ilTorinese

La Lega: “Il Decreto Ristori Bis contro l’agricoltura”

“Il Decreto Ristori Bis contro l’agricoltura” : questo quanto annunciato dall’Assessore all’Agricoltura del Piemonte Marco Protopapa a supporto dell’intervento del senatore Giorgio Maria Bergesio che ieri, 19 novembre, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Madama ha presentato gli emendamenti del Gruppo Lega Salvini Premier al Decreto Ristori bis.

“Ripristinare subito il contributo da 100 mln di euro a fondo perduto per le imprese della filiera agroalimentare, clamorosamente fatto sparire nel decreto ristori bis utile per riconoscere un bonus economico  per gli agricoltori delle zone rosse , estendere le agevolazioni contributive nelle aree montane e particolarmente svantaggiate, rinnovare la cambiale agraria, introdurre i  ‘voucher’” .
“Sono solo alcune delle nostre proposte di buonsenso per dare un aiuto concreto a imprese e famiglie” prosegue ancora Bergesio che sollecita il governo a fare di piu’ e piu’ velocemente.
“La Lega – in tutte le sedi – supporta e sostiene l’attivita’ delle imprese agricole, spina dorsale del nostro Paese” commenta Protopapa, che su iniziativa della Lega Salvini Premier sottolinea come: “Il lavoro degli agricoltori, con fatica ed impegno costante, garantisce alla filiera di proseguire e  sostenere economicamente  tutto il comparto e assicura la fornitura dei beni essenziali nonostante che il governo continui a penalizzare il settore a favore di interventi economici strumentali e non emergenziali”.
Un comparto quello del Piemonte fortemente penalizzato nell’ultimo anno oltre che dall’emergenza Covid, anche dalle intemperie che in alcuni territori si sono abbattute come catastrofi.
La Lega chiede che il governo emani i decreti attuativi mancanti e restituisca i fondi gia’ previsti e ad ora mancanti, necessari al sostentamento delle imprese.
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Cle. Ven.

Due giocatori del Toro positivi al covid

Qui Toro: due giocatori del Toro sono risultati positivi al covid.La notizia è appena stata data dal sito ufficiale della società granata.Entrambi nazionali,appena rientrati dalle gare disputate in settimana.I nomi non si conoscono,come da prassi comportamentale della società,ma sono 2 dei 12 nazionali presenti nella squadra di  Giampaolo (ancora in dubbio la sua presenza a San Siro, poiché dovrà effettuare un nuovo controllo nelle prossime ore).Gli atleti  sono stati posti in isolamento e ora seguiranno tutte le procedure previste dal protocollo sanitario.  Dunque, ulteriore tegola per i granata in vista delle difficile trasferta di domenica a Milano contro l’Inter.

L’organico a disposizione è quasi al completo con la disponibilità di 25 calciatori dei 28 totali in organico.Ricordiamo che il lungo degente Baselli ha appena ripreso la preparazione.

Qui Juve: nessuna novità in casa Juve.Domani sera contro il Cagliari mancheranno i difensori Bonucci e Chiellini.Nel Cagliari Godin è risultato positivo al covid. Tra i bianconeri grande attesa per la nuova  difesa a 3 con altri interpreti: Danilo, Demiral ed il rientrante De Ligt.
Rientrano galvanizzati ed in forma tutti i nazionali che non vedono l’ora di risollevare la Juve per riportarla verso il primo posto in classifica,posizione occupata negli ultimi 9 anni culminati in altrettanti scudetti.Oggi il tecnico Pirlo,in conferenza,ha spiegato che gli esperimenti sono terminati e si augura di vedere una squadra più determinata e concentrata rispetto a quella scesa in campo a Roma contro la Lazio un paio di settimane fa.Obiettivo unico i 3 punti per non perdere di vista il Milan attualmente primo in classifica.

Vincenzo Grassano

Il bollettino: 88 vittime, 3861 contagi e 4465 guariti

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

62.074 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 62.074 (+4.465 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: Alessandria 5.666, Asti 3.074, Biella 1.949 Cuneo 7.084 Novara 4.525, Torino 35.004, Vercelli 2.326, Verbano-Cusio-Ossola 1.803, extraregione 326, oltre a 317 in fase di definizione.

I DECESSI SONO 5.419

Sono 88 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 11 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 5.419 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 841 Alessandria, 322 Asti, 266 Biella, 590 Cuneo, 508 Novara, 2.393 Torino, 280 Vercelli, 168 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 51 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 144.038 (+ 3.861 rispetto a ieri, di cui 1.273 (33%) sono asintomatici).

I casi sono così ripartiti: 965 screening, 1.402 contatti di caso, 1.494 con indagine in corso; per ambito: 373 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 227 scolastico, 3.261 popolazione generale.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 12.452 Alessandria, 6.564 Asti, 5.076 Biella, 18.643 Cuneo, 10.841 Novara, 78.293 Torino, 5.443 Vercelli, 4.490 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 839 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.397 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 393 ( + 3 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 5.225 (+ 78 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 70.927

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.386.198 (+ 21.513 rispetto a ieri), di cui 731.191 risultati negativi.

Ritorna “Polis Policy- Accademia di Alta Formazione”

La prima delle tre sessioni, il 21 novembre, su Zoom, sul tema “Ripartire dalla persona: solo il lavoro salverà l’Italia”

Polis Policy Accademia di Alta Formazioneè giunta quest’anno alla sua quarta edizione, ha conservato il suo contenuto attento alle tematiche sociali e ai cambiamenti presenti nel nostro Paese; hasemplicemente adeguato la sua forma all‘emergenza Covid in corso, svolgendosi online sulla piattaforma Zoom sabato 21 novembre, per il primo dei tre appuntamenti previsti.

La prima delle tre sessioni ( il 30 novembre e 20 marzo le altre due ) sarà dedicata al tema “Ripartire dalla persona: solo il lavoro salverà l’Italia”. Ne parleranno il professor Paolo Benanti  della Pontificia Università Gregoriana, il Presidente e CEO Ford Authos Francesco Di Ciommo, il Presidente di Assolavoro Alessandro Ramazza, la portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Claudia Fiaschi, e Guido Capetti, Professore di Storia dell’Arte.

Iniziamo questa quarta edizione di Polis Policy, la nostra Accademia di Alta Formazione -spiega il Presidente dell’Associazione Difendiamo il futuro”, Andrea Donna – con la convinzione che il tema che affronteremo sia di particolare attualità e di sicuro interesse. L’uomo e il lavoro costituiscono, infatti, un binomio inscindibile che, in questa sessione di lavori, verràanalizzato con la messa in campo di strumenti critici, in grado di fornire ai partecipanti la chiave per approcciare il tema in maniera lucida e documentata.

Il format scelto da Polis Policy per queste sessioni di lavoro, come per quelle degli anni precedenti, è da sempre molto agile, pensato per ampliare al massimo la possibilità di interazione tra partecipanti e relatori. La prima parte della sessione si intitola Vision  e rappresenta l’introduzione all’argomento; la seconda, dal titolo Agorà ne costituisce il momento di discussione e di confronto tra punti di vista diversi inerenti la tematica trattata; la terza, Another Vision“, costituisce, infine, un approccio alternativo sul focus della sessione attraverso la visuale artistica.

Polis Policy è il percorso creato dall’Associazione Difendiamo il futuro” e proposto in una fase di grande cambiamento, a livello storico e sociale. Si tratta di una Accademia di Alta formazione,dedicata a quei cittadini che vogliano impegnarsi a vantaggio delbene della “res publica”, intesa come cosa pubblica, attraverso la riscoperta dei valori fondamentali dell’approfondimento e dell’analisi, capaci di renderli maggiormente consapevoli nella loro vita civile e comunitaria.

Oggi l’emergenza sanitaria rappresenta la priorità assoluta, ma appare anche fondamentale adottare una visione prospettica capace di tracciare la strada per la ricostruzione, in modo equo, del nostro Paese, fatto che non può non prescindere dal tema del lavoro.


Mara Martellotta

Tragedia di piazza San Carlo, il pm chiede un anno e otto mesi per la sindaca Appendino

Il pubblico ministero Vincenzo Pacileo ha chiesto per la sindaca di Torino, Chiara Appendino,  un anno e otto mesi.

Questa la richiesta di condanna al processo per i fatti drammatici di Piazza San Carlo del 3 giugno 2017.

L’udienza si tiene nell’aula magna del palazzo di giustizia di Torino con il rito abbreviato che prevede lo sconto di pena di un terzo.

La prima cittadina è accusata di omicidio, lesioni e disastro colposo.

Lotto: a Moncalieri quaterna da 360mila euro, seconda vincita più alta del 2020

 

 Il fortunato giocatore ha puntato sulla combinazione 15, 33, 49, 81, sulla ruota piemontese

Si tratta della seconda vincita più alta centrata nel corso dell’anno, peraltro non molto lontana dalla quaterna da 373.500 euro centrata a Crema il 19 settembre. Sempre nell’estrazione di ieri, il Lotto ha regalato anche due quaterne identiche a Fiano Romano, nei pressi della Capitale. A portare fortuna è stata la combinazione 1, 9, 11, 36, 63, giocata sulla ruota di Roma, ciascuna vincita ha fruttato 50.596 euro, se si trattasse di un unico fortunato avrebbe vinto oltre 100mila euro. Il 10eLotto ha invece regalato un 9 da 50mila euro a Ancona, grazie all’estrazione serale e a una giocata Oro. Complessivamente il concorso di ieri ha distribuito premi per quasi 27,9 milioni di euro (di cui 5,8 con la versione tradizionale e 21,2 con il 10eLotto), le vincite centrate dall’inizio dell’anno salgono a 3 miliardi 727 milioni di euro. ( lp/AGIMEG)

Cercavano di rubare 150 kg di rame, arrestati dai carabinieri

I Carabinieri del Comando provinciale nel corso dei servizi di controllo effettuati ieri notte sul territorio cittadino, intensificati in questo periodo emergenziale per verificare il rispetto della normativa anticovid, hanno arrestato per furto due cittadini rumeni di 18 e 20 anni, censurati, domiciliati nel campo nomadi di strada dell’Arrivore.

In particolare una pattuglia del Nucleo Radiomobile, ha sorpreso i due soggetti in corso Sandro Botticelli all’interno del cortile di un’area in disuso di proprietà della società Terna. Ad attirare i militari è stato il fascio di luce della torcia usato dai malviventi, che sono stati colti mentre erano intenti ad ammassare cavi di rame che avevano poco prima prelevato da una cabina di bassa tensione tranciandoli grazie ad una cesoia.

Complessivamente i carabinieri hanno recuperato materiale per un peso complessivo di circa 150 kg, che è stato restituito alla società proprietaria dello stabile. Ai due ladri è stata contestata anche la violazione amministrativa delle norme anticovid trovandosi in giro, per di più per commettere reati, in pieno orario notturno.

La Valle Ghenza promuove il tartufo bianco

Nasce la collaborazione tra Confcommercio-Unicom e l’Associazione Tartufai della Valle Ghenza per la promozione del ‘diamante grigio’: “Il miglior tartufo bianco si mangia qui”.

Il 21 settembre scorso è iniziata la stagione tartufigena, momento importante per la terra di Monferrato della quale il ‘diamante grigio’ è un ambasciatore in tutto il mondo.

Il Monferrato Casalese ne è coinvolto e la raccolta dei preziosi tuberi non viene interrotta dalle attuali disposizioni dell’emergenza sanitaria

Partendo da questo presupposto Confcommercio Unicom, sempre attenta alla valorizzazione delle peculiarità del territorio anche come veicolo di sviluppo del settore commercio, e l’Associazione Tartufai della Valle Ghenza (che interessa particolarmente i comuni di Rosignano Monferrato, Cella Monte, Frasinello Monferrato), hanno dato vita ad una collaborazione che si svilupperà in una serie di iniziative che verranno via via messe in campo per fare di questo prezioso prodotto della Terra di Monferrato un veicolo per la promozione dell’intero territorio.

“Il Monferrato e non solo nei suoi confini geografici – dice il presidente di Confcommercio-Uincom, Costantino Mossano – il tartufo bianco è ‘regale’. Noi come imprenditori abbiamo il dovere di lavorare su questa importante risorsa per farne un elemento di crescita del nostro territorio. Per questo Confcommercio-Uinco, vuole farlo sapere a tutti che il miglior tarfufo è quello raccolto sulle nostre colline ed è quello che si mangia nei nostri ristoranti”.

Nelle prossime settimane l’associazione di categoria, di concerto con i trifulau della Valle Ghenza e la loro associazione renderà note le diverse iniziative che verranno messe in campo per fare conoscere questo prezioso prodotto e diffonderlo, nonostante il particolare momento che si sta attraversando. Perché il commercio e gli imprenditori non si fermano mai, nonostante le difficoltà oggettive cui possono trovarsi davanti

Massimo Iaretti

Il pusher di Pozzo Strada nascondeva soldi e droga in casa

Avendo avuto notizia di una presunta attività di spaccio in un appartamento in zona Pozzo Strada, gli agenti della Squadra Volante hanno avviato un’attività d’indagine nei confronti di un cittadino romeno di 23 anni. L’uomo era solito effettuare ritiri e  consegne di sostanza stupefacente ogni domenica, in una fascia oraria che andava dalle 10 del mattino alle 23.

Domenica scorsa il ventitreenne viene fermato nei pressi della sua abitazione, impegnato nel suo solito passaggio mattutino domenicale. Sottoposto a perquisizione, gli operatori trovano nello zainetto trasportato a spalla dall’uomo  oltre 20 ovuli di hashish per circa un etto e mezzo di peso, 3 contenitori per raccogliere marijuana ed un bilancino di precisione. Estesa la perquisizione nella dimora dello straniero, vengono rinvenuti 2 panetti di hashish per un peso totale di oltre 2 etti, un bilancino di precisione, materiale per il confezionamento e oltre 22000 euro in contanti.

Il ventitreenne è stato arrestato per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.

 

Le riforme e la scuola: strade parallele

Torino e la Scuola

“Educare”, la lezione che ci siamo dimenticati
Brevissima storia della scuola dal Medioevo ad oggi
Le riforme e la scuola: strade parallele
Il metodo Montessori: la rivoluzione raccontata dalla Rai
Studenti torinesi: Piero Angela all’Alfieri
Studenti torinesi: Primo Levi al D’Azeglio
Studenti torinesi: Giovanni Giolitti giobertino
Studenti torinesi: Cesare Pavese al Cavour
UniTo: quando interrogavano Calvino
Anche gli artisti studiano: l’equipollenza Albertina

 

3 Le riforme e la scuola: strade parallele

La storia della scuola, come ho già ho avuto modo di dire, è assai complessa e articolata.
Il sistema scolastico italiano si è da sempre modificato, riforma dopo riforma, nel tentativo di adattarsi alle richieste e alle necessità dei vari periodi storici.
E’ possibile dunque affermare che la scuola è, con tutti “i pro e i contro”, il riflesso dei mutamenti sociali. Essa è costantemente coinvolta in processi di adeguamento strutturali, organizzativi e didattici. L’argomento “scuola e riforme” è assai vasto, poiché alle tematiche più prettamente legate all’ambito educativo-didattico si annettono diverse problematiche come la dispersione scolastica (L. 496/94, L. 296/2006, DM 139/2007), l’obbligo scolastico (L. 144/99, L. 53/03), l’abolizione degli esami di riparazione (L. 352/95), l’edilizia scolastica (L. 23/96, DM 11 aprile 2013), e inoltre vi sono tutta una serie di normative che, pur essendo di diversa natura, toccano comunque il mondo della scuola. Come divincolarsi dunque in una materia così articolata ed arzigogolata? Proviamo a partire, come si suol dire, dall’inizio.  La prima importante riforma che è bene ricordare è la Legge Casati, promulgata dal Ministro della Pubblica Istruzione Gabrio Casati nel 1859, considerata come il vero e proprio atto di nascita della nostra scuola italiana. Tale norma pone a carico dello Stato la responsabilità dell’educazione del popolo e sancisce per la prima volta l’obbligatorietà e la gratuità della scuola elementare. Il primo ciclo scolastico, secondo tale normativa, era articolato su due bienni, (di cui solo il primo obbligatorio), a cui seguiva una duplice scelta: il ginnasio (a pagamento) o le scuole tecniche. Dopo questi anni di studio e formazione vi era l’università a cui però accedevano solo gli studenti che avevano frequentato il ginnasio, spesso figli di famiglie agiate e che potevano permettersi di supportare i giovani nello studio. Con la legge Casati, inoltre, si cerca di affrontare per la prima volta la grave problematica dell’analfabetismo dilagante in tutta la penisola: la situazione non viene risolta e tale aspetto si va a sommare con gli altri difetti della normativa, a noi evidenti.

Nel 1860 il ministro Terenzio Mamiani approva i primi programmi scolastici, che includono tra le materie fondamentali la religione cattolica e si propongono di assicurare un’alfabetizzazione di base per tutta la popolazione. Nel 1867 i programmi vengono modificati, lo spazio dedicato alla religione viene meno, e le ore dedicate a tale materia sono attribuite a educazione civica. Il 15 luglio 1877 venne promulgata la Legge Coppino, che porta l’obbligo elementare inferiore fino ai nove anni. Tale legge è assai importante per l’istruzione italiana in quanto contribuisce ad innalzare il tasso di alfabetizzazione. I risultati delle leggi attuate nel mondo della scuola iniziano a vedersi intorno agli inizi del XX secolo, il grado di analfabetismo cala visibilmente, eppure emergono nuove difficoltà, come il fenomeno della disoccupazione intellettuale e un generale malcontento diffuso tra la classe borghese, preoccupata per un possibile sconvolgimento dello “status quo” sociale.

In questo contesto si inserisce la Legge Orlando, promulgata l’8 luglio del 1904, con la quale si estende l’obbligo scolastico a 12 anni, si impone ai Comuni di istituire scuole fino alla classe quarta e si assicura assistenza economica agli alunni meno abbienti. Il provvedimento non riscuote i risultati sperati e a tale riguardo risultano emblematiche le parole di F.S. Nitti, (discorso pronunciato in Parlamento l’8 maggio 1907): “In Italia la popolazione scolastica è così scarsa ancora, dopo 50 anni di unità e dopo 30 anni di istruzione obbligatoria, che si può dire che lo scopo della legge del 1877 non fu mai realizzato. Vi sono almeno 4 milioni e mezzo di bambini che avrebbero l’obbligo di seguire le scuole, ma sono appena 2 milioni e 700 mila che le frequentano”.
Di certo una delle riforme più conosciute e discusse è la così detta Riforma Gentile. Il contesto storico in cui viene attuata la legge sono gli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale: in questo periodo lo Stato è fermamente impegnato a dare un assetto organico al sistema scolastico, vengono riesaminate le norme in vigore e si rimuove dal sistema ciò che è considerato improduttivo o imperfetto. Viene eletto Ministro della Pubblica Istruzione il filosofo Giovanni Gentile, il quale afferma: “nella scuola lo Stato realizza se stesso. Perciò lo Stato insegna e deve insegnare. Deve mantenere e favorire le scuole”. Tale riforma consiste in una moltitudine di norme, decreti e regolamenti, raccolti in un T.U. (R.D. 5-2-1928, n. 577) e nel relativo regolamento di esecuzione (R.D. 26-4-1928, n. 1297) che interessano le scuole di ogni ordine e grado, comprese le università. Sono previsti cinque anni di scuola elementare uguale per tutti, suddivisi in un triennio e in un biennio, a cui segue la scelta di un duplice percorso, o un triennio professionale, (le scuole di avviamento) o un ginnasio; dopo di che vi sono le scuole superiori: tre anni per il liceo classico, quattro per il liceo scientifico, tre o quattro anni per gli istituti tecnici, magistrali o per i conservatori. Alle classi meno abbienti viene riservata l’ “educazione del lavoro”, svolta attraverso la frequenza della scuola di avviamento professionale, riordinata dalla L. 22-4-1932, n. 490, e le scuole dell’ordine tecnico.

La riforma Gentile è complessa e articolata, è possibile comunque evidenziarne alcuni punti chiave, come l’estensione dell’obbligo scolastico fino ai 14 anni, l’ istituzione di scuole speciali per allievi in condizione di disabilità sensoriali della vista e dell’udito, l’ istituzione di rigidi controlli per l’inadempienza dell’obbligo scolastico e la creazione di appositi istituti magistrali per la preparazione dei maestri elementari. I programmi delle scuole elementari ripristinano l’insegnamento della religione cattolica, salvo richiesta di esonero, e valorizzano il canto, il disegno e le tradizioni.  La struttura del sistema scolastico italiano resta sostanzialmente improntata a tale modello anche dopo la fine del fascismo, ed i programmi della scuola elementare non subiscono variazioni significative per oltre quarant’anni.  Nel 1939 il Ministro Giuseppe Bottai propone una nuova riforma volta a sottolineare la necessità di una scuola di massa, distinta e gerarchizzata al suo interno, che risponda alle esigenze economiche del paese e del governo. Tale riforma rimane però sulla carta, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fa sì che venga approvata solo la Legge del 1940 riguardante la scuola media, che diventa così un unico triennio uguale per tutti i corsi inferiori ai licei e agli istituti tecnici e magistrali; rimane inalterato il sistema dell’avviamento professionale. Essenziale, per il nostro discorso sulle riforme scolastiche, è la Costituzione della Repubblica italiana, promulgata il 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1 gennaio 1948. Il documento dedica alcuni articoli all’istruzione, che viene considerata essenziale per procurare un maggior benessere alla collettività e per migliorare ed elevare le condizioni di vita dei cittadini. Si sottolinea la necessità di avere una scuola democratica, che sia d’aiuto alla formazione della persona e che prepari i singoli individui a vivere nella società, intesa come luogo di integrazione e di esplicazione della propria personalità.

La Costituzione è certamente un testo articolato e forse, in alcune parti, di difficile lettura, ma ogni cittadino dovrebbe impegnarsi a leggerla, almeno una volta, anche se non nella sua interezza. Per questo nostro discorso sulla scuola e l’istruzione, oltre all’art.33 c1 (“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”), è bene soffermarsi sull’art. 34 che così recita: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria ed è gratuita. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”. Parole importanti, che richiederebbero una riflessione approfondita. La seconda metà del XX secolo è scandita da un ulteriore susseguirsi di cambiamenti. Nel 1962 viene abolita la scuola di avviamento a favore di un’unica tipologia di scuola media che permette agli studenti di accedere a tutti gli istituti superiori; nel 1969 gli ingressi all’università vengono estesi agli studenti provenienti da qualsiasi istituto superiore, togliendo così il privilegio al liceo classico. Nel 1974 vengono introdotte una serie di figure che diventano presto fondamentali per la scuola, ossia il rappresentante degli studenti, i rappresentanti dei collaboratori scolastici e i rappresentanti dei genitori. Di grande rilievo è la Legge Ferrucci del 1977 che introduce l’assegnazione di insegnanti di sostegno per gli studenti disabili. Gli anni Settanta si concludono con la rimozione del latino dalle discipline autonome delle scuole medie.

Siamo ormai giunti a tempi decisamente più recenti. Le riforme che avvengono tra gli anni Novanta e Duemila seguono pedestremente l’andamento della scena politica e l’alternarsi delle “fazioni” vincitrici.  Berlinguer, con il “Documento di discussione sulla riforma dei cicli di istruzione”, dichiara la volontà di annullare la distinzione tra formazione culturale e formazione professionale, tale scritto sottolinea inoltre la volontà di introdurre un’istruzione, successiva alla scuola materna, a due cicli oppure a ciclo unico. Il 3 giugno 1997 il governo, con la presentazione della “Legge Quadro in materia di Riordino dei Cicli dell’Istruzione”, vota per l’introduzione di un sistema educativo a due cicli, primario e secondario. Il primo ciclo ha come obbiettivi sia la formazione della personalità dello studente, attraverso la promozione dell’alfabetizzazione e dell’apprendimento di conoscenze fondamentali, sia il favorire la nascita di un’attitudine all’apprendimento, perché vengano riconosciuti i valori della convivenza civile e democratica.
Il secondo ciclo deve invece fornire agli studenti le competenze necessarie ad affrontare gli studi universitari o il mondo del lavoro, a seconda degli obiettivi e delle capacità di ogni alunno.
Tale riordino riguarda tutti i cicli scolastici, anche le università nelle quali vengono introdotte le lauree triennali e le specialistiche. Inoltre viene innalzato l’obbligo scolastico fino ai 16 anni.
La riforma Berlinguer, viene approvata nel 2000 ma è destinata a non entrare in vigore.

Arriviamo dunque alla Riforma Moratti, promulgata con la Legge del 28 marzo 2003 n.53, con la quale viene abolita la precedente riforma Berlinguer e vengono effettuate diverse modifiche sull’ordinamento delle istituzioni. La normativa interessa tutti gli ordini scolastici, a partire dalla scuola dell’infanzia fino alle università. Tra le disposizioni principali ricordiamo l’introduzione dello studio della lingua inglese e dell’informatica già dal primo anno della primaria, l’abolizione dell’esame alla fine del primo ciclo d’istruzione, mentre alle superiori viene inserita l’alternanza scuola-lavoro e ancora all’università viene introdotta l’idoneità scientifica nazionale, requisito fondamentale per accedere ai concorsi per professori universitari.
I provvedimenti del Ministro Moratti vengono frenati dal Ministro Fioroni.
Per me le riforme Moratti e Gelmini sono reminiscenze del liceo, le prime manifestazioni a cui si partecipava “in massa”, con il fervore accresciuto dalla sensazione di far parte di qualcosa. Ricordo che con quasi tutta la classe ci si ritrovava o a Palazzo Nuovo, (luogo comodo per una ex giobertina) o in Piazza Albarello, poi partiva il corteo; si cantava e si mostravano gli striscioni alla cittadinanza con la certezza che quelle azioni non violente e svolte con razionalità e giudizio, avrebbero sicuramente cambiato la storia.
Protestavamo, ma le riforme venivano promulgate costantemente, come se ai piani alti nessuno si interessasse di noi poveri studenti delusi.
Nel 2008 il Ministro Mariastella Gelmini dà il via ad un’altra riforma scolastica, i suoi provvedimenti riguardano prevalentemente degli ingenti tagli economici, in generale provocano scontento e scalpore, come il ripristino del maestro unico e la reintroduzione del voto in condotta.

Senza essere troppo di parte, va detto che da tale programma non siamo più tornati indietro.
Infine arriviamo alla Legge 13 luglio 2015, n. 107, nota come “La Buona Scuola”, che è la riforma del sistema nazionale di istruzione, formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti. Essa comprende, tra il resto, il Regolamento dell’Autonomia, il Fondo di Funzionamento, il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, il Percorso formativo degli studenti, l’Alternanza scuola-lavoro, l’Innovazione digitale, la Didattica Laboratoriale. Riformare la scuola non è facile, come dimostrano tanti progetti rimasti incompleti nel corso del tempo. “La Buona Scuola” è un progetto di riforma di ampio respiro, con al suo interno numerosi aspetti positivi, come ad esempio l’organico dell’autonomia, cui si collega l’assunzione di tantissimi precari. Ampi poteri vengono conferiti al Dirigente Scolastico, che viene ad assumere effettivamente la figura di Preside manager. La scuola è un organismo complesso, fatto di componenti diverse che devono muoversi in sinergia, il che richiede grandi capacità gestionali, impegno assiduo, intelligente assunzione di responsabilità da parte di chi la dirige.
Sin dagli anni Novanta, gran parte dell’ Europa è impegnata nel comune intento di migliorare le politiche autonomistiche nel campo dell’ istruzione, nella prospettiva di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento.  Cosa stia accadendo ora all’intero delle scuole, devo ammettere, non è chiaro. Il virus imperversa quasi incontrastato e costringe sia professori (me compresa) che studenti in condizioni difficoltose e scomode, destabilizzanti per un buon funzionamento della macchina scolastica, ma la situazione attuale impone spirito di sacrificio.

Alessia Cagnotto