Nella Marchesini. La vita nella pittura

In mostra alla GAM di Torino, la pittura come racconto di vita della prima e “prediletta” allieva di Felice Casorati. Fino al 29 settembre

Non c’è pennellata, non c’è impronta di segno e colore che non siano state spese e sofferte e gridate per raccontare di sé. La pittura come pagina intensa di riflessione autobiografica. E, come tale, soggetta alle voci altalenanti della vita. Pacata, misurata, scolastica ma anche ribelle, fuori dalle righe, esultante o allegoria amara di tristezze che hanno segnato il cammino personale dell’artista e di quanti quel cammino hanno con lei condiviso nel corso del tempo.

La suggestiva mostra (chiarissimo il titolo: “La vita nella pittura”), dedicata dalla GAM di Torino, negli spazi della Wunderkammer, a Nella Marchesini, si apre con un casoratiano, nitido e rigoroso “Ritratto del padre” del 1923 e si chiude con “Tre donne”, tempera e olio su compensato del 1952, una sorta di triplice autoritratto dai tratti espressionistici, che può considerarsi immagine iconica della rassegna e sublime sintesi umana e pittorica di una vita passata dalle gioie e dalle speranze giovanili (la Marchesini colta di spalle, fra le mani le lunghe trecce nere stese con giocosa lievità), agli affanni, ai dolori e alle drammatiche tensioni di anni più maturi segnati dagli accadimenti imposti dalla guerra (il trasferimento con la famiglia a Drusacco, in Valchiusella, e successivamente a Rosero, sulla collina torinese) e dai gravi lutti famigliari determinati dalla morte del padre, delle due sorelle Maria e Ada, e del marito, il pittore di formazione parigina, Ugo Malvano. Complessivamente la rassegna, curata da Giorgina Bertolino e Alessandro Botta, ospita una trentina di opere realizzate dalla Marchesini fra il 1920 e il 1953, provenienti da collezioni private e dal significativo nucleo acquisito dalla GAM nel ’54, cui s’affiancò la generosa donazione allo stesso Museo da parte degli eredi Malvano – Marchesini, accolta da Rosanna Maggio Serra nel ’78. In mostra sono anche esposte lettere, cartoline fotografie d’epoca, libri e alcune pagine degli scritti dell’artista che permettono di rivivere, in parallelo il vivace fermento artistico e culturale della Torino fra gli anni Venti e Cinquanta del Novecento. Nata a Marina di Massa nel 1901, Nella si trasferisce giovanissima, durante la Grande Guerra, sotto la Mole e pochi anni dopo entra nella cerchia dei giovani intellettuali (da Carlo Levi a Natalino Sapegno, da Edmondo Rho a Federico Chabod) raccolti intorno a Piero Gobetti e alla moglie Ada Prospero.

E’ lo stesso Gobetti a presentarla nel 1920 a Felice Casorati, che l’accoglie come allieva, la prima, nel suo studio di via Mazzini, che diventerà poi la Scuola Libera di Pittura, il “chiostro” d’apprendistato pittorico aperto ufficialmente in via Galliari nel 1923, dove la Marchesini diventerà assistente e “allieva prediletta” dello stesso Casorati, assumendone anche la direzione amministrativa dal ’23 al ’30. Sono anni di totale immersione nel magistero casoratiano, in quella pittorica concezione di “realismo magico” che le ispira ad esempio il magnifico “Donne assise con bambino” del ’25, dalle larghe geometriche e immobili campiture di colore, così come le “Donne sulla terrazza” del ’23, non privo di suggestioni quattrocentesche, derivate in particolare dall’amore per l’opera di Piero della Francesca. Dal ’26 datano le sue prime partecipazioni alle più importanti manifestazioni pubbliche: dalla mostre alla Promotrice torinese, alle Biennali di Venezia e alle Quadriennali di Roma. Anni che iniziano a registrare per Nella anche un “mutamento di segno”. Nel ’30 si sposa con il pittore torinese Ugo Malvano (con cui avrà tre figli); ma è anche l’anno in cui si stacca dalla Scuola di Casorati e l’anno della morte del padre Alessandro, figura “bianca e luminosa” di molte sue opere, che continuerà a rappresentare una “presenza centrale nell’universo poetico dell’artista”.

Tre anni dopo scompare anche la sorella Maria. Accadimenti che tendono in parte (almeno fino al dopoguerra) ad isolare, umanamente e artisticamente, la Marchesini e quasi ad accompagnare lo sfaldarsi di punti fermi, di realtà “consolidate” della vita, allo sfaldarsi dell’originaria compattezza strutturale delle prime opere in cifre stilistiche di più soffusa e indefinita ricerca figurale. Ecco allora l’essenziale “Primavera a Drusacco” del ’41, ma soprattutto quell’“Ireos” del ’31, in cui l’artista (incinta della prima figlia, Laura) si ritrae mentre innaffia una pianta in vaso. La pennellata è qui decisamente più rapida e minore l’attenzione alla solidità dei volumi. Vita e arte, ancora una volta, s’intrecciano. Insieme, colori e frammenti di vita familiare. Un unicum sempre presente nella “viva” pittura dell’artista. Fino al 17 agosto del 1953, quando Nella scompare a Torino. Dopo avere organizzato, già sofferente, una retrospettiva dedicata al marito deceduto l’anno prima.

Gianni Milani

“Nella Marchesini. La vita nella pittura”

Wunderkammer GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Fino al 29 settembre

Orari: dal mart. alla dom. 10/18, lun. chiuso

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Nelle foto

– “Tre donne”, tempera e olio su compensato, 1952
– ” Donne assise con bambino”, olio su tavola, 1925
– “Primavera a Drusacco”, olio su cartone, 1941
– “L’ireos (Autoritratto)”, olio su cartone, 1931
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