CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 588

Carlo Verdone apre “Più cinema per tutti”

Lunedì 2 ottobre a Torino, alle ore 20.30 nella sala Uno del Cinema Massimo, l’attore Carlo Verdone inaugurerà la rassegna Più Cinema Per Tutti, un ciclo di proiezioni aperte a tutti, con audio descrizione per ciechi e sottotitoli per sordi, che si terrà al Cinema Massimo dal 2 all’11 ottobre

L’iniziativa, sviluppata dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema con il sostegno dellaCompagnia di San Paolo e coordinata da Rosa Canosa, permetterà la fruizione cinematografica in sala da parte di disabili sensoriali (ciechi, ipovedenti, sordi, sordastri e ipoudenti) attraverso proiezioni accessibili che non intendono essere eventi speciali e “dedicati”, bensì parte integrante della normale programmazione delle sale e rivolte ad un pubblico misto.

 

Carlo Verdone, insieme a Vittorio Sclaverani e a Rosa Canosa incontrerà il pubblico di Più Cinema Per Tutti nella serata inaugurale di lunedì 2 ottobre al Cinema Massimo e presenterà il suo film Borotalco, primo dei nove titoli del regista e attore romano in programma, di cui sette saranno accessibili anche a persone con disabilità sensoriali. Ingresso 5.00 euro (gratuito per persone con disabilità uditiva e visiva).

 

Sono molto fiero del fatto che l’Associazione Museo Nazionale del Cinema di Torino abbia scelto alcuni dei miei film – commenta Carlo Verdone – per un’iniziativa così lodevole e di grande sensibilità. Nella mia vita ho sempre lavorato per il pubblico, per la gente, e mi riempie di gioia e di orgoglio sapere che tutti, anche persone che hanno qualche piccola difficoltà, potranno vedere alcune delle mie opere. Ringrazio di cuore l’organizzazione di ‘Più Cinema Per Tutti’ per la generosità e l’impegno con cui hanno creato questo evento.

 

Più cinema per tutti è un progetto sviluppato dall’Associazione Museo Nazionale del Cinemacon il sostegno della Compagnia di San Paolo nell’ambito dell’edizione 2016 di OPEN – Progetti innovativi di Audience Engagement, e in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema, ANPVI Associazione Nazionale Privi della Vista e Ipovedenti, APIC Associazione Portatori di Impianto Cocleare, APRI Associazione Pro-Retinopatici e Ipovedenti, CPD Consulta per le Persone con Disabilità, ENS Ente Nazionale Sordi, FIADDA Famiglie italiane associate per la difesa dei diritti degli Audiolesi, Istituto dei Sordi di Torino, LISten Associazione per l’integrazione fra sordi e udenti, Torino + Cultura Accessibile, TVO Tactile Vision Onlus, UICI Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, Giovani per Torino, Artis Project, MovieReading, Movieday.

 

Per informazioni inviare mail a piu.cinemapertutti@gmail.com. Mobile: 327 8208400, Facebook: https://www.facebook.com/piucinemapertutti/

Gli appuntamenti di Seeyousound

Sabato 14 ottobre ore 21.00 – Cinema Massimo di Torino. In collaborazione con Museo Nazionale del Cinema

 

Ottobre si presenta fitto di appuntamenti per Seeyousound – International Music Film Festival: da martedì 10 sarà un susseguirsi di proiezioni ed eventi realizzati con alcune delle realtà più attive in città e muovendosi come sempre trasversalmente tra cinema e musica, fino a fine mese, quando si chiuderanno le call for entries per partecipare ai concorsi Long Play / lungometraggi di finzione e documentari; 7Inch / cortometraggi e Soundies / videoclip della prossima edizione, che si terrà dal 26 gennaio al 4 febbraio 2018.

 

Anche in un mese così intenso non può mancare l’appuntamento al cinema per eccellenza di Torino: sabato 14 ottobre alle 21.00 al Cinema Massimo Seeyousound presenterà Hunky Dory di Michael Curtis Johnson, un film glam rock omaggio a David Bowie che nella passata stagione ha ricevuto svariati premi in diversi festival come Atlanta Film Festival 2016 (miglior film), BendFilm Festival 2016 (miglior attore), Nashville Film Festival 2016 (miglior film LGBT), Oak Cliff Film Festival 2016 e Slamdance Film Festival 2016 (premio speciale della Giuria).

 

Il film, proposto in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema e Lovers Film Festival, entra nella vita di Sidney, una drag queen che si esibisce nei club di Los Angeles e coltiva ancora il sogno di diventare musicista, ispirandosi alla canzone di David Bowie da cui ha preso il proprio nome d’arte. Bisessuale e narciso, dopo che la ex ha inaspettatamente lasciato fuori dal suo appartamento il loro figlio undicenne George, impara a creare con lui un legame, ma quando si rende conto che la madre non tornerà più, questo suo mondo instabile dovrà cambiare.

 

 

SEEYOUSOUND < OTTOBRE

Oltre a relazioni consolidate come quelle con Museo Nazionale del Cinema, Cinema Massimo e Lovers Film Festival, il festival Seeyousound è sempre ricettivo a scambi e collaborazioni con realtà affini per intenti e idee, oltre che a nuove sperimentazioni: alcuni risultati sono le diverse occasioni realizzate insieme a Project-TO, Piemonte Movie, Torino Graphic Days, TOHorror, CreativAfrica e Associazione Spazio Rubedo, che ci accompagneranno nel mese di ottobre.

 

10 ottobre ore 21.30, Blah Blah < Black Revised – presentazione del nuovo album di Project-TO

Anteprima assoluta dell’ultimo album del collettivo torinese Project-TO, formato dallo sperimentatore sonoro Riccardo Mazza e dalla fotografa e videomaker Laura Pol, con un live set audio/visual e mostra fotografica, presentati con il sostegno di Movement Torino Music Festival, Circolo del Design e Gravity Records. Ingresso gratuito.

 

11 ottobre ore 20.30, Cinema Massimo < Mali Blues di Lutz Gregor (Germania 2016, 90’, col., v.o. sott.it.) – ingresso 4 €.

Un omaggio alla musica contemporanea del Mali pensato all’interno di CreativAfrica. “In termini politici, non abbiamo capito nulla. Ma musicalmente penso che abbiamo capito qualcosa”, dice la cantante Fatoumata Diawara riassumendo il suo punto di vista sulla situazione in Mali, un paese in cui la musica è stata vietata dopo che gli islamisti hanno preso il controllo del nord del paese.

Uno straordinario viaggio sonoro, tra tradizione e chitarre elettriche, alla scoperta di una delle più interessanti scene musicali contemporanee. Tra i protagonisti Fatoumata Diawara, compositrice e cantante di fama mondiale, ma anche Ahmed Ag Kaedi, Bassekou Kouyaté e Master Soumy. Mali Blues ritrae questi importanti musicisti e raccoglie le loro parole sulla situazione politica, sull’importanza della musica per il corpo e lo spirito e come elementi unificatore.

 

12-15 ottobre, Toolbox Coworking < Sound X Music and Cross Arts Festival @ Torino Graphic Days – Torino Design of the City

All’interno di Torino Grafic Days nasce Sound X Music and Arts Cross Festival, ideato da Project-TO in collaborazione con Seeyousound: un progetto live dove la musica elettronica diventa punto di incontro di diversi linguaggi, attraverso performance in cui poesia, fotografia, cinema, illustrazione, scultura e video si fondono con la musica stessa.

 

14 ottobre ore 21.00, Cinema Massimo < Hunky Dory di Michael Curtis Johnson (Usa 2016, 88′, col., v.o. sott.it.) – ingresso 5 €.

Sidney, drag queen bisessuale, è costretto a prendersi cura di George, il figlio undicenne che viveva con la madre psicotica. Sidney sogna ancora di diventare musicista di successo, ma dovrà mettere da parte le aspirazioni per garantire a George quello di cui ha bisogno.

 

16 ottobre ore 20.30, Cinema Massimo < Tamburi lontani. Pellerossa ’97 di Alberto Signetto e Pier Milanese (Italia 1997, 85’, col.) – ingresso 5 €.

Il documentario ci riporta all’estate del 1997, l’estate del Pellerossa Festival, uno dei primi grandi eventi di musica in grado di richiamare tantissimi giovani e che si impegnava nella sfida di uscire, anche geograficamente, dalla “riserva protetta” della città per aprirsi agli spazi liberi e sconfinati della prateria. A cura di Piemonte Movie in collaborazione con Seeyousound e Hiroshima Mon Amour.

 

20 ottobre ore 23.00, Blah Blah < TOHorror Film Fest selezione di videoclip internazionali orrorifici in occasione della XVII edizione del festival di cinema horror torinese

 

22 ottobre, Magazzino sul Po < Finding Fela di Alex Gibney @ Felabration Torino 2017

Nell’anno in cui si celebra il ventennale dalla morte di Fela Kuti, leggendario musicista nigeriano e attivista dei diritti umani, Seeyousound partecipa al Felabration Torino 2017. Due giorni di concerti, djset, workshop, reading e proiezioni per celebrare e riscoprire l’eredità di un artista rivoluzionario, realizzati da Associazione Culturale Spazio Rubedo e Magazzino Sul Po.

 

 

Lunedì 30 ottobre si chiudono le call for entries per i concorsi della 4a edizione di Seeyousound (26 gen – 4 feb 2018, Cinema Massimo – Torino). Info www.seeyousound.org.

  • Long Play / lungometraggi il concorso per film oltre i 30 minuti, quest’anno per la prima volta prevede due sottosezioni: lunghi di finzione e documentari, che potranno ambire ai premi Miglior Film di Fiction e Miglior Documentario, ognuno del valore di 1.000€;
  • 7Inch / cortometraggi per opere sotto i 30 minuti, vedrà l’assegnazione del premio Miglior Cortometraggio (500 €);
  • Soundies / videoclip concorso per il formato ‘musicale’ per eccellenza, che proporrà una selezione di videoclip 2017 a contendersi il premio Miglior Videoclip (500 €).

 

Il surrealismo di Mirò a Palazzo Chiablese

Palazzo Chiablese, affacciato sulla Piazzetta Reale di Torino, aprirà le sue sale dal 4 ottobre prossimo a una mostra d’eccezione, dedicata all’artista catalano Joan Miro’, dal titolo “Miro’! Sogno e colore”

Curata da Pilar Baos Rodriguez, l’esposizione presenta 130 opere dell’artista, per lo più dipinti a olio di grandi dimensioni. Le tele sono state concesse in prestito dalla Fundacio Pilar i Joan Miro’ di Palma di Maiorca, che custodisce la maggior parte dei capolavori realizzati da Miro’ durante il suo lungo soggiorno alle Baleari, dal 1956 all’83. Joan Miro’ è sicuramente uno degli artisti più carismatici dell’intera arte contemporanea, grande esponente di quel movimento del surrealismo, che ebbe tra i suoi protagonisti Tristan Tzara, e che fu nella terra natale di Miro ‘, la Catalogna, una delle correnti più incisive dei primi decenni del Novecento. Di Joan Miro’ non è presente soltanto una Fondazione nella capitale catalana, ma anche a Palma di Maiorca. Si tratta della Fundacio Pilar i Miro’, intitolata all’artista e a sua moglie, creata dal nipote Joan Punyet Miro’ nei locali che costituirono la sua casa- studio maiorchina, dove l’artista morì nel 1983, il giorno di Natale. Nelle opere di Miro’ si percepisce il profumo del Mediterraneo, la sua energia e il suo potente silenzio. L’artista nelle sue tele raffigura la potenza della natura selvaggia e luminosa di luoghi da lui molto amati, come Palma di Maiorca o la campagna catalana, grazie all’uso di colori piuttosto decisi e ad uno stile creativo capace di trasmettere sulla tela una grande fisicità. Le sue opere più significative sono la “Dona i ocell” del 1983, che si trova al parco di Joan Miro’ di Barcellona, “Femme” del 1981 e ” L’etoile matinale”, che fa parte della serie Costellazioni, risalente agli anni ’39-41. L’arazzo realizzato per il World Trade Center di New York è andato distrutto con il crollo delle Torri gemelle, l’ 11 settembre 2001. Rimane di Miro’ la definizione migliore quella data dal poeta francese Jacques Prevert , che affermò di lui che “è un innocente col sorriso sulle labbra che passeggia nel giardino dei suoi sogni”. In una riga sono condensate, infatti, tutte le caratteristiche di questo straordinario artista, la sua semplicità, la sua curiosità e l’incredibile estro creativo, che lo hanno reso uno dei più fecondi esponenti del surrealismo.

Mara Martellotta

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La mostra rimarrà aperta fino al 14 gennaio 2018 a palazzo Chiablese con il seguente orario: lun 14.30-19.30; mart-dom 9.30-19.30, tranne giovedì 9.30-22.30

Al MAO, il museo che racconta l’Oriente

Nel cuore antico di Torino, tra le strette vie del quadrilatero romano, è possibile compiere un vero e proprio viaggio alla scoperta delle culture e delle tradizioni dei paesi asiatici. Per farlo è sufficiente varcare la porta di ingresso del Museo di Arte Orientale, oltre la quale si respirano i profumi e le atmosfere di mondi geograficamente e culturalmente lontani dal nostro. Il museo, gestito dalla Fondazione Torino Musei, conserva una collezione di oltre duemila opere provenienti da ogni parte dell’Asia. Una selezione di tali opere, realizzate con le tecniche più disparate e in moltissimi materiali differenti, è stata esposta in una sezione del Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama fino al 1988 quando, dalla volontà di valorizzare e accrescere la collezione orientale di proprietà della città di Torino, si è progressivamente concretizzata l’idea di dare vita a un museo dedicato esclusivamente al continente asiatico.

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Così è nato il MAO, acronimo di Museo di Arte Orientale, che, sin dalla sua apertura nel 2008, si trova in Palazzo Mazzonis, elegante edificio di via San Domenico costruito alla fine del XVII secolo. Il palazzo prende il nome dalla nobile famiglia che, dopo una serie di passaggi di proprietà, lo acquisì nel 1870. Il cavaliere Paolo Mazzonis, oltre a farne la sua residenza privata, impiegò alcune stanze del palazzo come uffici di rappresentanza della sua industria tessile. Con la cessazione delle attività della Manifattura Mazzonis nel 1968, il palazzo è rimasto inutilizzato sino al 1980, quando il comune di Torino lo ha acquistato ed ha avviato importanti lavori di restauro. Grazie a tali interventi è stato possibile recuperare le cornici in stucco e gli affreschi del piano nobile dell’edificio, che oggi dialogano con le opere asiatiche esposte nelle sale. 

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La visita del museo ha inizio al piano terreno dove, oltre ad uno spazio riservato alle mostre temporanee, c’è un piccolo e grazioso giardino coperto che, concepito seguendo i principi della cultura giapponese, trasmette una immediata sensazione di pace e armonia. Al piano nobile dell’edificio sono invece raccolte le opere che raccontano le tradizioni, le religioni e le culture delle popolazioni dell’Asia meridionale, del sud-est asiatico, della Cina e del Giappone. La scoperta della cultura giapponese continua al secondo piano dove, oltre alle preziose armature dei Samurai, è presente la ricostruzione di una tradizionale stanza da tè e sono raccolti numerosi kakemono, vale a dire dipinti e calligrafie realizzati su rotoli destinati ad essere appesi. Attraversando le sale al terzo piano di Palazzo Mazzonis si compie un viaggio nella regione Himalayana, mentre l’ultimo piano del museo racconta i paesi islamici attraverso preziosi volumi, tessuti, tappeti, bronzi, vasi e piastrelle ornamentali dai colori sgargianti. 

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Una delle opere più curiose e straordinarie che si incontrano lungo il percorso di visita è certamente la scultura rappresentante il Kongo Rikishi, uno dei guardiani chiamati a vegliare l’ingresso dei monasteri buddisti. Proveniente dal Giappone, è stata realizzata nella seconda metà del XIII secolo in legno di cipresso dipinto e, con la base di roccia su cui poggia, supera i due metri di altezza. Oltre alla sua notevole imponenza, il Kongo Rikishi colpisce per il brutto aspetto che, quasi automaticamente, spinge noi occidentali a ritenere che si tratti di una figura cattiva ma, come spesso accade, l’apparenza inganna. Percorrendo le sale del museo si scopre infatti che, non solo a questo guardiano, ma a molte divinità del mondo orientale che hanno tratti lontani dal canone di bellezza dell’occidente sono riconosciute funzioni positive. In altre parole, ciò che è diverso e brutto non necessariamente è anche cattivo: questa è solo uno dei numerosi e saggi insegnamenti che la visita al MAO è in grado di regalare a chiunque abbia voglia di spingersi oltre i confini. 

 

Giulia Amedeo

Scegli da che parte del palco stare!

Lezioni di prova gratuite lunedì 2 e martedì 3 ottobre dalle ore 20.30 alle ore 23.30 

 Nel ventennale dell’Associazione culturale Quinta Tinta, con il sostegno dell’Associazione professionale Improteatro, riparte la SNIT – Scuola Nazionale Improvvisazione Teatrale, il percorso di formazione teatrale triennale che dal 1997 forma decine di attori improvvisatori attivi sulla scena torinese e non solo.

L’improvvisazione fa curriculum! La grande novità di questa edizione è la certificazione delle competenze: al termine del corso sarà rilasciato un attestato di competenza professionale di improvvisazione teatrale utile ad ottenere i CFU (Crediti Formativi Universitari) e spendibile in concorsi pubblici e privati.

La scuola, strutturata in moduli e dal piano di studio personalizzabile, si rivolge a chiunque coltivi il sogno o la curiosità di cimentarsi nell’improvvisazione teatrale, con l’obiettivo di prendere parte a spettacoli ed eventi basati sull’improvvisazione. Ma anche a chi, amatore o attore professionista, sia alla ricerca di nuovi strumenti per migliorare e accrescere la consapevolezza dell’essere sulla scena, delle proprie emozioni e, non in ultimo, di affinare la propria sensibilità artistico creativa da utilizzare in teatro.

“La SNIT è un corso completo e articolato, che offre l’opportunità di avvicinarsi all’esperienza del palcoscenico in tutte le sue forme: l’immediatezza e la velocità delle sfide tipiche degli spettacoli improvvisati, i giochi di parola, la gestione delle emozioni, il movimento dell’attore sul palco, i registri sonori che la voce può raggiungere, la poesia del testo e la sua interpretazione” spiegano i docenti di Quinta Tinta, tutti attori e formatori professionisti certificati dall’Università del Salento. “L’interazione tra l’apprendimento delle tecniche attoriali e drammaturgiche e la ricerca delle proprie capacità e del proprio stile conduce a un percorso creativo immediato” aggiungono.

La scuola segue un metodo formativo basato sull’apprendimento esperienziale, che agevola l’allievo ad acquisire competenze specifiche. Il percorso didattico si articola in moduli e combina lo studio delle tecniche teatrali e dei processi creativi con lo sviluppo di competenze trasversali connesse agli aspetti relazionali. Quattro le macro aree di studio: soft skills, tecniche attoriali, tecniche d’improvvisazione, drammaturgia. Nello specifico, i contenuti del corso triennale sono così declinati:
– il corpo: tensione, consapevolezza, espressione
– uso dello spazio scenico
– studio dell’uso della voce e del parlare in pubblico 
– percezione e capacità di gestione del ritmo e del tempo 
– il comico e il drammatico
– tecniche di concentrazione e dinamiche relazionali per l’ascolto, l’attenzione, la comunicazione
– gestione dell’imprevisto, dell’errore e del fallimento: saper lavorare nel “qui e ora”
– ricerca e creazione del personaggio: ruolo, status, emozione, stato d’animo
– analisi delle strutture e degli schemi improvvisativi: monologhi e improvvisazioni collettive 
– sviluppo narrativo e drammaturgico delle improvvisazioni: creatività individuale e collettiva
– analisi e pratica degli stili teatrali, letterari e musicali come base della ricerca per le diverse modalità improvvisative
– visione registica, pratica e sperimentazione dei maggiori format di improvvisazione.

La frequenza è serale e settimanale, a scelta nei giorni di lunedì o martedì con orario 20.30-23.30. Agli incontri in aula si affianca la possibilità di fare un tirocinio esperienziale su tutto ciò che concerne le attività connesse alla messa in scena: staff di sala, gestione tecnica, organizzativa e amministrativa, performance. Ci sarà inoltre una parte di formazione a distanza (e-learning) tramite la piattaforma on-line nazionale contenente materiali audio-video di spettacoli, di lezioni con slide. Per chi vuole raggiungere un livello più avanzato, c’è infine l’Officina Teatrale, con i suoi moduli di approfondimento su specifiche tecniche attoriali o di improvvisazione.

Ogni allievo può creare il proprio piano di studi personalizzato, scegliendo tra il “percorso base”, che prevede un incontro alla settimana di tre ore, oppure il “percorso intensivo”, che comprende un incontro alla settimana di tre ore, i moduli tematici dell’Officina Teatrale, le lezioni in e-learning e il tirocinio.

La scuola infine offre: l’organizzazione a Torino di stage di approfondimento monotematici con attori italiani e stranieri legati al mondo dell’improvvisazione; scambi con le altre Scuole d’improvvisazione teatrale italiane ed estere; meeting nazionali con stage tenuti da attori italiani e stranieri; partecipazione alle iniziative associative.


L’improvvisazione fa curriculum!

Attraverso l’Associazione professionale Improteatro di cui Quinta Tinta è socio fondatore, la SNIT – Scuola Nazionale Improvvisazione Teatrale sta ottenendo il riconoscimento di percorso didattico – formativo qualificante secondo gli standard del Ministero dello Sviluppo Economico (legge 4/2013). La scuola, quindi, rilascerà ai propri allievi un attestato di competenza professionale di improvvisazione teatrale utile ad ottenere i CFU (Crediti Formativi Universitari), riconosciuto e spendibile in concorsi pubblici e privati, valido per ottenere l’iscrizione al registro professionale di improvvisatore teatrale con relativo livello di competenza (practitioner, teacher, professional trainer, supervisor).

Lezioni di prova

Lezioni di prova gratuite lunedì 2 e martedì 3 ottobre dalle ore 20.30 alle ore 23.30 presso l’Hub multiculturale Cecchi Point, via Antonio Cecchi 17/21, Torino. Per tutto il mese di ottobre sarà possibile partecipare ad una lezione di prova gratuita.

Contatti
Per domande su costi, iscrizioni e certificazione delle competenze:
email: teatro@quintatinta.it
telefono : +39 333 33 77 161

* Foto di “Impronauti”, spettacolo finale degli allievi del primo anno della SNIT.  Photo credits: Sergio Sasso.

Penultimo “Realedisera” ai Musei Reali

Al Museo di Antichità una visita speciale in occasione della Notte dei Ricercatori

 

Ancora due venerdì per approfittare di #realedisera l’eccezionale appuntamento dei Musei Reali che anche venerdì 29 settembre offre al pubblico l’occasione di ammirare in orario serale le collezioni permanenti e le diverse mostre in corso, con visite guidate speciali. Inoltre, in concomitanza con laNotte dei ricercatori, al Museo di Antichità è prevista la visita guidata Alla ricerca del coccio perduto.L’accesso a #realedisera è valido al prezzo speciale di 3 Euro dalle 19,30 alle 22,30 (apertura biglietteria alle 18,30).

Ecco le visite guidate in programma questo venerdì 29 settembre:

 

Palazzo e Armeria Reale

–      dalle 19.30 alle 21.30, visite guidate a rotazione (massimo 25 persone per  gruppo)

Museo di Antichità     

–      alle ore 19.45, visita alla mostra Prima del bottone. Accessori e ornamenti del vestiario nell’antichità con l’archeologa Valentina Faudino.

–      alle 19,45 e alle 20,45: Alla ricerca del coccio perduto. Restauratore e archeologo collaborano nel raccontare al pubblico la storia della rivalorizzazione di un lotto di vasi etruschi: è così che un “mucchio di cocci” ritorna a essere un vaso, a cui si rendono le antiche forma e funzione (max 10 persone a turno)

 

Inoltre, il biglietto di #realedisera permette di visitare liberamente le mostre Le invenzioni di Grechetto e Pittura come scultura. Cerano e un capolavoro del Seicento lombardo.

 

L’ultimo appuntamento con #realedisera si terrà venerdì 6 ottobre. Il costo del biglietto è di 3 Euro (fatte salve le gratuità di legge e possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino+Piemonte Card e della Royal Card); la tariffa speciale si applica dalle 19,30 (apertura biglietteria alle 18,30).

 

 

Continui aggiornamenti sul sito www.museireali.beniculturali.it

Mario Chianese, la natura in sessant’anni di ricerca

IL TEMPO, LA LUCE, LA TERRA, LA MEMORIA. FINO AL 21 OTTOBRE

Fedele al figurativo,”senza mai venir meno –è stato scritto – alla coerenza del suo stile e delle sue scelte”. Una vita interamente dedicata all’arte. All’osservazione e alla riproposta delle “verità naturali”, così come l’occhio le percepisce in un gioco minuto di segni, luci e ombre, capace di renderne l’intima essenza poetica ed emozionale. Solo una breve trasgressione, fra gli Anni Sessanta- Settanta, lo spinge a confrontarsi con le ricerche dell’allora imperante avanguardia, avvicinata “da una posizione appartata e aristocratica”, con intelligente curiosità e con esiti artistici decisamente apprezzabili, per poi inevitabilmente ritornare sui passi di sempre: allo studio del paesaggio dal vero e della natura in tutte le sue forme e rappresentazioni, attraverso quell’amata pittura en plein air, ancora oggi praticata alla soglia ormai raggiunta, con piglio decisamente pimpante, degli 89 anni. Mario Chianese, nato a Sampierdarena (Genova) nel 1928, è sicuramente fra i maggiori artisti figurativi del secondo Novecento, come ben palesa la sua personale davvero imperdibile, organizzata con grande acutezza selettiva ed ospitata fino al prossimo 21 ottobre nelle sale del torinese “Spazio Don Chisciotte” della Fondazione Bottari Lattes. Trentacinque, fra dipinti a olio (in prevalenza di grande formato) e incisioni, sono le opere esposte sotto il titolo de “Il tempo, la luce, la terra, la memoria”: opere che documentano oltre sessant’anni di pittura, datate fra il 1947 e il 2015 e dominate in toto o quasi dal tema della “natura”, documentata con attenta passione “nei suoi momenti stagionali, nella realtà come nella memoria”. E in cui gran parte gioca anche il territorio piemontese, se si considera – come scrive lo stesso Chianese nel volume autobiografico “Tra parola e immagine” edito nel 2016 da De Ferrari- che molte di esse sono state eseguite proprio “oltre il nostro Appennino, a Gavi e dintorni”. Stupendo, in proposito, quel “Fine settembre nello Scrivia”, olio su tela   del 2015, con il letto del fiume in primo piano, cristallizzato in un ampio desolante e malinconico scenario pietroso, appena ravvivato in prospettiva da lievi strisce d’acqua incorniciate da fitte chiome di alberi verdi e dal lieve declinare di lontane, solo intraviste, colline. E’ una natura dai toni bassi e un po’ crepuscolari, quella raccontata da Chianese. Pur nel saggio equilibrio di chiaroscuri, in cui la luce – comunque emergente – pare ancor di più accentuare l’immagine rocciosa e immutabile di un paesaggio colto in archi temporali che preferibilmente alludono al tramonto o al “Prima del levar del sole”(olio su tela del 2016), con presenze di tronchi caduti (esemplare “Dopo la piena d’inverno” del 2011) su ruvidi terreni raccontati con certosino rigore di segno e l’uso sapiente di una cromia nitida e pastosa che nulla lascia di indefinito e incompiuto all’interno della narrazione. Fra gli Anni Sessanta e Settanta (dal ’72 all’‘81 Chianese vive a Monterosso – Cinque Terre), si colloca il momentaneo “sbandamento” dell’artista, curiosamente ma moderatamente attratto dal canto ammaliante delle “avanguardie” del tempo. Quello che egli stesso definisce “Riflessioni di natura” e che si traducono in dipinti di ancor maggiore dimensione rispetto ai precedenti e realizzati in studio spesso su tele volutamente rese più lisce attraverso vari strati di talco in cui affondare geometriche ed essenziali teorie di colore. Con risultati di pura astrazione (incantevole il “Disgelo” del ’63), dove la luce rende spesso evanescente e magico il ritmo silente delle cose. Ma “le pulsioni del vero erano troppo forti”, scrive ancora l’artista. “Da qui il ritorno negli Anni Ottanta a quella attenta, problematica dedizione che ha caratterizzato tutto il mio percorso”. Un lungo fil rouge che va ad abbracciare anche le incisioni presentate in rassegna. Opere magistrali, che ben spiegano il premio alla carriera conferitogli nel 2003 alla Biennale dell’Incisione Polanski e in cui l’artista accentua sempre più il suo interesse verso una natura “immutabile nei suoi cicli e nelle sue cadenze astrali” ma spesso “mortificata dall’uomo”, su cui il pittore sembra volgere lo sguardo perplesso in quel singolare trittico – autoritratto “Luci d’inverno, nello studio dell’artista” (olio su tela del 2010) che è un vero   capolavoro introspettivo della “natura umana”.

Gianni Milani

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“Il tempo, la luce, la terra, la memoria”

Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes, via della Rocca 37b, Torino, tel. 011/19771755-1; www.fondazionebottarilattes.it

Fino al 21 ottobre. Orari: martedì – sabato, ore 10,30 – 12,30 e 15 – 19

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Nelle immagini:

– Mario Chianese: ” Fine settembre nello Scrivia”, olio su tela, 2015
– Mario Chianese: “Prima del levar del sole”, olio su tela, 2016
– Mario Chianese: ” Dopo la piena d’inverno”, olio su tela, 2011
– Mario Chianese: “Disgelo”, olio su tela, 1963
– Mario Chianese: ” Luci d’inverno, nello studio dell’artista”, olio su tela, 2010

Arte e musica a Racconigi

Sabato 30 settembre il castello di Racconigi, nel cui parco nidificano cicogne e numerosi anatidi, apre al pubblico la mostra GOCCE DI COLORE E NATURA dedicata agli acquerelli naturalistici dell’artista Dario Cornero, visitabile fino a domenica 22 ottobre. Questa mostra vuole essere una passeggiata nella natura che va a cercare ed osservare delle forme di vita che non sono così evidenti. Rappresentarle avvalendosi di una tecnica pittorica, l’acquarello, che usa velature di colore sovrapposte arricchisce ogni immagine di personalità ed interpretazione che soltanto questa forma d’arte è in grado di infondere in ogni quadro.L’esposizione sarà visitabile dal 30 settembre al 22 ottobre, dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18,30. Accesso gratuito previo pagamento del biglietto parco o castello. Per info:dario.cornero@alice.it

 

Domenica 1 ottobre il parco accoglie la manifestazione ludico sportiva NON SI DISTRUGGE UN NIDO, corsa e camminata di 7 chilometri promossa dal Comune di Racconigi.

Partenza alle ore 10 presso l’Asilo comunale di Racconigi, via F. Ton 3. Iscrizioni dalle ore 9 alle ore 9,40. Offerta minima adulti € 5 bambini € 2, compresa t-shirt omaggio.

Alle ore 18,30 il castello risuonerà di note barocche. DUELLO A CORTE è un concerto di musica antica pensato come un’immaginaria contesa tra Arie d’opera di Antonio Vivaldi, Georg Friedrich Händel e Domenico Scarlatti.

 

Infine, fino al 5 novembre, nelle sale a chinoiseries è possibile ammirare due eleganti kimono da uomo del periodo Taishō (1912-1926) nell’ambito di un racconto dedicato al Sol Levante ed ai semai, setaioli italiani in Giappone, sviluppato in collaborazione con il MAO Museo di Arte Orientale di Torino ed il Filatoio di Caraglio che fino al 5 novembre ospita la mostra Y KIMONO NOW. I kimono provengono dalla collezione di Nancy Stetson Martin, artista e textile-designer americana che in oltre 40 anni ha raccolto quasi 800 kimono – di uso quotidiano o destinati alle cerimonie – del periodo Meiji (1868-1912), del breve periodo Taishō (1912-1926) e del primo ventennio del periodo Shōwa (1926-1945).

Oggi al Cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

alibi.ComCommedia. Regia di Philippe Lacheau, con Elodie Fontan, Didier Bourdon e Philippe Lacheau. Grande successo francese, un vademecum della vita bugiardosa moderna, un’agenzia gestita spavaldamente da tale Greg e rinforzata sommessamente da tal altro Augustin. Scappatelle, weekend per cui cercasi copertura, mariti e mogli fedifraghi da salvare da quei partner che ormai subodorano con quasi completa certezza incessanti tradimenti. Successo, s’è detto: e presto avremo la versione italiana. Farsaccia o elegante satira di costume, questo lo vedremo poi. Durata 90 minuti. (Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Appuntamento al parco – Commedia. Regia di Joel Hopkins, con Diane Keaton e Brendan Gleason. Una storia a due, un uomo e una donna di non più freschissima età, una di quelle storie che il cinema di oggi ha preso a inseguire. Lei, una vedova che arriva da oltreoceano, lui, un vecchio scorbutico e solitario, rintanato in spregio al mondo, nel folto di un parco londinese. Niente di più facile che quell’incontro, insperato e in un certo senso quasi surreale, porti ad un nuovo credere nella vita. Durata 102 minuti. (Romano sala 3)

 

Barry Seals – Una storia americana – Azione. Regia di Doug Liman, con Tom Cruise e Domhnall Gleeson. Da una vicenda vera, quella di un uomo che molto disinvoltamente scelse di passare da attività ad attività, prima pilota di linea poi contrabbandiere della droga al servizio del cartello di Medellin come della Dea, più all’occasione dare una mano alla Cia in questioni poco chiare a Panama ai tempi di Noriega. Passaggi spregiudicati che lo fecero vittima nel 1986 di due sicari inviati dalla Colombia. Durata 107 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Cars 3 – Animazione. Regia di Brian Fee. Ancora un’avventura per Saetta McQueen, in piena depressione per la vittoria del giovane rivale Jackson Storm: ma l’idea di abbandonare le corse verrà immediatamente scacciata se all’orizzonte si mostrerà un’angelica Cruz, che ha cancellato l’idea di correre in pista per abbracciare quella di diventare una perfetta istruttrice. Durata109 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci anche in 3D)

 

Cattivissimo me 3 – Animazione. Regia di Kyle Balda e Pierre Coffin. Quando è ormai divenuto un importante membro della Lega Anti Cattivi, Gru viene avvertito di avere un fratello gemello, Dru: con lui andrà alla ricerca di Balthazar, il cattivo ossessionato dalla fama e fanatico degli anni Ottanta. Durata 96 minuti. (Massaua, Ideal)

 

Chi m’ha visto? – Commedia. Regia di Alessandro Pondi, con Beppe Fiorello, Pierfrancesco Favino e Dino Abbrescia. E’ il mondo di oggi. Tutto si basa sul culto della propria immagine, figuriamoci il mondo dello spettacolo. È quindi la mancanza di “immagine” a rattristare il chitarrista Martino/Fiorello, banda Jovanotti, che non si vede per nulla realizzato. C’è l’amico Favino a tentare di risollevare le risorse umane, pronto ad accogliere il disadattato nella tranquillità delle Murge, lasciando credere al mondo in un rapimento che potrebbe trovare spazio, ricerca e pubblicità soprattutto in una seguitissima trasmissione televisiva, c’è magari la prostituta dal cuore d’oro a rimettere a posto le cose. Durata 105. (Eliseo Blu, Greenwich sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Il colore nascosto delle cose – Drammatico. Regia di Silvio Soldini, con Valeria Golino e Adriano Giannini. Ancora due esistenze, diversissime, tratteggiate dall’autore di “Pane e tulipani”. Un giovane sciupafemmine, decisamente in carriera, una agenzia du pubblicità che riempie le sue giornate, dall’altro lato Emma, una ragazza cieca a rimettere in sesto corpi nella sua professione di osteopata: avranno l’occasione per incrociare le loro storie. Durata 112 minuti. (Romano sala 1)

 

Il contagio – Drammatico. Regia di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, con Vinicio Marchioni, Vincenzo Salemme e Anna Foglietta. Una palazzina di borgata, tante vite che s’incrociano, il boss del quartiere, una coppia che si sta slegando, lui che intrattiene da qualche tempo una relazione di stampo pasoliniano (Salemme in edizione drammatica), lei che intristisce, lo spacciatore che sfrutta la realtà di oggi prendendo a lucrare sui fondi destinati ad un centro di accoglienza per i migranti, piccoli criminali, affaristi, corrotti. Dal romanzo omonimo di Walter Siti. Durata 105 minuti. (Massaua, Ideal, Uci)

 

Dunkirk – Bellico. Regia di Christopher Dolan, con Harry Styles, Cilian Murphy, Mark Rylance, Tom Hardy e Kenneth Branagh. “Un colossale disastro militare” definì Churchill la disfatta delle truppe alleate – francesi e inglesi uniti nella disfatta – sotto il fuoco tedesco che avanzava sul fronte Nord della Francia nel maggio 1940. Una trappola sulle spiagge di Dunkerque, una ritirata che coinvolse circa 350 mila uomini, qui raccontata da Nolan nello spazio di sette giorni, con un triplice sguardo pronto a posarsi sulle cronache e sugli eroismi accaduti tra mare e terra e cielo: i giovani soldati che su quella costa tentano di tutto per non essere travolti dalla guerra e morire, i civili che mettono a disposizione le loro imbarcazioni, un eroe del volo che combatte contro la furia della Luftwaffe. Durata 106 minuti. (Ambrosio sala 3, Massaua, Eliseo Blu, F.lli Marx sala Harpo, Lux sala 2, Uci)

 

Easy – Un viaggio facile facile – Drammatico. Regia di Andrea Magnani, con Nicola Nocella, Libero De Renzo e Barbara Bouchet. Isidoro, detto Easy, è un ragazzone sovrappeso, solo e depresso. Il fratello Filo, che della furbizia e dell’arte di arrangiarsi ha fatto la sua ragione di vita, lo incarica di portare in Ucraina la bara con dentro il corpo di un suo operaio, vittima di un incidente sul lavoro. Un lavoro che dovrebbe andare liscio come l’olio: se Easy non incrociasse un cartello sbagliato e la strada sconosciuta non lo portasse al centro di un paese sconosciuto. Durata 91 minuti. (Massimo sala 2)

 

Emoji, accendi le emozioni – Animazioni. Regia di Tony Leondis. Protagonisti gli emoticon, ovvero quelle belle faccine gialle che vi compaiono sugli smartphone. I quali non riescono ad entrare nelle connessioni del giovane Alex con la propria ragazza; inoltre uno di questi emoji, Gene, non riesce a mantenere l’unica espressione che gli è consentita. Servono aggiustamenti. Durata 86 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

L’equilibrio – Drammatico. Regia di Vincenzo Marra, con Mimmo Borrelli e Roberto Del Gaudio. Don Giuseppe chiede al suo vescovo di essere trasferito in un piccolo paese della sua regione d’origine, la Campania. La sua missione è quella di aiutare senza se e senza ma tutte le persone che vivono nella sua realtà parrocchiale: ma dovrà scontrarsi contro quelli che da sempre reggono le sorti (amare) del paesi, contro quelle leggi con cui i poteri si sono creati il dominio totale. Durata 90 minuti. (Massimo 2)

 

Gatta Cenerentola – Animazione. Regia di Ivan Cappiello e Marino Guarnieri. Cenerentola è cresciuta all’interno della Megaride, un’enorme nave ferma nel porto di Napoli da più di 15 anni. Suo padre, ricco armatore e scienziato, è morto portando con sé i segreti tecnologici della nave e il sogno di una rinascita del porto. La piccola vive da allora all’ombra della temibile matrigna e delle sue sei perfide figlie. Dentro il degrado la figura emergente di Salvatore, un ambizioso trafficante di droga che, d’accordo con la matrigna, sfrutta l’eredità dell’ignara Cenerentola per fare del porto di Napoli una capitale del riciclaggio. Durata 86 minuti. (Nazionale sala 2)

 

L’incredibile vita di Norman –Commedia. Regia di Joseph Cedar, con Richard Gere, Charlotte Gainsbourg, Steve Buscemi, Lior Ashkenazi e Michael Sheen. La professione di Norman Oppenheimer è quella di creare appetitosi contatti tra i mondi finanziario e politico newyorkesi, di mettersi in bella e lucrosa luce con quella comunità ebraica americana che tesse parecchi fili. Più o meno preso sul serio, più o meno veramente in relazione con tutti quelli con cui afferma di essere in contatto. E la vita andrebbe avanti così, se un giorno non s’imbattesse in un deputato israeliano in odore di divenire premier. Che cosa accadrà quando questi, raggiunta la carica, offrirà a Norman un caldo abbraccio proprio davanti a chi conta? Ancora il culto dell’”immagine” (e dei quattrini): ma siamo sicuri che il potere paga (e appaga) sino in fondo? Durata 112 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Romano sala 2, The Space, Uci)

 

L’inganno – Drammatico. Regia di Sofia Coppola, con Colin Farrell, Nicole Kidman, Kirsten Dunst e Elle Fanning. L’autrice del “Giardino delle vergine suicide”, di “Lost in translation” e di “Marie Antoinette” traduce ancora per lo schermo The Beguiled, il romanzo scritto da Thomas Cullinan e trasposto da un vigoroso Don Siegel nel 1971, qui da noi “La notte brava del soldato Jonathan”, interprete Clint Eastwood. La storia di John McBurney, caporale dell’esercito dell’Unione, ferito e scovato in piena guerra di Secessione in Virginia, nella piantagione che è accanto ad un collegio di ragazze, dove Kidman è la direttrice, Dunst una delle insegnanti, Fanning una allieva, tutte colpite dal fascino del bel militare. Il nemico non verrà consegnato, ma curato e inserito nella piccola comunità: ma quando sarà l’uomo a voler guidare il gioco della seduzione che inevitabilmente s’inserisce tra lui e le donne della casa, ecco che ne uscirà vittima. Riproposta dell’autrice davvero inutile, a tratti persino ridicola e imbarazzante (salveremmo soltanto l’interpretazione della Dunst) cui una distratta giuria ha consegnato a Cannes un Premio per la regia. Durata 94 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale V.O., Eliseo Grande, F.lli Marx sala Chico e Groucho, Greenwich sala 2, Reposi, Uci)

 

L’intrusa – Drammatico. Regia di Leonardi di Costanzo, con Raffaella Giordano e Marcello Fonte. Uno dei tanti panorami cinematografici che tra malavita, camorra, musicarelli, drammi e commedie stando invadendo gli schermi, a metà tra tra pubblicità e voglia di riscatto. Venezia ultima docet. Qui solita periferia problematica, disadattati, una donna, Giovanna, venuta dal Nord a guidare un doposcuola per un gruppo di bambini che lì dovrebbero trovare un ambiente felice: la presenza della moglie di un camorrista e della sua bambina spinge le altre madri a ribellarsi mentre per Giovanna significa andare avanti con la propria lotta verso un generale inserimento. Durata 95 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Kingsman: il cerchio d’oro – Azione. Regia di Matthew Vaughn, con Colin Firth, Taron Egerton, Julienne Moore e Channing Tatum. Seconda puntata degli ironici agenti segreti sulla scia di James Bond 007, camuffati dietro una sartoria londinese che nasconde il gruppo capitanato da un molto british Harry Hart, decisamente redivivo se nella puntata precedente il cattivo di turno era riuscito a mandarlo a miglior vita. Questa volta, guerrescamente rimesso in sesto, se la deve vedere con la narcotrafficante Moore, feroce e sorridente, che ha delle soluzioni finali di tutto rispetto per i propri nemici. Una gran bella dose d’ironia, inseguimenti e lotte come raramente se ne vedono, un ritmo invidiabile, una ferocissima Moore troppo amante del tritacarne e di hamburger sui generis. Divertimento assicurato. Un po’ troppo lungo ma ti siedi poltrona e non pensi a nient’altro. Durata 141 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci anche in V.O.)

 

madre! – Thriller. Regia di Darren Aronofsky, con Javier Bardem, Jennifer Lawrence, Ed Harris e Michelle Pfeiffer. Prova innegabile che il cinema dell’autore del “Cigno nero” e di “Noah” o lo si ama o lo si respinge. Gran guazzabuglio a Venezia, salvata la sola Jennifer ma i buuu non sono certo mancati. Nella casa solitaria in cui vivono uno scrittore in cerca d’ispirazione e la moglie entra un’intrigante e sconosciuta e misteriosissima coppia. La loro vita non sarà più quella di prima. Certo Aronofsky esce da ogni schema, rivoluziona, azzarda ma crea un film che spinge ancora alla discussione, e questo non è affatto male in questa nostra epoca quantomai piatta. Durata 117 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo RossoIdeal, Lux sala 3, The Space, Uci anche in V.O.)

 

 

Noi siamo tutto – Commedia drammatica. Regia di Stella Meghie, con Nick Robinson e Amanda Stenberg. Al romanzo si è già appassionato un numero enorme di persone, ora sullo schermo l’incontro tra la diciottenne Maddy, che una malattia tiene rinchiusa tra le pareti della sua casa, impossibilitata ad avere alcun rapporto esterno, e il suo nuovo vicino Olly. Durata 96 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

The Teacher – Commedia. Regia di Jan Hrebejk, con Zuzana Maurery. Tratto da una storia vera. Maria, vedova di un ufficiale, è un’insegnante nella Bratislava del 1983 con metodi e idee tutti propri circa l’insegnamento. Non appena i nuovi alunni arrivano in aula, ecco che le prime fare un’unica domanda: “Che mestiere fa tuo padre” ed ecco che ai più “sostanziosi” inizia a chiedere aiuti e interessamenti di vario tipo. Per quelli che non hanno nulla da offrire, è una lunga sequela di votazioni non proprio eccellenti e discriminazioni. Ma a qualche genitore quel metodo non va assolutamente bene. Durata 102 minuti. (Due Giardini sala Nirvana)

 

Un profilo per due – Commedia. Regia di Stéphane Robelin, con Pierre Richard e Yaniss Lespert. Pierre è un vedovo ottantenne, chiuso nella solitudine della sua casa, il ricordo perennemente rivolto alla moglie scomparsa. All’improvviso, a farlo risorgere alla vita ci pensa Alex, il fidanzato della figlia, che lo inizia simpaticamente alla navigazione in rete. E qui il vegliardo incontra Flora che lo vorrebbe incontrare: ma se Pierre ha creato un profilo giovane, vorrà Alex ancora aiutarlo nella nuova avventura? Durata 100 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Una famiglia – Regia di Sebastiano Riso, con Micaela Ramazzotti e Patrick Bruel. Altro arrivo dalla selezione ufficiale veneziana, successo pallido. Ambiente ancora romano, ancora una coppia, momenti drammatici, una qualche realtà di oggi, una giovane donna che il più che ambiguo compagno spinge a sfornare figli che poi verranno venduti a quelle ricche coppie che i figli non li possono avere. Durata 97 minuti. (Massaua sala 1)

 

Valerian e la città dei mille pianeti – Fantascienza. Regia di Lui Besson, con Dane DeHaan e Cara Delevingne. Una storia che vediamo soltanto oggi sugli schermi ma alla quale l’autore di “Nikita” pensava da almeno due decenni. In un lontanissimo futuro, Valerian e Loreline sono incaricati di una missione presso Alpha, metropoli immersa negli spazi galattici. Creature dai lunghi arti, con contorno di cattivi di vario genere e mostri famelici. Tecniche di ultimissima generazione, musiche assordanti, scenografie pronte a infiammare ogni immaginazione. Durata 140 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Reposi, The Space, Uci anche in 3D)

I Longobardi riconquistano Pavia

I Longobardi riconquistano la loro capitale quindici secoli dopo. Una grande mostra fa rivivere il mito e le gesta di questo popolo al Castello Visconteo di Pavia, capitale del regno longobardo. Dopo la caduta di Roma i tentativi di riunire il vecchio Impero vengono spezzati dall’arrivo dei Longobardi che provenienti dalla Pannonia, l’antica Ungheria, varcano le Alpi Giulie e conquistano, a partire dal 568, gran parte della penisola italica. Popolazione di origine scandinava, gli uomini dalle lunghe barbe, guidati da re Alboino, riuscirono a impadronirsi col ferro delle loro lunghe spade dei territori dell’Italia settentrionale, centrale e un’ampia fetta di quelli meridionali. Autari e Agilulfo, secondo marito della regina Teodolinda, posero le basi per il consolidamento politico del regno passando dalla raccolta di leggi scritte voluta da Rotari fino alla politica di integrazione tra barbari e romani portata avanti da Liutprando tra il 712 e il 740. Nelle scuderie del Castello pavese sono esposte oltre 300 opere provenienti da 80 musei italiani e stranieri. In vetrina si possono ammirare ricche collezioni museali con armi di vario tipo, spade, lance e coltelli, fibule a staffa, corredi funerari, gioielli, manoscritti antichissimi con le leggi dei Longobardi come l’Editto di re Rotari del 643, epigrafi commemorative dei sovrani, bracciali, anelli, lastre funerarie e sculture. C’è la leggendaria spada in ferro damaschinato di re Alboino di cui parla Paolo Diacono nella sua “Historia Langobardorum”, si vedono lapidi, bronzetti con figure di militari, speroni, vasi, metalli e ceramiche da cucina. Dalla necropoli longobarda di Collegno sono giunti alcuni crani mentre dal sepolcreto di Bardonecchia e Cesana sono arrivati altri oggetti funerari di epoca franca risalenti al VI secolo. Le sepolture sono state determinanti per conoscere il mondo funerario longobardo, in pratica l’unica fonte disponibile, a parte qualche cenno contenuto nei sei volumi di Diacono. In realtà l’uso di mettere nella tomba il corredo funerario del defunto è un rito antichissimo ma con i longobardi in Italia aumenta il numero delle tombe abbellite con oggetti e monili. Non mancano il cofanetto reliquiario in osso della Novalesa e quello della cattedrale di Susa del VI-VII secolo conservati nel locale museo diocesano di arte sacra. Molti oggetti di oreficeria longobarda e ostrogota sono stati trovati nel Ticino e durante i lavori di scavo per costruire la ferrovia e l’Università di Pavia. Ma tutta la città pavese profuma di storia longobarda. Prima di vedere la mostra è consigliabile una visita alla cripta di Sant’Eusebio nel centro cittadino, la testimonianza longobarda pavese più attraente, e alla chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro eretta nel VI secolo da re Liutprando le cui spoglie riposano sotto il pavimento, vicino alle quali si trovano le reliquie di Sant’Agostino che il sovrano longobardo aveva fatto traslare dalla Sardegna perchè minacciate dalle incursioni saracene sull’isola. Il regno dei Longobardi, la cui storia è stata scritta da Paolo Diacono, un monaco benedettino longobardo, durò fino al 774 quando re Desiderio, sconfitto l’anno prima dal re dei Franchi Carlo Magno alle Chiuse di Susa, fu inseguito fino a Pavia dove fu fatto prigioniero al termine di un lungo assedio. Fu rinchiuso in un monastero francese dove morì. Con lui finì la dominazione longobarda durata due secoli, eccetto che nella “Langobardia minor”, dove il Ducato di Benevento rimarrà in vita fino alla conquista dei Normanni nella seconda metà dell’XI secolo. La mostra “I longobardi, un popolo che cambia la storia” curata da Gian Pietro Brogiolo e Federico Marazzi, è aperta al Castello Visconteo di Pavia fino al 3 dicembre, da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 18.00, lunedì dalle 10.00 alle 13.00 ma solo per visite guidate autorizzate dal Museo civico. Il bookshop della mostra è fornitissimo di libri sulla storia dei longobardi. Prossime tappe della mostra, dal 15 dicembre al 25 marzo 2018 al Museo archeologico di Napoli e da aprile a giugno all’Ermitage di San Pietroburgo.

Filippo Re