sui minori, incuria nei confronti dei figli, denunce anonime e affidi familiari. E sullo sfondo, a complicare la già avvincente trama, c’è anche il rapimento della figlia dodicenne del ministro degli Affari Sociali Rosa Hartung, avvenuto un anno prima. Capro espiatorio della vicenda è un giovane hacker che si pensa abbia ucciso la ragazzina, l’abbia fatta a pezzi e poi nascosta chissà dove. Insomma, preparatevi a stanare il vero colpevole.
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Kurt Vonnegut “Il grande tiratore” – Feltrinelli- euro 17,00
Kurt Vonnegut, morto nel 2007, è stato un grande scrittore e saggista americano: considerato uno dei massimi autori di fantascienza che poi ha virato su un mix di elementi fantastici, satira politica, sociale e di costume. E aveva pubblicato questo romanzo nel 1982. “Il grande tiratore” è Rudy (voce narrante) che a 50 anni si guarda indietro e racconta le strampalate vicende della sua famiglia. Una storia di destini che iniziano e finiscono con l’apertura e la chiusura di (quelli che l’autore definisce) spiragli della vita.. un modo bellissimo di circoscrivere le avventure terrene comprese tra nascita e morte. Nell’incipit Rudy esordisce «…Ero anch’io un batuffolo di indifferenziata nientità, poi, piff, s’è aperto all’improvviso uno spiraglio, uno spioncino. Luce e rumore si sono riversati dentro il nulla …». Ed ecco la venuta al mondo. Rudy racconta di suo padre Otto Walz, erede di una ricca famiglia di Midland City, nell’Ohio, il cui patrimonio era stato accumulato vendendo un intruglio al limite del ciarlatano. Il suo spiraglio si era aperto nel 1892, e la sua vita era stata degna di un romanzo. Convinto di avere talento artistico aveva ottenuto dai genitori di iscriversi all’Accademia di Belle Arti a Vienna, dove aveva incontrato un giovane poverissimo che di nome faceva Adolf Hitler. I lavori di entrambi non avevano convinto gli insegnanti ma Otto aveva simpatizzato con l’austriaco e comprato un suo acquerello. Una pessima idea perché –come scrive Vonnegut – forse se non l’avesse fatto Hitler sarebbe morto di stenti già nel 1910. Dopo la parentesi viennese, Otto torna a Midland City e costruisce una casa grandiosa e bizzarra in cui custodisce una preziosa collezione di armi da fuoco. Ancora non può saperlo, ma questo, anni dopo, segnerà il destino di suo figlio Rudy. Intanto Otto gongola quando in Germania il suo amico Adolf diventa Primo Ministro e per celebrarne il successo espone una bandiera con svastica. Ma la 2° Guerra Mondiale sta per deflagrare e il vanto diventa pura vergogna. A complicare la vicenda sarà il giovane rampollo Rudy che si mette a sparare a vanvera e colpisce a morte una casalinga incinta. La disgrazia è solo l’inizio della catastrofe che finirà per travolgere tutta la famiglia.
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Margherita Belgiojoso “Là dove s’inventano i sogni” –Guanda- euro 19,00
Il libro ripercorre le vite di 16 donne russe, raccontate in altrettanti capitoli collegati tra loro da una sorta di staffetta ideale in cui si passano il testimone. Risultato: un grande affresco al femminile della storia degli ultimi due secoli dell’ex Unione Sovietica. L’autrice, che ha studiato storia dell’arte ed economia, ha vissuto più di 10 anni in Russia, l’ha attraversata in lungo e in largo scrivendone per le maggiori testate italiane. Ora ritrae scrittrici, attrici, poetesse, ballerine, rivoluzionarie e dissidenti le cui vite si sono intersecate in alcuni casi, facendole incontrare, convivere e lottare per ideali comuni. Tutte donne e vite straordinarie. Ci sono nomi altisonanti, come quello di Svetlana, figlia prediletta di Stalin, che dopo anni in adorazione del padre, dovrà fare i conti con la sua crudeltà, finirà per allontanarsene e lasciarsi alle spalle la Russia. Aleksandra Kollontaj, prima ministro donna della storia russa -unica tra i 15 ministri del governo di Lenin- che adottò misure draconiane per l’emancipazione femminile, compresa una dura battaglia per la legalizzazione dell’aborto. C’è la poetessa Anna Achmatova inorridita per gli orrori perpetrati da Stalin – in un mese aveva fatto fucilare 6500 persone- disperata quando furono arrestati il suo compagno e suo figlio. E c’è la scrittrice Nina Berberova che riesce a scappare in America e sbarca il lunario passando da un lavoro a un altro, fino ad insegnare letteratura a Yale e Princeton, abilissima nell’osservare l’atteggiamento dei russi emigrati negli States. Ci sono le rivoluzionarie come Marija Volkonskaya e molta Siberia; ma anche danzatrici ed attrici come Ljubov’ Orlova, il sorriso del cinema sovietico. Il libro si chiude con la coraggiosa dissidente Elena Bonner che nel 1975 andò ad Oslo a ritirare il Premio Nobel per la Pace assegnato al marito Andrej Sacharov. Lui lo condivise con le centinaia di prigionieri rinchiusi nelle carceri di Brežnev; ma il segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica non perdonò questo smacco e nel 1980 fece prelevare Sacharov e lo mandò al confino. L’epilogo invece è dedicato ad Anna Politkovskaja che l’autrice conobbe personalmente negli anni in cui lavorava come giornalista a Mosca…Queste sono solo brevi anticipazioni, il libro racchiude molto di più e si legge piacevolmente come un grande romanzo corale.
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Heddi Goodrich “Perduti nei quartieri spagnoli” –Scrittori Giunti- euro 19,00
L’autrice è di lingua inglese ma ha riscritto in italiano, e in modo splendido, questo suo primo romanzo, diventato un caso letterario. Heddi Goodrich è nata a Washington nel 1971, arrivata a Napoli nel 1987 per uno scambio culturale ci è rimasta (a parte brevi periodi) fino al 1998. Si è laureata in Lingue e letterature straniere all’Istituto Universitario Orientale ed oggi vive in Nuova Zelanda, ad Auckland, con il marito e i 2 figli di 10 e 6 anni. Una bella giramondo che ha fatto sua la lingua italiana…di più… padroneggia pure il dialetto napoletano . Il libro, quasi un diario postumo degli anni giovanili, non è esattamente autobiografico, ma la biografia della scrittrice qualcosa spiega. Anche lei, come la protagonista Eddi, ha fatto parte della schiera degli studenti fuori sede ed è planata nella città partenopea dove ha vissuto per un decennio. Eddi abita nei Quartieri Spagnoli, un dedalo di vicoli tra il suggestivo e il delabré, dove le case antiche sono affittabili a buon prezzo e l’umanità è varia quanto colorita. Poi c’è la storia d’amore con Pietro, studente di geologia, che ha alle spalle una famiglia contadina dell’Irpinia ben ancorata alle radici e alla sua terra. Due mondi, quelli di Eddi e Pietro, che guardano in direzioni diverse. Lei cittadina del mondo, lui attaccato alle sue origini anche se sognatore e velleitario. E spicca prepotente e chiarificatore il ritratto della madre di lui, Lidia. E’ lei l’antagonista di Eddi, (che si ostina a chiamare Edda). Contadina solo in apparenza dimessa e fragile, chiusa nei suoi silenzi, inospitale e fredda. In realtà è una gran lavoratrice e risparmiatrice che per tutta la vita è stata la vigile custode dell’ordine familiare. Ed è lei la catena che terrà legato Pietro. A Napoli i due giovani si amano e sognano di volare in un futuro più alto; ma è nell’atavico entroterra che tutto si schianta.
Enrico Pandiani “Ragione da vendere” – Rizzoli- euro 18,00
Tornano le avventure del commissario Mordenti e della sua squadra di flic chiamata “Les italiens”, nate dalla creatività dello scrittore torinese Enrico Pandiani, che esordì nel 2009 con la prima puntata della serie poliziesca. Da allora i lettori attendono il seguito delle rocambolesche vicende della brigata criminale parigina del Commissario Mordenti: una squadra di poliziotti che di fatto è una famiglia. Uno dei punti di forza dei suoi romanzi è l’umanità dei personaggi. Il commissario Mordenti è un antieroe con un debole per le donne che lo porta a fare sciocchezze….come non affezionarsi a lui? In “Ragione da vendere” ricompare a sorpresa anche l’investigatrice Zara Bosdaves, protagonista di un precedente libro di Pandiani, che aveva voluto creare anche un’intrigante protagonista femminile dei suoi noir. Era “La donna di troppo” (Rizzoli) del 2013, ambientato a Torino. Lì la poliziotta bella, alta, sottile, bionda, “tosta”, un po’sciupata dalla vita, madre separata che si era rifatta una vita, nostalgica della figlia studentessa all’estero, pur facendo un lavoro da “dura”, aveva delle fragilità. Qui la ritroviamo oltralpe alla disperata ricerca della figlia scomparsa nel nulla, invischiata più che mai nella storia che inizia un’afosa notte di agosto con un inaspettato spettacolo pirotecnico. Sottocasa di Servandoni, (uno dei flic dei “Les italiens”) scoppia una sparatoria, viene assalito un furgone a mano armata, due uomini scaricano una grossa cassa dal suo retro, mentre un terzo bandito apre la portiera del passeggero e con violenza tira fuori una donna che scalcia ed urla e la sequestra. Sul campo resta un morto, un cittadino inglese, George Stubbs, broker nel campo dell’arte e con la passione per l’antiquariato. Ed ecco, inizia la caccia per ritrovare una preziosa opera. Ci saranno incursioni nel non sempre limpido mondo dei mercanti, la comparsa di un ricettatore vietnamita e di una femme fatale pericolosa e manipolatrice. In tutto questo si avvita anche la storia d’amore tra Mordenti e la figlia del suo capo, Tristane Le Normand; perché Pandiani non dimentica mai che i suoi personaggi hanno anima e cuore e come noi…una vita non sempre facile.
Vera Giaconi “Persone care” – SUR – euro 15,00
10 racconti che sondano sentimenti complessi come amore, amicizia, rapporti familiari e dissapori vari. Sono racchiusi nel libro della scrittrice uruguaiana Vera Giaconi, nata a Montevideo nel 1974, che ha trascorso la sua giovane vita a Buenos Aires in Argentina. Da circa 13 anni lavora come editor e redattrice freelance per svariate case editrici e riviste. Insegna anche scrittura creativa e il suo primo libro è stato “Carne viva” pubblicato nel 2011. Ora, con “Persone care”, sua seconda opera, è stata finalista al prestigioso Premio Internacional de Narrativa Breve Ribera del Duero.
Nello spazio compreso tra Montevideo, Punta del Este, Buenos Aires e Mar del Plata, ambienta i suoi 10 racconti e spalanca finestre sul vissuto quotidiano di tanti personaggi diversi tra loro, scandagliando la ferocia e la fragilità che a volte sono il cardine di relazioni ed affetti. Nelle pagine troviamo tanti capitoli di vita. Dall’uomo che nell’Argentina dei desaparecidos cerca di proteggere la nipotina, alla giovane donna che -pur amando sua sorella- gongola quando le cose le vanno male. Dall’ansia di un figlio che deve fare i conti con la vecchiaia della madre e non sa bene dove collocarla, alla morte della più giovane di tre sorelle che scatena ricordi e qualche sgarbo del passato. Insomma un microcosmo di persone con le loro lacune, gli affetti non sempre lineari, le debolezze e i punti di forza che corrispondono semplicemente alla vita. E ci porta ad interrogarci, a farci ammettere che anche noi, magari solo per qualche istante, possiamo aver odiato la madre, essere stati gelosi di un fratello o una sorella, esserci trovati disarmati di fronte al declino di un anziano… o che almeno una volta abbiamo amato qualcuno che ci ha umiliato e ferito a morte. Sentimenti comuni che appartengono all’esistenza, a qualunque latitudine del globo, e la Giaconi sa narrarli benissimo.
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Laura Morante “Brividi immorali” – La nave di Teseo- euro 17,00
Se amate Laura Morante attrice non potete non scoprirne l’anima profonda nei racconti che ha scritto in “Brividi immorali”. 15 storie intercalate da interludi musicali in cui l’icona del cinema narra tanti anfratti di vita. Racconti molto diversi fra loro, di varie lunghezze, scritti in momenti e stati d’animo differenti. Se cercate un filo comune che li leghi è …semplicemente… la vita. Quella di uomini razionali o infantili, donne alle prese con difficoltà varie, bambini anche crudeli, piccole e grandi violenze quotidiane, coppie sull’orlo dell’abisso, inquietudini e fragilità, adolescenti che faticano a crescere e possono scivolare nell’anoressia, famiglie che cercano di stare a galla. Insomma, un ampio spettro di argomenti. Per esempio, la prima storia, “La mia amica Giovanna” parla di amicizia e tradimento, e sonda il labirinto di lealtà e sentimenti contrastanti in cui possiamo perderci. Ogni racconto è un mondo a sé, narrato con ironia, ma anche con toni più drammatici. Sottesa a tutte le pagine è la sensibilità di questa attrice che ora, sulla scia della famosa zia Elsa Morante, irrompe con potenza anche nel mondo delle patrie lettere. Tutta da scoprire.
Lionel Shriver “I Mandible” – 66thand2nd – euro 20,00
Immaginate di svegliarvi una mattina e non avere più nulla….ecco ora potete immedesimarvi nell’incubo dei Mandible. Il sottotitolo “Una famiglia 2029-2047” vi proietta direttamente nel futuro e apre la visione su un mondo distopico, tutto concentrato sulla difficile economia di un futuro in cui le certezze sono ridotte a un lumicino. Il romanzo è la storia di una ricca famiglia americana che di colpo deve sopravvivere, come tutto il resto della nazione,…. con nulla. Geniale e anche un po’ apocalittica la vicenda imbastita dall’autrice americana, nata nel Nord Carolina, studi alla Columbia University, vissuta in più luoghi del mondo: Nairobi, Bangkok, Belfast e Londra, dove tutt’ora trascorre parte dell’anno insieme al marito che di lavoro fa il batterista. Tra i suoi libri pubblicati in Italia c’è “Dobbiamo parlare di Kevin” che nel 2006 le è valso l’Orange Prize for Fiction ed è diventato anche un film di successo interpretato da Tilda Swinton. “I Mandible “ è una satira che ruota intorno a un devastante futuro in cui l’economia USA collassa e non è più alla guida del mondo. Il dollaro equivale ormai a carta straccia, sostituito dal “bancor”, nuova valuta di riserva mondiale. E puff tutta la ricchezza accumulata dal trisavolo, oculatamente protetta e conservata dal patriarca 97enne della famiglia, si dissolve. La vita diventa difficile, tra inflazione esplosa dall’oggi al domani, penuria di acqua, difficoltà di approvvigionamento di cibo e di tutto quello che serve quotidianamente. E’ una spietata lotta per la sopravvivenza, i mercati crollano e le città si riempiono di senzatetto e disperazione. Un po’ vi metterà ansia leggere le peripezie dei Mandible in un futuro possibile, in cui perdono tutto. Finiscono prima stipati nell’angusto appartamento di un parente e poi per strada, in cerca dell’unico lavoro possibile, quello nei campi.
Luke Jennings “Killing Eve” -Mondadori- euro 18,00
L’autore vive a Londra e collabora con grandi testate giornalistiche della levatura di “The New Yorker”, “Time”, “The Observer” e “Vanity fair” e la sua è una scrittura veloce, efficace, accattivante. Al centro della spy story che ha ispirato l’omonima serie Tv ci sono due donne, due antagoniste formidabili. Una è l’enigmatica e perversa Villanelle. Orfana russa, killer di professione, gode nel veder scivolare via la vita dalle sue vittime. E’ una sociopatica, totalmente priva di empatia. Ubbidisce -e basta- agli ordini di una fantomatica accolita che si fa chiamare “I dodici”; non sa chi siano né perché la mandino ad uccidere, ma neanche le interessa. A lei basta poter fare quello che più le piace: ammazzare e trarre da questa disumanità la sua forza. Ed è abilissima: insegue nell’ombra, stana, colpisce e poi scompare. E’ anche bellissima, adora la moda e il lusso; ma sa pure adattarsi a situazioni scomode che possono essere tappe strategiche delle sue missioni omicide. Sua antagonista è la poliziotta Eve Polastri. Tutt’altra pasta di donna. Estremamente intuitiva e brillante, è addetta alla sicurezza dell’MI5 con l’incarico di fornire protezione speciale a personaggi importanti in visita nel Regno unito. Poi perde il posto.. ma questo non le impedisce di dare la caccia alla cattiva di turno. Eve è la prima ad aver capito che il misterioso e inafferrabile killer che semina morte in tutta Europa è una donna…..e l’inseguimento ha inizio…
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Alan Parks “Gennaio di sangue” – Bompiani- euro 18,00
Questo è il primo romanzo dello scozzese Alan Parks che, dopo aver lavorato 20 anni nel mondo musicale, ora si affaccia alla narrativa e racconta omicidi e misteri in una Glasgow imbruttita e grigia per la crisi economica e lo squallore che ne deriva. E’ il primo di una serie di 12 noir, uno per ogni mese dell’anno. Ed ecco la trama. Il 1° gennaio 1973, un detenuto pluriomicida avverte il detective Harry McCoy che in città sta per essere uccisa una ragazza. Cosa che puntualmente accade nel bel mezzo di una piazza. Un giovane prima la uccide e poi appoggia la canna della pistola alla sua tempia, chiude gli occhi e si spara. E’ solo l’inizio di una lunga scia di sangue e cadaveri, tra gole tagliate, bordelli ed escort, droghe, ricchezza depravata e perversione. Al centro della narrazione c’è un personaggio antieroe per eccellenza a cui ci si affeziona subito. E’ il poliziotto 30enne Harry McCoy: uomo disilluso, refrattario alle regole, maltrattato dagli altri, ma con un indistruttibile senso della giustizia che ce lo fa amare d’istinto. Ad aiutarlo nelle indagini -tra sopralluoghi, grandi mansion, malavita, case popolari dove sbarcare il lunario è dura fatica- è il novellino Wattie, ultima ruota del carro, ma tenace nel trovare i colpevoli. Da notare che la storia è ambientata in un’epoca in cui non esisteva ancora la polizia scientifica, con tutto l’apparato tecnologico che oggi aiuta a puntare il dito verso il colpevole giusto. Niente Csi o Dna in “Gennaio di sangue”; piuttosto ritroviamo le buone vecchie indagini. Quelle che scandagliano dinamiche e rapporti umani per risolvere intricati rebus col morto.
Abraham B. Yehoshua “Il tunnel” – Einaudi- euro 20,00
E’ l’ultimo romanzo del famoso scrittore israeliano nato nel 1936 e uno dei mostri sacri della letteratura mondiale. Qui racconta dell’ingegnere 73enne Zvi Luria, da 5 anni in pensione, al quale viene diagnosticato un inizio di demenza senile. Piccole dimenticanze, innocue –almeno per ora- distrazioni e qualche confusione. Per rimandare il più possibile l’inevitabile infausto percorso della malattia che corrode il cervello, la moglie Dina – una pediatra di successo con cui ha trascorso tutta la vita- lo incoraggia a riprendere il lavoro. Luria era stato un dirigente del Dipartimento dei lavori pubblici e per 40 anni aveva progettato strade, autostrade e i due tunnel dell’unica autostrada di Israele. Ora che il medico gli suggerisce di mantenersi attivo, si lascia convincere ad aiutare il giovane Assael Maimoni che ha preso il suo posto in ufficio. Sta lavorando al progetto di un tunnel nei pressi di un cratere nel deserto, simbolicamente nel cuore del conflitto tra israeliani e palestinesi. E trascina con sé Luria, in macchina nelle roventi distese di sabbia, per i sopralluoghi che diventano teatro della loro collaborazione, basata su reciproca stima ed affetto. Il grande fascino del romanzo è nell’introspezione dei vari personaggi, nel racconto dei sentimenti alla base dei loro rapporti e nel modo coraggioso di affrontare il declino del bene forse più prezioso che abbiamo, il cervello ovvero la sede di pensieri, azioni, amori….vita.
Anna Dalton “L’apprendista geniale” – Garzanti- euro 16,90
Se avete seguito la fiction su Rai 1 “L’allieva” tratta dai romanzi di Alessia Gazzola, avete già conosciuto Anna Dalton, la brillante attrice 33enne che interpreta Cornelia, sorella di Arthur Malcomess e divertente coinquilina di Alice Allevi. Con “L’apprendista geniale” l’attrice italo-irlandese esordisce anche nella letteratura. E lo fa con una storia spumeggiante, fresca, che sa di sogni di gioventù. Protagonista è la giovane Andrea Doyle che, sulla scia materna, progetta di diventare giornalista… e intanto si fa le ossa pubblicando un giornalino, per così dire, di quartiere. Il padre è custode di uno stabile, soldi non ce ne sono molti, ma lei è responsabile, matura, tenace ed ama studiare. Provvidenziale è la borsa di studio che vince e le apre le porte del famoso Longjoy College, prestigiosa -e quasi inarrivabile- scuola di giornalismo. E’collocata in un bellissimo monastero riconvertito, sull’isola dei Santi, nella laguna veneta. Una location affascinante per raccontare l’ingresso e la sopravvivenza di Andrea in un microcosmo competitivo al massimo, in cui vige una selezione durissima. Come se la caverà la brillante fanciulla tra compagne carogne, agguerrite e sleali, ma anche nuovi amici pronti ad accettarla ed aiutarla? Tutta da gustare con tenerezza questa storia che parla di aspirazioni e nuove generazioni alle prese con il futuro.
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Alan Parks “Gennaio di sangue” – Bompiani- euro 18,00
Questo è il primo romanzo dello scozzese Alan Parks che, dopo aver lavorato 20 anni nel mondo musicale, ora si affaccia alla narrativa e racconta omicidi e misteri in una Glasgow imbruttita e grigia per la crisi economica e lo squallore che ne deriva. E’ il primo di una serie di 12 noir, uno per ogni mese dell’anno. Ed ecco la trama. Il 1° gennaio 1973, un detenuto pluriomicida avverte il detective Harry McCoy che in città sta per essere uccisa una ragazza. Cosa che puntualmente accade nel bel mezzo di una piazza. Un giovane prima la uccide e poi appoggia la canna della pistola alla sua tempia, chiude gli occhi e si spara. E’ solo l’inizio di una lunga scia di sangue e cadaveri, tra gole tagliate, bordelli ed escort, droghe, ricchezza depravata e perversione. Al centro della narrazione c’è un personaggio antieroe per eccellenza a cui ci si affeziona subito. E’ il poliziotto 30enne Harry McCoy: uomo disilluso, refrattario alle regole, maltrattato dagli altri, ma con un indistruttibile senso della giustizia che ce lo fa amare d’istinto. Ad aiutarlo nelle indagini -tra sopralluoghi, grandi mansion, malavita, case popolari dove sbarcare il lunario è dura fatica- è il novellino Wattie, ultima ruota del carro, ma tenace nel trovare i colpevoli. Da notare che la storia è ambientata in un’epoca in cui non esisteva ancora la polizia scientifica, con tutto l’apparato tecnologico che oggi aiuta a puntare il dito verso il colpevole giusto. Niente Csi o Dna in “Gennaio di sangue”; piuttosto ritroviamo le buone vecchie indagini. Quelle che scandagliano dinamiche e rapporti umani per risolvere intricati rebus col morto.
Abraham B. Yehoshua “Il tunnel” – Einaudi- euro 20,00
E’ l’ultimo romanzo del famoso scrittore israeliano nato nel 1936 e uno dei mostri sacri della letteratura mondiale. Qui racconta dell’ingegnere 73enne Zvi Luria, da 5 anni in pensione, al quale viene diagnosticato un inizio di demenza senile. Piccole dimenticanze, innocue –almeno per ora- distrazioni e qualche confusione. Per rimandare il più possibile l’inevitabile infausto percorso della malattia che corrode il cervello, la moglie Dina – una pediatra di successo con cui ha trascorso tutta la vita- lo incoraggia a riprendere il lavoro. Luria era stato un dirigente del Dipartimento dei lavori pubblici e per 40 anni aveva progettato strade, autostrade e i due tunnel dell’unica autostrada di Israele. Ora che il medico gli suggerisce di mantenersi attivo, si lascia convincere ad aiutare il giovane Assael Maimoni che ha preso il suo posto in ufficio. Sta lavorando al progetto di un tunnel nei pressi di un cratere nel deserto, simbolicamente nel cuore del conflitto tra israeliani e palestinesi. E trascina con sé Luria, in macchina nelle roventi distese di sabbia, per i sopralluoghi che diventano teatro della loro collaborazione, basata su reciproca stima ed affetto. Il grande fascino del romanzo è nell’introspezione dei vari personaggi, nel racconto dei sentimenti alla base dei loro rapporti e nel modo coraggioso di affrontare il declino del bene forse più prezioso che abbiamo, il cervello ovvero la sede di pensieri, azioni, amori….vita.
Anna Dalton “L’apprendista geniale” – Garzanti- euro 16,90
Se avete seguito la fiction su Rai 1 “L’allieva” tratta dai romanzi di Alessia Gazzola, avete già conosciuto Anna Dalton, la brillante attrice 33enne che interpreta Cornelia, sorella di Arthur Malcomess e divertente coinquilina di Alice Allevi. Con “L’apprendista geniale” l’attrice italo-irlandese esordisce anche nella letteratura. E lo fa con una storia spumeggiante, fresca, che sa di sogni di gioventù. Protagonista è la giovane Andrea Doyle che, sulla scia materna, progetta di diventare giornalista… e intanto si fa le ossa pubblicando un giornalino, per così dire, di quartiere. Il padre è custode di uno stabile, soldi non ce ne sono molti, ma lei è responsabile, matura, tenace ed ama studiare. Provvidenziale è la borsa di studio che vince e le apre le porte del famoso Longjoy College, prestigiosa -e quasi inarrivabile- scuola di giornalismo. E’collocata in un bellissimo monastero riconvertito, sull’isola dei Santi, nella laguna veneta. Una location affascinante per raccontare l’ingresso e la sopravvivenza di Andrea in un microcosmo competitivo al massimo, in cui vige una selezione durissima. Come se la caverà la brillante fanciulla tra compagne carogne, agguerrite e sleali, ma anche nuovi amici pronti ad accettarla ed aiutarla? Tutta da gustare con tenerezza questa storia che parla di aspirazioni e nuove generazioni alle prese con il futuro.