ilTorinese

Trasforma la bici in scooter: seimila euro di multa

Ieri mattina, i motociclisti del Reparto Radiomobile della Polizia Locale, durante il turno di pattuglia su corso Rosselli, hanno notato una bicicletta con pedalata assistita che percorreva la carreggiata in direzione Corso Mediterraneo a una velocità molto elevata e senza che il ciclista pedalasse mai.

Gli agenti hanno fermato il veicolo e hanno rilevato che la bicicletta elettrica era dotata di un acceleratore autonomo a manopola e che il motore elettrico non era di ausilio e vincolato alla pedalata, ma forniva potenza con la rotazione del polso.

Pertanto, essendo di fatto il veicolo trasformato in ciclomotore, al conducente sono state contestate una serie di sanzioni e il veicolo sottoposto a due sequestri e due fermi amministrativi. Per non aver immatricolato il ciclomotore, il veicolo è stato posto sotto sequestro e il conducente sanzionato da 158 a 635 euro. Un altro sequestro e una sanzione di 866 euro sono invece scattati per non aver assicurato il mezzo.

Inoltre, il giovane ventunenne guidava il ciclomotore senza casco, pertanto gli agenti gli hanno contestato una sanzione di 83 euro e il fermo del veicolo per 60 giorni, ma la cosa più grave è stata la constatazione di guida del ciclomotore senza patente che al trasgressore è costata una multa 5.100 euro e un altro fermo amministrativo di 3 mesi.

Un ulteriore sanzione di 42 euro gli è stata contestata per aver percorso un tratto di strada sul marciapiede.

Il Vice Comandante Vicario, Alessandro Parigini, ha espresso la sua preoccupazione nei confronti di questa frequente tendenza a trasformare le biciclette in ciclomotori: “Spesso chi acquista questi mezzi a pedalata assistita non è consapevole delle differenze che esistono tra bicicletta e ciclomotore o a volte ignora il fatto che apportando modifiche tecniche che alterano lo stato originale del veicolo potrebbe andare incontro a pesanti sanzioni. Proprio come è accaduto in questo caso. Probabilmente il conducente non ha pensato che l’inserimento di un acceleratore indipendente avrebbe comportato la trasformazione da bicicletta a ciclomotore. L’aspetto che più mi preoccupa di questa nuova tendenza a trasformare i veicoli è che in questo modo si mette a serio rischio la sicurezza e l’incolumità di tutti gli utenti delle strade. Una bicicletta non può e non deve diventare un ciclomotore”.

Lo storico Caffè San Carlo verso la riapertura

Intesa Sanpaolo ha assegnato la gestione degli spazi di ristorazione delle Gallerie d’Italia a Torino e Napoli. Nel nuovo museo di Torino, in piazza San Carlo, saranno i Fratelli Costardi; nella nuova sede di Napoli in via Toledo sarà Giuseppe Iannotti. L’apertura della parte di ristorazione, a completamento dell’offerta culturale, è prevista per l’autunno 2022, mentre i due musei apriranno al pubblico come annunciato il 17 maggio a Torino e il 21 maggio a Napoli.

Foto www.albertoblasetti.com

A Torino saranno protagonisti gli chef Costardi Bros, i fratelli piemontesi maestri del risotto, già proprietari del ristorante Christian & Manuel a Vercelli, mentre a Napoli condurrà lo chef Giuseppe Iannotti, campano classe 1982, già proprietario del ristorante 2 stelle Michelin Krèsios a Telese Terme (BN). Chef giovani e in grande ascesa attenti alle eccellenze dei rispettivi territori e alla cura del servizio.

In linea con lo spirito del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo e con l’identità dei nuovi musei, l’offerta ristorativa avrà forti radici territoriali ma con una costante ricerca di originalità, di sperimentazione, di esplorazione di nuovi linguaggi. Le proposte gastronomiche saranno adatte a un pubblico eterogeneo e pensate per accompagnare il visitatore dei musei durante tutto l’arco della giornata, con un forte rimando alla tradizione locale reinterpretata dagli chef appositamente per le Gallerie d’Italia.

A Torino, lo spazio ristorativo delle nuove Gallerie d’Italia si svilupperà nell’area dello storico Caffè San Carlo, punto di riferimento cittadino, con 120 coperti tra interno ed esterno e sarà guidato dall’estro creativo dei due fratelli che daranno alla tradizione piemontese un twist contemporaneo.

La caffetteria e bistrot ‘Caffè San Carlo’ ha l’obiettivo di diventare un punto di riferimento del salotto di Torino rispettando la storia della città e del luogo con un tocco di modernità. Sviluppandosi con dehors interni ed esterni, con affaccio diretto in Piazza San Carlo e nel chiostro interno del museo all’aperto, il Caffè San Carlo sarà lo spazio ideale per vivere il cuore della città in tutti i momenti della giornata così come il ristorante fine dining che sarà aperto anch’esso sette giorni su sette.

A Napoli, sarà la proposta gastronomica guidata dallo stellato Giuseppe Iannotti, che si distingue per i suoi piatti innovativi che raccontano il mondo e l’eccellenza campana anche in una sola portata.

Al piano terra, con ingresso da via Toledo, la caffetteria e il bistrot ‘Luminist’ con 50 coperti, saranno aperti da fine luglio, sette giorni su sette, con un format di ristorazione che prevede il pesce declinato in tutte le sue molteplici forme, oltre a ricette classiche della tradizione napoletana.

All’ultimo piano, nella meravigliosa terrazza panoramica con vista sul Golfo di Napoli e sulla Certosa di San Martino, ci saranno il lounge bar e il ristorante fine dining con due percorsi degustazione con i piatti da poter scegliere a la carte.

Entrambi i ristoranti, parte integrante dell’offerta delle Gallerie d’Italia, sono pensati per accogliere sia i visitatori dei musei sia i cittadini e turisti delle città.

Fa il pieno, mette in moto e scappa senza pagare

Subito dopo avere fatto il pieno di carburante al distributore ha messo in moto ed è fuggito.

E’ accaduto da un benzinaio in via Torino a Nichelino. Il gestore ha presentato  denuncia ai carabinieri, ai quali ha segnalato la  marca e il colore del veicolo e una parte dei numeri di targa. Si confida nelle  telecamere di video-sorveglianza per individuare il colpevole.

Shinya Sakurai: Terrific Colors

I fluttuanti “puzzles” cromatici del giovane artista nipponico in mostra alla “metroquadro” di Marco Sassone

Fino al 14 maggio

Opere cicliche. Dopo “Love ad Peace” “United Colors” (titoli volutamente echeggianti alle battaglie pacifiste anni Sessanta e alla celebre campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani per Benetton) l’artista di origini giapponesi Shinya Sakurai porta a Torino, negli spazi della Galleria “metroquadro”, fino al prossimo 14 maggio, la sua ultima produzione – 13 dipinti a olio, acrilici e resine – presentata (con la curatela di Roberto Mastroianni) sotto il titolo “ambiguo” di “Terrific Colors”. “Ambiguo” se non recepito nell’accezione inglese di “terrific” come “eccezionale”. “Colori eccezionali”. In quanto “capaci di “esorcizzare il lato terrifico nascosto nella realtà”. Nato a Hiroshima nell’‘81 e laureato ad Osaka in Belle Arti (attratto dai Maestri “concreti” del “Gutai”) Shinya Sakurai si divide da anni fra l’isola di Honshu e Torino, dove studia “scenografia” all’“Accademia Albertina” e dove opera indifferentemente legando la sua ricerca artistica a soluzioni di intensa attualità stilistica riuscendo a coniugare, con suggestivi e originali risultati, un perfetto sincretismo fra oriente e occidente, tradizione e contemporaneità. Tradizione. Nel preparare le sue tele intingendo, ad esempio, nel colore il tessuto annodato con l’antica tecnica dello “shibori” (in auge nel periodo Edo) creando una sorta di fantasia astratta e “rituale” al replicarsi del suo segno che si concretizza – in una sorta di marea fluttuante – in cuori, bottoni, teschi, croci, lacrime e celle di colore. Contemporaneità. Nella reiterazione e moltiplicazione del gesto, in una spiccata tensione neo-pop e minimalista “anche se da intendersi – ebbe modo di scrivere Francesco Poli – in chiave non freddamente rigorosa ma pudicamente post-moderna”. Il colore per Sakurai è voce dell’anima. Mai fragoroso, ma morbido, accattivante. Poesia che scorre liquida sul piano della tela. In modo, per certi versi , molto simile a quella “tecnica a pois” che caratterizza la pittura della connazionale Yaoy Kusama, nell’obiettivo di “veicolare – scrive Roberto Mastroianni – messaggi di speranza e serenità che si contrappongono alla pesante eredità culturale propria di un artista che appartiene a una nazione segnata dalla tragedia di Hiroshima e Nagasaki”.

Colore che si concretizza con casualità mai del tutto casuale (e non c’è contraddizione in questo), ma anzi perfettamente rigorosa nel suo dettaglio di segno e di racconto tonale, in un “simbolismo iconico” assolutamente gradevole e di piacevole impostazione decorativa. Per Shinya, fare arte significa lasciarsi intrappolare nei congegni più misteriosi di automatismi in grado di portarci fuori dalle brutture del mondo. Dalle meschinità di giochi perversi matrici di infelicità volute, fortissimamente volute, dall’essere umano. L’arte come “mezzo per trasmettere messaggi di speranza in un mondo migliore, come visione poetica che inneschi in chi guarda i suoi dipinti un senso di serenità e di felicità”. Di qui parte il suo mestiere d’artista. E il suo desiderio di renderci partecipi, attraverso “terrific colors”, di quell’“ottimismo della volontà” che neppure davanti a catastrofi, come quelle occorse (generazioni fa, ma ancora brucianti nella carne) alla sua Terra, egli intende arrendersi e gettare la spugna. Tanti (forse troppi) i riferimenti artistici circolati intorno alla sua pittura, accostata – di volta in volta – ai lavori di Mario Schifano o ai “planisferi colorati” e ai “Tutto” di Alighiero Boetti, così come ai “cerchi e ovali” su sfondi solidi di Lawrence “Larry” Poons o ai “ready made” di Damien  Hirst. “Per fortuna – scrive ancora Francesco Poli – Shinya Sakurai assomiglia soprattutto a se stesso”. Concetto da sottoscrivere. Appieno.

Gianni Milani

“Shinya Sakurai: Terrific Colors”

Galleria “metroquadro”, corso San Maurizio 73/F; tel. 328/4820897 o www.metroquadroarte.com

Fino al 14 maggio

Orari: dal merc. al sab. 16/19

Nelle foto:

–       Il gallerista Marco Sassone con Shinya Sakurai e opere in mostra

Dopo due anni di pandemia torna il corteo del Primo Maggio

Ritorna, dopo due anni di pandemia, il corteo del Primo Maggio. I dati sul lavoro presentati dai segretari generali della Cgil Torino, Enrica Valfrè, della Cisl Torino, Domenico Lo Bianco e della Uil Piemonte, Gianni Cortese  a Palazzo Civico, nel corso di una conferenza stampa, non sono confortanti. I lavoratori non ce la fanno ad arrivare a fine mese, il tasso di disoccupazione a Torino è del 9,3% sulla popolazione, il Pnrr rischia di non bastare più. L’impegno del sindacato mira a ottenere salari più alti e qualità del lavoro e, per quanto riguarda la “vertenza Torino, va tradotta in impegni e accordi concreti con l’Amministrazione comunale” ha sottolineato Valfrè.

Targhe estere legali in Italia, tutte le novità

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Dal 21 marzo è perfettamente legale per chiunque, senza alcun vincolo, circolare con targa estera, essendo in possesso di taluni documenti a bordo.
Con la stretta sui “furbetti della targa estera” che era stata data con il Dl 113/2018, per adeguarsi alle norme europee, la Legge europea 2019 (la n. 238/2021) ha infatti modificato gli articoli 93, 94, 132 e 196 del Codice della strada ed è stato aggiunto l’articolo 93-bis.
Alcune novità sono in vigore dal 1° febbraio, ma il nuovo regime è pienamente in vigore dal 18 marzo.
Si è passati così da un divieto di guidare sul territorio nazionale veicoli con targa estera per chi risieda in Italia da più di 60 giorni a un obbligo di immatricolare con targa italiana (articolo 93-bis) il proprio veicolo entro tre mesi (chi era residente da prima del 1° febbraio deve mettersi in regola dal 1° maggio, secondo la circolare 9868U/2022 emanata dalla direzione centrale Specialità della Polizia il 23 marzo).
Nel nuovo regime, l’immatricolazione in Italia si può evitare se il conducente residente in Italia non coincide col proprietario (residente all’estero): in questo caso, si è in regola se si tiene a bordo un documento con data certa firmato dal proprietario, che indichi a che titolo e per quanto tempo il conducente può utilizzare il veicolo.
Se il diritto di questi a disporre del mezzo “supera un periodo di 30 giorni, anche non continuativi, nell’anno solare”, titolo e durata dell’utilizzo vanno registrati in un nuovo archivio, tenuto dal Pra: il Reve (Registro veicoli immatricolati all’estero).
Dunque, basta poter documentare un comodato, un noleggio o un leasing con una persona o un operatore stranieri e iscrivere il veicolo al Reve per poter circolare in Italia. Le multe potranno essere notificate all’indirizzo italiano dell’utilizzatore del mezzo, che sarà tenuto a pagarle.
A oggi non è richiesto il pagamento nè dell’Ipt (Imposta provinciale di trascrizione) né del bollo auto (che va alla Regione) e dell’eventuale superbollo, nonostante il nuovo comma 4-ter dell’articolo 94 del Codice istituisca nel Pra un elenco dedicato alle targhe estere, a fini fiscali. Inoltre, la targa estera porta con sé il fatto che la polizza assicurativa sia rilasciata nel Paese di immatricolazione. Quindi alle Province non va l’imposta sulla Rc auto, che è la loro principale fonte di introiti.
Nel caso di una vettura “potente” (il cui motore sviluppa più di 185 kiloWatt), lo Stato perde pure l’incasso del superbollo. Questo vale non solo per gli esemplari nuovi, ma anche per quelli già circolanti con età fino a 20 anni (oltre questa soglia, scatta comunque l’esenzione).
Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

 

Galup, una bella storia piemontese e italiana

 

100 ANNI DI GALUP ALLA SCUOLA DI APPLICAZIONE DELL’ESERCITO

Galup è molto più di un marchio, è una bella e importante realtà della storia italiana
che, nel suo settore, ha modificato e fatto la storia di un prodotto nazionale: 1922
Pietro Ferrua inventa il panettone che non c’era.

LA STORIA
Rendono grande un uomo più le sue intuizioni che le sue certezze.
(Roberto Gervaso)

Il Panettone Galup è frutto di una fortunata intuizione di Pietro Ferrua, un’intuizione
che diventa realtà in un piccolo forno di Pinerolo, cittadina della provincia di Torino
posta ai piedi delle Alpi Cozie, e che nel tempo diviene un simbolo della pasticceria
italiana, conosciuta in tutto il mondo.

Nel 1922 il giovane Pietro, nativo di Dogliani nelle Langhe, ma trasferito con la famiglia
a Pinerolo, crea un panettone diverso rispetto all’unico esistente, e nato a Milano. Ne
reinterpreta quindi la ricetta, dando vita a quello che diventerà un classico dell’alta
pasticceria piemontese.


Il suo panettone è più basso e più largo, l’impasto più leggero e ha una caratteristica
unica, è ricoperto con una glassa a base di nocciola “Tonda e gentile” delle sue amate
Langhe, irregolare, corposa e croccante, decorata con granella di zucchero.

La pasticceria di Pietro Ferrua, e di conseguenza il suo panettone, hanno un nome che
richiama la tradizione ed è identificativo con il territorio: Galup, che in dialetto
piemontese vuol dire goloso, prelibato. In quel nome così corto, rapido e impossibile da
dimenticare, è racchiusa una buona percentuale del futuro successo.

Ben presto il panettone Galup viene apprezzato dai consumatori, tanto che Pietro
Ferrua decide di mettere mano a un altro dolce, grande classico della pasticceria
italiana, la Colomba.

La produzione della Pasticceria Galup è accattivante, gli ingredienti sono di qualità e sia
i panettoni che le colombe, vengono incartate a mano con un involucro raffinato. La
fama di Galup cresce, tanto che già nel 1937, viene nominato Fornitore della Real
Casa.

Il 1949 vede l’inaugurazione del nuovo e ampliato stabilimento in via Fenestrelle 32 a
Pinerolo. L’alta qualità e la bontà rappresentano sicuramente aspetti vincenti del
panettone di Pietro Ferrua, ma esiste un altro elemento, che ha consentito di andare ben
al di là del passaparola, e ha contribuito a renderlo famoso in tutta Italia: la
comunicazione o, come si definiva in passato, la pubblicità.

Alcuni nomi importanti hanno accompagnato il cammino e la crescita di Galup. Fausto
Coppi immortalato con una fragrante fetta di panettone appena sfornato, il Presidente
Luigi Einaudi, originario anche lui di Dogliani, in visita allo stabilimento, fino agli
indimenticabili siparietti del grande Erminio Macario per Carosello. Immagini impresse
nella memoria dei consumatori che sono state davvero un grande veicolo pubblicitario.
3La storia di Galup si avvicina al secolo e, dal 2014, è guidata da Giuseppe Bernocco –
Presidente della GLP s.r.l. – e dallo storico amico e socio Sebastiano Asteggiano.
Bernocco, anche lui figlio delle Langhe, è imprenditore lungimirante e affermato, a capo
del Gruppo TCN, che raggruppa le aziende Bianco Textile (macchinari per il comparto
tessile), Bianco Engineering (packaging e automazione), Tcn Vehicles Division
(automotive e motocicli), Tcn Mechanical Machining (lavorazioni meccaniche di
precisione) e Thok E-Bikes (mountain bikes a pedalata assistita), tutte riunite nello
storico stabilimento albese Miroglio, completamente ristrutturato e rinnovato, diventato
polo d’eccellenza della meccanica industriale. Inoltre fanno parte del Gruppo TCN anche
Mandrile Melis a Fossano, Pasticceria Cuneo nella storica piazza Galimberti a Cuneo e
Golosi di Salute a Monticello d’Alba nel quale il gruppo è presente con una quota del
50%
La nuova proprietà ha preso in mano i fili della produzione e della distribuzione di Galup,
applicando strategie a lunga scadenza e importanti innovazioni che hanno dato nuova
linfa e visibilità allo storico marchio, rafforzandolo e ampliando l’importante legame con il
territorio
Nel 2015 lo storico stabilimento Galup viene completamente ristrutturato e rinnovato in
tutti i suoi spazi, dagli uffici alle zone di produzione e magazzini, per arrivare ad una
superficie complessiva di oltre 10.000 mq. La ristrutturazione è stata studiata
accuratamente per migliorare i processi produttivi, preservando l’alta qualità dei prodotti,
sono stati introdotti infatti nuovi macchinari e tecnologie innovative. Nulla è stato
trascurato, compreso lo storico e sempre frequentato punto vendita Galup che ora
occupa una superficie di 350 mq.

DA OGGI AL FUTURO
La storia insegna che la costante ricerca della qualità premia, a dimostrarlo è la
crescita del fatturato.
(Giuseppe Bernocco)

Innovazione e tradizione è la combinazione, equilibrata e vincente, che guida le scelte di
Galup.

Per l’azienda pinerolese è fondamentale mantenere una costante attenzione sull’alta
qualità del prodotto, partendo dall’accurata scelta delle materie prime, e continuare a
realizzare prodotti di alta gamma: il lievito madre utilizzato per la produzione di panettoni
e colombe, è ancora quello di Pietro Ferrua, rinfrescato quotidianamente con farina di
prima scelta e ottima acqua del pinerolese. Il lievito madre è fondamentale perché i
prodotti conservino inalterate le caratteristiche di fragranza, leggerezza e digeribilità.

L’impasto continua a lievitare lentamente e per 40 ore, in modo naturale e non esiste
ingrediente che non sia selezionato con grande cura: le uova, la farina, il latte e il burro, fino
alla frutta candita.

La Glassa continua a essere a base di nocciole Piemonte IGP, presentando lo stesso aspetto
irregolare che fa sì che tutti i panettoni e le colombe Galup siano diversi, unici.

L’azienda dolciaria di Pinerolo è inoltre impegnata nel rendere completamente tracciabile
ogni singolo ingrediente, fino al prodotto finito, un’importante garanzia per i consumatori.

Alla tradizione si affianca la costante ricerca per proporre nuove ricette, per stuzzicare la
curiosità del mercato, ma anche per andare incontro a nuove e specifiche esigenze del
cliente.

Per le ricette più delicate e per piccoli lotti, Galup mantiene una lavorazione
completamente manuale, lavorazione che si affianca anche a quella automatizzata dei
prodotti a larga diffusione, con una pratica che consente di mantenere standard di qualità
elevati.

Galup ha un laboratorio di analisi interno, può contare su logistica, produzione e qualità
controllate interamente ed integralmente tramite sistema di gestione. E’ azienda
certificata ISO 9001 applicata, ISO 14001, ISO 45001, SA 8000, BRC, IFS e BIO.

La storica azienda pinerolese ha il preciso obiettivo di arricchire ed innovare, pur
mantenendo la storicità della ricettazione, la propria gamma di prodotti, sia per quanto
riguarda gli stagionali, con l’inserimento ogni anno di nuove linee e referenze, che
riservando un’attenzione particolare ai prodotti continuativi, con prodotti di alta qualità.

Galup, l’azienda dolciaria da cui è nato il panettone basso con glassa alla nocciola
Piemonte IGP, l’originale, punta a consolidare la propria posizione come riferimento
d’eccellenza del mercato, grazie anche all’esperienza della tradizione e alla capacità
innovativa, elementi questi che le consentono di essere, a pieno titolo, leader nel settore.

Una moderna realtà in continua evoluzione, sempre più presente in Italia e che, negli
ultimi anni, ha vissuto una forte espansione verso i mercati esteri, come avvenuto nella
collaborazione con Eataly.

L’attualità delle parole di Giorgio Gaber e la svolta del suo “teatro canzone”

Ci sono testi di autori che, anche se gli anni passano, rimangono miracolosamente attuali, come le parole finali di una bella canzone intitolata “Il grido” di Giorgio Gaber, “C’è  nell’aria un’energia che non si sblocca […]”

Continua a leggere:

L’attualità delle parole di Giorgio Gaber e la svolta del suo “teatro canzone”, di Mara Martellotta

Il diario “adulto” di Enrico Vanzina: 11 anni di vita italiana

Fra i volumi più letti, nel corso dei secoli, i diari occupano un posto significativo.

Sono diari, tutto sommato, le “Confessioni” di Sant’Agostino ed i “Saggi” di Montaigne, due dei libri più studiati ed amati di sempre, i “ Memoires” di Giacomo Casanova, il Diario dei fratelli Goncourt, testo imprescindibile per comprendere la controversa Francia ottocentesca, la raffinata ed estetizzante “À la recherche du temps perdu” di Marcel Proust.

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Il diario “adulto” di Enrico Vanzina: 11 anni di vita italiana