Cosa succede in città- Pagina 371

Natale, Iren illumina la Mole per i 110 anni di Aem

Una straordinaria accensione di duemila lampade a LED che creeranno un fantastico scintillio di luce

 

 

Per festeggiare i 110 anni dalla costituzione di Aem Torino, Iren regala a Torino e ai tanti torinesi e turisti che affolleranno le sue vie nel periodo delle Festività, una speciale illuminazione natalizia della Mole Antonelliana, mai realizzata precedentemente. Una illuminazione spettacolare ma nello stesso tempo elegante e rispettosa dei vincoli architettonici e stilistici che un bene storico come la Mole merita. Dalla sera del 4 dicembre prossimo e sino al 6 gennaio 2018 Iren illuminerà il simbolo di Torino nel mondo con 500 lampade stroboscopiche a LED, disposte lungo oltre 1500 metri di filo ancorato a ganci e funi metallici già presenti sulla struttura. A queste si aggiungono circa 1.500 lampadine LED flashing (intermittenti) che arricchiranno la struttura architettonica del tempietto. L’installazione delle lampade è avvenuta grazie al lavoro di alpinisti specializzati che, con l’ausilio di corde ed attrezzature tecniche, hanno proceduto metro a metro al posizionamento delle sfere luminose. Le luci stroboscopiche si accenderanno e spegneranno in sequenze temporalizzate, che sottolineeranno elegantemente le linee compositive della Mole, sia della cupola sia della guglia. In particolare, per quanto concerne la cupola verranno evidenziati con luci stroboscopiche i quattro costoloni di contrafforte. Le luci che si accenderanno e spegneranno in modo assolutamente casuale creeranno il caratteristico brillante scintillio luminoso. Per rendere ancora più spettacolare l’illuminazione della Mole, sono stati inoltre collocati schermi dorati su proiettori di illuminazione già esistenti e installati su pali adiacenti il monumento.

La nuova spettacolare illuminazione si integrerà perfettamente con Il volo dei numeri, l‘installazione artistica di Mario Mertz che ormai da anni ripropone sulla superficie della Mole Antonelliana i primi numeri della successione di Fibonacci.

 

 

 

 

“Abbiamo deciso di festeggiare insieme a tutta la città i nostri 110 anni di storia – ha detto il presidente di Iren Paolo Peveraro – regalando ai torinesi questa suggestivo spettacolo luminoso natalizio che mai prima d’ora aveva decorato la Mole Antonelliana. Aem prima, Iren poi, è un’azienda fortemente radicata nella città e nel suo territorio. Ci è sembrato doveroso condividere con tutti, anche con un gesto simbolico ma spettacolare come questo, il forte legame che abbiamo con Torino, i suoi simboli e la sua gente”.

 

 

La storia di Torino passa anche dagli ex-voto della Consolata

Da più di mille anni la chiesa della Consolata è il cuore religioso della città, il luogo in cui il fedele si reca per chiedere conforto per l’anima e aiuto nei pericoli e nei momenti difficili della vita.

Un segno tangibile di questa devozione alla madonna Consolata sono gli oltre tredicimila ex-voto che la Basilica conserva. Migliaia sono i cuori argentati, centinaia le spalline di ufficiali che ringraziano per la protezione in guerra o al termine di una carriera, centinaia le medaglie o i riconoscimenti di gruppi e associazioni, decine le realizzazioni casalinghe all’uncinetto o al ricamo, molte le fotografie di graziati, oltre 3000 gli ex -voto dipinti. Sono soprattutto questi ultimi, per la immediatezza del messaggio, per la drammaticità della situazione e per la concretezza di vita, ad attirare lo sguardo e l’interesse del fedele o del visitatore, suscitando spesso risonanze di fede o richiami al mistero. Proprio gli ex-voto sono al centro della mostra dal titolo “Momenti di vita negli ex-voto alla Consolata”, sostenuta dal Consiglio regionale del Piemonte, che verrà inaugurata mercoledì 6 dicembre, alle ore 17, presso la Biblioteca della Regione Piemonte “Umberto Eco” (Torino, via Confienza 14). “Al di là della libertà di culto, che in una società sempre più multietnica mi sembra doveroso ribadire come imprescindibile, non si può tuttavia negare che dall’opera di numerosi religiosi (primi tra tutti San Giovanni Bosco e San Giuseppe Cottolengo) sia partita proprio da Torino una spinta al bene comune e alla giustizia anche sociale le cui opere, attraverso coloro che ne continuano l’opera, si sono estese in tutto il mondo” ha voluto sottolineare il presidente del Consiglio regionaleMauro Laus nella sua introduzione al catalogo della mostra. “L’ottantina di ex-voto che questa mostra presenta sono stati selezionati cercando i segni o le storie di Torino. Possiamo cogliere la nostra città nelle indicazioni delle vie o nelle architetture precise di alcune piazze, la possiamo ricordare negli interni delle case popolari, nei giochi dei ragazzi, ne possiamo ricordare il passato economico nei rumori delle officine e nella ricchezza dei negozi, e la sentiamo ancora soffrire nei terribili giorni dei bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale”, spiega il curatore Lino Ferracin.

 

La mostra sarà visitabile fino al 31 gennaio 2018. Orari: dal lunedì al giovedì ore 9.00 – 12.30; 14.00 – 16.00. Il venerdì ore 9.00 – 12.30.

 

Come spiegare i diritti dei bambini in parole semplici

“Il Comitato regionale per i diritti umani promuove con questa iniziativa l’avvio di un percorso a tutela dell’infanzia, affinché i diritti acquisiti siano preservati e difesi mentre quelli negati siano conquistati. Dobbiamo trattare i minori non come problema ma come risorsa, se vogliamo sperare in un mondo realmente migliore e per questo motivo diventa essenziale investire sulla loro educazione”. Così Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale e presidente del Comitato regionale per i Diritti umani, ha introdotto la presentazione di I diritti dei bambini in parole semplici. La pubblicazione, a cura dell’Unicef, è stata ristampata in 4mila copie dal Consiglio regionale per celebrare con un gesto tangibile la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre. L’opuscolo, che verrà diffuso nelle scuole, attraverso parole, colori e disegni, parla in modo efficace ai più piccoli per spiegare i loro diritti inviolabili riconosciuti dalla Convenzione internazionale approvata dall’Onu nel 1989. Il mondo viene così rappresentato attraverso gli occhi dei più piccoli, secondo il loro punto di osservazione affinché sia chiara l’azione che si intende promuovere, quella di costruire un mondo a misura di bambino. “Mi auguro che questo libretto passi nelle mani di più persone possibili, che se ne parli a scuola e in famiglia perché ritengo essenziale che si creino occasioni per diffondere la conoscenza dei diritti dei bambini e soprattutto che i bambini stessi siano consapevoli dei diritti riconosciuti loro dalla Convenzione Onu”, ha affermato Enrica Baricco, vicepresidente del Comitato regionale per i diritti umani. A ricordare i diritti dei bambini ancora troppo spesso negati è stata Rita Turino, garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, citando le violenze fisiche e psicologiche di cui l’infanzia è ancora vittima, così come gli effetti altrettanto negativi della violenza assistita. La promozione della conoscenza della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza rappresenta, peraltro, uno dei compiti del garante, una figura istituita in Piemonte con la legge regionale 31/2009, due anni in anticipo rispetto all’istituzione dell’omologo garante nazionale, avvenuta nel 2011. L’importanza di diffondere in modo capillare la Convenzione Onu nel linguaggio semplice e diretto utilizzato da questo opuscolo è stata sottolineata da Maria Costanza Trapanelli, presidente del Comitato provinciale di Torino per l’Unicef, che ha ribadito come molto ci sia ancora da fare: sono infatti 385 milioni i bambini nel mondo in povertà estrema e 264 milioni non hanno ancora accesso all’istruzione. Ci sono tuttavia anche buone notizie, dato che, grazie ai vaccini, solo nel 2016 sono stati salvati 56 milioni di bambini. Alla conferenza stampa erano presenti anche Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato regionale per i Diritti umani e Stefania Batzella, presidente della Consulta delle Elette.

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Giornata per i Diritti dell’infanzia: la celebra il Consiglio regionale

Il Consiglio regionale celebra la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che ricorre lunedì 20 novembre, con una serie di iniziative.

Il Comitato Diritti Umani sostiene e patrocina il progetto socioculturale “Profumo di vita #neldirittodel bambino”organizzato dall’associazione di volontariato Legal@arte. Il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Mauro Lauspartecipa, lunedì 20 novembre, alle 18, nel Salone d’Onore del Castello del Valentino, all’inaugurazione della mostra fotografica dell’artista torinese Elena Givone, curata da Roberta Di Chiara, per sensibilizzare sul tema della violenza assistita da minori. L’esposizione, costituita da 12 opere fotografiche di grande formato che ritrae bambini appena nati, sarà visitabile fino al 26 novembre.

Nella mattina di lunedì 20 novembre, inoltre, nell’ambito della rassegna cinematografica “Rights on the movie 2017”, al Cinema Massaua di Torino (piazza Massaua 9) viene proiettata la pellicola “Vado a scuola”, destinata a oltre 200 studenti e studentesse delle scuole secondarie piemontesi di primo e secondo grado. La rassegna, promossa dal Comitato regionale per i Diritti umani, presieduto dal presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, in collaborazione con Agiscuola, si focalizza quest’anno proprio sui temi legati ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il film, diretto dal Regista Pascal Plisson,  documenta le sfide quotidiane che devono vivere ogni giorno quattro bambini (Zahira in Marocco, Jackson in Kenya, Carlito in Argentina, in una città della  Patagonia, e Samuel in India) per raggiungere le loro scuole, spinti dal desiderio di conoscenza e la speranza di un futuro migliore. Martedì 21 novembre alle 21 al cinema Massimo di via Verdi 18, a Torino, avrà luogo invece la proiezione aperta alla cittadinanza.

Sabato 18 novembre, alla Cartiera di Torino, sede della Compagnia Tedacà (via Fossano 8), si è inoltre tenuto il secondo laboratorio organizzato dall’Associazione Almateatro, soggetto capofila, in partenariato con Associazione Acti Teatri Indipendenti e Associazione Tedacà,  e previsto dal progetto “Siediti vicino a me – Il Teatro incontra il mondo”, attività per minori migranti. Le attività di laboratorio teatrale hanno coinvolto la Comunità Home blu, comunità di prima accoglienza dei minori stranieri non accompagnati di Torino.

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

Mogna, un medico esemplare –  L’avanspettacolo torinese che finì con l’”autunno caldo” – Il nuovo libro di Piero Fassino – Beppe Fassino, il liberale vecchio Piemonte – L’oratore e patriota Carlo Delcroix

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Mogna, un medico esemplare

A Moretta, ridente e ricco comune agricolo della Provincia Granda tra Saluzzo e Cavour, hanno dedicato la via Pallieri (dove abitò) al dottor Giuseppe Mogna, medico chirurgo e ufficiale sanitario per una vita. Cose che avvengono solo più nei piccoli paesi dove il ricordo delle persone rimane inalterato e chi ha ben operato per la comunità non viene dimenticato. Ho conosciuto e frequentato il dottore che era molto amico di mio padre, a tal punto che spesso viaggiavano insieme. Negli ultimi anni veniva d’estate con la mia famiglia a Bordighera alla linda pensione “Svizzera” gestita da piemontesi trapiantati in Liguria. Ad oltre 90 anni fece partorire una giovane donna, in mancanza dell’ostetrica che era rimasta bloccata a casa. Ne scrisse anche “La Stampa”. Era un uomo dell’Ottocento, medico colto che, anche a tanti anni di distanza dagli studi nel liceo classico di Saluzzo, ricordava perfettamente il latino e il greco, apprezzava la pittura e l’arte in generale. Magrissimo, amava anche la buona tavola e ricordo i pranzi alla “Corona grossa” e alla “Luna” di Saluzzo e a Moretta all’”Italia” dal mitico Remigio Calandri che meriterebbe di essere ricordato. Era sposato con una farmacista ,una donna speciale che a cinquant’anni coronò il sogno della sua vita, vinse la farmacia a Casteldefino in montagna ed affrontò una vita di disagi. Questa signora amava produrre liquori, in particolare il cynar. Era sempre gentile. Un volta lo offrì a mio madre che, non riuscendolo a bere, cercò di liberarsi del liquido versandolo nel vaso di una pianta della casa. La dottoressa si accorse di quel gesto davvero poco gentile e subentrò il gelo che si protrasse per anni. Il dottor Mogna si limitò a dire che capiva mio padre meglio di ogni altro, senza aggiungere altro. Era venerato nel paese. Tutti si rivolgevano a lui per un consiglio, una parola, aveva fatto nascere più generazioni. Mi regalò il suo elmetto da ufficiale nella Grande Guerra che conservo gelosamente. Un gesto d’affetto per un giovane che amava la storia com’ero io. Mi disse che era partito volontario e che non si pentiva di quella scelta perché <<dovevamo completare il Risorgimento iniziato dalla generazione di suo nonno>>. Quando venne con noi in Egitto, aggregato al gruppo del Collegio San Giuseppe di Torino di cui ero allievo, fu lui che mi consigliò -dovendo scegliere – di andare ad El Alamein a rendere omaggio ai 5000 caduti sepolti nel sacrario voluto da Paolo Caccia Dominioni, e non a Luxor. Fummo in pochi a scegliere il sacrario che in quegli anni nessuno conosceva perché della “Folgore” nessuno voleva parlare. Se io mi dedicai allo studio della storia ,lo debbo anche a lui che mi mise sulla buona strada. Uomo semplice, di poche parole, ma quando parlava valeva sempre la pena ascoltarlo.

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L’avanspettacolo torinese che finì con l’”autunno caldo”

Mario Ferrero incarnò più di ogni altro l’avanspettacolo torinese, cioè la rivista che precedeva la proiezione di un film. Iniziò al “Romano” con l’impresa Ventavoli, poi si spostò al “Maffei” e infine all’”Alcione”, a Porta Palazzo. C’erano lui, una spalla (ricordo il grande Carlo Rizzo che partecipò spesso a tanti spettacoli di operetta),una soubrette (rammento con piacere la bellissima Rosy Zampi al secolo Zampini) e 12 gambe 12,cioè 6 ballerine. A volte c’era anche un/a cantante, Nella Colombo partecipava spesso. Al “Maffei” tentarono anche uno spogliarello molto pudico a metà degli Anni 60. A tenere su lo spettacolo erano Mario Ferrero, la sua mimica, le sue battute in piemontese (il muscolo del braccio era il “marciapé” e la fetta di gorgonzola una “slepa ‘d gurgu”). Faceva spesso la parte del metalmeccanico della Fiat, indossando la tuta blu,ma certo non era un operaio sindacalizzato, ma spiritoso e bonario che manifestava il suo disagio di torinese con frasi di buon senso e qualche lamentazione bonaria e scherzosa. Una sorta di Gianduia in tuta. L’autunno caldo era lontano. Molti immigrati meridionali andavano a vederlo e alla fine della spettacolo i suoi affezionati spettatori lo acclamavano : Maiu! Maiu! Si passava un’ora e mezza di allegria spensierata. Non mi vergogno di dire che, ragazzo, andavo a sentirlo al “Maffei” e persino all’”Alcione”. Una Torino semplice che univa torinesi vecchi e nuovi in nome del buonumore. Come sarebbe utile in questa Torino livida e incapace di sorridere un Mario Ferrero! L’”autunno caldo” del ‘69 decretò la fine di questa teatro popolare.

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Il nuovo libro di Piero Fassino

PD davvero è il nuovo libro di Piero Fassino ,pubblicato dalla “Nave di Teseo”. Il libro parla del suo partito e dei problemi che l’ attanagliano e che l’ultimo segretario DS, socio fondatore del PD ,cerca di contribuire a dipanare. Il libro ha tuttavia ambizioni molto più grandi e merita di essere letto per i temi di ampio respiro che affronta e che rivelano come Fassino ,prima di essere un politico, sia un intellettuale a pieno titolo. Analizzando il Novecento ,lo definisce secolo in cui la sinistra è stata egemone <<comprese le tragedie>>.Questa egemonia Fassino la considera finita e il passaggio di secolo obbliga a misurarsi con sfide nuove senza ricorrere pigramente alla <<cassetta degli attrezzi ideologici del Novecento>>. Le scorie radioattive delle ideologie non hanno lasciato segno nel pensiero di Piero. Le culture storiche del secolo scorso, secondo lui, sono spiazzate perché c’è stata la fine del rapporto politica-cittadini instaurato in passato. C’è, secondo l’autore, un disagio, una solitudine, un sentimento di esclusione, un impoverimento generalizzato che creano ansia. <<L’urlo lacera l’aria-scrive Fassino- poi torna il silenzio>> e c’è chi intende cavalcare il malessere . Parlando di immigrazione, egli evidenzia com’essa generi d’istinto paura per gente straniera diversa da noi. Siamo anni luce dalla demagogia dei migranti visti come risorse. Bisogna pensare – afferma l’autore – ad un’accoglienza sostenibile e diffusa che non generi il rigetto. Ma Fassino evidenzia anche che occorre <<la disponibilità a lasciarsi integrare>>,ponendo un problema che appare di difficile soluzione non solo per l’elemento religioso islamico. E’ un libro,ripeto, che val la pena di leggere. Se la sinistra desse retta a Fassino, sarebbe davvero diversa.

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Beppe Fassino, il liberale vecchio Piemonte

Veniva confuso con Piero Fassino, anche se Giuseppe Fassino era senatore quando Fassino ricopriva incarichi minori nel Pci torinese. Beppe Fassino era un liberale piemontese, un seguace di Einaudi e di Soleri, nato a Busca e noto anche come professore che gestiva gli storici istituti scolastici Fassino, concepiti ,come si diceva un tempo un po’ maliziosamente ,più per gli “asinelli” svogliati che per gli allievi normali. Consigliere comunale nella sua Busca per decenni, segretario del Partito liberale cuneese, consigliere regionale eletto nel 1970 e nel 1975, fu uno dei padri costituenti della Regione Piemonte. Senatore liberale dal 1979 al 1992, fu Sottosegretario alla Pubblica Istruzione e alla Difesa. Fu anche componente nell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Mentre altri liberali sciolsero il PLI nel 1993 in maniera ingloriosa per ottenere un seggio parlamentare dalla destra e/o dalla sinistra, Fassino si ritirò a vita privata, diventando dirigente del Centro “Pannunzio” e presidente del Conservatorio di Torino. Si distinse da quell’arcipelago finto- liberale cuneese  che non brillò mai per stile ,ma  solo per cupidigia di potere. Io con  certi  personaggi  cuneesi  mi accorsi che era impossibile andare d’accordo. Erano degli scettici blu, a voler essere eleganti. Fassino tento’ un chiarimento, offrendo a tutti uno splendido pranzo a Centallo al quale mi presentai accompagnato da un avvocato. Si mangiò e si bevve, ma non si parlo ‘ dei problemi legati alla rottura dei rapporti. Fassino alla fine invito ‘ a stringerci tutti la mano e a brindare , passando sopra al passato. Erano dissensi insuperabili  perché il dissenso si era trasformato in disprezzo ,almeno da parte mia. Infatti  , il giorno successivo la morte di Fassino ,gli  scettici blu cuneesi  si esibirono in un volgare e inqualificabile attacco personale nei miei confronti. L’Eccellenza Fassino-come era chiamato nel Cuneese – era un vero liberale che veniva da lontano e non un parvenu improvvisato. Era del livello morale di Vittorio Badini Confalonieri  che fu escluso dal Parlamento dalle cordate clientelari che si erano impossessate del partito liberale a metà degli Anni 70. Mancato cinque anni fa all’età di 88 anni, il 23 novembre alle ore 17 verrà ricordato a Torino a Palazzo Cisterna in via Maria Vittoria 12.

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L’oratore e patriota Carlo Delcroix

A Roma oggi ricordo Carlo Delcroix a cent’anni dal suo sacrificio durante la Grande Guerra e a 40 anni dalla morte. Il mio amico Domenico Giglio ,presidente del prestigioso Circolo “Rex” ,una delle più vecchie associazioni politico-culturali di Roma, nata nel ’44,mi ha invitato a ricordare il grande oratore che fece appassionare le piazze d’Italia. Cieco e senza mani ,in seguito al suo spirito di sacrificio che nella prima guerra mondiale lo portò a bonificare da solo un campo minato nel 1917,Delcroix con le ferite non ancora guarite iniziò come Fulcieri Paulucci de Calboli, altro grande invalido, i suoi discorsi appassionati ai soldati delle trincee per esortarli alla resistenza sul Piave. Amico di mio nonno al fronte, ebbi il piacere di ascoltare più volte i suoi discorsi. Nessun oratore della storia italiana del Novecento ebbe la sua efficacia appassionata e suggestiva. Il mio compagno di scuola Giovanni Minoli , quando lo sentì casualmente in piazza San Carlo, mi disse che era un uomo eccezionale, indimenticabile. Ed era proprio così.

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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

CHIAMPA E LAUS: GIOCHI D’AZZARDO
Cosa ne pensa dello scontro istituzionale tra il presidente Chiamparino e il presidente del Consiglio regionale Laus sulle macchinette da gioco ? Mi sembra inaudito.
                                                                             Cristina Vecchio

E’ davvero inaudito perché Chiampa , come lo definivano un tempo, è ammalato di protagonismo e pretendendo che il Consiglio regionale si uniformi ai suoi ordini, sia pure per una causa meritevole come la lotta al gioco d’azzardo, stravolge il senso del rapporto istituzionale tra Giunta e Consiglio Regionale. Il Piemonte non è una repubblica presidenziale e le ragioni dell’assemblea legislativa regionale vanno oltre quelle del presidente della giunta. E’ lo stesso delirio di onnipotenza di quand’era sindaco ed ha accumulato un deficit pauroso alla Città senza che nessuno del suo partito abbia il coraggio di rinfacciarglielo. Fassino si è trovato a fronteggiare il baratro finanziario che aveva ereditato, senza riuscire a colmarlo.
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LUCI E OMBRE
Ho visto che piazza San Carlo, pur riproponendo luci d’artista che rendono più buia la piazza, quest’anno ha delle luci in più .Ricordo che lo scorso anno Lei sollevò il problema delle luci d’artista inadeguate .                  Sveva  Vincenti

Anch’io sono rimasto sorpreso favorevolmente dalle luci in più . A Natale ci vogliono tante luci per rendere allegro il clima natalizio, ma le luci in più occorrono anche tutto l’anno per la sicurezza. Quelle luci d’artista saranno anche suggestive, ma sono assolutamente inadatte ,persino inquietanti. Ovviamente non bastano le luci a rendere sereno e piacevole il Natale, sarebbe necessaria una luce ,anche piccola , se ci accendesse dentro di noi.

L’ospedale Mauriziano di Torino contro la violenza sulle donne

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, l’ospedale Mauriziano di Tiorino nel 2017 promuove l’eliminazione della violenza sulle donne con una serie di iniziative organizzate e coordinate dalla Rete Locale Accoglienza Vittime di violenza e dal Comitato Unico di Garanzia aziendale. Dopo aver organizzato la settimana scorsa il primo corso sulla violenza domestica e sessuale dedicato ai professionisti sanitari, lunedì 20 novembre verrà approvata la nuova Procedura per la presa in carico delle vittime di violenza interpersonale presso l’Azienda Mauriziano di Torino. Da giovedì 23 a giovedì 30 novembre verrà esposto al pubblico, per la campagna di informazione a sostegno delle donne vittime di violenza, l’allestimento “Posto occupato” sia nell’atrio storico lungo corridoio Turati prospiciente l’Aula Carle sia nella sala di attesa del Pronto soccorso.

Più di una mostra: Infanzia rubata. Un secolo di lavoro minorile

“Una mostra che ha il pregio di smontare le solite narrazioni retoriche sul tema dello sfruttamento minorile e di affrontarlo senza filtri, con una visuale che non nasconde la difficile quotidianità di moltissime bambine e bambini, ma altrettanto non cede alla tentazione di dipingerlo in maniera pietistica o eroica”, così ha affermato Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale, all’inaugurazione dell’esposizione fotografica Infanzia rubata. Un secolo di lavoro minorile, da Lewis W. Hine ai giorni nostri organizzata al Polo del ‘900 di Torino dall’Ismel (Istituto per la memoria e la cultura del lavoro dell’impresa e dei diritti sociali) in collaborazione con la Fondazione Alberto Colonnetti onlus e con il sostegno del Consiglio regionale con il Comitato regionale per i Diritti umani.

La mostra parte da foto storiche di Lewis Hine, sociologo che denunciò con la macchina fotografica il lavoro minorile negli Stati Uniti nei primi del Novecento per arrivare fino alle immagini contemporanee, scattate da vari autori fra cui Andreja RestekLaura Salvinelli e Stefano Dal Pozzolo. A corredo, una serie di scatti che mostrano missioni umanitarie in tutto il mondo (Pakistan, Burkina Faso, Guatemala, Nepal) condotte, fra gli altri, da Focsiv e Iscos.

“Quasi ogni giorno, dolorosi fatti di cronaca ci ricordano che intorno a noi continua a esistere una oscura realtà parallela, un mondo turpe che sfrutta i bambini, anche con modalità abominevoli”, ha proseguito Laus. “E l’Italia non fa purtroppo eccezione se pensiamo che i minori pre-adolescenti, tra i 12 e i 15 anni, coinvolti nel nostro paese in attività lavorative sono circa 340mila. Dobbiamo risvegliarci dal torpore dell’indifferenza: oggi è più che mai urgente approvare misure contro il disagio, la povertà infantile e le disuguaglianze. Se esistesse un solo dovere per una democrazia evoluta, questo consisterebbe nel saper offrire a ciascun figlio uguali opportunità di crescere, giocare, studiare, migliorarsi, uguali tutele e protezioni”.

Con un linguaggio semplice e diretto le foto di Hine, realizzate per il National Child Labor Committee, parlano del lavoro dei bambini nelle miniere, nei campi, nelle fabbriche tessili e alimentari, sulla strada e a domicilio. Le immagini, efficace strumento di sensibilizzazione, sono il risultato di un’accurata selezione del materiale messo a disposizione dalla Library of Congress di Washington.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto Infanzia negata, promosso dal Polo del ‘900 in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia (20 novembre), con l’obiettivo di mettere in luce i diversi volti di un fenomeno purtroppo diffuso su scala mondiale ovvero lo sfruttamento minorile e la mancanza di tutela dei diritti dei minori.

EC – www.cr.piemonte.it

Usò la penna contro il mitra. Casalegno 40 anni dopo

Sulla rivista “Torino Storia” di novembre è uscito un importante articolo di Pier Franco Quaglieni su Carlo Casalegno a 40 anni dal suo assassinio.” Un articolo controcorrente- rileva in una nota il Centro Pannunzio – anche rispetto a certe paludate e persino fastidiose celebrazioni da parte di chi non ha neppure conosciuto o frequentato Casalegno e di chi vanta amicizie inesistenti nei confronti della vittima delle Br “

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Nell’Aula Magna dell’Università degli studi di Torino il Magnifico Rettore Rinaldo Bertolino conferì nel 2004 la laurea honoris causa in Giurisprudenza alla memoria di Carlo Casalegno. Patrocinatore dell’iniziativa fu Giovanni Conso, Presidente dell’Accademia dei Lincei, che in un precedente convegno in ricordo di Casalegno aveva lanciato la proposta di un riconoscimento accademico al giornalista ucciso dalle Brigate Rosse. Fu un fatto importante che anche l’Università non si casalegno-2dimenticasse dell’antico allievo della Facoltà di Lettere Casalegno, che fu professore di liceo e giornalista, autore di migliaia di articoli e di pochi libri. Se le BR non gli avessero stroncato la vita a 61 anni, Casalegno – me lo confidò più volte con speranza per il futuro e rammarico per il passato e il presente – si sarebbe dedicato ad opere storiche che aveva in mente e che allora erano incompatibili con i ritmi di lavoro di un giornalista.

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Casalegno, quando venne brutalmente ferito a morte sotto casa dai brigatisti, suscitò unanime pietà, ma non altrettanta solidarietà. Pochi operai parteciparono ad uno sciopero indetto dopo l’agguato terrorista ed alcuni si lasciarono andare ad incredibili dichiarazioni di indifferenza nei confronti dell’attentato. Erano ancora i tempi in cui c’era chi parlava di «sedicenti Brigate Rosse» ed altre simili banalizzazioni di un fenomeno terroristico che avrebbe colpito nel 1979 anche il sindacalista comunista Guido Rossa. Nel 1977 venne coniato lo slogan «Né con lo Stato né con le BR» che conteneva in sé un significato del tutto inaccettabile nei confronti delle istituzioni repubblicane.

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Ci fu chi, nel mondo intellettuale, definì Casalegno sprezzantemente un «moderato» e per alcuni esponenti della sinistra di allora fu un sacrificio di non poco conto scendere in piazza per dimostrare contro l’orribile delitto nei confronti di un uomo che, pur provenendo dalle file del Partito d’Azione, non ebbe nel corso degli anni mai indulgenze verso la contestazione, il permissivismo dello Stato, le  ambiguità nei confronti dei “sedicenti brigatisti” e dei “compagni che sbagliano”. La sua rubrica Il nostro Stato sul quotidiano “La Stampa” era emblematica di un certo modo di concepire lo Statobrigate-rosse democratico come fondamento delle regole civili che sovrintendono la vita sociale. Egli sentiva il richiamo del Risorgimento liberale e della tradizione subalpina dello Stato, rifiutando con fastidio i contestatori che nel loro velleitarismo ideologico e nel loro richiamo e ricorso alla violenza, non solo verbale, si opponevano a quella civiltà fondata sulla tolleranza, profondamente amata da Casalegno. Spadolini lo definì giustamente un cittadino esemplare dell’«Italia della ragione» . Casalegno ebbe il torto, o meglio, il grande merito e soprattutto il coraggio e la lucidità, di vedere la deriva terroristica anche come frutto dell’estremismo contestatore. E questo sbocco eversivo egli denunciò con fermezza, pagando con la vita. E in quegli anni di piombo rispondere con l’arma della penna a chi usava il mitra per affermare le sue farneticazioni ideologiche fu la scelta di un democratico moderato che rifiutava per cultura, ma prima ancora per scelta morale, la violenza estremista.

 

Pier Franco Quaglieni

Civich, concorso nel 2018. E arriva il nuovo comandante

Nel 2018 il Comune di Torino bandirà un concorso per vigili urbani. La notizia giunge direttamente dalla sindaca, Chiara Appendino, che ha preso parte al Teatro Carignano alla festa per i 226 anni del Corpo della Polizia municipale. “L’organico è una priorità in un momento in cui la sicurezza è tra i temi caldi, che creano più preoccupazione”, ha commentato  la prima cittadina. Durante la cerimonia è stato presentato il nuovo comandante dei civich, Emiliano Bezzon di 53 anni, già comandante della polizia locale a Varese. 

 

(foto: Claudio Benedetto www.fotoegrafico.it)