ilTorinese

Torino, Porta Nuova e Banksy. Quando il liberty del passato incontra il contemporaneo

Era da un poche non mi capitava di essere in anticipo. 

Forse una giornata con meno impegni del solito, oppure qualche ingorgo meglio gestito per le strade, magari linaspettata puntualità dei trasporti pubblici, fatto sta che mi sono ritrovata a Porta Nuova quasi unora prima del previsto.
Ho subito pensato ad un articolo letto in precedenza riguardo allesposizione “The World of Banksy The immersive experience”, dedicata allo “street artist “più famoso al mondo: come non approfittarne?
Cerco la Sala degli Stemmi, spazio che rientra nel più ampio progetto di rinnovamento che coinvolge anche il piano superiore della stazione, dedicato allarea “lounge”.
Mi divincolo tra la folla che si muove in maniera vettoriale, il ritmo generale è sostenuto, chi controlla ancora una volta il tabellone degli orari, chi è appena sceso dal treno e non vede lora di uscire allaria aperta; vi sono anche delle scolaresche, mi fermo a guardare i piccoli delle elementari che addentano bramosi il proprio panino, mentre le maestre li osservano attente, in piedi, vicine al pianoforte.
Gli altri passanti non notano quella scena, passano oltre indifferenti, così come si fa con i bisognosi sotto i portici o con “i tipi loschi” vicino ai binari.
Le medesime cose che ignoriamo sono quelle che giudichiamo con più fervore.
Mi ridesto dai pensieri, scanso un paio di passanti che altrimenti mi avrebbero investita, con la loro valigia trolley rumorosa e lo sguardo fisso di chi deve compiere unimpresa impossibile da cui dipende la salvezza dellumanità. Arrivo finalmente a destinazione, e mi accingo a intraprendere il percorso espositivo.
Un tappeto rosso a terra e delle cordicelle dorate mi indicano lingresso, nonostante la pienezza di Porta Nuova, non c’è nessuno in coda.
Le opere esposte non sono originali, si tratta di copie  e riproposizioni di “murales” realizzzati da giovani “street artists”: assolutamente nessun problema, poiché siamo ben lontani dallideologia di Foucault, secondo cui “lautore/artista” si erge su un piedistallo di intuizione creativa che lo eleva in un rapporto gerarchico con la gente comune”, al contrario, allepoca attuale della riproducibilità dellopera darte, “vince” il pensiero barthesiano: con Banksy  ci troviamo di fronte “alla morte stessa” dell’ “autore/artista”.


Di tuttaltro spessore è la figura che rappresenta lartista britannico, egli è uno sciamano che incarna la coscienza collettiva archetipica del “clan”, le sue opere sono la materializzazione dei nostri dubbi, dei nostri pensieri, quando guardiamo i suoi lavori in realtà ci troviamo a fronteggiare le nostre stesse domande, senza tuttavia trovare risposte. Larte di Bansky offre spunti di riflessione senza compromessi, attraverso semplici e diretti “stencil egli annulla le differenze di classe e di “status” sociali, pone gli spettatori tutti sullo stesso piano, ci rende individui pensanti, membri di una medesima società.
I suoi graffiti sono ironici, intelligenti, immediati, talvolta giudicati eccessivi e accusati di minare letica e lestetica di icone culturali e personaggi così “eroici” da divenire “cliché” ( “Kissing Copper” o “Mother Theresa”). Personalmente non condivido tale chiave di lettura, solamente non siamo abituati ad una “terapia durto dello spettatore”, non trovo Bansky poco rispettoso, anche perché egli stesso è ben consapevole del suo ruolo nella psiche culturale, al contrario è un artista attento e brillante, e il cinismo delle sue parole deve spingerci a rifiutare latteggiamento tipico dei “buoni borghesi” –parafrasando De Andrè-.
“I più grandi crimini del mondo non sono commessi da persone che infrangono le regole, ma da persone che seguono le regole. Perché le persone che obbediscono agli ordini lanciano bombe e massacrano villaggi. Per prevenire crimini gravi, è nostro sacro dovere non fare ciò che ci viene comandato di fare, questa è lunica certezza.” ( Banksy, “Wall and Piece”, p.50)
Non è il primo a scagliarsi contro la razionalità che porta alla distruzione, i Dada di Henri Cartier Bresson combattevano la logica che aveva lasciato alla gente gli orrori della guerra, essi sostenevano che “l’unica via di salvezza era il rifiuto della logica per abbracciare l’anarchia e l’irrazionalità”. Con Banksy  non si arriva a tanto, lirrazionale che egli rappresenta non è altro che la realtà dei fatti raffigurata spoglia di perbenismo e talvolta mutuata in metafora – i “ratti” ripresi da Blek le Rat non sono altro che raffigurazioni animalesche dell’ “uomo comune”. –  Ho trovato del Dada in questa mostra, ma ovviamente nel significato profondo insito nelle opere proposte, non nellestetica delle raffigurazioni: qui le figure sono vivide e pulsanti, protagoniste di un contemporaneo “realismo sociale” che si staglia sulle pareti e si riflette nel nostro sguardo, le creazioni di Banksy  fissano lo spettatore e –attraverso unironica pena del contrappasso – lo mettono spalle al muro, lo rendono impotente e incapace di discostarsi.
Lintera opera dellautore britannico può essere osservata da più punti di vista: in “continuum” con la nascita della Street Art, come emblema di un filone artistico che tuttora stenta ad essere riconosciuto come arte a tutti gli effetti e come mezzo di diffusione di notizie attuali, le sue raffigurazioni infatti compaiono allimprovviso e si diffondono con la stessa rapidità di un messaggio su internet.
Le origini delloperato di Banksy  vanno ricercate a Bristol, dove intorno agli anni Ottanta compaiono le prime tracce di questa specifica espressione artistica, tipica di giovani esponenti appartenenti alla media e bassa classe urbana. Nel medesimo luogo si forma il “Barton Youth Club”, noto come sorta di “rifugio per delinquenti”, si tratta di un gruppo di giovani che fanno riferimento a John Nation. Questultimo rimane affascinato dai numerosi e colorati “murales” di Amsterdam, osservati durante un viaggio di lavoro; il suo interesse presto si tramuta in “reportage” fotografico, poi decide di condividere la sua scoperta con i giovani del Club, mostrando loro le medesime immagini scattate di suo pugno. Delloriginario gruppo di artisti di Bristol fanno parte, tra i tanti, 3D, Zboys, SP27, Mr Jago e lo stesso Bansky.
Allinizio i membri della compagnia utilizzano la medesima tecnica, sia per concretizzare le opere, sia per apporre le loro firme ( il “tagging”): il colore viene spruzzato sui muri o sui supporti attraverso un “aerosol”.
È proprio Banksy  ad allontanarsi dalla consuetudine, differenziandosi per lutilizzo degli “stensil”, strumenti che andranno a caratterizzare i suoi elaborati.
Mentre ci si avvicina alla mostra, non solo vanno tenute in considerazione tutte le riflessioni di cui sopra, ma in più non va dimenticata lantica lezione duchampiana, che ha in effetti cambiato – e stravolto- la storia dellarte: con i suoi “ready-made”, il sommo artista Dada abolisce qualsiasi significato o valore alla manualità dell’artista, l’artista, non è più colui che sa fare cose con le proprie mani, ma colui che sa proporre nuovi significati alle cose, anche per quelle già esistenti.
Come si suol dire, cari lettori, me la sono proprio goduta questa esposizione.
Oltrepassato il tappeto rosso, mi addentro nel percorso segnato dalle pareti appositamente erette per ospitare “murales” a grandezza naturale e copie incorniciate; predispongo il giusto stato danimo, ossia quello di osservare la realtà con i suoi contrasti, con le sue ironie e con la follia crudele tipica della specie umana.
Tutti i lavori che vedo mi colpiscono, tutti meriterebbero una lunga e attenta riflessione, ma il tempo scorre spietato, mi riservo di ritornare su ciò che più mi coinvolge al termine del percorso, come spesso faccio alle mostre che visito.
Tra le varie riproduzioni scelgo su quali risoffermarmi: in primisLaugh now”, evidente riferimento ad un “cult” del cinema per i coscritti della generazione di Bansky, “Planet of Apes”, lopera ci spinge a riflettere sul tema delloppressione. Le scimmie, nostri predecessori secondo la teoria evoluzionistica di Darwin, vengono esposte negli zoo e sottoposte a orribili esperimenti, è questo il rispetto che mostriamo ai nostri antichi antenati? È davvero quella umana la specie più evoluta?
In Sales ends” lautore invita a esaminare lattuale società dei consumi. Diverse figure velate, riferibili alliconografia religiosa, si disperano e pregano davanti ad una scritta pubblicitaria: “Lo sconto finisce oggi”, con questo gesto drammatico le astanti rappresentano lo zelo con cui le società contemporanee riconoscono i prodotti di consumo. Sempre alla stessa tematica appartiene “Christ with shopping”, attacco clamoroso non solo al consumismo in generale, ma, nello specifico, al Natale, festa cristiana volta allesaltazione della pace e degli affetti, ora tramutata in occasione di isteria consumistica di massa.


Ancora una volta liconografia religiosa viene usata per riflettere sulla scomoda e terrificante realtà dei fatti: “Toxic Mary” è una serigrafia in cui la Vergine sfama il Bambino con una bottiglietta di rifiuti tossici, con questa peculiare e terrificante Sacra Rappresentazione Banksy denuncia i conflitti bellici combattuti per ovvi motivi economici, nascosti da motivazioni religiose sfocianti nel fanatismo.
Di particolare impatto è “Napalm (cantt beat that feeling)”, realizzata con olio ed emulsione su tela; impossibile non riconoscere la ripresa della celeberrima fotografia di Kim Phuc, scattata durante la guerra del Vietnam. La bambina al centro dellopera di Banksy – e centrale anche nella foto di Phuc-  è tenuta per mano da due conosciutissime icone culturali. Topolino e Ronald McDonald avanzano imperterriti, sorridono mentre la vittima si dispera e quasi inavvertitamente si fanno beffe del disastro della guerra. I due personaggi ci distraggono, attirano la nostra attenzione e dirigono la simpatia dellosservatore dalla vittima alloppressore.
Non vi accompagnerò, cari lettori, opera dopo opera, commentando ogni singola raffigurazione, al contrario, spero con queste indicazioni di avervi incuriosito e di avervi fornito una generale chiave di lettura per approcciarvi ad un genere artistico così peculiare come quello della Street Art.
Tuttavia sarebbe ingiusto terminare tale pezzo senza menzionare una delle immagini più iconiche di Banksy : “Girl with balloon”.
Il lavoro è stato scoperto sul muro della scalinata della South Bank di Londra nel 2002;   lelemento chiave dellelaborato è la speranza, che si erge vittoriosa nonostante le cupe e avverse condizioni di vita degli individui. Bansky volutamente utilizza ambienti sporchi  e trascurati per rappresentare gli attuali tempi difficili, ma al contempo egli sottolinea come la felicità sopravviva imperterrita alla sofferenza.
Lamore predicato dallanonimo streeet artist è il palloncino rosso sangue che vola leggero nel vento, non sappiamo se la bambina lo ha perso, non sappiamo se una qualche folata lo sta portando verso la manina tesa ad afferrarlo, sappiamo però che esso rappresenta un bisogno umano fondamentale, motivo per cui esso merita e deve essere coltivato.
Non vi sono risposte che si possano trarre dalle opere di Banksy , solo sollecitazioni a migliorare noi stessi, in nome di unumanità che sia degna di portare questo nome.

ALESSIA CAGNOTTO

Controllo di stabilità degli alberi, verifiche in Piazza d’Armi e al Parco del Valentino

In queste settimane si stanno completando i controlli della prima tranche di alberi, circa 17000, previsti dall’ultimo appalto di controllo fitostatico del patrimonio arboreo torinese, operativo dallo scorso autunno ed affidato ad un pool di professionisti di comprovata competenza ed esperienza pluridecennale.

 

Tra gli ambiti sottoposti a verifica vi sono il Parco del Valentino ed il Parco Cavalieri di Vittorio Veneto (Piazza d’Armi), due tra le aree verdi più frequentate e che vengono periodicamente sottoposte a controlli di stabilità del patrimonio arboreo. I controlli nei due parchi sono stati anticipati di alcuni mesi rispetto alle previsioni iniziali, con lo scopo di ridurre il rischio e di garantire condizioni di sicurezza ottimali alle tante persone che li frequenteranno durante le attività legate all’Eurovision Song Festival.

Gli esiti dei controlli hanno evidenziato buone condizioni complessive degli alberi, con un numero limitato di piante che presentano problemi di stabilità e che rappresentano una fonte di potenziale pericolo. Nel dettaglio gli alberi risultati non recuperabili sono risultati 7 nel parco di Piazza d’Armi (su circa 1000 alberi presenti) e 15 nel Parco del Valentino (su oltre 1300 alberi).

A breve le aree saranno interessate dagli allestimenti dell’evento e pertanto gli interventi prescritti dai professionisti incaricati dei controlli (potature, consolidamenti con cavi e dove non evitabile abbattimenti) sono in corso in questi giorni. Come da prassi le operazioni sono costantemente seguite e coordinate in campo dai tecnici del Verde Pubblico della Città, e con l’occasione si stanno anche rimuovendo dagli alberi i rami secchi che potrebbero costituire un pericolo in caso di caduta.

I controlli di stabilità in altre aree della città continueranno nelle prossime settimane. Tra le strategie di gestione della “foresta urbana” torinese (costituita da oltre 150 mila alberi della Città di Torino a cui si aggiungono 220 mila alberi presenti nei boschi collinari di proprietà comunale) questi tipo di verifiche rappresenta un tassello fondamentale ed indispensabile, che consente di avere una fotografia aggiornata e precisa delle condizioni di salute e stabilità degli alberi, una risorsa ambientale unica che deve essere salvaguardata ed incrementata.

Particolarmente critici per gli alberi sono i fenomeni meteorologici estremi, come le piogge intense e i venti forti, che negli ultimi anni si stanno verificando con sempre maggiore frequenza anche nella nostra città. Nell’ultimo fine settimana, con un allerta meteo per vento forte con raffiche superiori ai 70 km/h per tre giorni consecutivi, si è verificata la caduta di un paio di alberi (con danni materiali e senza il coinvolgimento di persone), mentre alcune piante (6 o 7, gli accertamenti sono ancora in corso) dovranno essere abbattute perché i danni a livello della chioma non ne consentono il mantenimento.

Alexander Langer. L’attualità di un costruttore di ponti

In questo tempo orribile scandito dalla guerra che torna in Europa con l’invasione russa dell’Ucraina, trent’anni dopo l’inizio dell’assedio di Sarajevo che segnò la fine del ‘900 e le sanguinose memorie del “secolo breve”, il ricordo di Alexander Langer (1946-1995) è più attuale che mai. 

Per certi aspetti, nel dibattito sociale e politico, Langer è oggi più conosciuto, e riconosciuto, di quando lo fosse in vita, nel tempo segnato dalle tante amarezze. Marco Boato – sociologo, giornalista, ricercatore universitario, più volte parlamentare, esponente di spicco di Lotta Continua, del Partito Radicale e dei Verdi –  che condivise tante iniziative di Langer, scrisse un libro molto bello e prezioso che si intitolava Alexander Langer. Costruttore di ponti. In quelle pagine ritraeva il profilo di un autentico e coerente testimone del nostro tempo: le radici sudtirolesi, il rapporto con la Chiesa, la formazione, il Sessantotto, l’impegno politico e la conversione ecologica, la nonviolenza, l’impegno per il dialogo interetnico nella ex Jugoslavia e un po ovunque. Come ricordava il cardinale Loris Capovilla (storico segretario di Giovanni XXIII, papa Roncalli, morto centenario nel 2016) nella sua presentazione, “anche Alex ha perseguito ostinatamente la pace, e, insieme, la custodia del creato. Ha inseguito con tenacia questi ideali. Ne ha fatto la sua passione e la sua vita”. Il tenace costruttore di ponti, intellettuale altoatesino pioniere della conversione ecologica auspicata dalla Laudato si’ di papa Francesco ( essendo Pontefice è anch’esso, nell’etimologia della parola e nella sostanza del fare, un costruttore di ponti)  spese gran parte dei suoi quasi cinquant’anni anni di vita al servizio degli altri nel segno del dialogo, della pace, della tutela dell’ambiente. Giornalista, traduttore, insegnante, Alex Langer nel 1989 fu eletto deputato al Parlamento Europeo e divenne il primo presidente del neo-costituito Gruppo Verde. Uomo politico nel senso più nobile del termine, Langer si impegnò fino allo stremo delle sue forze nella diplomazia della pace, a favore di relazioni più giuste tra i popoli, per la conversione ecologica della società, dell’economia e degli stili di vita. Occorre avere oggi, in questa primavera del 2022, la consapevolezza che mai come ora il suo pensiero è attuale e può dire molto alle nuove generazioni. Un testimone del nostro tempo, protagonista dell’ecologismo politico in Italia e nella dimensione europea e internazionale. Il suo  dinamismo senza soste, diventato ancor  frenetico dopo la caduta del muro di Berlino quando non risparmiò alcuna forza per contrastare i contrapposti nazionalismi, sostenendo le forze di conciliazione interetnica nei territori dei quella che fu la Jugoslavia, la terra degli slavi del sud, rappresenta l’esempio e l’eredità che ha lasciato. Alexander non tollerava le divisioni etniche. In Alto Adige nel 1981 e poi nel 1991 si era rifiutato di aderire al censimento nominativo per la dichiarazione del gruppo linguistico, perché riteneva che ciò rafforzasse una politica di lacerazione invece che di coesione. Spese tutto se stesso per un’idea e un progetto che si può riassumere nel bellissimo e sintetico concetto di don Primo Mazzolari: “pace, nostra ostinazione”. Fu coerente con questa impostazione fino all’estremo, fino alla fine. Quando ci si rende disponibili all’apertura nei confronti dell’altro senza remore, come Alexander Langer  cercò di fare lungo l’intero arco della sua vita, la vulnerabilità diventa assoluta. Fu così che il pomeriggio del 3 luglio 1995, a 49 anni, si tolse volontariamente la vita impiccandosi a un albicocco al Pian dei Giullari, alle porte di Firenze. I pesi gli erano diventati insostenibili eppure, anche in quel momento  in cui si sentiva “più disperato che mai”, avvertì il bisogno di rassicurare gli amici, scrivendo nell’ultimo dei suoi tanti bigliettini: “Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto”.  L’ultimo sprazzo di luce nel buio, un invito che non si può rifiutare, continuando così “in ciò che è giusto”. Nell’impegno per la pace, con la passione come spirito e il dialogo come missione. 

Marco Travaglini

Ricercato tradito da una pratica di affitto

Era rientrato in Italia dall’estero convinto di non avere pendenze con la giustizia

Aveva deciso di prendere un alloggio in affitto a Torino, probabilmente ignaro che a suo carico pendesse un ordine di carcerazione che lo condanna a una pena di 1 anno e 2 mesi di reclusione per violazione della disciplina sugli stupefacenti. L’uomo, un cittadino senegalese di 45 anni, presentatosi negli uffici del Comm.to Barriera Nizza venerdì mattina, con la convinzione di dover assolvere a delle incombenze burocratiche relative alla casa in affitto, è invece stato arrestato, con sua grande sorpresa, dai poliziotti della sezione Misure di Prevenzione, Sicurezza e Cautelari del Comm.to.

Le donne di Tiziano, tra arte e affermazione sociale

Nelle sale di palazzo Reale, a Milano, sino al 5 giugno

Quella che Milano, nelle sale di Palazzo Reale, offre sino al 5 giugno è una mostra
gradevolissima e complessa al tempo stesso, fatta di rimandi continui e decisamente
apprezzabili, di spunti che richiamano ad un continuo intreccio tra tematiche, figure,
colori, collocazioni sociali e religiose; importante nel suo intero sviluppo, che rende
piena giustizia e smagliante entusiasmo ad un Maestro della pittura e ad altri
importanti artisti della sua epoca, preziosa per gli addetti ai lavori e spazio pressoché
inesauribile costruito non soltanto sulla curiosità ma altresì elegante e prelibata
occasione per quanti, spettatori meno o più abituati alle visite museali, cerchino un
totale appagamento culturale ed estetico. “Tiziano e l’immagine della donna nel
Cinquecento veneziano” – racchiusa in undici sezioni, oltre un centinaio di opere in
esposizione, targata Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e Skira Editore e
avvalorata dalla collaborazione del Kunsthistorisches Museum di Vienna, main partner
la Fondazione Bracco, a cura di Sylvia Ferino con gli interventi di numerosi studiosi –
non è soltanto l’autentica bellezza di entusiasmanti capolavori, goduti l’uno appresso
all’altro, sala dopo sala, bensì in una ricercata completezza di intuizioni e di pensiero e
di studi uno sguardo lucido sulla figura femminile del XVI secolo, nella riappropriazione
critica del ruolo culturale e sociale di essa, legata non in primo luogo al campo
artistico ma rivendicatrice di un’immagine che ben si posiziona nella società, nel
costume, nella cultura, nella letteratura, nella libertà di pensiero e di espressione, sino
a farle quasi rivestire il ruolo a lungo negato di protagonista.
A scorrere i vari interventi della politica e dell’industria milanese votata agli interventi
culturali, di “progetto artistico ambizioso” parla nella presentazione il sindaco
Giuseppe Sala, del coinvolgimento di musei e collezionisti private di tutta Europa, ad
evidenziare “la proiezione internazionale dell’offerta culturale cittadina”; mentre
Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura, sottolinea come “Tiziano, inserendosi in un
tessuto culturale che, nel Cinquecento, vide umanisti e poeti rivolgere la loro
attenzione in maniera crescente a questi temi, dedicò infatti molti suoi dipinti alla
rappresentazione muliebre che egli interpretò come una sorta di ‘celebrazione della
femminilità’”. Diana Bracco, Presidente Fondazione Bracco, mentre pensa ad una
“dignità” riscontrata nelle opere quale mai s’era vista prima nella storia della pittura,
ribadisce come “la nostra Fondazione promuove con tenacia l’ingegno delle donne in
tutti i campi, dando visibilità a figure femminili del passato e del presente. Il nostro
progetto pluriennale “100 donne contro gli stereotipi”, dedicato a scienziate,
economiste, filosofe, storiche e declinato in una collana editoriale, in mostre
fotografiche e in tanti eventi in Italia e all’estero, ci sta dando grandi soddisfazioni”.
Ad avviare la mostra la “Madonna col Bambino” di Tiziano, datata 1510 circa,
proveniente da Vienna e ancora squisitamente legata ai moduli belliniani, e “La
tentazione di Adamo ed Eva” del Tintoretto dall’Accademia veneziana, cupa nelle sue
nudità e nella descrizione della tentazione offerta dalla donna, ovvero la presentazione
delle due figure femminili capisaldi della religione cristiana, la purezza e il peccato
nonché gli esempi forse primi e apripista di quella “querelle des femmes” che tanta
parte ebbe nei dibattiti dell’epoca. Di quella “dignità” di cui si diceva, si ha la certezza
nei vari ritratti che impreziosiscono le sale, dalla matronale “Eleonora Gonzaga della
Rovere” (1537 ca), elegantemente vestita e ornata di preziosi gioielli, con a lato,
contro un cielo aperto, un orologio e un piccolo cane a significare l’eterna fedeltà, a
“Isabella d’Este in nero” (1534 – 1536 ca), entrambi opera di Tiziano; come non si può
non restare affascinati dagli sguardi e dalle fattezze delle “belle veneziane”, dalla
“Giovane donna con cappello piumato”, proveniente dall’Hermitage di San
Pietroburgo, ancora un capolavoro di Tiziano, al “Ritratto di donna in rosso” del
Tintoretto, sino alla femminilità di Palma il Vecchio, la pensierosa “Giovane donna in
abito verde” e la “Giovane donna in abito blu” che pare nello sguardo attento e nella
posizione delle mani prendere le distanze e le difese da chi le sta rivolgendo
attenzione. Sono donne dai nomi a noi sconosciuti, dovutamente lontane dalle
certezze dei ritratti, esempi di una bellezza idealizzata e raffinata, esempi di spose
novelle o di cortigiane dedite ad una professione legata ai più bei nomi della classe
nobiliare e borghese, in grado non solo di obbedire agli inviti erotici e d’intrattenere
ma anche di eccellere nella vita culturale (Veronica Franco e Tullia d’Aragona ne sono
due esempi), abituate a comporre versi e a recitarli. Una vita culturale intervallata
d’erotismo che affondava le proprie radici nella riscoperta del Petrarca e che si
specchiava negli scritti di Pietro Bembo (il preciso richiamo agli “Asolani”), di Giovanni
della Casa e del Castiglione, che sottolineava il ruolo che la donna conservava nella
famiglia di compagna e di procreatrice. La donna che ricercava (anche se il discorso
non può essere certo ampliato su panorami generali) una propria affermazione e quasi
una propria indipendenza, poggiata sull’istruzione, avvalorata dal fatto che la donna
sposata mantenesse una stretta relazione con la propria famiglia e che potesse gestire
lei stessa la notevole dote che i genitori le avevano messo a disposizione; che nella
figura di Moderata Fonte poteva nei decenni successivi affermare “Il merito delle
donne” e in quella di Lucrezia Marinelli “La nobiltà et l’eccellenza delle donne”, dando
alle stampe pensieri che in altre città e stati italiani erano ben lontani dal vedere la
luce. Una ribellione che invadeva anche il campo religioso, se pensiamo al pamphlet
”crudele”, “La tirannia paterna”, che Arcangela Tarabotti scriveva nel 1642 (verrà
pubblicato postumo nel 1654), a condannare quelle minacciose coercizioni di certi
padri alla monacazione di quelle figlie che non rientrassero nei loro disegni di redditizi
accasamenti.
Un altro curioso capitolo della mostra è quell’”Apri il cuore” che cerca di mettere
ordine in un panorama artistico che ancora presenta i propri dubbi. Se proviamo a
considerare la “Laura” di Giorgione (1506), uno dei capolavori più apprezzati della
mostra, vediamo che quel capezzolo di una giovane ragazza, inghirlandata da rami
d’alloro e avvolta da un ampio collo di pelliccia può non essere considerato come il
segno di una più o meno lasciva proposta, come d’abitudine s’è pensato, bensì come
una profferta amorosa che una giovane sposa o promessa sposa offre al proprio
innamorato. Ci aiutano in questa più aggiornata lettura, divenuto anche per alcuni il
seno “metafora non solo del nutrimento e della vita ma anche della luce interiore”, gli
studi rivolti all’”Arte de’ cenni” di Giovanni Bonifacio (1616): per cui l’abito
d’abbondante scollatura non è simbolo di spregiudicatezza sessuale ma vuole
significare la sincera apertura del cuore, una dedizione totale all’amato, un gesto
affettuoso di reciproca intesa. Con “Laura” nascono “Giovane donna con il suo
promesso sposo” di Bernardino Licinio, con l’atteggiamento della mano sinistra di lui
portata al cuore pronta ad attestare il completo sentimento di fedeltà, o ancora del
medesimo il “Ritratto di donna che scopre il seno”.
S’allineano nell’allestimento sante (“Maria Maddalena”, firmata ma considerata con
aiuti di bottega, teschio e ampolla da precetto, un ampio panorama alle spalle della
santa rappresentata con le braccia ad incrocio sul petto, proveniente dalla
Staatsgalerie di Stoccarda), dee e ninfe (“Venere e Adone”, 1557-1559, ancora Tiziano
e bottega; “Ninfa e pastore” datata 1570-1575; “Venere, Marte e Amore”, un
intrecciarsi di forme maschili e femminili di assoluta sensualità, con la luce a invadere
armature e corpi; “Il ratto d’Europa” di Paolo Veronese, dalla magnifica ricchezza delle
vesti, “Venere e Adone” di Paris Bordon, coppia di antichi e assuefatti amanti
incoronati da Amore), eroine (sarebbe sufficiente l’immagine della romana Lucrezia,
esempio di onestà e fedeltà coniugale, due prove di Tiziano, una prima sotto lo
sguardo del marito Collatino (del 1515), una seconda ad esprimere tutta la violenza a
cui la donna deve sottostare da parte di Tarquinio che sta per trafiggerla, databile
intorno al 1575 e messo dinanzi ai nostri occhi a dimostrare l’excursus nell’arte del
grande pittore e la sua modernità nell’affrontare il calore delle pennellate, il sanguigno
e la candida leggerezza delle vesti dei personaggi: da confrontare con la sconfortata
solitudine del personaggio rappresentato dal Veronese, di pochi anni posteriore
(1580/1583), ancora non dimentico dei propri gioielli e della ricchezza delle vesti, una
comunione perfetta di verdi dalle differenti tonalità in primo piano accomunati a quelli
​del tendaggio che è alle spalle della donna), personaggi biblici (del Tintoretto
“Susanna e i vecchioni”, il candido corpo di lei, una gamba immersa in una vasca tra
acqua e morbidi riflessi, lo specchio e i gioielli, la parete di erbe e fiori e il resto del
giardino, mentre una coppia di vecchi, uno alla sinistra anche in maniera pressoché
comica, cerca voluttuosamente di ammirare le sue forme).
Ancora uno sguardo alla “Ninfa e pastore” di Tiziano, la donna dal corpo morbido e
lucente ad occupare la scena, al centro di un paesaggio tormentato, gli occhi rivolti a
chi guarda e al giovane a fianco che tiene un flauto tra le mani, lei padrona di tutto
quanto la circonda, potente e sicura dominatrice. “All’inizio di questa mostra – ci viene
suggerito in uno scritto -, la Eva dipinta da Tintoretto invita il visitatore a percorrere
“la via della conoscenza”; questa “ninfa” gli chiede ora di comprendere quanto Tiziano
e i suoi colleghi pittori e poeti abbiano contribuito ad esaltare l’importanza della donna
nella società, sulla via di un domani femminile”.
Elio Rabbione
Nelle immagini, nell’ordine: Tiziano, “Tarquinio e Lucrezia”, 1570 – 1576, olio su tela,
Vienna, Akademie der bildenden Künste; Tiziano, “Ninfa e pastore”, 1570 – 1575 ca,
olio su tela, Vienna, Kunsthistorisches Museum; Jacopo Tintoretto, “Susanna e i
vecchioni”, 1555 – 1556 ca, olio su tela, Vienna, Kunsthistorisches Museum;
Bernardino Licinio, Giovane donna con il suo promesso sposo”, 1520 ca, olio su tavola,
Parigi, Galerie Canesso; Giorgione, “Laura”, 1506, olio su tela su legno di abete,
Vienna, Kunsthistorisches Museum

Ruffino (Azione): Governo punti sul nucleare

“Le nostre famiglie e le nostre imprese debbono fronteggiare le conseguenze di una crisi energetica la cui profondità ed estensione è superiore alle misure fin qui predisposte. Ecco perché auspico che l’Esecutivo metta mano a nuovi e più significativi e coraggiosi interventi per arginarne conseguenze sociali potenzialmente devastanti”. Così Daniela Ruffino, deputata di Azione, nel corso della sua dichiarazione di voto sul dl Energia ieri alla Camera.

“Serve puntare sulla tassazione degli extraprofitti e sul nucleare. Proprio come ha fatto Azione presentando emendamenti al Dl Ucraina bis e a questo provvedimento. Ricordo al Governo che si tassano gli extraprofitti determinati dalla guerra, non i guadagni delle aziende e si punta ad abbassare sensibilmente il costo della benzina e delle bollette”, aggiunge la parlamentare di Azione.

“Con altrettanta chiarezza e coerenza abbiamo ulteriori emendamenti per modificare la strategia italiana, che al momento prevede il raggiungimento degli obiettivi di lungo termine utilizzando esclusivamente fonti rinnovabili. Azione invece propone di introdurre nel mix energetico una quota di nucleare. Lo scenario di oggi impone infatti scelte alte, che aiutino fin da subito famiglie e imprese”, conclude Ruffino.

UPS Italia pianta 200 alberi a Torino

In collaborazione con International Tree Foundation ed EarthDay.org

UPS Italia, rinnovando l’impegno per rendere più sostenibili le proprie attività nel mondo, ha piantato 200 alberi a Torino nell’area di Strada del Portone (identificata insieme ai responsabili dell’Unità Operativa Alberate dell’Area Verde della Città di Torino), in collaborazione con International Tree Foundation ed Earthday.org.
All’evento, che si è tenuto ieri, hanno partecipato Alice Ravinale, consigliera comunale della Città di Torino e Britta Weber, UPS Italia Country Manager, con lo staff management dell’azienda.
“La Città di Torino è impegnata nell’elaborazione di strategie di adattamento e di mitigazione ai cambiamenti climatici. Uno dei nodi è la piantumazione di nuovi alberi – racconta l’assessora alle Politiche ambientali della Città di Torino Chiara Foglietta -. Ci siamo candidati alla call europea per le 100 città climate neutral entro il 2030 e abbiamo bisogno che ogni soggetto faccia la propria parte per arrivare a questo risultato. Siamo felici di aver contribuito al raggiungimento del risultato di oggi, sperando che ne seguano molti altri”.
“Ringrazio UPS Italia per aver scelto Torino per la messa a dimora di 200 nuovi alberi – commenta l’Assessore alla Cura della città e al Verde della Città di Torino Francesco Tresso –. Per la nostra amministrazione è fondamentale collaborare con partner e aziende del territorio che siano sensibili alle tematiche di sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di contribuire insieme a valorizzare e incrementare il verde urbano. È anche grazie a queste iniziative che negli ultimi due anni abbiamo messo a dimora 50 mila nuovi alberi per creare nuovi boschi urbani, con lo scopo di potenziare i corridoi ecologici, favorire la biodiversità e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici nelle aree urbane. Torino è inoltre tra le 138 città inserite nell’elenco delle Tree Cities of the Word, il prestigioso riconoscimento assegnato dalla FAO e dalla Arbor Day Foudation alle città che maggiormente si contraddistinguono per la gestione e la cura del verde urbano”.

“Siamo impegnati a fare sempre di più per sostenere le comunità in cui operiamo e viviamo, anche proprio qui a Torino – afferma Britta Weber, Country Manager di UPS Italia –. Ci siamo posti l’obiettivo di piantare più di 50 milioni di alberi entro il 2030, e nell’ultimo anno abbiamo realizzato più di 50 iniziative ambientali a livello globale, contribuendo a ridurre gli effetti del cambiamento climatico nelle zone urbane.”
L’obiettivo di piantare 50 milioni di alberi in tutto il mondo entro il 2030 dalla Fondazione UPS contribuirebbe, nei prossimi 40 anni, all’assorbimento di 4 milioni di tonnellate di carbonio dall’atmosfera, il filtraggio di 3,55 miliardi di metri cubi di acqua di deflusso e quasi 8.000 tonnellate di particolato microscopico nell’aria, rimuovendo così 289.000 tonnellate di inquinamento chimico dell’aria, e generando un ritorno economico di 16,45 miliardi di dollari in benefici ambientali.
UPS (NYSE:UPS) è una delle maggiori società di spedizione pacchi al mondo, con un fatturato di 97,3 miliardi di dollari e fornisce un’ampia gamma di soluzioni logistiche integrate per i clienti in più di 220 Paesi e territori. Concentrati sull’obiettivo di “far avanzare il nostro mondo consegnando ciò che conta”, gli oltre 534.000 dipendenti dell’azienda condividono una strategia espressa in modo semplice e messa in pratica con efficacia: il cliente prima di tutto, le persone al comando, l’innovazione al centro. UPS è impegnata a ridurre il proprio impatto ambientale e a sostenere le comunità che serve in tutto il mondo. UPS assume, inoltre, una posizione irremovibile a sostegno dei valori della diversità, dell’uguaglianza e dell’inclusione. La società è presente online col suo sito www.ups.com; ulteriori informazioni sono disponibili su www.pressroom.ups.com e www.investors.ups.com.

 

Peste suina. Fornaro (LeU): regole uguali tra Liguria e Piemonte per escursionismo

“ I sindaci e gli operatori turistici e della ristorazione piemontesi hanno ragione: non ci possono essere regole e restrizioni per l’escursionismo differenti tra Liguria e Piemonte.

La giusta attività di controllo e contenimento della diffusione della peste suina non può seguire i confini amministrativi, ma devono esserci comportamenti omogenei e coerenti nell’area infetta.
Siamo stati tra i primi a chiedere la nomina di un commissario straordinario proprio per coordinare i molteplici enti coinvolti ed evitare decisioni divergenti.
Occorre dare una risposta rapida alla richiesta di poter avere anche in Piemonte le deroghe previste per analoghi territori confinanti della regione Liguria.
La battaglia per eradicare la peste suina sarà inevitabilmente lunga e non si può partire con il piede sbagliato con decisioni che rischiano solo di esacerbare gli animi e non di creare un clima di collaborazione per raggiungere l’obiettivo comune di superare al più presto l’emergenza.
Anche sulla questione della riduzione della popolazione dei cinghiali nell’area infetta, alimentare da parte di qualcuno a scopo di propaganda politica strumentale una «guerra di religione» tra ambientalisti e cacciatori non serve a niente e soprattutto rischia di ritardare l’inizio degli abbattimenti come previsto dal decreto approvato in via definitiva dal Parlamento”.
Lo scrive in una nota il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro.

Torino, Ordine commercialisti incontra il candidato Presidente nazionale

Sono partite anche a Torino e in Pimonte le grandi manovre in vista del rinnovo delle cariche nazionali dell’ordine de commercialisti. Un ordine che vuole contare sempre di più anche nelle decisioni delle politiche economiche e fiscali del governo. E proprio su questi temi si stanno confrontando le varie candidature.

I Presidenti di Piemonte e Valle d’Aosta hanno incontrato nella sede torinese di via Carlo Alberto uno dei due candidati alla presidenze nazionale, Elbano De Nuccio e il torinese Salvatore Regalbuto candidato al Consiglio nazionale . Le elezioni si svolgeranno il prossimo 29 aprile. De Nuccio, già Presidente dell’Ordine di Bari, e Regalbuto hanno sottolineato la volontà di dare vita ad un progetto capace di coinvolgere Ordini e colleghi che, con rinnovata energia, perseguano il comune obiettivo di sostenere un percorso di rilancio che conduca, nei fatti e non solo a parole, ad affermare il ruolo essenziale svolto dalla categoria nel tessuto economico-sociale. Gli intervenuti hanno ampiamente condiviso il progetto e il sostegno alla lista n. 1 “Dialogo, ascolto e concretezza”, riconoscendo nel programma importanti obiettivi da perseguire nell’interesse della categoria. Un particolare ringraziamento è stato indirizzato a Mauro Nicola, past president dell’Ordine di Novara, nella certezza che, in futuro, la sua competenza sarà adeguatamente valorizzata.

Gusti e sapori del Piemonte all’aeroporto

PRESENTATO IL NUOVO ASSORTIMENTO REGIONALE NEL DUTY FREE HEINEMANN ALL’AEROPORTO DI TORINO

Si è svolta  presso il Duty Free shop Heinemann di Torino Airport, la presentazione del nuovo assortimento merceologico che arricchisce l’offerta di prodotti regionali all’interno dell’Aeroporto. La nuova offerta, che si estende su circa 200 mq e comprende 23 fornitori con oltre 300 nuovi prodotti selezionati, intende rappresentare al meglio le eccellenze enogastronomiche del Piemonte. Gebr. Heinemann, gruppo attivo a livello mondiale nel settore del Travel Retail, gestisce dal 2015 con la sussidiaria Heinemann Italia circa 1000 mq di spazio commerciale “walk-through” situati nell’area partenze dell’Aeroporto di Torino, subito dopo i controlli di sicurezza, e rafforza così la partnership con Torino Airport e con il territorio.

 

“All’interno degli aeroporti l’esperienza, il ruolo e la responsabilità degli operatori commerciali internazionali come Heinemann – dichiara Fulvio Fassone Amministratore Delegato di Heinemann Italia – deve essere anche quello di supportare la diffusione del Made in Italy nel mondo e in particolare di agire da motore di export delle produzioni di qualità del territorio di appartenenza. Per questo negli ultimi mesi, per dare ancora più spinta al rilancio economico anche dei piccoli produttori regionali piemontesi, Heinemann Italia in partnership con SAGAT, società di gestione dello scalo torinese, si è attivata per selezionare e inserire nel suo assortimento alcune tra le eccellenze del territorio nella produzione vinicola, gastronomica e dolciaria che rispecchino la tradizione e che diano nel contempo la possibilità anche a piccole aziende di essere presenti su un palcoscenico internazionale come solo un aeroporto può essere. L’obiettivo è quello di creare una “passenger experience” di alto livello che permetta ai viaggiatori di conoscere anche realtà non sempre presenti nel panorama internazionale e di portare a casa con sé un piccolo ma gustoso assaggio del Piemonte”.

 

“Siamo felici di poter offrire ai nostri passeggeri un ventaglio di proposte enogastronomiche del Piemonte anche presso il Duty Free shop Heinemann dell’Aeroporto – commenta Andrea Andorno, Amministratore Delegato di Torino Airport -. Siamo convinti che il nuovo assortimento di eccellenze regionali porti un valore aggiunto alla nostra ampia offerta commerciale legata al territorio: sempre più in coerenza con un ruolo dell’aeroporto quale ‘biglietto da visita’ del proprio territorio, in vista dei crescenti flussi di turisti internazionali che ci attendiamo nei prossimi mesi e che contraddistingueranno questa nuova fase dello scalo, ci rende davvero orgogliosi poter offrire a molte eccellenze regionali la possibilità di essere conosciute all’estero”.

 

L’evento è poi proseguito nella Sala VIP Piemonte Lounge dell’Aeroporto dove gli ospiti intervenuti hanno potuto degustare i prodotti in una cornice suggestiva che si affaccia sulla pista con le Alpi a fare da sfondo.