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Il cinema di Jane Campion o della ribellione femminile

Consegnato alla regista il Premio della Mole alla carriera

Caratterizzate in prevalenza da personaggi femminili che lottano per essere ascoltati, riconosciuti e compresi, le sue peculiari opere non possono essere facilmente classificate: spaziando tra il cinema d’essai e il cinema commerciale, la sua filmografia comprende drammi a basso budget realizzati in Australia e Nuova Zelanda, film storici di prestigio internazionale, un thriller erotico contemporaneo girato negli Stati Uniti e una serie televisiva”, e molto altro ancora dovrebbe elencare la motivazione del Premio Stella della Mole alla carriera che le è stato consegnato nel pomeriggio di martedì scorso nella Sala del Tempio, circondata dalle linee dell’Antonelli, a far gli onori di casa i compassati Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, presidente e direttore uscente del Museo del Cinema. Un omaggio a lei che è stata, tra i tanti premi, la prima donna a ricevere la Palma d’Oro a Cannes (per “Lezioni di piano”: chi, appassionato di cinema, non ha mai ripensato in tutti questi trent’anni alla discesa di quel pianoforte nelle acque blu dell’oceano, alla sua drammatica poesia?) e l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, a lei che tre anni fa ci ha regalato lo straordinario “Potere del cane” per il quale s’è aggiudicata il Leone d’argento a Venezia e l’Oscar per la miglior regia, con due Golden Globe, tre Critics Choice Award e due Bafta a completare il grande successo. Un talento enorme. Ha ribadito in questi giorni Enzo Ghigo: “Nel corso della sua carriera quarantennale, Jane Campion si è ritagliata un posto unico nella storia e nel Pantheon tradizionalmente maschile del cinema moderno”, mentre De Gaetano ha sottolineato come la regista e sceneggiatrice sia “una cineasta di singolare genialità che, come nessun altro, riesce a servirsi delle arti della rappresentazione cinematografica per rivelare intuizioni uniche e profonde sulla soggettività femminile nonché una sensibilità distintiva in film diretti da una donna, sulle donne e per le donne.”

Una famiglia d’artisti la sua, la madre attrice teatrale e il padre regista teatrale, la sorella Anna sceneggiatrice. Anche lei pensò in un primo tempo di calcare le tavole del palcoscenico (un tempo si usava parecchio quest’espressione), andò a studiare all’Old Vic di Londra e quando torno nella sua Nuova Zelanda fu per formare una propria compagnia. Poi i viaggi – anche in Italia, a Venezia -, l’accademia e l’amore per l’arte concettuale. Oggi con il denaro che Netflix le ha messo a disposizione dà vita a una scuola di cinema. Oggi, intanto, arrivata ai settanta, chiusa in quella divisa nera adottata da tempo, un paio di ciabatte color nocciola ai piedi, i capelli bianchi che scendono a coda da un lato, qualche vezzo ormai abituale è d’obbligo, illuminati ancor più dalle luci dall’alto, oggi Jane Campion innalza al pubblico e ai fotografi il suo premio e siede nella poltrona bianca all’interno della Mole (“un edificio fantastico” lo definisce, mentre la nostra città è “sofisticata”), a rispondere alle domande di Grazia Paganelli, pronta a ripercorrere una intera lunga carriera, le avventure a cui ha dato forma.

Il cinema, rispondeva ancora nei giorni scorsi a una giornalista, è per lei “passione e lavoro”. Il lavoro sta nella scrittura, nella preparazione, nella direzione degli otto lungometraggi che stiamo attraversando, in quegli assaggi brevissimi di scene che scorrono sugli schermi che sono a lato dell’ospite (ma non c’è menzione per “Ritratto di signora” e per “Holy Smoke”, forse inciampi oppure risultati incompleti, che non l’hanno del tutto soddisfatta, su cui s’è detto di sorvolare?), la passione la tocchi in questo stesso momento, che si direbbe ancora crescere, nel parlare degli inizi con “Sweetie” (eravamo nel 1989), ragazza grassa e problematica, figlia di una coppia che sta per separarsi, pronta a rifugiarsi tutta nuda su un albero e a farne la propria casa, origine di quelle ribellioni femminili e delle oppressioni che la donna sogna di scardinare e di abbattere, costruendo una realtà che non sempre approda al sogno iniziale ma che qui s’avvicina a “una dimensione di quiete”, addolcisce Paganelli. È dell’anno successivo “Un angelo alla mia tavola”, Leone d’argento a Venezia, ritratto di Janet, figlia di una povera famiglia contadina della Nuova Zelanda, un susseguirsi di debolezze e insuccessi, di fallimenti che la portano a un tentativo di suicidio e a un ricovero per essere sottoposta a più di duecento elettroshocks: un soggetto che ha le radici nell’autobiografia di Janet Frame e che apre gli interessi di Campion al mondo letterario, dei romanzi, dei personaggi scritti, quel passaggio dal romanzo al cinema che mostra “come si trasformano sullo schermo le tante emozioni che trovano all’inizio spazio e vita nella pagina scritta”, affidate qui – analizza ancora Paganelli – a quei “colori, il rosso e il verde ad esempio, che predominano, l’uno e l’altro in momenti importanti e diversi, dando vita a una scelta coloristica sottolineata dal gioco delle luci che si riversano su personaggi, ambientazioni e paesaggi.”

È un film sulla salvezza “Lezioni di piano”, dove Ada, la protagonista, che ha lottato per tutta la vita contro una società patriarcale in cui vive, raggiunge al termine la propria redenzione, al di là del mutismo che la blocca sin da bambina, al di là di quell’unica forza di comunicazione che sono le note del suo pianoforte, al di là della nuova unione che riesce a costruire con un uomo inglese da tempo ormai integrato con gli usi e i costumi della popolazione dei Maori, il viso segnato dai tatuaggi azzurri? La regista ricorda di “Lezioni” soprattutto l’apporto delle musiche di Michael Nyman (affidarle a lui la regista lo considerò sempre un atto di ribellione): “Lui ha compreso immediatamente il film, io all’inizio ne avevo un po’ timore ma poi alla fine mi sono fidata, gli ho soltanto chiesto di costruire un suono diverso da quello dei film di Peter Greenaway”. Il titolo del tema principale è “The Heart Asks Pleasure First” (Il cuore chiede per prima cosa il piacere), è un verso di una poesia di Emily Dickinson, “amo molto lei come amo l’altra Emily, la Bronte, davvero esempi di ribellione, mi hanno spinta a essere più forte.” Richiami letterari, come tanta letteratura si respira in “Bright Star” del 2009, nei tanti versi che attraversano la storia dell’amore del poeta John Keats per la giovanissima Fanny Brawne, un affresco che accomuna il duplice mistero che invade la donna e la natura, in cui l’attore Ben Whishaw, per avvicinarsi con più forza al proprio personaggio, imparò a scrivere con penna d’oca e inchiostro; tanta letteratura nella torpida vicenda (“un thriller al contrario”) di “In the Cut”, dalle pagine di Susanna Moore, vista attraverso gli occhi e la realtà della protagonista “voyeur della storia”, che è una enigmatica Meg Ryan lontanissima dai ricordi della ragazza della porta accanto; tanta letteratura nel “Potere del cane”, uno dei film più belli e preziosi di questi ultimi anni, dal romanzo di Thomas Savage, esempio perfetto di come s’abbiano a costruire i dialoghi di un film, le atmosfere, il reticolato delle tante cose non dette che tuttavia hanno una loro precisa realtà. Meritatissimo Oscar alla maestria e alla potenza con cui Jane Campion racconta le proprie vicende, con la figura di Rose altro affascinante personaggio femminile: anche se questa volta il mondo polveroso e alcolico del western con i suoi uomini feriti dai turbamenti e dalle debolezze, dalle ambiguità e dalle solitudini invade lo schermo.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Jane Campion ritira l’Oscar per “Il potere del cane”; Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano le consegnano il premio Stella della Mole alla carriera

Padel, domenica il X torneo ValleBelbo Sport

Patentino per lo smartphone, serve una regia regionale

Nella lotta al cyberbullismo e alla dipendenza da internet serve maggior coordinamento tra i soggetti che si occupano dei progetti e una regia regionale con misure uniformi sul territorio. È quanto emerso  in sesta Commissione, presieduta da Paola Antonetto, dove si è svolta l’audizione dei soggetti coinvolti nel progetto ‘patentino per lo smartphone’ per gli studenti delle scuole medie: i rappresentanti dell’associazione Contorno Viola di Verbania, le Asl di Novara e di Cuneo, la Polizia postale, l’Ufficio scolastico regionale, e le scuole capofila di Novara e Torino.

Nel 2023-2024 la patente di smartphone, istituita con legge regionale nel 2018, ha coinvolto 30 mila studenti, 3.500 docenti e 4.000 genitori: il progetto rientra tra quelli di educazione alla cittadinanza digitale previsti dall’offerta formativa in Piemonte, ma ancora in forma sperimentale e non uniforme su tutto il territorio. Dall’audizione è emersa appunto la necessità di avere un patentino uguale per tutti.

Tra gli auditi sono intervenuti anche i rappresentanti degli studenti del Gruppo Noi dell’Istituto tecnico Omar di Novara, che attraverso la peer education (educazione tra pari) offrono supporto e ascolto ad altri studenti sui rischi dell’uso di internet e sulla dipendenza da connessione.

Domenico Rossi (Pd) ha parlato della necessità di potenziare l’intervento della Regione “perché dopo anni di sperimentazione servono progetti più strutturati e più forti e la Regione può avere un ruolo di coordinamento delle misure”.

Emanuela Verzella (Pd) ha sottolineato che, in ambito scolastico, “le risorse del Pnrr destinate alla formazione andrebbero indirizzate in modo da evitare ‘un ingorgo formativo’”  e che tra le misure da potenziare c’è la psicologia scolastica.

 

Debutta il drone per il trasporto di organi da trapianto

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L’iniziativa Torino City Lab, il laboratorio a cielo aperto della Città di Torino, con la sua “Casa delle Tecnologie Emergenti – CTE NEXT”, ha dimostrato nuovamente il suo ruolo di piattaforma abilitante per sperimentazioni di frontiera: ieri, 1 ottobre 2024, un drone ha compiuto con successo un volo di prova per il trasporto di materiale organico, partendo dal Centro Traumatologico Ortopedico (CTO) e atterrando alla Palazzina di Genetica delle Molinette.  Sorvolando le strade di Torino in modalità di navigazione automatica, il drone ha coperto un tragitto di 500 metri in linea d’aria. Questa sperimentazione rappresenta un passo significativo verso il futuro della mobilità urbana e dei servizi sanitari nazionali.

Il volo fa parte del progetto Indoor, usINg Drones fOr Organ tRansportation, promosso da Fondazione DOT Onlus – Donazione Organi e Trapianti e frutto della collaborazione tra la Città di Torino e diversi partner istituzionali e tecnici, tra cui il Centro Regionale Trapianti di Piemonte e Valle d’Aosta, il Politecnico di Torino, la Città della Salute e della Scienza di Torino, l’Università degli Studi di Torino, il Centro Nazionale Trapianti, ENAC, Mavtech e ABzero.

ABzero, una delle startup del portfolio della Casa delle Tecnologie Emergenti, ha già avuto la possibilità di testare il suo drone in situazioni reali nel 2022, vincendo uno dei bandi aperti da CTE NEXT per facilitare sperimentazioni innovative nel campo della smart city e dell’urban innovation.

“Le potenzialità di impiego dei droni sono innumerevoli e possono migliorare la qualità della vita dei cittadini, introducendo servizi che diventeranno di uso quotidiano per le generazioni future”, ha commentato l’Assessora all’Innovazione Chiara Foglietta. “Il nostro impegno attraverso CTE NEXT e le diverse call è volto ad accelerare lo sviluppo e il testing di nuove soluzioni urbane”.

Il drone di ABzero è dotato di una smart capsule, cuore dell’innovazione, che garantisce condizioni ottimali per il trasporto dei beni. Questo contenitore brevettato, realizzato in poliuretano e dotato di intelligenza artificiale, è in grado di monitorare attivamente temperatura e umidità degli oggetti trasportati – in particolare sangue, medicinali e organi – oltre a rilevare eventuali emolisi dei globuli rossi. Grazie a un’applicazione mobile dedicata, è possibile attivare un volo completamente autonomo, consentendo al pilota di supervisionare le operazioni da remoto mentre l’intelligenza artificiale gestisce automaticamente le condizioni ambientali e la sicurezza del volo.

Per garantire la sicurezza a terra durante le operazioni, la Città di Torino ha messo a disposizione per tutta la durata della sperimentazione, 24 unità delle forze dell’ordine. Inoltre, ha supportato e facilitato le procedure di autorizzazione.

La sperimentazione apre la strada all’uso di droni in ambito urbano, con potenziali applicazioni utili per il trasporto di beni a servizio della collettività, non solo in ambito medico, in aree densamente popolate. Proprio ad agosto dello scorso anno, la Città di Torino ed ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, hanno firmato un protocollo d’intesa per promuovere sperimentazioni congiunte, rafforzando l’impegno reciproco a incentivare lo sviluppo di nuovi servizi innovativi. Questi servizi, tra cui il delivery sanitario, potranno migliorare l’accessibilità e la mobilità delle aree metropolitane, con ricadute positive sulla qualità della vita e sulla sicurezza dei cittadini.

L’attività non si ferma qui, ma si innesta nelle iniziative della Casa delle Tecnologie Emergenti di Torino, che continuerà a promuovere servizi urbani innovativi con i droni relativi alla delivery in ambito sanitario e non solo. Questo avverrà sia attraverso la creazione di aree di sperimentazione regolamentate (“sandbox”) in collaborazione con ENAC, appunto, sia attraverso il vero e proprio testing di innovative soluzioni tecnologiche legate mobilità aerea urbana. Con queste iniziative, la Città non solo risponde alle sfide attuali, ma si posiziona come un faro di innovazione per il futuro, aprendo la strada a un ecosistema urbano sempre più intelligente e connesso.

(ilTorinese.it) fonte Torino Click

Aimaretti e Ferrone nel Consiglio di Indirizzo della Fondazione CRT

 Il Consiglio di Indirizzo della Fondazione CRT, presieduto da Anna Maria Poggi, ha nominato oggi Gianluca Aimaretti e Vincenzo Ferrone come nuovi membri.
Entrambi sono stati selezionati dalle terne proposte dal Comitato Regionale Universitario del Piemonte, rafforzando così la rappresentanza territoriale dell’organismo, dopo le dimissioni di Gianluca Gaidano e il posto reso vacante dalla nomina di Anna Maria Poggi alla presidenza.

 

Il percorso di rinnovamento della Fondazione CRT procede in piena collaborazione con tutte le componenti della struttura e nel rispetto delle linee guida del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) – ha affermato la Presidente Anna Maria Poggi -. Il Consiglio di Indirizzo continuerà a sostenere le numerose realtà del territorio, promuovendo una sinergia sempre più efficace con le istituzioni locali. Come Presidente è mia responsabilità statutaria quella di garantire l’autonomia e l’indipendenza della Fondazione. Il lavoro avviato è e sarà coerente con questo impegno, per una maggiore trasparenza e inclusione nelle decisioni e nelle attività della Fondazione“.

Ravello (Fdi): Su Israele la sinistra va in frantumi

“C’è da chiedersi se esista, poltrone a parte, un collante in grado di tenere insieme la maggioranza in Comune: non c’è tema che, ormai, non risulti divisivo. Oggi è una partita di calcio, peraltro assegnata dalla storia a Udine, ma non c’è un singolo passaggio che non veda la sinistra torinese andare in frantumi. Dal Meisino alle grandi opere, dalla sicurezza ai grandi eventi, ogni singolo esponente dell’amministrazione Lo Russo procede in ordine sparso”. Ad affermarlo Roberto Ravello, vice-Capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte.

“Screzi politici a parte – continua Ravello – il dramma è che a farne le spese è proprio Torino, ostaggio di un tira e molla ignominioso che, giocoforza, sfocia nell’immobilismo decisionale. I dem e la sinistra torinese trascinano la città verso le sabbie mobili dell’inerzia, una condizione potenzialmente esiziale per un territorio che ha davanti a sé sfide epocali”.

Nuovo assalto a un bancomat

 

Questa notte, alle 02.30 circa, a Favria (TO) via servais 1, i Carabinieri sono intervenuti a seguito di una deflagrazione presso la filiale UniCredit; il bancomat è stato fatto esplodere con il metodo cd della “marmotta” ed ha causato danni strutturali all’edificio al momento inagibile.
Il danno non è stato ancora quantificato; nessun ferito.
Procedono i carabinieri della sezione operativa di Ivrea e Rivarolo

Uomo in manette per aggressione al personale ospedaliero

Il 28 settembre, prime ore del giorno, presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale “degli infermi” di Rivoli (TO), i Carabinieri del Nucleo Radiomobile e del Comando Stazione locale, sono intervenuti su richiesta del n.u.e. 112 in quanto veniva segnalata la presenza di un uomo in stato di alterazione psicofisica: giunti velocemente sul posto, gli equipaggi dell’Arma hanno trovato un ventisettenne, sedicente cittadino ucraino, sprovvisto di documenti, che palesava un atteggiamento estremamente aggressivo nei confronti dei sanitari; peraltro, il giovane non si è calmato neppure di fronte ai militari che ha perfino tentato di aggredire. L’uomo è stato immobilizzato e, all’atto della perquisizione, trovato in possesso di una frusta artigianale in metallo. A causa di ciò e del suo comportamento costantemente non collaborativo, l’uomo è stato arrestato: le accuse sono “resistenza a pubblico ufficiale, rifiuto di indicazione della propria identità personale, porto di armi o oggetti atti ad offendere e violazione delle leggi sul soggiorno dei cittadini stranieri”, sufficienti a farlo accompagnare in carcere presso la casa circondariale “Lorusso e Cutugno”.

Muore donna travolta da un treno

Si è probabilmente trattato di un gesto volontario che ha causato la morte di una donna investita da un treno. Il tragico fatto è avvenuto ieri sera nella stazione di Settimo Torinese. Sul posto la polizia ferroviaria e i soccorsi che hanno solo potuto constatare il decesso della vittima.