Cala di quasi 100mila tonnellate la produzione complessiva dei rifiuti urbani che, rispetto al 2011, segna un -4,7%. Nella raccolta differenziata il Piemonte si attesta al quarto posto tra le Regioni avendo raggiunto la percentuale del 52,8%

La crisi fa scendere di quasi 100mila tonnellate la produzione complessiva dei rifiuti urbani che, rispetto al 2011, segna un -4,7%; una diminuzione che si registra anche per i rifiuti avviati a smaltimento (77mila tonnellate, -7,5%) e per la raccolta differenziata (24mila tonnellate, -2,2%): è quanto emerge dagli ultimi dati elaborati dell’Osservatorio regionale sui rifiuti, relativi all’anno 2012, presentati in Giunta dall’assessore all’Ambiente, Roberto Ravello. In particolare, la produzione di rifiuti nel 2012 si è attestata a circa 2.030.000 tonnellate; di queste 1.070.000 sono state raccolte in modo differenziato ed avviate ad operazioni di recupero, 960.000 sono state invece portate allo smaltimento.
In termini di quantità pro capite, ogni abitante piemontese ha prodotto circa 464,5 kg di rifiuti, di cui 245,1 sono stati raccolti in modo differenziato e 219,4 avviati in discarica. Dati che hanno permesso di raggiungere, con largo anticipo, l’obiettivo che la Giunta si era posta già nel 2010 di ridurre la produzione di rifiuti urbani a 500 kg pro capite l’anno entro il 2015. Una riduzione da imputare alle numerose azioni di prevenzione attivate sul territorio ed alla contrazione dei consumi imposta alle famiglie piemontesi dalla crisi economica. Sebbene il Piemonte non sia ancora riuscito a raggiungere la quota del 60% di raccolta differenziata, così come indicato dalla normativa nazionale, si attesta comunque al quarto posto tra le Regioni più virtuose avendo raggiunto la percentuale del 52,8% (51,4% nel 2011). Su base provinciale, Alessandria ha registrato il 47,47%, Asti il 60,7%, Biella il 51,4%, Cuneo il 50, 9%, Novara il 64,4%, Torino il 50,3%, il VCO il 64% e Vercelli il 62,5%.
“Per diverse realtà provinciali i dati confermano un trend positivo ed in continuo miglioramento sul fronte della raccolta differenziata – commenta Ravello – Alcune province hanno già superato l’obiettivo del 60% richiesto dalla norma statale, nelle altre l’impegno e gli sforzi testimoniano comunque dei miglioramenti. Tra tutti, sicuramente significativi sono i dati che provengono da Vercelli, che ha notevolmente incrementato la percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato. Diversi sono i punti di forza del Piemonte: la buona sinergia dei sistemi, la raccolta differenziata diffusa e in fase di estensione, un’impiantistica che, seppure da perfezionare, finora ha garantito l’autosufficienza per la gestione dei rifiuti urbani. Ora è fondamentale che le Province, insieme ai Comuni, diano finalmente piena attuazione alla riforma della governance dei rifiuti prevista dalla legge regionale 7/2012, per garantire continuità e miglioramento nei servizi al cittadino. Nonostante il Piemonte mantenga salda l’ambizione di crescere ancora – prosegue l’assessore – le Regioni, per nostra voce, hanno sollecitato il ministro Orlando a rivedere gli obiettivi per la raccolta differenziata, poiché persiste, ancora in molte realtà, un forte contrasto tra i requisiti normativi e l’effettiva pratica di gestione”.
(Ufficio stampa Giunta regionale del Piemonte)




Facciamo subito chiarezza sul titolo della mostra. In giapponese il termine onna significa “donne” e per onnagata, termine in uso dal Seicento, si intendevano, sempre nel “Paese del Sol Levante”, “attori maschi” travestiti con indumenti e sembianze femminili. Il titolo, dunque, dato alla nuova rotazione di kakemono (dipinti o calligrafie giapponesi su seta, cotone o carta a forma di preziosi e fragili rotoli da appendere in verticale) proposta, fino al 17 aprile del prossimo anno, dal MAO di Torino, chiarisce subito l’obiettivo di un evento espositivo teso ad invitare il visitatore a esplorare la varietà dell’universo femminile giapponese: dalle divinità alle dame di corte, dalle danzatrici alle popolane fino agli onnagata e senza dimenticare la simbologia di fiori e uccelli correlati alla femminilità. Discorso alquanto complesso. Fino al VI secolo circa, la società giapponese era infatti una società che manteneva ancora elementi di tipo tribale e una forte impronta matriarcale: grazie anche allo shintoismo, che attribuiva grande considerazione alle donne per la loro capacità di generare la vita, in Giappone non mancavano sacerdotesse, regine e dee. Con l’arrivo del buddhismo e del confucianesimo le cose cambiarono drasticamente: la donna perse gradualmente il suo ruolo sociale e fu obbligata all’obbedienza all’uomo, padre, fratello o marito. Eppure, nonostante il ruolo di subordinazione a cui le si volle relegare, le donne, in particolare quelle appartenenti all’aristocrazia o alla corte imperiale, continuarono a godere di stima, rispetto e anche di una parziale libertà, soprattutto in ambito amoroso. Ed è proprio, sottolineano al MAO, “grazie all’amore, ai diari e ai carteggi fra amanti, che nacque la letteratura giapponese: se i contratti e i documenti ufficiali erano appannaggio maschile, le opere letterarie presero vita dall’ingegno femminile”. Attorno all’anno Mille, videro la luce opere che hanno attraversato i secoli e dettato le regole della letteratura nipponica, fra cui i celeberrimi “Genji Monogatari” e “Makura no Soshi”, le “Note del guanciale”. Per non dire del teatro. All’epoca della sua fondazione da parte di Izumo no Okuni, una ballerina itinerante, il teatro tradizionale kabuki era una forma d’arte esclusivamente femminile. Gli spettacoli riscuotevano enorme successo presso tutte le classi sociali e cominciarono ad essere emulati persino nei bordelli, tanto che lo shogun (i dittatori militari che governarono il Giappone fra il 1192 ed il 1868) decise di vietarli. Per questa ragione, attorno al 1630, le onna, termine giapponese – come detto – per “donne”, furono rimpiazzate in scena da ragazzi, gli onnagata (letteralmente “a forma di donna”), uomini travestiti con abiti femminili e, da quel momento, il teatro fu considerato un luogo disdicevole, non adatto alle donne.

