Un imputato 46enne ha rivolto minacce ai giudici nell’aula della Corte di Appello di Torino dove era in corso il processo nei suoi confronti per stalking. L’uomo, detenuto, è stato allontanato dal presidente, al quale aveva detto “non sei Dio, sei soltanto un uomo”. L’imputato era accusato di atti persecutori nei confronti di due dottoresse che nel lo avevano in cura. Avrebbe telefonato cinquanta volte in un giorno a una di loro. Una consulenza medica ha rilevato che l’imputato soffre di un disturbo schizoaffettivo di tipo bipolare grave.
Licenza sospesa a un bar in via Di Nanni
È stata sospesa per 3 giorni, ai sensi dell’art. 100 TULPS, la licenza di un bar, sito in via Di Nanni, con contestuale chiusura dell’esercizio.
Nelle scorse settimane, il personale del Commissariato di P.S “San Paolo”, nel corso di un servizio straordinario del territorio, ha effettuato un controllo all’interno del locale, identificando diversi avventori, la maggioranza dei quali è risultata gravata da precedenti di diversa natura.
Anche nel corso di altri controlli precedenti, avvenuti da novembre 2024 ad aprile 2025, era stata riscontrata la presenza significativa di persone pregiudicate.
In considerazione di ciò, è stata disposta lasospensione della licenza di attività di somministrazione di alimenti e bevande per 3 giorni, a decorrere dal 12 maggio.
I consiglieri regionali Nadia Conticelli e Alberto Avetta (Pd): “Come si può pensare di stanziare solo 200mila euro?”
«La nuova legge regionale relativa alla gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali avrà un’unica conseguenza: quella di scaricare i costi e le responsabilità sulla Città Metropolitana, sulle Province e sui Comuni, in particolare su quelli più piccoli che hanno in gestione strade extraurbane. La Giunta Cirio ha voluto far fare al Piemonte la figura del primo della classe (siamo la prima e unica Regione ad adottare un provvedimento del genere), lasciando però il cerino acceso in mano ai sindaci». Lo affermano i consiglieri regionali Nadia CONTICELLI ed Alberto AVETTA (Pd), intervenendo nel dibattito relativo al disegno di legge regionale “Disposizioni in materia di gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali regionali, provinciali e comunali”. «Questa legge rischia di generare significativi scompensi nel sistema di gestione delle strade provinciali e comunali, perché impone a Province e Comuni molte nuove incombenze che richiederanno più personale e più risorse, mentre lo stanziamento della Regione è di appena 200mila euro. Fondi del tutto insufficienti. Basti pensare che la Città Metropolitana di Torino, che gestisce 2.900 km di strade, dovrebbe investire ogni anno 12 milioni di euro per le sole asfaltature. Come si può obbligare gli enti locali ad assumere più personale, a garantirne la formazione, ad effettuare controlli e ispezioni, a valutare e certificare la sicurezza delle strade e a intervenire laddove sia necessario senza garantire i soldi necessari a finanziare queste attività? La Giunta Cirio ha approvato una legge che non garantirà più sicurezza sulle strade piemontesi ma aumenterà oneri e responsabilità a carico dei sindaci».
cs
L’esposizione temporanea alla Reggia di Venaria del prezioso trono del Palazzo Reale di Napoli è frutto della collaborazione tra il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, il Palazzo Reale di Napoli e il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale che ne ha realizzato il restauro.
L’intera operazione, resa possibile dal contributo di Intesa Sanpaolo, costituisce un ulteriore tassello del metaforico viaggio nelle regalità italiane intrapreso da tempo dalla stessa Reggia con numerose mostre, convegni e pubblicazioni.
Gli interventi di restauro e approfondite ricerche sull’opera hanno comportato importanti conoscenze inedite come la scoperta che si tratti di un trono sabaudo e non borbonico (come a lungo erroneamente creduto), aggiungendo così un ulteriore senso alla presenza del trono nelle auliche sale di parata della Reggia. Un rapporto – quello fra Torino e Napoli – in linea col ruolo delle due antiche capitali e delle strette relazioni culturali che esse ebbero. Rapporti rinnovati oggi dalle collaborazioni fra i palazzi di Venaria e Napoli, entrambi membri dell’Associazione delle Residenze Reali Europee.
La presentazione del restauro alla Reggia di Venaria costituisce una significativa preview della XX edizione di Restituzioni, una delle più importanti iniziative del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo a sostegno della tutela e della valorizzazione del patrimonio artistico italiano, che si terrà a Roma il prossimo autunno presso il Palazzo delle Esposizioni.
Il restauro
Il restauro del trono, eseguito dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, ha permesso, sulla base dei risultati emersi da specifiche analisi scientifiche, di riconsegnare lo straordinario arredo completamente restaurato nella struttura lignea scolpita e dorata e rinnovato per quanto riguarda la parte tessile e la passamaneria.
Buona parte della pulitura superficiale è stata condotta con l’utilizzo del laser, che ha consentito alla sottile lamina metallica dorata di ritrovare una perduta e inaspettata luminosità; a ciò è seguito un lungo intervento di consolidamento delle aree decoese e un’attenta riequilibratura cromatica, a garanzia di una piena godibilità estetica.

Presentazione al Museo MIIT, nell’ambito del Salone del Libro OFF, sabato 17 maggio, alle 18.30, dell’opera
Nell’ambito della programmazione del Salone Internazionale del Libro OFF, il Museo MIIT, diretto da Guido Folco, presenterà sabato 17 maggio prossimo, alle ore 18.30, l’incontro sul volume “La bianca signora” di Paolo Catalano, edito dal Gruppo Albatros Il Filo. Modererà l’evento la giornalista Mara Martellotta.
“Una brillante commedia in cui a fare da vero protagonista è l’equivoco e ciò che innesca. Tutto accade in un solo giorno: uno scrivano inizia a lavorare per un nuovo padrone e così incontra, tra i clienti, un uomo geloso e insospettito che vuole mettere alla prova la virtù della sua fidanzata, facendole recapitare una lettera d’amore da un finto spasimante che chiede d’incontrarla. Se la donna accetterà l’appuntamento, l’uomo capirà di essere stato tradito, altrimenti tutto filerà liscio. Il piano sembra semplice e fattibile, ma troppi equivoci e malintesi si metteranno in mezzo a complicare le cose. L’azione teatrale domina le scene, in un gioco di equilibri i personaggi acquistano corpo e profondità, così che il lettore possa immaginare ogni scena della commedia ed entrare nel vivo della storia, in cui l’apparenza dei fatti e la realtà si scontrano in un conflitto senza soluzione”.
Museo MIIT – corso Cairoli 4, Torino
Info: 011 8129776 – www.museomiit.it
Gian Giacomo Della Porta
Anche quest’anno, il Salone Internazionale del Libro di Torino sarà l’occasione anche per annunciare i progetti sociali che il Distretto torinese 108la1 del Lions Club International porta avanti nel territorio, insieme al suo governatore Roberto Turri. Dall’attenzione per le nuove e future generazioni, passando per il tema della Giustizia, il Cyberbullismo e la prevenzione medica.
I numeri per il Salone del Libro 2025: 23 Presenze di Service presso lo Stand e 2 Eventi organizzati da Lions International in altri spazi più ampi. I Service dei Lions sono attività concrete e volontarie con cui i soci si mettono al servizio della comunità.
Sono due, quindi, gli appuntamenti più rilevanti, che si svolgeranno entrambi lunedì 19 maggio (in allegato il programma completo degli eventi).
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Lunedì 19 maggio ore 12 – Sala piccoli editori – Padiglione 2
CONTEST “NOI PER GLI ALTRI”
Il Contest “noi per gli Altri” è un concorso indirizzato alla Scuole Secondarie di Secondo Grado che hanno realizzato alcuni video sulle tematiche del servizio Lionistico seguendo il motto del Governatore Roberto Turri “Noi per gli altri”. L’evento verrà realizzato in condivisione con l’Ufficio Scolastico Regionale.
Il Contest nasce per sollecitare l’attenzione nei confronti delle libere manifestazioni associative che operano per il bene comune, assumendo una propria ideologia sociale tesa ad offrire la più ampia tutela e la valorizzazione dell’individuo al disopra di ogni condizionamento di parte.
La proposta ha ottenuto l’approvazione e la condivisione dell’Ufficio Scolastico Regionale che lo ha trasmetto a tutte le classi delle Istituzioni scolastiche secondarie di II grado del Distretto. È stato chiesto ai partecipanti di produrre Video (in formato mp4) della durata massima di 2 minuti con la possibilità di inserire un claim relativo al loro Istituto.
Attraverso il Contest si vuole condividere il concetto che offrire tempo ed energia agli altri sia un modo fantastico per sentirsi utili per la Comunità e per migliorare la percezione della propria vita inserita in un contesto di cittadinanza attiva e partecipata.
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Lunedì 19 maggio ore 18,15 – Sala bianca
L’ERRORE GIUDIZIARIO FISIOLOGIA O PATOLOGIA DEL PROCESSO PENALE?
Organizzato dall’Avv. Renzo Inghilleri
RELATORI: Dott. Giuseppe Ferrando (Procuratore della Repubblica di Novara), Avv. Silvana Fantini del Foro di Torino, Dott. Massimiliano Nerozzi (giornalista Corriere della Sera ed. Torino). Modera avv. Renzo Inghilleri. In apertura, saranno proiettati brani tratti dai film “Un uomo perbene” di Maurizio Zaccaro e “Cadaveri eccellenti” di Francesco Rosi, scelti dall’avvocato Roberto Rognoni.
Un uomo perbene è un film del 1999 diretto da Maurizio Zaccaro.
La trama: nel giugno 1983 il giornalista e presentatore televisivo Enzo Tortora venne arrestato con l’accusa di traffico di stupefacenti e di appartenenza alla camorra sulla base della testimonianza di due pentiti. Solo dopo tre anni di incessante lotta per dimostrare la propria innocenza, Enzo Tortora venne assolto in appello.
Prendendo spunto dalle immagini dei film in questione, i relatori discuteranno il tema oggetto dell’incontro. Seguirà dibattito con eventuali brevi interventi del pubblico presente in sala.
L’evento si inquadra nell’ambito delle iniziative culturali del Lions International, volte a trattare argomenti di interesse generale che, come nel caso di specie, hanno riscosso grande successo in opere letterarie e cinematografiche.
Cadaveri eccellenti è un film del 1976 diretto da Francesco Rosi, tratto dal romanzo Il contesto di Leonardo Sciacia (1971), presentato fuori concorso al 29° Festival di Cannes.
In un paese immaginario (ma immaginabile) vengono uccisi alcuni alti magistrati. L’ispettore Rogas concentra i suoi sospetti su di un farmacista, ma quando la catena di omicidi raggiunge la capitale, le indagini si spostano sulle “frange” dell’estrema sinistra. Rogas, però, riesce ad ottenere le prove d’un disegno eversivo che coinvolge le stesse alte sfere dello Stato. Ne informa il segretario del Partito comunista, ma entrambi saranno uccisi in un agguato. Falsa e sviante la versione della polizia. I compagni del segretario, pur non ignorando la verità, rinunciano tuttavia alla conquista del potere ritenendola prematura. Primo film sulla “strategia della tensione”, ricavato da Il contesto di Sciascia.
Per informazioni: biancocasabianco@gmail.com
Calendario completo degli interventi
GIOVEDÌ 15 MAGGIO
Ore 11 – Next Generation Kid
Ore 11,30-12 – Amici biblioteca nazionale
Ore 14-14,30 – Presentazione libri – Anna Juricic, “Sfacciatamente donna”
Ore 15-15,30 – Presentazione libri – Renato Bianco, “L’isola del giardino segreto”
Ore 17,30-18 – Cani Guida
Ore 18,30-19 – Presentazione libri – Cristina Seymandi, “Antifragile si diventa”
VENERDÌ 16 MAGGIO
Ore 10-10,30 – Mani in alto
Ore 11-11,30 – Convegno “Le parole contano”
Ore 12-12,30 – Wug Inclusivity First
Ore 13-14 – Sicurezza stradale – Interconnettiamoci – Banca Occhiali
Ore 14,30-16,30 – Il Libro Parlato
Ore 17-17,30 – Prevenzione Cyberbullismo
Ore 18-18,30 – Supporto Giovani Immigrati
SABATO 17 MAGGIO
Ore 10-10,30 – Presentazione Libri – A.M. Schirru
Ore 11-11,30 – Oncologia Pedriatica
Ore 12 – Se Leggo
Ore 12,30-13,30 – Costituzione e ordini cavallereschi
Ore 14-14,30 – Cani Allerta Diabete
Ore 15-16,30 – Diabete
Ore17-17,30 – Colazione Allargata Solidale
Ore 18-19,30 – Il cuore racconta
DOMENICA 18 MAGGIO
Giornata dedicata alle iniziative dei Leo, i giovani Lions International
LUNEDÌ 19 MAGGIO
Ore 10-11,30 – Kairos Ticino T/B
Ore 12-12,30 – EVENTO – Contest “Noi per gli altri”
Ore 13-14,30 – Bambini Nuovi Poveri – Centro Oltre la Diagnosi
Ore 15-15,30 – Premio Letterario Lions
Ore 18,30-19,30 – Convegno “L’Errore Giudiziario”
Tokyo Pancake apre il secondo store a Torino
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La legge truffa, le mondine e i pifferi di montagna
Una mattina di fine ottobre dalle parti di Oira sul lago d’Orta nella cucina dello Scardola, al secolo Cristoforo Clemente, rinfrancati nel corpo e nello spirito davanti a una bottiglia di Gattinara ( lo Scardola ne teneva sempre una a portata di mano, per le emergenze) Faustino diventò loquace e in vena di ricordi, rammentando episodi del passato come quello in cui, poco più che ragazzo, dovette nascondersi nel fosso di una risaia a Borgovercelli. Era di maggio, verso la metà del mese. L’anno non poteva certo scordarselo: il 1953. “ A quel tempo ero un giovane operaio e da meno di un anno ero stato indicato dal partito a rappresentarne l’organizzazione giovanile a livello provinciale. Allora mi avanzava poco tempo per pescare le anguille”.
Faustino Girella-Nobiletti a quel tempo era uno dei più brillanti e vivaci dirigenti della gioventù comunista novarese. Un’attivista coi fiocchi, tanto bravo e affidabile che un giorno, su esplicita richiesta del senatore Leone, venne inviato a Vercelli. I comunisti della città del riso avevano richiesto ai cugini novaresi l’invio di “un compagno sveglio e in gamba per una delicata azione di propaganda”. In ballo c’era la campagna elettorale contro la legge-truffa. “Dovete sapere che la legge elettorale varata quell’anno, che noi ribattezzammo legge truffa, fu una modifica in senso maggioritario della legge proporzionale vigente all’epoca dal 1946”. Promulgata il trentun marzo millenovecentocinquantatre la legge numero centoquarantotto, composta da un singolo articolo, introdusse un premio di maggioranza consistente nell’assegnazione del sessantacinque per cento dei seggi della Camera dei Deputati alla lista o a un gruppo di liste apparentate in caso di raggiungimento della metà più uno dei voti validi. Nel tentativo di ottenere il premio di maggioranza nelle elezioni politiche di giugno, la Democrazia Cristiana e altri cinque partiti si apparentarono. Al fianco dello scudocrociato c’erano socialdemocratici, liberali, repubblicani, gli altoatesini della Südtiroler Volkspartei e gli autonomisti del Partito Sardo d’Azione. “Noi, comunisti e socialisti, insieme a personalità come Ferruccio Parri e Piero Calamandrei avversammo con tutte le nostre forze quella legge”, aggiunse Faustino. Nel Paese era ancora vivo il ricordo della legge Acerbo, voluta da Mussolini in persona pochi mesi dopo la Marcia su Roma. In base a quella legge, la lista che prendeva più voti otteneva i due terzi dei seggi. E fu così che il listone fascista , grazie ai brogli e alle intimidazioni delle squadracce, nel ventiquattro ottenne il sessantaquattro virgola nove per cento dei voti, offrendo al regime una larga quanto fraudolenta base di consenso popolare. Faustino, di fronte a quell’importante incarico, non volle farsi trovare impreparato e predispose con cura il suo corredo. Infilò nel tascapane un po’ di vestiario di ricambio, la tuta, due pennelli ( “per le scritte murali”), una pagnotta di segale, una piccola toma di formaggio del Mottarone. Raggiunse Novara in treno e da lì Vercelli, viaggiando su di un carro carico di fieno. Recatosi alla sede del Pci in corso Prestinari, trovò ad attenderlo Francesco Leone in persona. Il senatore era un personaggio di prim’ordine. Noto antifascista e fondatore del Partito Comunista, comandante antifranchista durante la guerra civile spagnola e dirigente di spicco della Resistenza. La prima sorpresa l’ebbe in quel momento. L’incarico che egli era stato riservato consisteva nel contattare i vecchi monarchici vercellesi ai quali, spacciandosi per un inviato della casa Reale ( i Savoia erano in esilio a Cascais , in Portogallo), doveva rivolgere l’invito alla mobilitazione contro quella legge-tagliola. Già in Parlamento, i rappresentanti del Partito Nazionale Monarchico avevano votato contro la legge e il suggello della casa Reale serviva a rinvigorire la critica. Fu così che , lasciato perdere il suo corredo da propagandista dovette infilarsi un completo grigio scuro non proprio della sua misura, visto che gli andava un poco stretto di spalle, era corto di maniche e risultava lungo di gamba. Ma, come precisò con voce ferma Francesco Leone erano “particolari ai quali non si doveva prestare troppa attenzione”. Dopotutto, in quegli anni duri del dopoguerra, anche a un inviato dei Savoia sarebbero stati perdonati certi difettucci sartoriali. L’anello con il sigillo della Real Casa invece gli andava a pennello. Massiccio e lucente, pareva vero in tutto e per tutto. Merito di Gianni Fiorino, un artigiano orafo di Valenza che aveva fatto il partigiano in Valsesia con Cino Moscatelli. “Mi venne da ridere, guardandomi allo specchio”, confidò Faustino. Rise ancora di più quando, apprendendo che sua madre dimorava a Pratolungo, una frazione di Pettenasco, sfruttando quel suo doppio cognome, il Partito decise di affibbiargli anche un titolo nobiliare: Fausto Girella-Nobiletti, Conte di Pratolungo. Ah, se l’avesse saputo quel suo amico e compagno, sindacalista dei tessili della FIOT-CGIL. Lui sì che portava un nome e un cognome in grado di far scattare sull’attenti ogni monarchico: Umberto Re. Con il cognome a precederne il nome si sarebbe ottenuta la più alta carica dei Savoia.
Ma non era il caso di esagerare. Con la nuova identità, in un paio di settimane, Faustino girò in lungo e in largo il vercellese. Dal tè e pasticcini nei salotti di anziane dame ai cascinali più spersi, dove vivevano contadini, mezzadri e fittavoli rimasti fedeli alla Corona, il falso inviato di casa reale si diede da fare come un dannato per illustrare ai suoi interlocutori la volontà di Sua Maestà.“ Il Re Umberto II d’Italia, vede come il fumo negli occhi questo disegno ordito dai democristiani e dai loro alleati, del quale questa ignobile legge rappresenta l’arma più subdola e pericolosa”, diceva a tutti, con piglio combattivo. In fondo, da quanto s’intuiva, il Re di Maggio non la pensava tanto diversamente. Bastava calcare la mano qua e là per scaldare le passioni represse dei fedelissimi di casa Savoia. Tutto andò liscio, tra baciamano e saluti militareschi, finché non accadde il guaio. E che guaio! Durante il suo girovagare, capitò sull’aia di un cascinale dove aveva appuntamento con un anziano veterinario. Aveva da poco, come si usa dire, attaccato bottone quando udì un canto che conosceva bene, anzi, benissimo: “Son la mondina, son la sfruttata /, son la proletaria che giammai tremò/ Mi hanno uccisa, incatenata/ carcere e violenza, nulla mi fermò. Coi nostri corpi sulle rotaie / noi abbiam fermato i nostri sfruttator / c’è molto fango sulle risaie/ ma non porta macchia il simbol del lavor.”. Si era imbattuto, colmo della sfortuna, in un gruppo di mondine. Alcune di loro, l’anno prima, avevano partecipato alle lotte sindacali per i contratti, il salario e l’occupazione nelle risaie a Lumellogno, nella bassa novarese. Lì avevano conosciuto proprio lui, il Faustino, nella veste di dirigente dei giovani comunisti. Una di loro, oltretutto, una morettina di un paese vicino a Reggio Emilia, l’aveva conosciuto molto ma molto bene e a fondo. Quando lo videro lì, vestito come un “sciùr”, parlare fitto con quel vecchio di cui tutti conoscevano le idee monarchiche, per di più tenendolo amichevolmente sottobraccio, ammutolirono. Lo sconcerto durò una manciata di secondi e , come quando scoppia un temporale estivo, si scatenò il putiferio. Insultandolo in tutti i modi possibili ( “traditore”, “venduto”, “carogna”..) lo fecero correre a perdifiato fin quando riuscì a nascondersi nel fosso pieno d’acqua. A mollo, in compagnia delle rane, ci stette fino a notte tarda. Scampato il pericolo, nei giorni successivi , ormai bruciata la sua copertura e smessi i panni da uomo del Re, tornò mestamente a casa, con una tosse carogna e un fastidioso raffreddore. La settimana successiva, il sette giugno millenovecentocinquantatre, all’apertura dei seggi ,la vittoria del blocco centrista sembra scontata. I forchettoni, così ribattezzati da Giancarlo Pajetta, si apprestavano a spartirsi la torta elettorale. E invece, accadde il miracolo. Con grande sorpresa, lunedì otto, dalle urne le forze politiche della coalizione ottennero un quarantanove virgola ottantacinque per cento, arrestandosi ad un soffio dalla meta.
Così, non potendo usufruire del premio di maggioranza , la legge divenne inefficace e più tardi venne abrogata. Per circa cinquantasettemila voti non scattò il temuto premio di maggioranza. Rispetto al quarantotto la Dc perse più di otto punti e tutte le liste apparentate arretrarono. Il Pci ottenne il ventidue e sei per cento, il Psi il dodici e sette. I monarchici, a loro volta, passarono dal due e otto al sei e nove per cento. Il leader dei socialdemocratici, Giuseppe Saragat, sconsolato, esclamò: “La colpa è del destino cinico e baro”. Faustino, in cuor suo, è sempre rimasto convinto di aver dato una bella mano per far lievitare quel cinismo del destino. E pazienza se il giornale della Curia vercellese ( chissà come l’avevano saputo..) gli dedicò un corsivo al vetriolo, intitolato “I pifferi di montagna vennero per suonare e furono suonati”. Nonostante fossero passati tanti anni, nel ricordare la storia del suo bagno più famoso, non nascondeva il rammarico per l’incidente con le mondine. Con alcune di loro ebbe l’occasione di spiegarsi più avanti, ma aveva avuto la sensazione che, pur fidandosi più del partito che di lui, non compresero le ragioni strategiche che l’avevano costretto a vestire, in quelle due settimane, i panni stretti del Conte di Pratolungo.
Marco Travaglini
Al carcere di Torino Lorusso e Cutugno è in programma dal 19 al 22 maggio la pièce teatrale dal titolo “Ottantaquattro pagine”. Protagonisti e attori sono un gruppo di detenuti- attori, guidato dalla regia di Claudio Montagna. Dopo l’anteprima a Torino, nel dicembre dello scorso anno, la rappresentazione ritorna in carcere dove testi e scenografie hanno preso vita nel laboratorio teatrale che ha coinvolto in tutto 37 detenuti, nell’ambito del progetto “PER ASPERA AD ASTRA”, supportato da ACRI e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, realizzato da Teatro e Società, con la collaborazione del Teatro Stabile di Torino- Teatro Nazionale e della Direzione e degli Operatori della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”.
Si tratta di quattro serate aperte al pubblico esterno, tutte sold out, con un’importante presenza delle istituzioni per proporre, attraverso il teatro, una riflessione più ampia sul ruolo del carcere all’interno della comunità.
“È molto importante mantenere vivo il legame espressivo che la Città di Torino offre costantemente al carcere attraverso le iniziative teatrali. Sono momenti in cui si sperimenta una condivisione emotiva che rende tutti i presenti egualmente partecipi – spiega il Direttore della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, Elena Lombardi Vallauri – il carcere ha bisogno di essere conosciuto e la cittadinanza ha bisogno di conoscere davvero chi sono le persone che abitano l’istituto penitenziario. Chi si mette in gioco nella realizzazione di uno spettacolo teatrale offre una autentica opportunità di incontro. Per i singoli partecipare alla realizzazione di uno spettacolo teatrale, spesso esperienza inedita, avvia riflessioni e ricerche interiori fondamentali. La costruzione di uno spettacolo teatrale permette anche di coinvolgere molteplici progetti attivi nel carcere, attivando una virtuosa collaborazione con le scuole e con i laboratori di formazione anche artigianale, ed offrendo quindi un’opportunità didattica in più legata ai mestieri del teatro. La coesione e collaborazione tra le diverse agenzie che portano il proprio contributo formativo, culturale ed educativo negli Istituti Penitenziari, è un elemento indispensabile per la migliore riuscita di ciascun progetto”.
“Ottantaquattro pagine” trae ispirazione dalla richiesta di perdono scritta in un mese di cella da un giovane detenuto ai figli della donna uccisa. A più di cento anni di distanza la lettera è riemersa dall’archivio del Museo Lombroso dell’Università di Torino per giungere all’attenzione del regista Claudio Montagna: “La lettera di 84 pagine termina con la data 4 maggio 1919, non si sa se sia servita al suo scopo. Del ragazzo non si hanno altre notizie – spiega Montagna – ma quella testimonianza, di cui ci siamo appropriati senza poter chiedere l’autorizzazione, ha ispirato la rappresentazione. Con un salto temporale di sessant’anni un vecchio che vive il tormento di non poter rimediare a un’antica colpa, perché chiedere perdono non basta, trova un’occasione.
Nella rappresentazione immaginiamo, così, che l’esile filo di un gesto oggi possa ancora opporre una traccia di vita all’irreparabile”. Dalla lettera emergono il dolore, il pentimento, il desiderio di spiegare la sfortunata china di un giovane che, fragile, si era perso nel buio della disonestà. Infine, il desiderio di essere perdonato, per poi scontare tutta intera la sua pena.
La testimonianza è diventata terreno di confronto per i partecipanti del laboratorio teatrale condotto da Franco Carapelle, Elisabetta Baro e Diego Coscia e ha dato vita a pensieri e proposte, molte delle quali trasformate in poesie, da restituire al pubblico in forma di haiku, insieme a brani della lettera e videoproiezioni.
In scena assieme al gruppo di detenuti-attori, gli attori Claudio Montagna e Margherita Data- Blin, con l’accompagnamento musicale di Alberto Occhiena e Paolo Morella e la suggestiva scenografia creata da cinque macchine teatrali per riprodurre gli eventi atmosferici: il tuono, la pioggia, la neve, il vento e il mare.
Le macchine sono state realizzate dagli studenti del Padiglione B ( IPIA Piana- Casa Circondariale di Torino) per ricreare una scena teatrale d’altri tempi, seguendo le indicazioni dei classici manuali di scenotecnica, sotto la guida del responsabile della parte scenotecnica Claudio Cantele per il Teatro Stabile di Torino- Teatro Nazionale e con la collaborazione del Primo Liceo Artistico di Torino e del IIS Giulio.
Le parole nel contesto carcerario sono diventate anche strumenti di formazione e di studio per il tirocinio su “Teatro e carcere” che ha coinvolto alcuni studenti del corso di Tecniche di Insegnamento dell’Italiano per stranieri, sotto la guida di Silvia Sordella, professoressa del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università degli Studi di Torino.
Con “PER ASPERA AD ASTRA, come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza”, la Fondazione Compagnia di San Paolo sostiene il teatro in carcere come strumento di crescita personale e reinserimento sociale. Il progetto ha dato vita a una rete nazionale di 14 compagnie teatrali attive in sedici istituti di pena, che lavorano per valorizzare il teatro sia nel suo ruolo culturale ed estetico, sia nella sua funzione trattamentale. L’iniziativa non solo favorisce il riscatto individuale attraverso l’arte, ma contribuisce anche a una più ampia riflessione sul sistema penitenziario, promuovendo un dialogo tra istituzioni, detenuti e comunità nel rispetto dei principi sanciti dall’art 27 della Costituzione italiana.
Mara Martellotta