CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 589

Metamorfosi… i racconti della terra rossa

FINO AL 24 SETTEMBRE

 

Spegne quest’anno 57 candeline la tradizionale Mostra della Ceramica di Castellamonte in programma fino a domenica 24 settembre e che nella famosa cittadina della “terra rossa” presenta opere di cento artisti (molti di gran nome) ospitate in ben sette punti espositivi, avendo a corollario un suggestivo programma di eventi ( pagina Facebook: Mostra della Ceramica – Castellamonte 2017) incentrati su musica, cultura, arte ed enogastronomia. Organizzata dall’amministrazione comunale (con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, Regione Piemonte, Città Metropolitana e Associazione Italiana Città della Ceramica), questa 57esima edizione, curata da Giuseppe Bertero, si porta addosso un titolo quanto mai impegnativo ma esemplare nell’ottica di una corretta chiave di lettura della rassegna; direttamente ispirato dall’incipit del celebre poema di Ovidio, il titolo “Metamorfosi” vuole infatti “mettere in evidenza – sottolinea lo stesso Bertero – le continue trasformazioni dell’arte della ceramica di Castellamonte, dalle famose stufe all’artigianato e al design, fino alle sculture in ceramica opera di importantissimi artisti”. Il percorso espositivo si inizia al primo piano di Palazzo Botton (piazza Marconi, 1), luogo “principe” dove si possono ammirare le più belle stufe realizzate dai produttori del luogo, con un occhio di particolare riguardo per quelle più innovative, ma già “star” mondiali, come le blasonate Stack, premiate con il “Compasso d’oro” dall’ADI, Associazione per il Disegno Industriale, e sulle quali la mostra presenta anche un pregevole e dettagliato progetto – illustrato con dovizia di particolari – realizzato dal locale Liceo Artistico Statale “Felice Faccio”, già Regia Scuola per l’Arte della Ceramica e poi Istituto d’Arte. Accanto ad esse le “stufe d’autore”. E qui noblesse oblige citando doverosamente i singolari manufatti a firma di Enrico Bay, Ugo Nespolo, Ugo La Pietra, William Sawaya e Fortunato Depero. L’avventura prosegue con una rinnovata installazione-racconto, sapientemente giocata fra mito e quotidiana realtà da Luigi Stoisa e che resterà in permanenza a Palazzo Botton. Dove, al secondo piano, ci s’imbatte in un vero e proprio “tesoretto”, per dirla ancora con Bertero, dinanzi ad opere di artisti che hanno lavorato a Castellamonte o che sono stati ospiti nelle varie edizioni della Mostra: primo fra tutti, Angelo Barengo (attivo fra Otto e seconda metà del Novecento), e poi ancora Enrico Carmassi, Ugo Milani, Alfeo Ciolli e il grande Renzo Igne con i suoi straordinari pezzi unici a soggetto sacro. E, di stanza in stanza, l’elenco prosegue con i vari Arnaldo Pomodoro, Carlo Zauli, via via fino a Nino Caruso, a Salvatore Cipolla e alle improbabili e intriganti umanità di Nino Ventura. Doveroso, nella Sala Consigliare, l’omaggio a Nicola Mileti, storico e appassionato curatore delle passate edizioni della Mostra. Lasciato Palazzo Botton, il Centro Congressi Martinetti (via Educ, 59) espone i lavori di artisti attivi in Castellamonte e nel Canavese, accanto ai “gioielli in ceramica da indossare” a cura della CNA di Torino e, nella Sala Conferenze, i manifesti della Mostra dal 1961 ad oggi. Altra imprescindibile location nel percorso espositivo della rassegna è indubbiamente il Liceo Artistico Statale “Felice Faccio” (via Pullini, 24), autentica fucina – e ne sono prova concreta gli elaborati in esposizione – di nuovi giovani talenti dell’arte della ceramica. E non solo. E infine, a chiudere il cerchio, meritano sicuramente una visita le altre quattro sedi messe a disposizione in città. Tutte gestite e allestite da privati: dalla Casa Museo Famiglia Allaria (via Massimo D’Azeglio, 176) alla Casa Gallo – Cantiere delle Arti (via Educ, 40), per finire con il Centro Ceramico Museo Fornace Pagliero (in Borgo Spineto, 61) e La Castellamonte Stufe (via Casari, 13). Intenzione degli organizzatori è anche quella di favorire visite ai vari centri di produzione delle ceramiche distanti pochi chilometri dal centro cittadino, così come ai “castelletti”, in frazione Sant’Anna Boschi, affascinante luogo estrattivo dell’argilla rossa di Castellamonte.

Gianni Milani

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“Metamorfosi…i racconti della terra rossa…”

Mostra della Ceramica di Castellamonte (To); tel. 0124/5187216 – Pagina Facebook : Mostra della Ceramica – Castellamonte 2017

Fino al 24 settembre

Orari: sab. e dom. 10/22; dal lun. al ven. 18/22

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Nelle foto:

– Nino Ventura: “Ceramiche”, Palazzo Botton

– Renzo Igne: “Ceramiche”, Palazzo Botton
– Ugo Nespolo: “Stufa d’artista”, Palazzo Botton
– Luigi Stoisa al lavoro a Palazzo Botton
– Liceo Artistico “Felice Faccio”: “Ceramiche”
– La Castellamonte Stufe: “Dinamica Pellet”

 

A Quaglieni il premio “Leone di Venezia”

Il prof. Pier Franco Quaglieni , storico e scrittore che vive tra il Piemonte e la Liguria,  ha ricevuto a Venezia il Premio Leone di Venezia 2017 con la seguente motivazione :” Storico  di rilievo che ha indagato a lungo in modo obiettivo ed equilibrato   la storia risorgimentale e contemporanea,con il suo volume “Figure dell’Italia civile” e’ riuscito a far rivivere i suoi maestri nel campo del pensiero civile e storiografico attraverso ritratti di rara efficacia storico-letteraria in cui si delinea la storia dell’Italia civile,del suo senso delle istituzioni,dei suoi valori etici e civili. Il prof. Pier Franco Quaglieni nei suoi cinquant’anni ai vertici del Centro Pannunzio  come dalla cattedra e dai giornali,impartisce una costante lezione di passione civile di grande importanza soprattutto per tanti giovani .La sua autorità intellettuale e’ conosciuta ed apprezzata in tutta Italia dove viene sempre da tempo invitato per lezioni e conferenze “. Il Prof. Quaglieni ha tenuto dopo la premiazione una lezione sulla Grande Guerra dal tema : “Dalla tragedia di Caporetto a Vittorio Veneto”. Ieri il prof. Quaglieni ha reso omaggio  al tempio votivo del lido di Venezia dedicato ai Caduti della Grande Guerra in cui è sepolto Nazario Sauro.

Alan Friedman presidente del Centro Pannunzio

Alan Friedman è stato eletto 9° Presidente del Centro “Pannunzio”, l’associazione culturale fondata 50 anni fa a Torino da Arrigo Olivetti e Mario Soldati.  Succede al dott. Camillo Olivetti che diventa presidente onorario.

Si tratta di un’associazione culturale rigorosamente apartitica di circa mille associati, diffusa in tutta Italia e che ha la sua sede centrale a Torino. Oltre a decine di eventi promuove annualmente, dal 1982, il Premio “Pannunzio”, che ha visto premiati, tra gli altri, Bettiza, Bocca, Piero e Alberto Angela, Mieli, Magri, Montanelli, Ronchey, Cipriani, Allegra Agnelli, Barbara Spinelli e lo stesso Friedman.

 

Friedman, giornalista, economista, politologo, autore di best seller di fama internazionale, è stato corrispondente dall’Italia e dagli Stati Uniti e tra le firme più autorevoli del “Financial Times”. Laureato alla New York University, ha studiato alla London School of Economics and Political Science e alla John Hopkins University School of Advanced International Studies di Washington. 

 

Vincitore per quattro volte del British Press Award (l’equivalente britannico del Premio Pulitzer), in Italia è commentatore di politica ed economia, collabora con testate giornalistiche ed è autore, conduttore e produttore di programmi televisivi. Nel 2003, insieme a Rupert Murdoch, Tom Mockridge e Emilio Carelli ha lavorato all’ideazione e al lancio di SkyTg24. Ha inoltre collaborato a lungo con Rai2, Rai3 e La7. Più recentemente, ispirato al suo libro “Ammazziamo il Gattopardo”, ha realizzato su La7, in collaborazione con “Il Corriere della Sera”, il programma omonimo in cui ha intervistato, in 6 puntate, gli ex Presidenti del Consiglio D’Alema, Monti, Berlusconi, Prodi, Amato e l’allora Presidente in carica Renzi. Il documentario da lui scritto, tratto dalla biografia “My Way. Berlusconi si racconta a Friedman” (Rizzoli, 2015), è stato distribuito da Netflix. Il suo ultimo libro, “Questa non è l’America” (Newton Compton, 2017), è una fotografia in tempo reale della società americana e un’analisi delle ragioni del passato e del presente che hanno portato all’elezione di Trump, il quale, a parere dello scrittore, nega la miglior storia americana snaturandola nel profondo.

 

Afferma il prof. Pier Franco Quaglieni, Direttore del Centro “Pannunzio”: «Per l’americano Friedman, Pannunzio è l’intellettuale liberale che durante la seconda guerra mondiale nel 1943, scrivendo un saggio su Tocqueville, dimostrava una irresistibile attrazione per la democrazia statunitense come patria di tutte le libertà».

 

«Friedman è uno dei successori – rileva in un comunicato il Centro “Pannunzio” – di Mario Soldati che, quando il fascismo divenne dittatura, emigrò negli Stati Uniti con l’intenzione di diventare cittadino americano per poter vivere in una libera democrazia. L’americano Friedman ha fatto dell’Italia la sua seconda casa, vedendo in questo paese una democrazia di cui contribuisce a denunciare con spirito indipendente i limiti e gli errori. Friedman è un fuoriclasse del giornalismo internazionale che non si lascia condizionare dalle logiche e dalle appartenenze ideologiche italiane, mantenendo una sua indipendenza dal potere, anche in questo ripercorrendo l’esempio di Pannunzio con “Il Mondo”. Il prof. Quaglieni ha assunto la carica di vicepresidente del Centro Pannunzio,lasciando la carica di direttore .

Settimana della Cultura, terza edizione

18/09/2017 Inaugurazione della mostra curata da UNI.VO.C.A. (Unione Volontari Culturali Associati) dal titolo: “LA CULTURA NON HA FINE” – III Settimana della Cultura di UNI.VO.C.A.

“Con la terza edizione della Settimana della Cultura abbiamo voluto dare un’immagine diversa dell’associazione per cui operiamo. Abbiamo raggruppato tante piccole realtà che ruotano intorno al mondo del volontariato, per dar loro una maggiore visibilità, attraverso un progetto di diffusione culturale che coinvolge il territorio e i cittadini piemontesi”. Con queste parole Feliciano Della Mora, presidente dell’Unione volontari culturali associati (Univoca), lunedì 18 settembre, ha aperto la conferenza stampa di presentazione della III Settimana della Cultura, che si svolge da venerdì 22 settembre a domenica 1° ottobre.

L’evento prevede numerosi incontri organizzati dalle associazioni di volontari presenti sul territorio piemontese, il cui obiettivo è avvicinare studenti, giovani, curiosi e interessati ai valori dell’operato gratuito e alla promozione e diffusione  della cultura.

“La nostra inziativa è un concerto culturale – ha evidenziato poi Paolo Berruti, presidente emerito di Univoca – proprio perchè offre ai cittadini una cultura che non ha fine ma che non ha nemmeno fini, perchè si alimenta di se stessa, proponendosi in mille sfaccettature diverse”.

Parallelamente l’Unione ha inaugurato, nello spazio espositivo dell’Urp, una mostra composta da una ventina di pannelli che illustrano le attività e gli eventi proposti dalle oltre venti Associazioni di volontariato che la compongono ed evidenziano i temi del volontariato culturale e i suoi valori: gratuità, servizio, tutela e promozione dei beni culturali.

Fanno parte dell’Unione l’Associazione Ricerca e valorizzazione artisti pittori piemontesi (Arvapp), Alfatre gruppo teatro, Amici dell’arte e dell’antiquariato, Amici della Fondazione Ordine Mauriziano, Amici della Sacra di San Michele, Amici della Scuola Leumann, Amici di Avigliana, Amici di Palazzo Reale, Associazione di volontariato culturale Amico libro, Associazione Amici del Museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino 1706, Associazione Amici dell’Educatorio della Provvidenza, Associazione Casa del teatro sacro e popolare, Associazione Circolo culturale Tavola di smeraldo, Associazione culturale Athena, Associazione culturale Filocalia, Associazione Mus muris, Associazione per gli studi di storia e architettura militare, Centro culturale Vita e pace, Gruppo archeologico torinese. Imago Sabaudiae Onlus e Associazione per la valorizzazione delle tradizioni storico-nobiliari (Vivant).

La mostra – visitabile dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 15.30 e il venerdì dalle 9 alle 12.30 – rimane aperta fino al 20 ottobre.

DR – www.cr.piemonte.it

Global Summer Festival

#globalcommunity

Sabato 23 settembre 2017, in una location non convenzionale come il Parco della Certosa a Collegno verrà realizzata la prima edizione del Global Summer Festival, innovativo e unico nel suo genere, a partire dal luogo dell’evento. Dalle h.14.00 alle h.02.00 l’area , tutto legato da musica di eccellenza.si arricchirà di giochi interattivi, performers, messaggi sociali e street food. Uno “Stage a Terra ” di Street Music e’ destinato alla musica acustica con Afrobeats ,Reggeaton ,Hip Hop ,Classica e al vlogging, mentra il secondo è un Mainstage dinamico e accattivante come si usa nei piu’ grandi Festival estivi dove si alterneranno i vari sound storici della elettrodance italiana e internazionale in esclusiva inedita per il Global Summer Festival tra cui GABRY PONTE, I VINAI, PARHASAR, ,MARNIK ,PAKY &JARO ,DROP, B-SIDE PROJECT,DANKO,MARGOT .RODJA. La collaborazione tra Global Summer Festival e l’Associazione Culturale EloVir92 ha in questa prima edizione come claim #globalcommunity per realizzare i messaggi sociali in sintonia con la generazione dei DUEMILA. La parola Global sta per qualcosa che racchiuda l’insieme, che renda omogeneo e unito, che dia il senso di uguaglianza senza distinzioni, che porti innovazioni e progresso e noi vogliamo partire da qui. La musica è la maniera per connettere e mettere in relazione un mondo che deve, nel suo futuro più prossimo, essere senza frontiere, senza differenze di sesso, razza, età, religione, filosofie e stili. Viviamo un presente di giovani spersi e meno fiduciosi tuttavia esistono realtà e talenti che iniziano a fare impresa, a connettersi tra loro, a creare un diverso tipo di lavoro, a trasformare idee in modelli di business alternativi legandoli al mondo digitale e globale credendo nella sinergia e nel gruppo e nella ” non differenza”. Anche la musica segue questa trasformazione, l’aiuta, la implementa e fa da cassa di risonanza di questo cambiamento…globale!

per info : 011 591709/ 335 6466233

info@libraconcerti.it

elovir92@gmail.com

biglietterie : Xceed, Ticketone e Libra Concerti

 

La cultura non ha fine

“La cultura non ha fine” è il titolo della conferenza stampa convocata dall’Unione volontari culturali associati (Univoca) per lunedì 18 settembre alle 17 all’Urp dell’Assemblea regionale, in via Arsenale 14/G, a Torino, per presentare il programma della III Settimana della Cultura, che si svolge da venerdì 22 settembre a domenica 1° ottobre. Per far conoscere a un pubblico sempre più numeroso le proprie iniziative, sempre il 18 settembre l’Unione inaugura, nello spazio espositivo dell’Urp, una mostra composta da una ventina di pannelli che illustrano le attività e gli eventi proposti dalle oltre venti Associazioni di volontariato che la compongono ed evidenziano i temi del volontariato culturale e i suoi valori: gratuità, servizio, tutela e promozione dei beni culturali. Fanno parte dell’Unione l’Associazione Ricerca e valorizzazione artisti pittori piemontesi (Arvapp), Alfatre gruppo teatro, Amici dell’arte e dell’antiquariato, Amici della Fondazione Ordine Mauriziano, Amici della Sacra di San Michele, Amici della Scuola Leumann, Amici di Avigliana, Amici di Palazzo Reale, Associazione di volontariato culturale Amico libro, Associazione Amici del Museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino 1706, Associazione Amici dell’Educatorio della Provvidenza, Associazione Casa del teatro sacro e popolare, Associazione Circolo culturale Tavola di smeraldo, Associazione culturale Athena, Associazione culturale Filocalia, Associazione Mus muris, Associazione per gli studi di storia e architettura militare, Centro culturale Vita e pace, Gruppo archeologico torinese. Imago Sabaudiae Onlus e Associazione per la valorizzazione delle tradizioni storico-nobiliari (Vivant).

La mostra – visitabile dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 15.30 e il venerdì dalle 9 alle 12.30 – rimane aperta fino al 20 ottobre.

Reading per Vanchiglia

In occasione di LOV Vanchiglia Open Lab, Miraggi Edizioni anima Vanchiglia
dalle 16 con Miraggi Itineranti, reading di alcuni dei suoi autori più
rappresentativi (Luca Ragagnin, Claudio Marinaccio, Francesco Deiana,
simone carta, Carlo Molinaro), e alle 18 presenta alla Libreria Linea 451
i due nuovi romanzi in uscita a ottobre: San Francisco Rock di Marcello
Silvio Oliviero e Agenzia Pertica di Luca Ragagnin. I reading si terranno allo Studio 38, che per l’occasione inaugura la sua attività con un brindisi finale alle 18.30, al Chiosco dello Zoo, alla
libreria Linea 451, al Porto Ribeca e al Sofà Café Torino.
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Il programma

LIBRERIA 451 (via Santa Giulia, 40/a)
16.00 Marinaccio
16.25 Ragagnin
16.50 Carta
17.15 Molinaro
17.40 Deiana
18.05 Presentazione prossime uscite ottobre Miraggi: Oliviero / Ragagnin

PORTO RIBECA (via Tarino, 2)
16.00 Deiana
16.25 Marinaccio
16.50 Ragagnin
17.15 Carta
17.40 Molinaro

SOFA’ CAFE’ (via Balbo, 10/d)
16.00 Molinaro
16.25 Deiana
16.50 Marinaccio
17.15 Ragagnin
17.40 Carta

STUDIO 38 (via Bava 38) con la partecipazione esclusiva di Paolo Angelo
Parpaglione (Africa Unite – Bluebeaters)
16.00 Carta
16.25 Molinaro
16.50 Deiana
17.15 Marinaccio
17.40 Ragagnin

IL CHIOSCO DELLO ZOO (via Bava, 30/g)
16.00 Ragagnin
16.25 Carta
16.50 Molinaro
17.15 Deiana
17.40 Marinaccio

Javier “Stakanov” alla Mostra di Venezia

 

Javier Bardem

Sin da “L’amore ai tempi del colera”, tratto dal capolavoro di Gabriel Garcia Marquez, Javier Bardem, lo scialbo Florentino, nel film di Mike Newell, innamorato senza speranza di una splendida Fermina-Giovanna Mezzogiorno a sua volta attratta da quel gran bel fustaccione di Hactor Elizondo per tutta la durata del lungometraggio fino a quando, anziani (dopo 51 anni, 9 mesi e 4 giorni), questo sentimento viene misericordiosamente contraccambiato, ha dimostrato una grande capacità di interiorizzazione dei personaggi, tipica dei grandi attori. Se in film horror banali come “Mother”, di Darren Aronoksky (ho trovato questo film presentato alla 74ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, il cui termine è stato accolto da non pochi fischi e “buuu”, guardabile solo per il ritmo in cui si sono susseguiti per tutta la seconda parte della pellicola gli effetti speciali e, segnatamente, quelli acustici relativamente agli sbattimenti di porte), che presenta riferimenti a immagini fin troppo note del “genere”(a tratti delirante, privo di coerenza, insomma un fallimento mascherato da film grandioso) Javier non riesce ovviamente( ci vorrebbe Superman)ad imporsi( così come pure le brave e belle Jennifer Lawrence e Michelle Pfeiffer), in quelli dove c’è “cuore” ci riesce come pochi altri. Sicchè troviamo una Penelope Cruz, moglie dell’attore canarino, che ha dichiarato durante la Conferenza Stampa susseguita alla Prima, sempre nell’ambito della kermesse lagunare di quest’anno, di “Loving Pablo”, di Fernando Leon, di cui era co-protagonista ancora con Bardem, che il buon Javier era “tanto” Pablo (Escobar) da darle la nausea. In effetti, anche fisicamente, il Re dei Narcos era reso in modo perfetto (tanto che i 20 kg che Bardem aveva dovuto prendere per somigliare ancor più a Pablo ancora non parevano smaltiti durante la passeggiata sul Red Carpet). Storia avvincente e fedele ad un periodo che ha cambiato i peggio la vita di questo nostro Mondo, sempre più alla ricerca dell’effimero, la cui sostanza, parimenti negativa, spesso è solo più quella di rimpinguare gli Imperi finanziari del male.

Paolo Turati

 

 

La spada di Enea

Savigliano incontra il mondo etrusco e quello romano a Palazzo Taffini d’Acceglio. C’è la spada di Enea, del VII secolo a.C., restituita dalla terra ma è solo leggenda e grande epopea, che faceva parte del corredo funebre di un guerriero vissuto nell’età degli Eroi, c’è la grande clava di bronzo di Ercole, che il figlio di Zeus, amato da Etruschi e Romani, usò per superare immani fatiche pur di raggiungere gli dèi nell’Olimpo celeste e c’è Eros bambino che dorme sulla pelle del leone, opera attribuita a Michelangelo conservata nel Museo di Antichità di Torino. Sono alcuni dei pezzi pregiati esposti nella mostra “Enea e gli Etruschi” allestita nella Sala degli Dei di Palazzo Taffini per iniziativa dell’Associazione “Le Terre dei Savoia” che riunisce una cinquantina di Comuni delle province di Torino, Asti e Cuneo, impegnati a valorizzare il territorio sotto il profilo culturale e turistico. Tra i suoi progetti, finanziati in parte dagli organismi europei, spicca il Mùses Accademia Europea delle Essenze, che oggi è un grande spazio museale all’interno dello storico edificio saviglianese. Storia e leggenda, dipinti e reperti si intrecciano idealmente nell’esposizione a Palazzo Taffini che un tempo accoglieva i regnanti e oggi ospita oggetti e sculture di grande valore provenienti dai principali musei etruschi del Lazio, della Toscana e dal Museo di Antichità di Torino. Gli antichi affreschi del Seicento sono ora visibili al pubblico e descrivono le gesta di Enea, eroe troiano progenitore dei Romani, intrecciandole con la celebrazione di Casa Savoia e della famiglia Taffini all’epoca di Maria Cristina di Francia. Trionfano il mito di Enea, l’origine etrusca dei Troiani e la storia della fondazione di Roma che danno vita a un mitico racconto in cui i Duchi di Savoia e la famiglia Taffini vengono esaltati e glorificati insieme. Gli otto affreschi mostrati ai visitatori rievocano alcuni episodi tratti dall’Eneide di Virgilio e dalle Historiae di Tito Livio e riguardano le armi di Ettore, Enea e Didone, la discesa di Enea agli Inferi, la madre Venere che consegna le armi a Enea, lo scudo di Enea: Orazio Coclite, l’assedio dei Troiani, il soccorso al campo di Troia e il duello finale tra Enea e Turno colpito a morte dalla spada di Enea. La rassegna è arricchita da splendidi gioielli, da un olfattorio di 24 vasi di vetro di Murano che ricordano i vasi etruschi, contenitori di rari e preziosi profumi, e da un omaggio ai personaggi di Caterina de Medici e Maria Cristina di Francia, duchessa di Savoia, rappresentate con lussuosi vestiti storici. La mostra è curata da Umberto Pecchini (Associazione Le Terre dei Savoia) , Loredana De Robertis, Gabriella Pantò e Simona Rafanelli con il sostegno della Cassa di Risparmio di Savigliano, proprietaria di Palazzo Taffini. É visitabile fino al 7 gennaio 2018, dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.

 

Filippo Re

 

La GAM, il museo rinato dalle macerie della guerra

Capire l’arte contemporanea non è affatto semplice, ma si sbaglia a pensare che la sua comprensione sia riservata solo a una ristretta élite di esperti. Per imparare a conoscerla ed apprezzarla a Torino non esiste museo migliore della GAM, la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea. Con la sua immensa collezione, costituita da oltre 45 mila opere tra dipinti, sculture, installazioni e fotografie a cui si devono aggiungere una ricca raccolta di disegni e incisioni e una delle collezioni di film e video d’artista più importanti a livello europeo, la GAM rappresenta a livello italiano un punto di riferimento fondamentale per lo studio dell’arte contemporanea. Ciò è determinato non solo dalla ricchezza delle sue collezioni, ma anche dal fatto che il museo gode di un importante primato: infatti, Torino è stata la prima città italiana – nel 1863 – a istituire una raccolta di opere d’arte contemporanea all’interno del proprio Museo Civico.

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Da quella prima raccolta embrionale nasce e progressivamente cresce la Galleria d’Arte Moderna che – come raccontato nella piccola e interessante mostra Dalle Bombe al Museo. 1942-1959, visitabile sino a novembre – vive una stagione di vera e propria rinascita nel secondo dopoguerra. Dopo che nel 1942 un bombardamento aereo danneggia le opere e l’edificio di corso Galileo Ferraris che le ospitava, il museo chiude i battenti. Nel 1950 viene indetto il bando di concorso per la costruzione di una nuova sede per la Galleria: a vincerlo sono i giovanissimi architetti ferraresi Carlo Bassi e Alfredo Boschetti che, azzardando, presentano un progetto innovativo e sperimentale, capace di colpire la commissione giudicatrice. Conclusa la costruzione del nuovo edificio di Via Magenta 31, che ancora oggi è la sede del museo, e portati a termine i lavori di allestimento e ordinamento della nuova GAM, nel 1959 il museo nato dalle macerie della Seconda guerra mondiale viene nuovamente aperto al pubblico e viene celebrato come una delle istituzioni culturali più moderne d’Europa.

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La volontà di mantenere intatto tale importante primato ha spinto i direttori che si sono succeduti nel corso del tempo a compiere delle scelte all’insegna dell’innovazione e della sperimentazione. Così, dal 2009 le opere della GAM non sono più ordinate secondo la tradizionale successione cronologica, ma sono disposte secondo un ordinamento non convenzionale, di tipo tematico. La visita all’interno del museo si suddivide perciò in quattro differenti percorsi, ciascuno dei quali dedicato a un tema. Al primo piano si incontrano i percorsi dedicati all’infinito e alla velocità, concetti trasversali indagati sin dal XIX secolo impiegando differenti tecniche artistiche. Le ampie e luminose sale al secondo piano ospitano invece le opere che raccontano tutte le possibili declinazioni dell’etica e le molteplici forme della natura. Fanno parte di quest’ultima sezione opere di straordinario valore artistico come Aprile, paesaggio malinconico di Antonio Fontanesi, Bianco e Sacco, opere polimateriche di Albero Burri, e L’aratura, dipinto realizzato nel 1926 da Fortunato Depero che, facendo propria la lezione dei futuristi, elabora uno stile personale dal tratto geometrico inconfondibile.

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Per non tradire uno degli obiettivi che ne hanno determinato la nascita – avvicinare il grande pubblico all’arte contemporanea – la GAM propone costantemente interessanti attività e laboratori destinati ad adulti e bambini. Ormai è divenuta una consuetudine la partecipazione alla Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo, che quest’anno verrà celebrata domenica 8 ottobre affrontando un tema di stretta attualità, «La cultura abbatte i muri». Protagoniste della giornata saranno le opere prodotte dalla fine degli anni Cinquanta dagli artisti giapponesi del movimento d’avanguardia Gutai, che ha aperto una profonda riflessione sul rapporto tra l’arte orientale e le produzioni artistiche dell’Occidente dimostrando che, esattamente come accade ancora oggi, le frontiere da abbattere sono innanzitutto quelle che esistono nella mente delle persone.

Giulia Amedeo