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Covid: il bollettino di lunedì 17 maggio

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 207 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 33 dopo test antigenico), pari all’1,9 % di 10.945 tamponi eseguiti, di cui 6.865  antigenici. Dei 207 nuovi casi, gli asintomatici sono 92 (44.4%).

I casi sono così ripartiti: 28 screening, 137 contatti di caso, 42 con indagine in corso; per ambito: 4 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 42 scolastico, 161 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 360.045 così suddivisi su base provinciale: 29.043 Alessandria, 17.232 Asti, 11.219 Biella, 51.917 Cuneo, 27.645 Novara, 192.875 Torino, 13.395 Vercelli, 12.728 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.477 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.514 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 140 (+ 2 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1179 (-71 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 9.009

I tamponi diagnostici finora processati sono 4.701.216 (+ 10.945 rispetto a ieri), di cui 1.578.848 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 11.514

Sono 10 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 11.514 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.554 Alessandria, 700 Asti, 428 Biella, 1.430 Cuneo, 938 Novara, 5.488 Torino, 513 Vercelli, 367 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 96 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

338.113 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 338.113 (+ 634 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 26.849 Alessandria, 16.183 Asti, 10.263 Biella, 48.787 Cuneo, 26.018 Novara, 181.742 Torino, 12.454 Vercelli, 12.068 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.380 extraregione e 2.369 in fase di definizione.

Nuovi scenari per il Caat del futuro

Con un incremento del risultato rispetto all’anno precedente. Ne parliamo con il Presidente Marco Lazzarino

 

L’Assemblea dei Soci del CAAT (Centro Agroalimentare  di Torino), tenutasi lo scorso 14 maggio, ha visto l’approvazione del bilancio 2020 e il raggiungimento degli obiettivi che erano assegnati dagli azionisti al Consiglio di Amministrazione.

Il Bilancio di CAAT si chiude nuovamente in utile e con un incremento del risultato rispetto all’anno precedente.

 

“Il 2020 è stato un anno difficilissimo – spiega il Presidente del CAAT ingegner Marco  Lazzarino – caratterizzato dalla diffusionedel Covid 19.

Il CAAT, struttura nella quale ogni notte lavorano migliaia di persone, è riuscito ad affrontare la situazione emergenziale senza interrompere neanche per un giorno l’attività e garantendo alla città di Torino l’approvvigionamento di prodotti agroalimentari freschi e sani.

Abbiamo inoltre tutelato il lavoro e la sicurezza dei nostrioperatori e dei nostri clienti.

Nello stilare un bilancio di questi ultimi anni mi preme sottolineare alcuni risultati “qualitativi” che abbiamo conseguito e che ritengo importanti tanto, se non di più, rispetto a quelli strettamente “economici””.

“Quando mi insediai nel 2017 – precisa il Presidente Marco Lazzarino – il CAAT era in forte sofferenza economica e manutentiva (milioni di Euro di perdite pregresse e manutenzionecarente), era in atto un conflitto a tutto campo con i grossisti (proliferare di cause legali che rischiavano di affossare la società),erano presenti contratti di locazione mai rivisti e sempre tacitamente rinnovati e, infine, era in atto l’avvio di un percorso di dismissione quote da parte del principale socio pubblico.

La situazione, a distanza di quattro anni, è radicalmente mutata in positivo.

Da un primo importante punto di vista, la società ha raggiunto una solidità economica che ci permette di affrontare investimenti volti alla modernizzazione e dell’innovazione anche digitale; nei prossimi anni prevediamo consistenti investimenti nel settore della digitalizzazione, del risparmio energetico, nelle energie rinnovabili e nella logistica sostenibile.

In secondo luogo siamo stati capaci di ristabilire un clima di armonia e di collaborazione con i grossisti insediati presso il CAAT e, ad oggi, non vi sono più procedimenti giudiziali in relazione al foltissimo contenzioso sui rifiuti ereditato dalla precedente gestione.

Sono stati stipulati inoltre nuovi contratti di locazione, che hanno messo in sicurezza i conti futuri della Società e che hanno disciplinato in modo chiaro gli oneri comprensoriali a carico dei grossisti.
Abbiamo recentemente ratificato, mediante un’assemblea straordinaria, le modifiche Statutarie che hanno visto il riconoscimento del CAAT come Società di “Interesse Generale”.

Questi risultati sono stati raggiunti grazie all’impegno corale di tutti i soggetti coinvolti e sono stati possibili grazie al sostegno dei Soci, che mi hanno stimolato e sostenuto nel difficile compito”.

 

“Un contributo fondamentale – aggiunge il Presidente del CAAT Marco Lazzarino-  è stato quello di APGO (l’associazione deigrossisti del CAAT), che ha collaborato lealmente e responsabilmente con la Società permettendo di superare il contenzioso e di sottoscrivere i nuovi contratti di locazione.

Il Comune di Torino, per mezzo dell’Assessore Avv. Alberto Sacco, e la Camera di Commercio, per mezzo del Direttore Dott. Guido Bolatto, hanno seguito con attenzione e costantemente favorito questo percorso, avendo ben presente l’importanza strategica del CAAT e del settore agroalimentare per l’economia della Regione, tanto più in un periodo difficile come il presente.

Nel corso di questi anni ho inoltre sempre avuto un confronto utile e costruttivo con gli amici Giancarlo Banchieri, Presidente di Confesercenti Torino, e Fabrizio Galliati, Presidente di Coldiretti Torino, i quali mi hanno supportato con i loro consigli e hanno sempre agevolato il confronto con le categorie da loro rappresentate.

La Regione Piemonte, infine, ha recentemente espresso un proprio rappresentante in seno al CDA e ciò dimostra attenzione e vicinanza nei nostri confronti.

Adesso sta a noi “approfittare” delle condizioni estremamente favorevoli nelle quali versiamo per cogliere tutte le opportunità della ripresa e delle risorse che verranno stanziate a favore dei mercati all’ingrosso nell’ambito del Recovery Plan.

Grazie infatti all’intensa attività di Italmercati (Rete di imprese che raggruppa i principali mercati all’ingrosso), i poli agroalimentari sono riusciti ad ottenere un riconoscimento ufficiale all’interno del PNRR. Ora la sfida di ciascun mercato agroalimentare è di predisporre piani di sviluppo e investimento”.

“Al CAAT – aggiunge il Presidente Marco Lazzarino – abbiamo già cominciato a lavorare in questo senso, mediante lapredisposizione di progetti nell’ambito della digitalizzazione, della logistica sostenibile e della sostenibilità energetica e ambientale. Vogliamo farci trovare pronti nel momento in cui le risorse si renderanno disponibili, avendo approntato dei progetti immediatamente “cantierabili” e come tali appetibili in base alle tempistiche esecutive richieste dal PNRR.

Per concludere voglio affermare che sono molto ottimista circa le prospettive future del CAAT e che il lavoro di squadra che è stato fatto sta portando frutti e ci pone nelle migliori condizioni per posizionare il CAAT tra le eccellenze del settore agroalimentare in Italia”.

La civiltà liberale di Pannunzio: online con Quaglieni

Martedì 18 maggio alle ore 18, Nunzio Mastrolia, giornalista e direttore di “Stroncature” e  Carla Sodini, docente all’Università di Firenze, presenteranno,  in dialogo con  l’autore, il libro “Mario Pannunzio, la civiltà liberale” di Pier Franco Quaglieni, storico e Direttore del Centro “Pannunzio” di Torino.

Per partecipare all’incontro on line è necessario registrarsi sulla piattaforma “Stroncature”.

Damilano: “solidarietà al Pd, no agli atti di vandalismo”

Il Candidato Sindaco Paolo Damilano esprime “Solidarietà e sostegno al Pd dopo l’increscioso atto di vandalismo di questa notte contro la sede del Partito Democratico in via Dina. Azioni come queste vanno condannate con fermezza. La politica non deve mai essere violenza, ma solo dialogo e confronto.”

Il senatore che vuole chiudere il museo Lombroso

 Il senatore Saverio De Bonis vuole chiudere il museo Lombroso. Che personaggio! Persino i pentastellati non lo vogliono più nelle proprie file.

Espulso, e non per questioni politiche, bensì per una restituzione di soldi alla regione Basilicata perché li avrebbe ottenuti dichiarando il falso. A casa mia, se così è successo,  sa di truffa. Eletto a Potenza con un mare di preferenze, accusa il museo che manco conosce di razzismo scientifico.
Purtroppo non è il primo, e quasi sicuramente non sarà l’ultimo. L’ignoranza al potere. Cesare Lombroso  fondatore della crimilogia moderna e della medicina legale nel nostro paese. Avrà certamente detto delle cose non fondate, ma ci è invidiato da molti paesi , in particolare quelli di cultura anglosassone. E poi al sottoscritto è sempre stato simpatico. Giusto al liceo scientifico Albert Einstein. Giusto quasi 50 anni fa.
Chiaramente ero,  già allora fuori linea.
Unico orizzonte possibile il Marxismo leninismo. Eppure il positivismo di Cesare lombroso mi piaceva. Questo tentativo di dare uno sbocco filosofico alle scienze. Intellettuale a tutto tondo. Dall’essere medico agli studi giuridici , per essere tra i primi antropologi. Oggi, più che mai, l’antropologia è essenziale per capire il perché siamo arrivati a questo punto. Decisamente non a caso a Cesare lombroso è stato dedicato un intero museo, in particolare sugli studi empirici da lui effettuati. L’accusa di razzismo è patetica e senza alcun fondamento. Si inserisce,  difatto, su un certo revanscismo neo Borbonico. Per loro, in estrema sintesi, i Savoia sono solo imperialisti che hanno , solo con la forza , cacciato i Borboni napoletani amatissimi dal proprio popolo. Ovviamente stupidaggini e balle colossali. Come, ad esempio, la vicenda del Forte di Fenestrelle. Prima considerato un lager dove migliaia di Soldati borboni hanno orrendamente perso la vita.
Poi , lo storico Alessandro Barbero, e il mio carissimo amico Juri Bossuto, per decenni presidente dell’ente Forte di Fenestrelle, con due diverse pubblicazioni, hanno dimostrato, dati alla mano,  esattamente l’opposto. Ma Barbero e Bossuto hanno una grave colpa: prima di dire studiano. Viceversa Il senatore De Bonis è orgogliosissimo della sua Ignoranza storica, vantandosene in giro.
Ultima domanda: il ministro ha l’obbligo della risposta? Ho paura di sì. In tal caso spero solo che si aggiunga del ridicolo ad una vicenda ridicola come il quella sollevata dal Senatore Saverio De Bonis.

Patrizio Tosetto

Nella foto Cesare Lombroso

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Mazo de la Roche   “La fortuna di Finch”    -Fazi-    euro  18,00

 

Dopo “Jalna” e “Il gioco della vita”, ecco il terzo capitolo della saga che prende il nome della casa che domina le praterie e i boschi dell’Ontario, di proprietà della famiglia Whiteoak. Partono da lì gli intrecci di personaggi e vite  che l’autrice scrisse tra fine anni 20 e 50 del 900.

La vita stessa della scrittrice canadese Mazo de la Roche (nata a Newmarket nel 1879, morta a Toronto nel 1961 a 82 anni) vale più di mille romanzi. Un’infanzia solitaria allietata dalla passione per la lettura, una fantasia inarrestabile che la cala in un mondo immaginario. Un rapporto fuori dagli schemi con la compagna di tutta la vita Caroline Clement: la cugina orfana di 8 anni che i genitori di Mazo avevano adottato.

Da allora sono state inseparabili, in quello che all’epoca era chiamato “Boston Marriage”, e adottarono anche due bambini.

Nell’arco della sua esistenza ha scritto 23 romanzi, tra i quali la saga di Jalna, lunga storia familiare architettata in 16 volumi che abbracciano l’arco di tempo tra 1854 e 1954 e che si rivelò un successo internazionale.

Ambientata in Canada, racconta le vicende di più generazioni di  Whiteoak, padroni del maniero di Jalna, nell’Ontario. Capostipiti il capitano Philiph e la sua adorata moglie Adeline, circondata da uno stuolo di figli e nipoti di cui detiene il controllo, tra una bizza e l’altra.

Nel terzo volume la centenaria Adeline è morta da più di un anno e come ultima beffa ha stabilito che erede della sua fortuna sia il nipote Finch al compimento dei 21 anni.

Nel corso della festa per il compleanno decisivo, Finch propone agli zii Ernest e Nicholas di offrirgli un viaggio in Inghilterra, dove aveva avuto inizio la loro stirpe; un modo per ampliare il suo orizzonte ed incontrare persone e un mondo nuovi.

Molti i personaggi che si affacciano sulla scena, a partire dalla cugina Sarah, orfana cresciuta dalla zia Augusta nella campagna del Devon. Giovane fanciulla sensibile, raffinata e amante della musica. Finch ne è stregato ma dovrà vedersela con un altro pretendente.

Nel frattempo a Jalna i rapporti tra Renny (che gestisce la proprietà) e sua moglie Alayne, da passionali si fanno turbolenti, anche per l’amicizia del marito con una vedova tostissima che forse sarebbe più adatta come sua compagna …..e poi altri continui sviluppi raccontati con l’incanto di questa scrittrice.

 

Rachel  Cusk   “Il lavoro di una vita”    -Einaudi-   euro 12,00

Rachel Cusk è l’autrice di successo della trilogia “Resoconto”, “Transiti” e “Onori” con i quali ha rivoluzionato la scrittura contemporanea, usando in modo nuovo la prima persona singolare in libri che sfiorano l’autobiografia e il memoir, ma sono una cosa ancora diversa e non facilmente incasellabile in una definizione.

Nata in Canada, si è trasferita in Gran Bretagna dove vive tra Londra e il Norfolk, è madre di due figlie e proprio di maternità parla in “Il lavoro di una vita”; una sorta di diario di questa esperienza che fu pubblicato la prima volta 20 anni fa e le valse una montagna di critiche. Fu messa all’indice, bollata come madre inadeguata, egoista e ostile verso i bambini.

La verità è che ha avuto il coraggio di sviscerare a fondo pensieri, dubbi, ansie, tormenti e cambiamenti di vita e del corpo… e lo ha fatto in modo lucido, quasi spietato, senza indulgere nei soliti luoghi comuni relativi all’essere madri.

In 150 pagine l’autrice descrive il rito di passaggio della maternità con il corollario di stati d’animo oscillanti, fatica, paura  e dolore del parto.

La sua è una visione dirompente rispetto alla letteratura classica in materia, dal momento che invece di osannare gestazione, parto e cura della prole, parla di difficoltà oggettiva nell’affrontare un cambiamento così enorme che non solo incide a fondo sul fisico, ma muta radicalmente il percorso di vita.

Perché, come scrive: «il corpicino di mia figlia mi viene consegnato…in quel momento mi rendo conto che ora esiste una persona che è me, ma non è confinata nel mio corpo».

Per darvi un’idea ecco la sua narrazione dell’allattamento al seno: «i suoi seni sono requisiti, riprogrammati….Quando il  bebè arriva  sono come due testate pronte al lancio. Il bambino succhia; il macchinario entra in azione».

Poi c’è la riorganizzazione della vita e della coppia per accudire la prole, il tabù dello scambio di ruoli

in cui magari è la donna ad andare al lavoro, mentre l’uomo resta a casa. Ma più facilmente c’è la rinuncia materna alla carriera, perché le donne sono anche un po’riluttanti ad abdicare al prestigio dell’essere madre.

La Cusk sottolinea come «quando nasce un bambino non è detto che nasca anche una madre. A volte deve nascere anche lei, ed è come imparare una lingua straniera». Ecco possiamo sintetizzare così il suo pensiero. Ma non perdetevi il suo libro che contiene molto di più ….

 

Carlo Verdone  “La carezza della memoria”   -Bompiani-   euro   17,00

Tenerezza e melanconia sono ciò che rende carezzevole la memoria del passato. Potremmo definire così questo libro di Carlo Verdone, attore, regista e sceneggiatore che non ha bisogno di presentazione.

Dopo il successo del memoir precedente “La casa sopra i portici” nel 2012, ora prosegue con il racconto di parte della sua vita.

Galeotto fu il Covid 19, per colpa del quale, scrive Verdone «Stiamo perdendo la generazione degli anziani, i veri custodi della memoria».

Complice l’isolamento imposto dal lockdown, si è ritrovato immerso nella solitudine e nel silenzio della sua casa romana, con il terrazzo la cui vista spazia dalla Pineta di Castel Fusano al Pincio. E’ nata così l’idea di aprire finalmente un grosso scatolone, parcheggiato da un decennio sull’ultimo ripiano di un armadio.

Uno scrigno siglato “Fotografie sparse (da riordinare)”, pieno di autentici tesori della memoria: lettere, pagine varie, fotografie e biglietti.

Il libro prende vita da lì e in 14 capitoli, ognuno aperto da una fotografia in bianco e nero, Verdone ci diletta con spizzichi del suo passato…. e non un passato banale.

Gli inizi da giovane, quando emerge il suo talento nel comporre monologhi per il teatro. E’ bravo e si fa subito notare dal regista Enzo Trapani, all’epoca eminenza grigia della Rai sempre in cerca di nuovi talenti. Lo vuole a Torino, nel 1978, dove per tre mesi alloggia in un orrido hotel del centro, e lavora in Rai con “I gatti di Vicolo Miracoli”,“I Giancattivi” e incontra Nuti e Troisi.

Poi ci sono i ricordi dei genitori, il padre Mario, grande critico stimatissimo, ma negato nella guida…e preparatevi ad aneddoti divertenti.

I fratelli, i viaggi con il padre, i rapporti con i suoi due figli, l’amore per la musica e la sua collezione di  dischi  che contagia il  figlio Paolo e gli indica una strada per superare la sua timidezza.

C’è molta famiglia in questo libro, quella che l’ha cresciuto con precisi valori e grande sensibilità. Doti che fanno amare Verdone e a volte  lo mettono in imbarazzo, come quando la gente lo ferma e gli chiede aiuto. Una popolarità che gli permette di entrare, anche se per poco, nella vita di persone meravigliose, come l’ex  modella bellissima, Stella.

Ma c’è molto altro in queste pagine soffuse di malinconia, in cui uno degli attori più amati del cinema italiano ci fa entrare, con infinito garbo, nelle pieghe più intime del suo animo.

 

Massimiliano Governi   “L’editor”    -Blu Atlantide-     euro  16,00

Lo scrittore romano in questo romanzo porta in scena una trama gialla e l’ambienta nel mondo dell’editoria.

L’inizio promette subito bene, nel parco della Caffarella, con il ritrovamento di «..un corpo disarticolato come quello di un rospo, disteso nello spiazzo erboso……ucciso a colpi di bastone sul volto e alla testa».

Dapprima si pensa che la vittima di tanta efferata violenza potrebbe essere uno dei tanti barboni della capitale.

Poi si scopre che è un famoso editor romano di 47 anni. Chi e perché si è accanito tanto da avergli sfondato il cranio, sfigurato il volto, spezzato gambe e braccia forse con una mazzetta da muratore?

Sulle tracce dell’assassino si avventura un ispettore di mezza età, che in passato aveva indagato su fatti di mafia, poi trasferito dal sud. Il suo nome non compare mai, si sa solo che è un accanito fumatore di “Stop” senza filtro, appassionato di letteratura, si è cimentato anche come scrittore, ha una moglie malata e il suo lavoro da tempo non gli dà più grandi soddisfazioni.

L’idea di entrare nel mondo dell’editoria ad alto livello sembra più che mai nelle sue corde.

La sua però più che un indagine è una vera e propria ossessione: ripercorre i passi dell’editor quasi al millimetro, ricostruisce i suoi rapporti personali e professionali, i dolori che hanno segnato la sua vita.

Mette a ferro e fuoco autori, scrittori, imprenditori privi di scrupoli, amici, nemici e colleghi del morto.

Interroga la vedova, della quale finisce per subire il fascino, e che gli lascia aperta la porta di casa nella quale l’ispettore entra più volte, dormendo nel letto della vittima, frugando nel suo computer e nelle sue cose con un’attenzione maniacale per ogni minuscolo dettaglio.

Procede praticamente in solitaria e conduce un’indagine fuori dagli schemi, quasi un diario esistenziale, dalle atmosfere malinconiche.

L’ispettore si muove sullo sfondo di una Roma affascinante, con le sue strade piene di storia e l’indagine che lo conduce anche tra le lapidi del mastodontico cimitero del Verano. Accumula prove, restringe il campo e ovviamente finisce per trovare il colpevole.

Al Piemonte 19 milioni per la montagna. Ristori per imprese, impianti e maestri di sci

Le risorse si aggiungono ai 20 milioni di euro già stanziati dalla Regione Piemonte con il Bonus Montagna

Nuovo e decisivo passo in avanti nell’iter per l’assegnazione dei ristori previsti dal decreto “Sostegni” per risarcire la filiera turistica della montagna dei mancati incassi di quest’inverno, a causa della pandemia.
Nelle scorse ore, infatti, la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome ha approvato il riparto dei 700 milioni stanziati dal Governo per questo settore: 430 andranno agli esercenti funiviari, 40 ai maestri di sci, 230 agli esercenti di imprese turistice di beni e servizi al pubblico.
All’interno di questa suddivisione al Piemonte spetteranno circa 18,8 milioni di euro per le imprese di beni e servizi e circa 8 milioni per gli oltre 3 mila maestri di sci del territorio piemontese.

Sara la Regione a erogare le risorse, mentre i fondi per gli impianti sciistici saranno erogati direttamente dallo Stato, sulla base dei dati dell’Agenzia delle Entrate.

«Abbiamo lavorato molto in questi mesi perché si arrivasse a questo risultato, che permetterà di dare un concreto sostegno alle aziende ed ai lavoratori nelle nostre montagne – dichiarano il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e il vicepresidente e assessore  alla Montagna, Fabio Carosso –. Le nostre vallate e vette alpine, come gli altri settori turistici della nostra regione, hanno patito pesantemente gli effetti delle chiusure e hanno bisogno di questo sostegno sia per poter vivere, ma anche per garantire la manutenzione delle loro attività. Per alcune di loro, auspichiamo che già la stagione estiva sia fruttuosa e ricca di turisti. Per chi è occupato negli sport invernali, l’augurio è che il prossimo anno si possa ripartire e che non si ripeta più una stagione drammatica come quella passata».

Le risorse nazionali si aggiungono a quelle già stanziate dalla Regione Piemonte nei mesi scorsi, per dare supporto al territorio attraverso il bonus montagna che stanzia in tutto più di 20 milioni di euro: 5,3 milioni per i gestori degli impianti di risalita, 1.500 euro per le agenzie di viaggi, un bonus fino a 2.000 euro per i maestri di sci e 10 milioni di euro per aiutare le altre realtà professionali profondamente danneggiate dalla mancata partenza della stagione invernale.

«Non abbiamo mai fatto un passo indietro – ha sottolineato l’assessore alla Cultura Turismo e Commercio, Vittoria Poggio –  ma anzi sempre uno in avanti per non abbandonare le nostre montagne alle quali si deve buona parte di quel 7% del Pil turistico della regione. Nei momenti di difficoltà ci siamo fatti carico di sostenere economicamente gli operatori per quanto possibile, attraverso soluzioni non risolutive ma importanti per mantenere viva la speranza di ripartire».

«Le nostre montagne, motore di sport e turismo, sono state fin troppo penalizzate nel corso di questa pandemia – afferma l’assessore regionale allo Sport Fabrizio Ricca -. È nostro dovere, ora, fare in modo che le migliaia di lavoratori del comparto possano ripartire in sicurezza, gettando le basi anche per le prossime stagioni».

Coprifuoco violato: chiusa in Borgo San Paolo pizzeria Kebab

Clienti seduti a consumare ai tavoli e davanti al locale ben oltre l’orario del coprifuoco

Personale del Comm.to San Paolo, ausiliato da alcune pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine, ha effettuato lo scorso giovedì sera un controllo straordinario del territorio nella giurisdizione di competenza, con particolare riferimento alle zona dell’area pedonale di via Di Nanni. Complessivamente, gli operatori di polizia hanno identificato 45 persone e sottoposto a controllo 3 esercizi commerciali, fra cui una pizzeria kebab. Il gestore di quest’ultima, cittadino turco, era ancora intento, alle 22.40, a somministrare cibi e bevande alla clientela, consistente in 17 persone, alcune delle quali sedute al tavolo esterno ed altre in piedi davanti all’ingresso del locale a consumare bevande. Considerata la palese violazione delle disposizioni volte alla prevenzione della pandemia da Covid 19, quali la somministrazione ben oltre l’orario del coprifuoco a una clientela peraltro assembrata senza l’osservanza delle distanze di sicurezza, il titolare del locale è stato sanzionato in merito, con chiusura immediata dell’esercizio pubblico per 5 gg. Nei confronti di tutti i trasgressori sono state elevate le relative sanzioni amministrative.

“Giornata della famiglia” incontro dell’UPF e della WFWP

“La famiglia è il fondamentale gruppo sociale e l’ambiente naturale per lo sviluppo e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i bambini”. Con questa dichiarazione delle Nazioni Unite, Carlo Zonato, presidente dell’UPF-Italia ha aperto la tavola rotonda sul tema “Quale famiglia .. verso quale futuro”.

L’incontro si è svolto il 14 maggio per celebrare la “Giornata internazionale della famiglia” proclamata dall’ONU nel 1994, che cade ogni anno il 15 dello stesso mese. A organizzare l’evento è stata la “Federazione internazionale per la pace nel mondo” (UPF-Italia) e la “Federazione delle donne per la pace nel mondo” (WFWP-Italia). Il presidente Zonato ha spiegato come “nell’ambito della visione di pace dell’UPF, la famiglia rappresenta il cardine fondamentale e per questa ragione ogni anno, in occasione di questa giornata, dedichiamo al valore famiglia delle riflessioni significative”.

Francesca Baldini, moderatrice dell’incontro ha ricordato le parole di Papa Francesco agli “Stati generali della natalità”, che ha esortato a considerare i figli come un dono e la necessità di rientrare in questa logica del dono. Il Papa ha inoltre invitato tutti quelli che credono nella vita e nell’avvenire ad andare avanti, a non arrendersi, perché “è bello sognare, sognare il bene e costruire il futuro, perché senza natalità non c’è futuro”. La giornalista ha poi citato il Reverendo Moon: “La famiglia è la scuola dove si insegna e si impara l’amore per l’umanità. Quando i figli cresciuti nell’amore dei loro genitori vanno nel mondo, si preoccupano della gente bisognosa, come hanno imparato a casa”. La moderatrice ha aggiunto come la famiglia sia “il nucleo centrale della società, palestra dove si impara non solo a camminare a parlare, ma anche ad apprendere i valori che poi ci delineano come persone umane”.
Elisabetta Nistri, presidente della WFWP-Italia, ha affermato come “senza famiglia e senza figli non c’è sviluppo, non c’è rinnovamento, non c’è economia e non c’è futuro”. Ha ricordato come sia urgente che questa istituzione “vada sostenuta attraverso adeguate politiche economiche e agevolazioni, soprattutto per quanto riguarda il lavoro femminile”. Ha poi parlato dell’importanza della maternità come occasione di arricchimento e di crescita e che pari alla paternità , permette di sviluppare il senso di responsabilità verso il prossimo, un aspetto che porta beneficio anche al mondo del lavoro al rientro. Ha posto poi l’accento sul valore delle relazioni affettive per la formazione del carattere dei giovani e del ’tempo di qualità’ da dedicare ai figli. Aggiungendo come “un carattere maturo da parte dei giovani è anche il modo migliore per prevenire il fenomeno della violenza sulle donne”. Ha concluso sottolineando come i legami all’interno della coppia, nella famiglia e nella società debbano fondarsi sull’amore altruistico, per creare relazioni armoniose e felici.
Ha preso la parola Donatella Bramanti, docente di Sociologia della famiglia. Con l’ausilio di grafici ha dimostrato come “per gli italiani l’ambito più importante per la loro vita sia la famiglia, anche per la fascia dei più giovani, ma come il matrimonio sia in caduta libera”. Ha quindi rilevato “il sorpasso dei matrimoni di rito civile su quelli religiosi e il fenomeno emergente delle libere unioni, come alternativa alla formalizzazione del vincolo coniugale. Testimonianza di come le generazioni più giovani non comprendano il significato del vincolo matrimoniale e la sua valenza pubblica e sociale”. Ha spiegato come “la maggioranza delle persone vorrebbe avere due o più figli, ma poi nei fatti difficilmente ci si arriva”. La speranza è che “questo divario possa essere colmato dai provvedimenti di cui si sta parlando, un impegno complessivo della società, che potrebbe portare un aiuto ai più giovani, che desiderano formare una famiglia e avere dei figli”.
Per Luciano Sesta, docente di Filosofia Morale e Bioetica, “se nell’ambito pubblico prevalgono conflitto e competizione, nell’ambiente famigliare continua a esserci una dimensione di collaborazione e di accoglienza gratuita”. Ha poi paragonato la famiglia come “l’acqua, tra le cose più semplici e vitali che ci sia, e come ci si accorga della sua importanza più quando non c’è che quando c’è”. Parlando dei conflitti famigliari ha rilevato come “siano quelli che fanno più male e non sarebbero così dolorosi se il valore che colpiscono non fosse sublime”. “La famiglia è il cuore della società, è l’ultimo rifugio, e la crisi che lacera i legami affettivi e famigliari colpisce la società nel suo nucleo più intimo”. Ha terminato affermando come “il legame di filiazione, il voler diventare genitore, la solidità del legame che tiene uniti le madri e i padri ai loro figli è il punto della famiglia tradizionale su cui rilanciare una possibile ricostruzione”.
“C’è una situazione che potrebbe sembrare difficile e disastrosa, ma io credo nei genitori e in questa nuova forma di famiglia contemporanea, se poggiata sui valori, ma con consapevolezza e capace di condividerli”. Con queste parole Annalisa Ronchi, Family e Teen coach ha aperto il suo intervento. Ha ricordato l’importanza che i genitori abbiano ben chiaro cosa ci sia dietro i loro “no”e i loro “sì” e come la loro forza interiore sia scandita da questa consapevolezza. Ha quindi citato Rudolf Steiner: ”Nel primo settennio dobbiamo nutrire i bambini di bontà; nel secondo settennio di bellezza; perché nel terzo settennio possano vedere la verità attraverso gli occhi della bontà e della bellezza”. “ La famiglia e l’educazione dei figli dovrebbero fondarsi sulla comprensione che nelle persone e nelle situazioni c’è sempre qualcosa di buono e di bello”. Concludendo, “la famiglia è cambiata, ma nel cuore deve rimanere sempre salda nei valori”.
L’incontro si è terminato con una lunga sessione di domande e risposte con i numerosi partecipanti intervenuti.

Torino rinnova la sperimentazione sulla micromobilità con Helbiz per un altro anno:

 Il futuro all’insegna della sostenibilità ecologica

 

·        Torino pioniera di un progetto educativo verso i cittadini, a supporto del servizio pubblico e privato, all’insegna della sicurezza

·         La micromobilità elemento portante della sostenibilità ambientale nella città italiana che ha dato i natali alla mobilità

·         Già più di 2.500 mezzi, fra monopattini, bici elettriche e scooter elettrici, a disposizione dei residenti e dei visitatori

 

 Helbiz, società americana leader globale nella micro-mobilità e protagonista di una recente fusione con GreenVision Acquisition Corp. (Nasdaq: GRNV) e dell’acquisizione di MiMoto Smart Mobility S.r.l., leader italiano del mercato dello sharing di motorini, rafforza la sua partnership con la città di Torino e con i suoi cittadini grazie alla proroga della sperimentazione sulla micromobilità ufficializzata dal Comune.

L’esperienza di Helbiz si conferma una delle grandi direttrici d’innovazione per le amministrazioni pubbliche italiane, all’insegna della sicurezza e di numerosi programmi educativi rivolti alla popolazione in tema di micromobilità. Solo a Torino, città nella quale la società è presente dall’inverno del 2019, i mezzi elettrici hanno già percorso più di 760 mila  km con un risparmio stimato di CO2 di 1.350 tonnellate, a dimostrazione dell’importanza per i cittadini di sviluppare una mobilità rispettosa dell’ambiente, con zero emissioni. La flotta – arrivata a più di 2.500 mezzi fra monopattini, biciclette elettriche e scooter elettrici – e le opportunità offerte dal Progetto della Città Metropolitana di Torino per il collegamento con i comuni limitrofi, rappresentano una delle principali sfide per il futuro. Il tutto con fini educativi legati alla sicurezza e al rispetto ambientale.

Non meno rilevante l’impatto della nuova mobilità a livello occupazionale: dall’apertura delle attività in Italia, Helbiz ha già assunto quasi 200 dipendenti per la gestione delle operation, con una proiezione di crescita direttamente proporzionale alla diffusione del servizio sul territorio. La smart mobility, infatti, oggi è una realtà che trova sempre più spazio per le Pubbliche Amministrazioni che stanno investendo sempre più nel processo di rinnovamento nelle città. Il supporto sia al servizio pubblico che a quello privato è un pilastro della micromobilità targata Helbiz.

Il noleggio dei monopattini resta disponibile al costo di 1 euro allo sblocco e 0,25 euro al minuto, con la possibilità per i sottoscrittori dell’opzione Helbiz Unlimited di usufruire di una tariffa flat di 29,99 euro al mese per effettuare un numero di corse illimitato, della durata di 30 minuti, durante le 24 ore, purché tra la chiusura di una corsa e la successiva siano passati 20 minuti. Oltre ai monopattini, Helbiz propone il noleggio delle e-Bike (0,25 euro per lo sblocco e 0,10 euro al minuto) e quello degli scooter elettrici di MiMoto (0,26 euro al minuto).

Ad oggi Helbiz è attiva in 17 comuni italiani, fra questi Milano, città, anch’essa che ha prorogato il servizio recentemente con i 750 monopattini elettrici Helbiz e che sta lavorando per portare il concetto di micromobilità su tutto il territorio extra-urbano, a favore di una mobilità integrata.