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Salone del Libro & C: si accettano proposte per la ripresa

di Enzo Biffi Gentili

Cercasi proposte d’uscita dalla crisi torinese, che s’aggrava sempre più, e vengono giustamente invitati a intervenire sui giornali locali anche rappresentanti della società civile e dell’imprenditorialità privata. A esempio recente, Alberto Barberis, alla guida dei giovani di Confindustria, ha affermato in un’intervista rilasciata a Paolo Griseri (Dobbiamo far emergere quella Torino sconosciuta così ricca di grandi talenti, in “la Repubblica”, 10 dicembre 2017) che “la chiave…è tutta nella capacità di sapersi raccontare”. E rieccoci alla richiesta di una “narrazione” -fondamentale in una società della comunicazione- ma che troppe volte negli anni passati si è trasformata in un’arma di distrazione di massa dallo stato dei fatti. Non sarebbe però corretto imputare solo a Chiamparino e poi a Fassino questa tendenza al racconto fantastico, che è stato obbiettivamente rialimentato proprio dagli organi di stampa, dal mondo della cultura, della finanza e dell’industria, e da gran parte dell’opposizione. Ristabilire quindi differenti ruoli e posizioni, pur su obbiettivi comuni di rilancio e ripresa, è fondamentale per uscire da un “sistema Torino” eccessivamente “poroso” in passato, e sovente proprio per quanto riguarda le relazioni e rapporti tra pubblico e privato, tra missioni istituzionali e interessi economici e commerciali. Pare se ne renda ben conto, per quanto di sua competenza, l’Assessora alla Cultura della Regione, Antonella Parigi, che alle prese con il delicato problema del disavanzo della Fondazione per il Libro -altro caso, tra molti, emblematico di un’acritica trascorsa ottimistica “narrazione”- e delle incertezze operative e gestionali che riguardano o prossimi Saloni ha auspicato “una forte discontinuità rispetto al passato”.

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Precisando poi che manifestazioni di natura fieristica come il Salone del Libro ed Artissima – alle quali aggiungiamo anche Operae, l’Indipendent Design Fair- non possono avere carattere eminentemente commerciale, se devono continuare a godere di risorse pubbliche. Altrimenti, conclude Parigi, sarebbe più razionale lasciarle emigrare a Milano, o altrove. Una coraggiosa considerazione, poi articolata con varie proposte di soluzioni e di interventi di altre strutture come il Circolo dei Lettori o la Fondazione per la Cultura, che dovranno essere legalmente chiarite da uno studio specializzato in diritto amministrativo, Merani Vivani e Associati. Insomma, si è di fronte a una preziosa occasione per ristabilire la necessaria, netta distinzione tra enti e personaggi istituiti o nominati da organismi di diritto pubblico per rispondere a esigenze di interesse generale, nel caso culturale, e senza fini di lucro ed altri che coltivano un pur legittimo interesse privato. La questione, prima che giuridica, è politica: più volte nelle assemblee elettive, a partire da membri del Movimento 5 Stelle, ci si è lamentati di un sistema Torino che oltre dalla “porosità” testimoniata da un certo interscambio delle funzioni, come tra Enti locali e Fondazioni, sembrava pure caratterizzato da qualche ambiguità nelle procedure amministrative adottate. Insomma, non raccontiamocela più: fatti, non pugnette, come si direbbe in Romagna.

 

 

 

Regione, bilancio: esercizio provvisorio

In attesa dell’approvazione del Bilancio di previsione 2018-2020, ogni mese gli uffici regionali potranno garantire la propria operatività spendendo in dodicesimi quanto stabilito nel previsionale incardinato in prima Commissione.

Così è stato stabilito, nella seduta del 27 dicembre, dal Consiglio regionale che ha approvato a maggioranza il disegno di legge di “Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione Piemonte per l’anno 2018 e disposizioni finanziarie”.

L’esercizio, è scritto nel testo presentato in Aula dal vicepresidente Aldo Reschigna, sarà prorogato fino alla approvazione del disegno di legge sul “Bilancio di previsione finanziario 2018-2020”, comunque non oltre il 30 aprile (ai sensi dello Statuto).

Come sottolineato dal relatore di maggioranza, Andrea Appiano (Pd), la novità di quest’anno è che, per quanto concerne l’attuazione degli accordi di programma, non vi sarà il vincolo della spesa in dodicesimi. La disposizione si aggiunge a quella che elimina il vincolo per le spese obbligatorie e d’ordine, quelle per interventi collegati alla tutela dell’incolumità pubblica e casi simili di necessità e urgenza.

Il relatore di opposizione Davide Bono (M5s) ha lamentato il cronico ritardo nell’approvazione dei documenti di bilancio, non solo dovuta ad elementi contingenti. Per questo motivo ha sollecitato la Giunta regionale ad iniziare la discussione del bilancio di previsione al più presto e comunque entro gennaio.

Sempre per le minoranze, il relatore Massimo Berutti (Fi), rilevando che ci si sta limitando ad una presa d’atto, ha auspicato la possibilità di una discussione aperta sul previsionale per trovare provvedimenti condivisi per il rilancio dell’economia piemontese.

Nel suo intervento Gian Luca Vignale (Mns) ha stigmatizzato che con l’allungamento dei tempi di discussione dei documenti di bilancio venga meno la funzione programmatoria dell’Assemblea, lasciando campo totalmente libero alla Giunta.

Poco prima dell’Esercizio provvisorio è stata anche approvata, all’unanimità dei votanti, la proposta di deliberazione 273 “Nota di aggiornamento al Defr 2018-2020”, che ha lo scopo di attualizzare i dati macroeconomici del documento di programmazione del 21 novembre scorso.

Il gruppo M5s è intervenuto con Bono e Mauro Campo che hanno definito il Defr un documento positivo per l’aggiornamento dei dati, ma con stime poco convincenti e ritenute abbondanti, che si teme possano essere riviste al ribasso.

Berutti ha espresso perplessità, rilevando carenze nelle politiche programmatorie rispetto ai settori più interessanti per il Piemonte come l’industria e l’agricoltura.

Per la maggioranza Elvio Rostagno (Pd) ha parlato di bassa crescita piemontese derivante dalla struttura della nostra economia, legata al manifatturiero.

Nella replica finale il vicepresidente Reschigna, confermando la previsione di un aumento delle entrate fiscali (in particolare il bollo auto), ha evidenziato significativi segnali di ripresa provenienti dal settore manifatturiero ma, soprattutto, da servizi e turismo: si spera in un anno record. L’elemento più debole della nostra economia, invece, rimane quello delle imprese di costruzione.

VOLONTARIATO A BORGO VITTORIA

 
PRO.CIVI.CO.S. UNA DELLE ASSOCIAZIONI ATTIVE SUL TERRITORIO 
 
Prosegue la distribuzione gratuita de La Via della Felicità, di L. Ron Hubbard, una guida laica al buon senso, la cui divulgazione contribuisce a migliorare il clima sociale in direzione di un atteggiamento costruttivo e responsabile della cittadinanza a favore di una convivenza migliore.

 
La campagna di sensibilizzazione viene svolta settimanalmente nel cuneese, in provincia ed in varie zone di Torino. A portare avanti l’iniziativa che giovedì 28 dicembre avrà luogo nelle vie principali di Borgo Vittoria, i volontari di protezione civile della comunità di Scientology PRO.CIVI.CO.S. onlus che ha sede in via Villar 2, dove è possibile richiedere copie omaggio del libretto.
 
PRO.CIVI.CO.S. inoltre partecipa settimanalmente ai servizi, attività, incontri e attività di aggiornamento richiesti come parte della Sezione Comunale, del Centro Operativo Misto o della Commissione di Protezione Civile.

Posto a rischio: le maestre bloccano corso Vittorio

Sarebbero 400 solo a Torino, e di loro 200 circa hanno manifestato questa mattina bloccando corso Vittorio Emanuele II tra Porta Nuova e corso re Umberto, le maestre   che rischiano il posto di lavoro. Contestano la sentenza del Consiglio di Stato che le estrometterà dall’insegnamento. Si tratta di diplomate  alle magistrali che erano entrate in  ruolo dopo alcune sentenze del Tar che le avevano ammesse, anche se  con riserva.  Cub Scuola e  Cobas hanno così organizzato un presidio davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale, in corso Vittorio.

 

(foto: il Torinese)

Qualcosa di falsamente teatrale snatura la vicenda dell’ultima Bovary di provincia

PIANETA CINEMA di Elio Rabbione

 

Siamo all’inizio dei Cinquanta (il manifesto di Winchester ’73 ce lo dice), la macchina da presa inizia a scivolare sui corpi e sui visi che affollano Coney Island, sotto l’ombra della grande ruota che lascia intuire tutta la sua simbologia, mentre il bagnino belloccio Justin Timberlake, corifeo pronto a sostituire quanti in altre occasioni sono stati le voci favorevoli o contrarie, prende a narrare (ma la trovata si sfilaccia lungo la storia) dall’alto della sua postazione di salvataggio una storia che lo riguarda, un incrociarsi di quattro destini tra grandi sogni, molta noia, paure e piccole speranze senza sbocco. È il via alla Ruota delle meraviglie, puntuale appuntamento natalizio di un Woody Allen sempre più preda di bulimia cinematografica. Con l’antico risultato di un susseguirsi altalenante, di titoli che eccellono e di altri che cadono nella stanca ripetitività, di soggetti calibrati e di scritture frettolose. Su un versante che in questi ultimi anni ha dato decisamente un sicuro spazio alla componente “seria” del regista, dove non arrivano intellettualismi o situazioni con battute che preparano alla risata immediata, qui avverti il (tentativo del) capolavoro e allo stesso tempo uno scricchiolìo, un che di falsamente teatrale e forzato, un voler costruire delle vite come tutt’intorno si fa con le scenografie, posticce, che cadranno in un tempo brevissimo, ma lontano dalla realtà dolorosa che s’aggiustava come un guanto sulla Blanchett di Blue Jasmine o sul meccanismo del caso – la pallina indecisamente sulla rete – che colpiva le vittime e i carnefici di Match Point. Come pure le radici letterarie appaiono di sghembo, come tirate a forza nel gioco, i rimandi a O’Neill come a Tennesee Williams, mentre quest’ultimo era una cifra esatta per la Blanchett che tra menzogne e irrealtà s’aggirava nel mondo disturbato di Blanche Dubois.

Radici che sono nel cuore e nel futuro sperato di Mickey, un corso di drammaturgia per aspirare alla scrittura e ai palcoscenici della grande città. Anche all’amore, che pensa di trovare in Ginny, quarantenne, sempre pronta a rispolverare un passato di attrice, ridotta oggi a lavorare come cameriera in un piccolo ristorante e a tirare avanti senza sprazzi di felicità con un rozzo marito, Humpty, giostraio, una vita altrettanto grigia interrotta di tanto in tanto dal piacere di una gita a pesca con gli amici, che lei cerca di liberare dal vizio del bere e dalla violenza, e un figlio nato dal suo primo matrimonio che felicemente coltiva le manie dell’incendiario. A comporre il gruppo e ad annullare quella relazione che tra passione e insicurezza corre tra Ginny, inguaribile ultima Bovary di provincia in cerca di emozioni, e Mickey arriva Carolina (Juno Temple), la figlia di primo letto di Humpty, un rapporto interrotto da circa cinque anni dopo la fuga di lei con un piccolo ma quantomai sbrigativo gangster che adesso ha mandato due scagnozzi a cercarla per farla stare zitta, magari per sempre. Con il monologo di Ginny già nel sottofinale, tutto si sfalda, ritorna la noia, i sogni che tutti hanno coltivato dovranno lasciare il posto al grigio del giorno dopo giorno.

Allen allinea ancora una volta i temi che gli sono cari, le certezze cancellate in un baleno, gli uomini e le donne che inseguono i propri sentimenti ma che subito se li vedono scivolar via, si affida alla fotografia di Vittorio Storaro, ora fredda ora – per Ginny – caldissima in quei tramonti ambrati, soprattutto guarda con sostegno a un James Belushi che forse non è mai stato così convincente e con affetto a Kate Winslet, protagonista efficace, chiusa nell’avvilimento di un’esistenza che non le ha mai regalato nulla e che nulla continua a regalarle, dura e fragilissima al tempo stesso: tuttavia resta il dubbio detto all’inizio, che quel troppo di teatrale, di sopra le righe, di enfatico, di volutamente costruito finisca con rubare autenticità e i naturali sentimenti e le giuste espressioni all’intera vicenda.

Capodanno al Forte di Bard

Bard (Aosta)

Un Capodanno in una Fortezza dal fascino straordinario (fatta riedificare nell’Ottocento da Casa Savoia) e in uno scenario unico e magico, come la Valle d’Aosta è in grado di offrire con ampia generosità. Per brindare al nuovo anno il Forte di Bard offre per domenica 31 dicembre una proposta esclusiva in grado di coniugare arte, cultura e intrattenimento. La formula “all inclusive” prevede un aperitivo di benvenuto, la visita alle grandi mostre in corso, “Da Raffaello a Balla. Capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca” e “World Press Photo 2017”– con le più straordinarie immagini scattate nel corso dell’anno dai più importanti fotografi del mondo – il cenone servito nell’esclusiva location del Ristorante “La Polveriera” e, dopo il brindisi di mezzanotte, il concerto del “The Quartetto Euphoria”, un quartetto d’archi composto da Marna Fumarola, Suvi Valjus, Hildegard Kuen e Michela Munari, pioniere della musica comico-classica. Un progetto tutto al femminile, nel quale le quattro musiciste si divertono a scardinare gli stereotipi del concerto classico, trasformando e amplificando le dinamiche tipiche di qualsiasi ensemble cameristico. I loro esilaranti spettacoli teatrali uniti alle qualità accademiche di un quartetto d’archi classico le hanno portate ad avere collaborazioni con artisti di fama internazionale tra cui Max Gazzé, Stefano Bollani, Skin, Ron, Dario Vergassola e Justin Hayward dei Moody Blues. «Nell’offerta del Capodanno valdostano si è voluto differenziare le proposte delle varie località a seconda delle espressività e potenzialità di ognuna – commenta il Presidente della Regione, Laurent Viérin – A Bard si è deciso di puntare sull’eccellenza con una formula dedicata ad un pubblico che vuole accogliere il nuovo anno nel segno dell’arte e della cultura regalando anche un momento di intrattenimento. Nelle altre località turistiche della regione si stanno organizzando altre formule di modo che la Valle possa offrire una proposta variegata in grado di soddisfare i vari gusti del pubblico».

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Info e prenotazione obbligatoria: Tel. + 39 0125 833886 – eventi@fortedibard.it

GLI ALTRI APPUNTAMENTI DELLE FESTE DA NON PERDERE

 

Sabato 30 dicembre, alle ore 15, è in programma, sempre al Forte, l’iniziativa “Le chiavi di Babbo Natale”.

Un grande pacco ricco di sorprese apparirà nella Piazza di Gola della Fortezza. Ma quale sarà la chiave giusta per aprirlo? L’animazione per i più piccoli sarà a cura di Magic Bunny Show. Ingresso libero.

 

Mercoledì 3 gennaio 2018, dalle ore 14, il Forte ospiterà una mostra-spettacolo che presenterà quattro Slitte originali del ‘700 ed ‘800 provenienti dalla Foresta Nera tedesca, dalle lande innevate della Norvegia e dalle vette del Tirolo austriaco. Un eccentrico cocchiere a bordo di una slitta itinerante trasporterà Babbo Natale nei cortili della fortezza per regalare al pubblico le atmosfere di un Natale d’altri tempi. A cura della compagnia “Italento”. Ingresso libero.

 

E prosegue sino al 7 gennaio, su iniziativa del Comune di Bard e dell’Associazione Borgo di Bard, la rassegna Noël au Bourg”.

 

Per il secondo anno è infine promosso il concorso “Presepi nel Borgo”, che trasforma le vie del Borgo in uno scenario da fiaba con decine di presepi allestiti negli angoli più belli, abbinati a giochi di luci e proiezioni laser di grande effetto.

 

GLI ORARI

Nel corso delle festività, ad eccezione del 25 dicembre, il Forte e i suoi spazi espositivi saranno aperti al pubblico tutti i giorni, lunedì compresi (feriali 10-18, festivi 10-19; 1 gennaio 13-19).

 

g.m.

LE PISCINE APERTE DURANTE LE VACANZE

Uisp Torino informa

Piscina MASSARI Apertura straordinaria del nuoto libero. Nei giorni 27/28/29 dicembre e 2/3/4/5 gennaio 2018 ci sarà l’apertura straordinaria del nuoto libero dalle 12 alle 19. Inoltre Giovedì 28 dicembre, martedì 2 e giovedì 4 gennaio lezione di acquafitness alle 18, compresa nel biglietto di ingresso. Tutte le altre attività, di piscina e palestra saranno sospese dal 23 dicembre al 7 gennaio.

• Piscina TORRAZZA Apertura straordinaria del nuoto libero. Nei giorni 27/28/29 dicembre e 3/4/5 gennaio 2018 ci sarà l’apertura straordinaria del nuoto libero dalle 9,30 alle 13,30 e dalle 15,30 alle 21. L’ingresso singolo costa euro 4,50 e per la fascia di età 6/14 anni il costo è di 2,50 euro. www.piscinatorrazza.it

Borsalino addio. E la Regione?

Nei giorni scorsi  è fallita la Borsalino. Una azienda simbolo del Piemonte. Dalla Regione non si segnala nessuna iniziativa e men che meno da parte del suo Presidente. Come è possibile? Non siamo in Piemonte? L’ incarico di Presidente
della Regione non ha natura onorifica , eppure è così che viene interpretato. Non voglio fare polemiche , ma mi dispiace molto vedere il sistema produttivo completamente abbandonato a se stesso. Certo, non è colpa di Chiamparino se la Borsalino è stata amministrata   male,   ma   le   iniziative   che   la   Regione   può   mettere   in   campo   per sostenere   il   mondo   produttivo   sono   molteplici,   sia   sul   piano   politico, che istituzionale. Io penso che sia ora di cominciare a  discutere di queste cose perché da un po’ di tempo non lo si fa più.
Roberto Cota

Occupazione, la crisi si fa ancora sentire. Un sostegno ai giovani grazie ai fondi europei

Buone notizie sul fronte occupazione in Piemonte, in un periodo di crisi ancora in corso, giungono dell’utilizzo dei fondi europei

E’ infatti positivo lo stato di avanzamento della spesa del Fondo sociale europeo, con cui vengono finanziate gran parte delle politiche occupazionali e della formazione, L’assessora al lavoro Gianna Pentenero ha evidenziato  che “il Piemonte è la prima Regione in Italia in termini di spesa certificata, a tre anni dalla partenza del programma operativo. Grazie al Fse sono stati infatti movimentati oltre 500 milioni di euro, circa il 58% della dotazione complessiva, ammettendo a finanziamento più di 1700 operazioni, che hanno coinvolto 155.000 partecipanti, in gran parte persone inattive, studenti, giovani e con istruzione medio-bassa. Gran parte degli impegni finanziari è stata volta proprio a contrastare la disoccupazione e sostenere l’occupazione giovanile, attraverso, ad esempio, le politiche attive del lavoro e le direttive della formazione professionale”. La riunione straordinaria del Consiglio regionale sulle politiche del lavoro tenutasi prima di Natale è servita a fare il punto sui provvedimenti adottati dalla Giunta Chiamparino  per fronteggiare la crisi economica che ha colpito duramente il Piemonte,  la regione dell’Italia settentrionale maggiormente colpita. Una congiuntura che tra il 2009 e il 2015 ha interessato oltre 2.000 imprese e 53.000 lavoratori del settore industriale in procedure di licenziamento collettivo, ha visto la disoccupazione toccare il suo picco nel 2014 con 225.000 persone interessate, scese a 180.000 nel primi nove mesi del 2017, mentre l’occupazione, dopo il minimo del 2013, è tornata progressivamente a crescere, pur senza recuperare i livelli pre-crisi. Tra gli effetti riscontrati, l’uscita di manodopera a bassa qualifica, con età media sopra i 50 anni, difficilmente riassorbibile (i disoccupati in questa fascia di età sono saliti dal 2008 al 2016 da 11.000 a 32.000).

“Per far fronte a questa situazione – ha puntualizzato Pentenero – la Regione Piemonte ha messo in campo un insieme articolato di misure, finanziate principalmente con risorse del Fondo sociale europeo per circa 150 milioni di euro, che si propongono proprio di sostenere l’occupabilità delle persone fuoriuscite dal sistema produttivo. Si tratta di interventi volti a favorire il reinserimento sociale e lavorativo di disoccupati o soggetti in condizione di particolare svantaggio, grazie a percorsi di accompagnamento al lavoro, occasioni di incontro domanda/offerta, servizi di orientamento e tutoraggio. Il principale strumento di queste politiche, il Buono Servizi al Lavoro nella sue varie articolazioni, ha permesso dalla fine del 2016 ad oggi la presa in carico di oltre 15.000 persone, di cui circa 10.300 disoccupati di lungo periodo. Il 52% di questi ultimi ha avuto, grazie ai servizi gratuiti finanziati dalla Regione, almeno un avviamento al lavoro, il 14% dei quali, con l’esclusione dei tirocini, di durata superiore a tre mesi. C’è anche il programma Mip-Mettersi in Proprio, che da giugno ad oggi ha già permesso la creazione di 30 nuove imprese”.

Per contrastare la disoccupazione giovanile la Regione ha deciso di scommettere sull’integrazione tra scuola e lavoro, grazie ad esempio alla sperimentazione del sistema duale nella formazione professionale, che quest’anno coinvolge 1500 giovani in percorsi di alternanza scuola-lavoro, e promuovendo il contratto di apprendistato duale, che consente ai giovani di essere assunti con contratto di apprendistato e al tempo stesso conseguire un titolo di studio. Novità di quest’anno è l’apprendistato nella scuola superiore, che offre ai giovani una modalità innovativa di ingresso nel mondo del lavoro e alle imprese la possibilità di vedere soddisfatte le proprie esigenze formative. Sono già una quarantina, in pochi mesi, i contratti attivati”. Ad inizio 2018 la Regione aprirà due bandi rivolti agli enti pubblici ( principalmente Comuni e Unioni di Comuni)  interessati ad attivare i cantieri di lavoro, che prevedono l’inserimento temporaneo in attività di servizio pubblico di disoccupati dai 45 anni in su in condizione di difficoltà, oppure di persone sottoposte a misure restrittive della libertà, favorendone il reinserimento sociale e lavorativo” e che “con il Ministero del Lavoro si sta mettendo a punto una versione dei cantieri finalizzata all’accompagnamento alla pensione dei disoccupati con più di 60 anni grazie ad uno stanziamento di circa 8 milioni di euro derivante da una convenzione con l’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro e l’Inps.

 

www.regione.piemonte.it

 

Moncestino, la Storia diventa attualità

Il passato, talvolta, è più attuale del presente. E non occorre riferirsi ai grandi eventi, sovente ci sono piccoli accadimenti che dimostrano realtà più ampie. Sovente si è battuto il tasto sul rigore amministrativo e contabile ai tempi del Regno di Sardegna, prima dell’Unità d’Italia. La controprova arriva da un libro che racconta la storia di un piccolo paese collinare, Moncestino, estrema propaggine settentrionale della Provincia di Alessandria, confinante con la Città Metropolitana di Torino e con la Provincia di Vercelli. Nel volume, stampato nel 1993 in una edizione limitata a 500 copie, “Moncestino – Storia e tradizioni”, l’autore Romano Ghitta, sindaco di Moncestino dal 1970 sino alla sua scomparsa nel 1991 (e segretario comunale in diversi centri dell’allora Provincia di Torino, ultimo fu Villardora) narra di un “ Morbo epidemico bovino sul finire del Settecento”: In pratica il 22 dicembre del 1795 l’allora sindaco Giobatta Porta adotto una deliberazione con la quale si prendeva atto della morte di quattro buoi, proprietà di tal Giovanni Cerutti, per un mordo epidemico. Per rimuoverli il sindaco non era riuscito a coinvolgere nessuno dei concittadini in quanto tutti i proprietari di animali bovini si erano rifiutati anche se precettati e l’unico cavallo del paese era stato dichiarato non idneo dal maniscalco “perché troppo vecchio e debolissimo”. Per questo il 21 dicembre si era recato a Varengo, allora comune, oggi frazione di Gabiano, e con l’aiuto del segretario comunale “si accordò con cinque uomini robusti, che chiesero un compenso di 75 lire, oltre le cibarie (che ammontavano a lire 5) per eseguire il trasporto e l’interramento dei tre animali morti”, i quali vennero poi sotterrati nelle giare di Moncestino. Il Porta, e qui siamo davvero in altri tempi, nonostante gli sforzi e l’impegno che aveva profuso, venne richiamato dal Prefetto “perché aveva speso una cifra superiore a quella spesa nel Comune di Morano per detto morbo epidemico”. Unica consolazione per il Porta fu il sostegno avuto all’unanimità dal Consiglio comunale di Moncestino e poter costatare che il morbo non si era ulteriormente esteso. Un altro legame di Moncestino, ma con la storia più recente sono le proprietà che Luigi De Vecchi, padre di Cesare Maria, quadrumviro della Marcia su Roma e capo fascismo torinese aveva sul territorio comunale, testimoniate da un busto che lo ricorda nel palazzo municipale, memoria che non ci sarebbe stata se si fosse riferita al figlio superfascista e monarchico.

Massimo Iaretti